Cerca - Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Gli Zingari fanno ancora paura?

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Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.

Ricerca articoli per Jobbik

Di Sucar Drom (del 03/07/2009 @ 19:52:28 in blog, visitato 1694 volte)

Milano, boom di minorenni italiani dietro le sbarre del carcere Beccaria
Cresce il numero degli italiani reclusi all'Istituto penale per minorenni Beccaria di Milano: nei primi cinque mesi del 2009 sono stati il 32,4%, nel 2008 erano il 27,2%, nel 2007 il 16,8%. "Si tratta ...

Napoli, «I napoletani? La sera gettano roba nei cassonetti e la mattina la ricomprano»
Se a Napoli la raccolta differenziata è, per certi versi, ancora un miraggio, c'è chi con una forma un po' «primitiva» di riciclaggio si è inventato un piccolo business, fondato sulla vendita e sul riutilizzo della “monnezza”...

Zagabria, una romnì in Consiglio comunale
Farmacista, 32 anni, rappresentante della comunità rom in Croazia. Nura Ismailovski (in foto), eletta nelle liste del SDP, è la prima donna rom a sedere nel consiglio comunale di Zagabria. Il s...

L'Ilo mette sotto accusa l'Italia: "Migranti, violate le convenzioni"
Dopo il governo panamense, prima di quello etiope. L'audizione del governo italiano alla 98° conferenza internazionale del lavoro si è tenuta ieri pomeriggio, terza in programma tra le audizioni di altri 24 paesi, di cui nessuno europeo. Il governo è s...

Ddl sicurezza, questa settimana l'ultima lettura al Senato
Dovrebbe essere questa la settimana del varo completo del Ddl sicurezza, il disegno legge della vergogna. Dopo tante polemiche, anche dentro il centro-destra, il Governo probabilmente porrà nuovamente la fiducia anche nell'ultima lettura di Palazzo Madama. A dirsene certo, a...

Insetti clandestini? Razzismo italiota
Mentre il Parlamento sta legiferando per criminalizzare gli immigrati, c’è qualcun altro che utilizza il concetto di clandestinità per fare soldi. Infatti, come potete vedere nella foto tutta l’Italia è tappezz...

Roma, l´assessore alle Politiche sociali Sveva Belviso: "Ma ora troviamo dei luoghi per i banchetti dove i rom possano vendere le loro merci"
«Bisogna trovare delle formule per andare incontro all´esigenza dei rom di fare dei mercatini dove vendere la loro merce, come è avvenuto con il mercato artigianale del IV municipio, un´esperienza ...

Hammarberg, sgomberi Rom in Italia? Diritti umani spesso lesi!
“Il problema che ho riscontrato in Italia è che sono stati attuati alcuni sgomberi di Rom senza che siano stati rispettati i diritti umani. L’ultima volta che sono stato in Italia risale a gennaio e, da allora, non ho più ricevuto molte notizie, ma spero che gli sgomberi avvenuti ...

Ddl sicurezza, posta la fiducia su tre maxiemandementi
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia sul ddl sicurezza all'esame nel Senato. Dopo l'annuncio del ministro il presidente del Senato ha convocato la conferenza dei capigruppo...

Roma, nuovo "campo nomadi" per i Rom del Cesare Lombroso
Sarà trasferito all'inizio del prossimo anno, entro febbraio al massimo, il "campo nomadi" di Cesare Lombroso, nel XIX Municipio. L'area, ancora top secret, sarà una di quelle proposte dai rappresentanti locali, e verterà sempre all'interno del quartiere a nord di Roma. Lo hanno assicur...

Napoli, un arresto per l'omicidio di Petru
Tradito dalle "sentinelle" del rione. Accusato dalle persone che, a vario titolo, vivono la strada, o lo spaccio o gli altri affari border-line dei Quarteri Spagnoli. Così, grazie alle testimonianze di quattro persone, tra neo-pentiti e testimoni di giustizia, la polizia ha catturato uno dei killer dell´...

Firenze, al via il progetto IntegrAzione
Al via "IntegrAzione", il progetto partecipativo volto a favorire l’inserimento della popolazione Rom. Il progetto, finanziato dalla Regione Toscana, è promosso dal Quartiere 4 e curato da numerose associazioni...

Roma, una brutta storia
Volevano essere considerati i veri eredi della banda della Magliana con la loro attività di traffico di cocaina, ma anche di prestiti ad usura e con la vendita o l'affitto di armi ad altre organizzazioni criminali. Una organizzazione criminale dedita al traffi...

Roma, la speranza
Siete tutti invitati alla presentazione del libro “Speranza” di Antun Blazevic che si terrà il 6 luglio 2009 alle ore 19.00, presso l' enoteca "l'Infernotto" in via del Pigneto n. 31 (isola pedonale)...

L’Arci discrimina i Sinti?
Per due anni l’ARCI ha sempre offerto uno spazio alla federazione “Rom e Sinti Insieme” al Meeting Antirazzista di Cecina. Tant’è che la linea politica della federazione è sempre stata lanciata proprio da Cecina. E anche quest’anno nel programma, pubblicato il 23 giugno 2009 (rimoss...

Il ddl sicurezza è legge
Poche ore fa è stato approvato il ddl sicurezza in Senato tra le proteste dell'opposizione dalla quale, secondo Maroni, sono state dette «falsità». Idv, Pd e Udc hanno votato contro il provvedimento "blindato" da tre fiducie...

Uefa, stop alle partite in caso di razzismo
Gli arbitri dovranno sospendere provvisoriamente o definitivamente una partita in caso di episodi di razzismo nello stadio. Lo rende noto la Uefa dopo l’esecutivo che si è riunito a Vilnius. I direttori di gara dovranno applicare la norma numero 5 del Regolamento del ...

Ddl sicurezza, le norme approvate
Chi entra in Italia o vi soggiorna clandestinamente commette un reato. Per avere la cittadinanza si dovrà pagare una tassa da 200 euro. La permanenza nei centri di identificazione ed espulsione potrà arrivare fino a sei mesi. Le 'ronde' diventano legali. Sono al...

Ddl sicurezza, il Vaticano: «Una legge che porterà dolore»
Ha immediatamente raccolto il parere contrario di monsignor Agostino Marchetto (in foto), segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, l'approvazione in via definitiva del disegno di legge sulla sicurezza. La nuova legge porterà «molti dolori e difficoltà» gli immigrati, secondo Marchetto. «Anche se si asp...

Ddl sicurezza, i commenti in Italia e in Europa
Il "pacchetto sicurezza" è ormai legge, una legge per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi «fortemente voluta dal governo e dal premier». Il Senato, perciò, stamattina ha votato l’ultima delle tre fiducie e, con il sì di 157 senatori, il no di 124 e 3 astenuti, d’ora in poi entrare...

Ungheria, sciolta la milizia dell’estrema destra
Dovrà sciogliersi la Magyar Garda, la Guardia ungherese, la milizia paramilitare legata al partito di estrema destra Jobbik, protagonista di un lusinghiero successo nelle ultime elezioni europee. La Corte d’appello di Budapest ha confermato ieri la sentenza di scioglime...

Bari, clima di razzismo
L'annuncio di provvedimenti che allontanino l´ombra del razzismo. L'invito a rompere il muro dell'omertà e denunciare gli episodi di discriminazione a Bari. La decisione di scendere in piazza. Il giorno do...

Una sentenza controversa
Bocciato il nuovo regolamento dei “campi nomadi”, che il Comune di Milano sta distribuendo in questi giorni in tutte le sue strutture. Bocciata l´imposizione del badge, i controlli in entrata e uscita dai villaggi, come le nuove restrizioni sulle visite di parenti e amici. A pronunciarsi in ...

 
Di Fabrizio (del 01/10/2010 @ 17:40:28 in media, visitato 1944 volte)

Virgilio notizie Corte suprema dice sì a spot elettorali anti-Rom
Tv e radio obbligate a trasmettere spot su "criminali zingari"

Budapest, 30 set. (Ap-Nuova Europa) - La Corte suprema ungherese ha confermato la decisione della Commissione elettorale nazionale di obbligare televisioni e radio a trasmettere spot elettorali del partito di estrema destra che fanno riferimento ai Rom come a "criminali zingari". Secondo la Corte radio e tv devono garantire a tutti i soggetti politici lo stesso trattamento in campagna elettorale e le emittenti non sono responsabili del contenuto degli spot. Erano stati gli stessi media a chiedere alla Corte suprema di bloccare lo spot del partito ultranazionalista Jobbik. Nel filmato si vede una giovane donna che ha paura di uscire per strada e chiede "i criminale zingari possono fare tutti ciò che vogliono?" mentre una figura incappucciata è in agguato nell'ombra. Le elezioni amministrative in Ungheria sono in programma domenica prossima.

 
Di Fabrizio (del 23/01/2011 @ 09:59:21 in Europa, visitato 2256 volte)

Da Roma_Daily_News (NDR i link sono in inglese)

Der Spiegel By Siobhán Dowling in Alsószentmárton, Hungary

14/01/2011 - Il villaggio di Alsózentmárton è ai margini estremi d'Europa, uno degli ultimi posti in Ungheria prima del confine croato. Tutti i suoi abitanti sono Rom, tra i più marginalizzati nella UE. Ma un progetto condotto dalla chiesa intende rompere il ciclo di esclusione sociale e svantaggio educativo.

Non ci sono negozi, caffè o altre attività a Alsószentmárton. Una delle poche cose che si distingue dalle file di case ad un piano, è l'imponente chiesa bianca all'ingresso del villaggio. I bambini giocano per strada e vanno in bicicletta e le giovani donne, non molto più vecchie, spingono passeggini gridandosi saluti tra loro.

Alsószentmárton è un piccolo villaggio nell'Ungheria sud-occidentale, e tutti i suoi residenti sono Rom, tra i popoli più marginalizzati d'Europa. Vivendo qui ai margini estremi dell'Unione Europea, proprio sulla linea del confine con la Croazia, gli abitanti stanno combattendo gli effetti di decenni di svantaggio ed esclusione sociale. Un progetto guidato dal sacerdote cattolico del posto sta cercando di attenuare quella povertà e affrontare uno dei più grandi handicap della popolazione rom: la mancanza di accesso ad un'istruzione decente.

Padre József Lánko, un omone con una barba bianca, indossa un maglione di lana marrone. 55 anni, ha vissuto nel villaggio per 30, ed ha visto in prima persona le devastazioni causate dalla crisi economica seguita alla fine del comunismo. "Prima tutti avevano un lavoro, la gente di questo villaggio lavorava nelle costruzioni o nel fare le strade," spiega. "Avevano un salario minimo, ma erano certi ad ogni mese di avere i soldi, così da vivere in sicurezza." Con la caduta della cortina di ferro, da un giorno all'altro, hanno perso tutto.

"Ora vivono come accattoni," dice Lánko. "E' contro l'umana dignità, sarebbe sicuramente meglio se potessero occuparsi delle loro famiglie lavorando."

Lánko dice che qui la disoccupazione è oscillante. Per la maggior parte dell'anno è del 90%, ma scende al 60% durante la stagione della vendemmia - il villaggio è situato vicino alla famosa Via del Vino ungherese - quando la gente trova lavoro nei vigneti locali. Dice: "D'inverno qui c'è poco, le famiglie non hanno da mangiare, allora li aiutiamo per qualche giorno, gli diamo qualcosa perché non debbano morire di fame."

Rapporti difficili con i vicini

Col sostegno finanziario di Renovabis, un ente di beneficenza tedesco che finanzia progetti in Europa orientale, ora la chiesa può fornire i poveri del villaggio con raccolta di vestiti e pasti caldi giornalieri. I 1.200 residenti del villaggio sono Boyash, un gruppo distinto di Rom, la cui lingua è una forma arcaica del rumeno. Per molti, l'ungherese non è la madre lingua. Lánko ed altri operatori ecclesiali fanno anche da ponte per le barriere linguistiche, fornendo assistenza per quanto riguarda la compilazione di moduli o assistendoli nei rapporti con le banche e le organizzazioni statali.

I Rom sono i membri del più grande gruppo minoritario d'Europa, si pensa siano tra i 10 e i 12 milioni. La maggior parte vive nell'Europa centrale e orientale, molti vivono in povertà estrema. L'Ungheria, patria di 700.000 Rom, dice di voler affrontare la questione rom durante i sei mesi di presidenza UE. Ma Budapest, per non parlare di Bruxelles, potrebbe sembrare troppo lontana in questo posto isolato.

Alsószentmárton è circondata da campi pianeggianti fin dove l'occhio può vedere, ma gli abitanti non possiedono la terra. Era un villaggio misto, ma poi la popolazione non-rom iniziò ad abbandonare la campagna negli anni '60 e '70 per andare a lavorare nelle fabbriche e nell'industria. Così i Rom poterono comperare le case a buon mercato, ma non poterono permettersi i terreni circostanti. Ora, anche se volessero allontanarsi, non potrebbero vendere le loro case.

Lánko dice che le relazioni con la più ampia comunità non-rom possono essere foriere di problemi. "Quando c'è bisogno di manodopera non specializzata, le relazioni sono molto buone, sono manodopera a buon mercato," dice. "Ma d'inverno, quando gli zingari congelano e vanno a far legna, non chiedono di chi sia. Ed allora ci sono problemi."

Dice che Alsószentmárton è afflitta dai soliti problemi che accompagnano la povertà, incluso l'alcolismo. E la gente qui soffre anche di una terribile forma di sfruttamento per cui altri Rom li caricano di tassi di interessi altissimi in maniera predatoria.

"Non possiamo davvero proteggere la gente. Nessuno mi può proteggere da me stesso," ragiona il sacerdote. Lo fa, però, cercando di aiutare la gente a chiedere normali prestiti dalle banche, perché possano scappare dai pagamenti punitivi degli usurai.

Qui la gente può vivere in relativo isolamento, a circa 230 km. da Budapest, ma si è comunque a conoscenza dell'aumento di violenze contro i Rom, incluso una serie di omicidi nel 2008 e nel 2009, e le marce dell'ormai bandita Guardia Ungherese. Né può mancare la prevalenza di retorica piena d'odio anti-Rom in Ungheria, in particolare dall'estrema destra del partito Jobbik. Lánko è caustico sulle affermazioni dei membri di Jobbik, ora il terzo partito in parlameto, che i Rom abbiano paura del lavoro, e che facciano molti figli solo per avere accesso ai generosi assegni previdenziali.

"Spazzatura," rimugina. "Loro vorrebbero lavorare qui, se ci fosse lavoro. Ed è spazzatura anche che una famiglia possa vivere con gli assegni famigliari. Perché non ci provano - questi di Jobbik dovrebbero provare a vivere con gli assegni famigliare - o con le piccole somme della previdenza. E' impossibile."

Discriminazione nell'istruzione

Mentre i lavori sono pochi e lontani tra loro, Alsószentmárton sta cercando almeno di dare ai bambini i primi strumenti per aiutarli a fuggire dal circolo vizioso dello svantaggio sociale e del ricorso alla previdenza sociale, assicurando loro un'istruzione decente. Nel villaggio ci sono due asili nido, uno statale e uno gestito dalla chiesa, ed un doposcuola, dove assistenti aiutano i bambini nel fare i compiti ed organizzare attività per loro.

L'accesso ad una corretta istruzione in Ungheria può essere estremamente difficile per i Rom. I tassi di completamento sono particolarmente bassi, con solo il 50% dei bambini rom che completa l'istruzione elementare. E gli ultimi dati forniti dal Fondo Istruzione Rom di Budapest mostrano che solo il 5% circa continua gli studi all'università.

Uno dei più grandi problemi nell'istruzione ungherese è la segregazione, sia attraverso classi separate nelle scuole, che tramite bambini rom dirottati in scuole speciali per bambini con disabilità mentali, già dal primo giorno di scuola. E' una forma di discriminazione che perpetua l'esclusione e la povertà delle comunità rom.

"Una volta che sei in educazione speciale, non stai ottenendo un'istruzione, e di sicuro non stai ricevendo un'istruzione che ti permetterà di progredire nel sistema," dice Robert Kushen, direttore dell'European Roma Rights Center di Budapest. "E non troverai un impiego."

L'organizzazione di Kushen ha già portato con successo la questione della segregazione scolastica nella Repubblica Ceca alla Corte Europea dei Diritti Umani. Ora ERRC sta monitorando anche la situazione in Ungheria, dove si stima che un bambino rom su cinque subisca trattamenti simili.

Ágnes Jovánovics è una delle poche che sono riuscite a ricevere un'istruzione. Rom del villaggio lei stessa, è ora direttrice del corso prescolare della chiesa. 44 anni, aveva lasciato presto la scuola, come quasi tutti a Alsószentmárton, come formazione era assistente alla vendita. Mentre lavorava in città, decise di tornare a scuola serale e prendere un diploma di scuola superiore.

Lánko, il prete del villaggio, le suggerì di provare a diventare insegnate di prescuola, così poteva lavorare nel nuovo nido che era stato creato. Ora supervisiona nove insegnanti d'asilo, tre dei quali non sono Rom. Lánko ridacchia: "La gente è scioccata che lì il capo è una Rom. Una Rom che dice ai non-rom cosa fare!"

Per Jovánovics la sfida più importante nel preparare i bambini alla scuola - attualmente ce ne sono 81 al centro - è assicurarsi che sappiano parlare ungherese correttamente. Però, il centro opera sia in ungherese che nel lingua boyash nativa.

Lánko dice che è molto importante mantenere stretti contatti con le famiglie dei bambini. Dice che i Rom "non possono vivere senza famiglia. Vivono in prossimità molto stretta l'un l'altro... spesso con diverse generazioni in una casa sola."

Non ci sono scuole nel villaggio, così i bambini devono prendere il bus per la vicina città di Siklós, dove andare alle elementari. Alcuni frequentano lì anche la scuola secondaria, mentre altri vanno in convitti altrove, incluso la rinomata scuola Ghandi a conduzione rom, nella città di Pecs a circa 40 km. Gli operatori della chiesa nel villaggio si assicurano che la mattina i bambini vadano a scuola. Il progetto aiuta a pagare il percorso per la scuola e il cibo dei bambini le cui famiglie non hanno soldi.

Orgogliosa delle sue radici rom

Tutti nel gruppo del doposcuola conoscono Jovánovics. Bambini con i volti dipinti corrono a salutarla e dirle delle loro attività. Oggi, circa 30 bambini sono stati divisi in gruppi per raccontarsi dei diversi continenti, i cui membri sono identificati da sciarpe di differenti colori. Poi a turno partono le performance. Fuori nel cortile, il diciassettenne Tomás sta cucinando in una pentola gigante patate e paprika. Sta studiando da cuoco e dice che un giorno vorrebbe lavorare come uno del villaggio.

Jovánovics dice che tutti i bambini vogliono imparare. "Devono farlo, altrimenti non hanno prospettive," aggiunge.

D'altra parte, non è sempre facile persuadere i Rom che l'istruzione sia qualcosa a cui aspirare. Dice che la prima volta che decise di studiare, fu molto difficile per gli altri del villaggio - inclusa sua madre stessa, comprendere perché lei, una Rom "in tutto e per tutto" voleva avere un'istruzione. Ma Jovánovics rispose a sua madre che era una cosa che voleva fare e finalmente è riuscita, dicendo "Se vuoi, puoi farlo."

La motivazione di Jovánovics ha aiutato anche altri nel villaggio a seguire i suoi passi. Suo figlio sta studiando italiano all'università, ed un'altra giovane sta completando la laurea in educazione e spera di diventare un'insegnante.

Jovánovics è orgogliosa delle proprie radici rom e dice che l'istruzione non le cambierà. "Nelle famiglie zingare ci sono buone tradizioni," dice, aggiungendo che non vuole abbandonare ciò che ha ottenuto dai suoi genitori. "Altrimenti, chi sarei? Al di là di quanto possa studiare, sono una zingara."

 
Di Fabrizio (del 14/07/2010 @ 09:55:30 in conflitti, visitato 1619 volte)

Da Czech_Roma

Domenica sera tardi nel nord est dell'Ungheria una casa unifamiliare abitata da Rom è stata data alle fiamme. Secondo l'agenzia MTI non ci sono stati feriti. Negli ultimi anni i Rom in Ungheria sono diventati il bersaglio di diversi attacchi durante i quali sono morte almeno otto persone, tra cui un bambino di cinque anni (vedi QUI ndr).

Una donna ed il suo bambino stavano dormendo nella loro casa nel villaggio di Olaszliszka quando è avvenuto l'attacco. La donna dice di essere stata svegliata da tre forti colpi. I proiettili hanno colpito il muro della facciata.

L'incidente di sabato è avvenuto non lontano da un'altro villaggio dove, nell'ottobre 2006, un non-Rom investì e ferì una ragazza rom. I suoi genitori si vendicarono picchiandolo a morte sul posto. In seguito a ciò otto Rom vennero condannati a diversi anni di carcere. Riporta MTI che László Fercsák, rappresentante dell'auto-governo della minoranza locale, ha rilasciato domenica una dichiarazione, dicendo che i residenti della casa assalita a Olaszliszka non hanno collegamento con i fatti di quattro anni fa.

I recenti attacchi a Rom sono avvenuti soprattutto di notte, mentre dormivano. L'agosto scorso, una donna rom di 45 anni fu colpita a morte nel villaggio di Kisléta, nell'est del paese; nell'attacco venne seriamente ferita anche sua figlia di 13 anni. A novembre 2008, gli assalitori uccisero una coppia romanì con una bomba a mano nella città meridionale di Pécs. Lo stesso mese, due Rom nel villaggio di Nagycsécs, nel nord est Ungheria, persero la vita, quando gli assalitori gettarono delle molotov nelle loro case e poi gli spararono con dei fucili mentre scappavano dalle fiamme.

La comunità rom è la più grande minoranza in Ungheria, tra il cinque e il sette per cento dei 10 milioni di abitanti. Con la crescita della disoccupazione e dei problemi economici nel paese, sempre più frequentemente i Rom sono bersaglio di attacchi sediziosi dei partiti estremisti, come il Movimento per un'Ungheria Migliore (Jobbik), che dopo le recenti elezioni ora hanno loro rappresentanti in Parlamento.

Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert

 
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:52:48 in Europa, visitato 2313 volte)

Da Czech_Roma: Sabato e domenica scorsi la CNN ha trasmesso una puntata sul caso della piccola Natálka e sulla situazione dei Rom nella Repubblica Ceca. Sul suo sito, oltre all'articolo che traduco, potete vedere anche foto e video in inglese - By Andrew Tkach, CNN

Natálka prima dell'attentato e durante il ricovero - foto tratta da Blesk.cz

Vitkov, Repubblica Ceca (CNN) - Natálka Kudrikova è una bambina di tre anni dagli occhi vivaci, ricoverata per gravi ustioni quando estremisti di destra lanciarono una molotov dentro casa sua.

La sua famiglia e le autorità dicono che venne presa a bersaglio perché rom, zingara. Natálka ha perso l'80% della pelle, due dita (una terza è stata amputata in seguito) e ha passato mesi giacendo in un coma indotto, dopo l'attacco dell'anno scorso a Vitkov [...]. Sta tuttora recuperando dopo 14 operazioni.

A maggio Natálka è tornata nell'ospedale di Ostrava per le sessioni riabilitatorie, così che un giorno sia capace di muoversi da sola. "Preferirei non riportarla in ospedale," dice sua madre, Anna Sivakova, "ma se deve tornare, il mio sogno è che impari a camminare senza nessun aiuto."

Proprio il giorno dopo, contro quattro giovani accusati dell'assalto, detenuti dal tribunale distrettuale di Ostrava venivano formalmente accusati di attentato a sfondo razziale e tentato omicidio.

Secondo il procuratore, l'attacco venne pianificato per il 120° anniversario della nascita di Adolf Hitler. Gli esperti del tribunale confermano di aver trovato svastiche ed altri cimeli nazisti nelle case degli accusati.

In tribunale, Ivo Muller e Vaclav Cojocaru hanno descritto il loro attacco coordinato con le molotov. Come unica scusa - dicono che pensavano si trattasse di un magazzino vuoto usato per merci rubate.

Negli interrogatori incrociati, Muller e Cojocaru hanno ammesso di aver preso parte a manifestazioni anti-Rom organizzate da estremisti di estrema destra.

Gli altri accusati, Jaromir Lukes e David Vaculik, non hanno testimoniato. Lukes è accusato di essere l'istigatore, accusa che il suo difensore nega decisamente, anche se concede che sia stato proprio Lukes a condurre l'automobile sul luogo. Il suo avvocato inoltre nega con veemenza qualsiasi motivazione razziale all'assalto.

Un sito antifascista ha pubblicato una foto di Lukes che cammina accanto al leader del Partito dei Lavoratori di estrema destra. Un'altra foto mostra Vaculik che indossa il bracciale del Partito dei Lavoratori, la faccia pubblica dell'estrema destra ceca.

Il leader dell'ora bandito Partito dei Lavoratori, Tomas Vandas, ha negato qualsiasi coinvolgimento.

"Sì, forse possiamo aver usato quella gente come organizzatori dei nostri incontri pubblici, ma come avremmo potuto sapere che volevano commettere un crimine?" ha detto Vandas. "Spero che Natálka migliori presto," ha aggiunto.

Miroslav Mares, dell'università Masaryk di Brno, è un esperto sui gruppi estremisti cechi.

Dice che è improbabile che il Partito dei Lavoratori sia direttamente coinvolto nell'attacco incendiario, ma che sono stati responsabili "per aver infiammato i sentimenti anti-Rom."

Dice: "Forse alcuni tra i più giovani nella scena neonazista si sono detti, -Se tutta la popolazione è contro i Rom, siamo giustificati a portare avanti simili attacchi.-"

E le indagini mostrano che il sentimento anti-Rom è diffuso. Il sito EURoma dell'Unione Europea dice che tra i Rom cechi resistono tassi di disoccupazione estremamente alti, bassi standard scolastici, isolamento ed i pregiudizi della popolazione maggioritaria.

Dice Marek: "Nelle regioni con alta disoccupazione e povere condizioni sociali, l'ascesa dell'estremismo è popolare tra i giovani disoccupati maschi, ma possiamo vedere sempre più donne nella scena neonazista."

Lucie Slegrova, 20 anni, è una convinta militante dell'ora rinominato Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori. Nega che il suo partito si sia ispirato all'ideologia nazista di Hitler.

Invece, dice, seguono le loro idee nazionaliste. Dice, "La Repubblica Ceca dovrebbe essere per gente che sa come comportarsi. Se gli zingari non vogliono seguire le regole, sono liberi di andarsene."

Solo l'1% dei votanti ha scelto il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori alle ultime elezioni, ma il Primo Ministro, Jan Fischer, si preoccupa del fatto che il 7% degli studenti cechi ha votato per i partiti dell'estrema destra, secondo un ufficioso sondaggio nazionale.

"Molta gente è stufa dei politici, ed ha problemi per la crisi e la recessione," dice Fischer, "il mio messaggio a loro è: per favore riflettete e non credete a questi cattivi profeti."

Il movimento di estrema destra ha ottenuto i maggiori successi nella vicina Ungheria, dove il 17% dei votanti ha scelto il partito Jobbik alle ultime elezioni.

Anche la violenza è cresciuta. Negli ultimi due anni, secondo European Roma Rights Centre (ERRC), in Ungheria sono stai uccisi nove Rom durante attacchi notturni.

Gli assalti ai Rom sono diventati un tema anche nella campagna elettorale slovacca. Il locale Partito Nazionale ha commissionato dei manifesti che mostravano un uomo tatuato e dalla pelle scura con un messaggio provocatorio: "Votate SNS così non dovremo nutrire chi non vuole lavorare."

 
Di Fabrizio (del 04/08/2009 @ 09:51:09 in media, visitato 1744 volte)

Da Roma_Daily_News

by Will Conroy - 27 luglio 2009

I recenti esempi cechi ed ungheresi dimostrano differenti modi di trattare gli annunci politici infiammatori.

PRAGA - Gli attivisti per i diritti umani a fatica potevano credere a quel che stavano vedendo quando un partito anti-Rom di estrema destra parlava di "soluzione finale" sulle onde della Televisione Ceca (CT), proprio prima delle elezioni di giugno del Parlamento Europeo.

Le reazioni pubbliche allo spot e susseguente decisione di rimuoverlo sono state relativamente smorzate, ma gli scoraggiati gruppi della società civile vedono l'incidente come una dimostrazione di quanto molto più radicato e tollerato il razzismo sia diventato nella Repubblica Ceca negli anni recenti. Stanno chiedendo che la CT dichiari apertamente di rendere più severe le proprie procedure contro i cosiddetti discorsi razzisti nelle pubblicità e nelle trasmissioni politiche.

Il vituperato spot del Narodni strana (Partito Nazionale) si riferiva ai Rom come "parassiti". Il Direttore Generale di CT Jiri Janecek ha spiegato che l'annuncio era stato permesso perché negli scorsi 18 anni la rete aveva sottoscritto un impegno per permettere la libertà di espressione e di non interferire coi contenuti degli spot delle campagne elettorali. "La Televisione Ceca non controlla preventivamente lo spot in senso editoriale, come è solito per altri contenuti. Così c'è stato [soltanto] un controllo elementare tecnico e di identificazione," ha detto.

CONTRAPPOSTO AI CECHI, L'APPROCCIO UNGHERESE

L'approccio di CT contrasta con quello della Televisione Ungherese (MTV), una rete che sta contrastando la crescita del partito di estrema destra Jobbik (Movimento per un'Ungheria Migliore), che ha ottenuto 427.000 voti e tre seggi nel Parlamento Europeo. Il messaggio elettorale di Jobbik si è limitato ad un attacco "tra le righe", nonostante il fatto che i suoi componenti nella Magyar Garda marciassero apertamente, in pantaloni neri e stivaloni, contro gli "zingari criminali".

"Anche se la Televisione Ungherese non è responsabile del contenuto degli annunci politici [secondo la legge sulle trasmissioni del 1996], MTV presta sempre attenzione al controllo preventivo dei suoi contenuti," dice Gina Pronay-Zakar, portavoce di MTV. "Se MTV considerasse offensivo o razzista un contenuto, la compagnia è legalmente istruita a dipendere dal giudizio ufficiale dell'Ufficio Nazionale Elezione [OVB]. OVB può decidere che un annuncio non vada in onda a causa del contenuto offensivo. Sino al giudizio, MTV può rifiutarsi di trasmettere l'annuncio," ha detto.

Zsolt Varkonyi, portavoce per il comitato affari stranieri di Jobbik, non ha risposto alla questione se Jobbik sia contento dell'accesso alla trasmissione garantito da MTV, ma ha accusato la stampa ungherese ed i media online di aver tenuto un incontro segreto su come agire riguardo la copertura di Jobbik, in seguito al suo exploit elettorale.

I cechi in generale hanno mostrato una distinta mancanza di preoccupazione riguardo gli annunci del Partito Nazionale, ha detto Zdenek Rysavy, direttore esecutivo del gruppo rom di appoggio Romea. "Secondo me, la maggior parte della società concorda con vedute simili. Sono le organizzazioni non profit hanno protestato. Sembra che parecchia gente veramente non se ne interessi," ha detto. Romea ha combattuto con successo per fermare i maggiori server di notizie ceche dal mostrare la trasmissione, ha aggiunto Rysavy.

Lo spot si apriva con uno schermo che mostrava le parole, "La soluzione finale alla questione Zingara portata avanti dal Partito Nazionale è una guida per tutti gli stati europei". Ancora foto di uomini dalla pelle scura che brandiscono una scure e case decrepite alternate a slogan come "No al razzismo nero" e "No ai favoritismi per gli Zingari".

Non c'era bisogno di introdurre cambi legislativi per fermare le trasmissioni politiche razziste nella Repubblica Ceca, dice Rysavy, perché esistevano già le leggi richieste. Questo punto di vista era condivisa da Karolina Ryvolova, una giornalista ceca freelance e laureata in studi rom, che per circa 10 anni si è specializzata nel coprire le questioni delle minoranze per pubblicazioni come il settimanale ceco Respekt. "La decisione di CT di non visionare preventivamente quel contenuto mostra negligenza ed incompetenza," dice. "Qualcosa così apertamente ostile e razzista non ha posto nella televisione pubblica. E' stato totalmente scioccante. La legge è lì; CT deve soltanto regolarsi in accordo con essa."

Ha aggiunto che l'attitudine ceca verso i Rom "si è drasticamente deteriorata" negli anni scorsi, in parte perché sono capri espiatori duranti i tempi economici difficili ed in parte perché alcuni politici ben noti hanno "dato l'OK" al razzismo apertamente mostrato. Ryvolova, che è anche insegnante di inglese alle superiori, continua: "Posso accorgermene anche soltanto seguendo i discorsi su Facebook. Non posso credere alle cose che escono dalle bocche di alcune delle dolci persone a cui insegno... Come è tipico di questo paese riguardo alle questioni rom, questa storia di CT, come il rogo della bambina rom di 2 anni [in un attacco incendiario alla sua casa in Moravia ad aprile] ha causato chiasso tra i media per un paio di giorni ma poi tutto è andato nel dimenticatoio."

I rappresentanti del Partito Nazionale non sono stati potuti essere raggiunti per commentare. Ma il partito ha dichiarato che citerà CT per interferire nel suo diritto di parola, a seguito della decisione di Janecek di ritirare lo spot dopo un'iniziale programmazione.

Janecek, che è stato riconfermato direttore generale di CT il 15 luglio, ha rifiutato una richiesta del Partito dei Verdi che ne chiedevano le dimissioni. Negando ogni addebito di negligenza o incompetenza per aver permesso la messa in onda, ha detto, "Un simile sistema ha funzionato per 18 anni senza problemi seri. E' tempo di modificarlo riflettendo sulla crescita del radicalismo in alcuni partiti registrati ufficialmente.. Ho deciso di non trasmettere [nuovamente] lo spot dopo averlo visto [alla prima proiezione]."

Il direttore generale ha detto che CT si è trovata di fronte a due leggi in conflitto; una insisteva che non ci fosse il diritto di interferire con la trasmissione di un partito politico, mentre l'alta dichiarava che non dovevano essere permesse la trasmissioni con contenuto razzista. "Il conflitto legale pubblico su questo mostra che c'è qualcosa di sbagliato nella legislazione," ha aggiunto.

Guardando come il problema potrebbe essere corretto, Janecek ha detto che alcuni critici a torto presumono si tratti di una questione legale facile. "Ma non lo è," ha detto. "Le persone intelligenti possono intendere che non è l'ideale per una rete indipendente che copre notizie di politica, essere arbitro di una campagna elettorale. Devono intendere che un tribunale o una speciale commissione elettorale sarebbero migliori per decidere se proibire o meno uno spot da trasmettere."

QUANDO I PRINCIPI COLLIDONO

Formatasi da 2 anni, l'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti Fondamentali sta trattando nel dettaglio la questione della trasmissione politica di partiti potenzialmente razzisti, dice il suo rappresentante Cristopher Coxon. Le valutazioni su queste trasmissioni chiaramente riguardano la questione di bilanciare libertà di parola con dichiarazioni razziste, aggiunge Coxon. La legislazione UE nell'applicare la legge criminale a determinate forme di razzismo e xenofobia è stata adottata a novembre, ma il testo dev'essere ancora trasportato nelle legislazioni nazionali dei membri UE, dice.

Sejal Parmar, avvocato anziano di Article 19, un gruppo di consulenza legale, con base a Londra, per la libera espressione e l'accesso all'informazione, ha detto che c'è stato "un evidente valore nel principio di non-interferenza con le trasmissioni dei partiti politici, anche se il loro contenuto può apparire spregevole alle orecchie dei legali dei diritti umani e a parte del pubblico. Così, fintanto che un partito sta operando legalmente nel quadro delle leggi elettorali, ad un partito dovrebbe essere permesso di svolgere le sue trasmissioni." Nondimeno, ha detto Parmar, la legge ha un ruolo importante nel limitare i discorsi quando questi costituiscano incitamento alla discriminazione.

Un disaccordo su principi simili all'incidente del Partito Nazionale è accaduto anche in Gran Bretagna durante la campagna per le elezioni europee, quando la BBC ha mandato in onda uno spot del Partito Nazionale Britannico di estrema destra, che come lo Jobbik ha ottenuto per la prima volta due seggi. Quando sono arrivati i dissensi, la BBC ha pubblicato una giustificazione dicendo che la trasmissione aderiva ai criteri concordati tra media e partiti politici.

Come sottolineato da Ric Bailey, consigliere politico capo della BBC che è anche presidente del Gruppo di Collegamento dei Media in GB, ognuno "sicuramente ha il diritto di vedere preventivamente le trasmissioni politiche sottoposte" e "abbia la responsabilità legale di che cosa esce sul suo canale". D'altra parte, qualsiasi cosa che si ritenga possa causare danno o offesa può essere riferito al gruppo di collegamento. Questo, dice Bailey, da "le linee guida nel trovare un metodo che accontenti tutti".

Una fonte membro del gruppo ha detto di "non poter ricordare un periodo in cui i cambiamenti o alcune omissioni non fossero gradite ad entrambe le parti della disputa, ma ciò che succede spesso è che il Partito Nazionale Britannico concordi felicemente con la rimozione dei suoi pezzi decisa dal gruppo di collegamento, ma che lo spot riappaia nel formato originale sul loro sito web infischiandosene di essere stato censurato". Le dispute più calde, ha aggiunto, hanno riguardato le campagne anti-aborto che contenevano immagini potenzialmente disturbanti.

Ha detto Janecek che l'approccio mostrato dalla BBC può essere di "buona ispirazione" per un cambiamento.

Will Conroy is a freelance journalist in Prague.

 
Di Fabrizio (del 28/01/2012 @ 09:49:07 in Europa, visitato 2268 volte)

Da Roma_Benelux

L'IEEI ha tentato, non senza difficoltà, di suscitare un dialogo tra esperti e pubblico del Lussemburgo sulla questione delle politiche europee e dei Rom
Migrazioni ed asilo - Diritti fondamentali, lotta contro le discriminazioni - Giustizia, libertà, sicurezza ed immigrazione

04-10-2011 - L'Institut d'Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg (IEEI) ha organizzato lunedì 3 e martedì 4 ottobre 2011, in cooperazione col professore Jean-Pierre Liégeois, consulente del Consiglio d'Europa, una riunione internazionale su "Le politiche europee ed i Rom - dal fallimento al possibile adeguamento, una valutazione critica di contenuti, logiche e finalità delle politiche messe in campo per i Rom a livello europeo".

L'idea era di partire dal periodo attuale, contrassegnato da un contesto più difficile che mai per i Rom, "ma anche per l'indecisione degli stati e delle organizzazioni internazionali, che porta a politiche incerte e spesso inadeguate," come dice l'IEEI. Inoltre, l'IEEI ha constatato che "i Rom si trovano al cuore delle questioni geopolitiche odierne, sia per il posto che occupano che come minoranza transnazionale," e che ciò "rende il loro esempio paradigmatico" trattandosi di "un buon rilevamento dei funzionamenti e disfunzionamenti istituzionali" in un periodo di grandi cambiamenti.

Una tavola rotonda destinata ad un vasto pubblico ha avuto luogo la sera del 4 ottobre nella Salle Tavenas dell'Università del Lussemburgo, con interventi dei relatori: Thomas Acton, Andras Biro, Claude Cahn, Angéla Kóczé, ed il professor Liégeois nei panni di moderatore. Il grande pubblico era assente, al suo posto, attenti funzionari ed esperti hanno seguito la discussione con interesse.

Thomas Acton, lo storico

Lo storico britannico Thomas Acton ha sostenuto che non si può comprendere i Rom se non cerchiamo di capire la loro storia, particolarmente "ciò che è successo nel XVI secolo". O, come ha poi constatato, la storia dei Rom è stata soprattutto l'opera dei "gagé", cioè dei non-Rom. Il razzismo scientifico e l'antropologia sociale hanno dominato la storiografia fino agli anni '60, al punto che i nazisti tedeschi cheavevano partecipato allo sterminio dei Rom durante la II guerra mondiale, hanno ancora trovato in quegli anni delle riviste scientifiche britanniche per pubblicare i loro articoli sul "gene zigano".

Le cose hanno iniziato a cambiare dagli anni '80, quando si è cominciato a capire con quale movimento migratorio i Rom sono arrivati in Occidente provenendo dall'India, "un approccio non razzista, ma nemmeno antirazzista" secondo Thomas Acton. La sua teoria è che sarebbero venuti tra il VII e l'VIII secolo al seguito delle armate mercenarie verso l'Anatolia, che a quel tempo faceva parte dell'impero bizantino, armate in cui la lingua del comando era il romanes, simile alle lingue dell'India settentrionale.

Per Thomas Acton, i Rom avrebbero subito l'esclusione razziale in Anatolia, ed i primi stereotipi sugli "zigani" sono nati a Costantinopoli. La sconfitta dell'Armenia nel 1375 sotto la spinta dei mamelucchi avrebbe portato a dei genocidi e sarebbe stato il primo fattore della migrazione dei Rom verso Occidente. In Europa, il XVI secolo sarebbe stato fatale per i Rom, a causa della fine della legittimità religiosa degli stati e la formazione degli stati-nazione, che per Thomas Acton "si definiscono tramite il genocidio delle minoranze".

In tutta Europa, i Rom hanno avuto una posizione di sopravvissuti senza parola, di status mal definito, spesso esclusi quando non asserviti. Con l'industrializzazione, arriva il genocidio della II guerra mondiale che ha decimato la popolazione rom in Europa, un genocidio che non è, secondo Thomas Acton, unico dei nazisti tedeschi, ma di tutti gli Europei che in anticipo ne erano stati complici. Infine, il dopoguerra vede "la fine di un quietismo dei Rom", e l'emergere di movimenti antirazzisti in Europa, anche una politica a favore dei Rom inizia a prendere forma.

Claude Cahn, l'avvocato

Claude Cahn ha affrontato la questione di come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo ha trattato i casi legati ai Rom. "Ha iniziato ad occuparsi dei Rom soltanto una decina d'anni fa," afferma. E questo è legato "all'allargamento del Consiglio d'Europa verso l'Europa orientale". Inizialmente, le questioni legate ai problemi che i "viaggianti" delle isole britanniche incontravano con le autorità del Regno Unito "hanno confuso" la CEDU, che secondo Cahn tendeva ad assimilare i casi legati ai Rom a delle "complicazioni sociali".

Ma dal 2004, emerge una nuova giurisprudenza sui temi di proprietà, di espulsione, di maltrattamenti e persino di omicidi nei luoghi di detenzione. Casi simili riguardano il Regno Unito, la Bulgaria, l'Armenia, la Russia, l'Italia ed il Belgio. La discriminazione contro i Rom non emerge che dopo il 2004 nella giurisprudenza della CEDU, all'inizio grazie ad una minoranza di giudici. Come conseguenza, la giurisprudenza ha iniziato a "non progettare più l'immagine di un'Europa senza tensioni",  pensa Cahn. Sono state giudicate la Grecia, la Croazia, la Repubblica Ceca, e la Spagna su una questione non menzionata da Cahn, della pensione di reversibilità non riconosciuta ad una vedova sposata con rito tradizionale gitano. Un altro caso è il processo intentato dalle minoranze ebraiche e rom di Bosnia Erzegovina, perché solo Bosniaci, Croati o Serbi potevano accedere alla presidenza di questo paese multietnico.

Angéla Kóczé, la sociologa

La sociologa Angéla Kóczé ha provocato immediatamente dubbi e sorprese nel pubblico, con la sua affermazione che non ci sono Rom in Lussemburgo, quando dal 2010 migliaia di persone provenienti dalla minoranza rom in Serbia e Montenegro hanno fatto domanda d'asilo in Lussemburgo, mettendo il paese in una difficile situazione.

Per lei, "il movimento eugenetico", è così che lei qualifica il genocidio dei Rom, "della II guerra mondiale ha radici profonde nella società". Attualmente, i Rom soffrono di "discriminazioni intersezionali" - genere, classe sociale, etnia, che si mostrano nell'accesso all'istruzione, all'impiego, all'alloggio ed alla sanità. Le donne sono particolarmente colpite. Ad esempio, in Ungheria, le donne rom hanno un tasso di analfabetismo 8 volte superiore a quello delle donne della società maggioritaria. Devono lasciare la scuola troppo presto a causa dei matrimoni precoci, solo il 3% di loro vanno alle superiori, contro l'84% delle altre ungheresi.

Eppure, pensa Angéla Kóczé, le donne hanno un ruolo cruciale nella famiglia ed un grande potenziale dentro la loro comunità, da quando lo stato socialista è caduto nel 1989. Ciò che le blocca sono i pregiudizi nei loro confronti - indovine e cartomanti, donne fortemente sessualizzate - propri del'"immaginario europeo".

Andras Biro, il giornalista

Andras Biro, in quanto giornalista, ha affrontato con le sue parole la questione "più in maniera informativa che analitica". Secondeo lui i Rom costituiscono un'importante minoranza ad altissima crescita demografica. Il socialismo ha influito tra il 1945 e il 1989 sulla loro vita quotidiana, perché quel regime secondo lui aveva bisogno della loro mano d'opera manuale e "sono stati obbligati ad entrare nel settore produttivo". Quindi hanno trovato impiego il 60% degli uomini e il 40% delle donne. Questo fu "uno choc culturale" per coloro che prima della guerra erano nei "servizi". Andras Biro ha sottolineato il fatto che erano trattati come tutti gli altri cittadini e hanno potuto beneficiare di reddito, servizi sociali ed accesso all'istruzione. "Questa acculturazione alla società maggioritaria è qualcosa di unico nella storia," crede Biro.

Ma con la caduta del socialismo e l'arrivo dell'economia di mercato, "i Rom sono stati licenziati e marginalizzati". Questi li ha spessi resi nostalgici dei tempi del socialismo, che per loro era più sicuro. Non è intervenuto alcun cambiamento positivo, l'esclusione s'è amplificata e secondo lui le cose sono peggiorate ancora col governo di Viktor Orban e la proliferazione delle milizie neonaziste o del partito Jobbik.

A livello europeo, secondo Biro conviene fare una distinzione tra ciò che succede ai Rom ad Est e all'Ovest d'Europa. Nell'Est in nessun caso sono in grado di apparire come attori e cittadini autonomi, con un proprio quadro culturale, causa la mancanza di risorse. Il denaro dei donatori e delle fondazioni è distribuito secondo principi burocratici che favoriscono chi già è in grado di affrontare [la situazione], cioè le OnG ed i leader autonominati che catturano i rari fondi a disposizione.

Esperti che eludono i problemi reali, un pubblico in attesa di risposte

Durante la discussione con un pubblico informato ed interessato - erano presenti dirigenti di diverse amministrazioni competenti in materia d'immigrazione, d'integrazione ed aiuto sociale - che voleva beneficiare dell'esperienza degli intervenuti, sono venuti alla luce i disaccordi tra di loro e la loro difficoltà a comprendere le domande che l'arrivo dei Rom in Lussemburgo poneva alla società lussemburghese.

Claude Cahn non è d'accordo con la tesi di Andras Biro sulla differenza di trattamento tra i Rom dell'Est e dell'Ovest Europa. Secondo lui, in occidente forse è peggio, ed ha fatto allusione agli incidenti in Francia (diritto di voto), in Italia (espulsioni) ed in Germania (Rom del Kosovo in stato di detenzione o appena tollerati), ed ha auspicato "un forte impulso centrale da parte della UE" ed un intervento della società civile.

Thomas Acton è dell'avviso che l'intervento delle autorità pubbliche debba essere guidato dalla società civile.

Andras Biro, più vicino ai fatti, ha spiegato che la migrazione attuale dei Rom "non è caduta dal cielo", ma è dovuta alla crisi, alle minacce subite, alla marginalizzazione e alle bidonville, tutti fatti divenuti quotidiani. Le famiglie lasciano i loro differenti paesi in maniera "non strutturata". Ed ha aggiunto, in base all'esperienza: "Le istituzioni che se ne occupano devono trovare soluzioni. Non ci sono leader, non sono partner nel dialogo, non c'è linguaggio [comune], manca la confidenza. L'unica soluzione è un approccio generoso nel senso umano del termine." Una proposta realistica per un pubblico che non ha potuto contare sull'esperienza per trovare soluzioni ai problemi e3d un approccio equilibrato alla situazione.

 
Di Fabrizio (del 22/07/2010 @ 09:46:55 in Europa, visitato 1625 volte)

Da Hungarian_Roma

VITA Europe by Cristina Barbetta - 13 luglio 2010
Intervista con Angela Kocze [...].

Angela Kocze, 40 anni, è una delle più esplicite sostenitrici dei diritti dei Rom. Nata in un povero villaggio dell'Ungheria rurale, è lei stessa Rom, ed è arrivata alla scuola, prima lavorando in fabbrica e poi vincendo una borsa di studio universitaria. In una nazione dove soltanto lo 0,2% dei Rom frequenta studi superiori, la storia di Kocze è un'eccezione alla regola. Una laurea in diritti umani, studi su etnia e minoranze e l'interesse sull'identità di genere l'hanno portata ad essere la prima direttrice esecutiva dell'European Roma Information Office (ERIO), una OnG che opera presso le istituzioni UE. E' anche l'ex direttrice del programma per l'educazione ai diritti umani dell'European Roma Rights Centre (ERRC).

Attualmente è soprattutto una ricercatrice e sta terminando un dottorato di ricerca sull'intersettorialità tra genere, etnia e classe delle donne rom e la loro partecipazione politica in Europa.

La crisi economica come ha colpito l'Ungheria?

Economicamente parlando, la situazione per le OnG qui è molto fragile e la società civile è stata duramente colpita più di ogni altro settore. Dopo che l'Ungheria si è aggiunta alla UE nel maggio 2004, diversi fondi strutturali divennero disponibili alle OnG, ma la legge ungherese non permette che questi fondi abbiano un reale impatto per molte OnG. Qui il denaro viene assegnato solo in seguito, così le OnG devono prima affrontare i costi di ogni nuovo progetto. Molte organizzazioni tra cui quella con cui lavoro lo trovano proibitivo. Nel contempo, le poche organizzazioni filantropiche che esistono qui, come l'Open Society Institute, hanno meno stimoli ad investire nelle OnG locali da quando l'Ungheria è diventata parte dell'Europa. Ovviamente i Rom saranno quelli più colpiti economicamente e socialmente.

Lo Jobbik, il partito ungherese di estrema destra, ha guadagnato le prime pagine in aprile quando ha ottenuto il 16,7% alle elezioni generali. C'è il rischio che i tempi duri aggiungano benzina alle esistenti tensioni etniche?

Sì. Lo Jobbik è molto populista per l'uso che fa della paura nel guadagnare sostegno. Hanno una guardia paramilitare, usano simboli fascisti e marciano per le strade, è difficile non ripensare agli anni '30 quando la depressione ha spianatola strada ai nazionalsocialisti tedeschi. Chiaramente ora le cose sono differenti, abbiamo l'Unione Europea ed organizzazioni internazionali, ma la retorica che usa Jobbik fa abbastanza paura. I Ron sono diventati il loro capro espiatorio - un'idea abbastanza semplicistica, ma che fa presa sulla gente.

Cosa possono fare le OnG e le istituzioni?

Le OnG stanno cercando di far crescere la consapevolezza attorno al pericolo di questo tipe di idee, ma ho paura che non ne abbiamo la forza. La percentuale dei voti presi da Jobbik per accedere al Parlamento è significativa del fatto che siano il terzo partito più grande. La gente li ha votati democraticamente così la loro affermazione politica populista diventa legittimata dalle elezioni nazionali. Nel contempo hanno il potere di influenzare le leggi e sono soggetti attivi nella democrazia.

Le minoranze sono una delle priorità chiave dell'anno europeo 2010 per combattere la povertà e l'esclusione sociale. Ti aspetti risultati positivi per i Rom?

Quest'anno non ci saranno grandi differenze per lo status sociale ed economico dei Rom in Ungheria. Le principali attività hanno riguardato la produzione di pubblicazioni, alcuni eventi e campagne mediatiche, ma nessun progetto reale. Ma la questione chiave è che non tutti i Rom hanno accesso ai fondi strutturali, soprattutto perché le organizzazioni che lavorano alla promozione della loro causa non hanno risorse umani e finanziarie da adoperare. Detto questo, la lingua della UE, a confronto con quella degli stati nazionali, è più progressiva e la UE può essere davvero un veicolo per generare cambi nella comunità rom.

Quali sfide affronterà il settore no-profit ungherese nei prossimi cinque anni?

Le OnG in Ungheria non hanno finanziamenti base per condurre e sostenere l'esistenza dei loro uffici ed operare su progetti di base. Questa è davvero la sfida principale.

Vedi qualcosa di positivo arrivare dalla crisi economica?

Penso che c'è qualcosa di positivo: la gente è più cosciente della povertà. Per esempio, adesso sto lavorando nel nord dell'Ungheria, un'area sottosviluppata dove ho fondato un'OnG guidata da donne rom. Sfortunatamente è stata recentemente allagata da un fiume ed abbiamo ricevuto una massa senza precedenti di vestiti, mobili ed altre donazioni. Le città sono state impaurite dalla crisi e come risultato, sono più caritatevoli.

 
Di Fabrizio (del 26/06/2009 @ 09:46:01 in Europa, visitato 2288 volte)

Da Roma_Daily_News [Non entro nei giudizi politici dell'articolo (se non si capisce il giornale The Post è della Repubblica Irlandese), ma i recenti fatti di violenza a Belfast contro la comunità rom rumena, risvegliano un passato che si voleva dimenticare. Si ripropone anche la questione della fallita integrazione nelle aree ghetto cittadine - PS chiedo scusa per alcune imprecisioni nella traduzione]

ThePost.ie 21 giugno 2009 - By Tom McGurk

L'attacco razzista alla comunità rom nell'area Village di Belfast è arrivata senza sorpresa a chi conosce il luogo.

Per anni, è stata un sinonimo degli elementi degli elementi lealisti più estremi e, durante i Disordini, era dominata dal paramilitarismo lealista. Durante i peggiori giorni degli assassinii settari a Belfast, il Village era il quartier generale per alcune delle più sanguinarie bande lealiste.

Situato proprio sotto Falls Road presso l'autostrada M1 e vicino al centro cittadino, era posizionato idealmente per le uscite delle bande di assassini verso le adiacenti aree cattoliche per rapire le vittime.

Per anni, molti dei corpi delle persone che uccidevano sarebbero state trovate alla luce del mattino nelle vaste aree delle discariche che circondavano il Village.

Sempre più decrepito ed in rovina, il Village è oggi simbolico di quello che è accaduto a vaste sezioni delle comunità della classe operaia unionista del Nord, con enormi livelli di disoccupazione, bassi livelli di successo scolastico e seri abusi di alcool e droga.

Negli anni recenti, quanti potevano lasciavano il Village, col risultato che molti edifici sono stati comprati a poco prezzo dalle immobiliari per affittarli. Questo a sua volta ha portato ad un afflusso di immigrati nell'area.

Qui allora è il vecchio territorio della classe operaia unionista che, semmai, approfondisce le incertezze nella nuova dispensa politica del Nord. Sospetto che gli attacchi ai Rom a lungo perseguitati, vengano come una sorpresa, [Rom] che hanno la più grande percentuale di vittime uccise nei campi di sterminio nazisti.

D'altra parte, sono soltanto le ultime vittime degli attacchi settari nel Nord, che ha il più alto livello di crimini razziali in queste isole. Negli anni, ci sono stati persistenti attacchi alla comunità cinese a Belfast sud, ed in altri posti a Polacchi e Portoghesi.

Le origini degli ultimi attacchi risiedono nei tumulti attorno alla partita Irlanda del Nord - Polonia a marzo nel vicino Windsor Park. Dato che la comunità polacca è soprattutto cattolica, c'è voluto davvero poco per far esplodere le violenze.

Da marzo, sembra esserci stata una sistematica, se non spasmodica, campagna per "liberare" l'area del Village dagli stranieri, culminata negli attacchi di questa settimana ai Rom.

Una recente indagine del giornale The Observer puntualizza che circa il 90% dei crimini razziali nel Nord sono avvenuti nelle aree lealiste,un segnale significativo sull'eredità di cui il lealismo paramilitare, ufficiale o meno, è largamente responsabile.

Ha scritto The Observer che "questi assalti variano dalle bombe molotov contro le case dei lavoratori migranti agli sgomberi forzati delle donne di colore dalle case lealiste. In un caso i razzisti hanno sparso escrementi su una chiesa cattolica in Upper Newtownards Road a Belfast est, che era diventata il tempio per le infermiere filippine che lavorano nel vicino Ulster Hospital."

[...] Possiamo solo essere testimoni che gli spasmi morenti del bigottismo raddoppiano il cosiddetto Protestantesimo-Anglo-Sassone nel Nord e la sua infame intolleranza verso chi è diverso da sé.

Ma forse quello che è successo a Belfast settimana scorsa è ancora un altro segnale delle crescenti preoccupazioni e dello scontento sociale sulle politiche migratorie multi-razziali e multi-etniche della UE?

In tutta Europa, nelle recenti elezioni, ci sono stati significativi segnali che la razza e la migrazione stanno entrambe assumendo importanza politica, non ultima in Bretagna.

Là, migliaia di votanti laburisti della classe operaia hanno abbandonato il loro partito per eleggere due membri del Partito Nazionale Britannico (BNP). Altre migliaia si sono affollate nel Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP).

Pochi commentatori l'hanno menzionato, ma il voto combinato di UKIP e BNP al 22,7% è stato superiore a quello che hanno preso tanto i Laburisti che i Liberali presi singolarmente, mentre è solo del 5%  inferiore a quello dei Conservatori che sono al 27,7%.

Il crescente voto britannico per gli Euroscettici ora eguaglia metà dell'elettorato, con le preoccupazioni sull'immigrazione al suo centro. (Nessuna meraviglia che ci siano preoccupazioni europee e a Downing Street sul ripassare all'Irlanda i protocolli del Trattato di Lisbona sul percorso che potrebbe aver bisogno di ritornare a Westminster).

Infatti, in tutta Europa (dove soltanto due elettori su cinque hanno votato) ci sono stati spostamenti significativi verso i partiti anti-immigrazione di destra in Danimarca, Olanda, Belgio, Austria ed Italia. Partiti stridentemente nazisti hanno registrati successi in Ungheria e negli stati Baltici.

L'austriaco Partito della Libertà ha oltre che raddoppiato i suoi voti, ottenendo il 13,1%, con una piattaforma anti-islam. Nei Paesi Bassi, il partito anti-islamico di Geert Wilders ha ottenuto il 17% dei voti, con quattro seggi e tre ne ha portati a casa l'ungherese Jobbik.

Jobbik si descrive come Euroscettico ed anti-immigrazione e vuole che la polizia ponga termine ai piccoli crimini commessi dagli zingari - ironicamente gli stessi Rom che sono sotto attacco a Belfast. I critici definiscono il partito come razzista e antisemita.

Mentre si approfondisce le recessione economica europea, creando sempre più disoccupazione e code crescenti per l'assistenza sociale, il dibattito sull'immigrazione può dirsi sospeso come importanza politica.

L'elefante nella cristalleria è che l'ampio voto anti-Lisbona dell'anno scorso da parte della classe operaia irlandese, può ben essere stato influenzato dall'immigrazione, ma tali sono le limitazioni che ci sono imposte dagli zar del politicamente corretto, che la cosa non può essere ammessa pubblicamente. In effetti, ogni domanda riguardo le più ampie implicazioni dell'immigrazione porta al riflesso pavloviano dell'accusa di razzismo.

La criminalità politica, ovviamente, cercherà sempre il punto di minor resistenza e gli sfortunati Rom di Belfast settimana scorsa sono serviti allo scopo. Ma possiamo appena ignorare il potenziale sfruttamento della destra su questo tema, non ascoltando le preoccupazioni della gente?

Per esempio, non tenere in conto del giudizio dell'Irlanda sul Trattato di Lisbona è tornare al gioco delle tre carte di Bruxelles, o, come ha scritto elegantemente sul Guardian un diplomatico UE: "Vogliamo il massimo impatto in Irlanda e il danno minimo per tutti gli altri". Vediamo qui il malessere democratico europeo in tutto il suo genio furtivo, tessere un muro di parole attorno al fatto non modificabile che lo stesso Trattato di Lisbona può essere soltanto rivotato.

Come nelle sue ambizioni multiculturali, il diritto di voto dei cittadini non è richiesto. Talvolta ci si domanda se la questione che pende sul programma europeo porti al XXI secolo, o indietro agli anni'30.

 
Di Fabrizio (del 03/04/2010 @ 09:44:12 in Europa, visitato 2448 volte)

Da Hungarian_Roma

Reuters 29-3-2010 By Marton Dunai

OZD, Ungheria (Reuters) - Lo scenario è classico. L'economia ungherese è in crisi, la sua vista minoranza rom è un facile capro espiatorio ed un partito di estrema destra che protesta contro i "truffatori zingari" ed i "parassiti del welfare" è previsto come il grande vincitore.

Se i sondaggi hanno ragione, il partito nazionalista Jobbik ha la possibilità  di diventare il secondo partito più grande dopo le elezioni dell'11 e 25 aprile, negando al favorito Fidesz di centro-destra la possibilità  di ottenere i due terzi della maggioranza.

"Con la sua retorica ultrapopulista, lo Jobbik potrebbe influenzare le politiche del prossimo governo," ha detto l'analista politico Andras Giro-Szasz. "Lo Jobbik può limitare il mandato popolare del prossimo governo."

I Rom compongono tra il 5 e il 7% della popolazione ungherese e diffamarli si è dimostrata la tattica di maggior successo di Jobbik da quando un crollo economico di oltre il 6% l'anno scorso ha lasciato disoccupato un Ungherese su 10.

Le sue vittorie più grandi sono state in posti come Ozd, nel povero nord-est ungherese, una città  dell'acciaio piombata in tempi bui, dove sono stati sconfitti i Socialisti che lì avevano un seggio da 16 anni.

E' cresciuta la disoccupazione

La disoccupazione a Ozd da anni è oltre il 20%, ed un terzo della popolazione è rom. Jobbik (Movimento Per un'Ungheria Migliore) lì ha quasi battuto il Fidesz nelle elezioni del 2009 per il Parlamento Europeo, e la sua popolarità  da allora è sempre cresciuta.

"Molti di noi sono stufi di come gli Zingari pensano dell'assistenza sociale come modo di vita," dice Andras Kemacs - meccanico, 27 anni di Ozd - "Jobbik mi ha impressionato per la sua apertura su ciò."

Jobbik ha anche capitalizzato il risentimento popolare contro l'elite politica, incluso il Fidesz, che ritiene corrotta.

Ha demonizzato l'Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale, che insistevano su un doloroso taglio delle spese come condizione di risanamento delle finanze pubbliche ungheresi.

E con un uso attento dei media, usando Internet per raggiungere i giovani - incluso gli studenti delle superiori, ha sorpassato tutti gli altri partiti eccetto il Fidesz.

I sondaggi mostrano che a livello nazionale lo Jobbik è vicino al 20% tra chi ha deciso di votare. Questo lo porta spalla a spalla con i Socialisti al governo, mentre il Fidesz ha circa il 60% delle proiezioni di voto.

Questi successi, monopolizzando il voto di destra e rubandone a sinistra, ha eroso le possibilità  del Fidesz di ottenere la maggioranza dei due terzi che sarebbe quella piattaforma di una vasta riforma auspicata dagli economisti.

L'Ungheria per anni ha lottato per migliorare il suo gonfiato settore governativo ed assestare la spesa pubblica. I tagli alla spesa hanno posto il deficit sotto controllo, ma la maggior parte delle riforme strutturali di settore ritardano.

La riforma chiave richiedente una maggioranza dei due terzi è la razionalizzazione dei 3.200 governi locali, da cui dipendono scuole ed ospedali e sono i maggiori percettori del budget statali.

Fidesz potrebbe anche provare una riforma del finanziamento al partito notoriamente corrotto.

Decadimento e disperazione

Ad Ozd, i problemi che assalgono l'Ungheria, e specialmente i Rom, sono terribilmente evidenti.

Dopo il 1989 il collasso del comunismo ha portato alla chiusura delle acciaierie di Ozd, la principale fonte di lavoro, rigettando fuori dal mondo del lavoro 14.000 persone. I Rom, manodopera non specializzata, sono stati i primi ad essere tagliati fuori, la maggior parte non ha più lavorato da 20 anni.

Decadimento e disperazione nei villaggi del circondario ha portato migliaia di persone a Ozd. Oggi, un terzo dei 39.000 residenti sono Rom, dice Lajos Berki, leader del Consiglio Comunitario Zingaro.

"Circa 1.000 di noi hanno più o meno un lavoro regolare," dice Berki. "Il resto vive con il welfare. Ci sono problemi, inutile negarlo. Qualche migliaio di Zingari ha causato problemi reali."

La baraccopoli rom ai margini di Ozd, conosciuta come Hetes, ferve di attività , ma nessun lavoro salariato. I ragazzi giocano a calcio fuori da case in rovina, mentre gli adulti tagliano legna raccolta illegalmente o vagano senza scopo.

"Non sono fissato col welfare," dice Gyula Budai, in piedi accanto all'unico rubinetto funzionante che si dividono 500 Rom.

"Portateci via, dateci lavoro, e vedrete chi vuole lavorare e chi no."

Tensione prolungata

Il candidato di Ozd per il Fidesz, Gabor Riz, riconosce in un'intervista i problemi, ma rifiuta di chiamarli "questione Rom".

"Non c'è ragione di temere un conflitto etnico Rom-Ungheresi," dice. "Ma potrebbero esserci tensioni prolungate tra percettori di reddito e beneficiari di welfare."

Però, il membro socialista di Ozd del parlamento, Istvan Toth, dice che i politici hanno evitato la questione.

"Abbiamo percepito i problemi, ma pretendendo che potessero sparire se non e parlavamo," dice alla Reuters. "Abbiamo solo cercato di dividere (i Rom) lungo linee di partito, ed ora d'improvviso scopriamo che... Jobbik ha giocato la carta Zingara."

Il candidato Jobbik di Ozd, Andras Kisgergely, non ha avuto problemi nel riempire il più grande teatro della regione durante il suo rally.

"Per 500 anni, gli Zingari non sono stati capaci di adottare le norme culturali per vivere in pace con la maggioranza," ha detto al pubblico.

"Nove criminali su 10 sono Zingari... Dobbiamo porvi un fine. Dobbiamo aumentare la sicurezza pubblica, e creare lavoro. Farli lavorare. Dobbiamo legare il benessere al lavoro della comunità ."

Gli 800 spettatori nella sala applaudivano entusiasti ad ogni punto.

Peter Borbas, 40 anni - impiegato in ufficio, era uno di loro.

"Infine, dobbiamo parlare del crimine zingaro," dice. "La gente ne avuto abbastanza. Nessun metodo è troppo radicale per finirla col crimine zingaro."

(Editing by Krisztina Than and Kevin Liffey)

 
Di Fabrizio (del 20/05/2009 @ 09:43:47 in Europa, visitato 2407 volte)

Da Roma_Daily_News

The Prague Post
La destra è tornata in Europa Centrale, ora con moderne tecniche di pubbliche relazioni
14 maggio 2009 | By Jaroslaw Adamowski, For the Post

Courtesy Photo

Mentre i mezzi d'informazione cechi sempre più riportano di incidenti a sfondo nazionalista o razziale, anche gli osservatori più passivi iniziano a chiedersi: E' cambiato qualcosa nella società ceca? Col crescere dell'intolleranza verso la minoranza rom, manifestazioni neonaziste e leader stranieri di organizzazioni suprematiste bianche invitati a tenere letture alle università, sono soltanto tentativi di gruppi marginali per ottenere attenzione, o c'è qualcos'altro? La società ceca è l'unica a confrontarsi con questi problemi?

L'aumentata attività dei movimenti di estrema destra è parte di una tendenza nell'intera regione. In quasi tutti i paesi dell'Europa centrale - Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia - politici nazionalisti e di estrema destra stanno preparando un grande ritorno. Stavolta, hanno imparato la lezione dalle sconfitte precedenti e, come risultato, hanno ammorbidito la loro immagine. Ora, la questione è: Perché e come sono tornati?

Non è una coincidenza che, come l'economia globale ha smesso di scendere e la recessione ha colpito duro l'Europa centrale, i partiti di estrema destra si sono rafforzati. Quando i politici, di destra o sinistra, offrono poche soluzioni dirette per superare la crisi, c'è sempre il rischio che la gente voti di getto per qualcuno che offre soluzioni semplici a problemi complicati.

Ungheria

In Ungheria, ad esempio, Jobbik, il Movimento per un'Ungheria Migliore, è un partito di estrema destra con un'agenda che include la reintroduzione della pena di morte, "l'indipendenza economica", e di mandare tutti i cittadini di origine rom fuori dal paese. Potrebbero entrare nel Parlamento Europeo con le elezioni di giugno. Il partito si nutre con le paure della società ungherese: un'economia nazionale in arretramento che ha sofferto della stagnazione molto prima del tracollo globale, la crescita della disoccupazione, del crimine ed una minoranza rom che rimane non integrata. Jobbik ha approfittato dell'incapacità della classe politica dirigente o della mancanza di volontà di affrontare quelle paure. I sondaggi dicono che Jobbik potrebbe avere un base tra il 4 e il 5%, che è abbastanza per passare la soglia per ottenere seggi in Parlamento.

Formatosi nel 2002 come organizzazione giovanile del partito di di destra Fidesz - la più grande opposizione parlamentare e probabile vincitore delle prossime elezioni - Jobbik si è trasformato in un partito autonomo un anno dopo e da allora si è ritagliato una posizione propria con discorsi d'odio e violenza contro i Rom, gli Ebrei e le "elite liberali e di sinistra". Nell'agosto 2007, un gruppo di 56 indossando uniformi bianche e nere ed i distintivi cappelli Bocksai del periodo tra le due guerre, si sono riuniti a Budapest presso la famosa Budai Var, la Collina del Castello, accanto al Palazzo Presidenziale. Il leader di Jobbik, il trentunenne Gabor Vola, prestò giuramento di lottare per "una nazione, una religione e una patria". Politici del Fidesz ed il primo ministro della difesa del post comunismo, Lajos Fur, parteciparono alla cerimonia. Il numero degli aderenti alla Magyar Garda - un gruppo paramilitare associato a Jobbik, è cresciuto a circa 2.000. Sono stati senza successo i tentativi giudiziari di mettere fuorilegge il gruppo, registrato da Jobbik come "associazione culturale". La forza del gruppo, secondo Vona, è di "proteggere la nazione ungherese".

Anche se le inclinazioni di destra per le uniformi e per l'arte militare non sono cambiate dagli anni '30, questi gruppi hanno provato a modificare la loro immagine negli anni. I moderni nazionalisti non hanno niente dei loro predecessori negli anni '90, che sembravano vivere soprattutto nel passato. Vestito con abiti di buon taglio e sorridente, Vona assomiglia ad un uomo d'affari, piuttosto che ad un leader dell'auto proclamato "partito cristiano patriottico radicale". Laureato in storia e psicologia ed ex insegnante, Vona pesa le sue parole quando risponde alle domande dei giornalisti. Al posto di invocare slogan razzisti, parla della "situazione irrisolta della sempre crescente popolazione zingara". Al posto della retorica anti UE, dice che il suo partito "appoggia la cooperazione europea, ma non l'attuale alleanza burocratica tra stati".

Il giovane leader di Jobbik sa che, per accogliere un più ampio spettro di votanti, deve comunicare contenuti estremi con una confezione moderata. E' per questo che il partito ha scelto Krisztina Morvai, professoressa dell'Università di Budapest, come capolista alle elezioni europee. La sua eloquenza, stile e curriculum, che include il lavoro per le Nazioni Unite, fanno di lei un perfetto candidato per Jobbik che sta tentando di migliorare la propria immagine. I nuovi nazionalisti sanno che un altoparlante ed un gruppo di militanti violenti non basta per ottenere un seggio al Parlamento. Stanno provando ad espandere la loro influenza oltre i tradizionali steccati politici entrando nei media o convincendo imprenditori stranieri a sponsorizzare le loro attività, come nel caso della Polonia, dove l'estrema destra si è infiltrata nei media pubblici.

Polonia

Anche se i due maggiori partiti nazionalisti - LPR, o Lega delle Famiglie Polacche, e Samoobrona, o Auto-Difesa - dal 2007 non hanno seggi in Parlamento, i loro aderenti hanno mantenuto i posti in vari corpi influenti, come il tavolo di supervisione della televisione pubblica. Nel dicembre 2008, Piotr Farfal, ex membro della LPR e neonazista in gioventù, divenne il presidente delle trasmissioni della televisione pubblica.

Dopo la sconfitta elettorale della LPR nel 2007, Farfal e i suoi seguaci di estrema destra cominciarono ad organizzare la branca polacca del movimento pan-europeo Libertas, fondato dal multimilionario irlandese Declan Ganley, sperando che un nuovo marchio straniero con un ricco investitore - come nel commercio ordinario - possa sostenere le loro probabilità nelle elezioni europee. Anche se Ganley assicura che il suo partito è de facto pro-europeo, i candidati di Libertas in Polonio offrono un'impressione differente. Tutte le figure chiavi erano precedentemente associate a movimenti anti-UE, fondamentalisti cristiani e nazionalisti, che spingevano per radicalizzare la legislazione polacca contro l'aborto (che è già una delle più severe in Europa), proibire la prostituzione, reintrodurre la pena di morte e rendere economicamente la Polonia del tutto autosufficiente. Ironicamente, la stessa globalizzazione che loro così disprezzano, ha permesso ai nazionalisti polacchi di ricevere supporto finanziario da un milionario irlandese.

Mentre Farfal non si è unito al nuovo partito, le sue simpatie politiche si fanno sempre più evidenti con l'avvicinarsi delle elezioni del 7 giugno. Ad una prima occhiata, i contenuti televisivi non sembrano essere cambiati significativamente, ma sono i dettagli che importano. Quando Ganley ha visitato la Polonia il 20 marzo, la televisione pubblica ha interrotto la normale programmazione per trasmettere la sua conferenza stampa. Il giorno stesso, un'intervista speciale con Ganley è andata in onda subito dopo un popolare programma di informazione, un conduttore che originariamente doveva condurre l'intervista ma rifiutò di farlo venne sospeso poche settimane dopo. Dato che la manipolazione politica è sempre stata un tema caldo nella televisione pubblica polacca, "adattare" i suoi programmi ai bisogni di un partito valutato meno dell'1% nei sondaggi pre-elezione, ha causato abbastanza agitazione. Un certo numero di importanti figure pubbliche ha protestato contro i colleghi nazionalisti di Farfal, assumendo la direzione delle trasmissioni pubbliche e rimpiazzando i manager ed i giornalisti con altri provenienti dai loro ranghi.

Slovacchia

In Slovacchia, gli estremisti hanno similarmente appreso a valutare più il pragmatismo dell'idealismo. L'SNS di estrema destra, o Partito Nazionale Slovacco, è parte della bizzarra coalizione socialdemocratica e nazional-populista del Primo Ministro Robert Fico, che ha governato dal 2006. L'SNS accusa i giornali slovacchi di favorire l'opposizione, ma non esita a sua volta nell'usarli strumentalmente. Il suo talento nel manipolare i media si è mostrato pienamente lo scorso 5 aprile, quando il presidente Ivan Gašparovič si assicurò il suo secondo termine di governo con l'approvazione della coalizione in carica. Il suo principale oppositore, la liberale Iveta Radičová, doveva la sconfitta soprattutto alla campagna negativa lanciata dall'SNS. Mentre si avvicinava il giorno delle elezioni, i nazionalisti slovacchi pagarono una pagina intera di pubblicità con false accuse a Radičová di promettere l'autonomia alla minoranza ungherese. In un paese dove la disoccupazione supera l'11% ed il governo offre poche soluzioni alla crisi finanziaria, la tentazione di incolpare Ungheresi e Rom durante la campagna è cresciuta e ha trovato un elettorato attento.

Le moderne tecniche di pubbliche relazioni hanno fornito utili attrezzi all'estrema destra. Sfortunatamente, questo va crescendo e non è l'eccezione. I politici estremisti ne stanno diventando adepti e si auto dipingono come alternative ragionevoli; questo è forse più preoccupante dei messaggi stessi.

- The author is is a Polish freelance writer who divides his time between Warsaw and Istanbul. He writes about Central Europe for the Journal of Turkish Weekly.

Jaroslaw Adamowski can be reached at features@praguepost.com
 

 
Di Fabrizio (del 11/04/2011 @ 09:41:30 in Europa, visitato 1639 volte)

Da Roma_Francais

  Giornata internazionale dei Rom: intervista con l'attivista indipendente Béla Radics

Posté par Corentin Léotard • 8 avril 2011 à 5:41

Béla Radics si autodefinisce come un attivista indipendente per i diritti dei Rom. Nel suo blog, rende conto della situazione dei Rom in Ungheria, con un occhio molto critico tanto sulle autorità ungheresi che sui rappresentanti rom.

Lei crede alla volontà della presidenza ungherese dell'Unione Europea di agire a favore di una integrazione dei Rom?

Non ci posso credere. La presidenza ungherese e l'Unione Europea pretendono di prendere decisioni riguardo all'integrazione dei Rom, senza la partecipazione degli stessi, senza loro rappresentanza. Basta pensare che ci sono circa dai 12 ai 15 milioni di Rom in Europa e soltanto una rappresentante dei Rom al Parlamento Europeo. E' insensato! In Ungheria, i programmi d'integrazione dei Rom esistono solo sulla carta. Noi, i Rom coinvolti, ancora non sappiamo niente riguardo alla prossima strategia dell'Unione Europea.

Viktor Orban è credibile in questo ruolo?

A mio avviso, Viktor Orban non è credibile in questo settore. Al Parlamento Europeo, si fa passare come un uomo sensibile e sociale, ma a casa, in Ungheria, prende misure contro i Rom, misure che li spingono in una povertà ancora più profonda, verso una carestia mortale. Lui ed il suo governo favoriscono la retorica fascista dell'estrema destra dandogli uno spazio illimitato. Con messaggi in codice, con insinuazioni, svolgono in realtà la stessa retorica anti-Rom del partito Jobbik.

Per voi è una buona soluzione una strategia d'integrazione su scala europea?

Potrebbe essere una buona soluzione, ma non così, senza la partecipazione dei Rom. L'Europa non ha il diritto di prendere decisioni riguardo gruppi di persone senza chiedere l'opinione di milioni d'interessati, escludendoli dai processi decisionali, dall'attuazione delle leggi e dei programmi. Sarebbe la profanazione della democrazia e dei diritti umani fondamentali!

Si fida delle autorità ungheresi per giudicare in maniera equa e trasparente i quattro presunti autori degli attacchi anti-Rom?

Non sono in grado di fidarmi della giustizia ungherese. Nel corso della mia vita, ho visto molte volte le decisioni razziste e le sentenze anti-Rom che ha preso. Per di più, molte persone pensano che questa serie di omicidi è avvenuta su controllo politico. Pensiamo che i veri colpevoli non siano stati identificati e che il responsabile principale sia ancora sconosciuto. E' triste, ma penso che questo processo non sarà altro che un drammatico spettacolo.

Lei è molto critico verso i rappresentanti della minoranza rom, verso Florian Farkas [rappresentante nazionale del governo autonomo minoritario rom], per esempio, che lei tratta da marionetta del Fidesz. Perché?

La "Legge Elettorale delle Minoranze" è antidemocratica sotto diversi aspetti, a livello locale, regionale ma anche nazionale. La legge non permette la partecipazione all'elezione dei rappresentanti indipendenti che s'impegnano e sono disposti ad agire per la loro gente. Prevede che solo i membri di partiti o organizzazioni possano partecipare alle elezioni come rappresentanti. La maggioranza dei rappresentanti dei Rom sono politici pagati e diretti dall'attuale governo. Per esempio, Florian Farkas è uno dei leader della politica rom governativa, in qualità di commissario ministeriale di supervisione di aiuto ai Rom. Ma nel contempo, è deve anche rappresentare gli interessi della comunità rom come presidente dell'Autogoverno Nazionale Rom. Come può conciliare queste due posizioni? Dovrà controllare se stesso? Dovrà discutere con se stesso? Protestare contro le somme dei fondi stanziati per i Rom o contro le stesse decisioni? E' una situazione politica schizofrenica!

Secondo lei, questi rappresentanti dei Rom hanno la volontà, ed il potere, di migliorare la situazione dei Rom in Ungheria?

No, non lo penso. E' noto che la rappresentanza parlamentare delle minoranze nazionali ed etniche in Ungheria, non è stata regolata negli ultimi vent'anni, e quindi tutti i governi hanno conseguentemente violato la Costituzione (dal 1989). Secondo la percentuale della popolazione rom in Ungheria - circa l'8% - ci si aspetterebbe che i Rom avessero una ventina di rappresentanti democraticamente eletti al Parlamento ungherese. Invece, ci sono solo tre rappresentanti di origine rom, il cui compito non è la rappresentazione reale e fedele dei Rom, ma seguire rigorosamente la politica del loro partito di appartenenza.

Lei denuncia un "etno-business". Cosa intende con questa formula?

Secondo il diritto ungherese, è considerato Rom chi si dichiara tale. Su questa base, si sono create molte false organizzazioni rom, per ottenere soldi pubblici, ma non per una vera attività di protezione di interessi... che non sono destinati a loro.

Le divisioni in seno alla comunità rom (culturali e politiche) sono un freno alla loro integrazione nella società ungherese?

Penso che il principale ostacolo all'integrazione sia l'elite politica tradizionale.

Ritrovate il blog di Béla Radics: International Roma/Gypsy Blog from Hungary B. Radics


Contrappunto: Rita Izsák, capo del gabinetto del ministro all'inclusione sociale, Zoltán Balog:

La situazione è molto difficile, ma non bisogna incolpare lo stato ungherese che fa molto per l'integrazione dei Rom. Abbiamo messo in campo dei programmi di lotta contro la povertà e particolarmente contro la povertà infantile, ed un programma per l'alloggio. Se io stessa sono arrivata a questo posto, è grazie ad una borsa di studio dello stato ungherese, che mi ha permesso di andare all'Università. Mi dispiace che le persone in causa non si rendano conto di tutto ciò che si fa per loro. Bisogna capire che la questione dell'integrazione dei Rom è molto complessa e che i risultati delle nostre misure non possano dare frutti che a lungo termine. E non dubito della volontà del primo ministro Orbán di agire in questo senso. Siamo ad un momento storico, perché tutti gli attori sono mobilitati.

 
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 09:41:00 in Europa, visitato 2266 volte)

Da Hungarian_Roma

BUDAPEST, Feb 12 (Reuters) By Krisztina Than - L'approfondirsi delle recensione rifornisce il risentimento verso i Rom d'Ungheria, alimentando le tensioni con la più grande minoranza del paese ed aumentando i problemi del governo socialista.

Il partito Jobbik di estrema destra spera di ottenere consensi seguendo l'aumento di dimostrazioni pubbliche di antagonismo contro i Rom, o zingari, ed ha chiamato ad un corteo contro quelli che chiama gli omicidi ed altri crimini commessi dal popolo Rom.

Il più grande partito d'opposizione, Fidezs, ha pure lui aumentato la pressione sul governo di Ferenc Gyurcsany, invitandolo martedì a reprimere i crimini.

"La radicalizzazione dell'estrema destra e... del dialogo sociale sta rompendo soglie e controlli che sinora hanno lavorato (nella società)," ha detto a Reuters Antal Orkeny, professore di studi sulle minoranze dell'Università ELTE.

Un capo di polizia nella città nord orientale di Miskolc, in una delle regioni più povere, il mese scorso ha rimproverato i Rom dei furti per strada. E' stato rimosso, ma poi rimesso al suo posto e migliaia di persone hanno manifestato in suo appoggio.

Durante un incontro domenica, a seguito dell'uccisione del giocatore rumeno di pallamano Marian Cozma (di cui i Rom sono stati incolpati ndr) a Veszprem nell'Ungheria occidentale, alcuni tra la folla hanno gridato "Morte agli zingari!", già prima che la polizia rendesse noto che i sospettati erano Rom.

L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom nell'Europa orientale, tra il 5 e il 7% su una popolazione di 10 milioni. Sono rimasti ai margini, mancando da decenni di lavoro e istruzione adeguata.

Con la disoccupazione attorno al 7,8% a settembre-novembre ed in aumento su un'economia sostenuta da $25.1 milioni del pacchetto di salvataggio del FMI (fondo monetario internazionale), la rivalità si è intensificata in settori come quello delle costruzioni, dove i Rom nel passato potevano trovare lavoro.

La manifestazione di venerdì è organizzata da Jobbik, che si autodefinisce "partito nazionale Cristiano" e combatte contro il "crimine rom". A gennaio, in un sondaggio della Szonda Ipsos, ha ottenuto il 4% dei voti.

Ha chiamato la gente all'Arena sportiva di Budapest per protestare contro ciò che definisce "i furti brutali e gli assassinii commessi dai Rom criminali".

POVERTA' E PREGIUDIZI

Jobbik appoggia la Guardia Ungherese, un gruppo nazionalista radicale di quasi 2.000 membri, Jobbik, che potrebbe eleggere un candidato nelle elezioni del Parlamento Europeo a giugno, sta agendo per capitalizzare il risentimento versoi Rom.

Ma mentre il governo socialista di minoranza combatte per contrastare l'impatto della recessione ed il montare della frustrazione popolare, il più grande partito d'opposizione, Fidesz, [...] che i sondaggi danno al 61%, chiede al governo di agire contro il crimine.

"E' tempo di un onesto, discorso diretto. Dobbiamo dire che il numero dei crimini seri commessi dai Rom sta crescendo ad un tasso allarmante," ha detto Fidesz in una dichiarazione.

Il governo, che nel 2006 si è trovato a fronteggiare i disordini dei gruppi di estrema destra e la cui popolarità è crollata, ha affermato che c'è bisogno di più programmi di lavori pubblici e di rafforzare la polizia.

"Dobbiamo agire finché possiamo, senza aspettare che emergano inimmaginabili sviluppi sociali dai pregiudizi e dalle azioni dei vigilanti," ha scritto sul proprio blog il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany dopo il delitto di Veszprem.

"Se la questione rimane in agenda e Jobbik offre la risposta più semplice, aumentano le sue possibilità di entrare nel Parlamento Europeo," ha detto l'analista politico Zoltan Kiszelly.

Ottenere un seggio in Europa potrebbe aprire la strada per ottenerne uno in Ungheria alle elezioni di primavera prossima.

"Abbiamo due tornate elettorali consecutive, e nessun partito pensa di poter ottenere voti denunciando con forza l'estremismo ed ergendosi a difesa dei Rom," ha detto alla Reuters Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre.

Reporting by Krisztina Than, Additional reporting by Marton Dunai; Editing by Sara Ledwith and Timothy Heritage

 
Di Fabrizio (del 29/08/2009 @ 09:36:20 in conflitti, visitato 2270 volte)

Da Hungarian_Roma (segnalazione precedente)

NRC Handelsblad Le uccisioni dei Rom mettono in mostra le tensioni sociali in Ungheria 26 agosto 2009 10:41

Parenti di Maria Balogh, colpita a morte il 3 agosto scorso, confortano sua madre durante i funerali a Kisleta. Photo AP
Quattro neonazisti ungheresi arrestati per la grande quantità di orribili omicidi di zingari. La minoranza rom organizza la propria difesa.
By Marloes de Koning in Gyöngyöspata

Gli uomini della comunità rom di Gyöngyöspata si alternano nel pattugliare il loro quartiere. Ogni sera alle 18 girano per il villaggio in due macchine, guidando molto lentamente attraverso le strade tortuose dove vivono i Rom.

"Le case senza recinti sono le più vulnerabili" dice Tamás Bangó, un uomo grosso e ciarliero che fa parte del gruppo vigilante a Gyöngyöspata, guidando per il villaggio. "Da alla gente un senso di sicurezza sapere che siamo qua intorno."

Nove attacchi

Tra i sedili anteriori ha un bastone metallico telescopico ed un coltello. "Non li ho mai dovuti usare, ma sono pronto," dice Bangó. Sottolinea come il suo gruppo stia nei limiti della legge. L'arma più potente del gruppo è il telefono mobile.

In apparenza, qui ci sembra ci sia poco da giustificare una simile vigilanza. Nella penombra, le case isolate ai limiti del sonnolento villaggio, ad un'ora di strada a nord est di Budapest, sembra più pacifico che mai.

Ma la comunità rom in Ungheria è terrorizzata dopo la recente serie di uccisioni. Da novembre sei Rom sono stati uccisi in nove attacchi.

L'ultimo incidente è successo il  agosto, quando una donna rom, Maria Balogh, è stata uccisa nel sonno e sua figlia di 13 anni seriamente ferita, nella città di Kisleta, nell'Ungheria Orientale.

A febbraio, un padre e suo figlio di 5 anni furono colpiti a morte mentre correvano fuori dalla loro casa a cui era stato dato fuoco, a Tatarszentgyörgy nell'Ungheria Centrale.

Venerdì scorso [21 agosto ndr] la polizia ha arrestato quattro sospettati di essere dietro alle uccisioni dei Rom. Giovedì la polizia aveva detto di aver trovato il DNA di due degli uomini in diversi posti luogo di omicidi. Ha detto che gli assassinii erano motivati razzialmente e accuratamente pianificati. Secondo i media ungheresi avevano svastiche tatuate ed erano conosciuti per il loro odio verso i Rom.

Gli attacchi hanno messo in mostra e alimentato le crescenti tensioni sociali dentro l'Ungheria.

Segregazione crescente

Nella cucina della casa di János Farkas, capo dell'Autogoverno rom nella regione, un gruppo di uomini stava discutendo animatamente. "L'Ungheria sembra pacifica," diceva Farkas, un piccol uomo con baffi ispidi ed una maglietta Puma senza maniche. "Ma nel frattempo dei bambini sono stati brutalmente uccisi. Dobbiamo organizzare la nostra difesa."

Nonostante la mancanza di statistiche credibili ci sono molti segni che la divisione tra Rom e non-Rom in Ungheria si stia ampliando.

"La segregazione sta aumentando," ha detto János Ladányi dell'Università Corvinus di Budapest, esperto di Rom. Sotto il comunismo tutti in Ungheria avevano un lavoro e le differenze sociali erano sensibili. Ma dagli anni '90 molti occupati con bassa professionalità sono stati espulsi dalle città verso i cosiddetti "villaggi ghetto", riducendo inoltre le loro possibilità di trovare lavoro.  In questa categoria gli anziani ed i Rom sono sovra-presenti.

Mentre la popolazione ungherese sta invecchiando ed assottigliandosi, la giovane popolazione rom è in crescita, dice Ladányi. In cima ai problemi strutturali viene la discriminazione e la rapida ricerca di un capro espiatorio. La crisi economica serve soltanto ad aumentare il problema.

Nelle elezioni parlamentari europei di giugno, il partito Jobbik di estrema destra ha sfiorato il15% del voto ungherese. La sua campagna elettorale si è incentrata su un duro approccio verso la "criminalità zingara".

La Magyar Garda, un gruppo paramilitare collegato  Jobbik, recentemente vietato, marcia regolarmente nei quartieri rom nelle sue uniformi bianche e nere. Secondo l'European Roma Rights Centre il gruppo sta agendo anche in alcune zone della Romania, dove la minoranza ungherese sta avendo problemi coi Rumeni (vedi QUI ndr).

"Sono inarrestabili," ha detto Tomás Polgár aka Tomcat. Polgár è l'anima di Bombagyar (fabbrica della bomba), il blog più popolare di Ungheria. Si guadagna da vivere stampando, tra l'altro, t-shirt. L'ultima commissione era della Magyar Garda. Mostra una t-shirt nera con un grande leone d'argento, mentre dei giovani dalle spalle ampie e coi capelli corti vagano per l'ufficio.

"Gli zingari devono solo rimproverare se stessi," dice Polgár. "Sono criminali e sono una minaccia per noi, la maggioranza. Fanno più bambini, ci stanno superando."

Polgár dice che non vede nell'uccidere la risposta. Gli Ungheresi che sono superiori devono prendere i Rom per mano come bambini ed "insegnargli come comportarsi". Ma nel breve termine vede più violenza, con incidenti da ambo le parti. "E' una guerra," dice.

Viktória Mohácsi, Rom ungherese e sino a giugno membro del parlamento europeo, concorda. "Mi sento come se fossi in guerra," ha detto con le lacrime agli occhi. Proprio quella mattina aveva ricevuto un'altra minaccia di morte. "Ricevo più di mille lettere di minacce ogni giorno."

I Rom si stanno auto-organizzando, dice Mohácsi, e stanno usando le veglie per le vittime morte per farlo. "I leader rom mi chiamano e dicono di volersi organizzare contro i neonazisti. Ma cosa ci si aspetta da me: una donna di 40 kg. senza armi o denaro?"

Anche se, ammette, non ci sono molte scelte. "Possiamo o armarci o scappare."

 
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 09:34:47 in Europa, visitato 2233 volte)

Da Hungarian_Roma

Scritto da Robert Hodgson - 01/07/08 - Alcuni leader Rom ed una parlamentare Rom dopo un incontro tenutosi martedì scorso, dicono che un recente "festival di villaggio" (falunap in ungherese) era in realtà una provocazione razzista tesa ad intimidire la locale comunità zingara.

Durante l'evento in questione, le autorità del villaggio hanno invitato i membri del gruppo di estrema destra Magyar Gárda (una branca in uniforme del partito nazionalista Jobbik) ed una banda di motociclisti razzisti a quello che normalmente è un giorno rustico tradizionale di musica, cibo e bevute.

Sabato 21 giugno, circa 150 membri della Magyar Gárda ed alcune dozzine di motociclisti hanno sfilato, sotto scorta della polizia, attraverso l'area del villaggio popolata dai Rom. La parlamentare Viktória Mohácsi, una delle parlamentari europee Rom ungheresi,ha descritto l'evento come atto evidente di intimidazione.

Minacce

Mohácsi ha denunciato di essere stata minacciata dal consigliere locale András Bényi del villaggio di Fadd nell'Ungheria meridionale. Dopo aver citato l'evento di Fadd come evidenza del crescere del sentimento antizigano in Ungheria, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo lunedì scorso, ha ricevuto una telefonata da Bényi. Il consigliere ha tentato di minacciare Mohácsi, dicendo"non dovresti difendere gli Zingari criminali" e "noi siamo più di voi".

Rispondendo alle domande dell'agenzia MTI, Bényi ha riconosciuto di aver chiamato Mohácsi ma nega di aver fatto minacce. Riguardo le parole di Mohácsi a Strasburgo, ha detto "non si dovrebbero usare i soldi di chi paga le tasse per denunciare il proprio paese, e nemmeno dire che gli Zingari sono stati attaccati a Fadd".

La parlamentare ha chiesto dove si trova l'autorità per impedire simili oltraggi, perché il lato razzista di tali riunioni è sottaciuto nei rapporti, e perché sia stato permesso ai paramilitari di Magyar Gárda di marciare per le strade.

Giorni numerati

In coincidenza, lunedì il Tribunale Cittadino di Budapest si ricostruirà per la terza volta per decidere il futuro della Gárda. Durante la scorsa audizione preliminare del 19 maggio, la corte venne recintata per prevenire interruzioni di dimostranti.

Il caso è stato portato dall'Ufficio del Procuratore Capo di Budapest, che vuole vedere abolita la Gárda perché svolgerebbe attività non contemplate nell'atto di fondazione dell'organizzazione. Cita anche una parata del gruppo nel villaggio di Tatárszentgyörgy, che l'ufficio del procuratore lamenta violare i diritti umani degli abitanti Rom.

Il gruppo in uniforme è registrato ufficialmente come organizzazione culturale, ed i suoi fondatori - tra i quali Gábor Vona, il capo di Jobbik - reclamano di esistere per proteggere l'eredità culturale ungherese e fornire assistenza in tempo di emergenza nazionale.

Vona ha detto che se la Gárda verrà smantellata come risultato di un giudizio del tribunale, si riformerà sotto un altro nome.

 
Di Fabrizio (del 28/09/2008 @ 09:29:48 in Europa, visitato 2194 volte)

Da Hungarian_Roma

Cafebabel - 23 settembre - Budapest: il giorno delle dimostrazioni By Linda

Il 21 settembre, il centro di Budapest ha assistito a tre manifestazioni di persone differenti che portavano messaggi tra loro contrastanti. Manifestanti della Carta Democratica Ungherese, della minoranza Rom e dei gruppi dell'estrema destra hanno tenuto contemporaneamente le loro dimostrazioni e sfilato nel centro di Budapest.

La prima manifestazione organizzata dalla Carta Democratica Ungherese ha radunato circa 4.500 partecipanti. La fondazione della Carta Democratica Ungherese è stata patrocinata a luglio dal Primo Ministro Ferenc Gyurcsany dopo che i gruppi dell'estrema destra avevano attaccato i partecipanti dell'annuale parata del "Gay Pride" (i dimostranti anti gay avevano scagliato contro ai partecipanti alla parata delle uova nel tentativo di interrompere la loro marcia). Lo scopo della Carta Democratica Ungherese è di "mobilitare la maggioranza pacifica" e di "testimoniare assieme contro ai radicali". I manifestanti, incluso il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany (PS), diversi ministri e altre personalità pubbliche, si sono riuniti su entrambe i lati del Ponte Sospeso e poi hanno marciato verso il Parlamento. I partiti dell'opposizione tuttavia hanno accusato i socialisti di deviare l'attenzione dai seri problemi economici del paese e dell'impotenza del suo governo di minoranza nell'incitare il timore pubblico.

I Rom hanno sfilato separatamente per la pace il rispetto della legge e contro il fascismo vicino al Parlamento. Una dimostrazione di circa un migliaio di persone che più tardi hanno raggiunto i partecipanti della Carta Democratica Ungherese per dirigersi assieme verso il Parlamento.

Anche il partito di estrema destra Jobbik ha tenuto una riunione presso l'abituale ritrovo di Piazza degli Eroi, ma a differenza dei precedenti ritrovi, il pubblico si limitava questa volta a tre-quattrocento persone. Seguendo i ben noti discorsi infiammatori dei leader della destra, hanno iniziato a marciare verso il monumento ai Soviet in Piazza Szabadsag. L'idea originale era di commemorare le vittime del regime comunista e del "crimine zingaro" mettendo scarpe vuote al monumento ai Soviet. Tuttavia, i circa duecento manifestanti presto si sono scontrati con la polizia dopo che avevano lanciato molotov e pietre alla statua. Una bottiglia molotov ha colpito anche una macchina della polizia, e i dimostranti hanno aperto gli idranti, hanno pure capovolto diversi banchi e contenitori dei rifiuti. La polizia ha risposto usando i gas ed i rivoltosi sono stati dispersi in breve tempo. Cinque poliziotti sono stati feriti e 15 persone sono state arrestate con l'accusa di vandalismo.

Le dimostrazioni a Budapest non sono finite, dato che diverse OnG stanno preparandosi per tenere una manifestazione indipendente il 4 ottobre e una marcia intitolata Tarka Magyar (ungheresi multicolore) contro la violenza e l'esclusione. I gruppi dicono che "l'ultra politicizzata" Carta Democratica Ungherese non può ottenere questi obiettivi, e si aspettano 100.000 manifestanti.

 
Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:29:32 in Europa, visitato 1559 volte)

Da Romanian_Roma (per ulteriori informazioni, cercare nel blog Guardia Ungherese o Magyar Garda)

[...]

Nell'agosto 2009 Gabor Vona, il presidente del partito ungherese ultra-nazionalista JOBBIK, prese parte ad un campo giovanile organizzato dalla Gioventù Ungherese in Transilvania. La partecipazione di un estremista ungherese ad un evento organizzato in Romania è stata trattata con indifferenza dalle autorità rumene. Allora MCA espresse preoccupazione su questa apparizione ed il suo futuro impatto, ma non si fece niente, né da parte delle autorità, né da parte dell'UDMR, il partito rappresentante la minoranza ungherese di Romania, partito che partecipa al governo appena formato.

Il 12 gennaio 2010, il giornale "Adevarul" informava i lettori sul "Plutonul Secuiesc", una divisione del battaglione "Wass Albert", parte della "Guardia Ungherese", gruppo paramilitare estremista che ha esteso la sua attività in Romania.

La procedura di reclutamento del "Plutonul Secuiesc", come presentato da "Adevarul", include elementi che indicano chiaramente la natura paramilitare di questo gruppo che si sta sviluppando in Romania: domande come "hai servito nell'esercito?", "pratichi sport estremi?", "qual è il tuo grado militare e in quale corpo hai militato?", fanno parte del questionario che i richiedenti devono compilare.

In conclusione. un nuovo soggetto si è aggiunto ai gruppi esistenti estremisti, nazionalisti, anti-democratici in Romania. Questo è un gruppo controllato e formato da un'entità politica straniera, un gruppo che in Ungheria è stato dichiarato illegale. Facciamo appello alle autorità rumene di agire rapidamente e con decisione nel prendere tutte le misure necessarie a bloccare il trasferimento di attività illegali, razziste, ultra-nazionaliste sul suolo rumeno.

Maximillian Marco KATZ and Alexandru Florian
The Center for Monitoring and Combating AntiSemitism in Romania (MCA)

 
Di Fabrizio (del 30/08/2007 @ 09:27:32 in Europa, visitato 6948 volte)

Un partito di estrema destra ai margini della politica ungherese ha presentato sabato i primi membri di un corpo paramilitare, facendo temere un risorgere dell'estremismo.

I membri fondatori di Magyar Garda, o Guardia Ungherese, hanno prestato giuramento accanto al palazzo presidenziale di Budapest alla presenza di circa 1000 sostenitori del partito Jobbik.

Nei pressi, in centinaia partecipavano a una contromanifestazione organizzata dai gruppi anti-fascisti, incluse organizzazioni per i diritti di Ebrei e Rom, che richiedono che le autorità vietino il gruppo paramilitare.

Alla cerimonia, erano presenti molte bandiere bianche e rosse dell'Arpad, una formazione storica delle Frecce Uncinate pro-naziste durante la II Guerra Mondiale. Anche le uniformi erano addobbate dall'emblema.

La Magyar Garda è stata formata per eseguire una vera (politica) transizione e salvare il popolo Ungherese," ha detto alla folla il fondatore della Guardia e presidente di Jobbik, Gabor Vona.

Jobbik, conosciuta per la retorica anti-semita, anti-Rom e anti-gay, è un partito di estrema destra non rappresentato in Parlamento, ma presente in diverse municipalità.

Il gruppo paramilitare intende "difendere l'Ungheria fisicamente, moralmente e spiritualmente." I loro appartenenti, tra l'altro verranno istruiti all'uso delle armi.

Di recente a luglio, i sostenitori di Jobbik hanno interrotto una manifestazione gay nella capitale, lanciando uova e bottiglie e ferendo diversi partecipanti.

Alcuni partecipanti alla contro-manifestazione portavano cartelli con foto che mostravano ebrei con la stella gialla, inviati sui treni verso i campi di sterminio.

Le organizzazioni internazionali ebree hanno chiesto al Primo Ministro, il socialista Ferenc Gyurcsany, di mettere al bando la Magyar Garda, la cui formazione affermano essere "uno sviluppo estremamente allarmante dell'anti-semitismo in Europa."

 
Di Fabrizio (del 12/08/2009 @ 09:27:02 in lavoro, visitato 1902 volte)

Da Roma_Daily_News

I Rom d'Europa soffrono i morsi della disoccupazione - 9 agosto 2009 By Jan Cienski in Velka Lomnica, Slovakia, and Thomas Escritt in Budapest

Dionyz Sahi è scappato dal peggior quartiere di Kosice, la seconda città della Slovacchia e dalla disoccupazione a vita, grazie ad un programma messo a punto dalla US Steel per assumere membri della comunità rom. La sua via di fuga dalla povertà è ora chiusa come risultato della crisi economica globale.

"Non siamo più in fase di assunzione, siamo in fase di riduzione," dice George Babcoke, presidente di US Steel Kosice, una sussidiaria della compagnia americana e il più grande investitore nella parte orientale della Slovacchia.

Il crollo economico ha colpito in modo particolarmente duro gli 8 milioni di Rom (stimati) in Europa, ampliamente visti come la popolazione continentale più vulnerabile. Molti zingari hanno avuto da tempo problemi nel trovare lavoro nell'economia formale e sono stati tra i primi a perdere il loro lavoro durante la crisi.

"I Rom sono gli ultimi [ad essere] assunti ed i primi licenziati" dice Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre di Budapest. "C'è un'evidenza aneddotica a suggerire che la crisi economica ha riguardato i Rom in maniera sproporzionale, ma i livelli d'impiego sono sempre stati bassi per questo gruppo."

L'effetto della crisi si può vedere nel villaggio di Velka Lomnica, nella Slovacchia settentrionale. Là, dove il verde vivido delle pianure confina con le montagne Tatra coperte di neve, 1.000 Rom vivono in abbietta povertà. Le donne si appoggiano ad aperture senza finestre che si aprono in caseggiati cadenti costruiti su tre livelli, mentre la maggior parte della gente vive in baracche improvvisate non progettate per i duri inverni slovacchi.

Il vicino impianto della Whirlpool è stato costretto a licenziare gli operai questo anno dato che la richiesta delle sue lavatrici è calata ed alcuni che hanno perso il lavoro vivono nel villaggio. Mirko, un Rom, dice che il suo ingresso mensile è sceso da €650 ai €130 dell'assegno governativo. "Ora mangiamo differentemente. Carne e frutta sono cose del passato," dice. "La gente era invidiosa di me quando avevo un lavoro, ma ora non possiamo permetterci neanche vestiti di seconda mano."

Un altro ex impiegato della Whirlpool dice che sta cercando in giro per la Slovacchia un altro lavoro.

"Ho cercato un lavoro a Bratislava, ma mi hanno detto: -Se sei un Rom, non si preoccupi di segnalarsi-," dice.

Mentre la crisi colpisce, i Rom trovano più difficile competere per un lavoro [...]

In Ungheria, dove la crisi economica ha esacerbato un problema esistente di deindustrializzazione nella parte povera a nord-est del paese, la disoccupazione è diventata un problema particolarmente acuto per i Rom.

Colpiti duri dalla peggior recessione del paese dalla transizione dal comunismo, gli Ungheresi si stanno rivolgendo sempre più verso lo Jobbik, un partito di estrema destra che accusa gli zingari per l'aumento del crimine. Nei mesi recenti, ci sono stati assalti agli insediamenti rom, con diversi uccisi.

La Romania, con la sua popolazione zingara più vasta e meglio integrata, ha avuto meno conflitti violenti dell'Ungheria nell'anno passato, ma potrebbe avere una completa crisi sociale quando il ritorno a singhiozzo dei Rumeni dall'Italia e dalla Spagna diventasse un'ondata, se andasse in crisi l'industria delle costruzioni nell'Europa meridionale.

Nella Repubblica Ceca, l'atmosfera per gli zingari è diventata tanto avvelenata che in centinaia hanno richiesto lo status di rifugiati in Canada, tanto che Ottawa ha reimposto l'obbligo di visto per i viaggiatori cechi.

Mentre la regione lotta per districarsi da una inattesa e tagliente diminuzione economica, ci vorrà probabilmente del tempo prima che gli altri Rom seguano Sahi fuori dalla povertà. Ottenere un lavoro nel 2003 ha permesso a Sahi di lasciare Lunik IX, un torvo quartiere rom alla periferia di Kosice. "Prima non avevo mai avuto un lavoro," dice. "Quando ho avuto in mano il primo assegno e ho portato i bambini a comperare dei giocattoli, ho capito allora la felicità di avere un lavoro."

 
Di Fabrizio (del 29/11/2008 @ 09:25:58 in Europa, visitato 2858 volte)

Da Hungarian_Roma

Javno.com

Aggressivi estremisti di destra hanno attaccato anche la polizia

Gli attacchi al popolo Rom in Ungheria sono aumentato ad un tasso allarmante in coincidenza col rafforzarsi dei gruppi di estrema destra radicale, ha detto una Rom ungherese membro del Parlamento Europeo.

Viktoria Mohacsi, che è del partito dell'opposizione Liberaldemocratico, ha detto che la polizia dovrebbe investigare sui potenziali motivi razziali che stanno dietro una serie di attacchi a case di Rom, in cui sono state uccise quattro persone dall'inizio del mese (VEDI ndr).

"Questi crimini sono cresciuti in maniera significativa nell'ultimo anno, anno e mezzo e... questo può essere collegato al lancio della Magyar Garda," ha detto venerdì Mohacsi in un'intervista.

La Magyar Garda fu lanciata nell'agosto 2007 e sollevò critiche unanimi per le sue nere uniformi e le insegne che i critici dissero ricordavano l'era nazista.

La guardia, appoggiata dal partito Jobbik di estrema destra che non è rappresentato in parlamento, dice di essere un gruppo civico che intende preservare la cultura ungherese e i valori nazionali.

Sinora ha oltre 1.500 membri e ha tenuto marce in posti diversi per dimostrare contro il "crimine rom".

Jobbik dice di non aver niente a che fare con gli attacchi ai Rom.

"Noi obbediamo alle leggi... e lanciare una granata in una casa dove ci sono bambini non è il nostro metodo," viene riportato venerdì dall'agenzia MTI a nome di Gabor Vona, presidente di Jobbik.

L'Ungheria, membro dell'Unione Europea dal 2004, ha una tra le più grandi comunità Rom nell'Europa orientale, circa il 5 - 7% su una popolazione di 10 milioni.

La polizia ha annunciato giovedì di aver messo a punto un'unità speciale per indagare sui 14 casi in cui i Rom sono stati attaccati quest'anno.

La maggior parte dei casi riguarderebbe bombe molotov gettate nelle case e colpi di armi da fuoco, senza feriti, ma all'inizio di questo mese due Rom sono stati colpiti a morte in un attacco a due case nel nord est.

Questa settimana l'uccisione di due Rom in un attacco con bombe a mano nell'Ungheria meridionale, ha creato una disputa tra la polizia e l'ombudsman per le minoranze, che ha detto che la polizia ha escluso prematuramente il pregiudizio razziale.

Mohacsi, che ha ricevuto email minatorie, ha accolto con favore la notizia che la polizia ha creato un'unità speciale che esaminerà i motivi razzisti dietro gli attacchi.

Ha anche detto che elementi dell'estrema destra hanno contribuito al rafforzamento del pregiudizio anti-Rom nel pubblico.

"Il termine 'Crimine Rom' è diventato un espressione condivisa... nella società ungherese," ha detto.

Una crescita del pregiudizio è stata confermata da uno studio del mese scorso.

"Le azioni dell'estrema destra a cui assistiamo dall'autunno del 2006... e l'apparire della Magyar Garda ha rotto le barriere di chi prima si tratteneva dall'articolare apertamente i propri pregiudizi," mostra lo studio.

Mohacsi ha detto che la UE, che conta una popolazione rom di 8-12 milioni, sinora non è riuscita ad adottare una strategia per l'inclusione sociale dei Rom, e non ha dichiarato nella propria legislazione che la segregazione scolastica è discriminatoria.

"L'attuale crisi economica... colpirà chi vive nella povertà più profonda, e qui ci stanno i Rom. Vorrei ricordare ad ogni politico responsabile che questa è anche la ragione per cui deve crearsi una Strategia Europea Rom," ha detto mercoledì Mohacsi al Parlamento Europeo.

Peter Feldmajer, presidente di Mazsihisz, il più grande gruppo religioso ebreo ungherese, ha detto alla Reuters di essere preoccupato della crescita dei gruppi della destra radicale.

"E' evidente che la destra radicale si sta, se non rafforzando, definitivamente diventando più organizzata, sta alzando la sua voce e ottenendo più attenzione dai media," ha detto.

 
Di Fabrizio (del 17/11/2010 @ 09:23:11 in Europa, visitato 1828 volte)

Da Hungarian_Roma

by Tom Mellen

09/11/2010 - Le autorità ungheresi hanno "mancato di registrare, indagare, perseguire e punire tutti i reati razzialmente motivati contro i Rom," ha dichiarato oggi Amnesty International.

Il gruppo per i diritti umani chiede all'amministrazione del Primo Ministro ungherese Viktor Orban di indagare a fondo sui tutti i violenti attacchi a sfondo razziale contro i Rom e fornire accesso alla giustizia alle vittime.

Uno studio di Amnesty sui violenti attacchi contro i Rom in Ungheria rivela come le carenze del sistema giudiziario ungherese ostacolino la prevenzione e la risposti a questi attacchi.

La legge ungherese sancisce l'incitamento all'odio ed ai crimini razziali.

Invece il numero di rinvii a giudizio e di condanne per attacchi a sfondi razziali appare basso, rispetto al numero di segnalazioni di queste azioni raccolte dalle OnG.

La polizia ungherese ha affermato che ci sono stati 12 attacchi a sfondo razziale nel 2008 contro le comunità rom e sei nel 2009. L'OnG ha registrato 25 attacchi nel 2009 e 17 nel 2008.

Amnesty sottolinea il caso di Robert Cs, 27 anni, e suo figlio di quattro anni, entrambe colpiti a morte mentre tentavano di scappare dalla loro casa che era stata data alle fiamme da una molotov nel villaggio di Tatarszentgyorgy alle prime ore del mattino del 23 febbraio 2009.

Anche se sono stati uditi i colpi, inizialmente la polizia aveva trattato il caso come un incidente.

L'attivista senior Nicola Duckworth di Amnesty, ha dichiarato: "Le mancate registrazioni, indagini, prosecuzioni e punizioni dei reati a sfondi razziali e dei rimedi alle vittime, sta spingendo le comunità rom a lasciare l'Ungheria."

"Le autorità ungheresi hanno il dovere di prevenire la discriminazione ed assicurare la giustizia alle vittime dei crimini d'odio. Ciò include l'obbligo di indagare se l'odio o il pregiudizio razziali o etnci abbiano giocato un ruolo in questo o altri attacchi simili."

Jobbik, il terzo partito nel parlamento ungherese, ha cercato di spostare la rabbia diffusa per i tagli UE e FMI e per la disoccupazione, sui Rom.

La TV di stato ha mandato in onda uno spot di Jobbik che etichetta come "parassiti" tanto i grandi banchieri che i "criminali zingari".

Tra gennaio 2008 e agosto 2009, i Rom in Ungheria sono stati oggetto di una serie di attacchi molotov e sparatorie, col bilancio di sei morti e diversi feriti gravi.

Tra le vittime una coppia sulla quarantina, un anziano, un padre con suo figlio di 4 anni e una madre con la figlia di 13 anni.

foreigneditor@peoples-press.com

 
Di Fabrizio (del 11/06/2009 @ 09:18:55 in Europa, visitato 1983 volte)

Ricevo (e traduco) da Unión Romaní copia della lettera da loro inviata a tutti i capilista delle sei formazioni spagnole che hanno ottenuto rappresentanza nel Parlamento Europeo:

 Barcellona, 9 giugno 2009

Stimati Deputati

Prima di tutto permettetemi di manifestarvi a nome della UNION ROMANI, Federazione delle Associazioni Gitane, le nostre più sincere congratulazioni per il successo della vostra formazione politica nelle passate elezioni al Parlamento Europeo. Voi incarnate la rappresentazione più genuina della volontà politica degli spagnoli che vi hanno eletto e la vostra alta missione nell'Europarlamento dovrà essere decisiva per la difesa dei valori civici che ispirarono i padri dell'Unione Europea e che hanno come fondamento l'amore e il rispetto alla libertà - valore supremo senza il quale non è possibile la democrazia.

Essendo la libertà la caratteristica più importante della tradizionale cultura gitana, intendiamo farla partecipe della nostra inquietudine in vista del risultato di queste elezioni. L'avanzata sperimentata da partiti e coalizioni apertamente razziste e xenofobe, fanno presagire tempi difficili per noi che siamo sempre stati, lungo la storia, i capri espiatori su cui si sono scaricati i sentimenti più selvaggi che a volte hanno marcato il comportamento degli esseri umani.

 Non sono dovuti passare molti giorni perché i ministri europei riuniti nel Lussemburgo manifestassero ieri che noi, i gitani, che costituiamo la minoranza etnica più importante della UE, ci sentiamo minacciati "dall'aumento del movimento estremista, come conseguenza della crisi economica attuale",  e che "i gitani stanno sottomessi ad una pressione enorme e ad una discriminazione crescente, e che ci sono gruppi radicali che stanno sviluppando una posizione antizigana basata su pregiudizi che portano a comportamenti radicali e inaccettabili". Questo lo ha detto il ministro ceco dei Diritti Umani e delle Minoranze, Michael Kocav, il cui paese ostenta, come voi sapete, la presidenza di turno della UE.

Il panorama attuale, signor Deputato, non può essere più allarmante: nella Repubblica Ceca alcuni gruppi neonazisti agiscono violentemente contro i gitani ed il Partito Nazionale ha promesso attraverso la televisione "una soluzione finale per la questione gitana" (vedi QUI ndr). In Olanda l'estrema destra si è convertita nella seconda forza politica tramite il Partito della Libertà guidato da Geert Wilders e che ha conseguito quattro seggi nel Parlamento Europeo. Gli estremisti hanno ottenuto seggi ugualmente in Romania. In Ungheria, gli ultranazionalisti di "Jobbik" hanno realizzato diverse marce militari [...] con slogan razzisti contro gli immigrati. In Austria il Partito per le Libertà ha rivendicato attivamente durante la campagna che "l'Occidente è per i cristiani". E' specialmente allarmante che nel Regno Unito, il Partito Nazionale Britannico - razzista e xenofobo - guidato da Nick Griffin, abbia conseguito, per la prima volta, di entrare nel Parlamento Europeo con due seggi.

 Permettemi di dirvi, a titolo personale, che i grandi dibattiti che sostenni nel Parlamento Europeo, quando fui Deputato, contro il gruppo di estrema destra guidato da Jean Marie Le Pen, o contro i fascisti italiani comandati dallo scomparso Giorgio Almirante, possono apparire come divertimento di giochi floreali in vista del panorama che ci presenta la futura composizione della Camera di Strasburgo.

Di conseguenza, stimato signor Deputato, la UNION ROMANI vi supplica calorosamente di quanto segue:

Primo: che esercitiate la vostra direzione nel seno del vostro Gruppo Parlamentare perché sotto nessun concetto si passino azioni di attuazione congiunta con i Deputati e le Deputate che difendono idee razziste, xenofobe o antieuropee.

Secondo: che guidiate nel vostro Gruppo Parlamentare una corrente apertamente antirazzista e battagliera contro quanti volessero resuscitare i vecchi demoni del nazismo che costarono tanti milioni di vite innocenti, non tanto tempo fa, nella nostra vecchia Europa.

Terzo: che rendiate pubblica la vostra testimonianza antirazzista. Ve lo chiediamo calorosamente. Agite con coraggio. Noi, i gitani, ed i nostri figli vi ringrazieremo sempre. Ed anche tutta la cittadinanza. Perché difendere i valori che significano il rispetto per la dignità umana, dev'essere patrimonio di tutti i democratici, al di là di qualsiasi appartenenza partitica o di interesse. Dante Alighieri ammonì che "i posti più caldi dell'inferno sono riservati a chi in momenti di crisi fece mostra della sua neutralità".  Noi, dall'UNION ROMANI lo diciamo più rudemente: "ai razzisti, nessuna acqua".

Speriamo, signor Deputato, che vogliate dare alla nostra petizione il valore e l'urgenza che merita. Dicono che la Storia non si ripete. Abbiamo paura che si ripeta, prima come una farsa parlamentare inscenata da quanti non credono ne all'Europa ne alla democrazia, e poi come tragedia sanguinosa di espulsioni, estradizioni, violenza e morte.

Ricevete, a nome di quanti associamo nell'UNION ROMANI, il nostro migliore e più speranzoso saluto gitano.

JUAN DE DIOS RAMÍREZ-HEREDIA
Presidente de la Unión Romaní

 
Di Fabrizio (del 17/04/2010 @ 09:16:55 in Europa, visitato 1801 volte)

di Piero Ignazi - 15 Aprile 2010

Tra le due guerre, fascismo e nazional-socialismo attecchirono vigorosi in Ungheria. I movimenti che si richiamavano a quelle esperienze ammontavano a un centinaio e solo la morte del leader del fascismo ungherese Julius Gömbös nel '36 impedì una piena fascistizzazione del regime autoritario instaurato nel '32 dall'ammiraglio Miklós Horthy. L'alleanza con la Germania portò poi nel '44 all'instaurazione di un regime nazional-socialista vero e proprio incentrato sul Partito delle Croci frecciate. E da quel momento iniziò la deportazione in massa dei 500mila ebrei ungheresi. L'Ungheria ha quindi una storia cupa alle spalle.

Non meno travagliati sono stati i primi dieci anni del dopoguerra, culminati con la rivolta del 1956. In seguito, il "comunismo al gulasch" aveva pacificato il paese. Anche la riabilitazione delle vittime delle repressioni staliniane degli anni bui come Laszló Rajk, o della rivolta del 1956, peraltro già avviata prima dell'89, indirizzava il paese su un binario solido di transizione e consolidamento democratico. Così è stato, finora, grazie a una serie di alternanze al governo tra socialisti e moderati. Anche la presenza di partiti di estrema destra non preoccupava più di tanto.

Diverso, invece, il quadro emerso dalle elezioni parlamentari di domenica scorsa. Il Movimento per una Ungheria migliore (Jobbik), che alle elezioni del 2006 aveva raccolto appena il 2%, ma che già alle europee del 2009 era schizzato al 14,8, a quelle parlamentari di domenica è arrivato al 16,7. Risultati che fanno di questo partito uno dei più significativi di tutta Europa.

Come nella Fpö austriaca degli anni 90, guidata da Jorg Haider, anche Jobbik alterna richiami più o meno mascherati ed eufemistizzati al passato delle Croci frecciate con interventi sui temi d'attualità. Da un lato, agisce sulla nostalgia animando un movimento paramilitare - la Guardia ungherese - con tanto di divise, bandiere e organizzazione gerarchica che richiama le Croci frecciate; riprende i toni antisemitici con espliciti attacchi a personalità ebraiche e allusioni alle "forze occulte della finanza internazionale" che dissanguano la nazione; difende criminali di guerra come Sandor Kepiro considerati dal Centro Wiesenthal come il principale ricercato del 2010; e invita alla "soluzione finale" (sic) del problema degli zingari.

Dall'altro si presenta come un partito nazionalista che vuole restaurare i fasti dell'antica nazione magiara, i mille anni della "Sacra Corona" di Santo Stefano, che predica di una politica aggressiva di law and order ma nulla più, e che si dichiara ferocemente antisocialista e anti-establishment.

Jobbik è un altro partito dell'estrema destra populista che mescola abilmente richiami alla storia nera ungherese con l'agitazione dei problemi attuali, reali e meno, dell'Ungheria. La campagna anti-zingari e contro le influenze straniere si sviluppa lungo due piani: nel primo si criminalizza la minoranza Rom (il 6% della popolazione); nel secondo si accusano la Banca centrale e il governo socialista di consentire con la nuova legge sulla proprietà agraria che la terra ungherese possa "finire in mano straniere", e d'impedire una tassazione più elevata sulle multinazionali. Dietro a tutto questo, ovviamente, c'è la responsabilità della Ue che impone norme contrarie ai "veri" interessi della nazione e del popolo.

Un tale armamentario ideologico si ritrova in molte parti d'Europa. Di fronte a movimenti di questo genere sono possibili due strategie: quella francese, dell'isolamento assoluto dell'estrema destra costi quel che costi in termini elettorali; quella austriaca e olandese dell'inclusione dei partiti estremisti al governo per ridimensionarli o modificarli. L'unica strada da non percorrere è quella di far finta di niente, di considerare irrilevanti o folkloristiche le posizioni xenofobe antisemite e nazionaliste. Perché hanno grande appeal in momenti di crisi e di trasformazione, soprattutto presso le componenti più spaventate e più esposte. E, quando si rompe la diga, queste posizioni possono dilagare.

15 Aprile 2010

 
Di Fabrizio (del 12/09/2010 @ 09:13:42 in Italia, visitato 2174 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

I Petre vengono dalla Romania, ma la vita dei nomadi l'hanno conosciuta qui, insieme agli sgomberi.
Ora sono tornati a stare in una casa vera. Sperando che il loro futuro somigli a questo presente

di Ilaria Solari -foto Alberto Dedé (le foto non sono riportate ndr.) | 80 | Gioia 2010 | controcorrente

La foto risale sì e no a cinque anni fa, ma sembra vecchissima da quanto è consumata. Ritrae una bella ragazza coi capelli sciolti sulle spalle, l'espressione ombrosa e il viso leggermente inclinato. Abbraccia due bambini piccoli, uno per lato. Constantin, 33 anni romeno, deve averla tenuta tra le mani tanto a lungo che sul bordo inferiore l'immagine è completamente sbiadita, "è stata tutti questi anni nella tasca della mia giacca, sul cuore". Accanto a lui, la moglie Mirela lo guarda con la stessa faccia ermetica della foto. I due bambini, Elvis e Loris, 9 e 8 anni, stanno facendo i compiti delle vacanze sul lettone del loro appartamento milanese, nel quartiere popolare di Calvairate. Un piccolo soggiorno, una camera con un letto doppio e uno a castello, un microbagno e un cucinino in cui si cammina solo di profilo. È l'ultimo approdo della famiglia Petre, dopo una serie infinita di tappe, da un campo abusivo all'altro, lungo la cintura della tangenziale, insieme a poche centinaia di persone, rom romeni come loro. Fino all'ultimo sgombero, lo scorso novembre, nel quartiere periferico del Rubattino, dove il loro insediamento è stato raso al suolo dalle ruspe e i loro piccoli averi, cartelle di scuola comprese, inghiottiti in una montagna di immondizie.

A portarli nel bilocale di questa casa popolare sono stati i volontari di Sant'Egidio: sotto la loro scorta, i Petre hanno intrapreso con altre famiglie rom un "percorso di accompagnamento all'autonomia", in assoluta controtendenza, in questi giorni di tensione e rimpatri forzati. A garantire loro casa e ménage fino al raggiungimento dell'autosufficienza economica, sono borse di studio per i bimbi e borse lavoro per gli adulti, finanziate da enti, associazioni e privati cittadini. Un piccolo miracolo: l'anno scarso di permanenza al Rubattino, dove i piccoli rom hanno cominciato ad andare a scuola, ha innescato, insieme al livore di molti residenti, una fitta rete di solidarietà che si sta ancora allargando. Poche centinaia di persone, genitori delle scuole, abitanti del quartiere che nel momento del bisogno hanno ospitato gli sfollati, maestre straordinarie, volontari instancabili, che hanno animato raccolte di fondi e iniziative di finanziamento come la vendita di un vino definito "rosso di origine migrante" (vino.rom.rubattino@gmail.com). E poi corsi di italiano per gli adulti, doposcuola e spazi gioco per i bambini. Un miracolo forse ancora troppo piccolo perché valga la pena di citarlo accanto alle notizie di cronaca, agli esodi forzati dalla Francia, ai vertici sull'emergenza nomadi. "Dei trecento che erano qui l'anno scorso", spiega Elisa Giunipero,volontaria di Sant'Egidio " nel nuovo campo abusivo del Rubattino, sotto i capannoni dismessi, sono rimasti in duecento. Dei cento che mancano all'appello, però, sono un'ottantina quelli che abbiamo guidato verso soluzioni residenziali e impieghi, sia pure precari" (proprio mentre scriviamo è in corso l'ennesimo sgombero, che metterà a rischio l'attuazione di tali progetti e la frequenza a scuola dei bambini, ndr).

Ma l'avventura italiana di Mirela e Constantin comincia molto prima del Rubattino, in un'altra casa. Quella che si intravvede sullo sfondo della foto consumata: è la casa del padre di Constantin, nella provincia depressa e rurale dell'Oltenia, tre stanze in tutto in cui vivevano in otto. Come molti rom sedentarizzati sotto il regime di Ceausescu, i Petre facevano gli agricoltori: "Vite e granturco", specifica Constantin "non è una vita dura, forse per uno di città. Ma niente soldi, niente di niente". Constantin era anche muratore, "ho costruito le case a tutti laggiù. Una volta sono andato a fare un lavoro a casa sua", lo sguardo è una fessura scura che accarezza la moglie. "Continuava a guardarmi. Ho fatto in modo di andare a trovarla spesso". Negli occhi di Mirela finalmente si allarga una luce gialla. E il primo sorriso: "Eri tu che guardavi me". Un matrimonio vero non ce l'hanno avuto. "Nessun vestito bianco, feste o balli. Ci siamo sposati solo civilmente".

A Milano c'è arrivato per primo Constantin, seguendo il cognato, che è pastore pentecostale ma fa anche il muratore. Niente roulotte e vita randagia: come per molti rom romeni, la prima esperienza con i campi nomadi è stata in Italia. Insomma, una storia di ordinaria immigrazione: all'inizio l'ospitalità in una parrocchia, in cambio di lavori e riparazioni. Poi è stata la volta di un egiziano a cui, per un letto in un appartamento affollato, Constantin pagava 200 euro al mese. Ma Mirela soffriva di malinconia e decise di raggiungerlo con Loris, il più piccolo. "Il grande ha sofferto così tanto di solitudine in Romania che è rimasto piccolino", ricorda accarezzando i capelli cortissimi di Elvis. Proprio allora Constantin aveva perduto alloggio e lavoro. Si rifugiarono nel campo di via Bacula, dove già si trovavano amici e parenti. "Quando sono arrivata era primavera, Milano era bellissima", ricorda Mirela "tutto mi sembrava caldo e pulito, anche il campo".

Per segnalare disponibilità di alloggi e offerte lavorative o contribuire a borse di studio e lavoro scrivete a: santegidio.rubattino@gmail.com

La caccia al nomade ingaggiata dal Comune li ha sospinti da un insediamento all'altro. Fino al Rubattino: il campo piano piano si è gonfiato, hanno tagliato l'acqua ed è stato l'inferno. "Che dovevamo fare?", mormora Constantin indicando la tv sintonizzata su un canale romeno "migliaia di medici lasciano il Paese, con lo stipendio statale non campano. Per noi era peggio".

Ci sono due televisioni in casa Petre, una per stanza, entrambe accese. L'appartamento assomiglia a tanti altri. Pulito, ordinato. Con una differenza, che salta agli occhi dopo un po': in giro manca quella nebulosa di oggetti provvisoriamente fuori posto: chiavi, giornali, cianfrusaglie. Sul tavolo tondo ci sono soltanto un melone a fette e dei dolci, in segno di benvenuto. Il resto è stivato con la meticolosità di chi si dispone a partire da un momento all'altro. Elvis ascolta le canzoni rom scaricate dal computer e inserisce nel lettore un dvd con le foto di classe: "Guarda: qui facevamo la terra mossa dal vento", dice con il faccino serio, indicando tanti bambini che agitano le braccia. E in quella che fate? "Non vedi? Cantiamo in inglese". Mostra con un filo d'orgoglio la strepitosa pagella. Sono due bravi scolari, spiega Mirela, fanno i compiti spontaneamente e non hanno mai perso un giorno di scuola. Nemmeno nell'ultimo sgombero, quando dormirono due notti in un orto nella bruma di novembre e poi con la mamma in un dormitorio pubblico, mentre papà si rifugiava dove poteva. "La scuola dell'obbligo e l'ufficio vaccinazioni sono le uniche istituzioni che riconoscono queste persone", spiega Stefano Pasta di Sant'Egidio" che sono comunque cittadini comunitari. Eppure, senza residenza, ogni altro diritto è loro precluso". Forse per questo, anche ora che abitano lontano, si consumano le scarpe per raggiungere puntuali la scuola del Rubattino. "Quando Constantin non deve lavorare, ci andiamo insieme", racconta Mirela. Altrimenti esce alle sei di mattina. "Papà colora i muri, costruisce le case di Milano", spiega Loris. Anche Mirela è in attesa di un lavoro. Intanto confessa che si sente sola. Il momento più bello della giornata è il pomeriggio, quando rivede i suoi bimbi. Nel resto del tempo? Abbassa gli occhi, "se siamo in difficoltà chiedo ancora l'elemosina, ma solo a chi conosco". A quelli che definisce gli "italiani bravi". "Come la signora vestita di blu che ci porta i soldi ai giardini", le fa eco Elvis. Mirela ricorda il senso di vergogna delle prime volte, "non passa mai, ma poi impari a non pensare a niente". Tutto il resto la incupisce solo un po', come i commenti acidi della farmacista da cui acquista una confezione di aspirine perché è raffreddata. O il costante sguardo sospetto dei commessi quando fa la spesa al supermercato. Il pomeriggio i bambini scendono da soli ai giardini sotto casa. Mirela non si fida a mandarli in giro da soli, ma ai giardini sì, "lì sono tutti amici", dice Constantin. I ragazzini, da queste parti, vengono da ogni angolo del mondo, e che tu sia rom è un dettaglio irrilevante. "Sei da Milano", chiede a tutti Elvis. Qualcuno gli risponde che ormai anche lui è "da Milano"."Non ancora", risponde convinto, agitando la testa "solo quando avrò il portafogli da Milano". "Vuoi dire il passaporto, Elvis?". "Sì, anche quello".

Per prudenza ai Petre è stato sconsigliato di invitare troppa gente a casa. i momenti di socialità si sono finora consumati al campo del Rubattino. Non sarà più così, dopo questo nuovo sgombero, il numero 125 dall'inizio dell'anno, secondo il bollettino del Comune. "Ci i ritrovavamo ogni domenica a cucinare sulla griglia", gli occhi di Mirela diventano lucidi. "Ogni volta che li vedo, mi chiedo come è possibile vivere così". È il suo piccolo film dell'orrore, un passato inarchiviabile di notti all'addiaccio, topi, gelo. E il futuro? A lei basterebbe che assomigliasse al presente. Se proprio deve esprimere un desiderio, vorrebbe "una cucina appena più grande, da poterci cucinare con mia cognata e le amiche". Magari il sarmale, gli involtini di verza in cui si dice sia maestra, "da servire, come fate voi, con la polenta".

MA IN EUROPA VINCE LA LINEA DURA
Sono quasi 900 i rom di origine bulgara e romena rimpatriati forzatamente dalla Francia, nonostante i richiami di Onu e Commissione europea, perché considerati una "minaccia per l'ordine pubblico". E mentre il partito di estrema destra ungherese Jobbik avanza la proposta di destinare le comunità rom del Paese in "campi chiusi", anche in Italia il clima si surriscalda: il ministro dell'Interno Maroni promette di essere ancora più duro di Sarkozy e gli amministratori delle grandi città perpetrano piani di sgombero sistematico di ogni insediamento abusivo. A Roma, dove una curiosa psicosi collettiva segnala i primi presunti avvistamenti di "macchine rom con targhe francesi", il sindaco Alemanno ha appena smantellato il campo abusivo di Quartaccio. A Milano, ancora al Rubattino, il vicesindaco De Corato ha attuato il 125esimo sgombero dell'anno, mentre l'unico campo regolare della città, in via Triboniano, entro ottobre sarà smantellato per fare spazio alla strada che collegherà la città all'area dove si terrà Expo 2015.

 
Di Fabrizio (del 14/08/2012 @ 09:13:27 in conflitti, visitato 2000 volte)

Da Hungarian_Roma

The Contrarian Hungarian "Abbiamo attaccato gli zingari e ne siamo fieri" Manifestazione dell'estrema destra a Devecser sfocia in violenza - 8 agosto 2012
Foto ufficiale della manifestazione, dell'Hungarian News Agency - fotografo Lajos Nagy.

C'è curiosamente poca o nessuna copertura sui media ungheresi riguardo al comportamento violento dei gruppi razzisti - alla luce del giorno e di fronte alle telecamere - in un villaggio ungherese il fine settimana scorso.

Quindi, la storia che seguirà non è soltanto su una manifestazione organizzata dal terzo più grande gruppo parlamentare in Ungheria, durante la quale, ancora una volta hanno reso lampante quanto siano vicini alle milizie di estrema destra che abitualmente incitano alla violenza razzista.

Però, è anche una storia sulla mancanza di copertura da parte dei mezzi di informazione, riguardo la più scandalosa agitazione dell'estrema destra ungherese, senza che nessuno di loro fosse personalmente presente a testimoniare la sconcertante crescita di audacia con cui questi gruppi politici rinfocolano i conflitti etnici nei villaggi del paese. Succede sempre più spesso che i media ungheresi rifuggano dal fornire rapporti corretti sul comportamento criminale dei politici di Jobbik e dei suoi alleati paramilitari. Da ciò ne deriva uno dei recenti sviluppi nella retorica dell'estrema destra: vale a dire la loro applicazione piuttosto liberale del concetto di "autodifesa" per giustificare il loro clima intimidatorio e razzista - ed in questo caso - i violenti attacchi alle minoranze. Nel contempo la polizia e gli apparati giuridici stanno a guardare.

Ma torniamo alla storia. La citta di Devecser aveva già ottenuto attenzione internazionale durante il disastro del fango rosso nel 2010 quando, assieme a Koontár, fu una delle diverse città sfortunate inondate dai rifiuti caustici dei materiali tossici conservati nell'impianto di alluminio di Ajka (vedi Wikipedia, ndr.).

Ora, due anni dopo, l'estrema destra si concentra sulla città non perché il risanamento ambientale resta incompiuto, ma perché vuole una dimostrazione di forza contro ciò che loro chiamano l'inazione della polizia contro i vicini rom. Le violenze sembrano aver seguito questo argomento, precipitando in un avvertimento, nella forma di una manifestazione dell'estrema destra, sponsorizzata da un partito, di forza collettiva contro tutti i residenti rom della città.

Jobbik, organizzatore ufficiale dell'evento, vi ha incluso conosciute organizzazioni estremiste e paramilitari violente. Assieme, hanno portato nella cittadina un numero considerevole di simpatizzanti di estrema destra: ne sono arrivati circa 1.000 in una città di 5.000 residenti. La Nuova Guardia Ungherese (Új Magyar Gárda), L'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore (Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület), Movimento Giovanile 64 Contee (Hatvannégy Vármegye), Forza di Difesa (Véderő), Guardia Motociclistica (Gárda Motorosok) ed Esercito Fuorilegge (Betyársereg), ognuno con i suoi simpatizzanti (come è stato recentemente chiarito da un tribunale ungherese, dal punto di vista giuridico questo tipo di collaborazione è per loro la più vantaggiosa: assieme, non possono essere ritenuti responsabili di atti criminali specifici durante le proteste; tuttavia, è difficile stabilire responsabilità individuali, con così tanti gruppi presenti).

Jobbik era rappresentata da tre parlamentari: Gábor Ferenczi, Szilvia Bertha e Balázs Lenhardt.

Il rapporto più completo su quanto accaduto viene dalla testimonianza oculare di un collaboratore del blog ungherese Kettős Mérce (Doppio Standard):

Gábor Ferenczi di Jobbik ha iniziato i discorsi. Ha detto di volere pace, ordine e sicurezza a Devecser, e che questa manifestazione è sul diritto degli ungheresi all'autodifesa, perché gli ungheresi possano difendersi e gli zingari assumersi le loro responsabilità.

Ferenczi si è rivolto in particolare al sindaco di Devecser, il quale aveva detto in precedenza alla stampa che la manifestazione di Jobbik non era necessaria. Ferenczi ha esortato il sindaco a non rivolgere le sue parole contro gli ungheresi "normali", invece di ergersi contro i "criminali". Ferenczi ha anche detto di non voler più sentire alcuna lamentela, specialmente nulla di più su furti e truffe degli zingari di Devecser. Se ci dovessero essere problemi di ogni sorta,ha detto di chiamare la Forza di Difesa [Véderő, gruppo paramilitare coinvolta anche nell'occupazione di Gyöngyöspata l'anno scorso]. Ha sottolineato che c'è bisogno della reintroduzione della pena capitale, e dicendo che se i problemi non cesseranno, ci saranno altre manifestazioni.

Dopo è stato il turno di László Toroczkai di 64 Contee [persona più volte accusata, ma mai condannata, di atti terroristici]. Ha iniziato il discorso dicendo che gli ungheresi hanno tre possibilità: immigrare, diventare schiavi "degli zingari" o rimanere e combattere; in questo caso chi fosse stato infastidito "dall'ungarità" doveva andarsene. Ha detto che ci sono zingari e criminalità zingara in tutto il paese e che "dovunque questo gruppo etnico sia presente, si mostrano distruzione e devastazione." Secondo lui, gli zingari vogliono sterminare gli ungheresi, e se vogliono combattere allora bisogna lottare contro di loro, non ci sono altre possibilità. Ha aggiunto anche che gli ungheresi o combattono o diventeranno vittime.

In seguito, è stato lasciato il microfono a  Attila László dell'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore [una manifestazione di questo gruppo ha segnato l'inizio di un lungo periodo di tensioni etniche a Gyöngyöspata l'anno scorso]. "Tutta i rifiuti devono essere spazzati fuori dal paese," ha detto nell'apertura.

Secondo lui, ci si deve ribellare e cacciare tutti i criminali, ed organizzarsi in ogni comunità - per questo, c'è bisogno di tutti gli "ungheresi militanti". In conclusione, ha definito l'autodifesa come "un istinto che arriva alla formulazione durante le emergenze e che viene poi seguito da un'azione cosciente."

Dopo i discorsi, ha avuto luogo il corteo: i manifestanti si sono recati alla casa della famiglia da proteggere per cui erano convenuti. Mentre il testimone arrivava alla casa della famiglia - probabilmente sostenitori di Jobbik o organizzatori locali del partito - i manifestanti cantavano:

"Siete nessuno!" "State per morire, zingari, state per morire qui!"

A questo punto, è iniziata una seconda serie di interventi, il primo di Zsolt Tyirityán (Esercito Fuorilegge - Betyársereg), che ha parlato di guerra razziale e pulizia etnica. "Gli zingari hanno la criminalità nel codice genetico," ha detto. Per rafforzare il concetto, ha aggiunto che sono i "sionisti" a dirigerli per andare contro la legge. "Mi considero un razzista," ha detto Tyirityán, "ed ho intenzione di ergermi per non lasciare spazio vitale ad un'ulteriore razza." "La spazzatura codificata geneticamente dev'essere sterminata dalla vita pubblica." "Stiamo per debellare questo fenomeno, dev'essere estirpato dalle nostre vite."

Successivamente, l'autore del blog ha proseguito verso una casa di amici.

La casa si trovava lungo il percorso dei manifestanti, che sono arrivati poco dopo. "Stavano gridando diversi slogan razzisti ed intimidatori, il mio braccio destro è stato colpito prima da una bottiglia d'acqua e pochi secondi dopo da un più grande pezzo di cemento. Mi sono fatto da parte prima di essere colpito alla testa... Siamo entrati nella casa attraverso il cortile. Nel frattempo, attorno a noi piovevano letteralmente altri pezzi di cemento e bottiglia d'acqua. Entrati in casa abbiamo dovuto chiudere le persiane, perché anche le finestre erano un obiettivo. In casa c'erano molti bambini.

"Una volta che se ne furono andati, ci siamo avventurati fuori dalla casa, scoprendo che avevano fatto lo stesso a molte case abitate dagli zingari." Anche Ferenczi, deputato Jobbik, era tra i feriti. "Davanti alle abitazioni c'era molta polizia, ma è successo lo stesso."

Ne filmato seguente viene ripreso l'incidente all'esterno della casa dove vive la famiglia rom. Lunedì sono stato in grado di vedere un versione più lunga del filmato, preparata da una delle derivazioni di estrema destra - ma quel video (della lunghezza di circa 6') sembra essere stato rimosso da internet. Tuttavia, grazie al blog Egyenlítő si possono ancora guardare su internet i 25 secondi riguardo all'incidente:

Quanto sopra è stato confermato in seguito da un mezzo d'informazione di estrema destra.  Quanto registrato effettivamente non comprende alcune delle citazioni peggiori. Se si dovesse presentare una causa penale per istigazione al conflitto etnico, si dovrebbe far valere questa interazione, disponibile sul video realizzato da ATV. Anche se non si riesce a rendersi conto della dimensione reale della folla, a partire dal minuto 1.08 il discorso si traduce così:

"Che ne pensate, secondo voi ci sono segni di una guerra razziale in questo paese?" - chiede l'oratore alla folla (Zsolt Tyirityánof di Esercito Fuorilegge).
"Sì!" urla la folla dietro di lui.
"Secondo voi, ci sarà un'escalation del conflitto in base alla razzia o all'etnia?"
"Sì!"
"Allora mandiamogli un messaggio!"

Ed i fatti contestati non riguardano, difatti, i partecipanti alla manifestazione! Sono orgogliosi del "successo" della loro protesta unificata. Come scrivono nel titolo di un loro rapporto: "Siamo stati noi ad attaccare gli zingari, e ne siamo fieri."

Questo è quanto è avvenuto a Devecser, nelle parole dell'estrema destra:

"La marcia era guidata dai selvaggi combattenti di Betyársereg, che non conoscono paura, con le loro impressionanti bandiere nere, che non mancano mai di incutere paura al nemico. Dietro di loro seguivano le file disciplinate delle [64] Contee. Il corpo principale era composto da civili e membri di Jobbik, mentre il corteo terminava con Migliore Futuro e le Guardie. Gli ungheresi hanno fatto scappare gli zingari più volte. Prima, presso la casa dove è avvenuto lo scontro [si parla di fine luglio]. C'era un cordone di poliziotti a tutela della strada degli zingari e, dietro di loro, 5-6 zingari erano fermi ad osservare gli ungheresi, ma quando i Fuorilegge hanno caricato - passando attraverso il cordone poliziesco- gli zingari sono fuggiti. I mezzi della polizia hanno bloccato gli ungheresi penetrati nella via degli zingari. Il corteo è proseguito, ma in un'altra strada con molti zingari, ci sono stati ulteriori scontri."

"Gli [epiteto razziale] facevano capolino da dietro il recinto di pietra di una casa abitata da zingari. Stavano registrando lo svolgimento del corteo con una cinepresa rubata chissà dove. E' seguita una discussione tra loro e i manifestanti. Infine, è stata lanciata una bottiglia d'acqua, che ha colpito uno [epiteto razziale] in testa, dopodiché da dietro il recinto hanno lanciato una pietra contro la folla. Ne è seguita una tempesta di pezzi di mattoni, pietre e cemento, che hanno cacciato gli zingari dentro casa. Gábor Ferenczi, membro del parlamento per Jobbik, è stato ferito durante l'incidente - probabilmente colpito alla testa da uno zingaro (ha richiesto le cure nel vicino ospedale di Ajka).

"La polizia non era sul posto, è arrivata dopo, non sono riusciti a gestire la situazione, molti di loro avevano paura. Se il pogrom non c'è stato, non è dipeso da loro. Al momento, gli ungheresi erano assolutamente superiori."

La questione dell'autodifesa e della ferita a Ferenczi è importante per i media: in quanto parlamentare, richiama sufficientemente l'attenzione delle redazioni (con la sua testa ferita, è l'immagine perfetta per un rapporto accattivante). Secondo l'estrema destra, è stato ferito da una bottiglia d'acqua. Sempre secondo la ricostruzione dell'estrema destra, c'è stata una pietra lanciata dalla casa dove si erano prima rifugiati gli abitanti, quando il recinto era stato assalito. Osservando il video, prima che sparisse da internet - tranne il frammento riportato, dall'interno non sono state lanciate pietre. Ma l'incidente, tutto sommato, è un atto di autodifesa: un atto istintivo che si è tradotto in un'azione cosciente e coordinata. Difesa: dalla criminalità codificata geneticamente degli zingari, naturalmente. Cercando un buco in questo solido argomento.

Si potrebbe pensare che quanto sopra potrebbe far riflettere qualsiasi organizzazione attenta al rispetto delle notizie. Tuttavia la storia termina con le tristi note degli eventi che hanno avuto luogo il 5 agosto a Devecser, nell'interpretazione dei principali giornali, tanto governativi che di opposizione.

Quanto segue, ora, è la traduzione parola per parola del rapporto completo su questo "incidente" pubblicato dal più diffuso quotidiano di sinistra in Ungheria:

Il deputato Gábor Ferenczi, rappresentante Jobbik per il distretto di Veszprém, ha chiesto il ripristino della pena capitale, durante un evento organizzato domenica dal suo partito a Devecser dove, secondo le stime del deputato, erano presenti un migliaio di persone.

La manifestazione, dal nome "Vivi e lascia vivere: manifestazione per la legittima autodifesa ungherese," si è tenuta con la partecipazione di Jobbik e di numerose organizzazioni della destra radicale. E' partita dalla piazza di fronte alla chiesa cattolica, dopodiché i manifestanti hanno marciato per le strade in cui pensavano vivessero gli zingari.

A Devecser, città diventata famosa durante il disastro dei fanghi rossi e che conta 5.000 abitanti, Gábor Ferenczi ha dichiarato che il loro obiettivo non è la discriminazione su base etnica, quello che vogliono a Devecser è pace, ordine e sicurezza. "Vivi e lascia vivere in questo comune: è quanto chiediamo ai nostri compatrioti zingari."

Il deputato ha chiesto il rafforzamento della stazione di polizia a Devecser, dopodiché ha sottolineato che nel paese avvengono sempre più brutali atti criminali. Ha dichiarato di chiedere il ripristino della pena di morte, "come deterrente per respingere e prevenire questi crimini."

László Toroczkai, presidente del Movimento Giovanile 64 Contee, ha richiamato i partecipanti a non lasciare il paese ed il loro suolo natale, e non farsi cacciare.

Sfilando dopo il comizio i partecipanti sono sfilati davanti alla casa dove alla fine di luglio avevano avuto luogo una discussione e una rissa, che hanno fornito il motivo della manifestazione.

La polizia ha messo in sicurezza la manifestazione con un cordone, che i dimostranti hanno cercato più volte di rompere. In un'occasione, hanno ingaggiato un lancio di oggetti con i locali, in questo frangente Gábor Ferenczi è stato ferito ad una tempia. Imre Orbán, vicepresidente di Jobbik per il distretto di Veszprém, ha informato l'Agenzia Ungherese delle Notizie che la ferita di Gábor Ferenczi è stata medicata nel locale ospedale di Ajka; la pietra che l'avrebbe colpito, secondo la loro versione, sarebbe stata lanciata dal cortile di una delle case."

Il giornale di sinistra ha preso la storia dal lancio di agenzia: non un giornalista è stato assegnato alla storia (questa sembra sempre più la strategia della stampa ungherese: seguire quanto pubblicato dall'Agenzia Ungherese delle Notizie). Parola su parola, il rapporto sopra riportato si ritrova altrove su diversi media.

Con l'eccezione di alcuni giornali pro-governativi, che fanno affidamento sulla controversa segnalazione di Hir TV. Nel suo resoconto, il canale televisivo conservatore afferma che la testa di Ferenczi è stata colpita da "fuoco amico": la bottiglia d'acqua che l'ha colpito proveniva dai suoi. Ma dato che ciò ha scatenato un grande chiasso da parte dei portali di estrema destra, hanno ritrattato la dichiarazione originale. Questa la versione stampata alla fine, nella sua interezza:

La manifestazione tenuta da Jobbik e dalle organizzazioni di estrema destra vicine, si è conclusa senza gravi incidenti. Due persone durante il corteo sono svenute per il caldo.

La folla ha marciato verso la casa dove nelle scorse settimane c'era stata una rissa tra due famiglie, una ungherese e l'altra zingara, legate tra loro da una lunga faida. Alcuni hanno gettato bottiglie d'acqua contro la casa, da cui sono usciti alcuni rom per strada, ma la polizia ha posto velocemente fine a questo. Gábor Ferenczi di Jobbik è stato colpito con un pezzo di cemento. Precedentemente, il parlamentare aveva tenuto un discorso, in cui dichiarava di essere venuto con intenzioni pacifiche, ma che se nel comune non fosse migliorata la sicurezza, sarebbero tornati. Il politico ha chiesto un rafforzamento della stazione di polizia nella città già colpita dalla catastrofe dei fanghi rossi. Le autorità hanno controllato l'evento con un significativo spiegamento di forze.

Andrebbe oltre lo scopo di questo post già troppo lungo, purtroppo, commentare la questione a portata di mano: quanto è avvenuto a Devecser è incitamento alla guerra etnica e razziale.

Il punto è esattamente sul come e perché l'estrema destra ungherese sta guadagnando terreno in Ungheria. Dalla sola lettura di media e giornali questa storia non esisterebbe quasi. Quando se ne fa menzione, viene distorta nel profondo: distante dalla furia liberata di gruppi razzisti in una lontana città ungherese, si racconta di un raduno con "intenzioni pacifiche".

Il compito appare difficile: non si tratta soltanto della lotta legale, politica e sociale contro l'estremismo, ma anche contro il silenzio e la disinformazione.

 
Di Fabrizio (del 16/08/2009 @ 09:11:48 in Europa, visitato 2066 volte)

Da Roma_Daily_News

Mercoledì 12 agosto 2009

L'Europa orientale ha una significativa e crescente popolazione rom. Tensioni di lungo tempo tra i Rom e gli altri si sono intensificate sotto i colpi della crisi.

Molti Rom non si registrano nei censimenti perché tentano di nascondere la loro etnia, ed in alcuni paesi è illegale identificare i Rom nei documenti legali.

Hanno detto gli esperti locali che la mancanza di dati certi è un problema, rendendo difficile affrontare i problemi dalla disoccupazione all'istruzione ed i servizi sociali come pure il monitoraggio.

BULGARIA

  • I Rom formano il 4,7% della popolazione, o circa 370.000 persone, secondo il censimento 2001.
  • Sui stima che la proporzione sarà nel 2020 del 6,5-7,0 %, o 520.000-550.000 persone, ha detto Alexey Pamporov, sociologo dell'Accademia Bulgara delle Scienze.
  • Il tasso di disoccupazione tra i Rom nel 2004 era del 56,2%, cadendo al 48,3% nel 2007 (riflettendo tanto quelli che smettono di cercare lavoro che quelli che l'hanno trovato)
  • Di recente non vengono riportate violenze. L'ultimo caso è del 2007, quando circa 200 Rom devastarono un caffè ed attaccarono quattro persone perché sembravano skinhead, dopo che un Rom era stato picchiato da skinhead.
  • Il partito nazionalista Ataka ha raggiunto un 9% costante nelle ultime due elezioni, nel 2005 e nel 2009.

REPUBBLICA CECA

  • Il governo stima la popolazione rom attorno al 2% della popolazione, ma secondo alcune organizzazioni sarebbero oltre 450.000.
  • Una studio governativa stima una crescita della popolazione rom del 50%, 300.000 persone nel 2050.
  • Non esistono dati ufficiali sulla disoccupazione dei Rom (è illegale raccogliere questi dati).
  • Il governo ha speso 117 milioni di corone ($21.18 milioni) per creare lavoro per i Rom.
  • La popolazione Rom è forte nelle aree settentrionali del paese, dove ci sono stati violenti assalti almeno una volta anche con molotov.
  • Il Partito dei Lavoratori di estrema destra non ha ottenuto rappresentanza parlamentare ed i sondaggi mostrano che abbia scarse speranze di successo nelle prossime elezioni di ottobre.

UNGHERIA

  • Le ricerche mostrano che la popolazione rom è di circa 660.000 persone, il 6,6% della società.. Non sono disponibili dati ufficiali sul censimento, e molti Rom nascondono la loro identità.
  • Secondo l'Ufficio Centrale Statistiche KSH, la proporzione dei Rom potrebbe raggiungere l'8% nel 2020 e superare il 10% a metà secolo.
  • Gli studi mostrano che la disoccupazione rom è dal 1993 costantemente inferiore al 20%. Alcune aree, specialmente nel nord del paese, hanno quasi il 100% di popolazione rom, quasi totalmente disoccupata.
  • Negli ultimi18 mesi ci sono stati violenti scontri, inclusi attacchi con molotov, bombe a mano e fucili. Sono state uccise oltre a una mezza dozzina di persone.
  • Il partito Jobbik di estrema destra ha ottenuto sostanziali successi usando una dura retorica anti-Rom. Ha ottenuto il 15% dei voti alle elezioni di giugno del Parlamento Europeo e potrebbe ottenere 50 dei 386 seggi parlamentari nelle elezioni nazionali dell'anno prossimo.

ROMANIA

  • La popolazione rom sarebbe di 535.000 persone, secondo le stime governative ufficiali, ma i gruppi dei diritti civili ne contano 2,5 milioni, rendendola al più grande comunità rom in Europa.
  • Più delle altre nazionalità i Rom sono migrati altrove in Europa, cercando opportunità in Irlanda e in Italia, dove ci sono 500.000 cittadini rumeni.
  • Studi dell'UNPD (United Nations Program for Development ndr) del 2005, contano al 24% il tasso di disoccupazione dei Rom (definito tra chi cerca lavoro). La disoccupazione auto-percepita (inclusa la mancanza cronica di lavoro) è di circa l'80%, sempre secondo l'UNPD.
  • Sporadici e localizzati gli scontri violenti. A luglio, ci sono stati scontri in Transilvania tra abitanti di etnia ungherese e Rom locali, che hanno sparso paura che episodi simili a quelli ungheresi potessero ripetersi in Romania.

SLOVACCHIA

  • Secondo le stime del governo, la popolazione rom conta 380.000 persona, circa il 7% della società.
  • Dice il governo che circa il 44% dei Rom hanno meno di 14 anni, segno di un prossimo boom della popolazione. La maggior parte delle famiglie rom conta 10 o più membri.
  • Secondo il governo, meno del 10% dei Rom lavora regolarmente.
  • Non ci sono più stati violenti disordini della rivolta rom nella metà degli anni '90, e recentemente i partiti politici non hanno insistito sulle questioni rom.
  • Alcuni progetti per l'alloggio e programmi per il lavoro hanno facilitato le condizioni in alcune parti del paese.

(Reporting by Reuters bureaux, writing by Marton Dunai)

 
Di Fabrizio (del 17/12/2012 @ 09:08:19 in Europa, visitato 1518 volte)

da Czech_Roma

Budapest, Hungary, 3.12.2012 17:17, Spiegel: la retorica dell'estrema destra ha toccato il fondo Czech Radio, translated by Gwendolyn Albert

La radio ceca ha pubblicato una traduzione dal tedesco in ceco di un articolo messo online dalla rivista der Spiegel, riguardo l'estrema destra in Ungheria (QUI l'originale in tedesco, ndr.). Secondo la rivista il parlamentare ungherese Márton Gyöngyösi del partito di estrema destra "Movimento per un'Ungheria Migliore" (Jobbik) ha dichiarato settimana scorsa in parlamento che, dato che i cittadini di origine ebraica rappresentano un "rischio alla sicurezza", si dovrebbe compilare un elenco nazionale dei loro componenti. Riporta der Spiegel: "Le sue dichiarazioni hanno sollevato un'enorme ondata di indignazione, ma il governo del primo ministro Viktor Orbán ha preso le distanze molto lentamente dal parlamentare."

Secondo il settimanale, ogni tentativo di discussione con Gyöngyösi si muta in un'estenuante maratona di relativismo. "Non sono un antisemita," rivendica, "ma dovete riconoscere, che quegli ebrei..." ecc. "Non sono neanche contro il popolo romanì, ma conoscete gli zingari... e non sono nemmeno un estremista che opera per una dittatura, ma dovete ammettere che la liberaldemocrazia ha fallito..." Sono le argomentazioni di questo economista trentatreenne, ex consulente fiscale. Der Spiegel riferisce che non è un estremista di destra.

Gyöngyösi è vice-presidente del gruppo Jobbik in parlamento. Il partito ha ottenuto un abbondante 17% alle elezioni del 2010. Oggi il partito, nel paese è il terzo per grandezza, conta 47 seggi sui 386 in parlamento.

I genitori di lavoravano per ua società ungherese di commercio con l'estero. Il nazionalista di oggi ha passato la sua infanzia in Afganistan, Egitto India e Iraq. Jobbik come conseguenza l'ha reso il proprio portavoce sulla politica estera.

"Gyöngyösi a volte nasconde malamente il suo piacere nella tattica di non rispondere alle domande. Evidentemente si considera l'asso diplomatico nel suo partito," riporta der Spiegel.

Però, la sera di lunedì scorso ha finalmente deciso di parlare in parlamento in modo chiaro ed intelleggibile. Nel corso di un dibattito sull'offensiva israeliana nella striscia di Gaza, ha suggerito la registrazione di tutti gli ebrei ungheresi. Ha poi chiarito, che "gli ebrei, specialmente se sono al governo o nel parlamento, devono essere considerati un potenziale rischio alla sicurezza dell'Ungheria." Rivolgendosi al vice ministro agli esteri, Zsolt Németh, ha detto: "Ritengo che una lista simile sarebbe importante soprattutto per l'Ungheria." Németh, diplomatico di carriera nel partito di governo FIDESZ, non ha risposto né con critico né con rifiuto a questa sfida, e neanche sembrava molto infastidito. Ha soltanto detto che "il numero di ebrei nel parlamento ungherese non ha niente a che fare col grave conflitto in Medio Oriente."

"Alla  camera s'è svolto un dibattito puramente nazionalsocialista," ha dichiarato da Budapest lo storico Krisztián Ungváry. Secondo lui, Jobbik si è identificato completamente coi dogmi razzisti del nazismo. Altri partiti estremisti in Europa non scoprono le loro carte così facilmente.

Rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, politici ed attivisti civili hanno reagito alle dichiarazioni di Gyöngyösi con enorme indignazione. Martedì scorso diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte al parlamento, indossando stelle gialle per dimostrare contro il "fascismo strisciante" nel parlamento ungherese. Slomó Köves, presidente del Consiglio Unito delle Comunità Ebraiche di Ungheria, è convinto che Gyöngyösi debba essere perseguito per le sue dichiarazioni.

Non sarebbe la prima volta che il controverso politico si scontra con la legge. La scorsa primavera Attila Mesterházy (capo del Partito Socialista), aveva sporto denuncia nei suoi confronti per aver negato l'Olocausto. Gyöngyösi rigetta l'esistenza di qualsiasi legame tra le posizioni del suo partito e l'ideologia nazista. Der Spiegel riferisce che mente clamorosamente quando fa affermazioni simili.

Ad esempio, nell'archivio online della televisione N1, c'è un filmato in cui alcuni membri di Jobbik chiamano Adolf Hitler "uno dei più grandi statisti del XX secolo". La scorsa primavera, un altro parlamentare di quel partito ha ricordato in parlamento il centotrentesimo anniversario del presunto omicidio da parte degli ebrei di una ragazza cristiana di 14 anni nel villaggio di Tiszaeszlár. Allora lo scandalo scioccò l'Austria-Ungheria e nella regione ci furono pogrom periodici tra il 1882 e il 1883. L'estate scorsa venne escluso da Jobbik il deputato Csanád Szegedi, apertamente antisemita ma di cui erano venute alla luce le sue origini ebraiche.

Ungváry ha detto a Spiegel che le dichiarazioni di Gyöngyösi non lo sorprendono. "Ho insistito per anni sul fatto che Jobbik fosse un partito neonazista, nella tradizione delle Frecce Incrociate, il partito nazista che governò l'Ungheria ai tempi di Horthy alla fine della II guerra mondiale. Il punto chiave della nostra scena politica, tuttavia, e la mancanza di volontà da parte del governo di fare qualcosa su Jobbik. L'atteggiamento del governo è codardo, passivo e scandaloso," ritiene lo storico. Secondo lui esistono diverse frange di neonazismo nell'Europa centrale, ma la maggior parte delle nazioni stanno prendendo le distanze da tendenze simili. Tuttavia, in Ungheria i partiti politici non hanno agito, fino a quando le organizzazioni ebraiche non hanno iniziato a protestare con forza martedì scorso. Ricorda der Spiegel che le loro reazioni ricordano troppo una superficiale penitenza.

I blogger che scrivono sul portale di notizie più letto in Ungheria, index.hu, hanno sottolineato che le parole di condanna usate in questo caso, sono esattamente le stesse adoperate in molti altri casi recenti. Nessuno del governo si è preso il tempo per formulare una nuova dichiarazione. Secondo gli esperti della politica lo stesso Fidesz, il partito più forte, sta spostandosi a destra - comprensibili i suoi sforzi per attrarre i votanti di Jobbik, ma il prezzo politico che stanno pagando è troppo alto.

Lo scorso settembre il premier Orbán di fronte agli storici monumenti nel villaggio di Ópusztaszer ha tenuto un discorso, in cui faceva appello alla sacrosanta natura del sangue e della terra ungheresi. Der Spiegel specifica che le opere di autori antisemiti sono state recentemente aggiunte alla lista di letture obbligatorie nelle scuole.

Nel corso della settimana scorsa, Jobbik ha cercato di correggere la portata dello scandalo causato dal suo parlamentare, sostituendo la parola "ebrei" col termine "Israeliani". Gyöngyösi ha inviato una dichiarazione ai media, affermando che non intendeva che si compilasse una lista dei membri ebrei nel governo e nel parlamento, ma una lista di quanti avessero contemporaneamente la cittadinanza ungherese e quella israeliana. Ha quindi porto la mano ai concittadini ebrei, chiedendo perdono. Antal Rogán, presidente del gruppo degli eletti Fidesz, ha intanto compiuto i passi preliminari per introdurre sanzioni contro future dichiarazioni simili.

In realtà, Jobbik non ha intrapreso alcuna inversione ideologica. Subito dopo lo scoppio dello scandalo, Elöd Novak (parlamentare Jobbik) ha chiesto le dimissioni della collega Katalina Ertsey, che ha la doppia cittadinanza ungherese ed israeliana. Secondo le notizie odierne, Novak si è lamentato tramite una conferenza stampa tenutasi a Budapest che "Israele ha più parlamentari nel parlamento ungherese che alla Knesset". L'attacco alla parlamentare, che fa parte del partito ambientalista "Un'Altra Politica è Possibile" è avvenuto a soli quattro giorni dalla ripugnante iniziativa di Gyöngyösi. Questa settimana Novak ha inviato una mail a tutti i parlamentari, invitandoli a schierarsi pubblicamente contro l'opzione della doppia cittadinanza.

Inoltre, i parlamentari di Jobbik intendono pubblicare una lista dei posti in Ungheria dove sono stati investiti "capitali israeliani". Chiedono anche che vengano tivelati gli importi di questi investimenti. Il partito dell'estrema destra intende anche pubblicare i trattati interstatali stipulati con Germania e Polonia. Il capo di Jobbik, Gábor Vona, nato Gábor Zázrivecz e di origini slovacche, sostiene che in questi trattati esistano postille segrete tra Berlino, Budapest e Varsavia, per chiedere a mezzo milione di ebrei residenti in quei territori di sgomberare in caso di emergenza.

Riporta der Spiegel: "I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche intendono protestare domani in parlamento contro il crescente antisemitismo. Chiedono che i parlamentari si uniscano a loro."

 
Di Fabrizio (del 10/08/2013 @ 09:06:24 in Europa, visitato 1657 volte)

(piatto abbondante da accompagnare con un vino adeguato)

La recente condanna (all'ergastolo!) dei colpevoli di omicidio di 6 rom in Ungheria, ha riproposto il dibattito se quello sia o meno un paese razzista. Non pretendo di conoscere la realtà meglio di altri, ma dato che quotidianamente ricevo corrispondenze e rassegne stampa dai paesi dell'Europa Centrale e Orientale, credo di essermene fatto un'idea.

Per seguire i miei ragionamenti (che vi potranno sembrare macchinosi e parziali), dovrete tenere conto:

  • Che una RELTA' OGGETTIVA non esiste. Anche se siamo in un unico continente, anche se molti stati sono associati alla Unione Europea (o hanno zone confinanti legate da trattati e iniziative comuni), nazionalismi, spinte politiche ed economiche disgreganti la fanno da padrona. Notavo un po' di tempo fa, che mentre i media e i commentatori occidentali si concentrano spesso sulla situazione di miseria (o di impoverimento) all'Est, quelli orientali non si fanno scappare occasione per descrivere le condizioni terribili dei profughi arrivati qui. Insomma. tutti guardano sempre le pagliuzze altrui.
  • Nessuno è INNOCENTE A PRIORI. A partire dall'Italia: la situazione dei Romanì è tragica qua come altrove, le colpe andranno anche condivise, ma non esiste uno stato che possa ergersi a giudice degli altri.
  • I Romanì, pur essendo da decenni POPOLAZIONI STANZIALI nell'Europa Centro-Orientale (Germania compresa), nel tempo avevano mantenuto ambiti di migrazioni interne (ad esempio Ex Jugoslavia-Albania-Ungheria-Bulgaria / Bulgaria-Grecia-Turchia / Ucraina-Ungheria-Slovacchia-Repubblica Ceca-Polonia-Bielorussia / Repubbliche Baltiche-Polonia) per motivi di parentela ed economici, ambiti che tuttora resistono. Le recenti migrazioni indicano che i Rom di Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, prediligono i paesi del Nord Europa e il Canada (finché non ha chiuso le frontiere), quelli del Sud-Est emigrano anche nei paesi di lingua latina (ora un po' meno, data la crisi economica di questi ultimi).
  • Grossomodo, tutti conosciamo la situazione precedente al crollo del Muro di Berlino: bassi redditi e una serie di servizi di base forniti dallo stato. Più sfaccettata la situazione dei Romanì come "minoranza nazionale": in alcuni casi era pienamente riconosciuta (Serbia), in altri (Bulgaria) negata. Per fare un paragone con un'altra situazione politico-economica: la Turchia. Lì i Romanì (mancano cifre precise, potrebbero essere sino a un milione), per quanto marginalizzati e discriminati, hanno sempre riconosciuto l'autorità dello stato turco, e questo li ha messi al riparo da massacri e violenze come quelli subiti da Greci, Curdi e Armeni. Da questo punto di vista oggi la situazione è ancora frammentata: Bosnia e Slovenia sono state più volte messe sotto accusa dalla comunità internazionale, per il mancato riconoscimento dei diritti politici fondamentali a chi non appartenesse alle etnie maggioritarie.
  • ULTIMO PUNTO di queste prefazioni: quei servizi che erano assicurati a tutti, indipendentemente dall'etnia, sono andati privatizzandosi, ora prima ora dopo. Questo ha portato penuria di case, lavoro, prestazioni sociali e sanitarie, di cui hanno fatto le spese soprattutto le minoranze non riconosciute. Ci siamo noi, Occidente, dietro queste privatizzazioni (noi le si chiama delocalizzazioni), fu la stessa Unione Europea, una decina d'anni fa quando si allargò a Est, da un lato a richiedere a voce più rispetto per le popolazioni romanì, dall'altro a strangolarle (a strangolare i settori più poveri della popolazioni) con l'oggettivo aumento dei prezzi e i tagli che contemporaneamente chiedeva al welfare. Una politica sostanzialmente ipocrita, che ha però creato una classe di burocrati su come sopravvivere all'occidente.

DINTORNI:
La situazione di base (abbastanza simile in tutti i paesi dell'Europa Centro Orientale) è la presenza di minoranze romanì più consistenti che in Occidente, ma non coese. Quasi ovunque esistono fasce di popolazione romanì di piccola-media borghesia - proprietari, relativamente integrati (comunque, poco disposti a palesarsi) e altre in condizione di deprivazione estrema (ancora peggio, se possibile, che da noi). Cosa che ha anche portato al continuo crearsi e sciogliersi di partiti, partitini, cartelli politici romanì, funzionali a questo o quel capoclan.

Lo stesso vale per la classe intellettuale: professionisti, docenti, giornalisti, radio, giornali in abbondanza, con scarsissimo influsso su quella che si chiama "vita e politica reale". Assistiamo al paradosso che una scena abbastanza comune in Italia è la vecchia romnì che si fa leggere qualcosa dal nipotino che finalmente può andare una scuola, sempre più spesso da quelle parti la scena si svolge a parti invertite: sono gli anziani che leggono per il resto della famiglia, che non ha più risorse per frequentare la scuola.

Leggi e violenze razziali:
Un altro paradosso (ma anche in questo in Italia abbiamo una certa esperienza), è che in diversi stati dell'est esistono norme, leggi, regolamenti molto avanzati a tutela delle minoranze (che sono quasi infinite) e anche dei Romanì. L'Ungheria sino a qualche anno fa era presa ad esempio per l'esistenza di un autogoverno rom, qualcosa di simile esiste anche in Ucraina; Serbia Bulgaria e Romania hanno legislazioni molto più avanzate di quelle occidentali. Eppure, quasi nessun effetto hanno nell'arginare crisi di violenza e pogrom. Che sono difficilmente prevedibili, vanno ad ondate: fu la Romania ad inizio anni '90. poi di volta in volta toccò a Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca. Ricorrenti in Ucraina e nei paesi ex-URSS, ma le notizie che arrivano da lì sono sempre datate e frammentarie.

Razzismo:.
Non è solo Ungheria (ma ricordiamoci, nessuno è innocente, molti sono impuniti). Anche la Germania, per fare l'esempio di un paese che riteniamo esempio di "civiltà occidentale", ha avuto di recente spettri nell'armadio. E sempre dalla Germania (e dagli USA) è partito, una ventina di anni fa, un coordinamento fattivo tra vari nuclei della destra estrema e radicale [ricordo che movimenti simili si ebbero in tutta l'Europa Centro Orientale (per non parlare di quella Meridionale, a proposito di innocenza!), tra gli anni '30 e '40], che attualmente opera in stretto contatto in tutti i paesi che ci riguardano. Fisicamente, sono le stesse squadre a seminare il terrore o fare comizi congiunti in Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, e ci sono contatti molto avanzati con Serbia, Croazia, Slovenia, Romania, Bulgaria, Ucraina.

La Germania non è solo RAZZISMO VIOLENTO (che c'è ovunque e sa che può farsi sentire con poco), ma è anche (non è la sola) il paradigma del razzismo istituzionale, ad esempio:

  • impunità nel colpire i colpevoli di atti di razzismo "lievi o tollerabili". Non siamo ai livelli italiani, ma ad esempio per l'incendio che ricordavo nel link di sopra, non mi risulta che siano mai stati identificati i colpevoli. Situazione comune in tutta Europa (non solo all'est) e la sentenza ungherese è effettivamente una sorpresa. Niente a che vedere, ad esempio, col caso di Hadareni in Romania, dove ci sono voluti una decina d'anni per arrivare ad una sentenza, che alcuni dei parenti delle vittime contestano tutt'ora;
  • il razzismo istituzionale, è anche quello di uno stato che accoglie i profughi dal Kosovo, profughi che col tempo trovano scuola, casa, lavoro e dopo un decina d'anni si ritengono cittadini come gli altri. Finché, una notte, la polizia tedesca sfonda la porta di casa e ti imbarca con tutta la famiglia su un aereo, per tornare in Kosovo dove non hanno scuola, casa, lavoro. Tutto, per una ragione di stato.

Ungheria:
Dopo questa lunghissima parte introduttiva, eccoci. E' o non è un paese fascista? Non lo è, rispondo, ma se Orban sbagliasse qualcosa, allora il rischio sarebbe alto. Personaggio complesso, ha più volte ammesso di ispirarsi a Berlusconi (senza averne gli stessi capitali), ma a me ricorda Dollfuss, l'ultimo cancelliere austriaco prima dell'annessione alla Germania nazista. L'Europa contro cui sbraita, è la stessa che gli ha garantito il suo posto attuale.

Un breve riassunto della recente storia ungherese. Con la caduta del muro, i vecchi comunisti si riciclarono nel Partito Socialista, contrapposto all'altro blocco dei Liberali. Ma già precedentemente la legislazione ungherese era tra le più aperte in fatto liberalizzazioni e partecipazione dei capitali stranieri alle imprese, per cui i due blocchi (poco influenti gli altri partiti) si sono alternati senza grandi differenze sul piano economico. Anche perché a differenza degli altri paesi dell'ex blocco, con l'afflusso di capitali esteri l'Ungheria viveva una situazione di boom economico simile a quella dell'Irlanda. E purtroppo ne ha condiviso la fine, con indebitamenti pazzeschi con le banche (soprattutto tedesche) e una situazione di corruzione diffusa, che ha posto all'angolo i due partiti (il sistema elettorale è uninominale con soglia di sbarramento).

Dalla crisi sono emersi due soggetti:

  • FIDESZ (nazionalista)
  • JOBBIK (ancora più nazionalista)

Ecco, cosa fare con un governo di destra, in un paese in crisi, con un'opposizione di destra estrema con tendenze paramilitari? La scommessa di Orban si gioca tra un necessario risanamento, e la vulgata popolare (quell'accidenti che si chiamano elettori) che ha trovato il nemico esterno (LE BANCHE e LE MULTINAZIONALI) e quello interno (tanto per cambiare, EBREI e ZINGARI). Come anche da altre parti (non dirò quali) il populismo, il nazionalismo e l'antieuropeismo diventano le cifre distintive per restare a galla.

Politica interna: da un lato accarezzare la pancia di quell'Ungheria profonda e rancorosa emersa dalle urne, dall'altro, come succede nei paesi limitrofi, dare almeno l'impressione che tutto sia sotto controllo, colpendo le manifestazioni politiche-criminali-razziste più eclatanti.

Ma se questo non bastasse? Da un lato l'indebitamento, dall'altro i paramilitari che sognano le croci frecciate, girano come avvoltoi attorno alla testa di Orban. Lui, a differenza di Berlusconi, non ha giornali, tv, e altre utilità simili, il suo rapporto con i media è pessimo. Si è proposto come l'unico salvatore possibile, ma per farlo ha dovuto assumere le armi e la protervia dei suoi avversari più prossimi. Dovesse fallire, la loro strada è aperta.

CONTORNO - Investitori e benefattori:
Il crollo URSS e dei paesi satelliti, davvero qualcuno crede che sia avvenuto "solo" per motivazioni interne? Tutta l'Europa Centro-Orientale è divenuta in brevissimo tempo terra da colonizzare per gli appetiti USA ed Europei, con la Russia assolutamente incapace di contrastare economicamente questa tendenza. Visto in questa chiave, il massacro e la dissoluzione della Jugoslavia sancì l'esclusione del petrolio russo dalle rotte sud-europee, e il predominio americano rispetto alla UE. Pian piano, mentre anche la Cina si è fatta viva, mentre nei paesi con rilevanti presenze musulmane sono attivi Arabia Saudita e (dopo Erdogan) la Turchia. Con la crisi economica in Occidente, per un determinato periodo USA e Germania hanno resistito, ma con Obama anche gli ultimi appetiti si sono ridimensionati.

Ma il colonialismo non è soltanto militare o economico: Gli investimenti arrivano in due maniere: rilevare vecchie imprese statali o autogestite (nel caso ex-JU), o invece tramite vari fondi di solidarietà EU e progetti caritativi delle varie chiese, o fondazioni dagli equivoci obiettivi politici, come OPEN FOUNDATION - ma dotate di quel tanto di pragmatismo nella strategia che manca alla cultura europea. Come è successo e succede ancora in altri continenti, le motivazioni di questi interventi sono tante e spesso contrastanti: da una parte rimediare in qualche maniera al "default" economico e sociale di molti paesi, dall'altro svuotare quegli stessi paesi della capacità di badare a se stessi e renderli sempre più dipendenti dall'elargizioni di questi aiuti (e dal debito che si genera). Creare nel contempo una classe intellettuale-professionale poco legata alle dirigenze locali, che nel caso diventeranno emigranti qualificati ma sottopagati. E' quello che è avvenuto ANCHE in Ungheria, e si ripete nei paesi limitrofi. Orban lancia la sua guerra contro investitori che in questo momento non ci pensano minimamente ad investire, perché hanno finito la grana. Nel frattempo anche la Serbia sembra uscire dal suo antieuropeismo, il problema è se l'Europa ci sarà ancora.

 
Di Fabrizio (del 15/07/2009 @ 09:01:04 in Europa, visitato 1644 volte)

Da Hungarian_Roma (vedi anche QUI)

12 giugno 2009 BUDAPEST (JTA)

Un gruppo paramilitare neonazista si rilancia sotto nuovo nome in un raduno di massa a Budapest.

La Guardia Ungherese (Magyar Gárda ndr) si è anche rilanciata come Movimento Guardia Ungherese in diversi incontri più piccoli presentati in più parti del paese.

Circa 3.000 aderenti si sono riuniti domenica a Budapest, mentre diverse centinaia  hanno manifestato a Bekescsaba, Szolnok e Mezotur. I partecipanti alle manifestazioni sventolavano bandiere ed insegne che ricordavano quelle famigerate delle Frecce Uncinate Ungheresi del periodo di guerra. Una dimostrazione separata, sempre a Budapest, chiedeva il rilascio di Gyorgy Budahazy, attivista radicale di destra trattenuto con l'accusa di terrorismo.

Sempre domenica, circa 400 dimostranti, per lo più anziani, hanno manifestato a favore del governo e contro la Guardia.

Recentemente i tribunali ungheresi avevano ordinato lo smantellamento della Guardia con l'accusa di generare tensioni etniche e di minaccia all'ordine pubblico. Tuttavia, l'ultima sentenza non interferisce sul diritto di adunarsi pacificamente. Ora la Guardia rivendica di essere un movimento.

Gli esperti legali dicono che questo contravviene alla volontà ed agli scopi dei tribunali.

I manifestanti a Budapest sono arrivati in abiti civili e solo dopo molti hanno indossato le uniformi della Guardia. Tra di loro Gabor Vona, presidente del neonazista Jobbik, e Lajor Fur, ex ministro della difesa. Vona ha annunciato che se dovesse ottenere un seggio alle prossime elezioni nazionali, come ci si aspetta, entrerebbe in Parlamento indossando l'uniforme della Guardia.

Viktor Orban, leader del Fidezs, il partito dominante nell'opposizione e che probabilmente formerà il governo l'anno prossimo, ha detto che il suo partito non entrerà mai in coalizione con Jobbik.

 
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:00:36 in conflitti, visitato 1810 volte)

E' da un po' di tempo che non dedico attenzione all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle interne alla comunità, come ad esempio Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.

L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje', di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta dilagando in tutta Europa.

L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e' esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.

Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero', alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono moltissimi i bambini.

Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi, sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco, quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un lontano pianeta.

In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare d'accordo come e' avvenuto in passato.



Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa. Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di tutti: gli zingari.

Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e' e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia' molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore, inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.

Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione. Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna, l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e' dell'80%.

Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione. Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue melodie.

I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e' proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per il futuro della nazione.



Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.

Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta' giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a bordo di autobus.

E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.

In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.

Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio, avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto costituzionale oltre che per diritto "umano".

 "Because your skin is a little darker" from Gypata on Vimeo.

(continua…)

 
Di Fabrizio (del 10/01/2013 @ 09:00:35 in Europa, visitato 1544 volte)

immagine da metteteviscomodi.it

PREMESSA: Una decina di anni fa, le elites intellettuali romanì si resero conto di rappresentare un popolo senza stato, ma che era sparso in tutta Europa, diviso ma forte della consistenza di 10-12 milioni di persone (praticamente, corrispondente alla popolazione di Belgio, o Ungheria, o Austria o Danimarca). L'Unione Europea e l'abbattimento delle frontiere sembravano un'opportunità politica da sfruttare per l'integrazione socio-economica ed il riconoscimento dei loro diritti. Si ragionava allora in sede comunitaria dell'allargamento a Est, e una delle richieste ai nuovi stati membri era proprio quella del riconoscimento dei diritti dei Rom.

Dieci anni dopo, la scommessa di allora sembra persa. L'allargamento a Est non ha fermato le discriminazioni, ma solo generato aumento dei prezzi, tagli del lavoro e dei servizi sociali. Cose che stiamo sperimentando da tempo anche in tutto il ricco occidente. Ma nel contempo, questo ha rinvigorito flussi migratori che c'erano già da tempo. Ed i migranti hanno scoperto così che l'occidente in crisi non era la terra promessa che si aspettavano: i diritti erano sulla carta, le discriminazioni simili e il lavoro una spietata concorrenza con chi c'era già prima.

I FATTI: I Rom rimangono la più grande minoranza europea, e visto che come occidentali ci riteniamo ancora superiori ai nuovi arrivati, i sacri principi europei devono essere fatti salvi. Applicandoli? Questo sarebbe difficile... ci basta incolpare gli altri di non farlo.

Assisto ad un fenomeno curioso: mentre i media italiani diffondono notizie su persecuzioni in Romania, Bulgaria, Slovacchia ecc. la stampa di quei paesi ci ricambia il favore, illustrando spesso le terribili condizioni di vita dei Rom scappati in occidente.

La cronaca recente ripete questo gioco delle parti: in Ungheria un giornalista vicino al partito di governo ha definito i Rom come "animali". In neanche un giorno, la notizia si diffonde a macchia d'olio: gruppi mediatici, ANSA, Giornalettismo, blog.

CONSIDERAZIONI: Cos'avrebbe detto quel giornalista di così dirompente da scandalizzarci? Qualcosa che in Italia abbiamo letto (se non pensato, magari vergognandocene) chissà quante volte.

Però, l'Ungheria è un paese che era già povero di suo, è stato illuso da un boom economico terminato prima che altrove, e si trova in una macroregione europea dove i Rom costituiscono dal 7 al 10% della popolazione (e sono naturalmente i più colpiti dall'attuale crisi). In occidente costituiscono l'1-2 per mille della popolazione, e ci lamentiamo che sono troppi! Aggiungo che la crisi ungherese ha portato al governo un partito di centrodestra, il FIDESZ, che politicamente sente la concorrenza di una destra estrema, a tratti violenta, nazionalista e antisemita come lo JOBBIK (quasi il 17% dei voti). Mi sembra abbastanza logico che in questa situazione, il partito di governo si aggrappi anche ad artifizi retorici di questo genere, come lo farebbe qualsiasi politico nostrano.

Perché ci scandalizziamo, ripeto? Cattiva coscienza, mi rispondo.

Faccio un altro esempio: la Serbia, che ultimamente è diventata un paese sotto l'occhio di Amnesty International e dell'onnipresente galassia Soros. Hanno ragione a battersi per i diritti dei Rom, ne sono convinto. Ma la nostra lettura dovrebbe comprendere anche altri parametri. Ad esempio, in Serbia e nella ex Jugoslavia i Rom hanno storicamente visto riconosciuti più diritti che in tante altre nazioni. Ma se quel paese si ritrova a dover vivere alla giornata, dopo 10 anni di guerra, quasi altrettanto di sanzioni, un territorio più che dimezzato e profughi (Rom e no) che sono arrivati da ogni dove, ha un problema pratico - prima che politico: con le buone dichiarazioni non si mangia.

CATTIVA COSCIENZA: E' colpevole la Serbia se i rifugiati vivono in baraccopoli schifose, sgomberate senza alternative? Certo! Ma possiamo noi rimproverarglielo, quando nel pratico (Italia, Francia) siamo noi i maestri che hanno esportato (ed esportiamo) queste politiche? Se la Serbia, con le sue pezze al culo, non sa più dove mettere i rifugiati, dal 2008 gli stati più ricchi d'Europa (Svezia e Germania), rimandano forzatamente in Serbia e Kosovo i rifugiati dell'allora ex Jugoslavia che provenivano da lì. Senza assistenza, senza diritti, senza domande sul loro futuro.

IL COLPEVOLE: Lo so chi è, non lo dico e ognuno si risponda per sé. La realtà (quella ci interessa tutti) è che chi rimandiamo indietro, tornerà ancora, nonostante muri, leggi, divieti e montagne di parole. Volevamo braccia, sono arrivate persone? Le persone non sono pacchi postali.

 
Di Fabrizio (del 31/03/2013 @ 09:00:27 in sport, visitato 1699 volte)

ROMEDIA Foundation The sound of silence: Calcio ungherese, razzismo vergognoso - by Alastair Watt, 26 marzo 2013

Il 22 marzo a Budapest si è giocata Ungheria-Romania, importante partita di qualificazione per la Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Brasile nel 2014, e dopo molti anni entrambe i paesi sono nella migliore posizione per partecipare a questo importante evento sportivo. Lo stadio Ferenc Puskas, che può contenere oltre 50.000 spettatori, avrebbe dovuto essere un'esplosione di suoni e colori, unendo un paese nella vittoria.

Invece, c'era silenzio. Assordante e, per l'Ungheria, imbarazzante silenzio. All'inizio dell'anno la FIFA, l'organo di governo del calcio mondiale, annunciava che l'Ungheria avrebbe giocato la sua prossima partita casalinga a porte chiuse, come punizione per i cori antisemiti dei suoi fan, prima e durante la partita con Israele dell'agosto scorso. Venerdì, l'Ungheria ha pareggiato con la Romania con un potenzialmente pericoloso 2-2, in un'atmosfera decisamente strana. Dopo aver segnato i goal, i giocatori ungheresi correvano per celebrare davanti ad un pubblico che non c'era. Ben presto la confusione è subentrata alla gioia iniziale.

Nel frattempo, fuori dallo stadio veniva disperso coi gas lacrimogeni dalla polizia anti-sommossa un folto gruppo di manifestanti in passamontagna che sventolavano le bandiere dello Jobbik. Il bel gioco veniva marchiato da atti orribili.



Una partita tra Ungheria e Romania sarebbe comunque surriscaldata in ogni circostanza, data la lunga rivalità tra i due paesi, e una significativa minoranza di Ungheresi che vivono in Romania. Dal punto di vista calcistico è uno scontro tra due3 nazioni riemergenti, con una generazione nuova ed emozionante di giocatori. Tuttavia, l'incontro non è stato marcato né da rivalità né da tecnica brillante. E' stato più caratterizzato da quell'atmosfera vuota ed inquietante, che ha mostrato la malattia pervasiva ma raramente affrontata dal paese: il razzismo. L'Associazione Calcistica Ungherese, distintasi per la perdita di oltre 100.000 euro a seguito del divieto, ha reagito, no condannando quei canti vili, ma facendo ricorso contro la decisione. Ha sostenuto che la punizione era "dura" e "sproporzionata". Eppure, sono gli stessi che promettono di "espellere le voci estremiste dal calcio ungherese".

Senza dubbio, un messaggio ambivalente. Da un lato, si vuole liberare il gioco nazionale dal razzismo. Dall'altra, quando un incidente razzista nazionale viene perpetrato dai propri sostenitori, nel proprio stadio, si reagisce con debolezza e indulgenza. E' stata un'occasione tristemente mancata per prendere una posizione contro il razzismo. Il loro ricorso è stato ovviamente respinto dal Tribunale arbitrale per lo Sport. Erano gli Ebrei il bersaglio di agosto, ma il razzismo e l'odio contro i Rom e i giocatori di colore si sono diffusi da anni nel calcio ungherese.

Assistetti alla mia prima partita in Ungheria nell'ottobre 2011, al Florian Albert Stadium, sede del Ferencvaros, la squadra più popolare di Budapest. Non memorabile la partita contro il Videoton. Ma ciò che vidi e sentii sugli spalti lo fu. "Cigano" (zingaro) gridò una coppia di tifosi Fradi (Ferencvaros) alla mia destra, quando il portiere avversario corse verso la fine dello stadio.

Epiteto che, imparai presto, è tra i preferiti dalla folla. E' usato per ogni apparente infrazione. L'arbitro prende una decisone da contestare: "Cigany!". Un giocatore del Ferencvaros compie un errore: "Cigany!". I tifosi avversari arrivano allo stadio: "Cigany!".

Questi cori sono stati resi illegali, ma la polizia non ha fatto niente. Se avessero applicato la legge alla lettera, ci sarebbero stati migliaia di arresti. Da altre parte in città, ad Ujpest per esempio, cori simili sono meno comuni nella mia esperienza, ma sono esistiti. Nel contempo, vengono diretti a gran voce fischi discriminatori e slogan di "scimmia" verso i giocatori di colore. Raramente c'è un servizio d'ordine o qualche forma di autocontrollo sugli spalti. Ci vorrebbe qualcuno di coraggioso che dicesse ai suoi compagni di tifo che questi cori razzisti sono inaccettabili, ed il coraggio è una merce rara nel calcio ungherese di oggi.



L'allenatore di un noto club ungherese, che preferisce rimanere anonimo, mi ha detto che sarebbe un "suicidio per la carriera" ingaggiare un giocatore romanì in Ungheria. Gli esempi sono dappertutto. Nel 2008-2009 il portiere Jan-Michael Williams, di Trinidad, giocò nel Ferencvaros. Quella che avrebbe dovuto essere una mossa interessante da parte di una squadra una volta famosa, diventò un acido autogol, dato che Williams era sottoposto a frequenti abusi razziali, anche da parte dei suoi "sostenitori".

Ricordando quella che descrive come la peggior esperienza della sua vita: "Sin dall'inizio c'erano abusi razziali, sia da parte della nostra che degli avversari. C'era il gesto della scimmia, "tornatene in Africa", manifesti e cartelli." I tifosi ed i giocatori del MTK Budapest, fondato anche da ebrei ungheresi, sono sottoposti a terribili abusi, tra cui il più inquietante è il "sibilo" (che imita ipl suono delle camere a gas naziste), ripetuto dai tifosi del Ferencvaros durante una partita agli inizi degli anni 2000.

Ne3gli anni recenti la scomparsa del calcio ungherese e le susseguenti scarse presenze in Europa e Champions League, hanno mantenuto a livello locale questo razzismo rampante, nascosto tra i confini ungheresi. Di tanto in tanto le autorità europee o mondiali mandano ammonimenti, ma le reazioni a livello nazionale riguardo al razzismo nel calcio sono di un'incertezza allarmante.

Hooligans di diverse squadre ungheresi sono noti per essere affiliati al partito di estrema destra Jobbik, che si sposta con rapidità per trarre profitto dai provvedimenti punitivi. Durante le manifestazioni tenutesi fuori dallo stadio prima, durante e dopo la partita, lo Jobbik faceva opera di proselitismo tra i tifosi colpiti dal divieto.



Questo è un test per i tifosi di calcio ungheresi. Si sentiranno accusati a torto come gruppo, aggiungendo le loro grida all'eco del pianto degli estremisti vittimizzati? O si coalizzeranno contro i razzisti i cui comportamenti minano i progressi della migliore selezioni di giovani calciatori dopo decenni?

Lo dirà il tempo, ma se il danno auto-inflitto alle loro speranze di prendere parte alla Coppa del Mondo non porterà ad una resistenza più attiva contro il razzismo, non so cosa potrà succedere. Sono passati sessant'anni da quando la più forte selezione ungherese (conosciuta come i magici Magiari) ottenne il suo miglior risultato, battendo l'Inghilterra a Wembley, ispirata dal grande Puskas.

Che farsa, quindi, che lo stadio a lui intitolato fosse deserto per colpa degli estremisti, che pure manifestavano al suo esterno, mentre il razzismo continua senza essere affrontato nel calcio ungherese.

 
Di Fabrizio (del 21/12/2009 @ 08:58:05 in Europa, visitato 1846 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org

Budapest, 16/12/2009 - Il Tribunale Supremo ha preso la decisione di smantellare la Guardia Ungherese (Magyar Garda), l'esercito privato dello Jobbik, partito di estrema destra.

La decisione di mercoledì è stato il terzo pronunciamento giudiziario in un anno che rende illegale l'organizzazione paramilitare apertamente razzista, e chiudendo ogni strada ad ulteriori ricorsi in appello.

Il segretario di Jobbik, Gabor Vona, ha detto che comunque la Magyar Garda continuerà le sue attività, in seguito ad un appello presentato alla Corte Europea dei Diritti Umani.

La decisione di smantellamento si applica tanto alla Guardia Ungherese che alla Società Guardia a cui formalmente appartiene. Il Tribunale Supremo ha detto che le due organizzazioni hanno fatto abuso del loro regolamento, come pure del diritto democratico di riunirsi, bersagliando e generando deliberatamente paura nei cosiddetti gruppi razziali minoritari ungheresi.

La Guardia è stata modellata sulle bande delle Croci Frecciate Ungheresi che uccisero migliaia di Ebrei durante l'Olocausto. Le sue uniformi ricordano quelle della "Gendarmeria" che assisteva i nazisti tedeschi nella deportazione di centinaia di migliaia di Ebrei, e di Rom, verso Auschwitz.

Jobbik ha ottenuto i più grandi successi elettorali durante l'attuale recessione, e ci si aspetta che diventi una delle principali forze parlamentari nelle prossime elezioni nazionali del 2010.

 
Di Fabrizio (del 24/06/2009 @ 08:57:37 in Europa, visitato 1553 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org 14 giugno 2009

BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema destra.

L'accodo col partito Jobbik (vedi QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese, che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.

La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia riguardo questi recenti sviluppi.

Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta 3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato con la polizia.

L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma politico.

Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.

Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz, godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.

 
Di Fabrizio (del 28/02/2010 @ 08:34:43 in Europa, visitato 2002 volte)

Da Hungarian_Roma

The Huffington Post By Joelle Fiss, Pennoyer Fellow - Combating Hate Crimes

24/02/2010 - Proprio un anno fa, il 23 febbraio 2009, Robert Csorba, 27 anni di origine rom, e suo figlio di quasi 5 anni furono colpiti a morte mentre scappavano dalla loro casa in fiamme a Tatárszentgyörgy [leggi QUI ndr]. La sparatoria è avvenuta subito dopo mezzanotte. La famiglia tentava di fuggire dalla sua casa in fiamme, ma nel mentre Robert Csorba e suo figlio furono colpiti a morte dalle pallottole. La moglie di Robert e altri due bambini furono seriamente feriti, oltre naturalmente a patire traumi emotivi.

Un anno dopo, quando Human Rights First visitò la famiglia, c'era una sensazione che queste morti avrebbero potuto essere evitate. Senza dubbio ci sono stati degli errori: l'ambulanza arrivò più tardi del previsto dopo che il crimine fu commesso. La polizia ed il personale medico furono lenti nel riconoscere il motivo dell'incidente che portò alla loro morte. In aggiunta, la polizia concluse inizialmente che il fuoco era stato causato da un incidente elettrico. Mancarono di indagare su importanti indizi che li avrebbero portati rapidamente ai sospetti.

Questo doppio omicidio non è stato un incidente isolato. Violenze simili hanno colpito la nazione nel 2009, colpendo la comunità rom ungherese di 600.000 membri. Sono stati registrati dozzine di gravi crimini razziali, comprendenti l'uso di fucili, il lancio di molotov o di severi pestaggi.

Sono stati compiuti progressi nell'affrontare il circolo vizioso della violenza e le autorità ungheresi hanno preso misure importanti. Quattro sospetti coinvolti in quelli che vengono chiamati "omicidi seriali" sono stati arrestati l'agosto scorso. Centinaia di investigatori sono stati mobilitati su questi casi. Human Rights First spera che inizi presto il processo e che sia pubblico, così da aiutare a portare un senso di giustizia tra le vittime. Un processo, aperto e nazionale, porterebbe in primo piano al dibattito pubblico della questione della violenza razziale contro i Rom. Le conversazioni potrebbero partire dai politici, esperti sui diritti umani e comunità rom, allo scopo di evitare violenze simili in futuro. I giornalisti potrebbero discutere su come evitare di cadere nei soliti luoghi comuni, quando gli incidenti riportati riguardano i Rom.

Paradossalmente, è incoraggiante il fatto che la polizia abbia recentemente ammesso che siano stati fatti degli errori. Con questa constatazione, c'è più possibilità che i responsabili siano disposti a discutere sulle riforme necessarie alla polizia per evitare il ripetersi degli errori.  Qualche giorno fa - quasi un anno dopo gli omicidi - la polizia nazionale riconobbe che c'era stata una cattiva condotta da parte sua, in risposta al doppio omicidio di Tatárszentgyörgy. Come risultato, sono iniziate procedure interne disciplinari verso due poliziotti per assicurare la responsabilità sulle loro mancanze. Ciò va in qualche maniera nella direzione intrapresa dal governo, che chiede vengano messi in atto meccanismi adeguati per rispondere agli abusi polizieschi.

Detto questo, rimane ancora molto da fare.

In primo luogo, l'addestramento della polizia è un punto centrale nel prevenire violenze a sfondo razziale. Quando questa avviene, la polizia deve usufruire di una buona formazione nel raccogliere le prove, così che l'indagine possa definire correttamente la natura del crimine commesso. Effettivamente, se l'indagine sulla scena del crimine è incompleta e viene ignorato il motivo razziale, il sistema della giustizia non può assicurare la sua piena responsabilità.

Quanti sinora si sono occupati degli assassini seriali sono investigatori di esperienza. Ma la polizia locale è formata adeguatamente nel fare fronte agli avvenimenti a livello base, agli episodi giornalieri di minacce e piccole violenze, che non assumono a fama nazionale? La polizia ha bisogno di adattare i meccanismi di risoluzione dei conflitti ai rispettivi contesti locali. Sarebbe utile che potessero confrontarsi con le loro controparti di altri paesi per arrivare a soluzioni creative. A tale proposito, gli Stati Uniti potrebbero essere di grande aiuto. Allo stesso modo che gli investigatori dell'FBI volarono a Budapest l'estate scorsa per dare assistenza alla polizia ungherese nell'identificare gli assassini seriali, potrebbero radicarsi nel futuro anche altre forme di cooperazione tecnica e di mutui progetti, col supporto del Dipartimento USA alla Giustizia e del Dipartimento di Stato.

Secondariamente, le autorità ungheresi preposte alla legge dovrebbero considerare di compiere sforzi concertati per includere più ungheresi di origine rom nelle unità di polizia [leggi QUI ndr], per rompere il sentimento cognitivo di "noi contro loro" che alimenta le tensioni sociali.

Terzo, quando la polizia commette degli errori, le indagini devono essere effettuate sistematicamente - come nelle deviazione avvenute nel caso degli omicidi Csorba, cosicché ci sia un senso genuino di responsabilità per coloro che ritengono che i loro diritti siano stati violati.

Anche più difficile, ma non una sfida meno importante, è trasformare gli stereotipi anti-Rom profondamente radicati che sono tollerati a molti livelli all'interno della società ungherese - sia nei circoli privati, sia nell'arena politica che nei media. Istvan Serto-Radics, sindaco della città di Uszka  - largamente popolata da residenti rom, ha scritto assieme al professor John Strong di Long Island USA una ricerca, in cui si paragona la difficile situazione dei Rom nell'attuale Ungheria a quella degli Afroamericani nel Mississippi della metà degli anni '60 e '70. Descrivendo i modelli psicologici pregiudicati, dice: "Ci sono diverse ed importanti similarità tra i Rom e gli Afroamericani... stereotipi simili sono frequentemente usati per descriverli. Sono entrambi visti come pigri, proni al crimine, inferiori intellettualmente, emozionalmente immaturi, anche se dotati nella musica". In aggiunta, i problemi strutturali degli alti tassi di disoccupazione, le aree abitative ghettizzate, la discriminazione nella sanità e nell'istruzione, come pure i rapporti tesi con la polizia, sono tutti gli altri fattori che determinano le rassomiglianze storiche. Malgrado ciò, ci sono differenze significative; per esempio la comunità rom non ha mai lottato per acquisire il diritto di voto - partecipano persino attivamente alle elezioni.

Come si inserisce questo turbolento contesto sociale nelle imminenti elezioni nazionali che si terranno ad aprile? Il neofascista partito Jobbik è in buona posizione per ottenere una generosa massa di voti. La sua agenda politica è semplice: militaristica. A parte i crudi discorsi razzisti contro gli Ebrei, chiama all'uso dell'esercito per agire contro i Rom per "restaurare l'ordine" e combattere "il crimine zingaro". La "criminalità zingara" è una nozione problematica filtrata tristemente nel discorso pubblico come concetto tradizionale. Tuttavia, il pubblico sembra afferrarla intuitivamente, mentre il capire l'effetto della violenza razzista è meno condiviso e non sempre accettato. Invero è un problema di micro-criminalità che colpisce una corda sensibile di molti Ungheresi. Tuttavia, l'oltraggio pubblico è ben più forte se un Rom è beccato a rubare, piuttosto di quando viene colpito a morte. La risposta della polizia può riflettere questo, mentre gli attacchi razzisti contro i Rom possono essere benzina gettata sui crimini di cui sono gli esecutori.

I membri della Guardia Ungherese, l'ala paramilitare di Jobbik, sfruttano le legittime paure del crimine. Sono conosciuti per vagare intorno ai villaggi popolati da Rom intimidendoli con violente minacce o aggredendoli. Infatti, Tatárszentgyörgy è uno dei primi posti dove hanno cominciato sfilare dalla loro creazione nell'agosto 2007.

Ecco allora un suggerimento a tutti i democratici in Ungheria che seriamente combattono l'ascesa dell'estremismo nel loro paese mentre incombe la campagna elettorale. Se i cittadini ungheresi si sentissero protetti ugualmente dallo stato, ci sarebbe una migliore probabilità porre freno l'estremismo. Gli elettori di Jobbik [...] stanno rivolgendosi ai bulli neonazisti in cerca di più sicurezza. Nel contempo, i componenti della comunità rom hanno paura di essere insultati, minacciati o assaltati per strada: è tempo che i politici responsabili - e quanti formano l'opinione pubblica - parlino apertamente contro il razzismo, così come lo fanno contro il crimine. E' tempo di essere sicuri che non esiste crimine pari al rubare le vite di Robert Csorba e del suo piccolo figlio.

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