Zagabria, una romnì in Consiglio comunale
Farmacista, 32 anni, rappresentante della comunità rom in Croazia. Nura
Ismailovski (in foto), eletta nelle liste del SDP, è la prima donna rom a
sedere nel consiglio comunale di Zagabria. Il s...
L'Ilo mette sotto accusa l'Italia: "Migranti, violate le convenzioni"
Dopo il governo panamense, prima di quello etiope. L'audizione del governo
italiano alla 98° conferenza internazionale del lavoro si è tenuta ieri
pomeriggio, terza in programma tra le audizioni di altri 24 paesi, di cui
nessuno europeo. Il governo è s...
Ddl sicurezza, questa settimana l'ultima lettura al Senato
Dovrebbe essere questa la settimana del varo completo del Ddl sicurezza, il
disegno legge della vergogna. Dopo tante polemiche, anche dentro il
centro-destra, il Governo probabilmente porrà nuovamente la fiducia anche
nell'ultima lettura di Palazzo Madama. A dirsene certo, a...
Insetti clandestini? Razzismo italiota
Mentre il Parlamento sta legiferando per criminalizzare gli immigrati, c’è
qualcun altro che utilizza il concetto di clandestinità per fare soldi. Infatti,
come potete vedere nella foto tutta l’Italia è tappezz...
Hammarberg, sgomberi Rom in Italia? Diritti umani spesso lesi!
“Il problema che ho riscontrato in Italia è che sono stati attuati alcuni
sgomberi di Rom senza che siano stati rispettati i diritti umani. L’ultima volta
che sono stato in Italia risale a gennaio e, da allora, non ho più ricevuto
molte notizie, ma spero che gli sgomberi avvenuti ...
Ddl sicurezza, posta la fiducia su tre maxiemandementi
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione
di fiducia sul ddl sicurezza all'esame nel Senato. Dopo l'annuncio del ministro
il presidente del Senato ha convocato la conferenza dei capigruppo...
Roma, nuovo "campo nomadi" per i Rom del Cesare Lombroso
Sarà trasferito all'inizio del prossimo anno, entro febbraio al massimo, il
"campo nomadi" di Cesare Lombroso, nel XIX Municipio. L'area, ancora top secret,
sarà una di quelle proposte dai rappresentanti locali, e verterà sempre
all'interno del quartiere a nord di Roma. Lo hanno assicur...
Napoli, un arresto per l'omicidio di Petru
Tradito dalle "sentinelle" del rione. Accusato dalle persone che, a vario
titolo, vivono la strada, o lo spaccio o gli altri affari border-line dei
Quarteri Spagnoli. Così, grazie alle testimonianze di quattro persone, tra
neo-pentiti e testimoni di giustizia, la polizia ha catturato uno dei killer
dell´...
Firenze, al via il progetto IntegrAzione
Al via "IntegrAzione", il progetto partecipativo volto a favorire l’inserimento
della popolazione Rom. Il progetto, finanziato dalla Regione Toscana, è promosso
dal Quartiere 4 e curato da numerose associazioni...
Roma, una brutta storia
Volevano essere considerati i veri eredi della banda della Magliana con la loro
attività di traffico di cocaina, ma anche di prestiti ad usura e con la vendita
o l'affitto di armi ad altre organizzazioni criminali. Una organizzazione
criminale dedita al traffi...
Roma, la speranza
Siete tutti invitati alla presentazione del libro “Speranza” di Antun Blazevic
che si terrà il 6 luglio 2009 alle ore 19.00, presso l' enoteca "l'Infernotto"
in via del Pigneto n. 31 (isola pedonale)...
L’Arci discrimina i Sinti?
Per due anni l’ARCI ha sempre offerto uno spazio alla federazione “Rom e Sinti
Insieme” al Meeting Antirazzista di Cecina. Tant’è che la linea politica della
federazione è sempre stata lanciata proprio da Cecina. E anche quest’anno nel
programma, pubblicato il 23 giugno 2009 (rimoss...
Il ddl sicurezza è legge
Poche ore fa è stato approvato il ddl sicurezza in Senato tra le proteste
dell'opposizione dalla quale, secondo Maroni, sono state dette «falsità». Idv,
Pd e Udc hanno votato contro il provvedimento "blindato" da tre fiducie...
Uefa, stop alle partite in caso di razzismo
Gli arbitri dovranno sospendere provvisoriamente o definitivamente una partita
in caso di episodi di razzismo nello stadio. Lo rende noto la Uefa dopo
l’esecutivo che si è riunito a Vilnius. I direttori di gara dovranno applicare
la norma numero 5 del Regolamento del ...
Ddl sicurezza, le norme approvate
Chi entra in Italia o vi soggiorna clandestinamente commette un reato. Per avere
la cittadinanza si dovrà pagare una tassa da 200 euro. La permanenza nei centri
di identificazione ed espulsione potrà arrivare fino a sei mesi. Le 'ronde'
diventano legali. Sono al...
Ddl sicurezza, il Vaticano: «Una legge che porterà dolore»
Ha immediatamente raccolto il parere contrario di monsignor Agostino Marchetto
(in foto), segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti,
l'approvazione in via definitiva del disegno di legge sulla sicurezza. La nuova
legge porterà «molti dolori e difficoltà» gli immigrati, secondo Marchetto.
«Anche se si asp...
Ddl sicurezza, i commenti in Italia e in Europa
Il "pacchetto sicurezza" è ormai legge, una legge per il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi «fortemente voluta dal governo e dal premier». Il
Senato, perciò, stamattina ha votato l’ultima delle tre fiducie e, con il sì di
157 senatori, il no di 124 e 3 astenuti, d’ora in poi entrare...
Ungheria, sciolta la milizia dell’estrema destra
Dovrà sciogliersi la Magyar Garda, la Guardia ungherese, la milizia paramilitare
legata al partito di estrema destra Jobbik, protagonista di un lusinghiero
successo nelle ultime elezioni europee. La Corte d’appello di Budapest ha
confermato ieri la sentenza di scioglime...
Bari, clima di razzismo
L'annuncio di provvedimenti che allontanino l´ombra del razzismo. L'invito a
rompere il muro dell'omertà e denunciare gli episodi di discriminazione a Bari.
La decisione di scendere in piazza. Il giorno do...
Una sentenza controversa
Bocciato il nuovo regolamento dei “campi nomadi”, che il Comune di Milano sta
distribuendo in questi giorni in tutte le sue strutture. Bocciata l´imposizione
del badge, i controlli in entrata e uscita dai villaggi, come le nuove
restrizioni sulle visite di parenti e amici. A pronunciarsi in ...
Di Fabrizio (del 01/10/2010 @ 17:40:28 in media, visitato 1944 volte)
Virgilio notizieCorte suprema dice sì a spot elettorali anti-Rom Tv e radio obbligate a trasmettere spot su "criminali zingari"
Budapest, 30 set. (Ap-Nuova Europa) - La Corte suprema ungherese ha confermato
la decisione della Commissione elettorale nazionale di obbligare televisioni e
radio a trasmettere spot elettorali del partito di estrema destra che fanno
riferimento ai Rom come a "criminali zingari". Secondo la Corte radio e tv
devono garantire a tutti i soggetti politici lo stesso trattamento in campagna
elettorale e le emittenti non sono responsabili del contenuto degli spot. Erano
stati gli stessi media a chiedere alla Corte suprema di bloccare lo spot del
partito ultranazionalista Jobbik. Nel filmato si vede una giovane donna che ha
paura di uscire per strada e chiede "i criminale zingari possono fare tutti ciò
che vogliono?" mentre una figura incappucciata è in agguato nell'ombra. Le
elezioni amministrative in Ungheria sono in programma domenica prossima.
Der Spiegel By Siobhán Dowling in Alsószentmárton, Hungary
14/01/2011 - Il villaggio di Alsózentmárton è ai margini estremi d'Europa,
uno degli ultimi posti in Ungheria prima del confine croato. Tutti i suoi
abitanti sono Rom, tra i più marginalizzati nella UE. Ma un progetto condotto
dalla chiesa intende rompere il ciclo di esclusione sociale e svantaggio
educativo.
Non ci sono negozi, caffè o altre attività a Alsószentmárton. Una delle
poche cose che si distingue dalle file di case ad un piano, è l'imponente chiesa
bianca all'ingresso del villaggio. I bambini giocano per strada e vanno in
bicicletta e le giovani donne, non molto più vecchie, spingono passeggini
gridandosi saluti tra loro.
Alsószentmárton è un piccolo villaggio nell'Ungheria sud-occidentale, e tutti
i suoi residenti sono Rom, tra i popoli più marginalizzati d'Europa. Vivendo qui
ai margini estremi dell'Unione Europea, proprio sulla linea del confine con la
Croazia, gli abitanti stanno combattendo gli effetti di decenni di
svantaggio ed esclusione sociale. Un progetto guidato dal sacerdote
cattolico del posto sta cercando di attenuare quella povertà e affrontare uno
dei più grandi handicap della popolazione rom: la mancanza di accesso ad
un'istruzione decente.
Padre József Lánko, un omone con una barba bianca, indossa un maglione di
lana marrone. 55 anni, ha vissuto nel villaggio per 30, ed ha visto in prima
persona le devastazioni causate dalla crisi economica seguita alla fine del
comunismo. "Prima tutti avevano un lavoro, la gente di questo villaggio lavorava
nelle costruzioni o nel fare le strade," spiega. "Avevano un salario minimo, ma
erano certi ad ogni mese di avere i soldi, così da vivere in sicurezza." Con la
caduta della cortina di ferro, da un giorno all'altro, hanno perso tutto.
"Ora vivono come accattoni," dice Lánko. "E' contro l'umana dignità, sarebbe
sicuramente meglio se potessero occuparsi delle loro famiglie lavorando."
Lánko dice che qui la disoccupazione è oscillante. Per la maggior parte
dell'anno è del 90%, ma scende al 60% durante la stagione della vendemmia - il
villaggio è situato vicino alla famosa Via del Vino ungherese - quando la gente
trova lavoro nei vigneti locali. Dice: "D'inverno qui c'è poco, le famiglie non
hanno da mangiare, allora li aiutiamo per qualche giorno, gli diamo qualcosa
perché non debbano morire di fame."
Rapporti difficili con i vicini
Col sostegno finanziario di Renovabis, un ente di beneficenza tedesco che
finanzia progetti in Europa orientale, ora la chiesa può fornire i poveri del
villaggio con raccolta di vestiti e pasti caldi giornalieri. I 1.200 residenti
del villaggio sono Boyash, un gruppo distinto di Rom, la cui lingua è una forma
arcaica del rumeno. Per molti, l'ungherese non è la madre lingua. Lánko ed altri
operatori ecclesiali fanno anche da ponte per le barriere linguistiche, fornendo
assistenza per quanto riguarda la compilazione di moduli o assistendoli nei
rapporti con le banche e le organizzazioni statali.
I Rom sono i membri del più grande gruppo minoritario d'Europa, si pensa
siano tra i 10 e i 12 milioni. La maggior parte vive nell'Europa centrale e
orientale, molti vivono in povertà estrema. L'Ungheria, patria di 700.000 Rom,
dice di voler affrontare la questione rom durante i
sei mesi di presidenza UE. Ma Budapest, per non parlare di Bruxelles,
potrebbe sembrare troppo lontana in questo posto isolato.
Alsószentmárton è circondata da campi pianeggianti fin dove l'occhio può
vedere, ma gli abitanti non possiedono la terra. Era un villaggio misto, ma poi
la popolazione non-rom iniziò ad abbandonare la campagna negli anni '60 e '70
per andare a lavorare nelle fabbriche e nell'industria. Così i Rom poterono
comperare le case a buon mercato, ma non poterono permettersi i terreni
circostanti. Ora, anche se volessero allontanarsi, non potrebbero vendere le
loro case.
Lánko dice che le relazioni con la più ampia comunità non-rom possono essere
foriere di problemi. "Quando c'è bisogno di manodopera non specializzata, le
relazioni sono molto buone, sono manodopera a buon mercato," dice. "Ma
d'inverno, quando gli zingari congelano e vanno a far legna, non chiedono di chi
sia. Ed allora ci sono problemi."
Dice che Alsószentmárton è afflitta dai soliti problemi che accompagnano la
povertà, incluso l'alcolismo. E la gente qui soffre anche di una terribile forma
di sfruttamento per cui altri Rom li caricano di tassi di interessi altissimi in
maniera predatoria.
"Non possiamo davvero proteggere la gente. Nessuno mi può proteggere da me
stesso," ragiona il sacerdote. Lo fa, però, cercando di aiutare la gente a
chiedere normali prestiti dalle banche, perché possano scappare dai pagamenti
punitivi degli usurai.
Qui la gente può vivere in relativo isolamento, a circa 230 km. da Budapest,
ma si è comunque a conoscenza dell'aumento di violenze contro i Rom, incluso una
serie di omicidi nel 2008 e nel 2009, e le marce dell'ormai bandita Guardia
Ungherese. Né può mancare la prevalenza di
retorica piena d'odio anti-Rom in Ungheria, in particolare dall'estrema
destra del partito Jobbik. Lánko è caustico sulle affermazioni dei membri di
Jobbik, ora il terzo partito in parlameto, che i Rom abbiano paura del lavoro, e
che facciano molti figli solo per avere accesso ai generosi assegni
previdenziali.
"Spazzatura," rimugina. "Loro vorrebbero lavorare qui, se ci fosse lavoro. Ed
è spazzatura anche che una famiglia possa vivere con gli assegni famigliari.
Perché non ci provano - questi di Jobbik dovrebbero provare a vivere con gli
assegni famigliare - o con le piccole somme della previdenza. E' impossibile."
Discriminazione nell'istruzione
Mentre i lavori sono pochi e lontani tra loro, Alsószentmárton sta cercando
almeno di dare ai bambini i primi strumenti per aiutarli a fuggire dal circolo
vizioso dello svantaggio sociale e del ricorso alla previdenza sociale,
assicurando loro un'istruzione decente. Nel villaggio ci sono due asili nido,
uno statale e uno gestito dalla chiesa, ed un doposcuola, dove assistenti
aiutano i bambini nel fare i compiti ed organizzare attività per loro.
L'accesso ad una corretta istruzione in Ungheria può essere estremamente
difficile per i Rom. I tassi di completamento sono particolarmente bassi, con
solo il 50% dei bambini rom che completa l'istruzione elementare. E gli ultimi
dati forniti dal Fondo Istruzione Rom di Budapest mostrano che solo il 5% circa
continua gli studi all'università.
Uno dei più grandi problemi nell'istruzione ungherese è la segregazione, sia
attraverso classi separate nelle scuole, che tramite bambini rom dirottati in
scuole speciali per bambini con disabilità mentali, già dal primo giorno di
scuola. E' una forma di discriminazione che perpetua l'esclusione e la povertà
delle comunità rom.
"Una volta che sei in educazione speciale, non stai ottenendo un'istruzione,
e di sicuro non stai ricevendo un'istruzione che ti permetterà di progredire nel
sistema," dice Robert Kushen, direttore dell'European Roma Rights Center di
Budapest. "E non troverai un impiego."
L'organizzazione di Kushen ha già portato con successo la questione della
segregazione scolastica nella Repubblica Ceca alla Corte Europea dei Diritti
Umani. Ora ERRC sta monitorando anche la situazione in Ungheria, dove si stima
che un bambino rom su cinque subisca trattamenti simili.
Ágnes Jovánovics è una delle poche che sono riuscite a ricevere
un'istruzione. Rom del villaggio lei stessa, è ora direttrice del corso
prescolare della chiesa. 44 anni, aveva lasciato presto la scuola, come quasi
tutti a Alsószentmárton, come formazione era assistente alla vendita. Mentre
lavorava in città, decise di tornare a scuola serale e prendere un diploma di
scuola superiore.
Lánko, il prete del villaggio, le suggerì di provare a diventare insegnate di
prescuola, così poteva lavorare nel nuovo nido che era stato creato. Ora
supervisiona nove insegnanti d'asilo, tre dei quali non sono Rom.
Lánko ridacchia: "La gente è scioccata che lì il capo è una Rom. Una Rom che
dice ai non-rom cosa fare!"
Per Jovánovics la sfida più importante nel preparare i bambini alla scuola -
attualmente ce ne sono 81 al centro - è assicurarsi che sappiano parlare
ungherese correttamente. Però, il centro opera sia in ungherese che nel lingua
boyash nativa.
Lánko dice che è molto importante mantenere stretti contatti con le famiglie
dei bambini. Dice che i Rom "non possono vivere senza famiglia. Vivono in
prossimità molto stretta l'un l'altro... spesso con diverse generazioni in una
casa sola."
Non ci sono scuole nel villaggio, così i bambini devono prendere il bus per
la vicina città di Siklós, dove andare alle elementari. Alcuni frequentano lì
anche la scuola secondaria, mentre altri vanno in convitti altrove, incluso la
rinomata scuola Ghandi a conduzione rom, nella città di Pecs a circa 40 km. Gli
operatori della chiesa nel villaggio si assicurano che la mattina i bambini
vadano a scuola. Il progetto aiuta a pagare il percorso per la scuola e il cibo
dei bambini le cui famiglie non hanno soldi.
Orgogliosa delle sue radici rom
Tutti nel gruppo del doposcuola conoscono Jovánovics. Bambini con i volti
dipinti corrono a salutarla e dirle delle loro attività. Oggi, circa 30 bambini
sono stati divisi in gruppi per raccontarsi dei diversi continenti, i cui membri
sono identificati da sciarpe di differenti colori. Poi a turno partono le
performance. Fuori nel cortile, il diciassettenne Tomás sta cucinando in una
pentola gigante patate e paprika. Sta studiando da cuoco e dice che un giorno
vorrebbe lavorare come uno del villaggio.
Jovánovics dice che tutti i bambini vogliono imparare. "Devono farlo,
altrimenti non hanno prospettive," aggiunge.
D'altra parte, non è sempre facile persuadere i Rom che l'istruzione sia
qualcosa a cui aspirare. Dice che la prima volta che decise di studiare, fu
molto difficile per gli altri del villaggio - inclusa sua madre stessa,
comprendere perché lei, una Rom "in tutto e per tutto" voleva avere
un'istruzione. Ma Jovánovics rispose a sua madre che era una cosa che voleva
fare e finalmente è riuscita, dicendo "Se vuoi, puoi farlo."
La motivazione di
Jovánovics ha aiutato anche altri nel villaggio a seguire i suoi passi. Suo
figlio sta studiando italiano all'università, ed un'altra giovane sta
completando la laurea in educazione e spera di diventare un'insegnante.
Jovánovics è orgogliosa delle proprie radici rom e dice che l'istruzione non
le cambierà. "Nelle famiglie zingare ci sono buone tradizioni," dice,
aggiungendo che non vuole abbandonare ciò che ha ottenuto dai suoi genitori.
"Altrimenti, chi sarei? Al di là di quanto possa studiare, sono una zingara."
Domenica sera tardi nel nord est dell'Ungheria una casa unifamiliare abitata
da Rom è stata data alle fiamme. Secondo l'agenzia MTI non ci sono stati feriti.
Negli ultimi anni i Rom in Ungheria sono diventati il bersaglio di diversi
attacchi durante i quali sono morte almeno otto persone, tra cui un bambino di
cinque anni (vedi
QUI ndr).
Una donna ed il suo bambino stavano dormendo nella loro casa nel villaggio di
Olaszliszka quando è avvenuto l'attacco. La donna dice di essere stata svegliata
da tre forti colpi. I proiettili hanno colpito il muro della facciata.
L'incidente di sabato è avvenuto non lontano da un'altro villaggio dove,
nell'ottobre 2006, un non-Rom investì e ferì una ragazza rom. I suoi genitori si
vendicarono picchiandolo a morte sul posto. In seguito a ciò otto Rom vennero
condannati a diversi anni di carcere. Riporta MTI che László Fercsák,
rappresentante dell'auto-governo della minoranza locale, ha rilasciato domenica
una dichiarazione, dicendo che i residenti della casa assalita a Olaszliszka non
hanno collegamento con i fatti di quattro anni fa.
I recenti attacchi a Rom sono avvenuti soprattutto di notte, mentre
dormivano. L'agosto scorso, una donna rom di 45 anni fu colpita a morte nel
villaggio di Kisléta, nell'est del paese; nell'attacco venne seriamente ferita
anche sua figlia di 13 anni. A novembre 2008, gli assalitori uccisero una coppia
romanì con una bomba a mano nella città meridionale di Pécs. Lo stesso mese, due
Rom nel villaggio di Nagycsécs, nel nord est Ungheria, persero la vita, quando
gli assalitori gettarono delle molotov nelle loro case e poi gli spararono con
dei fucili mentre scappavano dalle fiamme.
La comunità rom è la più grande minoranza in Ungheria, tra il cinque e il
sette per cento dei 10 milioni di abitanti. Con la crescita della disoccupazione
e dei problemi economici nel paese, sempre più frequentemente i Rom sono
bersaglio di attacchi sediziosi dei partiti estremisti, come il Movimento per
un'Ungheria Migliore (Jobbik), che dopo le recenti elezioni ora hanno loro
rappresentanti in Parlamento.
Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:52:48 in Europa, visitato 2313 volte)
Da
Czech_Roma: Sabato e domenica scorsi la CNN ha trasmesso una puntata
sul caso della piccola
Natálka e sulla situazione dei Rom nella Repubblica Ceca.
Sul suo sito, oltre all'articolo che traduco, potete vedere anche foto e
video in inglese - By Andrew Tkach, CNN
Natálka prima dell'attentato e durante il ricovero - foto tratta da
Blesk.cz
Vitkov, Repubblica Ceca (CNN) - Natálka Kudrikova è una bambina di tre
anni dagli occhi vivaci, ricoverata per gravi ustioni quando estremisti di
destra lanciarono una molotov dentro casa sua.
La sua famiglia e le autorità dicono che venne presa a bersaglio perché rom,
zingara. Natálka ha perso l'80% della pelle, due dita (una terza è stata
amputata in seguito) e ha passato mesi giacendo in un coma indotto, dopo
l'attacco dell'anno scorso a Vitkov [...]. Sta tuttora recuperando dopo 14
operazioni.
A maggio Natálka è tornata nell'ospedale di Ostrava per le sessioni
riabilitatorie, così che un giorno sia capace di muoversi da sola. "Preferirei
non riportarla in ospedale," dice sua madre, Anna Sivakova, "ma se deve tornare,
il mio sogno è che impari a camminare senza nessun aiuto."
Proprio il giorno dopo, contro quattro giovani accusati dell'assalto,
detenuti dal tribunale distrettuale di Ostrava venivano formalmente accusati di
attentato a sfondo razziale e tentato omicidio.
Secondo il procuratore, l'attacco venne pianificato per il 120° anniversario
della nascita di Adolf Hitler. Gli esperti del tribunale confermano di aver
trovato svastiche ed altri cimeli nazisti nelle case degli accusati.
In tribunale, Ivo Muller e Vaclav Cojocaru hanno descritto il loro attacco
coordinato con le molotov. Come unica scusa - dicono che pensavano si trattasse
di un magazzino vuoto usato per merci rubate.
Negli interrogatori incrociati, Muller e Cojocaru hanno ammesso di aver preso
parte a manifestazioni anti-Rom organizzate da estremisti di estrema destra.
Gli altri accusati, Jaromir Lukes e David Vaculik, non hanno testimoniato.
Lukes è accusato di essere l'istigatore, accusa che il suo difensore nega
decisamente, anche se concede che sia stato proprio Lukes a condurre
l'automobile sul luogo. Il suo avvocato inoltre nega con veemenza qualsiasi
motivazione razziale all'assalto.
Un sito antifascista ha pubblicato una foto di Lukes che cammina accanto al
leader del Partito dei Lavoratori di estrema destra. Un'altra foto mostra
Vaculik che indossa il bracciale del Partito dei Lavoratori, la faccia pubblica
dell'estrema destra ceca.
Il leader dell'ora bandito Partito dei Lavoratori, Tomas Vandas, ha negato
qualsiasi coinvolgimento.
"Sì, forse possiamo aver usato quella gente come organizzatori dei nostri
incontri pubblici, ma come avremmo potuto sapere che volevano commettere un
crimine?" ha detto Vandas. "Spero che Natálka migliori presto," ha aggiunto.
Miroslav Mares, dell'università Masaryk di Brno, è un esperto sui gruppi
estremisti cechi.
Dice che è improbabile che il Partito dei Lavoratori sia direttamente
coinvolto nell'attacco incendiario, ma che sono stati responsabili "per aver
infiammato i sentimenti anti-Rom."
Dice: "Forse alcuni tra i più giovani nella scena neonazista si sono detti,
-Se tutta la popolazione è contro i Rom, siamo giustificati a portare avanti
simili attacchi.-"
E le indagini mostrano che il sentimento anti-Rom è diffuso. Il sito EURoma
dell'Unione Europea dice che tra i Rom cechi resistono tassi di disoccupazione
estremamente alti, bassi standard scolastici, isolamento ed i pregiudizi della
popolazione maggioritaria.
Dice Marek: "Nelle regioni con alta disoccupazione e povere condizioni
sociali, l'ascesa dell'estremismo è popolare tra i giovani disoccupati maschi,
ma possiamo vedere sempre più donne nella scena neonazista."
Lucie Slegrova, 20 anni, è una convinta militante dell'ora rinominato Partito
della Giustizia Sociale dei Lavoratori. Nega che il suo partito si sia ispirato
all'ideologia nazista di Hitler.
Invece, dice, seguono le loro idee nazionaliste. Dice, "La Repubblica Ceca
dovrebbe essere per gente che sa come comportarsi. Se gli zingari non vogliono
seguire le regole, sono liberi di andarsene."
Solo l'1% dei votanti ha scelto il Partito della Giustizia Sociale dei
Lavoratori alle ultime elezioni, ma il Primo Ministro, Jan Fischer, si preoccupa
del fatto che il 7% degli studenti cechi ha votato per i partiti dell'estrema
destra, secondo un ufficioso sondaggio nazionale.
"Molta gente è stufa dei politici, ed ha problemi per la crisi e la
recessione," dice Fischer, "il mio messaggio a loro è: per favore riflettete e
non credete a questi cattivi profeti."
Il movimento di estrema destra ha ottenuto i maggiori successi nella vicina
Ungheria, dove il 17% dei votanti ha scelto il partito Jobbik alle ultime
elezioni.
Anche la violenza è cresciuta. Negli ultimi due anni, secondo European
Roma Rights Centre (ERRC), in Ungheria sono stai uccisi nove Rom durante
attacchi notturni.
Gli assalti ai Rom sono diventati un tema anche nella campagna elettorale
slovacca. Il locale Partito Nazionale ha commissionato dei manifesti che
mostravano un uomo tatuato e dalla pelle scura con un messaggio provocatorio:
"Votate SNS così non dovremo nutrire chi non vuole lavorare."
I recenti esempi cechi ed ungheresi dimostrano differenti modi di trattare
gli annunci politici infiammatori.
PRAGA - Gli attivisti per i diritti umani a fatica potevano credere a quel
che stavano vedendo quando un partito anti-Rom di estrema destra parlava di
"soluzione finale" sulle onde della Televisione Ceca (CT), proprio prima delle
elezioni di giugno del Parlamento Europeo.
Le reazioni pubbliche allo spot e susseguente decisione di rimuoverlo sono
state relativamente smorzate, ma gli scoraggiati gruppi della società civile
vedono l'incidente come una dimostrazione di quanto molto più radicato e
tollerato il razzismo sia diventato nella Repubblica Ceca negli anni recenti.
Stanno chiedendo che la CT dichiari apertamente di rendere più severe le proprie
procedure contro i cosiddetti discorsi razzisti nelle pubblicità e nelle
trasmissioni politiche.
Il vituperato spot del Narodni strana (Partito Nazionale) si riferiva ai Rom
come "parassiti". Il Direttore Generale di CT Jiri Janecek ha spiegato che
l'annuncio era stato permesso perché negli scorsi 18 anni la rete aveva
sottoscritto un impegno per permettere la libertà di espressione e di non
interferire coi contenuti degli spot delle campagne elettorali. "La Televisione
Ceca non controlla preventivamente lo spot in senso editoriale, come è solito
per altri contenuti. Così c'è stato [soltanto] un controllo elementare tecnico e
di identificazione," ha detto.
CONTRAPPOSTO AI CECHI, L'APPROCCIO UNGHERESE
L'approccio di CT contrasta con quello della Televisione Ungherese (MTV), una
rete che sta contrastando la crescita del partito di estrema destra Jobbik
(Movimento per un'Ungheria Migliore), che ha ottenuto 427.000 voti e tre seggi
nel Parlamento Europeo. Il
messaggio elettorale di Jobbik si è limitato ad un attacco "tra le righe",
nonostante il fatto che i suoi componenti nella Magyar Garda marciassero
apertamente, in pantaloni neri e stivaloni, contro gli "zingari criminali".
"Anche se la Televisione Ungherese non è responsabile del contenuto degli
annunci politici [secondo la legge sulle trasmissioni del 1996], MTV presta
sempre attenzione al controllo preventivo dei suoi contenuti," dice Gina Pronay-Zakar,
portavoce di MTV. "Se MTV considerasse offensivo o razzista un contenuto, la
compagnia è legalmente istruita a dipendere dal giudizio ufficiale dell'Ufficio
Nazionale Elezione [OVB]. OVB può decidere che un annuncio non vada in onda a
causa del contenuto offensivo. Sino al giudizio, MTV può rifiutarsi di
trasmettere l'annuncio," ha detto.
Zsolt Varkonyi, portavoce per il comitato affari stranieri di Jobbik, non ha
risposto alla questione se Jobbik sia contento dell'accesso alla trasmissione
garantito da MTV, ma ha accusato la stampa ungherese ed i media online di aver
tenuto un incontro segreto su come agire riguardo la copertura di Jobbik, in
seguito al suo exploit elettorale.
I cechi in generale hanno mostrato una distinta mancanza di preoccupazione
riguardo gli annunci del Partito Nazionale, ha detto Zdenek Rysavy, direttore
esecutivo del gruppo rom di appoggio Romea. "Secondo me, la maggior parte della
società concorda con vedute simili. Sono le organizzazioni non profit hanno
protestato. Sembra che parecchia gente veramente non se ne interessi," ha detto.
Romea ha combattuto con successo per fermare i maggiori server di notizie ceche
dal mostrare la trasmissione, ha aggiunto Rysavy.
Lo spot si apriva con uno schermo che mostrava le parole, "La soluzione
finale alla questione Zingara portata avanti dal Partito Nazionale è una guida
per tutti gli stati europei". Ancora foto di uomini dalla pelle scura che
brandiscono una scure e case decrepite alternate a slogan come "No al razzismo
nero" e "No ai favoritismi per gli Zingari".
Non c'era bisogno di introdurre cambi legislativi per fermare le trasmissioni
politiche razziste nella Repubblica Ceca, dice Rysavy, perché esistevano già le
leggi richieste. Questo punto di vista era condivisa da Karolina Ryvolova, una
giornalista ceca freelance e laureata in studi rom, che per circa 10 anni si è
specializzata nel coprire le questioni delle minoranze per pubblicazioni come il
settimanale ceco Respekt. "La decisione di CT di non visionare preventivamente
quel contenuto mostra negligenza ed incompetenza," dice. "Qualcosa così
apertamente ostile e razzista non ha posto nella televisione pubblica. E' stato
totalmente scioccante. La legge è lì; CT deve soltanto regolarsi in accordo con
essa."
Ha aggiunto che l'attitudine ceca verso i Rom "si è drasticamente
deteriorata" negli anni scorsi, in parte perché sono capri espiatori duranti i
tempi economici difficili ed in parte perché alcuni politici ben noti hanno
"dato l'OK" al razzismo apertamente mostrato. Ryvolova, che è anche insegnante
di inglese alle superiori, continua: "Posso accorgermene anche soltanto seguendo
i discorsi su Facebook. Non posso credere alle cose che escono dalle bocche di
alcune delle dolci persone a cui insegno... Come è tipico di questo paese
riguardo alle questioni rom, questa storia di CT, come il rogo della bambina rom
di 2 anni [in un attacco incendiario alla sua casa in Moravia ad aprile] ha
causato chiasso tra i media per un paio di giorni ma poi tutto è andato nel
dimenticatoio."
I rappresentanti del Partito Nazionale non sono stati potuti essere
raggiunti per commentare. Ma il partito ha dichiarato che citerà CT per
interferire nel suo diritto di parola, a seguito della decisione di Janecek di
ritirare lo spot dopo un'iniziale programmazione.
Janecek, che è stato riconfermato direttore generale di CT il 15 luglio, ha
rifiutato una richiesta del Partito dei Verdi che ne chiedevano le dimissioni.
Negando ogni addebito di negligenza o incompetenza per aver permesso la messa in
onda, ha detto, "Un simile sistema ha funzionato per 18 anni senza problemi
seri. E' tempo di modificarlo riflettendo sulla crescita del radicalismo in
alcuni partiti registrati ufficialmente.. Ho deciso di non trasmettere
[nuovamente] lo spot dopo averlo visto [alla prima proiezione]."
Il direttore generale ha detto che CT si è trovata di fronte a due leggi in
conflitto; una insisteva che non ci fosse il diritto di interferire con la
trasmissione di un partito politico, mentre l'alta dichiarava che non dovevano
essere permesse la trasmissioni con contenuto razzista. "Il conflitto legale
pubblico su questo mostra che c'è qualcosa di sbagliato nella legislazione," ha
aggiunto.
Guardando come il problema potrebbe essere corretto, Janecek ha detto che
alcuni critici a torto presumono si tratti di una questione legale facile. "Ma
non lo è," ha detto. "Le persone intelligenti possono intendere che non è
l'ideale per una rete indipendente che copre notizie di politica, essere arbitro
di una campagna elettorale. Devono intendere che un tribunale o una speciale
commissione elettorale sarebbero migliori per decidere se proibire o meno uno
spot da trasmettere."
QUANDO I PRINCIPI COLLIDONO
Formatasi da 2 anni, l'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti
Fondamentali sta trattando nel dettaglio la questione della trasmissione
politica di partiti potenzialmente razzisti, dice il suo rappresentante
Cristopher Coxon. Le valutazioni su queste trasmissioni chiaramente riguardano
la questione di bilanciare libertà di parola con dichiarazioni razziste,
aggiunge Coxon. La legislazione UE nell'applicare la legge criminale a
determinate forme di razzismo e xenofobia è stata adottata a novembre, ma il
testo dev'essere ancora trasportato nelle legislazioni nazionali dei membri UE,
dice.
Sejal Parmar, avvocato anziano di Article 19, un gruppo di consulenza
legale, con base a Londra, per la libera espressione e l'accesso
all'informazione, ha detto che c'è stato "un evidente valore nel principio di
non-interferenza con le trasmissioni dei partiti politici, anche se il loro
contenuto può apparire spregevole alle orecchie dei legali dei diritti umani e a
parte del pubblico. Così, fintanto che un partito sta operando legalmente nel
quadro delle leggi elettorali, ad un partito dovrebbe essere permesso di
svolgere le sue trasmissioni." Nondimeno, ha detto Parmar, la legge ha un ruolo
importante nel limitare i discorsi quando questi costituiscano incitamento alla
discriminazione.
Un disaccordo su principi simili all'incidente del Partito Nazionale è
accaduto anche in Gran Bretagna durante la campagna per le elezioni europee,
quando la BBC ha mandato in onda uno spot del
Partito Nazionale Britannico di estrema destra, che come lo Jobbik ha
ottenuto per la prima volta due seggi. Quando sono arrivati i dissensi, la BBC
ha pubblicato una
giustificazione dicendo che la trasmissione aderiva ai criteri concordati
tra media e partiti politici.
Come sottolineato da Ric Bailey, consigliere politico capo della BBC che è
anche presidente del Gruppo di Collegamento dei Media in GB, ognuno "sicuramente
ha il diritto di vedere preventivamente le trasmissioni politiche sottoposte" e
"abbia la responsabilità legale di che cosa esce sul suo canale". D'altra parte,
qualsiasi cosa che si ritenga possa causare danno o offesa può essere riferito
al gruppo di collegamento. Questo, dice Bailey, da "le linee guida nel trovare
un metodo che accontenti tutti".
Una fonte membro del gruppo ha detto di "non poter ricordare un periodo in
cui i cambiamenti o alcune omissioni non fossero gradite ad entrambe le parti
della disputa, ma ciò che succede spesso è che il Partito Nazionale Britannico
concordi felicemente con la rimozione dei suoi pezzi decisa dal gruppo di
collegamento, ma che lo spot riappaia nel formato originale sul loro sito web
infischiandosene di essere stato censurato". Le dispute più calde, ha aggiunto,
hanno riguardato le campagne anti-aborto che contenevano immagini potenzialmente
disturbanti.
Ha detto Janecek che l'approccio mostrato dalla BBC può essere di "buona
ispirazione" per un cambiamento.
L'IEEI
ha tentato, non senza difficoltà, di suscitare un dialogo tra esperti e pubblico
del Lussemburgo sulla questione delle politiche europee e dei Rom Migrazioni ed asilo - Diritti fondamentali, lotta contro le discriminazioni
- Giustizia, libertà, sicurezza ed immigrazione
04-10-2011 - L'Institut d'Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg
(IEEI) ha organizzato lunedì 3
e martedì 4 ottobre 2011, in cooperazione col professore
Jean-Pierre Liégeois, consulente del Consiglio d'Europa, una riunione
internazionale su "Le politiche europee ed i Rom - dal fallimento al possibile
adeguamento, una valutazione critica di contenuti, logiche e finalità delle
politiche messe in campo per i Rom a livello europeo".
L'idea era di partire dal periodo attuale, contrassegnato da un contesto più
difficile che mai per i Rom, "ma anche per l'indecisione degli stati e delle
organizzazioni internazionali, che porta a politiche incerte e spesso
inadeguate," come dice l'IEEI. Inoltre, l'IEEI ha constatato che "i Rom si
trovano al cuore delle questioni geopolitiche odierne, sia per il posto che
occupano che come minoranza transnazionale," e che ciò "rende il loro esempio
paradigmatico" trattandosi di "un buon rilevamento dei funzionamenti e disfunzionamenti istituzionali" in un periodo di grandi cambiamenti.
Una tavola rotonda destinata ad un vasto pubblico ha avuto luogo la sera del
4 ottobre nella Salle Tavenas dell'Università del Lussemburgo, con interventi
dei relatori: Thomas Acton, Andras Biro, Claude Cahn,
Angéla Kóczé, ed il professor Liégeois nei panni di moderatore. Il grande
pubblico era assente, al suo posto, attenti funzionari ed esperti hanno seguito
la discussione con interesse.
Thomas Acton, lo storico
Lo storico britannico
Thomas Acton ha sostenuto che non si può comprendere i Rom se non cerchiamo
di capire la loro storia, particolarmente "ciò che è successo nel XVI secolo".
O, come ha poi constatato, la storia dei Rom è stata soprattutto l'opera dei "gagé",
cioè dei non-Rom. Il razzismo scientifico e l'antropologia sociale hanno
dominato la storiografia fino agli anni '60, al punto che i nazisti tedeschi
cheavevano partecipato allo sterminio dei Rom durante la II guerra mondiale,
hanno ancora trovato in quegli anni delle riviste scientifiche britanniche per
pubblicare i loro articoli sul "gene zigano".
Le cose hanno iniziato a cambiare dagli anni '80, quando si è cominciato a
capire con quale movimento migratorio i Rom sono arrivati in Occidente
provenendo dall'India, "un approccio non razzista, ma nemmeno antirazzista"
secondo Thomas Acton. La sua teoria è che sarebbero venuti tra il VII e l'VIII
secolo al seguito delle armate mercenarie verso l'Anatolia, che a quel tempo
faceva parte dell'impero bizantino, armate in cui la lingua del comando era il
romanes, simile alle lingue dell'India settentrionale.
Per Thomas Acton, i Rom avrebbero subito l'esclusione razziale in Anatolia,
ed i primi stereotipi sugli "zigani" sono nati a Costantinopoli. La sconfitta
dell'Armenia nel 1375 sotto la spinta dei mamelucchi avrebbe portato a dei
genocidi e sarebbe stato il primo fattore della migrazione dei Rom verso
Occidente. In Europa, il XVI secolo sarebbe stato fatale per i Rom, a causa
della fine della legittimità religiosa degli stati e la formazione degli
stati-nazione, che per Thomas Acton "si definiscono tramite il genocidio delle
minoranze".
In tutta Europa, i Rom hanno avuto una posizione di sopravvissuti senza
parola, di status mal definito, spesso esclusi quando non asserviti. Con
l'industrializzazione, arriva il genocidio della II guerra mondiale che ha
decimato la popolazione rom in Europa, un genocidio che non è, secondo Thomas
Acton, unico dei nazisti tedeschi, ma di tutti gli Europei che in anticipo ne
erano stati complici. Infine, il dopoguerra vede "la fine di un quietismo dei
Rom", e l'emergere di movimenti antirazzisti in Europa, anche una politica a
favore dei Rom inizia a prendere forma.
Claude Cahn, l'avvocato
Claude Cahn
ha affrontato la questione di come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU)
presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo ha trattato i casi legati ai Rom. "Ha
iniziato ad occuparsi dei Rom soltanto una decina d'anni fa," afferma. E questo
è legato "all'allargamento del Consiglio d'Europa verso l'Europa orientale".
Inizialmente, le questioni legate ai problemi che i "viaggianti" delle isole
britanniche incontravano con le autorità del Regno Unito "hanno confuso" la
CEDU, che secondo Cahn tendeva ad assimilare i casi legati ai Rom a delle
"complicazioni sociali".
Ma dal 2004, emerge una nuova giurisprudenza sui temi di proprietà, di
espulsione, di maltrattamenti e persino di omicidi nei luoghi di detenzione.
Casi simili riguardano il Regno Unito, la Bulgaria, l'Armenia, la Russia,
l'Italia ed il Belgio. La discriminazione contro i Rom non emerge che dopo il
2004 nella giurisprudenza della CEDU, all'inizio grazie ad una minoranza di
giudici. Come conseguenza, la giurisprudenza ha iniziato a "non progettare più
l'immagine di un'Europa senza tensioni", pensa Cahn. Sono state giudicate
la Grecia, la Croazia, la Repubblica Ceca, e la Spagna su una
questione non menzionata da Cahn, della pensione di reversibilità non
riconosciuta ad una vedova sposata con rito tradizionale gitano. Un altro caso è
il processo intentato dalle minoranze ebraiche e rom di Bosnia Erzegovina,
perché solo Bosniaci, Croati o Serbi potevano accedere alla presidenza di questo
paese multietnico.
Angéla Kóczé, la sociologa
La sociologa
Angéla Kóczé
ha provocato immediatamente dubbi e sorprese nel pubblico, con la sua
affermazione che non ci sono Rom in Lussemburgo, quando dal 2010 migliaia di
persone provenienti dalla minoranza rom in Serbia e Montenegro hanno fatto
domanda d'asilo in Lussemburgo, mettendo il paese in una difficile situazione.
Per lei, "il movimento eugenetico", è così che lei qualifica il genocidio dei
Rom, "della II guerra mondiale ha radici profonde nella società".
Attualmente, i Rom soffrono di "discriminazioni intersezionali" - genere, classe
sociale, etnia, che si mostrano nell'accesso all'istruzione, all'impiego,
all'alloggio ed alla sanità. Le donne sono particolarmente colpite. Ad esempio,
in Ungheria, le donne rom hanno un tasso di analfabetismo 8 volte superiore a
quello delle donne della società maggioritaria. Devono lasciare la scuola troppo
presto a causa dei matrimoni precoci, solo il 3% di loro vanno alle superiori,
contro l'84% delle altre ungheresi.
Eppure, pensa Angéla Kóczé, le donne hanno un ruolo cruciale nella famiglia
ed un grande potenziale dentro la loro comunità, da quando lo stato socialista è
caduto nel 1989. Ciò che le blocca sono i pregiudizi nei loro confronti -
indovine e cartomanti, donne fortemente sessualizzate - propri del'"immaginario
europeo".
Andras Biro, il giornalista
Andras
Biro, in quanto giornalista, ha affrontato con le sue parole la questione
"più in maniera informativa che analitica". Secondeo lui i Rom costituiscono
un'importante minoranza ad altissima crescita demografica. Il socialismo ha
influito tra il 1945 e il 1989 sulla loro vita quotidiana, perché quel regime
secondo lui aveva bisogno della loro mano d'opera manuale e "sono stati
obbligati ad entrare nel settore produttivo". Quindi hanno trovato impiego il
60% degli uomini e il 40% delle donne. Questo fu "uno choc culturale" per coloro
che prima della guerra erano nei "servizi". Andras Biro ha sottolineato il fatto
che erano trattati come tutti gli altri cittadini e hanno potuto beneficiare di
reddito, servizi sociali ed accesso all'istruzione. "Questa acculturazione alla
società maggioritaria è qualcosa di unico nella storia," crede Biro.
Ma con la caduta del socialismo e l'arrivo dell'economia di mercato, "i Rom
sono stati licenziati e marginalizzati". Questi li ha spessi resi nostalgici dei
tempi del socialismo, che per loro era più sicuro. Non è intervenuto alcun
cambiamento positivo, l'esclusione s'è amplificata e secondo lui le cose sono
peggiorate ancora col governo di Viktor Orban e la proliferazione delle milizie
neonaziste o del partito Jobbik.
A livello europeo, secondo Biro conviene fare una distinzione tra ciò che
succede ai Rom ad Est e all'Ovest d'Europa. Nell'Est in nessun caso sono in
grado di apparire come attori e cittadini autonomi, con un proprio quadro
culturale, causa la mancanza di risorse. Il denaro dei donatori e delle
fondazioni è distribuito secondo principi burocratici che favoriscono chi già è
in grado di affrontare [la situazione], cioè le OnG ed i leader autonominati che
catturano i rari fondi a disposizione.
Esperti che eludono i problemi reali, un pubblico in attesa di
risposte
Durante la discussione con un pubblico informato ed interessato - erano
presenti dirigenti di diverse amministrazioni competenti in materia
d'immigrazione, d'integrazione ed aiuto sociale - che voleva beneficiare
dell'esperienza degli intervenuti, sono venuti alla luce i disaccordi tra di
loro e la loro difficoltà a comprendere le domande che l'arrivo dei Rom in
Lussemburgo poneva alla società lussemburghese.
Claude Cahn non è d'accordo con la tesi di Andras Biro sulla differenza di
trattamento tra i Rom dell'Est e dell'Ovest Europa. Secondo lui, in occidente
forse è peggio, ed ha fatto allusione agli incidenti in Francia (diritto di
voto), in Italia (espulsioni) ed in Germania (Rom del Kosovo in stato di
detenzione o appena tollerati), ed ha auspicato "un forte impulso centrale da
parte della UE" ed un intervento della società civile.
Thomas Acton è dell'avviso che l'intervento delle autorità pubbliche debba
essere guidato dalla società civile.
Andras Biro, più vicino ai fatti, ha spiegato che la migrazione attuale dei
Rom "non è caduta dal cielo", ma è dovuta alla crisi, alle minacce subite, alla
marginalizzazione e alle bidonville, tutti fatti divenuti quotidiani. Le
famiglie lasciano i loro differenti paesi in maniera "non strutturata". Ed ha
aggiunto, in base all'esperienza: "Le istituzioni che se ne occupano devono
trovare soluzioni. Non ci sono leader, non sono partner nel dialogo, non c'è
linguaggio [comune], manca la confidenza. L'unica soluzione è un approccio
generoso nel senso umano del termine." Una proposta realistica per un pubblico
che non ha potuto contare sull'esperienza per trovare soluzioni ai problemi e3d
un approccio equilibrato alla situazione.
VITA Europe
by Cristina Barbetta - 13 luglio 2010 Intervista con Angela Kocze [...].
Angela Kocze, 40 anni, è una delle più esplicite sostenitrici dei diritti dei
Rom. Nata in un povero villaggio dell'Ungheria rurale, è lei stessa Rom, ed è
arrivata alla scuola, prima lavorando in fabbrica e poi vincendo una borsa di
studio universitaria. In una nazione dove soltanto lo 0,2% dei Rom frequenta
studi superiori, la storia di Kocze è un'eccezione alla regola. Una laurea in
diritti umani, studi su etnia e minoranze e l'interesse sull'identità di genere
l'hanno portata ad essere la prima direttrice esecutiva dell'European Roma
Information Office (ERIO), una OnG che opera presso le istituzioni UE. E'
anche l'ex direttrice del programma per l'educazione ai diritti umani dell'European Roma Rights Centre (ERRC).
Attualmente è soprattutto una ricercatrice e sta terminando un dottorato di
ricerca sull'intersettorialità tra genere, etnia e classe delle donne rom e la
loro partecipazione politica in Europa.
La crisi economica come ha colpito l'Ungheria?
Economicamente parlando, la situazione per le OnG qui è molto fragile e la
società civile è stata duramente colpita più di ogni altro settore. Dopo che
l'Ungheria si è aggiunta alla UE nel maggio 2004, diversi fondi strutturali
divennero disponibili alle OnG, ma la legge ungherese non permette che questi
fondi abbiano un reale impatto per molte OnG. Qui il denaro viene assegnato solo
in seguito, così le OnG devono prima affrontare i costi di ogni nuovo progetto.
Molte organizzazioni tra cui quella con cui lavoro lo trovano proibitivo. Nel
contempo, le poche organizzazioni filantropiche che esistono qui, come l'Open
Society Institute, hanno meno stimoli ad investire nelle OnG locali da quando
l'Ungheria è diventata parte dell'Europa. Ovviamente i Rom saranno quelli più
colpiti economicamente e socialmente.
Lo Jobbik, il partito ungherese di estrema destra, ha guadagnato le prime
pagine in aprile quando ha ottenuto il 16,7% alle elezioni generali. C'è il
rischio che i tempi duri aggiungano benzina alle esistenti tensioni etniche?
Sì. Lo Jobbik è molto populista per l'uso che fa della paura nel guadagnare
sostegno. Hanno una guardia paramilitare, usano simboli fascisti e marciano per
le strade, è difficile non ripensare agli anni '30 quando la depressione ha
spianatola strada ai nazionalsocialisti tedeschi. Chiaramente ora le cose sono
differenti, abbiamo l'Unione Europea ed organizzazioni internazionali, ma la
retorica che usa Jobbik fa abbastanza paura. I Ron sono diventati il loro capro
espiatorio - un'idea abbastanza semplicistica, ma che fa presa sulla gente.
Cosa possono fare le OnG e le istituzioni?
Le OnG stanno cercando di far crescere la consapevolezza attorno al pericolo
di questo tipe di idee, ma ho paura che non ne abbiamo la forza. La percentuale
dei voti presi da Jobbik per accedere al Parlamento è significativa del fatto
che siano il terzo partito più grande. La gente li ha votati democraticamente
così la loro affermazione politica populista diventa legittimata dalle elezioni
nazionali. Nel contempo hanno il potere di influenzare le leggi e sono soggetti
attivi nella democrazia.
Le minoranze sono una delle priorità chiave dell'anno europeo 2010 per
combattere la povertà e l'esclusione sociale. Ti aspetti risultati positivi per
i Rom?
Quest'anno non ci saranno grandi differenze per lo status sociale ed
economico dei Rom in Ungheria. Le principali attività hanno riguardato la
produzione di pubblicazioni, alcuni eventi e campagne mediatiche, ma nessun
progetto reale. Ma la questione chiave è che non tutti i Rom hanno accesso ai
fondi strutturali, soprattutto perché le organizzazioni che lavorano alla
promozione della loro causa non hanno risorse umani e finanziarie da adoperare.
Detto questo, la lingua della UE, a confronto con quella degli stati nazionali,
è più progressiva e la UE può essere davvero un veicolo per generare cambi nella
comunità rom.
Quali sfide affronterà il settore no-profit ungherese nei prossimi cinque
anni?
Le OnG in Ungheria non hanno finanziamenti base per condurre e sostenere
l'esistenza dei loro uffici ed operare su progetti di base. Questa è davvero la
sfida principale.
Vedi qualcosa di positivo arrivare dalla crisi economica?
Penso che c'è qualcosa di positivo: la gente è più cosciente della povertà.
Per esempio, adesso sto lavorando nel nord dell'Ungheria, un'area
sottosviluppata dove ho fondato un'OnG guidata da donne rom. Sfortunatamente è
stata recentemente allagata da un fiume ed abbiamo ricevuto una massa senza
precedenti di vestiti, mobili ed altre donazioni. Le città sono state impaurite
dalla crisi e come risultato, sono più caritatevoli.
Di Fabrizio (del 26/06/2009 @ 09:46:01 in Europa, visitato 2288 volte)
Da
Roma_Daily_News [Non entro nei giudizi politici dell'articolo (se non si
capisce il giornale The Post è della Repubblica Irlandese), ma i recenti fatti
di violenza a
Belfast contro la comunità rom rumena, risvegliano un passato che si
voleva dimenticare. Si ripropone anche la questione della fallita
integrazione nelle aree ghetto cittadine - PS chiedo scusa per alcune
imprecisioni nella traduzione]
L'attacco razzista alla comunità rom nell'area Village di Belfast è arrivata
senza sorpresa a chi conosce il luogo.
Per anni, è stata un sinonimo degli elementi degli elementi lealisti più
estremi e, durante i Disordini, era dominata dal paramilitarismo lealista.
Durante i peggiori giorni degli assassinii settari a Belfast, il Village era il
quartier generale per alcune delle più sanguinarie bande lealiste.
Situato proprio sotto Falls Road presso l'autostrada M1 e vicino al centro
cittadino, era posizionato idealmente per le uscite delle bande di assassini
verso le adiacenti aree cattoliche per rapire le vittime.
Per anni, molti dei corpi delle persone che uccidevano sarebbero state
trovate alla luce del mattino nelle vaste aree delle discariche che circondavano
il Village.
Sempre più decrepito ed in rovina, il Village è oggi simbolico di quello che
è accaduto a vaste sezioni delle comunità della classe operaia unionista del
Nord, con enormi livelli di disoccupazione, bassi livelli di successo scolastico
e seri abusi di alcool e droga.
Negli anni recenti, quanti potevano lasciavano il Village, col risultato che
molti edifici sono stati comprati a poco prezzo dalle immobiliari per
affittarli. Questo a sua volta ha portato ad un afflusso di immigrati nell'area.
Qui allora è il vecchio territorio della classe operaia unionista che,
semmai, approfondisce le incertezze nella nuova dispensa politica del Nord.
Sospetto che gli attacchi ai Rom a lungo perseguitati, vengano come una
sorpresa, [Rom] che hanno la più grande percentuale di vittime uccise nei campi
di sterminio nazisti.
D'altra parte, sono soltanto le ultime vittime degli attacchi settari nel
Nord, che ha il più alto livello di crimini razziali in queste isole. Negli
anni, ci sono stati persistenti attacchi alla comunità cinese a Belfast sud, ed
in altri posti a Polacchi e Portoghesi.
Le origini degli ultimi attacchi risiedono nei tumulti attorno alla partita
Irlanda del Nord - Polonia a marzo nel vicino Windsor Park. Dato che la comunità
polacca è soprattutto cattolica, c'è voluto davvero poco per far esplodere le
violenze.
Da marzo, sembra esserci stata una sistematica, se non spasmodica, campagna
per "liberare" l'area del Village dagli stranieri, culminata negli attacchi di
questa settimana ai Rom.
Una recente indagine del giornale The Observer puntualizza che circa il 90%
dei crimini razziali nel Nord sono avvenuti nelle aree lealiste,un segnale
significativo sull'eredità di cui il lealismo paramilitare, ufficiale o meno, è
largamente responsabile.
Ha scritto The Observer che "questi assalti variano dalle bombe molotov
contro le case dei lavoratori migranti agli sgomberi forzati delle donne di
colore dalle case lealiste. In un caso i razzisti hanno sparso escrementi su una
chiesa cattolica in Upper Newtownards Road a Belfast est, che era diventata il
tempio per le infermiere filippine che lavorano nel vicino Ulster Hospital."
[...] Possiamo solo essere testimoni che gli spasmi morenti del bigottismo
raddoppiano il cosiddetto Protestantesimo-Anglo-Sassone nel Nord e la sua infame
intolleranza verso chi è diverso da sé.
Ma forse quello che è successo a Belfast settimana scorsa è ancora un altro
segnale delle crescenti preoccupazioni e dello scontento sociale sulle politiche
migratorie multi-razziali e multi-etniche della UE?
In tutta Europa, nelle recenti elezioni, ci sono stati significativi segnali
che la razza e la migrazione stanno entrambe assumendo importanza politica, non
ultima in Bretagna.
Là, migliaia di votanti laburisti della classe operaia hanno abbandonato il
loro partito per eleggere due membri del Partito Nazionale Britannico (BNP).
Altre migliaia si sono affollate nel Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP).
Pochi commentatori l'hanno menzionato, ma il voto combinato di UKIP e BNP al
22,7% è stato superiore a quello che hanno preso tanto i Laburisti che i
Liberali presi singolarmente, mentre è solo del 5% inferiore a quello dei
Conservatori che sono al 27,7%.
Il crescente voto britannico per gli Euroscettici ora eguaglia metà
dell'elettorato, con le preoccupazioni sull'immigrazione al suo centro. (Nessuna
meraviglia che ci siano preoccupazioni europee e a Downing Street sul ripassare
all'Irlanda i protocolli del Trattato di Lisbona sul percorso che potrebbe aver
bisogno di ritornare a Westminster).
Infatti, in tutta Europa (dove soltanto due elettori su cinque hanno votato)
ci sono stati spostamenti significativi verso i partiti anti-immigrazione di
destra in Danimarca, Olanda, Belgio, Austria ed Italia. Partiti stridentemente
nazisti hanno registrati successi in Ungheria e negli stati Baltici.
L'austriaco Partito della Libertà ha oltre che raddoppiato i suoi voti,
ottenendo il 13,1%, con una piattaforma anti-islam. Nei Paesi Bassi, il partito
anti-islamico di Geert Wilders ha ottenuto il 17% dei voti, con quattro seggi e
tre ne ha portati a casa l'ungherese Jobbik.
Jobbik si descrive come Euroscettico ed anti-immigrazione e vuole che la
polizia ponga termine ai piccoli crimini commessi dagli zingari - ironicamente
gli stessi Rom che sono sotto attacco a Belfast. I critici definiscono il
partito come razzista e antisemita.
Mentre si approfondisce le recessione economica europea, creando sempre più
disoccupazione e code crescenti per l'assistenza sociale, il dibattito
sull'immigrazione può dirsi sospeso come importanza politica.
L'elefante nella cristalleria è che l'ampio voto anti-Lisbona dell'anno
scorso da parte della classe operaia irlandese, può ben essere stato influenzato
dall'immigrazione, ma tali sono le limitazioni che ci sono imposte dagli zar del
politicamente corretto, che la cosa non può essere ammessa pubblicamente. In
effetti, ogni domanda riguardo le più ampie implicazioni dell'immigrazione porta
al riflesso pavloviano dell'accusa di razzismo.
La criminalità politica, ovviamente, cercherà sempre il punto di minor
resistenza e gli sfortunati Rom di Belfast settimana scorsa sono serviti allo
scopo. Ma possiamo appena ignorare il potenziale sfruttamento della destra su
questo tema, non ascoltando le preoccupazioni della gente?
Per esempio, non tenere in conto del giudizio dell'Irlanda sul Trattato di
Lisbona è tornare al gioco delle tre carte di Bruxelles, o, come ha scritto
elegantemente sul Guardian un diplomatico UE: "Vogliamo il massimo impatto in
Irlanda e il danno minimo per tutti gli altri". Vediamo qui il malessere
democratico europeo in tutto il suo genio furtivo, tessere un muro di parole
attorno al fatto non modificabile che lo stesso Trattato di Lisbona può essere
soltanto rivotato.
Come nelle sue ambizioni multiculturali, il diritto di voto dei cittadini non
è richiesto. Talvolta ci si domanda se la questione che pende sul programma
europeo porti al XXI secolo, o indietro agli anni'30.
OZD, Ungheria (Reuters) - Lo scenario è classico. L'economia ungherese è
in crisi, la sua vista minoranza rom è un facile capro espiatorio ed un partito
di estrema destra che protesta contro i "truffatori zingari" ed i "parassiti del
welfare" è previsto come il grande vincitore.
Se i sondaggi hanno ragione, il partito nazionalista Jobbik ha la possibilità
di diventare il secondo partito più grande dopo le elezioni dell'11 e 25 aprile,
negando al favorito Fidesz di centro-destra la possibilità di ottenere i due
terzi della maggioranza.
"Con la sua retorica ultrapopulista, lo Jobbik potrebbe influenzare le
politiche del prossimo governo," ha detto l'analista politico Andras Giro-Szasz. "Lo
Jobbik può limitare il mandato popolare del prossimo governo."
I Rom compongono tra il 5 e il 7% della popolazione ungherese e diffamarli si
è dimostrata la tattica di maggior successo di Jobbik da quando un crollo
economico di oltre il 6% l'anno scorso ha lasciato disoccupato un Ungherese su
10.
Le sue vittorie più grandi sono state in posti come Ozd, nel povero nord-est
ungherese, una città dell'acciaio piombata in tempi bui, dove sono stati
sconfitti i Socialisti che lì avevano un seggio da 16 anni.
E' cresciuta la disoccupazione
La disoccupazione a Ozd da anni è oltre il 20%, ed un terzo della popolazione
è rom. Jobbik (Movimento Per un'Ungheria Migliore) lì ha quasi battuto il Fidesz
nelle elezioni del 2009 per il Parlamento Europeo, e la sua popolarità da allora
è sempre cresciuta.
"Molti di noi sono stufi di come gli Zingari pensano dell'assistenza sociale
come modo di vita," dice Andras Kemacs - meccanico, 27 anni di Ozd - "Jobbik mi
ha impressionato per la sua apertura su ciò."
Jobbik ha anche capitalizzato il risentimento popolare contro l'elite
politica, incluso il Fidesz, che ritiene corrotta.
Ha demonizzato l'Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale, che
insistevano su un doloroso taglio delle spese come condizione di risanamento
delle finanze pubbliche ungheresi.
E con un uso attento dei media, usando Internet per raggiungere i giovani -
incluso gli studenti delle superiori, ha sorpassato tutti gli altri partiti
eccetto il Fidesz.
I sondaggi mostrano che a livello nazionale lo Jobbik è vicino al 20% tra chi
ha deciso di votare. Questo lo porta spalla a spalla con i Socialisti al
governo, mentre il Fidesz ha circa il 60% delle proiezioni di voto.
Questi successi, monopolizzando il voto di destra e rubandone a sinistra, ha
eroso le possibilità del Fidesz di ottenere la maggioranza dei due terzi che
sarebbe quella piattaforma di una vasta riforma auspicata dagli economisti.
L'Ungheria per anni ha lottato per migliorare il suo gonfiato settore
governativo ed assestare la spesa pubblica. I tagli alla spesa hanno posto il
deficit sotto controllo, ma la maggior parte delle riforme strutturali di
settore ritardano.
La riforma chiave richiedente una maggioranza dei due terzi è la
razionalizzazione dei 3.200 governi locali, da cui dipendono scuole ed ospedali
e sono i maggiori percettori del budget statali.
Fidesz potrebbe anche provare una riforma del finanziamento al partito
notoriamente corrotto.
Decadimento e disperazione
Ad Ozd, i problemi che assalgono l'Ungheria, e specialmente i Rom, sono
terribilmente evidenti.
Dopo il 1989 il collasso del comunismo ha portato alla chiusura delle
acciaierie di Ozd, la principale fonte di lavoro, rigettando fuori dal mondo del
lavoro 14.000 persone. I Rom, manodopera non specializzata, sono stati i primi
ad essere tagliati fuori, la maggior parte non ha più lavorato da 20 anni.
Decadimento e disperazione nei villaggi del circondario ha portato migliaia
di persone a Ozd. Oggi, un terzo dei 39.000 residenti sono Rom, dice Lajos Berki, leader
del Consiglio Comunitario Zingaro.
"Circa 1.000 di noi hanno più o meno un lavoro regolare," dice Berki. "Il
resto vive con il welfare. Ci sono problemi, inutile negarlo. Qualche migliaio
di Zingari ha causato problemi reali."
La baraccopoli rom ai margini di Ozd, conosciuta come Hetes, ferve di
attività , ma nessun lavoro salariato. I ragazzi giocano a calcio fuori da case
in rovina, mentre gli adulti tagliano legna raccolta illegalmente o vagano senza
scopo.
"Non sono fissato col welfare," dice Gyula Budai, in piedi accanto all'unico
rubinetto funzionante che si dividono 500 Rom.
"Portateci via, dateci lavoro, e vedrete chi vuole lavorare e chi no."
Tensione prolungata
Il candidato di Ozd per il Fidesz, Gabor Riz, riconosce in un'intervista i
problemi, ma rifiuta di chiamarli "questione Rom".
"Non c'è ragione di temere un conflitto etnico Rom-Ungheresi," dice. "Ma
potrebbero esserci tensioni prolungate tra percettori di reddito e beneficiari
di welfare."
Però, il membro socialista di Ozd del parlamento, Istvan Toth, dice che i
politici hanno evitato la questione.
"Abbiamo percepito i problemi, ma pretendendo che potessero sparire se non e
parlavamo," dice alla Reuters. "Abbiamo solo cercato di dividere (i Rom) lungo
linee di partito, ed ora d'improvviso scopriamo che... Jobbik ha giocato la
carta Zingara."
Il candidato Jobbik di Ozd, Andras Kisgergely, non ha avuto problemi nel
riempire il più grande teatro della regione durante il suo rally.
"Per 500 anni, gli Zingari non sono stati capaci di adottare le norme
culturali per vivere in pace con la maggioranza," ha detto al pubblico.
"Nove criminali su 10 sono Zingari... Dobbiamo porvi un fine. Dobbiamo
aumentare la sicurezza pubblica, e creare lavoro. Farli lavorare. Dobbiamo
legare il benessere al lavoro della comunità ."
Gli 800 spettatori nella sala applaudivano entusiasti ad ogni punto.
Peter Borbas, 40 anni - impiegato in ufficio, era uno di loro.
"Infine, dobbiamo parlare del crimine zingaro," dice. "La gente ne avuto
abbastanza. Nessun metodo è troppo radicale per finirla col crimine zingaro."
The Prague Post La destra è tornata in Europa Centrale, ora con moderne tecniche di
pubbliche relazioni
14 maggio 2009 | By Jaroslaw Adamowski, For the Post
Courtesy Photo
Mentre i mezzi d'informazione cechi sempre più riportano di incidenti a
sfondo nazionalista o razziale, anche gli osservatori più passivi iniziano a
chiedersi: E' cambiato qualcosa nella società ceca? Col crescere
dell'intolleranza verso la minoranza rom, manifestazioni neonaziste e leader
stranieri di organizzazioni suprematiste bianche invitati a tenere letture alle
università, sono soltanto tentativi di gruppi marginali per ottenere attenzione,
o c'è qualcos'altro? La società ceca è l'unica a confrontarsi con questi
problemi?
L'aumentata attività dei movimenti di estrema destra è parte di una tendenza
nell'intera regione. In quasi tutti i paesi dell'Europa centrale - Repubblica
Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia - politici nazionalisti e di estrema destra
stanno preparando un grande ritorno. Stavolta, hanno imparato la lezione dalle
sconfitte precedenti e, come risultato, hanno ammorbidito la loro immagine. Ora,
la questione è: Perché e come sono tornati?
Non è una coincidenza che, come l'economia globale ha smesso di scendere e la
recessione ha colpito duro l'Europa centrale, i partiti di estrema destra si
sono rafforzati. Quando i politici, di destra o sinistra, offrono poche
soluzioni dirette per superare la crisi, c'è sempre il rischio che la gente voti
di getto per qualcuno che offre soluzioni semplici a problemi complicati.
Ungheria
In Ungheria, ad esempio, Jobbik, il Movimento per un'Ungheria Migliore, è un
partito di estrema destra con un'agenda che include la reintroduzione della pena
di morte, "l'indipendenza economica", e di mandare tutti i cittadini di origine
rom fuori dal paese. Potrebbero entrare nel Parlamento Europeo con le elezioni
di giugno. Il partito si nutre con le paure della società ungherese: un'economia
nazionale in arretramento che ha sofferto della stagnazione molto prima del
tracollo globale, la crescita della disoccupazione, del crimine ed una minoranza
rom che rimane non integrata. Jobbik ha approfittato dell'incapacità della
classe politica dirigente o della mancanza di volontà di affrontare quelle
paure. I sondaggi dicono che Jobbik potrebbe avere un base tra il 4 e il 5%, che
è abbastanza per passare la soglia per ottenere seggi in Parlamento.
Formatosi nel 2002 come organizzazione giovanile del partito di di destra
Fidesz - la più grande opposizione parlamentare e probabile vincitore delle
prossime elezioni - Jobbik si è trasformato in un partito autonomo un anno dopo
e da allora si è ritagliato una posizione propria con discorsi d'odio e violenza
contro i Rom, gli Ebrei e le "elite liberali e di sinistra". Nell'agosto 2007,
un gruppo di 56 indossando uniformi bianche e nere ed i distintivi cappelli
Bocksai del periodo tra le due guerre, si sono riuniti a Budapest presso la
famosa Budai Var, la Collina del Castello, accanto al Palazzo Presidenziale. Il
leader di Jobbik, il trentunenne Gabor Vola, prestò giuramento di lottare per
"una nazione, una religione e una patria". Politici del Fidesz ed il primo
ministro della difesa del post comunismo, Lajos Fur, parteciparono alla
cerimonia. Il numero degli aderenti alla Magyar Garda - un gruppo paramilitare
associato a Jobbik, è cresciuto a circa 2.000. Sono stati senza successo i
tentativi giudiziari di mettere fuorilegge il gruppo, registrato da Jobbik come
"associazione culturale". La forza del gruppo, secondo Vona, è di "proteggere la
nazione ungherese".
Anche se le inclinazioni di destra per le uniformi e per l'arte militare non
sono cambiate dagli anni '30, questi gruppi hanno provato a modificare la loro
immagine negli anni. I moderni nazionalisti non hanno niente dei loro
predecessori negli anni '90, che sembravano vivere soprattutto nel passato.
Vestito con abiti di buon taglio e sorridente, Vona assomiglia ad un uomo
d'affari, piuttosto che ad un leader dell'auto proclamato "partito cristiano
patriottico radicale". Laureato in storia e psicologia ed ex insegnante, Vona
pesa le sue parole quando risponde alle domande dei giornalisti. Al posto di
invocare slogan razzisti, parla della "situazione irrisolta della sempre
crescente popolazione zingara". Al posto della retorica anti UE, dice che il suo
partito "appoggia la cooperazione europea, ma non l'attuale alleanza burocratica
tra stati".
Il giovane leader di Jobbik sa che, per accogliere un più ampio spettro di
votanti, deve comunicare contenuti estremi con una confezione moderata. E' per
questo che il partito ha scelto Krisztina Morvai, professoressa dell'Università
di Budapest, come capolista alle elezioni europee. La sua eloquenza, stile e
curriculum, che include il lavoro per le Nazioni Unite, fanno di lei un perfetto
candidato per Jobbik che sta tentando di migliorare la propria immagine. I nuovi
nazionalisti sanno che un altoparlante ed un gruppo di militanti violenti non
basta per ottenere un seggio al Parlamento. Stanno provando ad espandere la loro
influenza oltre i tradizionali steccati politici entrando nei media o
convincendo imprenditori stranieri a sponsorizzare le loro attività, come nel
caso della Polonia, dove l'estrema destra si è infiltrata nei media pubblici.
Polonia
Anche se i due maggiori partiti nazionalisti - LPR, o Lega delle Famiglie
Polacche, e Samoobrona, o Auto-Difesa - dal 2007 non hanno seggi in Parlamento,
i loro aderenti hanno mantenuto i posti in vari corpi influenti, come il tavolo
di supervisione della televisione pubblica. Nel dicembre 2008, Piotr Farfal, ex
membro della LPR e neonazista in gioventù, divenne il presidente delle
trasmissioni della televisione pubblica.
Dopo la sconfitta elettorale della LPR nel 2007, Farfal e i suoi seguaci di
estrema destra cominciarono ad organizzare la branca polacca del movimento
pan-europeo Libertas, fondato dal multimilionario irlandese Declan
Ganley, sperando che un nuovo marchio straniero con un ricco investitore - come
nel commercio ordinario - possa sostenere le loro probabilità nelle elezioni
europee. Anche se Ganley assicura che il suo partito è de facto pro-europeo, i
candidati di Libertas in Polonio offrono un'impressione differente. Tutte le
figure chiavi erano precedentemente associate a movimenti anti-UE,
fondamentalisti cristiani e nazionalisti, che spingevano per radicalizzare la
legislazione polacca contro l'aborto (che è già una delle più severe in Europa),
proibire la prostituzione, reintrodurre la pena di morte e rendere
economicamente la Polonia del tutto autosufficiente. Ironicamente, la stessa
globalizzazione che loro così disprezzano, ha permesso ai nazionalisti polacchi
di ricevere supporto finanziario da un milionario irlandese.
Mentre Farfal non si è unito al nuovo partito, le sue simpatie politiche si
fanno sempre più evidenti con l'avvicinarsi delle elezioni del 7 giugno. Ad una
prima occhiata, i contenuti televisivi non sembrano essere cambiati
significativamente, ma sono i dettagli che importano. Quando Ganley ha visitato
la Polonia il 20 marzo, la televisione pubblica ha interrotto la normale
programmazione per trasmettere la sua conferenza stampa. Il giorno stesso,
un'intervista speciale con Ganley è andata in onda subito dopo un popolare
programma di informazione, un conduttore che originariamente doveva condurre
l'intervista ma rifiutò di farlo venne sospeso poche settimane dopo. Dato che la
manipolazione politica è sempre stata un tema caldo nella televisione pubblica
polacca, "adattare" i suoi programmi ai bisogni di un partito valutato meno
dell'1% nei sondaggi pre-elezione, ha causato abbastanza agitazione. Un certo
numero di importanti figure pubbliche ha protestato contro i colleghi
nazionalisti di Farfal, assumendo la direzione delle trasmissioni pubbliche e
rimpiazzando i manager ed i giornalisti con altri provenienti dai loro ranghi.
Slovacchia
In Slovacchia, gli estremisti hanno similarmente appreso a valutare più il
pragmatismo dell'idealismo. L'SNS di estrema destra, o Partito Nazionale
Slovacco, è parte della bizzarra coalizione socialdemocratica e
nazional-populista del Primo Ministro Robert Fico, che ha governato dal 2006.
L'SNS accusa i giornali slovacchi di favorire l'opposizione, ma non esita a sua
volta nell'usarli strumentalmente. Il suo talento nel manipolare i media si è
mostrato pienamente lo scorso 5 aprile, quando il presidente Ivan
Gašparovič si assicurò il suo secondo termine di governo con l'approvazione
della coalizione in carica. Il suo principale oppositore, la liberale Iveta Radičová,
doveva la sconfitta soprattutto alla campagna negativa lanciata dall'SNS. Mentre
si avvicinava il giorno delle elezioni, i nazionalisti slovacchi pagarono una
pagina intera di pubblicità con false accuse a
Radičová di promettere l'autonomia alla minoranza ungherese. In un paese
dove la disoccupazione supera l'11% ed il governo offre poche soluzioni alla
crisi finanziaria, la tentazione di incolpare Ungheresi e Rom durante la
campagna è cresciuta e ha trovato un elettorato attento.
Le moderne tecniche di pubbliche relazioni hanno fornito utili attrezzi
all'estrema destra. Sfortunatamente, questo va crescendo e non è l'eccezione. I
politici estremisti ne stanno diventando adepti e si auto dipingono come
alternative ragionevoli; questo è forse più preoccupante dei messaggi stessi.
- The author is is a Polish freelance writer who divides his time between
Warsaw and Istanbul. He writes about Central Europe for the Journal of Turkish
Weekly.
Giornata internazionale dei Rom: intervista con l'attivista indipendente Béla
Radics
Posté par Corentin Léotard • 8 avril 2011 à 5:41
Béla Radics si autodefinisce come un attivista indipendente per i diritti
dei Rom. Nel suo blog,
rende conto della situazione dei Rom in Ungheria, con un occhio molto critico
tanto sulle autorità ungheresi che sui rappresentanti rom.
Lei crede alla volontà della presidenza ungherese dell'Unione Europea di
agire a favore di una integrazione dei Rom?
Non ci posso credere. La presidenza ungherese e l'Unione Europea pretendono
di prendere decisioni riguardo all'integrazione dei Rom, senza la partecipazione
degli stessi, senza loro rappresentanza. Basta pensare che ci sono circa dai 12
ai 15 milioni di Rom in Europa e soltanto una rappresentante dei Rom al
Parlamento Europeo. E' insensato! In Ungheria, i programmi d'integrazione dei
Rom esistono solo sulla carta. Noi, i Rom coinvolti, ancora non sappiamo niente
riguardo alla prossima strategia dell'Unione Europea.
Viktor Orban è credibile in questo ruolo?
A mio avviso, Viktor Orban non è credibile in questo settore. Al Parlamento
Europeo, si fa passare come un uomo sensibile e sociale, ma a casa, in Ungheria,
prende misure contro i Rom, misure che li spingono in una povertà ancora più
profonda, verso una carestia mortale. Lui ed il suo governo favoriscono la
retorica fascista dell'estrema destra dandogli uno spazio illimitato. Con
messaggi in codice, con insinuazioni, svolgono in realtà la stessa retorica
anti-Rom del partito Jobbik.
Per voi è una buona soluzione una strategia d'integrazione su scala
europea?
Potrebbe essere una buona soluzione, ma non così, senza la partecipazione dei
Rom. L'Europa non ha il diritto di prendere decisioni riguardo gruppi di persone
senza chiedere l'opinione di milioni d'interessati, escludendoli dai processi
decisionali, dall'attuazione delle leggi e dei programmi. Sarebbe la
profanazione della democrazia e dei diritti umani fondamentali!
Si fida delle autorità ungheresi per giudicare in maniera equa e
trasparente i quattro presunti autori degli
attacchi anti-Rom?
Non sono in grado di fidarmi della giustizia ungherese. Nel corso della mia
vita, ho visto molte volte le decisioni razziste e le sentenze anti-Rom che ha
preso. Per di più, molte persone pensano che questa serie di omicidi è avvenuta
su controllo politico. Pensiamo che i veri colpevoli non siano stati
identificati e che il responsabile principale sia ancora sconosciuto. E' triste,
ma penso che questo processo non sarà altro che un drammatico spettacolo.
Lei è molto critico verso i rappresentanti della minoranza rom, verso
Florian Farkas [rappresentante nazionale del governo autonomo minoritario rom],
per esempio, che lei tratta da marionetta del Fidesz. Perché?
La "Legge Elettorale delle Minoranze" è antidemocratica sotto diversi
aspetti, a livello locale, regionale ma anche nazionale. La legge non permette
la partecipazione all'elezione dei rappresentanti indipendenti che s'impegnano e
sono disposti ad agire per la loro gente. Prevede che solo i membri di partiti o
organizzazioni possano partecipare alle elezioni come rappresentanti. La
maggioranza dei rappresentanti dei Rom sono politici pagati e diretti
dall'attuale governo. Per esempio, Florian Farkas è uno dei leader della
politica rom governativa, in qualità di commissario ministeriale di supervisione
di aiuto ai Rom. Ma nel contempo, è deve anche rappresentare gli interessi della
comunità rom come presidente dell'Autogoverno Nazionale Rom. Come può conciliare
queste due posizioni? Dovrà controllare se stesso? Dovrà discutere con se
stesso? Protestare contro le somme dei fondi stanziati per i Rom o contro le
stesse decisioni? E' una situazione politica schizofrenica!
Secondo lei, questi rappresentanti dei Rom hanno la volontà, ed il potere,
di migliorare la situazione dei Rom in Ungheria?
No, non lo penso. E' noto che la rappresentanza parlamentare delle minoranze
nazionali ed etniche in Ungheria, non è stata regolata negli ultimi vent'anni, e
quindi tutti i governi hanno conseguentemente violato la Costituzione (dal
1989). Secondo la percentuale della popolazione rom in Ungheria - circa l'8% -
ci si aspetterebbe che i Rom avessero una ventina di rappresentanti
democraticamente eletti al Parlamento ungherese. Invece, ci sono solo tre
rappresentanti di origine rom, il cui compito non è la rappresentazione reale e
fedele dei Rom, ma seguire rigorosamente la politica del loro partito di
appartenenza.
Lei denuncia un "etno-business". Cosa intende con questa formula?
Secondo il diritto ungherese, è considerato Rom chi si dichiara tale. Su
questa base, si sono create molte false organizzazioni rom, per ottenere soldi
pubblici, ma non per una vera attività di protezione di interessi... che non
sono destinati a loro.
Le divisioni in seno alla comunità rom (culturali e politiche) sono un freno
alla loro integrazione nella società ungherese?
Penso che il principale ostacolo all'integrazione sia l'elite politica
tradizionale.
Contrappunto: Rita Izsák, capo del gabinetto del ministro
all'inclusione sociale, Zoltán Balog:
La situazione è molto difficile, ma non bisogna incolpare lo stato ungherese
che fa molto per l'integrazione dei Rom. Abbiamo messo in campo dei programmi di
lotta contro la povertà e particolarmente contro la povertà infantile, ed un
programma per l'alloggio. Se io stessa sono arrivata a questo posto, è grazie ad
una borsa di studio dello stato ungherese, che mi ha permesso di andare
all'Università. Mi dispiace che le persone in causa non si rendano conto di
tutto ciò che si fa per loro. Bisogna capire che la questione dell'integrazione
dei Rom è molto complessa e che i risultati delle nostre misure non possano dare
frutti che a lungo termine. E non dubito della volontà del primo ministro Orbán
di agire in questo senso. Siamo ad un momento storico, perché tutti gli attori
sono mobilitati.
BUDAPEST, Feb 12 (Reuters) By Krisztina Than - L'approfondirsi delle
recensione rifornisce il risentimento verso i Rom d'Ungheria, alimentando le
tensioni con la più grande minoranza del paese ed aumentando i problemi del
governo socialista.
Il partito Jobbik di estrema destra spera di ottenere consensi seguendo
l'aumento di dimostrazioni pubbliche di antagonismo contro i Rom, o zingari, ed
ha chiamato ad un corteo contro quelli che chiama gli omicidi ed altri
crimini commessi dal popolo Rom.
Il più grande partito d'opposizione, Fidezs, ha pure lui aumentato la
pressione sul governo di Ferenc Gyurcsany, invitandolo martedì a reprimere i
crimini.
"La radicalizzazione dell'estrema destra e... del dialogo sociale sta
rompendo soglie e controlli che sinora hanno lavorato (nella società)," ha detto
a Reuters Antal Orkeny, professore di studi sulle minoranze dell'Università ELTE.
Un capo di polizia nella città nord orientale di Miskolc, in una delle
regioni più povere, il mese scorso ha rimproverato i Rom dei furti per strada.
E' stato rimosso, ma poi rimesso al suo posto e migliaia di persone hanno
manifestato in suo appoggio.
Durante un incontro domenica, a seguito dell'uccisione del giocatore rumeno
di pallamano Marian
Cozma (di cui i Rom sono stati incolpati ndr) a Veszprem nell'Ungheria
occidentale, alcuni tra la folla hanno gridato "Morte agli zingari!", già prima
che la polizia rendesse noto che i sospettati erano Rom.
L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom nell'Europa orientale, tra il
5 e il 7% su una popolazione di 10 milioni. Sono rimasti ai margini, mancando da
decenni di lavoro e istruzione adeguata.
Con la disoccupazione attorno al 7,8% a settembre-novembre ed in aumento su
un'economia sostenuta da $25.1 milioni del pacchetto di salvataggio del FMI
(fondo monetario internazionale), la rivalità si è intensificata in settori come
quello delle costruzioni, dove i Rom nel passato potevano trovare lavoro.
La manifestazione di venerdì è organizzata da Jobbik, che si autodefinisce
"partito nazionale Cristiano" e combatte contro il "crimine rom". A gennaio, in
un sondaggio della Szonda Ipsos, ha ottenuto il 4% dei voti.
Ha chiamato la gente all'Arena sportiva di Budapest per protestare contro ciò
che definisce "i furti brutali e gli assassinii commessi dai Rom criminali".
POVERTA' E PREGIUDIZI
Jobbik appoggia la Guardia Ungherese, un gruppo nazionalista radicale di
quasi 2.000 membri, Jobbik, che potrebbe eleggere un candidato nelle elezioni
del Parlamento Europeo a giugno, sta agendo per capitalizzare il risentimento
versoi Rom.
Ma mentre il governo socialista di minoranza combatte per contrastare
l'impatto della recessione ed il montare della frustrazione popolare, il più
grande partito d'opposizione, Fidesz, [...] che i sondaggi danno al 61%, chiede
al governo di agire contro il crimine.
"E' tempo di un onesto, discorso diretto. Dobbiamo dire che il numero dei
crimini seri commessi dai Rom sta crescendo ad un tasso allarmante," ha detto
Fidesz in una dichiarazione.
Il governo, che nel 2006 si è trovato a fronteggiare i disordini dei gruppi
di estrema destra e la cui popolarità è crollata, ha affermato che c'è bisogno
di più programmi di lavori pubblici e di rafforzare la polizia.
"Dobbiamo agire finché possiamo, senza aspettare che emergano inimmaginabili
sviluppi sociali dai pregiudizi e dalle azioni dei vigilanti," ha scritto sul
proprio blog il Primo Ministro Ferenc
Gyurcsany dopo il delitto di Veszprem.
"Se la questione rimane in agenda e Jobbik offre la risposta più semplice,
aumentano le sue possibilità di entrare nel Parlamento Europeo," ha detto
l'analista politico Zoltan Kiszelly.
Ottenere un seggio in Europa potrebbe aprire la strada per ottenerne uno in
Ungheria alle elezioni di primavera prossima.
"Abbiamo due tornate elettorali consecutive, e nessun partito pensa di poter
ottenere voti denunciando con forza l'estremismo ed ergendosi a difesa dei Rom,"
ha detto alla Reuters Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre.
Reporting by Krisztina Than, Additional reporting by Marton Dunai; Editing by
Sara Ledwith and Timothy Heritage
NRC HandelsbladLe uccisioni dei Rom mettono in mostra le tensioni
sociali in Ungheria 26 agosto 2009 10:41
Parenti di Maria Balogh, colpita a morte il 3 agosto
scorso, confortano sua madre durante i funerali a Kisleta. Photo AP
Quattro neonazisti ungheresi arrestati per la grande quantità di orribili
omicidi di zingari. La minoranza rom organizza la propria difesa. By Marloes de Koning in Gyöngyöspata
Gli uomini della comunità rom di Gyöngyöspata si alternano nel pattugliare il
loro quartiere. Ogni sera alle 18 girano per il villaggio in due macchine,
guidando molto lentamente attraverso le strade tortuose dove vivono i Rom.
"Le case senza recinti sono le più vulnerabili" dice Tamás Bangó, un uomo
grosso e ciarliero che fa parte del gruppo vigilante a Gyöngyöspata, guidando
per il villaggio. "Da alla gente un senso di sicurezza sapere che siamo qua
intorno."
Nove attacchi
Tra i sedili anteriori ha un bastone metallico telescopico ed un coltello.
"Non li ho mai dovuti usare, ma sono pronto," dice Bangó. Sottolinea come il suo
gruppo stia nei limiti della legge. L'arma più potente del gruppo è il telefono
mobile.
In apparenza, qui ci sembra ci sia poco da giustificare una simile vigilanza.
Nella penombra, le case isolate ai limiti del sonnolento villaggio, ad un'ora di
strada a nord est di Budapest, sembra più pacifico che mai.
Ma la comunità rom in Ungheria è terrorizzata dopo la recente serie di
uccisioni. Da novembre sei Rom sono stati uccisi in nove attacchi.
L'ultimo incidente è successo il agosto, quando una donna rom, Maria
Balogh, è stata uccisa nel sonno e sua figlia di 13 anni seriamente ferita,
nella città di Kisleta, nell'Ungheria Orientale.
A febbraio, un padre e suo figlio di 5 anni furono colpiti a morte mentre
correvano fuori dalla loro casa a cui era stato dato fuoco, a Tatarszentgyörgy
nell'Ungheria Centrale.
Venerdì scorso [21 agosto ndr] la polizia ha arrestato quattro
sospettati di essere dietro alle uccisioni dei Rom. Giovedì la polizia aveva
detto di aver trovato il DNA di due degli uomini in diversi posti luogo di
omicidi. Ha detto che gli assassinii erano motivati razzialmente e accuratamente
pianificati. Secondo i media ungheresi avevano svastiche tatuate ed erano
conosciuti per il loro odio verso i Rom.
Gli attacchi hanno messo in mostra e alimentato le crescenti tensioni sociali
dentro l'Ungheria.
Segregazione crescente
Nella cucina della casa di János Farkas, capo dell'Autogoverno rom nella
regione, un gruppo di uomini stava discutendo animatamente. "L'Ungheria sembra
pacifica," diceva Farkas, un piccol uomo con baffi ispidi ed una maglietta Puma
senza maniche. "Ma nel frattempo dei bambini sono stati brutalmente uccisi.
Dobbiamo organizzare la nostra difesa."
Nonostante la mancanza di statistiche credibili ci sono molti segni che la
divisione tra Rom e non-Rom in Ungheria si stia ampliando.
"La segregazione sta aumentando," ha detto János Ladányi dell'Università
Corvinus di Budapest, esperto di Rom. Sotto il comunismo tutti in Ungheria
avevano un lavoro e le differenze sociali erano sensibili. Ma dagli anni '90
molti occupati con bassa professionalità sono stati espulsi dalle città verso i
cosiddetti "villaggi ghetto", riducendo inoltre le loro possibilità di trovare
lavoro. In questa categoria gli anziani ed i Rom sono sovra-presenti.
Mentre la popolazione ungherese sta invecchiando ed assottigliandosi, la
giovane popolazione rom è in crescita, dice Ladányi. In cima ai problemi
strutturali viene la discriminazione e la rapida ricerca di un capro espiatorio.
La crisi economica serve soltanto ad aumentare il problema.
Nelle elezioni parlamentari europei di giugno, il partito Jobbik di estrema
destra ha sfiorato il15% del voto ungherese. La sua campagna elettorale si è
incentrata su un duro approccio verso la "criminalità zingara".
La Magyar Garda, un gruppo paramilitare collegato Jobbik, recentemente
vietato, marcia regolarmente nei quartieri rom nelle sue uniformi bianche e
nere. Secondo l'European Roma Rights Centre il gruppo sta agendo anche in alcune
zone della Romania, dove la minoranza ungherese sta avendo problemi coi Rumeni (vedi
QUI ndr).
"Sono inarrestabili," ha detto Tomás Polgár aka Tomcat. Polgár è l'anima di
Bombagyar (fabbrica della bomba), il blog più popolare di Ungheria. Si guadagna
da vivere stampando, tra l'altro, t-shirt. L'ultima commissione era della Magyar
Garda. Mostra una t-shirt nera con un grande leone d'argento, mentre dei giovani
dalle spalle ampie e coi capelli corti vagano per l'ufficio.
"Gli zingari devono solo rimproverare se stessi," dice Polgár. "Sono
criminali e sono una minaccia per noi, la maggioranza. Fanno più bambini, ci
stanno superando."
Polgár dice che non vede nell'uccidere la risposta. Gli Ungheresi che sono
superiori devono prendere i Rom per mano come bambini ed "insegnargli come
comportarsi". Ma nel breve termine vede più violenza, con incidenti da ambo le
parti. "E' una guerra," dice.
Viktória Mohácsi, Rom ungherese e sino a giugno membro del parlamento
europeo, concorda. "Mi sento come se fossi in guerra," ha detto con le lacrime
agli occhi. Proprio quella mattina aveva ricevuto un'altra minaccia di morte.
"Ricevo più di mille lettere di minacce ogni giorno."
I Rom si stanno auto-organizzando, dice Mohácsi, e stanno usando le veglie
per le vittime morte per farlo. "I leader rom mi chiamano e dicono di volersi
organizzare contro i neonazisti. Ma cosa ci si aspetta da me: una donna di 40
kg. senza armi o denaro?"
Anche se, ammette, non ci sono molte scelte. "Possiamo o armarci o scappare."
Scritto da Robert Hodgson - 01/07/08 - Alcuni leader Rom ed una parlamentare
Rom dopo un incontro tenutosi martedì scorso, dicono che un recente "festival di
villaggio" (falunap in ungherese) era in realtà una provocazione razzista tesa
ad intimidire la locale comunità zingara.
Durante l'evento in questione, le autorità del villaggio hanno invitato i
membri del gruppo di estrema destra Magyar Gárda (una branca in uniforme del
partito nazionalista Jobbik) ed una banda di motociclisti razzisti a quello che
normalmente è un giorno rustico tradizionale di musica, cibo e bevute.
Sabato 21 giugno, circa 150 membri della Magyar Gárda ed alcune dozzine
di motociclisti hanno sfilato, sotto scorta della polizia, attraverso l'area del
villaggio popolata dai Rom. La parlamentare Viktória Mohácsi, una delle
parlamentari europee Rom ungheresi,ha descritto l'evento come atto evidente di
intimidazione.
Minacce
Mohácsi ha denunciato di essere stata minacciata dal consigliere locale
András Bényi del villaggio di Fadd nell'Ungheria meridionale. Dopo aver citato
l'evento di Fadd come evidenza del crescere del sentimento antizigano in
Ungheria, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo lunedì scorso, ha
ricevuto una telefonata da Bényi. Il consigliere ha tentato di minacciare
Mohácsi, dicendo"non dovresti difendere gli Zingari criminali" e "noi siamo più
di voi".
Rispondendo alle domande dell'agenzia MTI, Bényi ha riconosciuto di aver
chiamato Mohácsi ma nega di aver fatto minacce. Riguardo le parole di Mohácsi a
Strasburgo, ha detto "non si dovrebbero usare i soldi di chi paga le tasse per
denunciare il proprio paese, e nemmeno dire che gli Zingari sono stati attaccati
a Fadd".
La parlamentare ha chiesto dove si trova l'autorità per impedire simili
oltraggi, perché il lato razzista di tali riunioni è sottaciuto nei rapporti, e
perché sia stato permesso ai paramilitari di Magyar Gárda di marciare per le
strade.
Giorni numerati
In coincidenza, lunedì il Tribunale Cittadino di Budapest si ricostruirà per
la terza volta per decidere il futuro della Gárda. Durante la scorsa audizione
preliminare del 19 maggio, la corte venne recintata per prevenire interruzioni
di dimostranti.
Il caso è stato portato dall'Ufficio del Procuratore Capo di Budapest, che
vuole vedere abolita la Gárda perché svolgerebbe attività non contemplate
nell'atto di fondazione dell'organizzazione. Cita anche una parata del gruppo
nel villaggio di Tatárszentgyörgy, che l'ufficio del procuratore lamenta violare
i diritti umani degli abitanti Rom.
Il gruppo in uniforme è registrato ufficialmente come organizzazione
culturale, ed i suoi fondatori - tra i quali Gábor Vona, il capo di Jobbik -
reclamano di esistere per proteggere l'eredità culturale ungherese e fornire
assistenza in tempo di emergenza nazionale.
Vona ha detto che se la Gárda verrà smantellata come risultato di un giudizio
del tribunale, si riformerà sotto un altro nome.
Cafebabel - 23 settembre - Budapest: il giorno delle dimostrazioni By Linda
Il 21 settembre, il centro di Budapest ha assistito a tre
manifestazioni di persone differenti che portavano messaggi tra loro
contrastanti. Manifestanti della Carta Democratica Ungherese, della minoranza
Rom e dei gruppi dell'estrema destra hanno tenuto contemporaneamente le loro
dimostrazioni e sfilato nel centro di Budapest.
La prima manifestazione organizzata dalla Carta Democratica Ungherese
ha radunato circa 4.500 partecipanti. La fondazione della Carta Democratica
Ungherese è stata patrocinata a luglio dal Primo Ministro Ferenc Gyurcsany
dopo che i gruppi dell'estrema destra avevano attaccato i partecipanti
dell'annuale parata del "Gay Pride" (i dimostranti anti gay avevano scagliato
contro ai partecipanti alla parata delle uova nel tentativo di interrompere la
loro marcia). Lo scopo della Carta Democratica Ungherese è di "mobilitare la
maggioranza pacifica" e di "testimoniare assieme contro ai radicali". I
manifestanti, incluso il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany (PS), diversi ministri
e altre personalità pubbliche, si sono riuniti su entrambe i lati del Ponte
Sospeso e poi hanno marciato verso il Parlamento. I partiti dell'opposizione
tuttavia hanno accusato i socialisti di deviare l'attenzione dai seri problemi
economici del paese e dell'impotenza del suo governo di minoranza nell'incitare
il timore pubblico.
I Rom hanno sfilato separatamente per la pace il rispetto della legge
e contro il fascismo vicino al Parlamento. Una dimostrazione di circa un
migliaio di persone che più tardi hanno raggiunto i partecipanti della Carta
Democratica Ungherese per dirigersi assieme verso il Parlamento.
Anche il partito di estrema destra Jobbik ha tenuto una riunione
presso l'abituale ritrovo di Piazza degli Eroi, ma a differenza dei precedenti
ritrovi, il pubblico si limitava questa volta a tre-quattrocento persone.
Seguendo i ben noti discorsi infiammatori dei leader della destra, hanno
iniziato a marciare verso il monumento ai Soviet in Piazza Szabadsag. L'idea
originale era di commemorare le vittime del regime comunista e del "crimine
zingaro" mettendo scarpe vuote al monumento ai Soviet. Tuttavia, i circa
duecento manifestanti presto si sono scontrati con la polizia dopo che avevano
lanciato molotov e pietre alla statua. Una bottiglia molotov ha colpito anche
una macchina della polizia, e i dimostranti hanno aperto gli idranti, hanno pure
capovolto diversi banchi e contenitori dei rifiuti. La polizia ha risposto
usando i gas ed i rivoltosi sono stati dispersi in breve tempo. Cinque
poliziotti sono stati feriti e 15 persone sono state arrestate con l'accusa di
vandalismo.
Le dimostrazioni a Budapest non sono finite, dato che diverse OnG stanno
preparandosi per tenere una manifestazione indipendente il 4 ottobre e
una marcia intitolata Tarka Magyar (ungheresi multicolore) contro la
violenza e l'esclusione. I gruppi dicono che "l'ultra politicizzata" Carta
Democratica Ungherese non può ottenere questi obiettivi, e si aspettano 100.000
manifestanti.
Nell'agosto 2009 Gabor Vona, il presidente del partito ungherese
ultra-nazionalista JOBBIK, prese parte ad un campo giovanile organizzato dalla
Gioventù Ungherese in Transilvania. La partecipazione di un estremista ungherese
ad un evento organizzato in Romania è stata trattata con indifferenza dalle
autorità rumene. Allora MCA espresse preoccupazione su questa apparizione ed il
suo futuro impatto, ma non si fece niente, né da parte delle autorità, né da
parte dell'UDMR, il partito rappresentante la minoranza ungherese di Romania,
partito che partecipa al governo appena formato.
Il 12 gennaio 2010, il giornale "Adevarul" informava i lettori sul "Plutonul Secuiesc",
una divisione del battaglione "Wass Albert", parte della "Guardia Ungherese",
gruppo paramilitare estremista che ha esteso la sua attività in Romania.
La procedura di reclutamento del "Plutonul Secuiesc", come presentato da "Adevarul",
include elementi che indicano chiaramente la natura paramilitare di questo
gruppo che si sta sviluppando in Romania: domande come "hai servito
nell'esercito?", "pratichi sport estremi?", "qual è il tuo grado militare e in
quale corpo hai militato?", fanno parte del questionario che i richiedenti
devono compilare.
In conclusione. un nuovo soggetto si è aggiunto ai gruppi esistenti
estremisti, nazionalisti, anti-democratici in Romania. Questo è un gruppo
controllato e formato da un'entità politica straniera, un gruppo che in Ungheria
è stato dichiarato illegale. Facciamo appello alle autorità rumene di agire
rapidamente e con decisione nel prendere tutte le misure necessarie a bloccare
il trasferimento di attività illegali, razziste, ultra-nazionaliste sul suolo
rumeno.
Maximillian Marco KATZ and Alexandru Florian The Center for Monitoring and Combating AntiSemitism in Romania (MCA)
Di Fabrizio (del 30/08/2007 @ 09:27:32 in Europa, visitato 6948 volte)
Un partito di estrema destra ai margini della politica ungherese ha
presentato sabato i primi membri di un corpo paramilitare, facendo temere un
risorgere dell'estremismo.
I membri fondatori di Magyar Garda, o Guardia Ungherese, hanno prestato
giuramento accanto al palazzo presidenziale di Budapest alla presenza di circa
1000 sostenitori del partito Jobbik.
Nei pressi, in centinaia partecipavano a una contromanifestazione organizzata
dai gruppi anti-fascisti, incluse organizzazioni per i diritti di Ebrei e
Rom, che richiedono che le autorità vietino il gruppo paramilitare.
Alla cerimonia, erano presenti molte bandiere bianche e rosse dell'Arpad, una
formazione storica delle Frecce Uncinate pro-naziste durante la II Guerra
Mondiale. Anche le uniformi erano addobbate dall'emblema.
La Magyar Garda è stata formata per eseguire una vera (politica) transizione
e salvare il popolo Ungherese," ha detto alla folla il fondatore della Guardia e
presidente di Jobbik, Gabor Vona.
Jobbik, conosciuta per la retorica anti-semita, anti-Rom e anti-gay, è un
partito di estrema destra non rappresentato in Parlamento, ma presente in
diverse municipalità.
Il gruppo paramilitare intende "difendere l'Ungheria fisicamente, moralmente
e spiritualmente." I loro appartenenti, tra l'altro verranno istruiti all'uso
delle armi.
Di recente a luglio, i sostenitori di Jobbik hanno interrotto una
manifestazione gay nella capitale, lanciando uova e bottiglie e ferendo diversi
partecipanti.
Alcuni partecipanti alla contro-manifestazione portavano cartelli con foto
che mostravano ebrei con la stella gialla, inviati sui treni verso i campi di
sterminio.
Le organizzazioni internazionali ebree hanno chiesto al Primo Ministro, il
socialista Ferenc Gyurcsany, di mettere al bando la Magyar Garda, la cui
formazione affermano essere "uno sviluppo estremamente allarmante
dell'anti-semitismo in Europa."
I Rom d'Europa soffrono i morsi della disoccupazione - 9
agosto 2009 By Jan Cienski in Velka Lomnica, Slovakia, and Thomas Escritt in
Budapest
Dionyz Sahi è scappato dal peggior quartiere di Kosice, la seconda città
della Slovacchia e dalla disoccupazione a vita, grazie ad un programma messo a
punto dalla US Steel per assumere membri della comunità rom. La sua via di fuga
dalla povertà è ora chiusa come risultato della crisi economica globale.
"Non siamo più in fase di assunzione, siamo in fase di riduzione," dice
George Babcoke, presidente di US Steel Kosice, una sussidiaria della compagnia
americana e il più grande investitore nella parte orientale della
Slovacchia.
Il crollo economico ha colpito in modo particolarmente duro gli 8 milioni di
Rom (stimati) in Europa, ampliamente visti come la popolazione continentale più
vulnerabile. Molti zingari hanno avuto da tempo problemi nel trovare lavoro
nell'economia formale e sono stati tra i primi a perdere il loro lavoro durante
la crisi.
"I Rom sono gli ultimi [ad essere] assunti ed i primi licenziati" dice
Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre di Budapest. "C'è
un'evidenza aneddotica a suggerire che la crisi economica ha riguardato i Rom in
maniera sproporzionale, ma i livelli d'impiego sono sempre stati bassi per
questo gruppo."
L'effetto della crisi si può vedere nel villaggio di Velka Lomnica, nella
Slovacchia settentrionale. Là, dove il verde vivido delle pianure confina con le
montagne Tatra coperte di neve, 1.000 Rom vivono in abbietta povertà. Le donne
si appoggiano ad aperture senza finestre che si aprono in caseggiati cadenti
costruiti su tre livelli, mentre la maggior parte della gente vive in baracche
improvvisate non progettate per i duri inverni slovacchi.
Il vicino impianto della Whirlpool è stato costretto a licenziare gli operai
questo anno dato che la richiesta delle sue lavatrici è calata ed alcuni che
hanno perso il lavoro vivono nel villaggio. Mirko, un Rom, dice che il suo
ingresso mensile è sceso da €650 ai €130 dell'assegno governativo. "Ora mangiamo
differentemente. Carne e frutta sono cose del passato," dice. "La gente era
invidiosa di me quando avevo un lavoro, ma ora non possiamo permetterci neanche
vestiti di seconda mano."
Un altro ex impiegato della Whirlpool dice che sta cercando in giro per la
Slovacchia un altro lavoro.
"Ho cercato un lavoro a Bratislava, ma mi hanno detto: -Se sei un Rom, non si
preoccupi di segnalarsi-," dice.
Mentre la crisi colpisce, i Rom trovano più difficile competere per un lavoro
[...]
In Ungheria, dove la crisi economica ha esacerbato un problema esistente di
deindustrializzazione nella parte povera a nord-est del paese, la disoccupazione
è diventata un problema particolarmente acuto per i Rom.
Colpiti duri dalla peggior recessione del paese dalla transizione dal
comunismo, gli Ungheresi si stanno rivolgendo sempre più verso lo Jobbik, un
partito di estrema destra che accusa gli zingari per l'aumento del crimine. Nei
mesi recenti, ci sono stati assalti agli insediamenti rom, con diversi uccisi.
La Romania, con la sua popolazione zingara più vasta e meglio integrata, ha
avuto meno conflitti violenti dell'Ungheria nell'anno passato, ma potrebbe avere
una completa crisi sociale quando il ritorno a singhiozzo dei Rumeni dall'Italia
e dalla Spagna diventasse un'ondata, se andasse in crisi l'industria delle
costruzioni nell'Europa meridionale.
Nella Repubblica Ceca, l'atmosfera per gli zingari è diventata tanto
avvelenata che in centinaia hanno richiesto lo status di rifugiati in Canada,
tanto che Ottawa ha reimposto l'obbligo di visto per i viaggiatori cechi.
Mentre la regione lotta per districarsi da una inattesa e tagliente
diminuzione economica, ci vorrà probabilmente del tempo prima che gli altri Rom
seguano Sahi fuori dalla povertà. Ottenere un lavoro nel 2003 ha permesso a Sahi
di lasciare Lunik IX, un torvo quartiere rom alla periferia di Kosice. "Prima
non avevo mai avuto un lavoro," dice. "Quando ho avuto in mano il primo assegno
e ho portato i bambini a comperare dei giocattoli, ho capito allora la felicità
di avere un lavoro."
Aggressivi estremisti di destra hanno attaccato anche la polizia
Gli attacchi al popolo Rom in Ungheria sono aumentato ad un tasso allarmante
in coincidenza col rafforzarsi dei gruppi di estrema destra radicale, ha detto
una Rom ungherese membro del Parlamento Europeo.
Viktoria Mohacsi, che è del partito dell'opposizione Liberaldemocratico, ha
detto che la polizia dovrebbe investigare sui potenziali motivi razziali che
stanno dietro una serie di attacchi a case di Rom, in cui sono state uccise
quattro persone dall'inizio del mese (VEDI
ndr).
"Questi crimini sono cresciuti in maniera significativa nell'ultimo anno,
anno e mezzo e... questo può essere collegato al lancio della Magyar Garda," ha detto venerdì Mohacsi in un'intervista.
La Magyar Garda fu lanciata nell'agosto 2007 e sollevò critiche unanimi
per le sue nere uniformi e le insegne che i critici dissero ricordavano l'era
nazista.
La guardia, appoggiata dal partito Jobbik di estrema destra che non è
rappresentato in parlamento, dice di essere un gruppo civico che intende
preservare la cultura ungherese e i valori nazionali.
Sinora ha oltre 1.500 membri e ha tenuto marce in posti diversi per
dimostrare contro il "crimine rom".
Jobbik dice di non aver niente a che fare con gli attacchi ai Rom.
"Noi obbediamo alle leggi... e lanciare una granata in una casa dove ci sono
bambini non è il nostro metodo," viene riportato venerdì dall'agenzia MTI a nome
di Gabor Vona, presidente di Jobbik.
L'Ungheria, membro dell'Unione Europea dal 2004, ha una tra le più grandi
comunità Rom nell'Europa orientale, circa il 5 - 7% su una popolazione di 10
milioni.
La polizia ha annunciato giovedì di aver messo a punto un'unità speciale per
indagare sui 14 casi in cui i Rom sono stati attaccati quest'anno.
La maggior parte dei casi riguarderebbe bombe molotov gettate nelle case e
colpi di armi da fuoco, senza feriti, ma all'inizio di questo mese due Rom sono
stati colpiti a morte in un attacco a due case nel
nord est.
Questa settimana l'uccisione di due Rom in un attacco con bombe a mano
nell'Ungheria meridionale, ha creato una disputa tra la polizia e l'ombudsman
per le minoranze, che ha detto che la polizia ha escluso prematuramente il
pregiudizio razziale.
Mohacsi, che ha ricevuto email minatorie, ha accolto con favore la notizia
che la polizia ha creato un'unità speciale che esaminerà i motivi razzisti
dietro gli attacchi.
Ha anche detto che elementi dell'estrema destra hanno contribuito al
rafforzamento del pregiudizio anti-Rom nel pubblico.
"Il termine 'Crimine Rom' è diventato un espressione condivisa... nella
società ungherese," ha detto.
Una crescita del pregiudizio è stata confermata da uno studio del mese
scorso.
"Le azioni dell'estrema destra a cui assistiamo dall'autunno del 2006... e
l'apparire della Magyar Garda ha rotto le barriere di chi prima si tratteneva
dall'articolare apertamente i propri pregiudizi," mostra lo studio.
Mohacsi ha detto che la UE, che conta una popolazione rom di 8-12 milioni,
sinora non è riuscita ad adottare una strategia per l'inclusione sociale dei
Rom, e non ha dichiarato nella propria legislazione che la segregazione
scolastica è discriminatoria.
"L'attuale crisi economica... colpirà chi vive nella povertà più profonda, e
qui ci stanno i Rom. Vorrei ricordare ad ogni politico responsabile che questa è
anche la ragione per cui deve crearsi una Strategia Europea Rom," ha detto
mercoledì Mohacsi al Parlamento Europeo.
Peter Feldmajer, presidente di
Mazsihisz, il più grande gruppo religioso ebreo ungherese, ha detto alla Reuters
di essere preoccupato della crescita dei gruppi della destra radicale.
"E' evidente che la destra radicale si sta, se non rafforzando,
definitivamente diventando più organizzata, sta alzando la sua voce e ottenendo
più attenzione dai media," ha detto.
09/11/2010 - Le autorità ungheresi hanno "mancato di registrare, indagare,
perseguire e punire tutti i reati razzialmente motivati contro i Rom," ha
dichiarato oggi Amnesty International.
Il gruppo per i diritti umani chiede all'amministrazione del Primo Ministro
ungherese Viktor Orban di indagare a fondo sui tutti i violenti attacchi a
sfondo razziale contro i Rom e fornire accesso alla giustizia alle vittime.
Uno studio di Amnesty sui violenti attacchi contro i Rom in Ungheria rivela
come le carenze del sistema giudiziario ungherese ostacolino la prevenzione e la
risposti a questi attacchi.
La legge ungherese sancisce l'incitamento all'odio ed ai crimini razziali.
Invece il numero di rinvii a giudizio e di condanne per attacchi a sfondi
razziali appare basso, rispetto al numero di segnalazioni di queste azioni
raccolte dalle OnG.
La polizia ungherese ha affermato che ci sono stati 12 attacchi a sfondo
razziale nel 2008 contro le comunità rom e sei nel 2009. L'OnG ha registrato 25
attacchi nel 2009 e 17 nel 2008.
Amnesty sottolinea il caso di Robert Cs, 27 anni, e suo figlio di quattro
anni, entrambe colpiti a morte mentre tentavano di scappare dalla loro casa che
era stata data alle fiamme da una molotov nel villaggio di Tatarszentgyorgy alle
prime ore del mattino del 23 febbraio 2009.
Anche se sono stati uditi i colpi, inizialmente la polizia aveva trattato il
caso come un incidente.
L'attivista senior Nicola Duckworth di Amnesty, ha dichiarato: "Le mancate
registrazioni, indagini, prosecuzioni e punizioni dei reati a sfondi razziali e
dei rimedi alle vittime, sta spingendo le comunità rom a lasciare l'Ungheria."
"Le autorità ungheresi hanno il dovere di prevenire la discriminazione ed
assicurare la giustizia alle vittime dei crimini d'odio. Ciò include l'obbligo
di indagare se l'odio o il pregiudizio razziali o etnci abbiano giocato un ruolo
in questo o altri attacchi simili."
Jobbik, il terzo partito nel parlamento ungherese, ha cercato di spostare la
rabbia diffusa per i tagli UE e FMI e per la disoccupazione, sui Rom.
La TV di stato ha mandato in onda uno spot di Jobbik che etichetta come
"parassiti" tanto i grandi banchieri che i "criminali zingari".
Tra gennaio 2008 e agosto 2009, i Rom in Ungheria sono stati oggetto di una
serie di attacchi molotov e sparatorie, col bilancio di sei morti e diversi
feriti gravi.
Tra le vittime una coppia sulla quarantina, un anziano, un padre con suo
figlio di 4 anni e una madre con la figlia di 13 anni.
Di Fabrizio (del 11/06/2009 @ 09:18:55 in Europa, visitato 1983 volte)
Ricevo (e traduco) da Unión Romaní copia della lettera da loro inviata a tutti i capilista delle sei formazioni spagnole che hanno ottenuto rappresentanza nel Parlamento Europeo:
Barcellona, 9 giugno 2009
Stimati Deputati
Prima di tutto permettetemi di manifestarvi a nome della UNION ROMANI,
Federazione delle Associazioni Gitane, le nostre più sincere congratulazioni per
il successo della vostra formazione politica nelle passate elezioni al
Parlamento Europeo. Voi incarnate la rappresentazione più genuina della volontà
politica degli spagnoli che vi hanno eletto e la vostra alta missione
nell'Europarlamento dovrà essere decisiva per la difesa dei valori civici che
ispirarono i padri dell'Unione Europea e che hanno come fondamento l'amore e il
rispetto alla libertà - valore supremo senza il quale non è possibile la
democrazia.
Essendo la libertà la caratteristica più importante della tradizionale
cultura gitana, intendiamo farla partecipe della nostra inquietudine in vista
del risultato di queste elezioni. L'avanzata sperimentata da partiti e
coalizioni apertamente razziste e xenofobe, fanno presagire tempi difficili per
noi che siamo sempre stati, lungo la storia, i capri espiatori su cui si sono
scaricati i sentimenti più selvaggi che a volte hanno marcato il comportamento
degli esseri umani.
Non sono dovuti passare molti giorni perché i ministri europei riuniti
nel Lussemburgo manifestassero ieri che noi, i gitani, che costituiamo la
minoranza etnica più importante della UE, ci sentiamo minacciati "dall'aumento
del movimento estremista, come conseguenza della crisi economica attuale",
e che "i gitani stanno sottomessi ad una pressione enorme e ad una
discriminazione crescente, e che ci sono gruppi radicali che stanno sviluppando
una posizione antizigana basata su pregiudizi che portano a comportamenti
radicali e inaccettabili". Questo lo ha detto il ministro ceco dei Diritti Umani
e delle Minoranze, Michael Kocav, il cui paese ostenta, come voi sapete, la
presidenza di turno della UE.
Il panorama attuale, signor Deputato, non può essere più allarmante: nella
Repubblica Ceca alcuni gruppi neonazisti agiscono violentemente contro i gitani
ed il Partito Nazionale ha promesso attraverso la televisione "una soluzione
finale per la questione gitana" (vedi
QUI ndr). In Olanda l'estrema destra si è convertita nella seconda forza
politica tramite il Partito della Libertà guidato da Geert Wilders e che ha
conseguito quattro seggi nel Parlamento Europeo. Gli estremisti hanno ottenuto
seggi ugualmente in Romania. In Ungheria, gli ultranazionalisti di "Jobbik"
hanno realizzato diverse marce militari [...] con slogan razzisti contro gli
immigrati. In Austria il Partito per le Libertà ha rivendicato attivamente
durante la campagna che "l'Occidente è per i cristiani". E' specialmente
allarmante che nel Regno Unito, il Partito Nazionale Britannico - razzista e
xenofobo - guidato da Nick Griffin, abbia conseguito, per la prima volta, di
entrare nel Parlamento Europeo con due seggi.
Permettemi di dirvi, a titolo personale, che i grandi dibattiti che
sostenni nel Parlamento Europeo, quando fui Deputato, contro il gruppo di
estrema destra guidato da Jean Marie Le Pen, o contro i fascisti italiani
comandati dallo scomparso Giorgio Almirante, possono apparire come divertimento
di giochi floreali in vista del panorama che ci presenta la futura composizione
della Camera di Strasburgo.
Di conseguenza, stimato signor Deputato, la UNION ROMANI vi supplica
calorosamente di quanto segue:
Primo: che esercitiate la vostra direzione nel seno del vostro
Gruppo Parlamentare perché sotto nessun concetto si passino azioni di
attuazione congiunta con i Deputati e le Deputate che difendono idee
razziste, xenofobe o antieuropee.
Secondo: che guidiate nel vostro Gruppo Parlamentare una corrente
apertamente antirazzista e battagliera contro quanti volessero resuscitare i
vecchi demoni del nazismo che costarono tanti milioni di vite innocenti, non
tanto tempo fa, nella nostra vecchia Europa.
Terzo: che rendiate pubblica la vostra testimonianza antirazzista.
Ve lo chiediamo calorosamente. Agite con coraggio. Noi, i gitani, ed i
nostri figli vi ringrazieremo sempre. Ed anche tutta la cittadinanza. Perché
difendere i valori che significano il rispetto per la dignità umana, dev'essere
patrimonio di tutti i democratici, al di là di qualsiasi appartenenza
partitica o di interesse. Dante Alighieri ammonì che "i posti più caldi
dell'inferno sono riservati a chi in momenti di crisi fece mostra della sua
neutralità". Noi, dall'UNION ROMANI lo diciamo più rudemente: "ai
razzisti, nessuna acqua".
Speriamo, signor Deputato, che vogliate dare alla nostra petizione il valore
e l'urgenza che merita. Dicono che la Storia non si ripete. Abbiamo paura che si
ripeta, prima come una farsa parlamentare inscenata da quanti non credono ne
all'Europa ne alla democrazia, e poi come tragedia sanguinosa di espulsioni,
estradizioni, violenza e morte.
Ricevete, a nome di quanti associamo nell'UNION ROMANI, il nostro migliore e
più speranzoso saluto gitano.
JUAN DE DIOS RAMÍREZ-HEREDIA Presidente de la Unión Romaní
Di Fabrizio (del 17/04/2010 @ 09:16:55 in Europa, visitato 1801 volte)
di Piero Ignazi - 15 Aprile 2010
Tra le due guerre, fascismo e nazional-socialismo attecchirono vigorosi in
Ungheria. I movimenti che si richiamavano a quelle esperienze ammontavano a un
centinaio e solo la morte del leader del fascismo ungherese Julius Gömbös nel
'36 impedì una piena fascistizzazione del regime autoritario instaurato nel '32
dall'ammiraglio Miklós Horthy. L'alleanza con la Germania portò poi nel '44
all'instaurazione di un regime nazional-socialista vero e proprio incentrato sul
Partito delle Croci frecciate. E da quel momento iniziò la deportazione in massa
dei 500mila ebrei ungheresi. L'Ungheria ha quindi una storia cupa alle spalle.
Non meno travagliati sono stati i primi dieci anni del dopoguerra, culminati con
la rivolta del 1956. In seguito, il "comunismo al gulasch" aveva pacificato il
paese. Anche la riabilitazione delle vittime delle repressioni staliniane degli
anni bui come Laszló Rajk, o della rivolta del 1956, peraltro già avviata prima
dell'89, indirizzava il paese su un binario solido di transizione e
consolidamento democratico. Così è stato, finora, grazie a una serie di
alternanze al governo tra socialisti e moderati. Anche la presenza di partiti di
estrema destra non preoccupava più di tanto.
Diverso, invece, il quadro emerso dalle elezioni parlamentari di domenica
scorsa. Il Movimento per una Ungheria migliore (Jobbik), che alle elezioni del
2006 aveva raccolto appena il 2%, ma che già alle europee del 2009 era schizzato
al 14,8, a quelle parlamentari di domenica è arrivato al 16,7. Risultati che
fanno di questo partito uno dei più significativi di tutta Europa.
Come nella Fpö austriaca degli anni 90, guidata da Jorg Haider, anche Jobbik
alterna richiami più o meno mascherati ed eufemistizzati al passato delle Croci
frecciate con interventi sui temi d'attualità. Da un lato, agisce sulla
nostalgia animando un movimento paramilitare - la Guardia ungherese - con tanto
di divise, bandiere e organizzazione gerarchica che richiama le Croci frecciate;
riprende i toni antisemitici con espliciti attacchi a personalità ebraiche e
allusioni alle "forze occulte della finanza internazionale" che dissanguano la
nazione; difende criminali di guerra come Sandor Kepiro considerati dal Centro
Wiesenthal come il principale ricercato del 2010; e invita alla "soluzione
finale" (sic) del problema degli zingari.
Dall'altro si presenta come un partito nazionalista che vuole restaurare i fasti
dell'antica nazione magiara, i mille anni della "Sacra Corona" di Santo Stefano,
che predica di una politica aggressiva di law and order ma nulla più, e che si
dichiara ferocemente antisocialista e anti-establishment.
Jobbik è un altro partito dell'estrema destra populista che mescola abilmente
richiami alla storia nera ungherese con l'agitazione dei problemi attuali, reali
e meno, dell'Ungheria. La campagna anti-zingari e contro le influenze straniere
si sviluppa lungo due piani: nel primo si criminalizza la minoranza Rom (il 6%
della popolazione); nel secondo si accusano la Banca centrale e il governo
socialista di consentire con la nuova legge sulla proprietà agraria che la terra
ungherese possa "finire in mano straniere", e d'impedire una tassazione più
elevata sulle multinazionali. Dietro a tutto questo, ovviamente, c'è la
responsabilità della Ue che impone norme contrarie ai "veri" interessi della
nazione e del popolo.
Un tale armamentario ideologico si ritrova in molte parti d'Europa. Di fronte a
movimenti di questo genere sono possibili due strategie: quella francese,
dell'isolamento assoluto dell'estrema destra costi quel che costi in termini
elettorali; quella austriaca e olandese dell'inclusione dei partiti estremisti
al governo per ridimensionarli o modificarli. L'unica strada da non percorrere è
quella di far finta di niente, di considerare irrilevanti o folkloristiche le
posizioni xenofobe antisemite e nazionaliste. Perché hanno grande appeal in
momenti di crisi e di trasformazione, soprattutto presso le componenti più
spaventate e più esposte. E, quando si rompe la diga, queste posizioni possono
dilagare.
Di Fabrizio (del 12/09/2010 @ 09:13:42 in Italia, visitato 2174 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
I Petre vengono dalla Romania, ma la vita dei nomadi l'hanno conosciuta qui,
insieme agli sgomberi.
Ora sono tornati a stare in una casa vera. Sperando che il loro futuro somigli a
questo presente
di Ilaria Solari -foto Alberto Dedé (le foto non sono riportate ndr.)
|
80 | Gioia 2010 |
controcorrente
La foto risale sì e no a cinque anni fa, ma
sembra vecchissima da quanto è consumata.
Ritrae una bella ragazza coi capelli
sciolti sulle spalle, l'espressione
ombrosa e il viso leggermente inclinato.
Abbraccia due bambini piccoli, uno
per lato. Constantin, 33 anni romeno,
deve averla tenuta tra le mani tanto a lungo che sul
bordo inferiore l'immagine è completamente sbiadita,
"è stata tutti questi anni nella tasca della mia giacca,
sul cuore". Accanto a lui, la moglie Mirela lo guarda
con la stessa faccia ermetica della foto. I due bambini,
Elvis e Loris, 9 e 8 anni, stanno facendo i compiti delle
vacanze sul lettone del loro appartamento milanese,
nel quartiere popolare di Calvairate. Un piccolo soggiorno,
una camera con un letto doppio e uno a castello,
un microbagno e un cucinino in cui si cammina
solo di profilo. È l'ultimo approdo della famiglia Petre,
dopo una serie infinita di tappe, da un campo abusivo
all'altro, lungo la cintura della tangenziale, insieme a
poche centinaia di persone, rom romeni come loro.
Fino all'ultimo sgombero, lo scorso novembre, nel quartiere
periferico del Rubattino, dove il loro insediamento
è stato raso al suolo dalle ruspe e i loro piccoli averi,
cartelle di scuola comprese, inghiottiti in una montagna
di immondizie.
A portarli nel bilocale di questa casa popolare sono stati
i volontari di Sant'Egidio: sotto la loro scorta, i Petre
hanno intrapreso con altre famiglie rom un "percorso
di accompagnamento all'autonomia", in assoluta controtendenza,
in questi giorni di tensione e rimpatri
forzati. A garantire loro casa e ménage fino al raggiungimento
dell'autosufficienza economica, sono borse di
studio per i bimbi e borse lavoro per gli adulti, finanziate
da enti, associazioni e privati cittadini. Un piccolo
miracolo: l'anno scarso di permanenza al Rubattino,
dove i piccoli rom hanno cominciato ad andare a scuola,
ha innescato, insieme al livore di molti residenti,
una fitta rete di solidarietà che si sta ancora allargando. Poche centinaia di persone, genitori delle scuole, abitanti
del quartiere che nel momento del bisogno hanno
ospitato gli sfollati, maestre straordinarie, volontari
instancabili, che hanno animato raccolte di fondi e
iniziative di finanziamento come la vendita di un vino
definito "rosso di origine migrante" (vino.rom.rubattino@gmail.com). E poi corsi di italiano per gli adulti,
doposcuola e spazi gioco per i bambini. Un miracolo
forse ancora troppo piccolo perché valga
la pena di citarlo accanto alle notizie di
cronaca, agli esodi forzati dalla Francia, ai
vertici sull'emergenza nomadi. "Dei trecento che
erano qui l'anno scorso", spiega
Elisa Giunipero,volontaria di Sant'Egidio
" nel nuovo campo abusivo del Rubattino,
sotto i capannoni dismessi, sono rimasti
in duecento. Dei cento che mancano all'appello,
però, sono un'ottantina quelli
che abbiamo guidato verso soluzioni residenziali e impieghi,
sia pure precari" (proprio
mentre scriviamo è in corso l'ennesimo
sgombero, che metterà a rischio l'attuazione
di tali progetti e la frequenza a scuola dei
bambini, ndr).
Ma l'avventura italiana di Mirela e Constantin
comincia molto prima del Rubattino,
in un'altra casa. Quella che si intravvede
sullo sfondo della foto consumata: è
la casa del padre di Constantin, nella provincia depressa e rurale dell'Oltenia, tre
stanze in tutto in cui vivevano in otto.
Come molti rom sedentarizzati sotto il
regime di Ceausescu, i Petre facevano gli
agricoltori: "Vite e granturco", specifica
Constantin "non è una vita dura, forse
per uno di città. Ma niente soldi, niente
di niente". Constantin era anche muratore,
"ho costruito le case a tutti laggiù. Una
volta sono andato a fare un lavoro a casa
sua", lo sguardo è una fessura scura che
accarezza la moglie. "Continuava a guardarmi.
Ho fatto in modo di andare a
trovarla spesso". Negli occhi di Mirela
finalmente si allarga una luce gialla. E il
primo sorriso: "Eri tu che guardavi me".
Un matrimonio vero non ce l'hanno avuto.
"Nessun vestito bianco, feste o balli.
Ci siamo sposati solo civilmente".
A Milano c'è arrivato per primo Constantin,
seguendo il cognato, che è pastore
pentecostale ma fa anche il muratore.
Niente roulotte e vita randagia: come per
molti rom romeni, la prima esperienza
con i campi nomadi è stata in Italia. Insomma,
una storia di ordinaria immigrazione:
all'inizio l'ospitalità in una parrocchia,
in cambio di lavori e riparazioni. Poi
è stata la volta di un egiziano a cui, per un
letto in un appartamento affollato, Constantin
pagava 200 euro al mese. Ma Mirela
soffriva di malinconia e decise di raggiungerlo
con Loris, il più piccolo. "Il
grande ha sofferto così tanto di solitudine
in Romania che è rimasto piccolino", ricorda
accarezzando i capelli cortissimi di
Elvis. Proprio allora Constantin aveva perduto
alloggio e lavoro. Si rifugiarono nel
campo di via Bacula, dove già si trovavano
amici e parenti. "Quando sono arrivata era primavera, Milano era bellissima",
ricorda Mirela "tutto
mi sembrava caldo e
pulito, anche il campo".
Per segnalare
disponibilità di alloggi
e offerte lavorative
o contribuire a borse
di studio e lavoro
scrivete a: santegidio.rubattino@gmail.com
La caccia al nomade ingaggiata dal
Comune li ha sospinti da un insediamento
all'altro. Fino al Rubattino: il campo piano piano si è gonfiato,
hanno tagliato l'acqua
ed è stato l'inferno. "Che dovevamo
fare?", mormora Constantin indicando la
tv sintonizzata su un canale romeno "migliaia
di medici lasciano il Paese, con lo
stipendio statale non campano. Per noi
era peggio".
Ci sono due televisioni in casa Petre, una
per stanza, entrambe accese. L'appartamento
assomiglia a tanti altri. Pulito, ordinato.
Con una differenza, che salta agli
occhi dopo un po': in giro manca quella
nebulosa di oggetti provvisoriamente fuori posto:
chiavi, giornali, cianfrusaglie. Sul
tavolo tondo ci sono soltanto un melone
a fette e dei dolci, in segno di benvenuto.
Il resto è stivato con la meticolosità di chi
si dispone a partire da un momento all'altro.
Elvis ascolta le canzoni rom scaricate
dal computer e inserisce nel lettore un dvd
con le foto di classe: "Guarda: qui facevamo
la terra mossa dal vento", dice con il
faccino serio, indicando tanti bambini che
agitano le braccia. E in quella che fate?
"Non vedi? Cantiamo in inglese". Mostra
con un filo d'orgoglio
la strepitosa pagella. Sono due bravi scolari, spiega Mirela, fanno i compiti spontaneamente e non hanno mai perso un giorno di scuola. Nemmeno nell'ultimo sgombero, quando dormirono due notti in un
orto nella bruma di novembre e poi con
la mamma in un dormitorio pubblico,
mentre papà si rifugiava dove poteva. "La
scuola dell'obbligo e l'ufficio vaccinazioni
sono le uniche istituzioni che riconoscono
queste persone", spiega Stefano
Pasta di Sant'Egidio" che sono comunque
cittadini comunitari. Eppure, senza residenza,
ogni altro diritto è loro precluso".
Forse per questo, anche ora che abitano
lontano, si consumano le scarpe per raggiungere puntuali la scuola del Rubattino.
"Quando Constantin non deve lavorare,
ci andiamo insieme", racconta Mirela. Altrimenti
esce alle sei di mattina. "Papà
colora i muri, costruisce le case di Milano", spiega Loris. Anche Mirela è in attesa
di un lavoro. Intanto confessa che si
sente sola. Il momento più bello della giornata
è il pomeriggio, quando rivede i suoi
bimbi. Nel resto del tempo? Abbassa gli
occhi, "se siamo in difficoltà chiedo ancora
l'elemosina, ma solo a chi conosco".
A quelli che definisce gli "italiani bravi".
"Come la signora vestita di blu che ci porta
i soldi ai giardini", le fa eco Elvis. Mirela
ricorda il senso di vergogna delle prime
volte, "non passa mai, ma poi impari
a non pensare a niente". Tutto il resto la
incupisce solo un po', come i commenti
acidi della farmacista da cui acquista una
confezione di aspirine perché è raffreddata.
O il costante sguardo sospetto dei commessi
quando fa la spesa al supermercato.
Il pomeriggio i bambini scendono da soli
ai giardini sotto casa. Mirela non si fida
a mandarli in giro da soli, ma ai giardini
sì, "lì sono tutti amici", dice Constantin.
I ragazzini, da queste parti, vengono da
ogni angolo del mondo, e che tu sia rom
è un dettaglio irrilevante.
"Sei da Milano", chiede a tutti Elvis. Qualcuno
gli risponde che ormai anche lui è "da Milano"."Non ancora", risponde convinto,
agitando la testa "solo quando avrò
il portafogli da Milano". "Vuoi dire il passaporto,
Elvis?". "Sì, anche quello".
Per prudenza ai Petre è stato sconsigliato
di invitare troppa gente a casa.
i momenti di socialità si sono finora
consumati al campo del Rubattino.
Non sarà più così, dopo questo nuovo
sgombero, il numero 125 dall'inizio
dell'anno, secondo il bollettino del Comune.
"Ci i ritrovavamo ogni domenica
a cucinare sulla griglia", gli occhi di
Mirela diventano lucidi. "Ogni volta
che li vedo, mi chiedo come è possibile
vivere così". È il suo piccolo film dell'orrore,
un passato inarchiviabile di
notti all'addiaccio, topi, gelo. E il futuro?
A lei basterebbe che assomigliasse
al presente. Se proprio deve esprimere
un desiderio, vorrebbe "una cucina
appena più grande, da poterci cucinare
con mia cognata e le amiche". Magari
il sarmale, gli involtini di verza in cui
si dice sia maestra, "da servire, come fate voi, con la polenta".
MA IN EUROPA VINCE
LA LINEA DURA
Sono quasi 900 i rom di origine
bulgara e romena rimpatriati
forzatamente dalla Francia,
nonostante i richiami di Onu
e Commissione europea, perché
considerati una "minaccia per
l'ordine pubblico". E mentre
il partito di estrema destra
ungherese Jobbik avanza la
proposta di destinare le comunità
rom del Paese in "campi chiusi",
anche in Italia il clima si
surriscalda: il ministro dell'Interno
Maroni promette di essere ancora
più duro di Sarkozy e gli
amministratori delle grandi città
perpetrano piani di sgombero
sistematico di ogni insediamento
abusivo. A Roma, dove una
curiosa psicosi collettiva segnala
i primi presunti avvistamenti
di "macchine rom con targhe
francesi", il sindaco Alemanno ha
appena smantellato il campo
abusivo di Quartaccio. A Milano,
ancora al Rubattino, il vicesindaco
De Corato ha attuato il 125esimo
sgombero dell'anno, mentre
l'unico campo regolare della città,
in via Triboniano, entro ottobre
sarà smantellato per fare spazio
alla strada che collegherà la città
all'area dove si terrà Expo 2015.
The Contrarian Hungarian"Abbiamo attaccato gli zingari e ne siamo
fieri" Manifestazione dell'estrema destra a Devecser sfocia in violenza
-
8 agosto 2012 Foto ufficiale della manifestazione, dell'Hungarian News Agency - fotografo Lajos
Nagy.
C'è curiosamente poca o nessuna copertura sui media ungheresi riguardo al
comportamento violento dei gruppi razzisti - alla luce del giorno e di fronte
alle telecamere - in un villaggio ungherese il fine settimana scorso.
Quindi, la storia che seguirà non è soltanto su una manifestazione
organizzata dal terzo più grande gruppo parlamentare in Ungheria, durante la
quale, ancora una volta hanno reso lampante quanto siano vicini alle milizie di
estrema destra che abitualmente incitano alla violenza razzista.
Però, è anche una storia sulla mancanza di copertura da parte dei mezzi di
informazione, riguardo la più scandalosa agitazione dell'estrema destra
ungherese, senza che nessuno di loro fosse personalmente presente a testimoniare
la sconcertante crescita di audacia con cui questi gruppi politici rinfocolano i
conflitti etnici nei villaggi del paese. Succede sempre più spesso che i media
ungheresi rifuggano dal fornire rapporti corretti sul comportamento criminale
dei politici di Jobbik e dei suoi alleati paramilitari. Da ciò ne deriva uno dei
recenti sviluppi nella retorica dell'estrema destra: vale a dire la loro
applicazione piuttosto liberale del concetto di "autodifesa" per giustificare il
loro clima intimidatorio e razzista - ed in questo caso - i violenti attacchi
alle minoranze. Nel contempo la polizia e gli apparati giuridici stanno a
guardare.
Ma torniamo alla storia. La citta di Devecser aveva già ottenuto attenzione
internazionale durante il disastro del fango rosso nel 2010 quando, assieme a Koontár,
fu una delle diverse città sfortunate inondate dai rifiuti caustici dei
materiali tossici conservati nell'impianto di alluminio di Ajka (vedi
Wikipedia, ndr.).
Ora, due anni dopo, l'estrema destra si concentra sulla città non perché
il risanamento ambientale resta incompiuto, ma perché vuole una
dimostrazione di forza contro ciò che loro chiamano l'inazione della polizia
contro i vicini rom. Le violenze sembrano aver seguito questo argomento,
precipitando in un avvertimento, nella forma di una manifestazione dell'estrema
destra, sponsorizzata da un partito, di forza collettiva contro tutti i
residenti rom della città.
Jobbik, organizzatore ufficiale dell'evento, vi ha incluso conosciute
organizzazioni estremiste e paramilitari violente. Assieme, hanno portato nella
cittadina un numero considerevole di simpatizzanti di estrema destra: ne sono
arrivati circa 1.000 in una città di 5.000 residenti. La Nuova Guardia Ungherese (Új Magyar Gárda),
L'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore (Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület),
Movimento Giovanile 64 Contee (Hatvannégy Vármegye), Forza di Difesa (Véderő),
Guardia Motociclistica
(Gárda Motorosok) ed Esercito Fuorilegge (Betyársereg), ognuno con i suoi
simpatizzanti (come è stato recentemente chiarito da un tribunale ungherese, dal
punto di vista giuridico questo tipo di collaborazione è per loro la più
vantaggiosa: assieme, non possono essere ritenuti responsabili di atti criminali
specifici durante le proteste; tuttavia, è difficile stabilire responsabilità
individuali, con così tanti gruppi presenti).
Jobbik era rappresentata da tre parlamentari: Gábor Ferenczi, Szilvia
Bertha e Balázs Lenhardt.
Il rapporto più completo su quanto accaduto viene dalla
testimonianza oculare di un collaboratore del blog ungherese Kettős Mérce
(Doppio Standard):
Gábor Ferenczi di Jobbik ha iniziato i discorsi. Ha detto di volere
pace, ordine e sicurezza a Devecser, e che questa manifestazione è sul diritto
degli ungheresi all'autodifesa, perché gli ungheresi possano difendersi e gli
zingari assumersi le loro responsabilità.
Ferenczi si è rivolto in particolare al sindaco di Devecser, il quale
aveva detto in precedenza alla stampa che la manifestazione di Jobbik non era
necessaria. Ferenczi ha esortato il sindaco a non rivolgere le sue parole
contro gli ungheresi "normali", invece di ergersi contro i "criminali". Ferenczi
ha anche detto di non voler più sentire alcuna lamentela, specialmente nulla di
più su furti e truffe degli zingari di Devecser. Se ci dovessero essere problemi
di ogni sorta,ha detto di chiamare la Forza di Difesa [Véderő, gruppo
paramilitare coinvolta anche nell'occupazione di Gyöngyöspata l'anno
scorso]. Ha sottolineato che c'è bisogno della reintroduzione della pena
capitale, e dicendo che se i problemi non cesseranno, ci saranno altre
manifestazioni.
Dopo è stato il turno di László Toroczkai di 64 Contee [persona più volte
accusata, ma mai condannata, di atti terroristici]. Ha iniziato il discorso
dicendo che gli ungheresi hanno tre possibilità: immigrare, diventare schiavi
"degli zingari" o rimanere e combattere; in questo caso chi fosse stato
infastidito "dall'ungarità" doveva andarsene. Ha detto che ci sono zingari e
criminalità zingara in tutto il paese e che "dovunque questo gruppo etnico sia
presente, si mostrano distruzione e devastazione." Secondo lui, gli zingari
vogliono sterminare gli ungheresi, e se vogliono combattere allora bisogna
lottare contro di loro, non ci sono altre possibilità. Ha aggiunto anche che gli
ungheresi o combattono o diventeranno vittime.
In seguito, è stato lasciato il microfono a Attila László
dell'associazione Guardia Civile per un Futuro Migliore [una manifestazione di
questo gruppo ha segnato l'inizio di un lungo periodo di tensioni etniche a Gyöngyöspata
l'anno scorso]. "Tutta i rifiuti devono essere spazzati fuori dal paese," ha
detto nell'apertura.
Secondo lui, ci si deve ribellare e cacciare tutti i
criminali, ed organizzarsi in ogni comunità - per questo, c'è bisogno di tutti
gli "ungheresi militanti". In conclusione, ha definito l'autodifesa come "un
istinto che arriva alla formulazione durante le emergenze e che viene poi
seguito da un'azione cosciente."
Dopo i discorsi, ha avuto luogo il corteo: i manifestanti si
sono recati alla casa della famiglia da proteggere per cui erano convenuti.
Mentre il testimone arrivava alla casa della famiglia - probabilmente
sostenitori di Jobbik o organizzatori locali del partito - i manifestanti
cantavano:
"Siete nessuno!" "State per morire, zingari, state per
morire qui!"
A questo punto, è iniziata una seconda serie di interventi, il primo di Zsolt Tyirityán
(Esercito Fuorilegge -
Betyársereg), che ha parlato di guerra razziale e pulizia etnica. "Gli zingari
hanno la criminalità nel codice genetico," ha detto. Per rafforzare il concetto,
ha aggiunto che sono i "sionisti" a dirigerli per andare contro la legge. "Mi
considero un razzista," ha detto Tyirityán, "ed ho intenzione di ergermi per non
lasciare spazio vitale ad un'ulteriore razza." "La spazzatura codificata
geneticamente dev'essere sterminata dalla vita pubblica." "Stiamo per debellare
questo fenomeno, dev'essere estirpato dalle nostre vite."
Successivamente, l'autore del blog ha proseguito verso una casa di amici.
La casa si trovava lungo il percorso dei manifestanti, che sono arrivati
poco dopo. "Stavano gridando diversi slogan razzisti ed intimidatori, il mio
braccio destro è stato colpito prima da una bottiglia d'acqua e pochi secondi
dopo da un più grande pezzo di cemento. Mi sono fatto da parte prima di essere
colpito alla testa... Siamo entrati nella casa attraverso il cortile. Nel
frattempo, attorno a noi piovevano letteralmente altri pezzi di cemento e
bottiglia d'acqua. Entrati in casa abbiamo dovuto chiudere le persiane, perché
anche le finestre erano un obiettivo. In casa c'erano molti bambini.
"Una volta che se ne furono andati, ci siamo avventurati fuori dalla
casa, scoprendo che avevano fatto lo stesso a molte case abitate dagli zingari."
Anche Ferenczi, deputato Jobbik, era tra i feriti. "Davanti alle abitazioni
c'era molta polizia, ma è successo lo stesso."
Ne filmato seguente viene ripreso l'incidente all'esterno della casa dove
vive la famiglia rom. Lunedì sono stato in grado di vedere un versione più lunga
del filmato, preparata da una delle derivazioni di estrema destra - ma quel
video (della lunghezza di circa 6') sembra essere stato rimosso da internet.
Tuttavia, grazie al
blog Egyenlítő si possono ancora guardare su internet i 25 secondi riguardo
all'incidente:
Quanto sopra è stato confermato in seguito da un mezzo d'informazione di
estrema destra. Quanto registrato effettivamente non comprende alcune
delle citazioni peggiori. Se si dovesse presentare una causa penale per
istigazione al conflitto etnico, si dovrebbe far valere
questa interazione, disponibile sul video realizzato da ATV. Anche se non si
riesce a rendersi conto della dimensione reale della folla, a partire dal minuto
1.08 il discorso si traduce così:
"Che ne pensate, secondo voi ci sono segni di una guerra razziale in
questo paese?" - chiede l'oratore alla folla (Zsolt Tyirityánof di Esercito
Fuorilegge). "Sì!" urla la folla dietro di lui. "Secondo voi, ci sarà un'escalation del conflitto in base alla razzia o
all'etnia?" "Sì!" "Allora mandiamogli un messaggio!"
Ed i fatti contestati non riguardano, difatti, i partecipanti alla
manifestazione! Sono orgogliosi del "successo" della loro protesta unificata.
Come scrivono nel titolo di un loro rapporto: "Siamo stati noi ad attaccare gli
zingari, e ne siamo fieri."
Questo è quanto è avvenuto a Devecser, nelle parole dell'estrema destra:
"La marcia era guidata dai selvaggi combattenti di Betyársereg, che non
conoscono paura, con le loro impressionanti bandiere nere, che non mancano mai
di incutere paura al nemico. Dietro di loro seguivano le file disciplinate delle
[64] Contee. Il corpo principale era composto da civili e membri di Jobbik,
mentre il corteo terminava con Migliore Futuro e le Guardie. Gli ungheresi hanno
fatto scappare gli zingari più volte. Prima, presso la casa dove è avvenuto lo
scontro [si parla di fine luglio]. C'era un cordone di poliziotti a tutela della
strada degli zingari e, dietro di loro, 5-6 zingari erano fermi ad osservare gli
ungheresi, ma quando i Fuorilegge hanno caricato - passando attraverso il
cordone poliziesco- gli zingari sono fuggiti. I mezzi della polizia hanno
bloccato gli ungheresi penetrati nella via degli zingari. Il corteo è
proseguito, ma in un'altra strada con molti zingari, ci sono stati ulteriori
scontri."
"Gli [epiteto razziale] facevano capolino da dietro il recinto di pietra
di una casa abitata da zingari. Stavano registrando lo svolgimento del corteo
con una cinepresa rubata chissà dove. E' seguita una discussione tra loro e i
manifestanti. Infine, è stata lanciata una bottiglia d'acqua, che ha colpito uno
[epiteto razziale] in testa, dopodiché da dietro il recinto hanno lanciato una
pietra contro la folla. Ne è seguita una tempesta di pezzi di mattoni, pietre e
cemento, che hanno cacciato gli zingari dentro casa. Gábor Ferenczi, membro del
parlamento per Jobbik, è stato ferito durante l'incidente - probabilmente
colpito alla testa da uno zingaro (ha richiesto le cure nel vicino ospedale di
Ajka).
"La polizia non era sul posto, è arrivata dopo, non sono riusciti a
gestire la situazione, molti di loro avevano paura. Se il pogrom non c'è stato,
non è dipeso da loro. Al momento, gli ungheresi erano assolutamente superiori."
La questione dell'autodifesa e della ferita a Ferenczi è importante per i
media: in quanto parlamentare, richiama sufficientemente l'attenzione delle
redazioni (con la sua testa ferita, è l'immagine perfetta per un rapporto
accattivante). Secondo l'estrema destra, è stato ferito da una bottiglia
d'acqua. Sempre secondo la ricostruzione dell'estrema destra, c'è stata una
pietra lanciata dalla casa dove si erano prima rifugiati gli abitanti, quando il
recinto era stato assalito. Osservando il video, prima che sparisse da internet
- tranne il frammento riportato, dall'interno non sono state lanciate pietre. Ma
l'incidente, tutto sommato, è un atto di autodifesa: un atto istintivo che si è
tradotto in un'azione cosciente e coordinata. Difesa: dalla criminalità
codificata geneticamente degli zingari, naturalmente. Cercando un buco in questo
solido argomento.
Si potrebbe pensare che quanto sopra potrebbe far riflettere qualsiasi
organizzazione attenta al rispetto delle notizie. Tuttavia la storia termina con
le tristi note degli eventi che hanno avuto luogo il 5 agosto a Devecser,
nell'interpretazione dei principali giornali, tanto governativi che di
opposizione.
Quanto segue, ora, è la traduzione parola per parola del rapporto completo su
questo "incidente" pubblicato dal più diffuso quotidiano di sinistra in
Ungheria:
Il deputato Gábor Ferenczi, rappresentante Jobbik per il distretto di Veszprém,
ha chiesto il ripristino della pena capitale, durante un evento organizzato
domenica dal suo partito a Devecser dove, secondo le stime del deputato, erano
presenti un migliaio di persone.
La manifestazione, dal nome "Vivi e lascia vivere: manifestazione per la
legittima autodifesa ungherese," si è tenuta con la partecipazione di Jobbik e
di numerose organizzazioni della destra radicale. E' partita dalla piazza di
fronte alla chiesa cattolica, dopodiché i manifestanti hanno marciato per le
strade in cui pensavano vivessero gli zingari.
A Devecser, città diventata famosa durante il disastro dei fanghi rossi e
che conta 5.000 abitanti, Gábor Ferenczi ha dichiarato che il loro obiettivo non
è la discriminazione su base etnica, quello che vogliono a Devecser è pace,
ordine e sicurezza. "Vivi e lascia vivere in questo comune: è quanto chiediamo
ai nostri compatrioti zingari."
Il deputato ha chiesto il rafforzamento della stazione di polizia a Devecser,
dopodiché ha sottolineato che nel paese avvengono sempre più brutali atti
criminali. Ha dichiarato di chiedere il ripristino della pena di morte, "come
deterrente per respingere e prevenire questi crimini."
László Toroczkai, presidente del Movimento Giovanile 64 Contee, ha
richiamato i partecipanti a non lasciare il paese ed il loro suolo natale, e non
farsi cacciare.
Sfilando dopo il comizio i partecipanti sono sfilati davanti alla casa
dove alla fine di luglio avevano avuto luogo una discussione e una rissa, che
hanno fornito il motivo della manifestazione.
La polizia ha messo in sicurezza la manifestazione con un cordone, che i
dimostranti hanno cercato più volte di rompere. In un'occasione, hanno
ingaggiato un lancio di oggetti con i locali, in questo frangente Gábor Ferenczi
è stato ferito ad una tempia. Imre Orbán, vicepresidente di Jobbik per il
distretto di Veszprém, ha informato l'Agenzia Ungherese delle Notizie che la
ferita di Gábor Ferenczi è stata medicata nel locale ospedale di Ajka; la pietra
che l'avrebbe colpito, secondo la loro versione, sarebbe stata lanciata dal
cortile di una delle case."
Il giornale di sinistra ha preso la storia dal lancio di agenzia: non un
giornalista è stato assegnato alla storia (questa sembra sempre più la strategia
della stampa ungherese: seguire quanto pubblicato dall'Agenzia Ungherese delle
Notizie). Parola su parola, il rapporto sopra riportato si ritrova altrove su
diversi media.
Con l'eccezione di alcuni giornali pro-governativi, che fanno affidamento
sulla controversa segnalazione di Hir TV. Nel suo resoconto, il canale
televisivo conservatore afferma che la testa di Ferenczi è stata colpita da
"fuoco amico": la bottiglia d'acqua che l'ha colpito proveniva dai suoi. Ma dato
che ciò ha scatenato un grande chiasso da parte dei portali di estrema destra,
hanno ritrattato la dichiarazione originale. Questa la versione stampata alla
fine, nella sua interezza:
La manifestazione tenuta da Jobbik e dalle organizzazioni di estrema
destra vicine, si è conclusa senza gravi incidenti. Due persone durante il
corteo sono svenute per il caldo.
La folla ha marciato verso la casa dove nelle scorse settimane c'era
stata una rissa tra due famiglie, una ungherese e l'altra zingara, legate tra
loro da una lunga faida. Alcuni hanno gettato bottiglie d'acqua contro la casa,
da cui sono usciti alcuni rom per strada, ma la polizia ha posto velocemente
fine a questo. Gábor Ferenczi di Jobbik è stato colpito con un pezzo di cemento.
Precedentemente, il parlamentare aveva tenuto un discorso, in cui dichiarava di
essere venuto con intenzioni pacifiche, ma che se nel comune non fosse
migliorata la sicurezza, sarebbero tornati. Il politico ha chiesto un
rafforzamento della stazione di polizia nella città già colpita dalla catastrofe
dei fanghi rossi. Le autorità hanno controllato l'evento con un significativo
spiegamento di forze.
Andrebbe oltre lo scopo di questo post già troppo lungo, purtroppo,
commentare la questione a portata di mano: quanto è avvenuto a Devecser è
incitamento alla guerra etnica e razziale.
Il punto è esattamente sul come e perché l'estrema destra ungherese sta
guadagnando terreno in Ungheria. Dalla sola lettura di media e giornali questa
storia non esisterebbe quasi. Quando se ne fa menzione, viene distorta nel
profondo: distante dalla furia liberata di gruppi razzisti in una lontana città
ungherese, si racconta di un raduno con "intenzioni pacifiche".
Il compito appare difficile: non si tratta soltanto della lotta legale,
politica e sociale contro l'estremismo, ma anche contro il silenzio e la
disinformazione.
L'Europa orientale ha una significativa e crescente popolazione rom. Tensioni
di lungo tempo tra i Rom e gli altri si sono intensificate sotto i colpi della
crisi.
Molti Rom non si registrano nei censimenti perché tentano di nascondere la
loro etnia, ed in alcuni paesi è illegale identificare i Rom nei documenti
legali.
Hanno detto gli esperti locali che la mancanza di dati certi è un
problema, rendendo difficile affrontare i problemi dalla disoccupazione
all'istruzione ed i servizi sociali come pure il monitoraggio.
BULGARIA
I Rom formano il 4,7% della popolazione, o circa 370.000 persone,
secondo il censimento 2001.
Sui stima che la proporzione sarà nel 2020 del 6,5-7,0 %, o
520.000-550.000 persone, ha detto Alexey Pamporov, sociologo dell'Accademia
Bulgara delle Scienze.
Il tasso di disoccupazione tra i Rom nel 2004 era del 56,2%, cadendo al
48,3% nel 2007 (riflettendo tanto quelli che smettono di cercare lavoro che
quelli che l'hanno trovato)
Di recente non vengono riportate violenze. L'ultimo caso è del 2007,
quando circa 200 Rom devastarono un caffè ed attaccarono quattro persone
perché sembravano skinhead, dopo che un Rom era stato picchiato da skinhead.
Il partito nazionalista Ataka ha raggiunto un 9% costante nelle ultime
due elezioni, nel 2005 e nel 2009.
REPUBBLICA CECA
Il governo stima la popolazione rom attorno al 2% della popolazione, ma
secondo alcune organizzazioni sarebbero oltre 450.000.
Una studio governativa stima una crescita della popolazione rom del 50%,
300.000 persone nel 2050.
Non esistono dati ufficiali sulla disoccupazione dei Rom (è illegale
raccogliere questi dati).
Il governo ha speso 117 milioni di corone ($21.18 milioni) per creare
lavoro per i Rom.
La popolazione Rom è forte nelle aree settentrionali del paese, dove ci
sono stati violenti assalti almeno una volta anche con molotov.
Il Partito dei Lavoratori di estrema destra non ha ottenuto
rappresentanza parlamentare ed i sondaggi mostrano che abbia scarse speranze
di successo nelle prossime elezioni di ottobre.
UNGHERIA
Le ricerche mostrano che la popolazione rom è di circa 660.000 persone,
il 6,6% della società.. Non sono disponibili dati ufficiali sul censimento,
e molti Rom nascondono la loro identità.
Secondo l'Ufficio Centrale Statistiche KSH, la proporzione dei Rom
potrebbe raggiungere l'8% nel 2020 e superare il 10% a metà secolo.
Gli studi mostrano che la disoccupazione rom è dal 1993 costantemente
inferiore al 20%. Alcune aree, specialmente nel nord del paese, hanno quasi
il 100% di popolazione rom, quasi totalmente disoccupata.
Negli ultimi18 mesi ci sono stati violenti scontri, inclusi attacchi con
molotov, bombe a mano e fucili. Sono state uccise oltre a una mezza dozzina
di persone.
Il partito Jobbik di estrema destra ha ottenuto sostanziali successi
usando una dura retorica anti-Rom. Ha ottenuto il 15% dei voti alle elezioni
di giugno del Parlamento Europeo e potrebbe ottenere 50 dei 386 seggi
parlamentari nelle elezioni nazionali dell'anno prossimo.
ROMANIA
La popolazione rom sarebbe di 535.000 persone, secondo le stime
governative ufficiali, ma i gruppi dei diritti civili ne contano 2,5
milioni, rendendola al più grande comunità rom in Europa.
Più delle altre nazionalità i Rom sono migrati altrove in Europa,
cercando opportunità in Irlanda e in Italia, dove ci sono 500.000 cittadini
rumeni.
Studi dell'UNPD (United Nations Program for Development ndr) del
2005, contano al 24% il tasso di disoccupazione dei Rom (definito tra chi
cerca lavoro). La disoccupazione auto-percepita (inclusa la mancanza cronica
di lavoro) è di circa l'80%, sempre secondo l'UNPD.
Sporadici e localizzati gli scontri violenti. A luglio, ci sono stati
scontri in Transilvania tra abitanti di etnia ungherese e Rom locali, che
hanno sparso paura che episodi simili a quelli ungheresi potessero ripetersi
in Romania.
SLOVACCHIA
Secondo le stime del governo, la popolazione rom conta 380.000 persona,
circa il 7% della società.
Dice il governo che circa il 44% dei Rom hanno meno di 14 anni, segno di
un prossimo boom della popolazione. La maggior parte delle famiglie rom
conta 10 o più membri.
Secondo il governo, meno del 10% dei Rom lavora regolarmente.
Non ci sono più stati violenti disordini della rivolta rom nella metà
degli anni '90, e recentemente i partiti politici non hanno insistito sulle
questioni rom.
Alcuni progetti per l'alloggio e programmi per il lavoro hanno
facilitato le condizioni in alcune parti del paese.
(Reporting by Reuters bureaux, writing by Marton Dunai)
Budapest, Hungary, 3.12.2012 17:17, Spiegel: la retorica dell'estrema
destra ha toccato il fondo
Czech Radio, translated by Gwendolyn Albert
La radio ceca ha pubblicato una traduzione dal tedesco in ceco di un articolo
messo online dalla rivista der Spiegel, riguardo l'estrema destra in Ungheria
(QUI
l'originale in tedesco, ndr.).
Secondo la rivista il parlamentare ungherese Márton Gyöngyösi del partito di
estrema destra "Movimento per un'Ungheria Migliore" (Jobbik) ha dichiarato
settimana scorsa in parlamento che, dato che i cittadini di origine ebraica
rappresentano un "rischio alla sicurezza", si dovrebbe compilare un elenco
nazionale dei loro componenti. Riporta der Spiegel: "Le sue dichiarazioni hanno
sollevato un'enorme ondata di indignazione, ma il governo del primo ministro
Viktor Orbán ha preso le distanze molto lentamente dal parlamentare."
Secondo il settimanale, ogni tentativo di discussione con Gyöngyösi si muta
in un'estenuante maratona di relativismo. "Non sono un antisemita," rivendica,
"ma dovete riconoscere, che quegli ebrei..." ecc. "Non sono neanche contro il
popolo romanì, ma conoscete gli zingari... e non sono nemmeno un estremista che
opera per una dittatura, ma dovete ammettere che la liberaldemocrazia ha
fallito..." Sono le argomentazioni di questo economista trentatreenne, ex
consulente fiscale. Der Spiegel riferisce che non è un estremista di destra.
Gyöngyösi è vice-presidente del gruppo Jobbik in parlamento. Il partito ha
ottenuto un abbondante 17% alle elezioni del 2010. Oggi il partito, nel paese è
il terzo per grandezza, conta 47 seggi sui 386 in parlamento.
I genitori di lavoravano per ua società ungherese di commercio con l'estero.
Il nazionalista di oggi ha passato la sua infanzia in Afganistan, Egitto India e Iraq. Jobbik
come conseguenza l'ha reso il proprio portavoce sulla politica estera.
"Gyöngyösi a volte nasconde malamente il suo piacere nella tattica di non
rispondere alle domande. Evidentemente si considera l'asso diplomatico nel suo
partito," riporta der Spiegel.
Però, la sera di lunedì scorso ha finalmente deciso di parlare in parlamento
in modo chiaro ed intelleggibile. Nel corso di un dibattito sull'offensiva
israeliana nella striscia di Gaza, ha suggerito la registrazione di tutti gli
ebrei ungheresi. Ha poi chiarito, che "gli ebrei, specialmente se sono al
governo o nel parlamento, devono essere considerati un potenziale rischio alla
sicurezza dell'Ungheria." Rivolgendosi al vice ministro agli esteri, Zsolt
Németh, ha detto: "Ritengo che una lista simile sarebbe importante soprattutto
per l'Ungheria." Németh, diplomatico di carriera nel partito di governo FIDESZ,
non ha risposto né con critico né con rifiuto a questa sfida, e neanche sembrava
molto infastidito. Ha soltanto detto che "il numero di ebrei nel parlamento
ungherese non ha niente a che fare col grave conflitto in Medio Oriente."
"Alla camera s'è svolto un dibattito puramente nazionalsocialista," ha
dichiarato da Budapest lo storico Krisztián Ungváry. Secondo lui, Jobbik si è
identificato completamente coi dogmi razzisti del nazismo. Altri partiti
estremisti in Europa non scoprono le loro carte così facilmente.
Rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, politici ed attivisti civili
hanno reagito alle dichiarazioni di Gyöngyösi con enorme indignazione. Martedì
scorso diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte al
parlamento, indossando stelle gialle per dimostrare contro il "fascismo
strisciante" nel parlamento ungherese. Slomó Köves, presidente del Consiglio
Unito delle Comunità Ebraiche di Ungheria, è convinto che Gyöngyösi debba essere
perseguito per le sue dichiarazioni.
Non sarebbe la prima volta che il controverso politico si scontra con la
legge. La scorsa primavera Attila Mesterházy (capo del Partito Socialista),
aveva sporto denuncia nei suoi confronti per aver negato l'Olocausto. Gyöngyösi
rigetta l'esistenza di qualsiasi legame tra le posizioni del suo partito e
l'ideologia nazista. Der Spiegel riferisce che mente clamorosamente quando fa
affermazioni simili.
Ad esempio, nell'archivio online della televisione N1, c'è un filmato in cui
alcuni membri di Jobbik chiamano Adolf Hitler "uno dei più grandi statisti del
XX secolo". La scorsa primavera, un altro parlamentare di quel partito ha
ricordato in parlamento il centotrentesimo anniversario del presunto omicidio da
parte degli ebrei di una ragazza cristiana di 14 anni nel villaggio di Tiszaeszlár.
Allora lo scandalo scioccò l'Austria-Ungheria e nella regione ci furono pogrom
periodici tra il 1882 e il 1883. L'estate scorsa venne escluso da Jobbik il
deputato Csanád Szegedi, apertamente antisemita ma di cui erano venute alla luce
le sue origini ebraiche.
Ungváry ha detto a Spiegel che le dichiarazioni di Gyöngyösi non lo
sorprendono. "Ho insistito per anni sul fatto che Jobbik fosse un partito
neonazista, nella tradizione delle Frecce Incrociate, il partito nazista che
governò l'Ungheria ai tempi di Horthy alla fine della II guerra mondiale. Il
punto chiave della nostra scena politica, tuttavia, e la mancanza di volontà da
parte del governo di fare qualcosa su Jobbik. L'atteggiamento del governo è
codardo, passivo e scandaloso," ritiene lo storico. Secondo lui esistono diverse
frange di neonazismo nell'Europa centrale, ma la maggior parte delle nazioni
stanno prendendo le distanze da tendenze simili. Tuttavia, in Ungheria i partiti
politici non hanno agito, fino a quando le organizzazioni ebraiche non hanno
iniziato a protestare con forza martedì scorso. Ricorda der Spiegel che le loro
reazioni ricordano troppo una superficiale penitenza.
I blogger che scrivono sul portale di notizie più letto in Ungheria, index.hu,
hanno sottolineato che le parole di condanna usate in questo caso, sono
esattamente le stesse adoperate in molti altri casi recenti. Nessuno del governo
si è preso il tempo per formulare una nuova dichiarazione. Secondo gli esperti
della politica lo stesso Fidesz, il partito più forte, sta spostandosi a destra
- comprensibili i suoi sforzi per attrarre i votanti di Jobbik, ma il prezzo
politico che stanno pagando è troppo alto.
Lo scorso settembre il premier Orbán di fronte agli storici monumenti nel
villaggio di Ópusztaszer ha tenuto un discorso, in cui faceva appello alla
sacrosanta natura del sangue e della terra ungheresi. Der Spiegel specifica che
le opere di autori antisemiti sono state recentemente aggiunte alla lista di
letture obbligatorie nelle scuole.
Nel corso della settimana scorsa, Jobbik ha cercato di correggere la portata
dello scandalo causato dal suo parlamentare, sostituendo la parola "ebrei" col
termine "Israeliani". Gyöngyösi ha inviato una dichiarazione ai media,
affermando che non intendeva che si compilasse una lista dei membri ebrei nel
governo e nel parlamento, ma una lista di quanti avessero contemporaneamente la
cittadinanza ungherese e quella israeliana. Ha quindi porto la mano ai
concittadini ebrei, chiedendo perdono. Antal Rogán, presidente del gruppo degli
eletti Fidesz, ha intanto compiuto i passi preliminari per introdurre sanzioni
contro future dichiarazioni simili.
In realtà, Jobbik non ha intrapreso alcuna inversione ideologica. Subito dopo
lo scoppio dello scandalo, Elöd Novak (parlamentare Jobbik) ha chiesto le
dimissioni della collega Katalina Ertsey, che ha la doppia cittadinanza
ungherese ed israeliana. Secondo le notizie odierne, Novak si è lamentato
tramite una conferenza stampa tenutasi a Budapest che "Israele ha più
parlamentari nel parlamento ungherese che alla Knesset". L'attacco alla
parlamentare, che fa parte del partito ambientalista "Un'Altra Politica è
Possibile" è avvenuto a soli quattro giorni dalla ripugnante iniziativa di Gyöngyösi.
Questa settimana Novak ha inviato una mail a tutti i parlamentari, invitandoli a
schierarsi pubblicamente contro l'opzione della doppia cittadinanza.
Inoltre, i parlamentari di Jobbik intendono pubblicare una lista dei posti in
Ungheria dove sono stati investiti "capitali israeliani". Chiedono
anche che vengano tivelati gli importi di questi investimenti. Il partito
dell'estrema destra intende anche pubblicare i trattati interstatali stipulati
con Germania e Polonia. Il capo di Jobbik, Gábor
Vona, nato Gábor Zázrivecz e di origini slovacche, sostiene che in questi
trattati esistano postille segrete tra Berlino, Budapest e Varsavia, per
chiedere a mezzo milione di ebrei residenti in quei territori di sgomberare in
caso di emergenza.
Riporta der Spiegel: "I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche
intendono protestare domani in parlamento contro il crescente antisemitismo.
Chiedono che i parlamentari si uniscano a loro."
Di Fabrizio (del 10/08/2013 @ 09:06:24 in Europa, visitato 1657 volte)
(piatto abbondante da accompagnare con un vino adeguato)
La recente condanna (all'ergastolo!) dei colpevoli di omicidio di 6 rom in
Ungheria, ha riproposto il dibattito se quello sia o meno un paese razzista. Non
pretendo di conoscere la realtà meglio di altri, ma dato che quotidianamente
ricevo corrispondenze e rassegne stampa dai paesi dell'Europa Centrale e
Orientale, credo di essermene fatto un'idea.
Per seguire i miei ragionamenti (che vi potranno sembrare macchinosi e
parziali), dovrete tenere conto:
Che una RELTA' OGGETTIVA non esiste. Anche se siamo in un
unico continente, anche se molti stati sono associati alla
Unione Europea (o hanno zone confinanti legate da trattati e
iniziative comuni), nazionalismi, spinte politiche ed economiche
disgreganti la fanno da padrona. Notavo un po' di tempo fa, che
mentre i media e i commentatori occidentali si concentrano
spesso sulla situazione di miseria (o di impoverimento) all'Est,
quelli orientali non si fanno scappare occasione per descrivere
le condizioni terribili dei profughi arrivati qui. Insomma.
tutti guardano sempre le pagliuzze altrui.
Nessuno è INNOCENTE A PRIORI. A partire dall'Italia: la
situazione dei Romanì è tragica qua come altrove, le colpe
andranno anche condivise, ma non esiste uno stato che possa
ergersi a giudice degli altri.
I Romanì, pur essendo da decenni POPOLAZIONI STANZIALI
nell'Europa Centro-Orientale (Germania compresa), nel tempo
avevano mantenuto ambiti di migrazioni interne (ad esempio
Ex Jugoslavia-Albania-Ungheria-Bulgaria /
Bulgaria-Grecia-Turchia /
Ucraina-Ungheria-Slovacchia-Repubblica Ceca-Polonia-Bielorussia
/ Repubbliche Baltiche-Polonia) per motivi di
parentela ed economici, ambiti che tuttora resistono. Le recenti
migrazioni indicano che i Rom di Ungheria, Slovacchia,
Repubblica Ceca, prediligono i paesi del Nord Europa
e il Canada (finché non ha chiuso le
frontiere), quelli del Sud-Est emigrano anche nei
paesi di lingua latina (ora un po' meno, data la
crisi economica di questi ultimi).
Grossomodo, tutti conosciamo la situazione precedente al
crollo del Muro di Berlino: bassi redditi e una serie di servizi
di base forniti dallo stato. Più sfaccettata la situazione dei
Romanì come "minoranza nazionale": in alcuni casi era pienamente
riconosciuta (Serbia), in altri (Bulgaria) negata. Per fare un
paragone con un'altra situazione politico-economica: la Turchia.
Lì i Romanì (mancano cifre precise, potrebbero essere sino a un
milione), per quanto marginalizzati e discriminati, hanno sempre
riconosciuto l'autorità dello stato turco, e questo li ha messi
al riparo da massacri e violenze come quelli subiti da Greci,
Curdi e Armeni. Da questo
punto di vista oggi la situazione è ancora frammentata: Bosnia e
Slovenia sono state più volte messe sotto accusa dalla comunità
internazionale, per il mancato riconoscimento dei diritti politici
fondamentali a chi non appartenesse alle etnie maggioritarie.
ULTIMO PUNTO di queste prefazioni: quei servizi che erano
assicurati a tutti, indipendentemente dall'etnia, sono andati
privatizzandosi, ora prima ora dopo. Questo ha portato penuria
di case, lavoro, prestazioni sociali e sanitarie, di cui hanno
fatto le spese soprattutto le minoranze non riconosciute. Ci
siamo noi, Occidente, dietro queste privatizzazioni (noi le si
chiama delocalizzazioni), fu la stessa Unione
Europea, una decina d'anni fa quando si allargò a Est, da un
lato a richiedere a voce più rispetto per le popolazioni romanì,
dall'altro a strangolarle (a strangolare i settori più poveri
della popolazioni) con l'oggettivo aumento dei prezzi e i tagli
che contemporaneamente chiedeva al welfare. Una politica
sostanzialmente ipocrita, che ha però creato una classe di
burocrati su come sopravvivere all'occidente.
DINTORNI: La situazione di base (abbastanza simile in tutti i paesi dell'Europa Centro
Orientale) è la presenza di minoranze romanì più consistenti che in Occidente,
ma non coese. Quasi ovunque esistono fasce di popolazione romanì di
piccola-media borghesia - proprietari, relativamente integrati (comunque, poco
disposti a palesarsi) e altre in condizione di deprivazione estrema (ancora
peggio, se possibile, che da noi). Cosa che ha anche portato al continuo crearsi
e sciogliersi di partiti, partitini, cartelli politici romanì, funzionali a
questo o quel capoclan.
Lo stesso vale per la classe intellettuale:
professionisti, docenti, giornalisti, radio, giornali in abbondanza, con
scarsissimo influsso su quella che si chiama "vita e politica reale". Assistiamo
al paradosso che una scena abbastanza comune in Italia è la vecchia romnì che si
fa leggere qualcosa dal nipotino che finalmente può andare una scuola, sempre
più spesso da quelle parti la scena si svolge a parti invertite: sono gli
anziani che leggono per il resto della famiglia, che non ha più risorse per
frequentare la scuola.
Leggi e violenze razziali:
Un altro paradosso (ma anche in questo in Italia abbiamo una certa
esperienza), è che in diversi stati dell'est esistono norme, leggi, regolamenti
molto avanzati a tutela delle minoranze (che sono quasi infinite) e anche dei
Romanì. L'Ungheria sino a qualche anno fa era presa ad esempio per l'esistenza
di un
autogoverno rom, qualcosa di simile esiste anche in Ucraina; Serbia Bulgaria
e Romania hanno legislazioni molto più avanzate di quelle occidentali. Eppure,
quasi nessun effetto hanno nell'arginare crisi di violenza e pogrom. Che sono
difficilmente prevedibili, vanno ad ondate: fu la Romania ad inizio anni '90.
poi di volta in volta toccò a Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca.
Ricorrenti in Ucraina e nei paesi ex-URSS, ma le notizie che arrivano da lì sono
sempre datate e frammentarie.
Razzismo:.
Non è solo Ungheria (ma ricordiamoci, nessuno è innocente, molti sono
impuniti). Anche la Germania, per fare l'esempio di un paese che riteniamo
esempio di "civiltà occidentale", ha avuto di recente
spettri
nell'armadio. E sempre dalla Germania (e dagli USA) è partito, una ventina di anni fa,
un coordinamento fattivo tra vari nuclei della destra estrema e radicale
[ricordo che movimenti simili si ebbero in tutta l'Europa Centro Orientale (per
non parlare di quella Meridionale, a proposito di innocenza!), tra gli anni
'30 e '40], che attualmente opera in stretto contatto in tutti i paesi
che ci riguardano. Fisicamente, sono le stesse squadre a seminare il terrore o
fare comizi congiunti in Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica
Ceca, e ci sono contatti molto avanzati con Serbia, Croazia, Slovenia, Romania,
Bulgaria, Ucraina.
La Germania non è solo RAZZISMO VIOLENTO (che c'è ovunque e sa che può
farsi sentire con poco), ma è anche (non è la sola) il paradigma
del razzismo istituzionale, ad esempio:
impunità nel colpire i colpevoli di atti di razzismo "lievi
o tollerabili". Non siamo ai livelli italiani, ma ad esempio per
l'incendio che ricordavo nel link di sopra, non mi risulta che
siano mai stati identificati i colpevoli. Situazione comune in
tutta Europa (non solo all'est) e la sentenza ungherese è
effettivamente una sorpresa. Niente a che vedere, ad esempio,
col caso di
Hadareni in Romania, dove ci sono voluti una decina d'anni
per arrivare ad una sentenza, che alcuni dei parenti delle
vittime contestano tutt'ora;
il razzismo istituzionale, è anche quello di uno stato che
accoglie i profughi dal Kosovo, profughi che col tempo trovano
scuola, casa, lavoro e dopo un decina d'anni si ritengono
cittadini come gli altri. Finché, una notte,
la polizia tedesca sfonda la porta di casa e ti imbarca con
tutta la famiglia su un aereo, per tornare in Kosovo dove
non hanno scuola, casa, lavoro. Tutto, per una ragione di stato.
Ungheria:
Dopo questa lunghissima parte introduttiva, eccoci. E' o non è un paese fascista? Non lo è, rispondo, ma se Orban
sbagliasse qualcosa, allora il rischio sarebbe alto. Personaggio complesso, ha
più volte ammesso di ispirarsi a Berlusconi (senza averne gli stessi capitali),
ma a me ricorda
Dollfuss, l'ultimo cancelliere austriaco prima dell'annessione alla Germania
nazista. L'Europa contro cui sbraita, è la stessa che gli ha garantito il suo
posto attuale.
Un breve riassunto della recente storia ungherese. Con la caduta del muro, i
vecchi comunisti si riciclarono nel Partito Socialista, contrapposto all'altro
blocco dei Liberali. Ma già precedentemente la legislazione ungherese era tra le
più aperte in fatto liberalizzazioni e partecipazione dei capitali stranieri
alle imprese, per cui i due blocchi (poco influenti gli altri partiti) si sono
alternati senza grandi differenze sul piano economico. Anche perché a differenza
degli altri paesi dell'ex blocco, con l'afflusso di capitali esteri l'Ungheria
viveva una situazione di boom economico simile a quella dell'Irlanda. E
purtroppo ne ha condiviso la fine, con indebitamenti pazzeschi con le banche
(soprattutto tedesche) e una situazione di corruzione diffusa, che ha posto all'angolo i due partiti (il sistema elettorale è uninominale con soglia di
sbarramento).
Dalla crisi sono emersi due soggetti:
FIDESZ (nazionalista)
JOBBIK (ancora più nazionalista)
Ecco, cosa fare con un governo di destra, in un paese in crisi, con
un'opposizione di destra estrema con tendenze paramilitari? La scommessa di
Orban si gioca tra un necessario risanamento, e la vulgata popolare
(quell'accidenti che si chiamano elettori) che ha trovato il nemico esterno (LE
BANCHE e LE MULTINAZIONALI) e quello interno (tanto per cambiare, EBREI e
ZINGARI). Come anche da altre parti (non dirò quali) il populismo, il
nazionalismo e
l'antieuropeismo diventano le cifre distintive per restare a galla.
Politica interna: da un lato accarezzare la pancia di quell'Ungheria profonda
e rancorosa emersa dalle urne, dall'altro, come succede nei paesi limitrofi,
dare almeno l'impressione che tutto sia sotto controllo, colpendo le
manifestazioni politiche-criminali-razziste più eclatanti.
Ma se questo non bastasse? Da un lato l'indebitamento, dall'altro i
paramilitari che sognano le
croci frecciate, girano come avvoltoi attorno alla testa di Orban. Lui, a
differenza di Berlusconi, non ha giornali, tv, e altre utilità simili, il suo
rapporto con i media è pessimo. Si è proposto come l'unico salvatore possibile,
ma per farlo ha dovuto assumere le armi e la protervia dei suoi avversari più
prossimi. Dovesse fallire, la loro strada è aperta.
CONTORNO - Investitori e benefattori:
Il crollo URSS e dei paesi satelliti, davvero qualcuno crede che sia avvenuto
"solo" per motivazioni interne? Tutta l'Europa Centro-Orientale è divenuta in
brevissimo tempo terra da colonizzare per gli appetiti USA ed Europei, con la
Russia assolutamente incapace di contrastare economicamente questa tendenza.
Visto in questa chiave, il massacro e la dissoluzione della Jugoslavia sancì
l'esclusione del petrolio russo dalle rotte sud-europee, e il predominio
americano rispetto alla UE. Pian piano, mentre anche la Cina si
è fatta viva, mentre nei paesi con rilevanti presenze musulmane sono attivi
Arabia Saudita e (dopo Erdogan) la Turchia. Con la crisi economica in Occidente,
per un determinato periodo USA e Germania hanno resistito, ma con Obama anche
gli ultimi appetiti si sono ridimensionati.
Ma il colonialismo non è soltanto militare o economico: Gli investimenti
arrivano in due maniere: rilevare vecchie imprese statali o autogestite (nel
caso ex-JU), o invece tramite vari fondi di solidarietà EU e progetti caritativi
delle varie chiese, o fondazioni dagli equivoci obiettivi politici, come
OPEN FOUNDATION - ma dotate di quel tanto di pragmatismo nella strategia che manca
alla cultura europea. Come è successo e succede ancora in altri continenti, le
motivazioni di questi interventi sono tante e spesso contrastanti: da una parte
rimediare in qualche maniera al "default" economico e sociale di molti paesi,
dall'altro svuotare quegli stessi paesi della capacità di badare a se stessi e
renderli sempre più dipendenti dall'elargizioni di questi aiuti (e dal debito
che si genera). Creare nel contempo una classe
intellettuale-professionale poco legata alle dirigenze locali, che nel caso diventeranno emigranti
qualificati ma sottopagati. E' quello che è avvenuto ANCHE in Ungheria, e si ripete nei
paesi limitrofi. Orban lancia la sua guerra contro investitori che in questo
momento non ci pensano minimamente ad investire, perché hanno finito la grana.
Nel frattempo anche la Serbia sembra uscire dal suo antieuropeismo, il problema
è se l'Europa ci sarà ancora.
Un gruppo paramilitare neonazista si rilancia sotto nuovo nome in un raduno
di massa a Budapest.
La Guardia Ungherese (Magyar
Gárdandr) si è anche rilanciata come Movimento Guardia Ungherese in
diversi incontri più piccoli presentati in più parti del paese.
Circa 3.000 aderenti si sono riuniti domenica a Budapest, mentre diverse
centinaia hanno manifestato a Bekescsaba, Szolnok e Mezotur. I
partecipanti alle manifestazioni sventolavano bandiere ed insegne che
ricordavano quelle famigerate delle Frecce Uncinate Ungheresi del periodo di
guerra. Una dimostrazione separata, sempre a Budapest, chiedeva il rilascio di
Gyorgy Budahazy, attivista radicale di destra trattenuto con l'accusa di
terrorismo.
Sempre domenica, circa 400 dimostranti, per lo più anziani, hanno manifestato
a favore del governo e contro la Guardia.
Recentemente i tribunali ungheresi avevano ordinato lo smantellamento della
Guardia con l'accusa di generare tensioni etniche e di minaccia all'ordine
pubblico. Tuttavia, l'ultima sentenza non interferisce sul diritto di adunarsi
pacificamente. Ora la Guardia rivendica di essere un movimento.
Gli esperti legali dicono che questo contravviene alla volontà ed agli scopi
dei tribunali.
I manifestanti a Budapest sono arrivati in abiti civili e solo dopo molti
hanno indossato le uniformi della Guardia. Tra di loro Gabor Vona, presidente
del neonazista
Jobbik, e Lajor Fur, ex ministro della difesa. Vona ha annunciato che se
dovesse ottenere un seggio alle prossime elezioni nazionali, come ci si aspetta,
entrerebbe in Parlamento indossando l'uniforme della Guardia.
Viktor Orban, leader del Fidezs, il partito dominante nell'opposizione e che
probabilmente formerà il governo l'anno prossimo, ha detto che il suo partito
non entrerà mai in coalizione con Jobbik.
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:00:36 in conflitti, visitato 1810 volte)
E' da un po' di tempo che non dedico attenzione
all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a
Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su
Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog
mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si
battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle
interne alla comunità, come ad esempio
Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.
L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di
proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla
lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto
di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali
domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje',
di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta
dilagando in tutta Europa.
L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di
lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui
vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra
xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed
e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e'
esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.
Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad
un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si
reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina
ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso
stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero',
alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove
tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case
fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio
camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono
moltissimi i bambini.
Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi
siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi,
sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al
ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella
piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco,
quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi
raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi
nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un
lontano pianeta.
In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne
uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei
gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le
cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato
risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al
welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e
non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre
piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti
politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare
d'accordo come e' avvenuto in passato.
Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra
cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha
qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa.
Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio
continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed
anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire
coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di
tutti: gli zingari.
Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le
relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e'
e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia'
molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della
terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si
mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo
antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore,
inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.
Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui
governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche
laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione.
Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna,
l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate
di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi
dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora
un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che
dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e
integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e'
dell'80%.
Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di
fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario
sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra
anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva
aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno
vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le
parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in
Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente
nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione.
Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue
melodie.
I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista
sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della
sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica
eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo
sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e'
proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla
lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per
il futuro della nazione.
Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in
Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari
nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo
ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione
chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro
Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.
Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta'
giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli
con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che
la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a
scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva
impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine
solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a
bordo di autobus.
E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha
raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento
antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa
e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si
deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera
popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli
animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.
In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche
e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi
tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai
margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli
abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al
di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una
spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.
Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema
sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate
pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono
migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo
della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie
in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato
l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio,
avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza
considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da
ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da
centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno
nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo
ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto
costituzionale oltre che per diritto "umano".
PREMESSA: Una decina di anni fa, le elites intellettuali
romanì si resero conto di rappresentare un popolo senza stato, ma che era sparso
in tutta Europa, diviso ma forte della consistenza di 10-12 milioni di persone
(praticamente, corrispondente alla popolazione di Belgio, o Ungheria, o Austria
o Danimarca). L'Unione Europea e l'abbattimento delle frontiere sembravano
un'opportunità politica da sfruttare per l'integrazione socio-economica ed il
riconoscimento dei loro diritti. Si ragionava allora in sede comunitaria
dell'allargamento a Est, e una delle richieste ai nuovi stati membri era proprio
quella del riconoscimento dei diritti dei Rom.
Dieci anni dopo, la scommessa di allora sembra persa. L'allargamento a Est
non ha fermato le discriminazioni, ma solo generato aumento dei prezzi, tagli
del lavoro e dei servizi sociali. Cose che stiamo sperimentando da tempo anche
in tutto il ricco occidente. Ma nel contempo, questo ha rinvigorito flussi
migratori che c'erano già da tempo. Ed i migranti hanno scoperto così che
l'occidente in crisi non era la terra promessa che si aspettavano: i diritti
erano sulla carta, le discriminazioni simili e il lavoro una spietata
concorrenza con chi c'era già prima.
I FATTI: I Rom rimangono la più grande minoranza europea, e
visto che come occidentali ci riteniamo ancora superiori ai nuovi arrivati,
i sacri principi europei devono essere fatti salvi. Applicandoli? Questo
sarebbe difficile... ci basta incolpare gli altri di non farlo.
Assisto ad un fenomeno curioso: mentre i media italiani diffondono notizie su
persecuzioni in Romania, Bulgaria, Slovacchia ecc. la stampa di quei paesi ci
ricambia il favore, illustrando spesso le terribili condizioni di vita dei Rom
scappati in occidente.
La cronaca recente ripete questo gioco delle parti: in Ungheria un
giornalista vicino al partito di governo ha definito i Rom come "animali". In neanche un giorno, la notizia si diffonde a macchia d'olio:
gruppi mediatici,
ANSA,
Giornalettismo,
blog.
CONSIDERAZIONI: Cos'avrebbe detto quel giornalista di così
dirompente da scandalizzarci? Qualcosa che in Italia abbiamo letto (se non
pensato, magari vergognandocene) chissà quante volte.
Però, l'Ungheria è un paese che era già povero di suo, è stato illuso da un
boom economico terminato prima che altrove, e si trova in una macroregione
europea dove i Rom costituiscono dal 7 al 10% della popolazione (e sono
naturalmente i più colpiti dall'attuale crisi). In occidente costituiscono l'1-2 per mille
della popolazione, e ci lamentiamo che sono troppi! Aggiungo che la crisi
ungherese ha portato al governo un partito di centrodestra, il FIDESZ, che
politicamente sente la concorrenza di una destra estrema, a tratti violenta,
nazionalista e antisemita come lo JOBBIK (quasi il 17% dei voti). Mi sembra
abbastanza logico che in questa situazione, il partito di governo si aggrappi
anche ad artifizi retorici di questo genere, come lo farebbe qualsiasi politico
nostrano.
Perché ci scandalizziamo, ripeto? Cattiva coscienza, mi rispondo.
Faccio un altro esempio: la Serbia, che ultimamente è
diventata un paese sotto l'occhio di Amnesty International e
dell'onnipresente galassia Soros. Hanno ragione a battersi per i diritti dei Rom, ne
sono convinto. Ma la nostra lettura dovrebbe comprendere anche altri parametri.
Ad esempio, in Serbia e nella ex Jugoslavia i Rom hanno storicamente visto
riconosciuti più diritti che in tante altre nazioni. Ma se quel paese si ritrova
a dover vivere alla giornata, dopo 10 anni di guerra, quasi altrettanto di
sanzioni, un territorio più che dimezzato e profughi (Rom e no) che sono
arrivati da ogni dove, ha un problema pratico - prima che politico: con le buone
dichiarazioni non si mangia.
CATTIVA COSCIENZA: E' colpevole la Serbia se i rifugiati
vivono in baraccopoli schifose, sgomberate senza alternative? Certo! Ma possiamo
noi rimproverarglielo, quando nel pratico (Italia, Francia) siamo noi i maestri
che hanno esportato (ed esportiamo) queste politiche? Se la Serbia, con le sue
pezze al culo, non sa più dove mettere i rifugiati, dal 2008 gli stati più
ricchi d'Europa (Svezia e Germania), rimandano forzatamente in Serbia e Kosovo i
rifugiati dell'allora ex Jugoslavia che provenivano da lì. Senza assistenza,
senza diritti, senza domande sul loro futuro.
IL COLPEVOLE: Lo so chi è, non lo dico e ognuno si risponda
per sé. La realtà (quella ci interessa tutti) è che chi rimandiamo indietro,
tornerà ancora, nonostante muri, leggi, divieti e montagne di parole. Volevamo
braccia, sono arrivate persone? Le persone non sono pacchi postali.
Di Fabrizio (del 31/03/2013 @ 09:00:27 in sport, visitato 1699 volte)
ROMEDIA FoundationThe sound of silence: Calcio ungherese, razzismo
vergognoso - by Alastair Watt, 26 marzo 2013
Il 22 marzo a Budapest si è giocata Ungheria-Romania, importante partita di
qualificazione per la Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Brasile nel
2014, e dopo molti anni entrambe i paesi sono nella migliore posizione per
partecipare a questo importante evento sportivo. Lo stadio Ferenc Puskas,
che può contenere oltre 50.000 spettatori, avrebbe dovuto essere un'esplosione
di suoni e colori, unendo un paese nella vittoria.
Invece, c'era silenzio. Assordante e, per l'Ungheria, imbarazzante
silenzio. All'inizio dell'anno la FIFA, l'organo di governo del calcio mondiale,
annunciava che l'Ungheria avrebbe giocato la sua prossima partita casalinga a
porte chiuse, come punizione per i cori antisemiti dei suoi fan, prima e durante
la partita con Israele dell'agosto scorso. Venerdì, l'Ungheria ha pareggiato con
la Romania con un potenzialmente pericoloso 2-2, in un'atmosfera decisamente
strana. Dopo aver segnato i goal, i giocatori ungheresi correvano per celebrare
davanti ad un pubblico che non c'era. Ben presto la confusione è subentrata alla
gioia iniziale.
Nel frattempo, fuori dallo stadio veniva disperso coi gas lacrimogeni dalla
polizia anti-sommossa un folto gruppo di manifestanti in passamontagna che
sventolavano le bandiere dello Jobbik. Il bel gioco veniva marchiato da atti
orribili.
Una partita tra Ungheria e Romania sarebbe comunque surriscaldata in ogni
circostanza, data la lunga rivalità tra i due paesi, e una significativa
minoranza di Ungheresi che vivono in Romania. Dal punto di vista calcistico è
uno scontro tra due3 nazioni riemergenti, con una generazione nuova ed
emozionante di giocatori. Tuttavia, l'incontro non è stato marcato né da
rivalità né da tecnica brillante. E' stato più caratterizzato da quell'atmosfera
vuota ed inquietante, che ha mostrato la malattia pervasiva ma raramente
affrontata dal paese: il razzismo. L'Associazione Calcistica Ungherese,
distintasi per la perdita di oltre 100.000 euro a seguito del divieto, ha
reagito, no condannando quei canti vili, ma facendo ricorso contro la decisione.
Ha sostenuto che la punizione era "dura" e "sproporzionata". Eppure, sono gli
stessi che promettono di "espellere le voci estremiste dal calcio ungherese".
Senza dubbio, un messaggio ambivalente. Da un lato, si vuole liberare il gioco
nazionale dal razzismo. Dall'altra, quando un incidente razzista nazionale viene
perpetrato dai propri sostenitori, nel proprio stadio, si reagisce con debolezza
e indulgenza. E' stata un'occasione tristemente mancata per prendere una
posizione contro il razzismo. Il loro ricorso è stato ovviamente respinto dal
Tribunale arbitrale per lo Sport. Erano gli Ebrei il bersaglio di agosto, ma il
razzismo e l'odio contro i Rom e i giocatori di colore si sono diffusi da anni
nel calcio ungherese.
Assistetti alla mia prima partita in Ungheria nell'ottobre 2011, al Florian Albert
Stadium, sede del Ferencvaros, la squadra più popolare di Budapest. Non
memorabile la partita contro il Videoton. Ma ciò che vidi e sentii sugli spalti
lo fu. "Cigano" (zingaro) gridò una coppia di tifosi Fradi (Ferencvaros)
alla mia destra, quando il portiere avversario corse verso la fine dello stadio.
Epiteto che, imparai presto, è tra i preferiti dalla folla. E' usato per ogni
apparente infrazione. L'arbitro prende una decisone da contestare: "Cigany!". Un
giocatore del Ferencvaros compie un errore: "Cigany!". I tifosi avversari
arrivano allo stadio: "Cigany!".
Questi cori sono stati resi illegali, ma la polizia non ha fatto niente. Se
avessero applicato la legge alla lettera, ci sarebbero stati migliaia di
arresti. Da altre parte in città, ad Ujpest per esempio, cori simili sono meno
comuni nella mia esperienza, ma sono esistiti. Nel contempo, vengono diretti a
gran voce fischi discriminatori e slogan di "scimmia" verso i giocatori di
colore. Raramente c'è un servizio d'ordine o qualche forma di autocontrollo
sugli spalti. Ci vorrebbe qualcuno di coraggioso che dicesse ai suoi compagni di
tifo che questi cori razzisti sono inaccettabili, ed il coraggio è una merce
rara nel calcio ungherese di oggi.
L'allenatore di un noto club ungherese, che preferisce rimanere anonimo, mi ha
detto che sarebbe un "suicidio per la carriera" ingaggiare un giocatore romanì
in Ungheria. Gli esempi sono dappertutto. Nel 2008-2009 il portiere Jan-Michael
Williams, di Trinidad, giocò nel Ferencvaros. Quella che avrebbe dovuto essere
una mossa interessante da parte di una squadra una volta famosa, diventò un
acido autogol, dato che Williams era sottoposto a frequenti abusi razziali,
anche da parte dei suoi "sostenitori".
Ricordando quella che descrive come la peggior esperienza della sua vita: "Sin
dall'inizio c'erano abusi razziali, sia da parte della nostra che degli
avversari. C'era il gesto della scimmia, "tornatene in Africa", manifesti e
cartelli." I tifosi ed i giocatori del MTK Budapest, fondato anche da ebrei
ungheresi, sono sottoposti a terribili abusi, tra cui il più inquietante è il
"sibilo" (che imita ipl suono delle camere a gas naziste), ripetuto dai tifosi
del Ferencvaros durante una partita agli inizi degli anni 2000.
Ne3gli anni recenti la scomparsa del calcio ungherese e le susseguenti scarse
presenze in Europa e Champions League, hanno mantenuto a livello locale questo
razzismo rampante, nascosto tra i confini ungheresi. Di tanto in tanto le
autorità europee o mondiali mandano ammonimenti, ma le reazioni a livello
nazionale riguardo al razzismo nel calcio sono di un'incertezza allarmante.
Hooligans di diverse squadre ungheresi sono noti per essere affiliati al partito
di estrema destra Jobbik, che si sposta con rapidità per trarre profitto dai
provvedimenti punitivi. Durante le manifestazioni tenutesi fuori dallo stadio
prima, durante e dopo la partita, lo Jobbik faceva opera di proselitismo tra i
tifosi colpiti dal divieto.
Questo è un test per i tifosi di calcio ungheresi. Si sentiranno accusati a
torto come gruppo, aggiungendo le loro grida all'eco del pianto degli estremisti
vittimizzati? O si coalizzeranno contro i razzisti i cui comportamenti minano i
progressi della migliore selezioni di giovani calciatori dopo decenni?
Lo dirà il tempo, ma se il danno auto-inflitto alle loro speranze di prendere
parte alla Coppa del Mondo non porterà ad una resistenza più attiva contro il
razzismo, non so cosa potrà succedere. Sono passati sessant'anni da quando la
più forte selezione ungherese (conosciuta come i magici Magiari) ottenne il suo
miglior risultato, battendo l'Inghilterra a Wembley, ispirata dal grande Puskas.
Che farsa, quindi, che lo stadio a lui intitolato fosse deserto per colpa degli
estremisti, che pure manifestavano al suo esterno, mentre il razzismo continua
senza essere affrontato nel calcio ungherese.
Budapest, 16/12/2009 - Il Tribunale Supremo ha preso la decisione di
smantellare la Guardia Ungherese (Magyar Garda), l'esercito privato dello Jobbik,
partito di estrema destra.
La decisione di mercoledì è stato il terzo pronunciamento giudiziario in un
anno che rende illegale l'organizzazione paramilitare apertamente razzista, e
chiudendo ogni strada ad ulteriori ricorsi in appello.
Il segretario di Jobbik, Gabor Vona, ha detto che comunque la Magyar Garda
continuerà le sue attività, in seguito ad un appello presentato alla Corte
Europea dei Diritti Umani.
La decisione di smantellamento si applica tanto alla Guardia Ungherese che
alla Società Guardia a cui formalmente appartiene. Il Tribunale Supremo ha detto
che le due organizzazioni hanno fatto abuso del loro regolamento, come pure del
diritto democratico di riunirsi, bersagliando e generando deliberatamente paura
nei cosiddetti gruppi razziali minoritari ungheresi.
La Guardia è stata modellata sulle bande delle Croci Frecciate Ungheresi che
uccisero migliaia di Ebrei durante l'Olocausto. Le sue uniformi ricordano quelle
della "Gendarmeria" che assisteva i nazisti tedeschi nella deportazione di
centinaia di migliaia di Ebrei, e di Rom, verso Auschwitz.
Jobbik ha ottenuto i più grandi successi elettorali durante l'attuale
recessione, e ci si aspetta che diventi una delle principali forze parlamentari
nelle prossime elezioni nazionali del 2010.
BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha
annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema
destra.
L'accodo col partito Jobbik (vedi
QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese,
che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha
vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di
settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato
ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.
La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana
al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia
riguardo questi recenti sviluppi.
Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta
3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel
passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato
con la polizia.
L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare
il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che
promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma
politico.
Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato
un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il
caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.
Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz,
godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella
lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato
che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.
24/02/2010 - Proprio un anno fa, il 23 febbraio 2009, Robert Csorba, 27 anni di
origine rom, e suo figlio di quasi 5 anni furono colpiti a morte mentre
scappavano dalla loro casa in fiamme a Tatárszentgyörgy [leggi
QUI ndr]. La sparatoria è avvenuta subito dopo mezzanotte. La famiglia
tentava di fuggire dalla sua casa in fiamme, ma nel mentre Robert Csorba e suo
figlio furono colpiti a morte dalle pallottole. La moglie di Robert e altri due
bambini furono seriamente feriti, oltre naturalmente a patire traumi emotivi.
Un anno dopo, quando Human Rights First visitò la famiglia, c'era una
sensazione che queste morti avrebbero potuto essere evitate. Senza dubbio ci
sono stati degli errori: l'ambulanza arrivò più tardi del previsto dopo che
il crimine fu commesso. La polizia ed il personale medico furono lenti nel
riconoscere il motivo dell'incidente che portò alla loro morte. In aggiunta, la
polizia concluse inizialmente che il fuoco era stato causato da un incidente
elettrico. Mancarono di indagare su importanti indizi che li avrebbero portati
rapidamente ai sospetti.
Questo doppio omicidio non è stato un incidente isolato. Violenze simili
hanno colpito la nazione nel 2009, colpendo la comunità rom ungherese di 600.000
membri. Sono stati registrati dozzine di gravi crimini razziali, comprendenti
l'uso di fucili, il lancio di molotov o di severi pestaggi.
Sono stati compiuti progressi nell'affrontare il circolo vizioso della
violenza e le autorità ungheresi hanno preso misure importanti. Quattro sospetti
coinvolti in quelli che vengono chiamati "omicidi seriali" sono stati arrestati
l'agosto scorso. Centinaia di investigatori sono stati mobilitati su questi
casi. Human Rights First spera che inizi presto il processo e che sia pubblico,
così da aiutare a portare un senso di giustizia tra le vittime. Un processo,
aperto e nazionale, porterebbe in primo piano al dibattito pubblico della
questione della violenza razziale contro i Rom. Le conversazioni potrebbero
partire dai politici, esperti sui diritti umani e comunità rom, allo scopo di
evitare violenze simili in futuro. I giornalisti potrebbero discutere su come
evitare di cadere nei soliti luoghi comuni, quando gli incidenti riportati
riguardano i Rom.
Paradossalmente, è incoraggiante il fatto che la polizia abbia recentemente
ammesso che siano stati fatti degli errori. Con questa constatazione, c'è più
possibilità che i responsabili siano disposti a discutere sulle riforme
necessarie alla polizia per evitare il ripetersi degli errori. Qualche
giorno fa - quasi un anno dopo gli omicidi - la polizia nazionale riconobbe che
c'era stata una cattiva condotta da parte sua, in risposta al doppio omicidio di
Tatárszentgyörgy. Come risultato, sono iniziate procedure interne disciplinari
verso due poliziotti per assicurare la responsabilità sulle loro mancanze. Ciò
va in qualche maniera nella direzione intrapresa dal governo, che chiede vengano
messi in atto meccanismi adeguati per rispondere agli abusi polizieschi.
Detto questo, rimane ancora molto da fare.
In primo luogo, l'addestramento della polizia è un punto centrale nel
prevenire violenze a sfondo razziale. Quando questa avviene, la polizia deve
usufruire di una buona formazione nel raccogliere le prove, così che l'indagine
possa definire correttamente la natura del crimine commesso. Effettivamente, se
l'indagine sulla scena del crimine è incompleta e viene ignorato il motivo
razziale, il sistema della giustizia non può assicurare la sua piena
responsabilità.
Quanti sinora si sono occupati degli assassini seriali sono investigatori di
esperienza. Ma la polizia locale è formata adeguatamente nel fare fronte agli
avvenimenti a livello base, agli episodi giornalieri di minacce e piccole
violenze, che non assumono a fama nazionale? La polizia ha bisogno di adattare i
meccanismi di risoluzione dei conflitti ai rispettivi contesti locali. Sarebbe
utile che potessero confrontarsi con le loro controparti di altri paesi per
arrivare a soluzioni creative. A tale proposito, gli Stati Uniti potrebbero
essere di grande aiuto. Allo stesso modo che gli investigatori dell'FBI volarono
a Budapest l'estate scorsa per dare assistenza alla polizia ungherese
nell'identificare gli assassini seriali, potrebbero radicarsi nel futuro anche
altre forme di cooperazione tecnica e di mutui progetti, col supporto del
Dipartimento USA alla Giustizia e del Dipartimento di Stato.
Secondariamente, le autorità ungheresi preposte alla legge dovrebbero
considerare di compiere sforzi concertati per includere più ungheresi di origine
rom nelle unità di polizia [leggi
QUI ndr], per rompere il sentimento cognitivo di "noi contro loro" che
alimenta le tensioni sociali.
Terzo, quando la polizia commette degli errori, le indagini devono essere
effettuate sistematicamente - come nelle deviazione avvenute nel caso degli
omicidi Csorba, cosicché ci sia un senso genuino di responsabilità per coloro
che ritengono che i loro diritti siano stati violati.
Anche più difficile, ma non una sfida meno importante, è trasformare gli
stereotipi anti-Rom profondamente radicati che sono tollerati a molti livelli
all'interno della società ungherese - sia nei circoli privati, sia nell'arena
politica che nei media. Istvan Serto-Radics, sindaco della città di Uszka
- largamente popolata da residenti rom, ha scritto assieme al professor John
Strong di Long Island USA una ricerca, in cui si paragona la difficile
situazione dei Rom nell'attuale Ungheria a quella degli Afroamericani nel
Mississippi della metà degli anni '60 e '70. Descrivendo i modelli psicologici
pregiudicati, dice: "Ci sono diverse ed importanti similarità tra i Rom e gli
Afroamericani... stereotipi simili sono frequentemente usati per descriverli.
Sono entrambi visti come pigri, proni al crimine, inferiori intellettualmente,
emozionalmente immaturi, anche se dotati nella musica". In aggiunta, i problemi
strutturali degli alti tassi di disoccupazione, le aree abitative ghettizzate,
la discriminazione nella sanità e nell'istruzione, come pure i rapporti tesi con
la polizia, sono tutti gli altri fattori che determinano le rassomiglianze
storiche. Malgrado ciò, ci sono differenze significative; per esempio la
comunità rom non ha mai lottato per acquisire il diritto di voto - partecipano
persino attivamente alle elezioni.
Come si inserisce questo turbolento contesto sociale nelle imminenti elezioni
nazionali che si terranno ad aprile? Il neofascista partito Jobbik è in buona
posizione per ottenere una generosa massa di voti. La sua agenda politica è
semplice: militaristica. A parte i crudi discorsi razzisti contro gli Ebrei,
chiama all'uso dell'esercito per agire contro i Rom per "restaurare l'ordine" e
combattere "il crimine zingaro". La "criminalità zingara" è una nozione
problematica filtrata tristemente nel discorso pubblico come concetto
tradizionale. Tuttavia, il pubblico sembra afferrarla intuitivamente, mentre il
capire l'effetto della violenza razzista è meno condiviso e non sempre
accettato. Invero è un problema di micro-criminalità che colpisce una corda
sensibile di molti Ungheresi. Tuttavia, l'oltraggio pubblico è ben più forte se
un Rom è beccato a rubare, piuttosto di quando viene colpito a morte. La
risposta della polizia può riflettere questo, mentre gli attacchi razzisti
contro i Rom possono essere benzina gettata sui crimini di cui sono gli
esecutori.
I membri della Guardia Ungherese, l'ala paramilitare di Jobbik, sfruttano le
legittime paure del crimine. Sono conosciuti per vagare intorno ai villaggi
popolati da Rom intimidendoli con violente minacce o aggredendoli. Infatti, Tatárszentgyörgy
è uno dei primi posti dove hanno cominciato sfilare dalla loro creazione
nell'agosto 2007.
Ecco allora un suggerimento a tutti i democratici in Ungheria che seriamente
combattono l'ascesa dell'estremismo nel loro paese mentre incombe la campagna
elettorale. Se i cittadini ungheresi si sentissero protetti ugualmente dallo
stato, ci sarebbe una migliore probabilità porre freno l'estremismo. Gli
elettori di Jobbik [...] stanno rivolgendosi ai bulli neonazisti in cerca di più
sicurezza. Nel contempo, i componenti della comunità rom hanno paura di essere
insultati, minacciati o assaltati per strada: è tempo che i politici
responsabili - e quanti formano l'opinione pubblica - parlino apertamente contro
il razzismo, così come lo fanno contro il crimine. E' tempo di essere sicuri che
non esiste crimine pari al rubare le vite di
Robert Csorba e del suo piccolo figlio.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: