Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Di Fabrizio (del 31/10/2013 @ 09:04:31, in Kumpanija, visitato 2257 volte)

Torniamo a bomba, come si dice. Da rileggere: allegrofurioso. E a tutti un buon HALLOWEEN

Facciamo un altro esperimento mentale. Poniamo che avete una bambina. Di, diciamo, sette anni. Un bel giorno la polizia ve la toglie. Perche' si dice che non e' vostra.

Si scatena allora una campagna stampa contro di voi e contro i vostri vicini di casa. Si dice che voi, o i vostri parenti, o i vostri vicini di casa rubate i bambini, per farli a fette, metterli sul mercato degli organi, venderli ai pedofili, ecc. ecc. Una campagna di stampa con articoli in prima pagina. Sui quotidiani locali (quelli che la gente legge al bar; e ovviamente non avete il coraggio di entrare in alcun bar). Su quelli nazionali. Allarme pedofili, centinaia di bambini spariti. Su quotidiani di tutta Europa. Pensose analisi su come il crimine verso i piu' deboli sia endemico nella vostra comunita'. E pagine facebook so come siete una banda di bastardi, che qualcuno prova ad aiutarvi e si ritrova che gli rubate il portafoglio. E allarme bambini spariti. Intanto vostra figlia sa il cavolo dove e'. Contattate avvocati (e loro aprono il conto). Assistenti sociali. Se vi va bene vi ascoltano; di solito pero' va male e gli assistenti sociali hanno il loro interesse professionale a mantenere i bambini lontani da voi e sotto la loro tutela.

Magari la bambina e' in ospedale. Non ve lo dicono. Poniamo anche che il vostro nonno aveva un fratello, anzi due, gemelli, e anche loro sono finiti in ospedale, un ospedale in un posto in Polonia, dove c'era un dottore tedesco molto interessato ai bambini come voi, per via della leggenda che venite dall'India, e quel dottore si chiamava Mengele e in ospedali e posti di polizia e' successo che sono morti 800.000 persone come voi, e adesso possono essere 800.001 e quell'uno e' vostra figlia. La bimba bionda che vi e' stata sottratta da gente in divisa e la cui foto e' su tutti i quotidiani d'Europa, e in prima pagina su quello che la gente legge al bar, e voi non sapete dove e' la bimba. Vostra figlia.

E poniamo che una vostra zia sia stata sterilizzata, nella Cecoslovacchia comunista, o nella Svizzera capitalista, o nella Svezia socialdemocratica, non fa 'sta gran differenza, c'e' questa idea che voi i bambini non li sapete tenere, per questo le donne della vostra famiglia hanno questa paura di entrare negli ospedali, e di uscirne sterilizzate, ed e' per questo che quando andate in ospedale ci andate con tutta la famiglia, anzi diciamo la tribu', e non lasciate mai l'ammalato solo un momento, per questa terribile, ancestrale paura, che qualche fondamento diciamo ce lo ha. Una paura tanto forte che basta per sopportare le proteste dei parenti degli altri ammalati, la arroganza degli infermieri (ve lo raccontava uno zio, cosa fanno, ai bambini come voi, quelle signore bionde con il camicie bianco).

E andando indietro nel tempo, non e' cosi' raro che bambini vengano tolti a quelli come voi. C'e' sempre qualcuno nella vostra famiglia a cui e' successo. Per esempio perche' non li mandava a scuola. Ma a scuola venivano malmenati dai compagni. Messi in classi separate, a studiare assieme ai bambini con difficolta' cognitive. Mentre loro sono intelligenti. E vivaci. Troppo vivaci, dicono le maestre. E poi le mamme degli altri bambini si lamentano. Quindi il vostro cugino non e' andato a scuola; ma voi ci andreste a scuola a subire umiliazioni e sentir dire che non vi lavate, e spiegare che l'acqua c'era, ma il sindaco la ha tolta? No che non ci andreste. E difatti il cugino non ci andava. Ma sono venuti ancora quelli della polizia e gli assistenti sociali e hanno portato via vostro cugino. E dove sara' vostra figlia adesso.

La hanno portata via. Come succedeva ai vostri cugini. Come succedeva, anche, all'epoca dei vostri zii. Sempre per questa idea che voi non sapete tenere i bambini, che prolificate troppo e di bambini ne fate troppi, che SIETE troppi. Pero' nel contempo, illogicamente, anche attentate ai bambini degli altri, e quindi voi i bambini li rapite. Come se non ne aveste abbastanza dei vostri. Che puttanata. Ma la ggente ci crede. La ggente lo scrive su facebook. La polizia interviene. Gli assistenti sociali confermano. Voi fate troppi bambini E IN PIU' rubate i bambini degli altri. Non perche' ci sono tra di voi dei criminali, come ci sono in ogni gruppo umano (poniamo, tra i preti; o tra i militari). No, perche' proprio SIETE dei criminali, tutti, siete pericolosi. Tutta la vostra famiglia. Tutto il vostro vicinato. Tutta la vostra comunita'. Tutti quelli come voi, sparsi per l'Europa (e anche America, o Sudafrica, o Australia, o persino, come detto, India). Siete dappertutto. E l'allarme bambini spariti e' dappertuttto. E tutto e' iniziato, stavolta, quando vi hanno tolto vostra figlia. Che da settimane non sapete dove e'.

Poi arrivano le analisi del DNA

La bambina era vostra. Scusate, ci siamo sbagliati. Vabbe' succede. Come, risarcimento? E' un casino. Ma mica possiamo andare a chiedere i danni al direttore di un quotidiano polacco, o greco, o spagnolo, che ha trovato interessante la notizia. Si', dai: verificare… Certe notizie non si verificano. E' senso comune. E come si fa a documentare tutto. Che pretese. E da dove si inizia a calcolare il risarcimento? Da quegli 800.000 uccisi? Da quei bambini scomparsi grazie ad assistenti sociali molto zelanti? Lasciate perdere, che se insistete con 'sta cosa del risarcimento succede un casino. Sapete, ci sono pregiudizi, in giro, su di voi. Vedete di rigare dritto, piuttosto.

Ecco, per noi e' un esperimento mentale. Per altri una realta'. Come vi ci trovate?

Male, suppongo. Da schifo.

Benvenuti tra i Rom, i Sinti, i Travellers. Gli zingari, insomma.

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Di Fabrizio (del 30/10/2013 @ 09:07:59, in scuola, visitato 1786 volte)

28 Ottobre 2013

La mancata riattivazione del servizio di accompagnamento scolastico degli alunni rom e sinti dai campi comunali sta provocando, com'era prevedibile, una riduzione della frequenza scolastica e notevoli disagi alle famiglie in difficoltà.

Quello che fino ad oggi era stato un punto fermo dell'intervento comunale a favore della scolarizzazione dei bambini zigani rischia di venir definitivamente messo da parte non solo per questioni di Bilancio che afferiscono alle reali difficoltà di gestione di questo o quello specifico Settore ma, più in generale, alla trascuratezza e abbandono dell'azione sociale nei campi comunali in continuità con l'operato delle precedenti Amministrazioni.

Il concetto di "superamento dei campi", com'era prevedibile fin dall'inizio, sta rapidamente diventando il pretesto di un colpevole abbandono di luoghi di vita riconosciuti e attrezzati che sono o dovrebbero essere tutelati dal Comune, dove le persone che vi abitano non hanno più interlocutori credibili con cui affrontare i problemi della vita quotidiana e del loro futuro.

Che a farne le spese siano poi i bambini e i giovani verso cui si spreca da sempre una retorica vuota di contenuti credibili e interventi utili alla costruzione di un futuro migliore risulta ancora più inaccettabile.

Le linee guida d'intervento approvate un anno fa dalla Giunta sono rimaste solo dichiarazioni d'intenti smentite dai fatti, o meglio ancora dal non fare che rivela una incapacità di comprendere i fenomeni sociali e di avvertire l'urgenza di gestire l'azione pubblica con strumenti adeguati. Il giudizio negativo, appesantito da un uso strumentale e ipocrita del rapporto di sola facciata con i soggetti operanti nel volontariato e terzo settore che pure avevano offerto la più ampia collaborazione, riscontra una condivisione "inaspettata" e trasversale che accomuna soggetti tra loro diversi ma che pure intuiscono la necessità di un repentino cambio di rotta di questa scriteriata gestione nell'interesse delle comunità zigane, ma anche nella speranza di condividere l'idea di una città che si adoperi al miglioramento della vita dei propri concittadini.

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Di Fabrizio (del 29/10/2013 @ 09:04:11, in Europa, visitato 1765 volte)

Mrs Jones, mamma di tutti i bimbi zingari, by SIMONETTA AGNELLO HORNBY

"Mrs Doris Jones" annunciò la segretaria, "un nuovo cliente..." e si interruppe, poi aggiunse, "Traveller, immagino" . Mi stizzii: Jones era un cognome prettamente britannico e i clienti venivano letteralmente dal marciapiede nel nostro studio, che occupava i locali di un ex negozio di mobili, al centro di Brixton.

Tutti sconosciuti: gli appuntamenti erano dati in ordine di richiesta, come alla fila dei taxi, e mai avevo ricevuto un commento sul nuovo cliente. Traveller, poi che significava? Una viaggiatrice? E come se n'e era accorta, la mia segretaria?

Ripenso a Mrs Jones leggendo ora di questi due casi di bambine, una in Grecia e l'altra in Irlanda, così poco somiglianti ai "genitori" – bionde e occhi azzurri - da suscitare il sospetto di essere state rapite. In un caso la vera mamma ha dichiarato di aver "regalato" la bambina a un'altra coppia; nell'altro caso il test del Dna ha dato ragione all'uomo e alla donna che si protestavano genitori.

Traveller, era l'ultimo nome affibbiato agli zingari. Ora in Inghilterra si preferisce chiamarli "Roma". Qualunque sia, l'appellativo, è sempre un eufemismo: la discriminazione e il sospetto reciproco continuano: gli zingari non piacciono. La gente desidera che se ne vadano: dove, non importa. Hitler, aveva le idee chiare su dove: li mandò a morire assieme agli ebrei e agli omosessuali. Noi che siamo buoni, rispettiamo la loro cultura e il loro modo di vivere, vogliamo aiutarli ad adattarsi al ventunesimo secolo, è tutto lì. Così credevo.

Mrs Jones mi ha aperto gli occhi. La matriarca del clan degli zingari del Sud-Est di Londra, tutti chiamati Jones e imparentati, era la scrivana e la portavoce della sua gente. Lei era andata a scuola da bambina perché durante la guerra era stata evacuata presso una famiglia inglese. Scriveva, compilava e ahimè firmava documenti, moduli e lettere alle autorità, dei membri del suo clan, tutti meno istruiti di lei se non analfabeti. Accompagnava la sua gente dall'avvocato e al tribunale: piccoli reati, furti, la lite andata oltre lo scazzottamento. E da quando la legge inglese ha riconosciuto i diritti dei minori e li ha protetti attraverso il sistema legale, casi di bambini. "Noi li amiamo i nostri figli, li alleviamo in modo diverso. Ce li portiamo dietro quando lavoriamo, e li affidiamo a parenti e amici se dobbiamo allontanarci per lavoro". Era fiera di essere una traveller, anche se lei in particolare, rimaneva a Londra per aiutare la sua gente. "Non stiamo bene in un posto solo, abbiamo parenti dappertutto. Ci visitiamo, molto del nostro lavoro è occasionale. Veniamo chiamati nelle fattorie, facciamo i lavori duri, trasporti, costruzione, nelle campagne. Senza costare allo Stato. Usufruiamo poco del Welfare".

I figli degli zingari appartengono alla famiglia allargate, come era in Sicilia. I minori stavano dai nonni, e venivamo mandati a vivere presso gli zii che non avevano avuto figli. A volte erano casi di vera adozione informale. In genere, erano periodi che duravano anni, ma non definitivi.

Per anni rappresentai genitori o bambini zingari introdotti da Mrs Jones in casi che andavano dai problemi scolastici - assenze ingiustificate e prolungate, i bambini non facevano i compiti, non partecipavano alle gite, sembravano emaciati, erano malvestiti - a problemi della povertà e dell'ignoranza. Riuscivamo, Mrs Jones ed io, a presentare la realtà: genitori inadeguati ma capaci di migliorare e collaborare con le autorità e a evitare l'allontanamento dalla famiglia. In altri casi, era una lotta per l'affidamento dei figli. Anche in quelle situazioni, Mrs Jones assieme agli assistenti sociali, riusciva a trovare un compromesso per il bene dei bambini. Gli adulti del clan obbedivano a Mrs Jones.

Ebbi una causa di abuso sessuale tra i travellers. Tragico, come tutti, ma isolato, tra le centinaia di cause del mio studio.

Lo Stato ha il dovere di proteggere i minori, qualunque sia la cultura a cui appartengono. Giustamente. Ma i pregiudizi permangono. Gli zingari - gli ultimi degli abitanti dell'Europa rimasti migranti, sono fortemente leali alla propria cultura e restii a mettere radici in un posto e legarsi ad uno Stato: loro sono una nazione, hanno una potentissima identità. Nel mondo di oggi non c'è la volontà di fare posto per gli zingari. Loro lo sentono e si chiudono nel proprio riccio.

Quando, come la famiglia di Mrs Jones, si fermano in un posto per l'istruzione dei figli, si sentono attaccati dalla comunità. Un volta ebbi un caso simile a quello irlandese - una bimba diversa dagli altri e, secondo la scuola, maltrattata. I servizi sociali volevano toglierla dalla famiglia. Mrs Jones spiegò che i genitori erano andati nel Galles per un periodo e l'avevano affidata agli zii, che stavano per separarsi: la bambina ne aveva risentito più dei cugini.

Non è vero che i bambini zingari sono maltrattati più degli altri bambini inglesi. E vero che hanno una educazione diversa, meno tecnologica, più domestica, e che lavorano sin da piccoli, accanto a genitori e parenti - la loro e una società chiusa e di clan. Amano i figli quanto li amiamo noi. E li proteggono, a modo loro. Noi sospettiamo di loro e viceversa. Mentono per paura di essere fraintesi. Mrs Jones firmava documenti per tutti, che era un reato. Glielo dissi. Mi rispose: "E lei che farebbe al mio posto, se non sanno scrivere?".

Col passare degli anni i clienti di nome Jones si ridussero e lei scomparve. Mi chiesi se fosse stato merito di Mrs Jones o, come temo, i Jones siano stati costretti ad andare altrove. Per me è stato un privilegio lavorare per gli zingari.

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Di Fabrizio (del 28/10/2013 @ 09:05:32, in media, visitato 2152 volte)
Rassegna stampa:

Vigna by Mauro Biani

Si sente dire: "Non siamo noi i razzisti, sono quelli ad essere zingari". Parafrasando "Loro sono zingari, ma noi siamo fumati parecchio"...

Della vicenda greca se n'è scritto in ogni angolo possibile, e non vorrei ripetere cose già lette all'infinito. La sintesi potremmo racchiuderla in questo titolo di TVZoom:

ASCOLTI: "PECHINO EXPRESS" FA IL PICCO CON L'ELIMINAZIONE DEI CIAVARRO. LA SCIARELLI TORNA A 3 MILIONI CON LA STORIA DELLA BIMBA RAPITA DAGLI ZINGARI:

Record di telespettatori per Real Madrid-Juventus e "ha fatto molto meglio del previsto su Rai Tre Chi l'ha visto?. Il programma di Federica Sciarelli puntando su un archetipo della paura (gli zingari che rubano i bambini) divenuto d'attualità, è tornato a quota 3 milioni (e 11,42% di share), un risultato finalmente vicino a quello raggiunto di solito con l'edizione dello scorso anno." con qualche (personale) riserva su cosa sia oggi il giornalismo d'inchiesta, dopo decenni di tagli alla scuola e con un'informazione quasi totalmente uniformata. Non è che ci si possa aspettare molto discernimento critico da telespettatori (che sono anche lettori, che sono anche internauti...) bombardati in questi maniera. E forse, più che sui Rom, di cui si continua a conoscere poco, la mia gente dovrebbe interrogarsi su se stessa, che se va avanti così conoscerà parimenti.

    (NOTA: i liberi pensatori possono astenersi dal ragionare su come siamo arrivati a questo punto, perché sono anni che ripetono i loro lamenti)

Già, perché la notizia si è diffusa a macchia d'olio in tutto il mondo, facendo della povera Maria carne da stampa, sino all'ipocrisia del Messaggero che, quando la foto della minore era già di dominio pubblico, ha iniziato a illustrare gli articoli con una foto corretta come deontologia consiglierebbe (ma proprio quando non era più necessario).

    Farei una prova, per capire cosa è quella robetta bionda per cui in tanti si commuovono: cosa fate quando una piccola mendicante vi si avvicina sulla metropolitana, le date qualche spicciolo o vi stringete la borsa?

Ma almeno a qualcosa gli zingari si mostrano utili: ad alzare lo share dei programmi televisivi (tranne quando se ne parli seriamente, come in una dimenticata serie curata da Jacona) o le tirature dei giornali. Basta la parola!

Negli ultimi dieci giorni ho così seguito con attenzione i vari scambi di opinioni sui social-media. La fetta consistente di chi argomentava anti-rom, posso dividerla in due filoni principali:

  1. chi non aveva nessun bisogno di questa vicenda, perché è intimamente, profondamente e ideologicamente convinto che i rom freghino i pargoli altrui (perché? in che modo? sono domande troppo da intellettuali per loro);
  2. chi pensa che magari i bambini no, ma qualcosa fregano comunque e dunque: ben gli sta!

Nel post pubblicato ieri su ragionava come queste due pulsioni vengano "capitalizzate" dalla destra populista, che sente l'avvicinarsi delle elezioni europee. In Italia, anche le nostre variegate destre hanno trovato qualcosa che le unisce (un secondo motivo dell'utilità degli zingari). Cito, in ordine sparso:

Senza entrare nel merito delle dichiarazioni e dei ragionamenti, le richieste simili sono fondamentalmente ASTORICHE:

  • nel senso che nel motivare la necessità ORA di controlli a tappeto, c'è il timore che i campi siano depositi di bambini rapiti, o in subordine, di materiale di dubbia provenienza. Che siano cose o infanzia, (cosa cambia?), la segreta speranza è che con un'indagine generale, magari salti fuori almeno un orologio riciclato, per continuare immutati con i medesimi stereotipi.
  • Cosa astorica, perché a questo punto la richiesta poteva essere fatta paro paro uno o dieci anni fa, coi medesimi risultati.

Inutile ripeterlo, i controlli già ci sono, e i risultati sono stati resi pubblici: per loro è più importante che le voci si sovrappongano all'indagine.

Intanto, ironia del destino, proprio mentre nasceva la notizia greca, nei campi romani avveniva effettivamente un controllo: Blitz a sorpresa dei senatori nei "campi rom" della Capitale, dal "sorprendente" risultato che quei campi fanno schifo!

    Ma, a parte il surreale duello a distanza tra populisti e buonisti, la vita REALE di chi abita (volente o meno) un campo, è un susseguirsi di controlli: una volta sono i senatori, un'altra la polizia, un'altra ancora perché in Grecia o in Irlanda è successo qualcosa, un'altra ancora perché si è costruito una pensilina abusiva o addirittura si è piantato un albero... Un vero supplizio! E, nonostante ciò, si continua a parlare di SUPERARE I CAMPI... che continuano imperterriti ad esistere.

Perché continuano ad esistere? Il surreale continua, il 90% di chi abita un campo è disoccupato, ma se questi campi dovessero sparire, molti che non vi abitano finirebbero disoccupati a loro volta (terzo motivo dell'utilità degli zingari, ormai si è scoperto che senza di loro non potremmo sopravvivere).

Così, tra una notizia e l'altra, finisce che i veri rapiti sono i figli LEGITTIMI dei rom, e li rapiamo noi (a nostra insaputa, anche se non ci chiamiamo Scajola). C'è un convegno a Roma, domani, proprio su questo, e singolarmente ne hanno scritto pochissimi. A parte che (l'ho notato anch'io), mancano rom tra i relatori, in questa marmellata di informazioni e propaganda a volta sembra di vivere realtà parallele, e mi sembra giusto segnalarlo (quarto motivo, al di là dello specifico dell'incontro, gli zingari servono ad organizzare convegni).

Convegno da seguire, allora. Certo, ma il problema, tornando al punto iniziale su cosa siamo NOI, lo ricorda Radio24: "...una vecchia paura mai sopita e al tempo stesso mai provata: i Rom rapiscono i bambini. Timori infondati frutto di pregiudizi difficili da sradicare, ribattono dalle comunità Sinti. Resta, su tutto, un dato inquietante e generale: l'alto numero di minori che scompaiono ogni anno nel mondo. Solo in Italia, per avere un'idea, sono più di diecimila quelli spariti dal 1974 a oggi. Le cause sono molteplici e i ritrovamenti pochissimi." Domanda, se non sono stati gli zingari, qualcuno li avrà pure rapiti: chi? Dove sono finiti? E' questo o sono gli zingari il vero, scottante problema?

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Di Fabrizio (del 27/10/2013 @ 09:03:05, in Europa, visitato 2812 volte)

di Alessio Postiglione. Pubblicato: 23/10/2013 09:08

Ci risiamo. Con le elezioni del Parlamento europeo che si avvicinano, e i partiti di estrema destra, xenofobi e neofascisti, che affilano le proprie armi, giunge l'ora della paura: il diverso, l'immigrato, il clandestino.

Nella panoplia di pericoli che assediano il rassicurante tepore del focolare domestico italiano piccolo borghese, un posto privilegiato spetta a romanì e sinti: o, meglio, come disse lo "sceriffo" Gentilini: "i zingari".

Ecco che gli sciacalli subito si buttano sulla storia della bionda e glaucopide piccola Maria, cinta fra le braccia sgraziate e piagate dalla povertà - nere, brutte e cattive - di una coppia rom greca accusata di averla rubata: per l'accattonaggio o, peggio, per indurla alla prostituzione.

Chi tocca i bambini è immondo, non è una novità, ed ecco che l'odio monta verso i corpi lombrosiani degli orchi, le cui fattezze anticipano la malvagità del loro animo. Nella pubblicistica antisemita o antizigana, il capro espiatorio è sempre mostruoso e col naso adunco; perché nella nostra società, modellata sul principio del bello è buono - kalòs kagathòs -, il malvagio deve essere deforme.

Si tratta di un meccanismo psicologico ben noto agli scienziati sociali, per il quale, per rendere accettabile la persecuzione, l'oggetto della discriminazione deve suscitare in noi una ripulsa assoluta e convinta. È l'assolutizzazione del nemico, propria del nazismo o anche della filosofia politica conservatrice che si ispira a Carl Schimtt, per la quale tu sei mio nemico non per quello che fai, ma per quello che sei: nero, zingaro o clandestino. Nemico irriducibile, per questo assoluto. E contro il quale utilizzare o il genocidio o gli strumenti securitari del contenimento del pericolo: Cie, ghetti, quarantene.

Siamo noi, dunque, che deumanizziamo l'altro per perseguitarlo: attraverso povertà, privazioni e costringendo i nostri rom, al 95% sedentari, a vivere in roulotte, per poi stigmatizzarli per "il loro vivere incivile".

Avremmo bisogno di chi ci racconta la loro cultura: non aliena e ostile alla nostra. Ma, quando scatta l'allarme sociale, non sono gli antropologi o gli psicologi ad essere chiamati nei salotti Tv, ma i professionisti della sicurezza: prefetti, poliziotti, esperti della sorveglianza come Frontex, droni e sentinelle; è la logica della riduzione dei problemi sociali a problemi di ordine pubblico.

La storia di Maria, dunque, è perfetta. Si tratta di un'accusa che mobilita le nostre coscienze, blandisce le nostre paure. Un'accusa atavica, che affonda le radici nel Medioevo. Quando si riteneva che gli zigani rapissero i bambini e gli ebrei ne utilizzassero il sangue a scopo rituale.

Solo nel 1965, la Chiesa ha depennato dall'elenco dei beati San Simonino di Trento, vero e proprio falso storico costruito all'epoca della Controriforma, per compattare i cattolici contro ebrei, protestanti e altre minoranze.

Nonostante studi e ricerche abbiano abbondantemente dimostrato l'inesistenza del fenomeno del rapimento dei bambini da parte dei rom, l'industria della paura, per funzionare, ha bisogno della delazione.

Troppo facile constatare come in Grecia, con Alba Dorata che impazza, sia allettante per un governo moderato proporsi come tutore dell'ordine. Tentazione nella quale è caduto Hollande, con il caso della piccola Leonarda espulsa dal Paese. Errore nel quale inciampò anche il nostro centro-sinistra, all'epoca del muro di via Anelli.

Vi ricordate la campagna elettorale di Berlusconi del 2008? Emergenza stupri, caccia allo straniero, ronde, polizia di quartiere. Il paese era scosso dalla violenza e uccisione della povera Giovanna Reggiani, a Tor di Quinto, Roma. Dopo l'emergenza stupri, l'emergenza rapimenti è altrettanto seducente: donne e bambini attivano primordiali meccanismi di difesa.

Sappiamo com'è andata a finire. Mentre qualche sceriffo di centro-sinistra scimmiottava quel linguaggio, incapace di costruire un paradigma dell'accoglienza alternativo al Forza-leghismo, si favorì una vittoria del Cavaliere di proporzioni straordinarie.

Ora, bisognerebbe iniziare a costruire un discorso pubblico diverso. Saremo all'altezza della sfida o ci faremo travolgere ancora dalla paura?

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Di Fabrizio (del 26/10/2013 @ 09:03:29, in Kumpanija, visitato 1403 volte)

Apologo del fine settimana a prospettiva variabile (avariabile?)

Mi diceva il professore, uomo buono ed onesto, che i giovani rom non conoscono il loro passato, e stava cercando una maniera per "insegnarglielo".

Non mi ricordo il come e il perché, una sera parlavo con'anziana romnì, le raccontavo che un tempo non molto lontano ad essere zingari si finiva in campo di concentramento. Che oggi non va bene, ma allora c'era gente peggiore Lei mi rispose che del passato non le importava, e poi sputò per terra: "Ma lo sai, tu che mi fai queste lezioni, che se mia nipotina fosse bionda, potrei finire dentro come una ladra? Dimmi cosa è cambiato!"

Io non ci credo che nel 2013 ci sia ancora qualcuno che se vede una zingarella bionda mette in giro la sua foto. E non ci credo che ci siano giornali che accetterebbero tutto questo. Ma, si sa, gli zingari sono dei gran bugiardi e vogliono sempre passare per vittime.

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Di Sucar Drom (del 25/10/2013 @ 09:02:25, in blog, visitato 1580 volte)

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Di Fabrizio (del 24/10/2013 @ 09:04:30, in Europa, visitato 1633 volte)

La foto, che ogni tanto appare in home page, la scattai a Parigi nel settembre 2010. Allora manifestarono in 50.000 (forse 80.000: la guerra delle cifre vale anche da quelle parti) contro le politiche anti-immigrati e anti-rom della Francia di Sarkozy. Inizialmente doveva essere una manifestazione europea, poi l'attivarsi delle diverse comunità promosse manifestazioni più piccole in una cinquantina di città grandi e piccole nel continente.

A Parigi i socialisti francesi distribuivano in manifestazione questo istruttivo libretto:

(clicca sull'immagine per leggere la recensione)

che ovviamente lessi avidamente. Il senso è racchiuso in questo capitolo in quarta di copertina (vado di traduzione):

    [...] Per soddisfare le aspettative dei cittadini, la sinistra dev'essere in grado di proporre un progetto di società alternativa, ambizioso e credibile. Ma deve anche essere in grado di denunciare i danni della destra al potere, di opporsi alle violazioni delle libertà civili e difendere le fondamenta del nostro patto repubblicano. [...]

Nelle 166 pagine, viene passata ai raggi X, con una specie di vocabolario, la politica securitaria che aveva caratterizzato la presidenza Sarkozy. La tesi è che la gestione autoritaria si dipanava su alcune costanti: limitazione dei diritti, interventi sui media (anche con concentrazioni di cartelli giornalistici), privatizzazione del sistema securitario, informatizzazione degli archivi. Il tutto faceva parte di un vero e proprio sistema globale, che ricordava incubi orwelliani.

Spero di non annoiare nessuno, riportando questo capitolo, da confrontarsi con quanto sta succedendo da circa un anno:

    CACCIA AI SANS-PAPIER
    "Quando qualcuno è per strada, in stato di emergenza o disagio, di sicuro non gli si chiederanno i documenti!" [Nicolas Sarkozy, discorso al Consiglio Economico e Sociale, 17 ottobre 2007]
    "Il responsabile della comunità Punto Rosso ha dovuto rispondere ad una serie di domande sul nostro movimento. In seguito a ciò, la polizia l'ha accompagnato in comunità per censire la presenza di compagni senza documenti." [Il direttore della Fondazione Abbé Pierre Marseille, 18 febbraio 2009]
    Il 16 febbraio 2009, un sans-papier accolto nella comunità Emmaus Punto Rosso di Marsiglia, viene ivi interrogato. L'indomani, gli stessi locali sono perquisiti dalla polizia. Vengono compilati dossier, nella ricerca di cognomi dal suono straniero tra i componenti dell'associazione. Il responsabile del centro è convocato dalla polizia e messo in cella, prima di essere rimesso in libertà. Un'operazione simile era stata condotta nella comunità Emmaus di Foulain (Costa d'Oro), il 29 agosto 2007, conclusasi con l'arresto di quattro persone.
    Diversi casi di arresto di genitori e bambini, in prossimità o persino all'interno delle scuole, hanno parimenti sollevato l'indignazione di numerose associazioni. Così, per esempio, il 24 novembre 2008, la polizia ha preso due genitori kosovari, cercando i loro figli a scuola, riconducendoli poi alla frontiera.
    Nel suo rapporto del 20 novembre 2008, Thomas Hammarberg, commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, condanna il continuare di questi arresti nelle scuole, che contraddicono gli impegni assunti da Brice Hortefeux per mettere fine a queste pratiche: "Sono stati riportati diversi casi recenti, di cui uno verificato dal Difensore dell'Infanzia, in cui poliziotti hanno compiuto arresti di bambini all'interno stesso di scuole primarie. Tale pratica è intollerabile per quanto è traumatizzante per i bambini. Le scuole devono rimanere luoghi d'insegnamento e di educazione, e non zone dove si svolgono arresti. Il Commissario richiama le autorità francesi a garantire che non avvengano in alcun modo arresto di bambini o di genitori, nelle scuole o nelle vicinanze.
    Questo riguarda anche gli arresti che avvengono in vicinanza delle prefetture, dei centri di ricovero, delle associazioni o ancora presso i fondi assicurazioni malattie, come quello avvenuto su denuncia il 18 febbraio 2009 a Auxerre: rivelano una reale strategia di caccia a chi è senza documenti, spingendoli a rifugiarsi in una clandestinità sempre più profonda.

Quanto sta accadendo in questi giorni, non mi sembra così lontano dalle pratiche descritte con tanto sdegno in quel libretto pre-elettorale. Abituati alle piroette italiane, non dobbiamo stupirci del voltafaccia dei socialisti francesi. Calcolerei alcune variabili:

  1. Il presidente Hollande è da tempo in caduta libera nei consensi, e il PSF non è mai stato un partito "facile", diciamo piuttosto un covo di vipere come se fosse gestito da Richelieu. Manuel Valls, è non solo ministro degli interni e autore della svolta autoritaria del governo socialista, ma è anche uno dei più accreditati rivali di Hollande.
  2. Valls appartiene a quel tipo di politici per cui i sondaggi sono quelli che dettano la linea politica. I sondaggi francesi sono chiari: Hollande in calo di popolarità e popolazione favorevole al rimpatrio di rom e immigrati irregolari. Le posizioni del ministro sono conseguenti.
  3. Anche ai tempi di Sarkozy, i sondaggi davano la maggior parte dei francesi favorevoli alla linea dura contro i Rom. Ciò non toglie che proprio la manifestazione del settembre 2009 ebbe una vasta eco interna, mostrando che la "Francia dei diritti" era ancora in grado di mobilitarsi in massa. La situazione sembra ripetersi ora con le tante manifestazioni a favore di Leonarda, e col loro clamore mediatico. L'opinione pubblica appare incerta e divisa, ora come allora. Sondaggi a parte, che tradirono Sarkozy contro Hollande, varrebbe la pena di capire se le disgrazie presidenziali vadano fatte risalire alla faccia feroce contro gli immigrati, o all'incapacità dimostrata contro la crisi economica.
  4. Se dal punto di vista dialettico le molte anime del PSF cercheranno di spiegare che loro sono comunque qualcosa di differente dalla destra, è indubbio che "tecnicamente" il caso Leonarda è stato gestito con le "politiche orwelliane" di Sarkozy, principalmente riguardo l'uso dei media e la centralizzazione dei sistemi di identificazione e controllo. Come sarebbe stato possibile altrimenti rintracciare e ricostruire la storia di quella famiglia, o rintracciarla in gita scolastica? E giustificare tutta l'operazione come "perfettamente regolare"?
  5. Ne consegue che i socialisti francesi (a parte le scuse e i discorsi politichesi di circostanza) hanno di fronte l'unica strada di riuscire a dimostrare di essere più forcaioli di chi li ha preceduti (anche al costo di sacrificare l'attuale presidente). Altrimenti per il popolo votante varrà sempre la regola (in Francia come in Italia) che tra l'originale e la copia, a parità di prezzo si sceglie sempre l'originale.

Da vedere, basta cliccare sull'immagine. La dedica finale è per Fiorella, lei sa perché

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Di Fabrizio (del 23/10/2013 @ 09:00:07, in media, visitato 1713 volte)

Appunti per un racconto poco buonista

G. spense il computer. Dopo anni che il mondo lo ignorava, anche lui aveva avuto l'onore di un articolo pubblicato. Sui Rom, per dimostrare, lui e la rivista, che nessuno tranne loro si occupava di quella gente strana.

Un bell'articolo, pensò G. soddisfatto. Una faticaccia, copiare... raccogliere frammenti di ragionamenti... passare il tutto al frullatore e tradurlo nel linguaggio che la rivista adoperava per gli iniziati... G. non si ricordava un concetto che fosse suo, a dire il vero non si ricordava niente di cosa aveva scritto. Sì: tutto perfetto!

Nella baracca la mamma era tornata dall'ospedale con Carmela, ultima nata di 6 figli. Il padre, ubriaco, stava litigando col portatile di P., un volontario che voleva per forza fargli leggere tutte le 5.000 parole (con tutti gli accenti giusti) scritte da G. Il padre non guardò neanche la bimba, e non capì niente di quella lingua che forse era l'italiano. Sentì P. differente da lui: perché P. avrebbe voluto scrivere lui quelle boiate, e perché P. se ne fregava di lui, il padre, il capofamiglia, e della sua fatica, e dopo avergli messo in mano il computer stava facendo i complimenti a quella bimba che aveva visto solo da qualche minuto.

U. dell'associazione RomAlQuadrato, stava scrivendo un commento di fuoco contro le tesi di G., dicendo che non capiva un tubo e che voleva "arrogarsi di rappresentare il popolo Rom". Neanche U. aveva letto l'articolo, ma se la prendeva con G. non potendo fare lo stesso con R., rom anche lui, ma dell'associazione RomAlCubo, perché anche lui voleva parlare a nome di tutti i Rom .

P. spiegò alla madre mentre lei stava preparando la cena, che ora tutti volevano scrivere di Rom... era stato P. stesso, qualche anno prima, a raccontare loro che nessuno voleva scriverne, quando rubò loro la prima intervista. Il padre era ancora arrabbiato perché non aveva capito niente, e non potendo urlarlo a G., gli prese un rancore sordo verso P. che continuava a parlare e parlare.

La cena era pronta, P. si fermò a mangiare. Senza smettere di parlare, propose un brindisi alla nascita di Carmela.

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Di Fabrizio (del 22/10/2013 @ 09:06:33, in Europa, visitato 2396 volte)

Foto: EPA
18.10.2013, 19:15 La voce della Russia - Jean-Pierre Liégeois, il membro del Consiglio scientifico della Rete Europea degli studi universitari degli zingari ed autore di diversi libri sulle comunità di zingari nell'intervista a "La Voce della Russia" rompe gli stereotipi che ha il pubblico europeo sui nomadi.

- Secondo le valutazioni dei mass media francesi, circa 20 mila rom sono giunti in Francia dai Paesi dell'Europa Orientale. Siete d'accordo con questa cifra?

- Se credere alle organizzazioni che lavoravo con gli zingari, per esempio "Medici del mondo", sono 15 mila. Dal punto di visto della statistica è un quantità di poca importanza. Il numero dei rom, arrivati in Francia prima, per esempio negli anni 60' o 70' dalle repubbliche dell'ex Jugoslavia, è molto più alto.

- Quanti migranti della "nuova onda" si trovano in Francia legalmente? Quanti sono illegali?

- La Francia non esegue statistiche su base etnica. Se gli zingari sono arrivati in Francia dalla Romania, sono rumeni, se sono giunti dal Belgio, sono belgi. Se sono cittadini dell'Unione Europea, il loro soggiorno è legale per tre mesi in tutti i Paesi dell'UE. Se il periodo di soggiorno è oltre tre mesi, sono obbligati a dimostrare redditi regolari.
In Francia sono state introdotte limitazioni nel settore lavorativo in cui possono lavorare i cittadini di Romania e Bulgaria. Dopo il 31 dicembre 2013 le limitazioni saranno annullate. Al momento queste norme rendono difficili il collocamento al lavoro dei cittadini provenienti da questi Paesi, perché, per assumerli, i datori di lavoro devono avviare formalità complicate e costose. Tutto sommato queste misure rallentano anche il collocamento al lavoro degli zingari, trasformandoli in migranti illegali dopo tre mesi di soggiorno.

- Cosa si può dire sul livello della criminalità tra la comunità degli zingari in Francia?

- Le paure di molti anni nei confronti degli zingari hanno diffuso tra la gente il mito "della criminalità etnica". C'è la tendenza ad esagerare la loro presenza in Francia. Spesso vengono definiti zingari anche coloro che non lo sono. Gli puntano il dito e dicono che sono zingari, ma a questo punto lo stesso trattamento, per esempio, degli ebrei o degli armeni è considerato come inammissibile. Il livello della criminalità tra gli zingari non supera il livello della criminalità tra cittadini di qualsiasi altro Stato. La polizia e gli organi giudiziari parlano di "piccola criminalità", di furti. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, occorre lottare contro di essa come dappertutto. E gli stessi zingari ne rendono conto.

- Di che cosa vivono i rom in Francia, come guadagnano?

- I cittadini di Romania e Bulgaria hanno problemi con la collocazione al lavoro, anche se hanno la qualificazione necessaria, tuttavia gli zingari dai Paesi dell'ex Jugoslavia che da molto tempo abitano in Francia sono quasi "invisibili": lavorano nel settore edile, fanno imbiancatura, intonaco.
Tradizionalmente molti zingari si occupano di lavori artigianali, lavorano con il ferro, suonano la musica, si occupano di arte, allevano cavalli, fanno commercio al mercato. Molti sono occupati nel settore agricolo, raccolgono frutta e verdura. Il problema è che di norma sono poco istruiti perché da piccoli non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola. Per questo la maggior parte di loro si occupa di lavori manuali.

- Se la Romania e la Bulgaria aderiscono alla zona Shenghen nel 2014, si prevede l'afflusso di zingari nei Paesi dell'Europa occidentale?

- Questo non cambierà nulla, perché rumeni e bulgari hanno già la possibilità di spostarsi liberamente dentro l'UE. Gli europei hanno idee errate sulla mobilità delle comunità di zingari. Tra 12 milioni di zingari in Europa solo una piccola parte è mobile.

- Quali misure bisogna prendere per integrare gli zingari dell'Europa orientale in Francia?

- In 100 anni di vagabondaggio nel mondo, gli zingari si sono stabiliti in Australia, in Canada e in Sud America. Ogni volta sono stati costretti ad adattarsi alle norme di vita dei diversi Paesi, sopravvivendo di esili, deportazioni, schiavitù. Nel 21° secolo la via dell'integrazione passa attraverso il rispetto della cultura degli altri popoli. Ruolo importante ha l'istruzione che permette alla generazione dei giovani di integrarsi nella struttura sociale, ottenere professionalità e la possibilità di essere collocati al lavoro.

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