Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/09/2013 @ 09:04:23, in Italia, visitato 1503 volte)

  Associazione Italiana Zingari oggi Sezione di volontariato Trentino-Alto Adige

Aizo - Associazione Italiana Zingari Oggi - sezione di volontariato del Trentino Alto Adige chiede ai politici che si candidano di adoperarsi per creare le condizioni ideali all'integrazione dei diversi gruppi linguistici e culturali presenti sul nostro territorio. In particolare modo si vuole far presente la situazione dei sinti e dei rom.
L'atteggiamento nei confronti di queste popolazioni è andato via via peggiorando con l'acutizzarsi della crisi economica, di fatto sono i più deboli a rimetterci. La discriminazione nei confronti di queste popolazioni la si tocca con mano:

  • quando si fanno gli incontri per la legge LP 12 del 2009: legge che dal 2009 aspetta l'applicazione e che di fatto non è sostenuta da nessuna forza politica. La legge dovrebbe migliorare le condizioni delle popolazioni rom e sinte, agevolando l'inclusione con la popolazione maggioritaria. I rappresentati di quest'ultima ignorano questa legge e gli eventuali benefici creando diffidenza e distanza fra questi popoli, da sempre discriminati, e la politica (che dovrebbe rappresentarli- infatti la maggior parte dei sinti e dei rom sono italiani);
  • quando si parla di pacchetto o di legge sulle minoranze, una normativa quella del Trentino Alto Adige invidiata da tutta Europa; alla richiesta della popolazione sinta e rom di essere riconosciuta minoranza linguistica nessuno sostiene questo diritto;
  • quando si entra in una scuola dell'obbligo (e non solo, anche in tante scuole superiori) e ci si accorge che "a scuola" ha già tanti problemi... e ha dimenticato i bimbi sinti. Una scuola per tutti, che esclude in base alla diversità;
  • quando il diritto alla casa è optional: è veramente tanto tempo che si fanno inserimenti in appartamento di famiglie sinte e rom, a Trento da almeno 20 anni, a Rovereto circa una decina. Avete mai visto una di queste famiglie con un paio di figli e basta? Ebbene ogni famiglia numerosa che faccia domanda di casa Itea non può esigere il proprio diritto perché non ci sono case per famiglie numerose. Ma le case popolari le fanno per chi? Per i single? Oppure si ha il timore che le famiglie sinte numerose portino solo problemi?
  • quando un questionario fatto girare per un centinaio di aziende con la domanda: "Vuoi uno zingaro fra i tuoi operai?" ha fatto emergere che nessuno vuole sinti e rom. Venuti a conoscenza di questo ne abbiamo preso atto. Questa scoperta drammatica non ha provocato nulla;
  • quando gli atti di razzismo nei confronti della nostra ministra Kyenge sono motivo di scandalo, a tutti i livelli e da parte di tutti i partiti (esclusi i provocatori), mentre quando l'Associazione e i sinti abbiamo denunciato il Consigliere Giuliana per razzismo nessuno ci ha sostenuto; ci si potrebbe chiedere se esista un tipo diverso di razzismo.

Per questi motivi l'Associazione chiede che i politici tutti si esprimano pubblicamente sulle intenzioni o sul programma politico che intendono promuovere nei confronti delle popolazioni sinte e rom presenti sul territorio, ovvero se intendono ignorare la loro presenza o lavorare affinché in Trentino non ci siano cittadini di serie z, non ci siano ingiustizie, non trovi spazio il razzismo.

Il Presidente
Gian Luca Magagni

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Di Fabrizio (del 29/09/2013 @ 09:08:18, in media, visitato 1654 volte)

Informazione scorretta, incitamento all'odio e discriminazione ai danni di rom e sinti: nei media italiani avviene più di 3 volte al giorno. E' quanto sostiene il rapporto "Antiziganismo 2.0" presentato oggi dall'Osservatorio 21 luglio, un progetto di monitoraggio della stampa italiana e dei siti web dell'Associazione 21 luglio contro le discriminazioni nei confronti della comunità rom. La ricerca è stata condotta dal 1 settembre 2012 al 15 maggio 2013; otto mesi e mezzo durante i quali sono stati monitorate oltre cento fonti di informazione, mettendo sotto la lente d'ingrandimento dichiarazioni dei politici, articoli, slogan elettorali e altro ancora. 852 le segnalazioni incriminate sulle oltre 2 mila su cui i volontari dell'Osservatorio hanno concentrato l'attenzione. Articoli, dichiarazioni di politici o cittadini comuni e altro che per il 56 per cento dei casi è stato indicato come "informazione scorretta" (482 casi), mentre quelli in cui l'Osservatorio ha ritenuto di trovare affermazioni incitanti all'odio o discriminanti sono 370, il restante 44 per cento, facendo registrare 1,43 casi al giorno di incitamento all'odio e discriminazioni e 1,86 episodi di informazione scorretta.

Politici, primi a discriminare. Analizzando le fonti da cui provengono i messaggi discriminanti e incitanti all'odio, i quotidiani risultano essere, sia nelle versioni cartacee che in quelle online, i principali mezzi coinvolti con il 63 per cento dei casi. Tuttavia sono gli esponenti politici i primi a discriminare. Autori della maggior parte dei messaggi incriminati, da soli hanno fatto registrare il 75 per cento dei casi. Al secondo posto, col 16 per cento dei casi i privati cittadini. Seguono giornalisti e ufficiali dello Stato. Ai partiti di destra o centro destra è attestabile, secondo l'Osservatorio, il 59 per cento dei casi. La Lega Nord è il partito a cui appartegono i politici di cui sono state segnalate le dichiarazioni sotto accusa, col 24 per cento dei casi (90 segnalazioni). Segue il Popolo della libertà, col 20 per cento dei casi (74 segnalazioni). Al terzo posto, ma La Destra con l'8,5 per cento dei casi.

Una "costante endemica" del panorama politico italiano. Lo studio ha riservato particolare attenzione al periodo preelettorale per le elezioni politiche nazionali dell'inizio del 2013. Ma dai dati non emerge un'impennata di dichiarazioni discriminanti, evidenziando "una sorta di assuefazione al discredito nei confronti delle comunità rom, talmente abituale e condiviso da non subire modificazioni statistiche laddove il senso comune ne suggeriva l'enfatizzazione, cioè durante i periodi di campagna elettorale". Per quanto riguarda la provenienza geografica delle segnalazioni, il Lazio si piazza al primo posto, col 33 per cento dei casi, e Roma risulta essere la città da cui provengono maggiormente tali messaggi, con 118 segnalazioni. Segue la Lombardia, col 22 per cento, ad una certa distanza l'Emilia Romagna, con il 7 per cento, il Veneto (6,4 per cento) e il Piemonte (6 per cento).

Stampa, cattiva maestra. Protagonisti assoluti dell'informazione scorretta, invece, i giornalisti, a cui l'Osservatorio addebita il 99 per cento dei casi di cattiva informazione su rom e sinti, con 477 segnalazioni. Quasi la totalità dei casi. Prima fra tutte le testate il Corriere della Sera, con tutte le sue numerose edizioni locali, che con 62 segnalazioni raggiunge il 12, 9 per cento di tutte quelle prese in esame. Segue Il Tirreno (52 segnalazioni, l'11 per cento), Il Giorno (39 segnalazioni, 8 per cento), Il Messaggero (36 segnalazioni, 7,5 per cento) e il Tempo, che insieme a La Repubblica (con le edizioni locali) raggiunge il 6 per cento delle segnalazioni. Seguono Il Giornale, Il Mattino di Padova e Il Centro, ma anche se lontane dalla cima della classifica, le segnalazioni riguardano anche le altre maggiori testate nazionali. La provenienza geografica della cattiva informazione su rom e sinti in Italia vede in testa la Lombardia, seguita da Lazio, Toscana, Veneto e Abruzzo, ma anche in questo caso è Roma la città da cui provengono la maggior parte delle segnalazioni (93), seguita da Milano (80). (ga-RS)

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Di Fabrizio (del 28/09/2013 @ 09:05:02, in Regole, visitato 1632 volte)

(26 settembre 2013) Svezia, la schedatura etnica viola i diritti dei rom

Amnesty International ha appreso con profonda preoccupazione la notizia, pubblicata dalla stampa svedese, secondo la quale il dipartimento di polizia di Skane ha proceduto alla schedatura illegale di oltre 4000 rom, apparentemente solo per motivi etnici.

Il database, contenente informazioni su persone nate tra la fine dell'800 e il 2011, è stato creato come strumento elettronico al servizio delle indagini criminali, sebbene la maggior parte delle persone schedate non abbia alcun precedente penale.

Il capo della polizia del dipartimento di Skane, il capo della polizia nazionale e i ministri della Giustizia e dell'Integrazione hanno espresso rammarico per la vicenda e si sono scusati pubblicamente.

La raccolta di informazioni personali unicamente sulla base dell'etnia è discriminatoria, priva di necessità e ingiustificata ed è una evidente violazione di standard internazionali ed europei in materia di privacy e libertà dalla discriminazione.

Amnesty International ha chiesto alle autorità svedesi di assicurare che tutte le persone ancora in vita schedate nel database siano contattate, informate della possibilità di presentare un reclamo e di pretendere un rimedio. Le autorità svedesi dovranno inoltre avviare un'inchiesta tempestiva, indipendente e imparziale sull'intera vicenda e verificare se presso altri dipartimenti di polizia esistano analoghi archivi.

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Di Fabrizio (del 27/09/2013 @ 09:06:44, in sport, visitato 1688 volte)

24 settembre 2013 - Iniziativa dell'Università Ca' Foscari e dell'Associazione italiana calciatori.

Osservatorio calciatori sotto tiro è la risposta del mondo del calcio ai cori e agli episodi di razzismo. Presentato ieri a Venezia, nel corso del convegno Calcio e culture. Uniti contro il razzismo, è un'iniziativa dell'Università Ca'Foscari di Venezia e dell'Associazione italiana calciatori (Aic).

L'Osservatorio nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica, in primis i giovani, sulla necessità di contrastare qualsiasi gesto di intimidazione, offesa e minaccia rivolta a giocatori a livello sia agonistico sia dilettantistico. Nel concreto, l'osservatorio si occuperà di analizzare i casi di razzismo che si verificano in tutte le categorie. Ma l'attività di denuncia sarà affiancata dall'impegno a scoprire e diffondere il positivo che esiste. "Per fare questo - ha spiegato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico, cui è affidato l'osservatorio - abbiamo bisogno di un'alleanza con il mondo delle scuole. Il nostro messaggio è che contrastare la violenza e difendere il calcio pulito è compito di tutti coloro che amano lo sport e non può essere delegato".

Damiano Tommasi, presidente dell'Aic, ha spiegato l'importanza di "partire dai ragazzi, imparando da loro: nemmeno si chiedono se Balotelli è italiano o meno, non si pongono il problema del colore della pelle e sono incuriositi, non spaventati, dalla diversità". Sugli episodi di razzismo che segnano il calcio ha spiegato che "il rischio di chiusura degli spalti mette le società in allerta e pronte a intervenire e condannare: in un mondo che ragiona cinicamente solo di profitto il pericolo di perdere il guadagno rende tutti molto sensibili e questo comunque ci fa gioco". Lilian Thuram, campione del mondo 1998, autore di Le mie stelle nere e creatore in Francia della fondazione Education contre le racisme, ha sottolineato che "tante volte chiudiamo le persone dentro il colore della pelle o dentro al loro genere e non andiamo oltre".
(Red.)

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Di Fabrizio (del 26/09/2013 @ 09:03:43, in conflitti, visitato 1759 volte)

Un mese fa, da Czech_Roma

Conkova (seconda da destra) al Roma street party (Photo: Martin Nejezchleba) - Street party versus odio: i Rom cechi sotto minaccia - Deutsche Welle

    Durante le proteste nelle città ceche, i neonazisti hanno gridato slogan per diffondere la paura tra la popolazione rom. Sembrano pronti ad usare la violenza. Ma i Rom della città di Duchkov hanno risposto con misure pacifiche.

Little Robert e i suoi amici hanno la strada tutta per loro, al momento. Sette anni, siede sul nero asfalto, mentre sua sorella traccia il contorno del corpo con un gesso. Aggiungono uno smiley alla figura.

Due ragazzi più grandi scarabocchiano in fretta delle bandiere rom sulla strada - blu e verdi con la chakra rossa in mezzo - e scrivono accanto "Siamo anche qua". Così, quei bambini cercano in qualche modo di esorcizzare l'incombenti calamità.

Quattro marce in tre mesi

Appena un'ora e mezza dopo, una cinquantina di neonazisti e 250 residenti di Duchkov marciano sulla figura disegnata col gesso. I loro slogan risuonano tra le facciate fatiscenti degli edifici di questo quartiere dove vivono molte famiglie rom. "Questa è casa nostra" e "Boemia ai Cechi" i canti neonazisti.

Little Robert (non è il nome vero) sulla marcia è furioso. Vorrebbe fare qualcosa di più del disegnare figure di gesso sull'asfalto. "Almeno gettare a terra uno skinhead e tirargli dei calci," dice. Davvero? "No, mettergli le manette, almeno non può muoversi." Questa è già la quarta marcia anti-rom nel suo quartiere a cui deve assistere negli ultimi tre mesi.

"Siamo anche qua" hanno scritto (Photo: Martin Nejezchleba)

Le proteste a Duchcov sono state innescate da un'aggressione nel quartiere rom verso la metà di maggio, quando alcuni ubriachi picchiarono un uomo e una donna. Il sito neonazista ceco Free Resistance adoperò le registrazioni della telecamera di sicurezza sull'aggressione, per alimentare il sentimento anti-rom e chiamare ad una protesta a livello nazionale.

La criminalità nelle aree povere è qualcosa che preoccupa molti Cechi, ed i Rom ne sono il capro espiatorio collettivo. "Continueremo a guardare soltanto?" era la domanda retorica posta nel video online dell'estrema destra.

La persecuzione sta diventando un luogo comune

Hanno risposto all'appello circa 2.500 persone in otto città, marciando fianco a fianco ai neonazisti. Lo slogan spregiativo: "Assieme contro il terrore zingaro". Nella città industriale di Ostrava, nell'est del paese, i manifestanti si sono scontrati per le strade con la polizia. La polizia ha usato gas lacrimogeni e manganelli per impedire l'entrata degli estremisti in buona parte del quartiere rom.

Street party per contrastare l'atmosfera da pogrom: rifocalizzando l'attenzione sul positivo

A Duchcov si sono uniti circa 60 tra residenti e volontari, per opporsi alla marcia neonazista. E' stato eretto di fronte all'ingresso di una casa un palco improvvisato, costruito con pallet. Accanto, è appeso uno striscione, con la dicitura "Neri, bianchi, uniamo le forze".

La performer Ivana Conkova sta anche cercando di calmare l'atmosfera di persecuzione. La ventottenne lavora a fianco di pochi altri volontari dell'iniziativa civica Konexe, organizzando azioni ogni fine settimana per contrastare le proteste anti-rom. Lo scopo è anche di distrarre iRom, aiutandoli a mantenere la compostezza ed evitando che si nascondano in casa.

Mentre il corteo canta "Andiamo a prenderli", Conkova suona, canta e balla con i residenti - perlomeno, è quello che cercano di fare. Conkova chiama questo piccolo street festival "un'oasi di pace". I suo occhi castani hanno uno sguardo stanco: porta avanti la sua lotta contro il razzismo - senza alcun supporto finanziario - quasi ogni fine settimana.

La polizia in tenuta antisommossa presidia per mantenere l'ordine e tenere lontani i manifestanti (Photo: Martin Nejezchleba)

"Vogliamo offrire ai bambini un'esperienza differente e positiva," dice Conkova. Visibilmente scossi, gli adulti si agitano su sedili di plastica bianca, bevendo caffè turco. Una giovane trucca le facce dei bambini. Non sembra che abbiano voglia di cantare e ballare. Violino, violoncello e chitarra sono ben presto sopraffatti dal ronzio di un elicottero.

La marcia di protesta è a solo qualche centinaio di metri di distanza. Un cordone di poliziotti in tenuta antisommossa è lì per impedire alla protesta di raggiungere i Rom. La voce roca di Conkova non basta a scacciare la paura e la rabbia dei Rom.

Tempo di attesa, cucinando zuppa di patate

Jitka Bartova non sta passando niente di tutto ciò. Questo sabato la sindaca di Duchcov è a casa, cucinando zuppa di patate. Ma questa signora di mezza età, con capelli rossi e sparsi, dice di poter comprendere perché i cittadini sono arrabbiati, e perché hanno deciso di unirsi agli skinhead nel circondare il quartiere rom.

"In molti sta crescendo la frustrazione," dice dalla sua terrazza soleggiata, a pochi isolati di distanza dalle manifestazioni. Sottolinea che la difficile situazione economia e l''alta disoccupazione, significano che sempre più "bianchi" sono in difficoltà finanziarie.

"E poi vedono un Rom sorridente con un assistente sociale che compila un modulo per loro. E' un sentimento che cresce tra gente di cui nessuno si occupa." dice la sindaca di Duchcov. Descrive il Rom street party come una provocazione.

La sindaca Bartova ha espresso comprensione per le frustrazioni dei cittadini verso i Rom (Photo: Martin Nejezchleba)

Alla prima protesta anti-rom di maggio, Bartova tenne un discorso in cui sembrava esprimere pubblicamente simpatia per i manifestanti. Qualche settimana fa, l'agenzia d'investigazione pubblica ha valutato il fenomeno che sempre più Cechi rispondano agli appelli alla mobilitazione da parte dei neonazisti, come una grave minaccia alla sicurezza pubblica e alla democrazia della repubblica.

Breakdance al posto della battaglia

Le organizzazioni ceche dei diritti umani per anni hanno evidenziato le discriminazioni sui Rom a scuola, o nel mercato del lavoro e dell'alloggio. Sono discriminazioni profondamente radicate nel sistema. La città di Duchcov, ad esempio, ha venduto a compagnie immobiliari private, gli edifici parzialmente fatiscenti in cui i rom si rifugiavano la notte. Gran parte degli assegni sociali che i Rom ricevono, finiscono direttamente nelle tasche degli squali immobiliari, attraverso affitti gonfiati.

Anche cittadini "regolari" stanno partecipando alle proteste anti-rom (Photo: Martin Nejezchleba)

Tornando allo street party, poco prima delle 16.00, succede qualcosa che Conkova dice succede sempre quando i cori anti-rom diventano troppo opprimenti. I presenti si allontanano dal podio per vedere chi vuole seguirli.

"la pressione sta montando," dice uno. "E' ora di prendere la cosa nelle nostre mani." Anche Conkova, prova a fermare la folla. "I Rom devono uscire dal ruolo di vittime," dice.

Ma alla fine  i Rom decidono contro il conflitto aperto. Non vogliamo provocarli, dicono; dobbiamo proteggere i nostri bambini. Siamo qui per festeggiare.

I bambini lo prendono alla lettera, tornando di corsa sul palco. Assordanti esplosioni pop si diffondono dagli altoparlanti. Robert è i suoi amici trovano finalmente uno sfogo alla loro rabbia: breakdance.

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Di Fabrizio (del 25/09/2013 @ 09:06:27, in Kumpanija, visitato 1852 volte)

foto da Archivio ROMANO LIL

La festa dei Santi medici Cosma e Damiano che si tiene a Riace nei giorni del 25, 26 e 27 settembre, alla quale partecipano tantissime persone rom e non- rom, è un grande evento interculturale, che proviene dall'antica civiltà contadina.

Questo mondo, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta scomparve con lo sviluppo dell'urbanizzazione, aveva elaborato importanti valori sociali, come quello della relazione tra gruppi "diversi", che consentiva di vivere e "costruire" assieme.

Ma il tramonto della cultura contadina è avvenuto eliminando la gran parte dei suoi valori, e abbracciando la cultura dell'urbanizzazione con le sue "false" promesse di progresso e di sviluppo e con la pratica dell'emarginazione sociale dei cittadini più deboli.

Difatti, il grande regista De Seta nel suo documentario "In Calabria", del 1993, si interrogava sulla scelta negletta di distruggere il mondo contadino, senza mantenere i suoi valori principali, e di accettare, a occhi chiusi, l'urbanizzazione selvaggia.

Nonostante la scelta fatta, una traccia di quel mondo antico è rimasta nella festa di Riace e nella vita civile di questa piccola cittadina, diventata un esempio di civiltà per l'accoglienza offerta ai "migranti".

De Seta, da fine osservatore dei fatti, nel suo documentario descrive la festa affermando che "...si distingue dalle altre, perché in comune tra gli abitanti del paese e gli zingari che per l'occasione affluiscono in gran numero...".

E' proprio così. La festa di Riace, nata dalla civiltà contadina calabrese, continua, ancora oggi, a essere festa " in comune ", a coniugare, a saldare, a far incontrare. Mantiene tutto il simbolismo e la forza di quel mondo che sapeva unire le "diversità", sviluppando autentica coesione sociale. Mentre la società moderna, piegata dai valori della competizione, "costruisce" conflitti tra le parti, si inventa lo "scontro di civiltà" ed emargina i gruppi più svantaggiati, che considera troppo "diversi".
Il pellegrinaggio annuale a Riace, per i rom calabresi è un fatto che ha segnato la loro storia e che, ancora oggi, rappresentata un avvenimento che continua a caratterizzare la loro religiosità e le loro relazioni sociali.

La festa dei due Santi, si è celebrata a Riace a partire dal 1671, data in cui le autorità religiose approvarono al culto le reliquie dei due Santi. Insieme alla festa religiosa si tenne, dal 1671 fino a qualche decennio fa, una delle maggiori fiere di bestiame e mercanzie della regione, che richiamava mercanti da tutta la Calabria e da altre regioni del Sud Italia. I rom , presenti in Calabria dalla fine del 1300, avendo sviluppato tra le loro attività tradizionali il commercio del bestiame, parteciparono, fin dal XVII secolo, alla grande fiera e alla festa religiosa, costituendo un'importante presenza, che è rimasta costante nel corso di quasi tre secoli e mezzo.

La loro partecipazione ai festeggiamenti religiosi, li ha portati a sviluppare una "propria devozione" religiosa che ha caratterizzato e caratterizza ancora l'evento.
La festa "in comune" è nata in un periodo storico in cui i rom calabresi, dal 1300 fino alla metà del 1900, furono parte integrante del mondo contadino , garantendo i servizi di manutenzione dell'attrezzatura agricola e di commercio del bestiame. Inclusi in modo interculturale nell'antica società contadina, i rom calabresi contribuirono, al pari di altri gruppi, allo sviluppo della civiltà rurale della nostra regione. Lungo il corso dei secoli, la cultura rom e quella contadina si sono reciprocamente ibridate, attraverso l'influenza reciproca e lo scambio di elementi.

E' così che i rom cominciarono a partecipare non solo alla fiera di Riace, ma pure alla festa religiosa, facendola diventare un elemento centrale della loro religiosità, e arricchendo la festa con una nuova forma di culto, fatta con la musica e la danza apprese dagli stessi contadini, mettendoci le loro libere interpretazioni.
Questo reciproco arricchimento culturale, dato dalla "connessione-mescolamento" delle culture, è quanto è avvenuto nell'antica comunità rurale calabrese, oggi considerata "arretrata".

Da qualche decennio la grande fiera di Riace non si tiene più, ma la festa continua ad essere celebrata attraverso il culto religioso e l'incontro sociale tra i diversi gruppi, in un clima di costante accoglienza interculturale.

Oggi, che la civiltà contadina non esiste quasi più, e la minoranza rom è vista dalla comunità urbana come un "problema sociale", questa festa rappresenta, ancora, un esempio concreto di apertura all'"altro".

Anche la Chiesa locale, negli ultimi anni, partendo proprio dall'esperienza "plurale" offerta dalla festa ha cominciato a comprendere l'importanza della devozione dei rom e ha mosso i primi passi per rispettarla nelle sue forme specifiche.

Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la festa di Riace è un passato che continua a parlare al presente per la costruzione della convivialità dei gruppi.

Reggio Calabria, 15 settembre 2013

OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA
Il presidente
Antonino Giacomo Marino

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Di Fabrizio (del 24/09/2013 @ 09:07:35, in Europa, visitato 1591 volte)

su Le parole, i pensieri - Autore: Moni Ovadia - Data: 2013-09-21 L'Unità

I paesi che si definiscono democratici, ogni giorno della loro esistenza conoscono, tollerano, accettano e persino favoriscono violazioni delle leggi, abusi del diritto, attentati ai loro ai principi fondamentali sotto lo sguardo benevolo e spesso con la complicità delle loro istituzioni nazionali e locali. Molti cittadini non danno alcun peso a questo scempio soprattutto se le ingiustizie, anche se ignobili, non li riguardano direttamente.

Costoro non pongono domande cogenti alle istituzioni per chiedere ragione delle patenti trasgressioni della legalità che umilia e offende il loro Paese. Anzi, talora, "bravi" cittadini chiedono che le istituzioni violino le leggi per servire loro interessi o privilegi particolari. Lo status di cittadino di una nazione democratica, conferisce straordinari diritti ma pretende contestuali doveri, primo fra tutti il rispetto attivo della Carta Costituzionale per dare applicazione autentica alle sue leggi e per vigilare che non vengano infrante da nessuno, tanto meno dalle Autorità. Porre domande e pretendere risposte dalle istituzioni, è lo strumento principe per esercitare tale vigilanza. Io faccio parte di quegli italiani che prendono molto sul serio il diritto/dovere di cittadinanza e non rinuncio per nessuna ragione a porre domande e a pretendere risposte.

Il diritto all'uguaglianza è garantito a tutti i cittadini di questo Paese e a tutti gli esseri umani che vi abitano? Anche ai rom e ai sinti? Allora perché continuano a venire segregati, discriminati, rinchiusi e sgomberati? Le minoranze hanno diritto a vedere riconosciute le loro prerogative e ad ottenerne la tutela? Anche i rom e i sinti? Allora perché non hanno ancora avuto lo status di minoranza linguistica com'è capitato ad altre popolazioni? Perché le pur importanti proposte di legge al riguardo, secondo l'autorevole parere di giuristi competenti, hanno scarsissime possibilità di essere votate e approvate dalle camere? Solo perché si tratta di "zingari"? La dignità della persona è dotazione originaria di ogni essere umano? Anche del rom e del sinto? Allora perché è lecito a gruppi di cittadini parlarne come di oggetti ingombranti e nocivi di cui rifiutare la vicinanza? Perché tale linguaggio non è sanzionato come incitamento all'odio e al razzismo? Le vittime di persecuzioni e genocidi hanno diritto al riconoscimento ed al risarcimento? Perché rom e sinti no?

Noi cittadini italiani che riconosciamo nel diritto di cittadinanza un valore irrinunciabile, pretendiamo risposte alle nostre domande e chiediamo che vengano presi i provvedimenti necessari per dare piena applicazione alle leggi. Non siamo più disposti a tollerare sgomberi, deportazioni, vessazioni contro i nostri concittadini rom e sinti.


PS: Moni Ovadia sarà a Milano mercoledì 25 settembre alle 18.30, con Marco Rovelli e Jovica Jovic, per la presentazione di:

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Di Fabrizio (del 23/09/2013 @ 09:06:26, in Italia, visitato 1653 volte)

19/09/2013 Lunaria.org

Campi sosta, autorizzati o tollerati, villaggi attrezzati o della solidarietà o più genericamente "campi nomadi": sono questi gli spazi che le politiche istituzionali hanno privilegiato in Italia per "ospitare" i rom, sinti e camminanti nelle nostre città. Cambiano le denominazioni ma il risultato è comune: la segregazione non solo spaziale e abitativa, ma anche sociale e culturale delle persone che vi risiedono. Le risorse pubbliche investite nei campi sono ingenti. Il rapporto ne propone una ricognizione analizzando la realtà di tre grandi città italiane: Napoli, Roma e Milano. Le informazioni raccolte possono offrire argomentazioni di supporto a chi tra le comunità rom, nella società civile e nelle amministrazioni pubbliche denuncia l'urgenza di ripensare completamente le politiche di inclusione sociale e abitativa delle popolazioni rom, cancellando dalle nostre città la vergogna dei "campi nomadi".

Roma, mercoledì 25 settembre, ore 10.30
Fondazione Basso, via della Dogana Vecchia 5 Roma Berenice, Compare, Lunaria e OsservAzione ti invitano alla presentazione di
Segregare costa. La spesa per i 'campi nomadi' a Napoli, Roma e Milano
Partecipano: Antonio Ardolino, Ulderico Daniele, Donatella De Vito, Claudio Graziano, Caterina Miele, Grazia Naletto, Annamaria Pasquali, Cristina Santilli, Francesca Saudino, Manuela Tassan.

I partecipanti riceveranno una copia del rapporto.
Per partecipare alla presentazione è necessario iscriversi entro il 24 settembre inviando una mail a: comunicazione@lunaria.org
Segregare costa è stato realizzato grazie al sostegno di Open Society Foundations

Info: antirazzismo@lunaria.org

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Di Fabrizio (del 22/09/2013 @ 09:06:24, in Italia, visitato 1515 volte)



- Ti ho sentito! Sei un razzista!
- Chiii? Io??? Ma come ti permetti! Ti denuncio!

- Hai detto che i Rom sono sporchi e ladri!
- Perché, non è vero?

- Certo che è vero, ma tutti sono sporchi se NON POSSONO lavarsi, e i ladri sono dappertutto.
- Sei sicuro? Perché allora sui giornali si parla solo dei Rom?

- E tu, quanti giornali diretti da un rom conosci?
- Ma che c'entra, scusa... I giornali fanno il loro mestiere.

- E allora io lo dico alla mia mamma, anzi: lo scrivo all'UNAR e pure alla Corte Costituzionale!
- E dopo?

- Mah, che ne so io?
- Sai quanto m'importa, sai cosa cambia.

- Credo che anche tu sia molto sporco e molto ladro.
- Ma come ti permetti! Io, prima di tutto sono italiano, poi sono andato a scuola e ho persino una casa, un mutuo e un lavoro.

- Puoi anche avere la macchinina e l'amante, ma per un inglese o un brasiliano sarai solo il solito italiano "pizza, mafia e mandolino".
- Certo che all'estero sono dei razzisti...

- C'è sempre qualcuno più a nord di te.
- Per fortuna, c'è sempre qualcuno più a sud!

- L'importante è farlo sapere, schierarsi, denunciare.
- L'importante è mantenere qualcuno con cui prendersela, qualcuno che non si schieri. Che non ci tolgano il diritto di lamentarci e protestare!

- Ecco, sei il solito razzista che in realtà vuol passare da vittima.
- E tu il solito parolaio. Anche tu hai paura di "loro".

- Io non ho paura di nessuno. Io le canto chiare.
- Ma finché "loro" stanno zitti, tu avrai il palcoscenico tutto per te. Tanto, cosa vuoi che importi? UNAR o no, IO sono l'italiano della situazione, IO (e anche te, ammettiamolo) ho il diritto di stabilire chi sono gli altri. "Loro", no.

- Sei più razzista di quanto pensavo.
- Sono condannato, come te, a non volere che niente cambi. Però, posso sempre lamentarmi, e di questi tempi non è poco.

- Sogno a volte un paese NORMALE, che se ti lamenti puoi anche cambiarlo.
- Potremmo anche esserlo. O possiamo far finta di esserlo.

- Far finta?
- Ti spiego. In un paese NORMALE, se la Corte Costituzionale dice una cosa, la si rispetta. Da noi, è importante che questa Corte ci sia, decida e si esprima, e poi tutti insieme a mangiare un piatto di rigatoni.

- Alla maniera dei Rom?
- Loro, le regole che si danno le rispettano. Noi manco quello. Ma sì, un po' come loro, l'importante è preservare e non cambiare, e al diavolo se tra qualche anno l'Italia se la saranno pappata gli stranieri.

- Ma sei razzista o antirazzista? Mi stai facendo venire il mal di testa!
- Diritto di dire comunque come la pensi, anche se è una cazzata. Ricordi?

- Mi sembra di sì...
- Si comincia con l'UNAR e quelle cose lì. Chiamala, una specie di DEREGULATION politica, per cui hai un controllore che anche se non controlla, non cambia niente. Allora, se per caso hai stabilito che dopo tot gradi di giudizio ti riconoscono colpevole e non puoi più stare in Parlamento, credi che qualcuno ci faccia caso?

- Ma io volevo capire se eri razzista o no...
- Certo che lo sono. Ma voi non siete messi meglio. Quella vicenda dei gradi di giudizio, da quando sta andando avanti? Sono solo i suoi che la stanno tirando per le lunghe? O c'è qualcuno dall'altra parte che non ha nessuna fretta di togliere le castagne dal fuoco?

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Di Sucar Drom (del 21/09/2013 @ 09:02:40, in blog, visitato 1771 volte)

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