E' da un po' di tempo che non dedico attenzione 
all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a
Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su
Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog 
mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si 
battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle 
interne alla comunità, come ad esempio
Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.
L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di 
proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla 
lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto 
di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali 
domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje', 
di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta 
dilagando in tutta Europa.
L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di 
lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui 
vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra 
xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed 
e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e' 
esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.
Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad 
un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si 
reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina 
ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso 
stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero', 
alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove 
tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case 
fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio 
camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono 
moltissimi i bambini.
Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi 
siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi, 
sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al 
ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella 
piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco, 
quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi 
raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi 
nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un 
lontano pianeta.
In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne 
uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei 
gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le 
cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato 
risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al 
welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e 
non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre 
piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti 
politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare 
d'accordo come e' avvenuto in passato.

Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra 
cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha 
qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa. 
Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio 
continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed 
anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire 
coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di 
tutti: gli zingari.
Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le 
relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e' 
e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia' 
molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della 
terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si 
mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo 
antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore, 
inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.
Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui 
governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche 
laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione. 
Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna, 
l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate 
di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi 
dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora 
un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che 
dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e 
integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e' 
dell'80%.
Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di 
fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario 
sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra 
anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva 
aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno 
vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le 
parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in 
Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente 
nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione. 
Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue 
melodie.
I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista 
sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della 
sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica 
eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo 
sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e' 
proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla 
lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per 
il futuro della nazione.

Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in 
Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari 
nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo 
ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione 
chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro 
Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.
Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta' 
giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli 
con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che 
la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a 
scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva 
impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine 
solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a 
bordo di autobus.
E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha 
raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento 
antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa 
e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si 
deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera 
popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli 
animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.
In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche 
e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi 
tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai 
margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli 
abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al 
di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una 
spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.
Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema 
sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate 
pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono 
migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo 
della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie 
in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato 
l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio, 
avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza 
considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da 
ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da 
centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno 
nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo 
ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto 
costituzionale oltre che per diritto "umano".
 "Because your skin is a little darker" from 
Gypata on 
Vimeo.
(continua…)