Qua non ci sono disegni e foto (anche se ci starebbero bene), così le pagine sono più leggere e ci si può concentrare solo sulle parole. Verranno pubblicati foto e disegni che vorrete spedirmi. A proposito (se non ci siete ancora stati), i disegni li trovate nella sezione fumetti

1 scherzo, 2 storie e un finale

(non me la ricordavo così...)

C'era una volta un bosco e in mezzo al bosco una graziosa casetta, dove abitava una dolce nonnina. Quel pomeriggio c'era una festa nel bosco, perché il cacciatore aveva finalmente ucciso il lupo. Oltre al cacciatore e alla nonna, partecipava alla festa una buffa bambina, tutta vestita di rosso.

All'improvviso la bambina si ricordò che nella confusione aveva dimenticato dentro la casa della nonna il suo famoso cestino pieno di tante cose buone. Ma Cappuccetto Rosso (questo il nome di quella bambina) aveva paura di tornare in quella casa dove c'era un lupo...anche se morto. Così si fece accompagnare dal cacciatore.

Ma quale non fu la loro sorpresa, quando rientrando nella casa videro che il lupo non era affatto morto e se la stava svignando dalla finestra, col famoso cestino sotto il braccio...

La storia può finire qua. oppure potete continuarla. Mi farebbe piacere se mi spediste le vostre soluzioni, che naturalmente pubblicherò col vostro nome. A disposizione: info@sivola.net

E' la volta di un'antica leggenda (antica, perché la immaginai che avevo 16 anni). Il tempo e l'età però hanno giocato un brutto scherzo, e i pezzi si sono mischiati. Vedete se riuscite a ricostruirla...

La carestia arrivò presto e costrinse la tribù a muoversi verso dove nasce il sole. Una mattina, alcuni esploratori videro animali mai conosciuti: erano bisonti più magri, con due teste: una lunga, e l'altra di uomo peloso. La seconda era coperta di argento e di pelli. Parlavano una lingua loro e anche la lingua degli uomini. Athawanka e gli anziani li credettero degli dei e vollero invitarli al campo. Solo l'uomo di medicina si mise a tremare al racconto degli esploratori, ma non venne ascoltato.

Quando i nuovi venuti raggiunsero il campo, tutti assistettero a un prodigio: la loro parte umana si staccò da quella animale. La parte animale venne legata in disparte, gli uomini d'argento si avvicinarono al fuoco. Athawanka offrì loro un calumet per fumare, loro offrirono una bevanda fermentata, che bruciava la gola ma dava allegria. Dopo qualche sorso, gli uomini della tribù si accorsero che quella bevanda era un filtro, capace di togliere le forze e la vista al più forte dei guerrieri. Ma non riuscirono a reagire e vennero fatti prigionieri. Athawanka riusci a raggiungere la sua lancia, ma qualcuno gli puntò contro un bastone magico, che sputò una lingua di fuoco che raggiunse al petto. Cadde, sanguinante e privo di sensi.

Passò probabilmente molto tempo prima di riprendere conoscenza, si sentiva debole e confuso. Il campo era vuoto, riconobbe i cadaveri dei guerrieri. Gli dei erano partiti trascinando con sé le donne e i bambini. Athawanka si incamminò seguendo le loro tracce, deciso a vendicare l'inganno sanguinoso subito dalla sua tribù. Spesso doveva fermarsi, e si curava con delle pozioni che gli aveva lasciato Mawel l'aquila.

Dopo una pausa mi disse quel vecchio operaio che Athawanka non potè mai arrivare nei pascoli celesti da cui era disceso, ma era morto per ridare la libertà a chi era prigioniero. L'operaio alzò gli occhi al cielo, le nuvole correvano veloci, e mi disse:

"In queste giornate, puoi vedere Athawanka che cavalca verso la libertà, tra la terra e il cielo"

Gli Stati Uniti sono un enorme paese, con alti grattacieli che sfidano il cielo. Alla loro costruzione lavorano gli ultimi discendenti del popolo degli uomini, perché la loro razza non soffre di vertigini. E' lo stesso un lavoro pericoloso, ma loro dicono che così si sentono più vicini al cielo. A me sembrava una stupidata, ma un mezzogiorno, durante la pausa, un anziano operaio mi indicò una strana nuvola, e volle raccontarmi una lunga storia:

L'America, mi disse, era ancora più grande di oggi: piena di foreste, pascoli, selvaggina. Lì viveva il loro popolo. Manitou sapeva che quel popolo presto avrebbe dovuto superare prove durissime, e incaricò l'aquila Mawel di scendere sulle colline, per trovare un giovane da istruire per quelle prove. Mawel si posò vicino ad un torrente, e vide un bambino che si era allontanato dal teepee, i suoi genitori non erano lì intorno. Lo afferrò con i robusti artigli e lo portò tra i pascoli celesti.

Il bambino si chiamava Athawanka, e crebbe in compagnia di Mawel e Manitou, diventando un ragazzo forte e coraggioso, istruito nelle arti della guerra e di trattare gli uomini, educato all'onestà e alla generosità. Quando le nuvole erano basse, Athawanka ne approfittava per curiosare sulla vita delle praterie. Si sentiva molto solo quando vedeva gli altri uomini, e si decise a parlarne a Manitou. Anche Manitou conosceva bene gli uomini e le loro passioni, e volle fare questo discorso:

"Tu non sei più un uomo come loro, ma non sei ancora un dio. Finché resterai qui, niente potra succederti, ma se tornerai dal popolo degli uomini, allora conoscerai il dolore e la fatica, e quando morrai la tua anima vagherà persa tra la terra e il cielo. Sei grande ormai, scegli il tuo sentiero".

Alla fine li raggiunse: ma aspettò il calare della sera per agire, così avrebbe potuto studiare un piano d'azione e agire di sorpresa. Il resto della sua tribù era legato, guardato a vista da tanti dei argentati armati di quei bastoni e di lunghi pugnali. Più vicino a lui erano legati gli altri strani animali, stanchi e sudati anche loro.

Athawanka era da solo. Guardò la parte animali degli dei, e capì che anche loro erano dei prigionieri della malvagità d'argento. Li avrebbe liberati per primi, visto che non erano sorvegliati. Calò la notte e silenziosamente Athawanka si avvicinò agli animali legati. Parlò loro spiegandogli cosa voleva fare e slegò i loro nodi, ma una sentinella se ne acccorse e lanciò un grido di allarme. Gli animali si spaventarono, e corsero via lontano, travolgendo Athawanka sotto i loro zoccoli.

Fu così che Athawanka decise di ritornare su quella terra che ormai non conosceva più e che tanto lo incuriosiva. Un giorno di pioggia arrivò in una radura, circondata da alti alberi. Ma appena fu disceso e Mawel volò via, dagli alberi spuntarono 10 guerrieri, che lo circondarono e vollero farlo prigioniero. Athawanka era molto più forte di loro, ma alla fine dovette arrendersi e seguirli al loro campo. Quei guerrieri erano in guerra con un'altra tribù e lui fu accusato di essere un nemico. Quando Athawanka raccontò la sua storia, gli anziani lo ascoltarono e decisero di affidare a Manitou la sorte di quel ragazzo. Così lo riaccompagnarono nella radura e se ne andarono. Poco dopo, dagli alberi spuntò un enorme bisonte, tutto bianco, che annusò l'aria e infine vide Athawanka. Allora chinò la testa e partì alla carica. Athawanka con un balzo lo evitò, ma un corno lo ferì lo stesso ad un braccio. Col braccio ferito cominciò a correre sino a non avere più fiato, ma il bisonte era più veloce e quasi lo aveva raggiunto. Ora Athawanka capiva cos'erano il dolore, la fatica e la morte. Vide il bosco ormai vicino, e d'istinto si buttò lì in mezzo, Le spine lo graffiarono, ma quando l'enorme bisonte volle rincorrerlo, finì imprigionato dal groviglio dei rami.

Athawanka ritornò vincitore e stanco nella radura, e i suoi avversari di prima riconobbero che aveva detto il giusto. Anzi, un ragazzo tanto sveglio e valoroso doveva essere accolto nella loro tribù. Athawanka ebbe ancora occasione di mostrare il suo coraggio e la sua onestà, e quando fu il momento venne riconosciuto capo dagli altri guerrieri. Sotto la guida di Athawanka furono periodi prosperi per tutta la tribù e il suo valore venne riconosciuto anche dai loro vicini.

Ma arrivarono poi i vaticini dell'uomo della medicina. Vaticini cattivi: prima vide una lunga carestia, poi tristi visioni di morte per il popolo degli uomini.

Anche la prossima storia si gioca sull'identità e sul mito, ma stavolta aumentano i protagonisti. Quando la pensai ci aggiunsi di tutto (storia, geografia, mitologia, educazione civica), non so ancora che effetto può fare. Potete provare a cambiarla, o spedirmi qualche disegno, sempre info@sivola.net

Raccontano le antiche leggende dei topi che un tempo lontanissimo la terra era governata dagli dei. Gli dei provvedevano a tutti gli animali, nessuno soffriva la fame e la sete, nessun animale aveva bisogno di ammazzarne un altro. C'era un problema, però, uno solo ma grande: gli dei, dopo 10000 e passa anni, si annoiavano...

Fu così che una mattina, davanti alla villa degli dei faceva bella mostra una cartello con sopra scritto "CHIUSO PER FERIE - SE NON TORNIAMO PER LA PROSSIMA GLACIAZIONE...ARRANGIATEVI"

Voi cosa avreste fatto?

Dopo i primi momenti di confusione, i più forti e i più grossi fecero sentire la loro voce: le balene si presero i mari, gli elefanti e i leoni le savane, le aquile le montagne e poi gli altri, che si adattorono con quello che rimaneva. I più piccoli di tutti, i gatti e i topi, dovettero far buon viso a cattiva sorte, e accontentarsi dei posti più piccoli. Fu a quel punto che i gatti, non potendo mangiarsi gli animali più grandi di loro, cominciarono a dare la caccia ai topi. Per sopravvivere i topi dovettero rifugiarsi nei buchi nei muri, sotto terra, tra le cascine di legna, ovunque ci fosse un posto tanto piccolo e scomodo da non far passare nessun altro. Ogni volta che dovevano uscire di casa, per comprare la Gazzetta, per andare dal parrucchiere, avevano sempre il cuore in gola. Finché...

Finché?

Decisero di riunirsi per affrontare la situazione. Una sera venne indetta un'assemblea generale sotto un grande cedro, e arrivarono i topi da ogni angolo della terra. Discussero animatamente sino al mattino: chi se la prese con i gatti, chi propose un suicidio collettivo per risvegliare l'opinione pubblica, chi diede la colpa agli dei (fu subito zittito, nel caso avessero deciso di ritornare). Solo la mattina dopo si arrivò ad una decisione: sarebbero andati tutti a vivere nel deserto.

Perché proprio lì?

Il deserto un tempo era una verde pianura, ricca di alberi e di fiumi, con montagne fatte di formaggio. Quando gli dei erano partiti, nel deserto si erano rifugiati tutti i mezzi dei, i ginn, i folletti e i troll, insomma, tutte quelle creature dotate di poteri magici, ma che per diverse ragioni non potevano partire insieme agli dei. Dispettosi per natura, , un giorno bruciavano un bosco, un altro prosciugavano il fiume...in breve tempo quella terra incantata si era tramutata in un immenso mare di sabbia e pietre, dove non cresceva più niente.

Ma almeno, era un posto dove i gatti non sarebbero andati a cercare i topi...

Un'immensa popolazione di topi si riversò nel deserto, e a questo punto si rimboccarono le maniche. Scavarono pozzi, dissodarono pietraie, costruirono mulini a vento, con enormi sforzi e fatiche provarono a rendere vivibile quel posto.

I folletti, all'inizio furono sorpresi da tutti quei topi e dal loro attivismo, e preferirono tenersi in disparte; ma quando capirono che i topi non se ne sarebbero andati tanto facilmente, decisero di intervenire.

Con i loro dispetti fecero sparire gli alberi appena piantati, riempirono di sabbia i canali e le tane che i topi avevano costruito. Ma i topi resistevano, fondavano squadre di soccorso, aspettavano che il vento si calmasse e ritornavano a lavorare. La sera chi non era troppo stanco organizzava anche delle feste.

La vita era dura, in casa della famiglia De Topis. Vivevano papà, mamma e 10 topolini appena nati. Mamma spazzava la sabbia dalla casa, papà contava i topolini: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9...ne mancava sempre uno, che stava provando a scappare di casa. Papà lo riprendeva e scopava la sabbia dalla casa. mamma contava i topolini: 1, 2, 3... Così tutto il giorno, verso l'esaurimento nervoso. I topolini vivevano chiusi in casa, perché i genitori avevano paura degli spiriti. E alla fine un topolino, l'ultimo nato, riuscì a mettere i baffi oltre l'uscio di casa. Era la prima volta che vedeva il mondo, e tutto gli sembrava fantastico: la sabbia, il cielo, le pietre colorate, un'enorme vipera con la bocca spalancata e le scaglie color arcobaleno...

Sì, lì davanti a lui c'era questo lunghissimo serpente (era un folletto travestito) che stava terrorrizzando gli altri topi. Ma il nostro topolino appena nato, che non aveva mai visto una cosa del genere, la guardava affascinato e... cominciò a corrergli incontro!

Gli altri topi si scordarono della paura per guardare quella scena mai vista: un serpente lungo come un galleria sull'autostrada con la bocca spalancata, un topolino che gli correva incontro, seguito a breve distanza dai signori De Topis (che si erano accorti di cosa stava accadendo e volevano salvare loro figlio), in lontananza gli altri 9 figli dei De Topis, che, ormai senza controllo, erano usciti e volevano partecipare anche loro a quel nuovo gioco.

Il nostro topolino avrebbe anche anche vinto quella incredibile corsa, se i suoi genitori non fossero riusciti a trattenerlo per il codino (proprio prima di finire tra le fauci della vipera), e fossero stati poi tutti spinti verso quelle stesse fauci dagli altri 9 topolini, arrivati di volata e ormai incapaci di frenare.

Morale 1

Il nostro serpente (che era un folletto travestito), offesissimo per quella presa in giro, scoppiò dalla rabbia, e al suo posto apparve un lago di acqua limpidissima, che lui stesso aveva voluto nascondere. Tutti gli spettatori finirono a bagno e...vissero a lungo felici e contenti (tranne quei topi che odiavano l'acqua e non si lavavano mai).

Morale 2

Volevo solo dire che spesso la paura è un'illusione, non esiste niente che non possa essere affrontato e risolto, se si mantiene l'animo e la curiosità di un topolino appena nato.

per qualche genitore:

Leggevo le favole a voce alta ai miei figli, allora piccoli (non andavano ancora a scuola). A ripensarci sono stati tra i momenti più belli della mia vita, soprattutto con due libri: la storia di Bastiano Baldassare Bucci (Michael Ende) e Harun e il mare delle storie di Salman Rushdie.

Cambiavo la voce, poi chiedevo loro cosa sarebbe successo, passando dal gioco alla paura per poi tranquillizzarli nuovamente prima di mandarli a nanna, perché avevo la gola secca.

Oggi loro sono cresciuti, hanno tutt'altro tipo di problemi e preoccupazioni; ma quando vogliamo passare tempo nell'ozio (quell'ozio gratuito e intelligente che è dolce da assaporare come un the caldo), riprendiamo quei libri e ricominciamo la recita. Come se ci fosse il fuoco acceso e lontano l'ululare dei lupi...

...questo era il finale