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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 31/03/2013 @ 09:00:27, in sport, visitato 1574 volte)

ROMEDIA Foundation The sound of silence: Calcio ungherese, razzismo vergognoso - by Alastair Watt, 26 marzo 2013

Il 22 marzo a Budapest si è giocata Ungheria-Romania, importante partita di qualificazione per la Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Brasile nel 2014, e dopo molti anni entrambe i paesi sono nella migliore posizione per partecipare a questo importante evento sportivo. Lo stadio Ferenc Puskas, che può contenere oltre 50.000 spettatori, avrebbe dovuto essere un'esplosione di suoni e colori, unendo un paese nella vittoria.

Invece, c'era silenzio. Assordante e, per l'Ungheria, imbarazzante silenzio. All'inizio dell'anno la FIFA, l'organo di governo del calcio mondiale, annunciava che l'Ungheria avrebbe giocato la sua prossima partita casalinga a porte chiuse, come punizione per i cori antisemiti dei suoi fan, prima e durante la partita con Israele dell'agosto scorso. Venerdì, l'Ungheria ha pareggiato con la Romania con un potenzialmente pericoloso 2-2, in un'atmosfera decisamente strana. Dopo aver segnato i goal, i giocatori ungheresi correvano per celebrare davanti ad un pubblico che non c'era. Ben presto la confusione è subentrata alla gioia iniziale.

Nel frattempo, fuori dallo stadio veniva disperso coi gas lacrimogeni dalla polizia anti-sommossa un folto gruppo di manifestanti in passamontagna che sventolavano le bandiere dello Jobbik. Il bel gioco veniva marchiato da atti orribili.



Una partita tra Ungheria e Romania sarebbe comunque surriscaldata in ogni circostanza, data la lunga rivalità tra i due paesi, e una significativa minoranza di Ungheresi che vivono in Romania. Dal punto di vista calcistico è uno scontro tra due3 nazioni riemergenti, con una generazione nuova ed emozionante di giocatori. Tuttavia, l'incontro non è stato marcato né da rivalità né da tecnica brillante. E' stato più caratterizzato da quell'atmosfera vuota ed inquietante, che ha mostrato la malattia pervasiva ma raramente affrontata dal paese: il razzismo. L'Associazione Calcistica Ungherese, distintasi per la perdita di oltre 100.000 euro a seguito del divieto, ha reagito, no condannando quei canti vili, ma facendo ricorso contro la decisione. Ha sostenuto che la punizione era "dura" e "sproporzionata". Eppure, sono gli stessi che promettono di "espellere le voci estremiste dal calcio ungherese".

Senza dubbio, un messaggio ambivalente. Da un lato, si vuole liberare il gioco nazionale dal razzismo. Dall'altra, quando un incidente razzista nazionale viene perpetrato dai propri sostenitori, nel proprio stadio, si reagisce con debolezza e indulgenza. E' stata un'occasione tristemente mancata per prendere una posizione contro il razzismo. Il loro ricorso è stato ovviamente respinto dal Tribunale arbitrale per lo Sport. Erano gli Ebrei il bersaglio di agosto, ma il razzismo e l'odio contro i Rom e i giocatori di colore si sono diffusi da anni nel calcio ungherese.

Assistetti alla mia prima partita in Ungheria nell'ottobre 2011, al Florian Albert Stadium, sede del Ferencvaros, la squadra più popolare di Budapest. Non memorabile la partita contro il Videoton. Ma ciò che vidi e sentii sugli spalti lo fu. "Cigano" (zingaro) gridò una coppia di tifosi Fradi (Ferencvaros) alla mia destra, quando il portiere avversario corse verso la fine dello stadio.

Epiteto che, imparai presto, è tra i preferiti dalla folla. E' usato per ogni apparente infrazione. L'arbitro prende una decisone da contestare: "Cigany!". Un giocatore del Ferencvaros compie un errore: "Cigany!". I tifosi avversari arrivano allo stadio: "Cigany!".

Questi cori sono stati resi illegali, ma la polizia non ha fatto niente. Se avessero applicato la legge alla lettera, ci sarebbero stati migliaia di arresti. Da altre parte in città, ad Ujpest per esempio, cori simili sono meno comuni nella mia esperienza, ma sono esistiti. Nel contempo, vengono diretti a gran voce fischi discriminatori e slogan di "scimmia" verso i giocatori di colore. Raramente c'è un servizio d'ordine o qualche forma di autocontrollo sugli spalti. Ci vorrebbe qualcuno di coraggioso che dicesse ai suoi compagni di tifo che questi cori razzisti sono inaccettabili, ed il coraggio è una merce rara nel calcio ungherese di oggi.



L'allenatore di un noto club ungherese, che preferisce rimanere anonimo, mi ha detto che sarebbe un "suicidio per la carriera" ingaggiare un giocatore romanì in Ungheria. Gli esempi sono dappertutto. Nel 2008-2009 il portiere Jan-Michael Williams, di Trinidad, giocò nel Ferencvaros. Quella che avrebbe dovuto essere una mossa interessante da parte di una squadra una volta famosa, diventò un acido autogol, dato che Williams era sottoposto a frequenti abusi razziali, anche da parte dei suoi "sostenitori".

Ricordando quella che descrive come la peggior esperienza della sua vita: "Sin dall'inizio c'erano abusi razziali, sia da parte della nostra che degli avversari. C'era il gesto della scimmia, "tornatene in Africa", manifesti e cartelli." I tifosi ed i giocatori del MTK Budapest, fondato anche da ebrei ungheresi, sono sottoposti a terribili abusi, tra cui il più inquietante è il "sibilo" (che imita ipl suono delle camere a gas naziste), ripetuto dai tifosi del Ferencvaros durante una partita agli inizi degli anni 2000.

Ne3gli anni recenti la scomparsa del calcio ungherese e le susseguenti scarse presenze in Europa e Champions League, hanno mantenuto a livello locale questo razzismo rampante, nascosto tra i confini ungheresi. Di tanto in tanto le autorità europee o mondiali mandano ammonimenti, ma le reazioni a livello nazionale riguardo al razzismo nel calcio sono di un'incertezza allarmante.

Hooligans di diverse squadre ungheresi sono noti per essere affiliati al partito di estrema destra Jobbik, che si sposta con rapidità per trarre profitto dai provvedimenti punitivi. Durante le manifestazioni tenutesi fuori dallo stadio prima, durante e dopo la partita, lo Jobbik faceva opera di proselitismo tra i tifosi colpiti dal divieto.



Questo è un test per i tifosi di calcio ungheresi. Si sentiranno accusati a torto come gruppo, aggiungendo le loro grida all'eco del pianto degli estremisti vittimizzati? O si coalizzeranno contro i razzisti i cui comportamenti minano i progressi della migliore selezioni di giovani calciatori dopo decenni?

Lo dirà il tempo, ma se il danno auto-inflitto alle loro speranze di prendere parte alla Coppa del Mondo non porterà ad una resistenza più attiva contro il razzismo, non so cosa potrà succedere. Sono passati sessant'anni da quando la più forte selezione ungherese (conosciuta come i magici Magiari) ottenne il suo miglior risultato, battendo l'Inghilterra a Wembley, ispirata dal grande Puskas.

Che farsa, quindi, che lo stadio a lui intitolato fosse deserto per colpa degli estremisti, che pure manifestavano al suo esterno, mentre il razzismo continua senza essere affrontato nel calcio ungherese.

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Di Fabrizio (del 30/03/2013 @ 09:06:01, in Europa, visitato 1571 volte)

Politis.fr Il vero volto della "caccia ai Rom"
Ai limiti di Parigi, un campo di rom è minacciato di sgombero senza alternative, mentre gli eletti dell'UMP si mobilitano per impedire la costruzione di un'area d'accoglienza, a 700 metri di distanza. Reportage. (ULTIMORA: sgombero effettuato il 27 mattina)

Alle prime ore del giorno, già si diffonde il fumo dai camini di tubi forati che si alzano da una fila di baracche di fortuna. Da mercoledì 20 marzo, la decina di famiglie rumene accampate su una bretella in disuso dell'autostrada A4, a lato del bois de Vincennes, attendono di essere sgomberate in ogni momento. Raccontano tre genitori, intorpiditi ed ansiosi, in francese rudimentale.

Da un anno e mezzo hanno lasciato la regione di Buzau, Romania, dove sopravvivevano come braccianti agricoli. Poi si sono installati in questi rifugi, e vivono di materiali di recupero, cercando nella spazzatura cibo e oggetti da vendere. Due gruppi elettrogeni e delle stufe a legna forniscono un principio di confort.

Giovedì 21 marzo: ingresso dell'accampamento - E.Manac'h

Mercoledì le forze dell'ordine sono venute ad ingiungere di lasciare il luogo, perché l'intervento era imminente. "Ci hanno dato sino a martedì per andare - racconta un padre alzandosi dal letto. - Mercoledì, sfasciano tutto."

"I Rom sono buttati per strada come cani"

Dal 18 luglio 23 di loro hanno ricevuto l'ordine di espulsione dal tribunale di Parigi. Hanno appoggiato le loro valige su una bretella abbandonata dell'autostrada A4 che la direzione stradale dell'Île-de-France vuole recuperare.

"Da uno o due mesi viene sempre la polizia, - racconta Cosmin, 17 anni, che il francese l'ha imparato a scuola in Romania. - Ma non abbiamo dove andare."

Rientrare in Romania? "Impossibile, - risponde il giovane, - là non troviamo lavoro, neanche col diploma. Qui, almeno possiamo cercare nell'immondizia. In Romania non sempre è possibile." Senza alternative, il gruppo sembra quindi rassegnato a dovere "aspettare l'espulsione".

"Non ci sono mai soluzioni di rialloggio, i Rom sono buttati per strada come cani," s'intromette Evelyne Perrin, pensionata e attivista iperattiva che sostiene queste famiglie assieme ad un piccolo collettivo di Joinville-le-Pont (Val-de-Marne). Da diversi mesi, sta muovendo mezzo mondo - dall'ambasciata rumena ai difensori dei diritti, passando per sindaci locali e parlamentari - per tentare di scolarizzare i 12 bambini dell'accampamento. "Ho provato di tutto, ma non è stato possibile," sospira.

L'UMP vuole salvare il bosco di Vincennes

Nello stesso tempo, a due passi, davanti alla stazione RER di Joinville-le-Pont, un pugno di militanti dell'UMP distribuisce volantini. A 700 metri dal campo, un parcheggio dev'essere trasformato in area di accoglienza per "gens du voyage".

Lo prevede la legge ed il consiglio di Parigi ha approvato il 12 febbraio due progetti dentro i boschi di Vincennes e di Boulogne. Inoltre, il senatore UMP della Val-de-Marne, Christian Cambon, assieme ad 8 città, hanno lanciato una petizione contro questo progetto, che dovrebbe realizzarsi nel primo trimestre del 2014.

Progettate dal 2010 dal sindaco di Parigi, la costruzione di queste due aree di sosta è stata accolta dal rifiuto sistematico degli eletti locali. Nell'aprile 2011, la commissione dipartimentale dei siti, presieduta da Claude Goasguen, sindaco UMP del XVIe arrondissement di Parigi, dichiarava "alluvionale" la zona del bois de Boulogne. Ed il progetto di Vincennes è stato aggiornato a novembre 2011, sulla base del solo parere della commissione superiore di siti: un'area di accoglienza in un bosco non sarebbe conforme ai vincoli paesaggistici.

Ai limiti del bois de Vincennes, l'area di accoglienza contestata dall'UMP e l'accampamento minacciato di sgombero (clicca sull'immagine per vederla a grandezza naturale)

Al giorno d'oggi "l'installazione dei campi non va nel senso dell'ecologia," martella Valérie Montandon, consigliera UMP del XIIe arrondissement di Parigi. Firmatario della petizione sulla "violazione dell'integrità del bois de Vincennes" il suo collega Claude Goasguen minaccia di portare il caso in tribunale: "Se il prefetto di Parigi darà nonostante tutto il suo assenso, la decisione sarà comunque annullata dal tribunale amministrativo."

I primi 60 posti di Parigi

Dal 5 luglio 2000 la legge Besson impone ai comuni di oltre 5.000 abitanti di predisporre aree permanenti di accoglienza per le popolazioni nomadi. Già a giugno 2011 il presidente della commissione nazionale consultiva della gens du voyage, Pierre Hérisson, avvertiva François Fillon dell'inadempienza dei comuni, il 31 dicembre 2010 soltanto il 52% aveva provveduto a mettere in pratica la legge. Il 31 luglio 2012 ripeteva l'allarme al nuovo governo a maggioranza socialista: "Devono essere create nuove strutture."

Sinora Parigi ha approntato 60 aree, quando un accordo del 2004 col prefetto fissava a 200 i posti necessari all'area parigina. La cifra è stata abbassata a 90 posti.

Strana inerzia, nello stesso momento in cui il ministro degli interni - che ha fatto espellere 12.000 Rom nel 2012 - promette di smantellare "più campi insalubri possibile" e che François Hollande sostiene che "spera che quando viene sgomberato un campo insalubre, vengano proposte soluzioni alternative."

Quanti si oppongono al progetto dell'area di accoglienza nel bois de Vincennes, hanno indetto una manifestazione sabato 23 marzo, nel l'area in questione. I militanti che sostengono i Rom hanno già annunciato una contro-dimostrazione.

Volantino distribuito giovedì mattina alla stazione di Joinville-le-Pont

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Di Sucar Drom (del 29/03/2013 @ 09:05:13, in Regole, visitato 2111 volte)

Mantova, blitz inaccettabile!

Pubblichiamo il comunicato stampa del Consiglio direttivo dell'associazione Sucar Drom, dopo il "blitz" delle Forze dell'Ordine che ha visto coinvolte alcune famiglie mantovane, appartenenti alla minoranza linguistica sinta.

L'associazione Sucar Drom condanna l'azione spropositata messa in atto nella mattinata del 26 marzo 2013 nell'area di Trincerone a Mantova. Un esercito di 150 persone formato da Carabinieri, Finanza, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco con l'aggiunta di Polizia Municipale, Arpa, Tea, Urbanistica del Comune di Mantova e Parco del Mincio hanno bloccato tutte le strade con decine e decine di mezzi blindati. Erano anche presenti unità cinofile antidroga e squadre della Polizia di Stato che hanno operato a viso coperto con i passamontagna. Il risultato? Otto persone indagate per presunti abusi edilizi. Durante l'azione tutte le persone, residenti dagli Anni Ottanta, sono state tenute in stato di fermo e alla richiesta di spiegazione la risposta è stata: "è una normale operazione di polizia".

Per noi non è stata una "nomale azione di polizia", ma uno sperpero di risorse pubbliche senza precedenti. In un momento di grave crisi economica riteniamo indecente questa dissipazione di risorse pubbliche ed è per questo che chiederemo alla Corte dei Conti di indagare sulle responsabilità dirette e indirette.

L'azione è stata condotta in questi termini per il solo fatto che a Trincerone abitano dei cittadini mantovani, appartenenti alla minoranza linguistiche sinta. Se non fossero stati residenti dei sinti italiani l'azione sarebbe stata completamente diversa. Quindi l'azione in tali dimensioni nasce da un'idea distorta e razzista insita nelle Istituzioni che al contrario dovrebbero combattere tali fenomeni. L'azione è la riprova che a Mantova è insita nelle Istituzioni un'irrazionale volontà di stigmatizzazione e criminalizzazione di una piccola minoranza, già colpita duramente durante il fascismo e ancora oggi sottoposta a intimidazione inaccettabile in un Paese che si dichiara democratico.

La situazione a Trincerone è il frutto dell'inerzia della politica mantovana che non ha mai voluto ascoltare il grido di dolore che la comunità sinta mantovana lanciava da quel ghetto che è il "campo nomadi" di viale Learco Guerra. Un'inerzia che ha visto decenni di disinteresse, quando non proprio ostilità e violenza. Ancora oggi non c'è una soluzione seria e credibile per la chiusura dell'Area di viale Learco Guerra e per chi ha cercato in questi anni di costruirsi un percorso indipendente c'è oggi l'incubo del sequestro della propria casa. La beffa è ancora più crudele perchè le famiglie residenti a Trincerone hanno fatto tutto nella legalità ma nel 2005 è entrata in vigore una legge (Testo Unico 380) che ha trasformato in illegale tutto ciò che fino a 31 dicembre 2004 era legale (Legge 47/1985). Chi sono stati i cittadini italiani colpiti da quest'assurdità legislativa? I sinti. Un classico esempio di discriminazione razziale indiretta che dovrebbe essere bloccata e sanzionata dalla Direttiva 2000/43, forse la Magistratura non la conosce?

Chiediamo al Signor Prefetto l'istituzione di un tavolo con il Sindaco di Mantova e il Presidente della Provincia di Mantova con lo scopo di trovare delle soluzioni che sappiano contemperare diritti e doveri per tutti, partendo da quanto approvato dal Governo italiano e convalidato dalla Commissione europea su queste situazioni.


Dossier:

Azione spropositata con dispendio di uomini e forze senza precedenti. Controllate solo le proprietà delle famiglie sinte, tutte le altre proprietà non toccate dal blitz...

 Mantova, blitz contro le lottizzazioni abusive
Da stamani (26 marzo, ndr.) blitz delle forze dell'ordine al Trincerone di Mantova per controllare alcuni terreni su cui erano stati avviati lavori poi sospesi su ordine della Procura. Polizia locale, Carabinieri, Finanza, Forestale, Vigili del fuoco e Polizia di Stato, con i tecnici dell'Asl e dell'assessorato ai lavori pubblici del Comune, circa 150 uomini, hanno bloccato gli accessi al Trincerone; chiuse anche via Donati e via Parma. In azione anche unità cinofile. Sarebbero stati sequestrati quattro lotti su cui erano state edificate trenta casette. Diverse persone risulterebbero indagate per lottizzazione abusiva

Gazzetta di Mantova Mantova, lottizzazioni abusive al Trincerone - Maxi-blitz, scoperte anche villette con piscina

Circa 150 persone hanno controllato e posto sotto sequestro quattro lotti di terreno abusivo su cui erano state edificate circa trenta casette abusive, molte le persone indagate. Bloccati tutti gli accessi alla zona. Gli indagati sarebbero 12. Scoperte residenze e villette con piscina nascoste da siepi

altre foto

MANTOVA. Blitz delle forze dell'ordine al Trincerone per controllare alcuni terreni abusivi su cui, nei mesi scorsi, erano stati avviati lavori poi sospesi su ordine della procura. Polizia locale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del fuoco e Polizia di Stato, con i tecnici dell'Asl e dell'assessorato ai lavori pubblici del Comune di Mantova, circa 150 uomini, hanno bloccato gli accessi al Trincerone a partire dal Camattino; chiuse anche via Donati e via Parma. In azione anche unità cinofile provenienti da Milano.

Sarebbero stati posti sotto sequestro alcuni lotti di terreno su cui erano state edificate circa trenta casette. Diverse persone risulterebbero indagate per lottizzazione abusiva. Il blitz è scattato alle 9 dopo il concentramento in piazzale Montelungo di uomini e mezzi delle forze dell'ordine.

"Hanno usato uno spiegamento di forze dell'ordine fuori da ogni immaginazione. Sono arrivati in divisa e con le unità cinofil. Mia figlia si è spaventata e a mia madre è venuta la febbre". Chi parla è una delle persone a cui è stato notificato il sequestro del terreno e dei fabbricati. E intanto l'associazione Sucar Drom ha già annunciato che nelle prossime ore organizzerà una marcia di protesta in città.

26 marzo 2013


Gazzetta di Mantova La rabbia dei sinti dopo il blitz "Soldi sprecati dalle istituzioni"
Dura reazione della comunità all'operazione anti-abusivismo: "Chiederemo alla Corte dei Conti quanto è stato speso". Otto gli indagati - di Sandro Mortari



Il giorno dopo il blitz delle forze dell'ordine al Trincerone che ha visto nel mirino alcune famiglie nomadi, e non solo, per lottizzazioni abusive, il segretario dell'associazione Sucar Drom, Carlo Berini, si scaglia contro le istituzioni.

"Chiederemo alla Corte dei Conti di sapere quanto è stato speso per questa operazione che ha visto in campo più di 150 persone soltanto per notificare degli avvisi di abusi edilizi. Ho l'impressione - aggiunge amaro - che in un giorno si sia speso quanto in cinque anni si spende a Mantova per la mediazione culturale. Chiederemo un incontro con il procuratore capo Condorelli per capire che cosa stia succedendo". Un'idea, Berini, se l'è fatta: "Contro i sinti e i rom ci sono dei pregiudizi difficili da sconfiggere. Martedì abbiamo assistito a scene che mai avremmo voluto vedere. C'erano poliziotti ovunque, sono state bloccate delle vie pubbliche per cinque ore. Bambini e vecchi della nostra comunità erano sotto shock, e lo sono tuttora; una persona anziana è finita all'ospedale. Hanno buttato all'aria tutto alla ricerca di non so che cosa e, alla fine, non hanno trovato niente".

Nel frattempo, sul tavolo del procuratore ieri è arrivata la relazione sull'intera operazione effettuata martedì, assieme alla documentazione sequestrata (rogiti e materiale informatico) necessaria a comprovare il reato di lottizzazione abusiva. Le indagini, dunque, continuano. Il Comune, dal canto suo, ha avviato la procedura per confiscare gli otto lotti di terreno e le 24 strutture adibite ad abitazione, posti sotto sequestro e affidati alla custodia giudiziale degli stessi proprietari.

La comunità sinta è attonita ma reagirà, promette Berini. Già state preannunciate manifestazioni di protesta che, all'ultimo momento, sono state fermate dagli stessi organizzatori: "Le associazioni sinte e rom sono in agitazione - annuncia Berini - e già martedì volevano venire a Mantova da tutt'Italia per manifestare contro l'emergenza abitativa che abbiamo qui. Abbiamo preferito indurre tutti alla calma. Ora ci riuniremo per definire la strategia da seguire". Berini assicura di non aver ancora pensato a quali iniziative adottare, "ma nulla è da escludere, potrebbe anche essere che occupiamo piazza Sordello in maniera permanente". Un punto tiene a precisare il segretario di Sucar drom: "I sinti non hanno ville né piscine".

E difende chi è stato indagato per lottizzazione abusiva: "Al Trincerone c'erano solo persone che hanno cercato di costruirsi un futuro fuori dal campo nomadi quando, a fine anni 80, la legge consentiva di tenere le roulotte su terreni agricoli. Nel 2005 la legge è cambiata, il Comune non ha applicato il condono edilizio e, per la prima volta, una legge è diventata retroattiva tanto che, otto anni dopo, ci considerano dei criminali. Ma noi non lo siamo".

28 marzo 2013


Notizia di contorno:

"Macchinari comprati dagli zingari" ma li avevano rubati da una ditta - 28 marzo 2013
Un 44enne e un 39enne colti in flagranza a Revere, seguiti di nascosto fino a Gazzo e arrestati in un'azienda di rottami

    Italiani (si presume, non viene stranamente indicata la nazionalità) "prendono a prestito" macchine industriali, dicono di averle acquistate dagli zingari. Bottino: 1000 euro (principianti).

Sull'imponente operazione di polizia di ieri al Trincerone rilevo, con preoccupazione, l'enorme sproporzione tra le motivazioni dell'intervento e le modalità di esecuzione dello stesso. Quando mai un controllo per abusi edilizi richiede la presenza attiva - assieme ai tecnici comunali, a quelli dell'Arpa e agli agenti della polizia locale - di oltre 150 unità di tutti e cinque i corpi di polizia (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale e Vigili del Fuoco), addirittura con unità cinofile? Oltre tutto la posizione di irregolarità di alcune roulotte - irregolarità divenuta tale dopo la legge del 2005 - era ben nota al Comune di Mantova, tanto da essere stata oggetto di discussione in occasione dell'approvazione del Prg. Cosa c'entra, poi, la chiusura di tutti gli accessi al Trincerone, i bambini sequestrati in casa per ore o il sequestro di beni familiari come cd musicali, chiavette Usb o i computer dei bambini? Incredibile! Un atto amministrativo è stato trasformato in un problema di ordine pubblico, con una spettacolarizzazione inaccettabile che ha lanciato, consapevolmente o inconsapevolmente, un messaggio devastante: i sinti e i rom sono dei criminali. Mi aspetto una spiegazione ufficiale dai responsabili di questa operazione.

Claudio Morselli
Coordinatore provinciale
Sinistra Ecologia Libertà

Dichiarazione alla Gazzetta di Mantova, 28.03.2013

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Di Fabrizio (del 28/03/2013 @ 09:04:22, in lavoro, visitato 1501 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Centro commerciale chiede la rimozione dei lavoratori rom

Budapest, 21 marzo 2013: Skopje City Mall, un centro commerciale macedone, ha incaricato l'agenzia che fornisce il personale addetto alle pulizie di rimuovere tutto lo staff romanì che lavorava nel reparto alimentare. Skopje City Mall ha inviato una mail il 9 gennaio 2013, richiedendo che i lavoratori romanì fossero lasciati a casa entro il 20 gennaio 2013. La vicenda è venuta alla luce sui media nazionali solo questa settimana.

L'agenzia di pulizia, Land Service, si è opposta alla richiesta. Secondo quanto riportato sui mezzi d'informazione, il centro commerciale ha motivato la richiesta in seguito ai furti di beni alimentari. L'agenzia impiega lavoratori rom e no nel reparto - soltanto i Rom sono stati stigmatizzati sulla base della loro etnia.

ERRC respinge in toto l'azione dei manager di City Mall, che viola la costituzione macedone, i codici del lavoro e quelli anti-discriminazione. L'azione viola inoltre le norme internazionali sui diritti umani.

"Non è accettabile incolpare collettivamente il personale in base alla sua origine etnica," ha detto Dezideriu Gergely, direttore esecutivo di ERRC. "Questo tipo di discriminazione sul posto di lavoro contro i Rom, presumibilmente sulla base di stereotipi come -la criminalità zingara- non devono essere tollerati."

ERRC sta sollecitando il corpo macedone sull'uguaglianza ad affrontare il caso, che sta seguendo con le pertinenti istituzioni UE.

Comunicato stampa disponibile anche in macedone.

Per ulteriori informazioni, contattare:.
Sinan Goekchen
Media and Communications Officer
European Roma Rights Centre
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324

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Di Barbara Breyhan (del 27/03/2013 @ 09:03:20, in Europa, visitato 1648 volte)

RadioBremen I Rom in Germania "I nostri bambini venivano picchiati"

Devono combattere contro molti pregiudizi: si tratta dei Rom. Un rapporto sul loro gruppo etnico - spesso perseguitato dal punto di vista politico - nota come sempre più Rom vengano in Germania. Nella battaglia per il loro riconoscimento sociale trovano un sostegno presso il "Refugio", un'associazione che assiste psicologicamente i profughi provenienti da aree di crisi. "Refugio" è un centro di trattamento psicosociale e terapeutico per profughi e per sopravvissuti a torture, persone che hanno visto la guerra con i loro occhi. Il più delle volte si tratta di superare dei traumi: le persone che vengono al "Refugio" sono state perseguitate a causa della loro appartenenza religiosa, politica, etnica o sessuale e, talvolta, hanno subito anche torture.

Il signor M. - che non intende rivelare il suo nome per intero - vive in Germania da tre anni. Con i suoi cinque figli e sua moglie ha cercato asilo in Germania, poiché la vita da rom nel suo villaggio di origine in Serbia diventava ogni giorno più difficile. "Non avevamo pace, i nostri bambini venivano picchiati. Tornavano a casa da scuola sempre piangendo". La goccia che ha fatto traboccare il vaso: una delle sue figlie venne investita da un'auto; sopravvisse, riportando però gravi lesioni. Il conducente dell'auto ammise di aver travolto la bambina di proposito - perché si trattava di una bambina rom.

Scarso accesso all'assistenza sanitaria
Adesso la famiglia di M. vive in Germania e si sente al sicuro, grazie anche all'aiuto del "Refugio". L'anno scorso sono arrivati al centro di trattamento della città anseatica 16 Rom, "un po' più degli anni precedenti", spiega Bjoern Steuernagel, direttore del "Refugio" di Brema. I pazienti hanno vissuto sulla loro pelle discriminazione ed emarginazione: "Si può parlare a tutti gli effetti di una violenza sistematica nei confronti della minoranza etnica dei Rom, che si manifesta nello scarso accesso all'assistenza sanitaria e ai contributi sociali. Si tratta di un tipo di emarginazione dalla quale scaturisce poi inevitabilmente la povertà".

800 Rom vivono a Brema - tendenza in aumento
Nessuno sa con esattezza quanti Rom vengano via via in Germania. Questo perché l'ufficio federale per la migrazione e per i profughi non rileva i singoli gruppi etnici. Sono soltanto i paesi di origine a fornire un'indicazione. Veniamo così a sapere che è di etnia Rom circa il 90 per cento dei richiedenti asilo provenienti dagli stati balcanici quali Macedonia, Serbia, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. Da questi paesi, fino ad ottobre 2012, erano arrivati in Germania circa 5000 Rom. A settembre erano ancora 2800. E da allora il numero dei richiedenti asilo è aumentato ancora. A Brema vivono attualmente 800 Rom. Secondo l'Associazione Federale dei Sinti e Rom di Brema questa tendenza sarebbe in aumento.

Tra gli immigrati rientrano anche i cittadini dell'UE provenienti dalla Romania e dalla Bulgaria. Afferma Steuernagel: "Dove comincia il diritto di asilo e dove finisce? Perché anche persone provenienti dalla Romania o dalla Bulgaria possono venirsi a trovare in condizioni esistenziali di grave disagio economico e, di conseguenza, decidere di venire qua - grazie alla libera circolazione all'interno dell'UE - nell'aspettativa di un lavoro almeno temporaneo". Steuernagel stima che, nei paesi di origine, fino al 90 per cento dei Rom sia senza lavoro. A questo punto, secondo lui, il passo successivo verso la povertà e verso i margini della società viene di conseguenza.

Razzismo profondamente radicato
Steuernagel attribuisce ad un razzismo profondamente radicato il motivo principale della situazione attuale in cui si trovano i Rom. Un razzismo che è presente in tutti i paesi europei. M. afferma che non gli siano mai capitati direttamente episodi di razzismo, ma di essere a conoscenza, tuttavia, dei pregiudizi esistenti nei confronti dei Rom e di averne timore: "E' una brutta cosa. Se tutti cominciassero a pensare che i Rom non siano in grado di dare il loro contributo alla società, allora anche qui in Germania non ci sarebbe più posto per noi, esattamente come in Serbia".

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Di Fabrizio (del 26/03/2013 @ 09:08:17, in Europa, visitato 1650 volte)

Stefano Galieni | 18 marzo 2013 | Fonte: corriereimmigrazione.it

Il titolo del convegno è esplicito: Il ruolo delle donne rom nella tutela dei diritti umani e in tempi di crisi economica. Lo ha organizzato a Roma la sezione italiana di Amnesty international, riunendo quattro donne unite da forti motivazioni, esperienza, capacità comunicative e competenza: Isabella Miheleche, attivista per i diritti delle donne in Romania, Beatriz Carrillo, presidente dell'associazione Fakali, per i gitani nella regione spagnola dell'Andalusia, Dijana Pavlovic, dell'associazione Rom e Sinti insieme che opera in Italia, e Dzemila Salkanovic, per l'associazione 21 luglio.

Isabela Michalache, nel denunciare l'aumento delle discriminazioni, le difficoltà nell'accesso al lavoro e ai servizi pubblici (è successo che anche i medici, a volte, abbiano rifiutato le cure), ha toccato anche il delicato tasto delle problematiche interne alle stesse comunità, dai casi di violenza fra le mura domestiche al ripristino di regole ancestrali come quella sulla verginità e ai matrimoni precoci. A causa della crisi, ha spiegato, le donne sono divenute ancora più vulnerabili. In Romania era stato approvato un piano strategico nazionale che prevedeva interventi a lungo termine, soprattutto nel campo della formazione e dell'istruzione, ma non ci sono le risorse per attuarlo. "Bisognerebbe – ha affermato Michalache – operare per rendere le donne più autonome, fornendo libri di testo, sussidi alle famiglie, favorendo la concessione di crediti per chi ad esempio in Moldavia, vuole lavorare la terra, bloccare sfratti e sgomberi che creano emarginazione e disagi, produrre cambiamento anche valorizzando le ong composte da rom. Ci sarebbero mille piccoli interventi alla nostra portata, non solo in Romania, e che produrrebbero cambiamenti importanti e duraturi".

Beatriz Carrillo, con un intervento molto appassionato, ha voluto aprire una riflessione su quella che ha definito "storia muta e invisibile", anche se è consapevole che la situazione spagnola finora è stata fra le migliori d'Europa. Sarà per una presenza numericamente molto consistente, stabile e nata da tempi lontani e per una programmazione di interventi messi in atto per la salute, il lavoro, l'istruzione, fatto sta che in Spagna sono nate istituzioni partecipate e riconosciute dal governo come il Consiglio statale del popolo rom e l'Istituto di cultura gitana. In Spagna si è tenuto il primo congresso mondiale delle donne gitane senza aver bisogno di intermediari. "La Spagna in questo senso è un modello da seguire – ha dichiarato la relatrice- Ma da noi è stato più facile anche grazie all'alto numero di gitani che esercitano professioni che hanno esercitato influenza nella cultura spagnola e che si sono amalgamati con la società". L'immagine che però viene riaffermata anche in Spagna delle popolazioni rom è carica di negatività, tanto che nelle scuole, a detta di Carrillo, spariscono la lingua, le differenze e anche la rivendicazione di identità. "Anche da noi, come nel resto d'Europa, le cose peggiorano. Gruppi estremistici entrano nei governi e nei parlamenti con un messaggio razzista e discriminatorio. Gruppi che vengono condannati a parole ma mai concretamente sanzionati. La situazione è poi precipitata anche da noi con la crisi. Non vogliamo essere un fanalino di coda ma essere ad armi pari. Non siamo disposte a vedere annientati i nostri valori culturali, vogliamo affrontare anche con gli uomini la società gitana. Fakali è impegnata per l'emancipazione femminile e per far valere i nostri valori di solidarietà e rispetto rifiutando però l'assimilazione". E c' è stato anche modo e tempo per ricostruire un percorso che attraversa gli anni bui della dittatura franchista e che ha una svolta nel 1978 quando, nel primo governo democratico, trova posto anche un rom che si era distinto per l'impegno in anni scomodi. Le donne rom hanno operato anche insieme alle altre cittadine spagnole, per una legislazione più paritaria, sono entrate nelle università e hanno fatto sentire anche politicamente la propria voce.

Dijana Pavlovic ha stupito e commosso recitando una parte del monologo Vita mia parla, basato sulla vita di Mariella Mehr, scrittrice e poetessa jenish (nome dato ai rom svizzeri), che nel paese elvetico fu vittima del programma di sterilizzazione forzata imposto dagli anni Venti fino al 1974 tramite l'istituzione Pro Juventute. Un testo violento e diretto, in cui si raccontano con crudo realismo le violenze subite e l'odio accumulato, torture che non sembrano possibili e che pure sono state reali in un Europa cieca e pronta a girarsi dall'altra parte.

Dzemila Salkanovic, invece, come racconta nella lunga intervista che ci ha rilasciato, ha parlato della vita difficile che nella capitale italiana conducono i rom, tanto divisi e poco capaci ancora di fare fronte comune.

Numerose le domande che hanno trovato puntuale e non scontata risposta. A chi criticava il machismo spesso diffuso nelle comunità rom è stato comunemente risposto come il machismo, la violenza sulle donne, gli elementi di problematicità a volte drammatica, siano caratteristica comune e da combattere in ogni cultura. Non nascondendosi dietro alla presunzione che il problema riguardi solo universi ritenuti inferiori ma mettendosi, come uomini e come donne, in discussione. Fra i tanti elementi emersi, che meriterebbero ulteriori approfondimenti, il peggioramento delle condizioni nell'Est europeo dopo il crollo del muro e dei regimi. C'era concordia nell'affermare che la privatizzazione di ogni servizio abbia approfondito le disparità, tolto ai rom diritti acquisiti come la casa, la sanità, la scuola e il lavoro. Duro accettare che tali disagi vengano comunemente imputati alla "democrazia". E' comune la richiesta di una moratoria continentale della politica degli sgomberi, capaci solo di produrre disperazione. E a dirlo, a spiegarlo non sono attivisti neutri di associazioni che si occupano dei rom, ma donne rom in carne ed ossa.

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Di Fabrizio (del 25/03/2013 @ 09:05:07, in Europa, visitato 1639 volte)

By Valeriu Nicolae - 12 marzo 2013

L'errore economico

Analisi superficiali sui costi economici dell'inclusione sociale sono diffuse tra le classi politiche dell'Europa Centrale e Orientale (ECO). In questo articolo cercherò di individuare un errore economico riguardo un gruppo immaginario di Rom che chiamerò "Frankestein", termine che intende sottolineare la confusione e l'archetipo semplicistico sui Rom che è largamente diffuso tra i decisori politici.[1]

Molti politici e decisori pensano alla parola "Rom" come ad un eufemismo per tutti i piccoli criminali (inclusi naturalmente quei criminali che non sono Rom). Come per qualsiasi stereotipo, la percentuale di Rom che corrispondono alla descrizione di "Frankestein" è appena una frazione sul numero totale dei Rom. I professionisti rom di successo tendono ad essere invisibili a politici e decisori, in quanto non si adattano alla tipologia, razzista ma diffusa, del "vero" Rom. Nei fatti, esistono più professionisti Rom di quelli "Frankestein".

L'errore economico sui Rom "Frankestein" è ritenere che i loro paesi siano migliorabili, in termini economici, senza di loro. Questa convinzione giustifica tanto l'inazione nella madrepatria (mancanza di sforzi e fondi per l'inclusione sociale), che lka riluttanza a lavorare per arginare l'immigrazione verso l'Europa Occidentale.

I governi ECO pensano che la maggior parte dei Rom che lasciano i loro paesi siano, nella migliore delle ipotesi, cantanti, ballerini o lavoratori non qualificati (nel campo delle pulizie o della ristorazione), ma che la maggior parte viva di assistenza sociale, furti, o operando sul mercato nero. Indipendentemente da ciò, i Rom sono una perdita economica significativa per le economie dei loro paesi.

Credono anche che una volta partiti i Rom "Frankestein", i paesi ospitanti (Europa Occidentale) debbano assumersi i costi del welfare, del controllo, dell'istruzione, della sanità, dell'alloggio - mentre quegli stessi Rom invieranno la maggior parte dei loro risparmi in patria. E' un messaggio crudo e sbagliato, ma semplice, da mandare alla maggioranza dei votanti, che comunque non amano o odiano apertamente i Rom.

I Rom "Frankestein" devono essere incentivati e resi responsabili sulla loro cittadinanza. Ciò richiederebbe un'aggressiva campagna per far capire ai Rom che sono una parte importante della loro nazione, attraverso investimenti massicci nell'inclusione sociale, combattendo l'antiziganismo e promuovendo la cittadinanza attiva tra le comunità e i ghetti più problematici.

Un simile piano d'azione richiede misure strategiche a lungo termine (oltre 20 anni), prevede budget significativi e sarebbe da moderatamente ad altamente impopolare. Richiede un impegnativo lavoro a livello di base, attività disprezzata non soltanto dai politici ma anche dalle maggior parte delle OnG attive nel campo dei Rom e dell'inclusione sociale.

Perché uno stato dovrebbe farlo? La risposta è semplice - non c'è un'altra soluzione.

La maggior parte dei governi dei Rom "Frankestein" vuole sbarazzarsi di chi non si insedierà stabilmente in altri paesi. Continueranno a vivere di welfare nei paesi di origine come in Occidente. Alcuni useranno le loro esperienze criminali in occidente per rafforzare la rete criminale nei loro paesi. Sta già succedendo: nel ghetto dove opero, negli ultimi anni ho visto salire alle stelle il numero di tossicodipendenti. Arrivano sempre più soldi da traffico di droghe e prostituzione. Le bande criminali controllano un numero significativo di persone, attraverso denaro o minacce, e sono in grado di influenzare le elezioni. La corruzione è rampante. I collegamenti tra questi criminali e politici di alto livello sono talvolta pubblici. Tutto questo porta a costi significativamente più alti di quanto le misure di inclusione sociale possano costare.

Un'altra ragione per lavorare verso l'inclusione sociale è la situazione catastrofica dei bambini e della gioventù rom, nei gruppi inclini a migrare. All'inizio degli anni '90 alcuni Rom fecero fortuna andando in Europa Occidentale coi loro figli. Questi bambini divennero la prima di tante generazioni perdute. Bambini ed adulti erano coinvolti nell'accattonaggio, alcuni nella piccola criminalità, alcuni suonavano in cambio di denaro e altri compravano e rivendevano metalli. Alcuni di questi si misero in affari con vestiti e macchine di seconda mano. Spendono il guadagnato in patria, per lo più come stridente segno di benessere.

Per molti Rom, fare soldi è diventato molto più importante dell'istruzione o di cercare un lavoro stabile. I Rom furono tra i primi a perdere il lavoro, durante la transizione dal socialismo alla democrazia all'inizio degli anni '90. Il successo di pochi nel fare soldi facili all'estero, fu molto più visibile del "normale" ma più a lungo termine successo di quanti avevano investito nella propria istruzione. Successo a lungo termine reso ancora meno visibile dal fatto che la maggioranza di quanti erano riusciti a completare gli studi avevano lasciato i ghetti o le loro comunità. Professionisti rom, istruiti e prosperi, si trovano a dover scegliere tra il nascondere le proprie radici e cercare di fondersi con la popolazione maggioritaria (personalmente conosco almeno un centinaio di casi), oppure affrontare il razzismo strutturale a tutti i livelli (vedi i miei precedenti articoli sul razzismo strutturale). I loro risultati non sono mai così visibili come le "conquiste" di chi ha fatto soldi "facili".

Quanti finiscono in prigione tentando di fare denaro "facile" vengono ignorati, in quanto il carcere è considerato parte del normale ciclo della vita in queste comunità.

I bambini che negli anni '90 facevano soldi con le elemosine o rubando, sono diventati adulti che usano i loro figli per elemosinare o rubare. Questi bambini, a loro volta, lo faranno coi loro figli quando ce ne sarà l'opportunità. I bambini che rubano non possono essere messi in prigione, ed alcuni di loro diventano fonti di reddito per i genitori, parenti o reti criminali che li sfruttano. Gli stessi principi si applicano quando si tratta di prostituzione o spaccio di droga.

La molla di far soldi distrugge generazione dopo generazione, quei giovani che vivono di questi "mestieri". E' un'economia "di nicchia", una volta molto produttiva, ed in alcuni casi lo è ancora. Conosco un buon numero di famiglie che viaggia in aereo per mendicare.

Mentre l'istruzione richiede disciplina e non ha un ritorno immediato, elemosinare o rubare porta ad un minorenne centinaia di euro al mese. Spacciare droghe diventa il nuovo "lavoro" sempre più produttivo nei ghetti delle grandi città nell'Europa Centrale e Orientale.

E' quasi impossibile stimare il danno psicologico patito dai bambini coinvolti in questi "traffici", e nella maggior parte dei casi è completamente ignorato dai genitori, che pensano al beneficio economico dei loro figli. Questi bambini diventano adulti che non avranno alcuna possibilità di competere nel mercato del lavoro, ma hanno le competenze, le reti, l'appoggio e la motivazione per fare bene nell'economia criminale. Spaccio, prostituzione, furto ed accattonaggio, per un giovane non istruito (e di solito analfabeta) pagano comunque meglio di qualsiasi lavoro legale possibile.

Una prostituta su cento è fortunata e riuscirà a pagare i trafficanti, fuggire da droga e protettori, fare ritorno col denaro necessario ad aprire un centro di massaggi erotici, che è l'unico modello in questione nel ghetto dove lavoro. Le storie di quante muoiono di overdose, sono picchiate a morte da clienti o trafficanti, o contraggono l'HIV o altre malattie, sono semplicemente ignorate dalle ragazze che vivono in condizioni di abbietta povertà e vedono la prostituzione come l'unica possibilità per uscirne.

Inoltre, le peggiori condizioni in Europa Occidentale, sono meglio sotto quasi ogni aspetto del vivere nei ghetti delle misere comunità in Europa Orientale. Migliori l'assistenza e i servizi sociali, migliore il sistema scolastico. Per criminali, mendicanti e prostitute (che siano Rom oppure no) più ricco è il paese e più si guadagna. Prostitute e mendicanti a volte guadagnano dieci volte di più che nei loro paesi. Le condizioni carcerarie sono di gran lunga migliori e le pene detentive più brevi.

E' vero che ci sono immediati benefici economici se i Rom "Frankestein" lasciano il loro paese. Ma tutto ciò ha effetti disastrosi nel lungo termine, distruggendo i propri figli generazione dopo generazione. Possono esserci ripercussioni a lungo termine: i Rom hanno la percentuale di giovani più alta di qualsiasi gruppo etnico in Europa; questi giovani devono completare gli stuidi per poter competere sul mercato del lavoro. La sostenibilità di molte pensione negli stati membri UE potrebbe dipendere da ciò.

I benefici economici derivanti dall'accattonaggio o dalla microcriminalità sono già di molto inferiori a quanto erano negli anni '90, e presto non ci saranno più "nuovi mercati" da sfruttare. La crescita dell'antiziganismo è già un effetto diretto della migrazione e renderà più difficile e costosa l'inclusione sociale. Il risultato finale sarà un pericoloso effetto a spirale di rifiuto sempre più generalizzato da parte della società maggioritaria. L'antiziganismo rampante può risolversi in conflitti interetnici - i cui costi economici sono impossibili da stimare.

L'attuale flusso delle migrazioni dei Rom "Frankestein" dev'essere indirizzato meglio. E' impossibile bloccarlo completamente, ma usare in maniera più efficiente i fondi UE può portarne ad un significativa riduzione (specialmente di bambini) che lasciano i loro paesi.

La responsabilità di molti di quei bambini, giovani e adulti di queste generazioni perdute, ricade non solo sugli irresponsabili genitori e gli inetti amministratori e politici locali, ma anche sui burocrati rinchiusi a Bruxelles o nelle capitali europee.

Una valutazione responsabile ed indipendente di tutte queste burocrazie e di come siano spesi centinaia di migliaia di euro sulle tematiche rom è necessaria se vogliamo successo con l'inclusione sociale dei Rom. Valutazioni che sono un normale requisito che queste organizzazioni impongono alle OnG - non c'è ragione per cui loro non debbano sottostare agli stessi controlli.


    [1] Contrariamente alla credenza popolare. Frankenstein non era un mostro, ma il creatore pieno di speranze di quello che si è rivelato un mostro. Victor Frankentein è descritto come molto intelligente ed istruito. Il problema è che il suo orgoglio e la sua arroganza circuirono le sue responsabilità.
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Di Fabrizio (del 24/03/2013 @ 09:09:44, in musica e parole, visitato 2986 volte)

foto Paola Castagna ©

Tour primavera 2013 di Paul Polansky

Sono riportati solo gli eventi confermati:

28 marzo 2013 h. 20.45
PAPACQUA, via Daino 1 - MANTOVA.
Introduzione di Igor Costanzo. Durante la serata proiezione di fotografie in collaborazione con Paola Castagna.

5 aprile 2013 h. 21.00
LE STORIE DEL MANEGHETO, vicolo Cere 24, VERONA
Non ci sono confini agli orti di Spagna: storie, poesie, immagini e musica di gente di viaggio. Con la fisarmonica di Tommaso Tommo Castagnini e le immagini di Paola Castagna. Cena alle 19.30 - meglio prenotare 045-8014299

7 aprile 2013 h. 17.30
TEATRO Valle Occupato, via del Teatro Valle 21, ROMA.
Il tempo dei Rom, con Paul Polansky, Pino Petruzzelli, Bianca Stancanelli, la musica di Djovedì Django e degli Errichetta Underground, la danza di Barbara Breyhan e Daniela Evangelista, il canto di Debora Longini e Daniela Bruno accompagnate da Ivan Macera e da Mauro Tiberi, Stefano Liberti ed Enrico Parenti, autori del documentario prodotto da ZaLab "Campo sosta". Il tutto allietato dalla cucina rom.

9 aprile 2013 h. 21.00
LIBRERIA POPOLARE, via Tadino 18 - MILANO.
Presentazione "Il pianto degli zingari"

10 aprile 2013 h. 21.00
ARCI Martiri di Turro, via Rovetta 14 - MILANO.
Paul and friends: SLAM POETRY. Alle 20.00, cena in compagnia (costo circa 10-15 euro, consigliata la prenotazione)

11 aprile 2013 h. 21.00
ARCI Via d'Acqua, viale Bligny 83, PAVIA.
Impegno, musica, poesia: programma in via di definizione

13 aprile 2013 h. 18.30
SUNSET CALDE' Piazza del Lago, 3 - 21010 - Castelveccana (VA)
SLAM POETRY

15 aprile 2013 h. 21.00
C.A.M. Ponte delle Gabelle, via san Marco 45 - MILANO.
Presentazione "Il pianto degli zingari"

16 aprile 2013 h. 10.00
Isis GIOVANNI FALCONE, Via Matteotti 3, GALLARATE (VA).
Le parole sono luce: dialogo con gli studenti. Introduzione di Ernesto Rossi. Accompagnamento musicale di Mario Toffoli

17 aprile 2013 h. 18.30
LIBRERIA UTOPIA, via Vallazze 34, MILANO.
Chiusura tour milanese

18 aprile 2013 h. 19.30
Spazio CENTO-TRECENTO, via Centotrecento 1/a BOLOGNA
Chiusura tour italiano

Il pianto degli zingari
Danica è una ragazza intelligente. Nella scuola che frequenta a Monaco prende ottimi voti, aiuta i compagni in grammatica. Forse farà l'insegnante, o forse la dottoressa. Ma dalle quattro di una mattina d'inverno, di punto in bianco deve lasciare casa libri amici lingua futuro, salire a forza con i genitori e la sorellina su un aereo pieno di rom diretto a Pristina e a un incubo seppellito nella mente dieci anni prima assieme a una lingua.
"Avna o nemcoja", aveva gridato suo padre quella mattina di giugno del 1999. "Arrivano i tedeschi!", lo spauracchio che tornava nei racconti del nonno sulla seconda guerra mondiale e sui nazisti in cerca di vergini da violentare. Ma erano stati i vicini albanesi, vestiti di scuro, a cacciarli di casa agitando asce e forconi. Lei aveva sette anni. Ora, alle quattro di mattina, il passato ritorna a sfondare la porta di casa. Ma lei non è tedesca? Ha l'uniforme scolastica, ha vinto una borsa di studio. E questa vicina che piange e protesta coi poliziotti la considera come una figlia.
Lo stile spoglio e fattuale di Polansky è perfetto per una storia raccontata da un'adolescente. Il reportage trasfigurato in racconto in versi è una denuncia che rimane oltre il tempo dell'emergenza. Se non ci fossero emergenze senza scadenza.
Il pianto degli zingari è un libro per tutti e dovrebbe entrare nelle aule scolastiche, per animare i concetti di dignità umana, diritti dei minori, cittadinanza, accoglienza, integrazione col volto e la voce di Danica.
Roberto Nassi

Note:
Autore: Paul Polansky
Edizione: Volo press
Postfazione: Rainer Schulze
Immagini: Stephane Torossian
Traduzione: Fabrizio Casavola
Euro 10,00

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Di Sucar Drom (del 23/03/2013 @ 09:03:00, in blog, visitato 1746 volte)

Mantova, Berini: respingo tutte le accuse strumentali di Elena Magri
Respingo le accuse strumentali dell'assessore provinciale Elena Magri e la invito a leggersi le relazioni inviate annualmente. Per l'annualità 2012 è stato chiesto all'associazione Sucar Drom di prolungare l'annualità 2012 fino al mese...

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Rom e Sinti, Strategia nazionale al via ma il Nord Italia disattende gli impegni
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Pisa, la sposa bambina? Tutto falso!
Nessuna violenza sessuale di gruppo. Nessuna riduzione in schiavitù, né alcuna tratta degli esseri umani. Nessun maltrattamento su minorenne. Nessun matrimonio forzato. E' netta la sentenza pronunciata oggi dal Tribunale di Pisa nel processo cosiddetto "della sposa bambina"...

Mantova, 21 marzo 2013: il presente della memoria
Giovedì 21 marzo, alle ore 17, presso la sala del Plenipotenziario di p.zza Sordello 43, a Mantova, Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni presenta il suo 5° Rapporto annuale. Non a caso l'evento si svolge proprio il 21 marzo, u...

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Di Fabrizio (del 22/03/2013 @ 09:01:10, in scuola, visitato 1687 volte)

Crescono sempre più i nati in Italia. I bimbi rom sempre più esclusi dal sistema scolastico.
15 marzo 2013 - Presentato il rapporto "Alunni con cittadinanza non italiana. Approfondimenti e analisi. A.s. 2011/2012" elaborato dal Ministero dell'istruzione e dalla Fondazione Ismu.

Sono 415 le scuole italiane nelle quali la presenza degli alunni stranieri raggiunge o supera il 50% e se si considerano le sole scuole dell'infanzia otto bambini stranieri su dieci sono nati in Italia.

Lo evidenzia il rapporto Alunni con cittadinanza non italiana. Approfondimenti e analisi. A.s. 2011/2012 elaborato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur) e dalla Fondazione Ismu. Nell'anno scolastico 2011/2012, gli alunni stranieri nati in Italia sono 334.284 e rappresentano il 44,2% sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana. Cinque anni fa erano meno di 200mila, il 34,7%. Nelle scuole dell'infanzia i bambini stranieri nati in Italia sono l'80,4%, più di otto su dieci, ma in alcune regioni la percentuale è ancora più alta e supera l'87% in Veneto e l'85% nelle Marche, sfiora l'84% in Lombardia e l'83% in Emilia Romagna. Mentre non raggiunge il 50% nel Molise e lo supera di poco in Calabria, Campania e Basilicata. Negli ultimi cinque anni gli studenti stranieri nati in Italia sono cresciuti del 60% nelle scuole dell'infanzia (dove hanno raggiunto le 126mila unità, a partire dalle 79mila del 2007/2008) e nelle primarie (145mila), mentre sono più che raddoppiati nelle secondarie di primo grado (46mila) e di secondo grado (17mila).

Secondo il rapporto del Miur e dalla Fondazione Ismu in totale le scuole in cui la presenza di alunni stranieri non è inferiore a quella degli italiani sono 415 (corrispondenti allo 0,7% delle scuole), 10 in più dell'anno scolastico precedente. Due terzi delle province italiane hanno almeno una scuola con un numero di alunni stranieri non inferiore al 50%. Le scuole dell'infanzia con almeno il 50% degli alunni stranieri sono 233. Le province con il maggior numero di scuole con almeno il 50% di alunni stranieri sono Milano (55), Torino (34), Brescia (32).

Gli alunni con cittadinanza rumena si confermano, per il sesto anno consecutivo, il gruppo nazionale più numeroso nelle scuole italiane (141.050 presenze), seguono gli albanesi (102.719) e i marocchini (95.912). Tra le crescite annue più rilevanti si registrano quelle degli alunni moldavi (+ 12,3%) nei diversi livelli scolastici, e ucraini (+ 11,7%) nelle primarie e filippini nelle secondarie di primo grado (+8,5%) e di secondo grado (+11,2%).

La Lombardia si conferma la prima regione per il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (184.592). Seguono il Veneto, (89.367), e l'Emilia Romagna con (86.944), il Lazio (72.632) e il Piemonte (72.053). Quanto agli alunni rom, sinti e caminanti diminuiscono gli iscritti. Sono 11.899 nell'anno scolastico 2011/2012, il numero più basso degli ultimi cinque anni, in diminuzione del 3,9% rispetto al 2010/2011. Significativo il calo di iscritti nelle scuole superiori di secondo grado (con una variazione del -26% dal 2007/2008 al 2011/2012) scesi a sole 134 unità di cui 10 in tutto il Nord Ovest. Si osserva un calo degli iscritti nella scuola primaria, -5,7% rispetto ai cinque anni precedenti, nelle scuole dell'infanzia, -5,8%, mentre risulta leggermente in crescita il numero di iscritti nelle scuole secondarie di primo grado. Un fortissimo calo di iscrizioni si registra già nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, solo la metà degli alunni rom prosegue gli studi pur essendo nella fascia dell'obbligo di istruzione.

(Red.)

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