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Ungheria
Di Fabrizio (del 17/12/2012 @ 09:08:19, in Europa, visitato 1402 volte)

da Czech_Roma

Budapest, Hungary, 3.12.2012 17:17, Spiegel: la retorica dell'estrema destra ha toccato il fondo Czech Radio, translated by Gwendolyn Albert

La radio ceca ha pubblicato una traduzione dal tedesco in ceco di un articolo messo online dalla rivista der Spiegel, riguardo l'estrema destra in Ungheria (QUI l'originale in tedesco, ndr.). Secondo la rivista il parlamentare ungherese Márton Gyöngyösi del partito di estrema destra "Movimento per un'Ungheria Migliore" (Jobbik) ha dichiarato settimana scorsa in parlamento che, dato che i cittadini di origine ebraica rappresentano un "rischio alla sicurezza", si dovrebbe compilare un elenco nazionale dei loro componenti. Riporta der Spiegel: "Le sue dichiarazioni hanno sollevato un'enorme ondata di indignazione, ma il governo del primo ministro Viktor Orbán ha preso le distanze molto lentamente dal parlamentare."

Secondo il settimanale, ogni tentativo di discussione con Gyöngyösi si muta in un'estenuante maratona di relativismo. "Non sono un antisemita," rivendica, "ma dovete riconoscere, che quegli ebrei..." ecc. "Non sono neanche contro il popolo romanì, ma conoscete gli zingari... e non sono nemmeno un estremista che opera per una dittatura, ma dovete ammettere che la liberaldemocrazia ha fallito..." Sono le argomentazioni di questo economista trentatreenne, ex consulente fiscale. Der Spiegel riferisce che non è un estremista di destra.

Gyöngyösi è vice-presidente del gruppo Jobbik in parlamento. Il partito ha ottenuto un abbondante 17% alle elezioni del 2010. Oggi il partito, nel paese è il terzo per grandezza, conta 47 seggi sui 386 in parlamento.

I genitori di lavoravano per ua società ungherese di commercio con l'estero. Il nazionalista di oggi ha passato la sua infanzia in Afganistan, Egitto India e Iraq. Jobbik come conseguenza l'ha reso il proprio portavoce sulla politica estera.

"Gyöngyösi a volte nasconde malamente il suo piacere nella tattica di non rispondere alle domande. Evidentemente si considera l'asso diplomatico nel suo partito," riporta der Spiegel.

Però, la sera di lunedì scorso ha finalmente deciso di parlare in parlamento in modo chiaro ed intelleggibile. Nel corso di un dibattito sull'offensiva israeliana nella striscia di Gaza, ha suggerito la registrazione di tutti gli ebrei ungheresi. Ha poi chiarito, che "gli ebrei, specialmente se sono al governo o nel parlamento, devono essere considerati un potenziale rischio alla sicurezza dell'Ungheria." Rivolgendosi al vice ministro agli esteri, Zsolt Németh, ha detto: "Ritengo che una lista simile sarebbe importante soprattutto per l'Ungheria." Németh, diplomatico di carriera nel partito di governo FIDESZ, non ha risposto né con critico né con rifiuto a questa sfida, e neanche sembrava molto infastidito. Ha soltanto detto che "il numero di ebrei nel parlamento ungherese non ha niente a che fare col grave conflitto in Medio Oriente."

"Alla  camera s'è svolto un dibattito puramente nazionalsocialista," ha dichiarato da Budapest lo storico Krisztián Ungváry. Secondo lui, Jobbik si è identificato completamente coi dogmi razzisti del nazismo. Altri partiti estremisti in Europa non scoprono le loro carte così facilmente.

Rappresentanti delle organizzazioni ebraiche, politici ed attivisti civili hanno reagito alle dichiarazioni di Gyöngyösi con enorme indignazione. Martedì scorso diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti di fronte al parlamento, indossando stelle gialle per dimostrare contro il "fascismo strisciante" nel parlamento ungherese. Slomó Köves, presidente del Consiglio Unito delle Comunità Ebraiche di Ungheria, è convinto che Gyöngyösi debba essere perseguito per le sue dichiarazioni.

Non sarebbe la prima volta che il controverso politico si scontra con la legge. La scorsa primavera Attila Mesterházy (capo del Partito Socialista), aveva sporto denuncia nei suoi confronti per aver negato l'Olocausto. Gyöngyösi rigetta l'esistenza di qualsiasi legame tra le posizioni del suo partito e l'ideologia nazista. Der Spiegel riferisce che mente clamorosamente quando fa affermazioni simili.

Ad esempio, nell'archivio online della televisione N1, c'è un filmato in cui alcuni membri di Jobbik chiamano Adolf Hitler "uno dei più grandi statisti del XX secolo". La scorsa primavera, un altro parlamentare di quel partito ha ricordato in parlamento il centotrentesimo anniversario del presunto omicidio da parte degli ebrei di una ragazza cristiana di 14 anni nel villaggio di Tiszaeszlár. Allora lo scandalo scioccò l'Austria-Ungheria e nella regione ci furono pogrom periodici tra il 1882 e il 1883. L'estate scorsa venne escluso da Jobbik il deputato Csanád Szegedi, apertamente antisemita ma di cui erano venute alla luce le sue origini ebraiche.

Ungváry ha detto a Spiegel che le dichiarazioni di Gyöngyösi non lo sorprendono. "Ho insistito per anni sul fatto che Jobbik fosse un partito neonazista, nella tradizione delle Frecce Incrociate, il partito nazista che governò l'Ungheria ai tempi di Horthy alla fine della II guerra mondiale. Il punto chiave della nostra scena politica, tuttavia, e la mancanza di volontà da parte del governo di fare qualcosa su Jobbik. L'atteggiamento del governo è codardo, passivo e scandaloso," ritiene lo storico. Secondo lui esistono diverse frange di neonazismo nell'Europa centrale, ma la maggior parte delle nazioni stanno prendendo le distanze da tendenze simili. Tuttavia, in Ungheria i partiti politici non hanno agito, fino a quando le organizzazioni ebraiche non hanno iniziato a protestare con forza martedì scorso. Ricorda der Spiegel che le loro reazioni ricordano troppo una superficiale penitenza.

I blogger che scrivono sul portale di notizie più letto in Ungheria, index.hu, hanno sottolineato che le parole di condanna usate in questo caso, sono esattamente le stesse adoperate in molti altri casi recenti. Nessuno del governo si è preso il tempo per formulare una nuova dichiarazione. Secondo gli esperti della politica lo stesso Fidesz, il partito più forte, sta spostandosi a destra - comprensibili i suoi sforzi per attrarre i votanti di Jobbik, ma il prezzo politico che stanno pagando è troppo alto.

Lo scorso settembre il premier Orbán di fronte agli storici monumenti nel villaggio di Ópusztaszer ha tenuto un discorso, in cui faceva appello alla sacrosanta natura del sangue e della terra ungheresi. Der Spiegel specifica che le opere di autori antisemiti sono state recentemente aggiunte alla lista di letture obbligatorie nelle scuole.

Nel corso della settimana scorsa, Jobbik ha cercato di correggere la portata dello scandalo causato dal suo parlamentare, sostituendo la parola "ebrei" col termine "Israeliani". Gyöngyösi ha inviato una dichiarazione ai media, affermando che non intendeva che si compilasse una lista dei membri ebrei nel governo e nel parlamento, ma una lista di quanti avessero contemporaneamente la cittadinanza ungherese e quella israeliana. Ha quindi porto la mano ai concittadini ebrei, chiedendo perdono. Antal Rogán, presidente del gruppo degli eletti Fidesz, ha intanto compiuto i passi preliminari per introdurre sanzioni contro future dichiarazioni simili.

In realtà, Jobbik non ha intrapreso alcuna inversione ideologica. Subito dopo lo scoppio dello scandalo, Elöd Novak (parlamentare Jobbik) ha chiesto le dimissioni della collega Katalina Ertsey, che ha la doppia cittadinanza ungherese ed israeliana. Secondo le notizie odierne, Novak si è lamentato tramite una conferenza stampa tenutasi a Budapest che "Israele ha più parlamentari nel parlamento ungherese che alla Knesset". L'attacco alla parlamentare, che fa parte del partito ambientalista "Un'Altra Politica è Possibile" è avvenuto a soli quattro giorni dalla ripugnante iniziativa di Gyöngyösi. Questa settimana Novak ha inviato una mail a tutti i parlamentari, invitandoli a schierarsi pubblicamente contro l'opzione della doppia cittadinanza.

Inoltre, i parlamentari di Jobbik intendono pubblicare una lista dei posti in Ungheria dove sono stati investiti "capitali israeliani". Chiedono anche che vengano tivelati gli importi di questi investimenti. Il partito dell'estrema destra intende anche pubblicare i trattati interstatali stipulati con Germania e Polonia. Il capo di Jobbik, Gábor Vona, nato Gábor Zázrivecz e di origini slovacche, sostiene che in questi trattati esistano postille segrete tra Berlino, Budapest e Varsavia, per chiedere a mezzo milione di ebrei residenti in quei territori di sgomberare in caso di emergenza.

Riporta der Spiegel: "I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche intendono protestare domani in parlamento contro il crescente antisemitismo. Chiedono che i parlamentari si uniscano a loro."