Radicali Milano: sui Rom scorrettezze e imprecisioni dal mondo dell'informazione
6 dicembre 2005 h. 19:09
Venerdì scorso, 2 dicembre, Luca Fortis, membro della Segreteria dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, ha partecipato alla conferenza stampa indetta dai capifamiglia del campo Rom di via Idro 62. I Rom hanno denunciano una scorretta informazione sugli arresti della banda dei rapinatori che ha messo a segno numerosi colpi in ville del lecchese. Infatti, gli arresti non sono stati eseguiti all’interno del campo comunale, come riportato dai mezzi di informazione, ma in insediamenti illegali, abitati anche da non rom, che sono sorti nei pressi del campo e che non hanno nulla a che fare con esso. Una situazione che le forze dell’ordine conoscono bene, dal momento che tali insediamenti sono tollerati come “soluzione provvisoria” da parte dello stesso Comune in seguito a sgomberi avvenuti in altre zone della città. Inoltre, nonostante l’amministrazione comunale conosca perfettamente gli abitanti del campo, tutti italiani di etnia Rom Harvati residenti nella zona da più di 15 anni, li ignora sistematicamente nella programmazione delle politiche a loro rivolte. Particolarmente grave appare la condotta dei mezzi d’informazione: dopo aver pubblicato la notizia scorretta, pochissimi giornalisti hanno partecipato alla conferenza stampa, privando così i lettori di una corretta informazione. I pregiudizi e le incomprensioni nei confronti della comunità rom sono sufficientemente gravi perché tale disinformazione li renda ancora più insopportabili. I membri dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, impegnati a dare vita al nuovo movimento della Rosa nel pugno, si augurano quindi che i giornali provvedano a smentire la notizia data e contribuiscano a diffondere una più corretta versione dei fatti.
Milano, 6 dicembre 2005
Per informazioni Luca Fortis, 3341612803
NdR: ringrazio Luca Fortis e l'Associazione Radicale Enzo Tortora per l'attenzione prestata e per aver ripreso la notizia. Erano presenti anche il segretario della UdB DS Luciano Lama di Milano, due rappresentanti dell'ANPI di zona e il direttore del giornale Martesana2. Anche a loro ringraziamenti di cuore. Fabrizio
Di Sucar Drom (del 03/07/2007 @ 23:09:00 in blog, visitato 1743 volte)
Alexian Group, arriva nei negozi "Romanò Thèm - Orizzonti Rom" "Romanò Thèm - Orizzonti Rom" è il nuovo disco dell'Alexian Group, guidati dal polistrumentista Santino Spinelli. Il disco contiene dieci canzoni e il videoclip Alba Balcanica e potete acquistarlo direttamente su inter...
Busto Arsizio (VA), Rifondazione scrive una lettera aperta ai cittadini Volevo puntualizzare alcune cose riguardo ai nomadi rom di nazionalità rumena che si sono fermati sul territorio della nostra città alcuni giorni fa. Anche per chiarire il motivo dell'intervento di Rifondazione Comunista in tale occasione. Come cittadino, e ancor di più come consigliere comunale, è stato mio dovere verificare la situazione in cui si trovavano queste persone e nello stesso ...
Milano, l'idea folle di Palazzo Marino Palazzo Marino vuole spostare ventidue famiglie rom allontanate da Triboniano nel campo regolare di via Idro. «Idea folle» commentano quelli del comitato «Via Padova sicura». Valutazione condivisa dal consiglio di zona 2, mentre Forza Italia e Lega hanno organizzato questo pomeriggio, ore 17.30 da piazza Costantino a via Idro, la solita fiaccolata per la "sicurezza" che si trasformerà ne...
Informazione e pregiudizi della cronaca nera «La cronaca è la madre di tutte le notizie»: intesa come parte dell'articolo o come genere a sé stante, la cronaca assume un ruolo predominante all'interno della comunicazione giornalistica. Stando alla teoria classica, ogni articolo dovrebbe contenere una parte di cronaca, cioè un resoconto dei fatti che risponda alle classiche cinque domande o 5 W. La divisione del pezzo scritto o del se...
Gallarate (VA), il patto di legalità anche per i Sinti Italiani Il Comune di Gallarate ha deciso: i sinti saranno trasferiti in piena campagna, al confine tra i rioni di Cedrate e Cajello, al di là dell’autostrada, quando via Lazzaretto diventa sterrata e l’asfalto lascia spazio ai campi. Una decisone che era nell’aria, forse non nei termini presentati dall’amministrazione comunale, però: infatti la comunità che da anni si è stabilita in via De Magri, ...
Bolzano, presentato il documentario "la vita e altri cantieri" A Bolzano, venerdì 29 giugno, è stato presentato in anteprima il documentario "la vita e altri cantieri" di Giuseppe Schettino. Il documentario racconta i conflitti tra generazioni e culture, tra padri e figli nella realtà etnica dei Sinti Teich che come ogni cultura viva si modifica nel tempo e nello spazio. La famiglia allargata Gabrielli, appartenente alla Minoranza dei Sinti ...
Roma, i minori stranieri non accompagnati A Roma martedì 10 luglio, presso RomaEventi in via Alibert, alle ore 9.30 si terrà un convegno dal titolo: “minori stranieri non accompagnati: percorsi di protezione e pratiche di integrazione”, organizzato dal Ministero della Solidarietà Sociale e dal Ministero dell'Interno in collaborazion...
Firenze, il poeta Demir Mustafa è intervistato da Liberazione Ha la voce pacata e lo sguardo benevolo. Giunto in Italia alla fine degli anni '80, inizia ben presto ad operare nell'ambito dell'intercultura come mediatore. Si chiama Demir Mustafa ed è nato a Skopje (Macedonia) nel 1960 da una famiglia di rom dzambasa (allevatori di cavalli). Dopo aver ottenuto il diploma di tipografo e svolto il servizio militare in Croazia, la crisi politico-economica della e...
Cittadini Comunitari, ecco le nuove regole L'Italia ha recepito la Direttiva 2004/38/CE dell'Unione Europa con il Decreto legislativo n. 30 del 6 febbraio 2007. Vi presentiamo, dopo l'intervento pubblico di Frattini e De Corato, un breve stralcio de...
Di Fabrizio (del 26/09/2010 @ 22:48:26 in Italia, visitato 2370 volte)
Venerdì scorso, nel tardo pomeriggio,è stato recapitato da Agenti del Comando
di Polizia Locale un provvedimento di espulsione dal campo comunale di via Idro
alla quasi totalità delle persone regolarmente residenti, oltre un centinaio,
tutti Rom italiani, che entro 48 ore dovrebbero abbandonare l'area in assenza di
qualsiasi altra alternativa abitativa.
Il provvedimento, a firma del Direttore Centrale alle Politiche Sociale,
Carmela Madafferi, una delle più chiacchierate Dirigenti dell'Amministrazione
Comunale, in applicazione del Regolamento dei campi nomadi comunali, contesta ad
alcune dei soggetti presenti la responsabilità di piccoli reati personali
addirittura risalenti a 25 anni fa!!!, estendendo quindi gli effetti "previsti"
a tutti gli appartenenti il nucleo familiare (ma i "reati" sono perseguibili, in
genere dall'Autorità Giudiziaria…, personalmente o collettivamente nel nostro
Paese???).
In pratica, da domani mattina, oltre cento persone, bambini che da anni
frequentano le scuole della zone, adulti, anziani e ammalati dovrebbero
abbandonare le case che abitano dall'inizio degli anni '90 (ma la loro
permanenza in zona è attestata addirittura dai primi anni '70).
Chiediamo che la vicenda venga portata al più presto all'attenzione del
Consiglio Comunale perché né sospenda l'esecutività e poi né disponga il ritiro.
Denunciamo uno degli atti di violenza amministrativa più grave che stia per
essere commesso ai danni di cittadini milanesi, dalle conseguenze imprevedibili
sul piano sociale e in palese contrasto con tutte le più elementari norme del
diritto civile, inutile ad affrontare "l'emergenza nomadi" (che recentemente
anche il Ministro degli Interni Maroni ha definito "conclusa"), indecente sul
piano morale.
Chiediamo che venga fatta luce sugli interessi che gravitano sull'area in
questione (quella di via Idro), i costi di realizzazione di eventuali nuove
opere di "assistenza" e i beneficiari, poiché riteniamo che la "cacciata", ma
qui sarebbe meglio dire la "deportazione" dei cittadini rom milanesi sia anche
strettamente legata all'oscuro intreccio di interessi privati e pubblici,
"caritatevoli" e non, ai danni dei soggetti più deboli della città.
Di Fabrizio (del 01/04/2006 @ 22:13:32 in blog, visitato 2427 volte)
Questa settimana sono passato dalla versione DBlog 2.0 provvisoria a quella definitiva.
Non so cosa sia successo, ma non funzionano più i commenti. O meglio, qualsiasi cosa scriviate, apparirà solo il vostro nick e l'orario del commento, ma il testo però sarà VUOTO.
Non ho ancora capito da cosa dipenda... nel frattempo se avete dei commenti da lasciare, scrivetemeli in email, indicando anche il post a cui si riferisce e se lo volete rendere pubblico agli altri lettori, così lo aggiungerò in fondo al post (o in ogni caso, lo leggerò).
Come si dice: mi scuso per il disagio, le trasmissioni riprenderanno regolarmente appena possibile.
DISCLAIMER: quanto segue non è un pesce d'aprile
Qualche progresso nella campagna elettorale che sto seguendo assieme alle famiglie del campo comunale di via Idro 62. Abbiamo il candidato nelle liste del Consiglio di Zona, si presenta con i DS. Forse non è il partito che sarebbe piaciuto a tutti, ma da qualche parte si doveva cadere.
Invece il programma è stato presentato a tutte le associazioni di zona e ai partiti dell'Unione, presente il candidato sindaco. Scrivevo le volte scorse: un programma OPEN SOURCE pensato per le esigenze di tutti, non solo dei Rom perché,come si dice al campo: "Siamo stufi di chiedere la carità, e tutti devono avere la possibilità di star meglio, se c'è un interesse comune."
Una cosa difficile era individuare un rappresentante del campo che potesse rappresentare tutte le famiglie. Alla fine si è imposto un compromesso: un "ORIUNDO" che però conosce e frequenta le famiglie da oltre 16 anni, e che conosce bene anche la realtà politica-associativa della zona. Inoltre... è uno storico redattore della Mahalla. Per lui vale lo stesso discorso della lista: bisogna sapersi accontentare.
Per il momento, il campo è unito sul programma, e stanno succedendo altre strane cose... per la prima volta si è fatto vivo un rappresentante di AN a parlare con le famiglie e guardare con i propri occhi le condizioni di vita.
Che altro? Ci sono momenti belli: come quando quelli che sono senza certificato elettorale vanno per la prima volta a richiederlo all'anagrafe. Altri meno belli: come quando agli appuntamenti con le liste e le associazioni, mi ritrovo costantemente da solo, perché dal campo se ne sono dimenticati...
Ormai, siamo in ballo, tutti alla loro maniera. E già si presentano i prossimi scogli: discuterne a livello provinciale e riuscire a promuovere un tavolo di discussione
tra i sindaci dei comuni coinvolti;
e un altro tra i gruppi rom e sinti che vivono nell'area;
nonostante le apparenze, sono entrambe difficili alla stessa maniera: a parole si dovrebbe collaborare, ma nel pratico mettersi assieme a discutere tra chi ha la stessa fascia tricolore o tra chi vive le medesime difficoltà, è possibile solo superando le piccole gelosie, i particolarismi, le paure e le pigrizie. Se sindaci e rom sapessero di essere così simili e prevedibili!
Il vostro redattore/candidato/traduttore vi saluta e si scusa se in questi periodi ha troppe cose da fare e seguire
PS: se qualcuno ha bisogno, da due giorni ho una quindicina di GMAIL a disposizione
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 22:12:26 in scuola, visitato 2349 volte)
Pubblicato su “il Nostro tempo”, Domenica 28 Marzo ’04, n.12, p.3 – intervista di Silvio Mengotto. A quasi due anni di distanza, facciamo il punto della situazione:
Dal 1983 Licia Brunello lavora in classe con i ragazzi e incontra le famiglie al campo nomadi di via Idro. Però la riforma farà sparire la facilitatrice culturale
Lungo il Naviglio Martesana, all’incrocio con il fiume Lambro, termina via Idro dove dal 1990 c’è uno dei sette campi nomadi autorizzati dal Comune. Siamo al confine di Crescenzago a Milano. Il campo di via Idro ha un contesto campagnolo, confina con un vasto prato dove, specie in estate, pascolano cavalli, caprette, qualche mucca e maialini allevati dai Rom stanziali di etnia Harvati. I Rom sono da 35 anni nel quartiere. Harvati è il nome della regione dell’ex Jugoslavia da dove provengono. Nel campo la popolazione stimata è di circa 150 persone e 24 famiglie. Più della metà sono giovani e bambini ( da 0 a 18 anni ). La peculiarità del campo di via Idro è quella di avere, tra gli altri campi nomadi, il più alto tasso di scolarità. Un risultato che premia l’impegno di integrazione svolto dalla scuola elementare Eleonora Pimmentel ( via F. Russo ) che ospita i bambini Rom in età scolastica dagli anni ’80, grazie anche ai pontieri di questa integrazione non scontata e che porta il nome di Licia Brunello, insegnante di ruolo dall’86. Da quella data Licia Brunello ha iniziato la doppia avventura: scolastica e con i bambini Rom. Le abbiamo rivolto alcune domande.
Come è nata questa avventura scolastica con i bambini Rom?
“ Nasce all’inizio della mia carriera scolastica per puro caso. Essendo l’ultima arrivata fui prescelta dalla scuola con questo incarico di scolarizzazione dei bambini Rom di via Idro. Assunsi il ruolo di facilitatrice culturale. E’ dall’inizio della mia attività scolastica che mi sono occupata aspettando una nuova insegnante che potesse innamorarsi di questa situazione e passare il testimone. Cosa che, in parte, è avvenuta con Angela Sacco ora insegnante all’Università”.
Quali le tappe di questa scolarizzazione dei bambini Rom ?
“Quando incominciai mi resi conto che c’erano problemi oggettivi ai quali bisognava dare risposte concrete e immediate: quaderni, libri, penne, abiti. I soli supporti didattici non bastavano. I bambini Rom non parlavano l’italiano e avevano una cultura, schemi e regole completamente diversi dalle nostre. Dovevamo fornire loro anche una serie di servizi: colazione, docce, guardaroba, raccolta abiti, una stanza con lavatrice per governare tutto questo e fornire loro dei ricambi. La situazione nel corso degli anni è migliorata tantissimo anche perché sono migliorate le stesse condizioni e relazioni al campo e con le famiglie. All’inizio grande fatica e auto-selezione. Una prerogativa della comunità Rom è l’esistenza di una identità precisa del clan familiare. Questo significa che esistono famiglie aperte alla collaborazione e altre più diffidenti o chiuse con i “gagi”, come definiscono tutti coloro che non sono Rom. Da questo dipende il successo della scolarizzazione. Ancora oggi al campo la scolarizzazione è abbastanza capillare. Quest’anno sono 17 gli iscritti e 14 i frequentanti. Sette alle medie e 3 alle superiori. Per noi un successo. La scolarizzazione si è allargata non solo a tutta la comunità, ma anche in termini di cicli scolastici. Oggi frequentano anche la materna. Un fatto impensabile solo qualche anno fa”.
I bambini Rom denotano un particolare comportamento in classe?
“Tolti i primi giorni di inserimento nell’intera classe i bambini Rom hanno un atteggiamento come tutti gli altri. Ho notato, ma questa è una sensibilità personale, che i bambini Rom nei confronti dell’insegnante, dell’autorità, assomigliano ai bambini di una volta. Mi sembrano più attenti, aperti, curiosi e rispettosi. Più genuini e diretti. Con loro è fondamentale instaurare un rapporto empatico forte. Al di là del ruolo è essenziale avere una relazione e che si sentano amati. Di fronte a questo lasciano cadere qualsiasi difesa e, in parte, questo si verifica anche per gli adulti. In questi anni abbiamo creato eventi e promosso attività che potessero realizzare un collegamento tra scuola e il campo. Le occasioni sono state le più svariate: il Natale, fine anno scolastico. Con le classi abbiamo fatto uscite didattiche al campo. Ora stiamo lavorando ad un progetto esclusivo per i bambini Rom: un laboratorio teatrale, nel quale dovranno creare una storia di loro invenzione, dove vengono rappresentate le loro tradizioni e la loro cultura. Spettacolo che rappresenteremo a scuola e al campo a fine anno scolastico.
Hai frequentato il campo di via Idro?
“All’inizio i Rom sostavano in via Agordat. Un campo dove le condizioni igieniche erano spaventose. Un centinaio di persone con una sola fontanella. Fosse biologiche inesistenti. Avevano costruito latrine a cielo aperto con caduta libera nel naviglio Martesana. Abiti usati sino all’indecenza per poi bruciarli nell’impossibilità di lavarli. Dopo lo spostamento le cose sono migliorate. Il campo di via Idro è attrezzato di bagni e servizi. Molte famiglie hanno costruito delle piccole case di legno, probabilmente abusive, ma questo ha migliorato le loro condizioni di salute e li ha obbligati ad avere più cura delle loro abitazioni. In questo modo si sono sentiti in una situazione più stabile e protetta. Ho frequentato il campo per molti anni e per alcune famiglie sono diventata amica. Per loro non sono solo la maestra. Questa lunga frequentazione si è trasformata, nel tempo, in una relazione significativa che ha permesso di ottenere risultati che difficilmente una scuola, una pur brava maestra, avrebbe potuto ottenere. Il rapporto individuale con i Rom è molto importante ! Ho conosciuto famiglie Rom che ora abitano nelle case popolari, ho notato che hanno perso molto di quella cultura che, in un certo senso, li proteggeva dall’ideologia malavitosa delle città. Entrando in contatto con la malavita ne sono rimasti contaminati. Per esempio la droga in via Idro non poteva entrare perchè gli anziani proteggevano i giovani e il campo attraverso la trasmissione di insegnamenti della loro cultura”.
Qual è il futuro per questi bambini?
“La nuova riforma scolastica non prevede più la mia figura di facilitatrice culturale. Temo che questo anno scolastico sarà l’ultimo con questo ruolo. Ciò che mi preoccupa non sono solo i tagli al personale, ma soprattutto l’eliminazione di tutti i momenti di collegialità e compresenza, che sono sempre stati il punto cardine della nostra scuola al fine di riuscire a organizzare gli interventi un po’ speciali, come quello con i bambini Rom, ma che permettevano di dare risposte mirate all’integrazione culturale. Quest’anno abbiamo subìto nuovi tagli. Avevamo cinque distacchi per l’integrazione dei bambini stranieri e Rom, ne è rimasta una sola. E’ un anno difficile perché devo tentare di dare delle risposte che siano efficaci e passare la mia esperienza alle insegnati che avranno questi bambini”.
11 marzo 2004 -Silvio Mengotto
Cambiamenti a gennaio 2006:
Ho ritelefonato all'insegnante:
“La situazione praticamente non è cambiata. Abbiamo anche manifestato, incontrato il Provveditore, alla fine quest'anno ci sono 12 ore in più. Abbiamo sfruttato le sinergie del laboratorio linguistico per studenti stranieri. Nel frattempo, c'è stata almeno la soddisfazione del riconoscimento di questoo lavoro da parte della Provincia. Attualmente, il Consiglio di Zona ha erogato un contributo per il recupero scolastico anche al campo. Non molti soldi, abbiamo preparato il progetto, e affrontato man mano le difficoltà che nascevano di volta in volta:
la sostituzione dell'insegnante che doveva lavorare sul posto
i lavori di manutenzione nel campo, per cui nelle aule dove si sarebbero tenuti i corsi ora non c'è illuminazione.
In qualche modo speriamo di iniziare a metà gennaio. Aggiornamenti a presto.”
Di Fabrizio (del 24/06/2005 @ 20:52:37 in Italia, visitato 3006 volte)
Avviso: questo è un post accaldato e poco tollerante. Spero in Giovepluvio...
Vi sto leggendo, aspettando che la temperatura rinfreschi. Ho voglia di uscire, di lasciarmi prendere da qualche vizio, da qualche peccato veniale che non mi metta nei casini con la legge. Non ci credo, che siate tutti tolleranti, che siate tutti "bisogna capire, bisogna essere buoni". La maggior parte di noi, è un Kalderoli mancato. Si sfoga con le parole, perché anche a farlo ministro, non sa ciò che vuole. Ora, Kalderoli nella sua tragica figura è una persona reale (forse). Chi scrive su Internet, che usi un nome o sia anonimo, non lo è.
Non venite a dirmi cosa è la morale, cosa è giusto, tanto non vi credo. Un moralista (a conoscerlo!) forse lo sopporterei dal vivo, ma non sul computer.
Da parte mia, sappiatelo: sono un poco di buono (qualsiasi significato abbiano per voi queste parole) e visto che non ci conosciamo, vi giudico alla mia stregua.
Però, visto che ogni tanto imbratto questo blog, mi giudicate uno di voi. Bugiardo e rispettabile come voi.
Ogni tanto, scrivo di persone reali, come voi del resto. Gente bugiarda come me e come voi, la cui massima aspirazione non è rubarvi i bambini, ma avere una birra fresca per accompagnare i suoi peccati veniali.
Prima che vi addormentiate, date uno sguardo ai moralisti che non sopporto:
A Milano esiste un campo dignitoso. "...casette simili a quelle tirolesi, statue fuori dall’ingresso, anche delle piscinette, aria condizionata all’interno e parcheggiate all’esterno auto di grossa cilindrata. Personalmente credo che, se c’è questo benessere - prosegue - sarebbe giusto che contribuiscano a mantenere il campo, pagando l’affitto e la tassa rifiuti, come tutti gli altri cittadini. Penso ad esempio a come diversamente si preparano ad affrontare l’estate tanti anziani milanesi".
E' in via Chiesa Rossa, dove sono arrivati un paio di anni fa, i Rom sfrattati dalla storica area di Palizzi Fattori.
Ora, i campi sosta non piacciono neanche a me, ma visto che ci sono e sono pure abitati, vorrei capire:
il campo sosta "classico" (roulotte e baracche improvvisate assediate dall'immondizia) non piace a nessuno, tantomeno a chi ne respira la puzza;
se gli abitanti, come in via Chiesa Rossa, di tasca loro si sistemano meglio, è abusivismo edilizio e devono anche pagare affitti e tassa rifiuti;
se le spese per vivere dignitosamente in un campo le paga il Comune, ecco rispuntare il discorso dei NOSTRI soldi sprecati per chi non vuole contribuire.
Mettetevi nei panni di chi abita nel campo di via Chiesa Rossa, di via Idro, di via Bonfadini, non vi chiedereste: "ma cosa vogliono da me?"
Eccolo che è tornato IL COMPLESSO DI ESSERE ROM, cittadino italiano, per giunta! E per italiano intendo quello che vedo sulle coste di Calabria, come a Villa Certosa o nella Brianza.
C'è da stupirsi, se quando ci parliamo assieme, se va bene ci si guarda come se si fosse imbecilli e se va male, si rimedia un giro tra i campi sosta della periferia a calci nel didietro?
Preso da questi soavi pensieri, sto ripassandomi alcuni punti dellla legge Bossi-Fini (perché ci sono anche Rom stranieri). Una legge che funziona così bene, che da quando è in vigore si parla sempre più di quanto aumentino i clandestini! E mi viene il sospetto che se la legge fosse diversa, i problemi sarebbero simili, ma avremmo più gente che non dovrebbe fare i conti con quel termine CLANDESTINO, che da solo chiude tutte le porte.
A febbraio, visto che la legge non bastava, è entrato in vigore anche il CONTRATTO DI SOGGIORNO: in pratica il datore di lavoro deve assicurare per il lavoratore immigrato una casa dignitosa prioma di assumerlo. Inutile spiegarvi che le associazioni imprenditoriali abbiano detto al governo che era una cosa da matti.
Ma tornate a mettervi nei panni... di un Rom, straniero questa volta, accampato in quell'inferno che èvia Barzaghi.
Vi assicuro che il lavoro non manca, per uno straniero che sappia muovere le braccia. Attorno al campo, è pieno di corrieri di trasporto, cantieri, cave. L'anno scorso, la CGIL ha denunciato che li vicino, piazza Lotto, la mattina alle 5 sembrava una piazza del Sud Italia, con i caporali che assoldavano manovali stranieri per i lavori nel vicino polo fieristico. Ma, se qualche imprenditore, volesse mettere in regola un Rom, che razza di CONTRATTO DI SOGGIORNO potrà mai stipulare? Mi sto quasi dimenticando: qual'è la percentuale del lavoro sommerso in Italia?
Lo so, visto dallo schermo il CONTRATTO DI SOGGIORNO non significa niente. Neanche la denuncia della CGIL. Eppure, dovreste capire che a volte rubare diventa il male minore.
Di Fabrizio (del 07/11/2005 @ 20:26:51 in Europa, visitato 2235 volte)
Di questi tempi, leggendo i giornali, ho scambiato qualche informazione con UcCaBaRuCcA, su quanto sta accadendo nelle periferie parigine. Gia visto, d'accordo. Ma devo fare i conti con la mia nota confusione mentale, e le cronache francesi si mischiano ai commenti che mi lascia Snowdog sui recenti sgomberi degli insediamenti rom in Italia. La scommessa, è cercare una via d'uscita. Forse, al di là dell'ideologia e della polemica, la risposta è sempre guardare in faccia il tuo nemico, e avere il coraggio di lavorarci assieme. E, naturalmente, rimboccarsi le maniche, perché c'è sempre qualcosa da fare. A volte, è possibile. Ripesco un vecchio post dall'archivio di Pirori:
Mercoledi 28 Aprile 2004 ore 22:58:12 31 dicembre 2003 - riporto da La Repubblica: Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come firma Assalto all´Opera Nomadi - "Qui non vi vogliamo" - I locali sono del Comune. Sorgerà un centro documentazione degli orrori nazisti. La cronaca è riassunta qui:
Ripuliti i locali dai danni + grossi, la sede era rimasta praticamente disabitata sino a settimana scorsa. Nel frattempo si era ventilata l'ipotesi di cercare un posto "+ sicuro". Invece, la sede si farà, come pure il Centro documentazione, proprio lì. Sono contento per due ragioni: 1) La sede si trova alla periferia estrema, un blocco di palazzoni popolari, ed è proprio lì che la gente normale hanno bisogno di vedere, di partecipare alla vita associativa - per reagire al clima di abbandono delle autorità e alla violenza che comanda. 2) Per una volta, il nome dei Rom non è stato associato a chi viene cacciato con la violenza. Che diamine! Questa volta si ritorna e si rimettono assieme i cocci. C'è voluto un po' di tempo per maturare la decisione, e lo capisco, ma penso che la loro sia stata la decisione giusta.
Così, mi sono offerto volontario per aiutarli a risistemare il materiale del Centro documentazione. Arrivo lì la mattina presto, son da solo e apro tutte le porte e finestre per segnalare la mia presenza. Giacché ci sono, metto musica balcanica a palla, che poi cambio in ray algerino, per vedere se almeno si affaccia qualche nordafricano.
A metà mattina si fanno vivi i volontari di altre associazioni che operano lì vicino: un centro per ragazzi e una chiesa evangelica. Sono contenti che si sia scelto di tornare e mi informano sulle loro attività. Molto preso nel ruolo di "ambasciatore" che mi sono auto appioppato, ricambio e visito le loro sedi. Dopo i saluti di rito, entrambi si sono interessati alla nuova porta blindata montata dall'Opera Nomadi. Credo che anche per loro la vita sia movimentata. Rispondo che vedrò di fornirgli dei preventivi, ma come esterno, al momento non so dire di +.
Visito il bar, ma a parte il caffé (discreto), non rubo molte informazioni in + sul quartiere.
Di pomeriggio, si presenta una piccolo gruppo di giovani in motorino. Un sociologo li catalogherebbe come la classica banda di periferia, Scambiamo 2 chiacchiere, sono curiosi. Spiego loro cosa è successo, chi è Opera Nomadi, cosa si vuole fare. Mi dicono che sono con noi, che anche loro ce l'hanno con chi di notte sfascia il quartiere. Se avessi potuto, li avrei presi come vigilantes!
Più tardi, con un timido buongiorno, è il turno dei bambini. Mi guardano e scappano, poi tornano, alla fine entrano coi monopattini e le bici (portate a mano). Per fortuna, 7 anni come animatore al campo di via Idro mi hanno insegnato come cavarmela. Si parla e si scherza per mezz'ora, poi, rotto il ghiaccio, dico loro che mi aspetta una montagna di libri da catalogare e devo tornare al computer. Mi salutano e mi augurano buon lavoro.
Dimenticavo, oggi non sono state solo chiacchiere: catalogati 310 tra libri, documenti, audio e videocassette. Me ne mancano una cinquantina. Quando il catalogo sarà pronto, ve lo farò sapere.
Di Fabrizio (del 03/03/2011 @ 20:11:00 in Italia, visitato 2468 volte)
Stamattina presto, oltre un centinaio di poliziotti in tenuta antisommossa,
accompagnati da vigili del fuoco, ruspe, ambulanza e diversi camion, si sono
presentati al nostro campo, per sgomberare 4 nuclei familiari, ivi residenti da
quando è stato formato. Una delle famiglie sfrattate aveva anche presentato
ricorso amministrativo a settembre ed un successivo ricorso al TAR contro il
comune di Milano per un precedente avviso di sgombero [vedi
QUI]. A nessuno è stata consegnata notifica scritta per questo sgombero,
come invece previsto dalla legge.
Le roulottes e le case mobili degli sfollati sono state portate via dai vigili,
e quindi le famiglie non hanno dove andare. Prima hanno potuto portarsi via i
loro beni. Tutti erano accampati ai margini esterni del campo, perché la
piazzola loro assegnata era stata occupata in precedenza da abusivi. L'assurdo è
che queste famiglie abusive sono rimaste al loro posto.
Accompagnati da altri componenti del campo, gli sfrattati si sono presentati in
Casa della Carità (che ha la gestione del campo), ma non sono stati ricevuti per
assenza dell'incaricato. A tuttora nessuno di Casa della Carità è intervenuto
sul posto.
Inoltre una ruspa ha demolito la cabina elettrica che serviva tutto il campo, a
causa di alcuni allacciamenti non regolari; col risultato che ora tutto il campo
è senza elettricità (anche chi aveva un regolare contatore). In molte famiglie
manca anche la legna per scaldarsi. Nel frattempo piove su giusti e ingiusti.
I vigili hanno detto che torneranno lunedì prossimo per smantellare altre tre
case.
La brutalità degli innumerevoli sgomberi contro gli insediamenti abusivi, si sta
quindi trasferendo anche verso i campi sosta comunali, quelli che si vorrebbe
chiudere col famoso "Piano Nomadi", che in due anni non si è concretizzato,
nonostante le somme a disposizione (13 milioni di euro) per incapacità dello
stesso Comune. In mancanza di idee, il Comune maschera la sua incapacità
rendendo la vita impossibile ai Rom e ai Sinti cittadini e perseguendo una lenta
politica di logoramento.
Con l'occasione, smentiamo quanto affermato dal parlamentare europeo Borghezio
in un suo comunicato su
Agenzia Parlamentare: nonostante tutto, il campo di via Idro c'è ancora, a
fare da specchio alle contraddizioni sue, del suo partito e della maggioranza
che governa Milano.
Per informazioni: Fabrizio Casavola, 347-717.96.02
info@sivola.net
Antonio Braidic, 338-771.28.56
Di Fabrizio (del 14/09/2006 @ 19:24:29 in media, visitato 1609 volte)
SARÀ Definitivamente bonificato il fortino dei clandestini Area ex Falck, domani sgombero in forze Ci sono ancora circa 250 persone, per la maggior parte rom. Nella zona sorgerà un complesso residenziale
C'è una malattia, che colpisce Il Giornale, ed in questo caso La Padania, da cui ho tratto questo titolo: non sanno resistere alla voglia di mostrare chissà quali piani e strategie (di cui ci sarebbe invece bisogno), per cui anche se si parla di sgomberi a Sesto San Giovanni, bisogna allungare l'articolo, trovando e ridipingendo un mondo estraneo che li circonda. Rom, centri sociali, pacifisti, condividono questo destino di "chiamata in causa" senza ragione.
Nel lungo articolo spunta fuori, non so il perché:
...lo stesso Don Colmegna, per intendeci, del fortino rom di via Idro a Milano, roccaforte inespugnabile degli zingari dove polizia e carabinieri non possono nemmeno tentare di avventurarsi senza rischiare di essere presi a sassate;...
Vorrei rassicurare i lettori della Padania: è tutto tranne che un fortino inespugnabile. Vi arrivano tranquillamente i carabinieri, in divisa o in borghese, questa primavera s'è visto persino il primo consigliere di AN, arrivato sotto scorta e sorpreso che nessuno avesse da dire sulla sua presenza. L'unico momento di vera tensione che ricordo è avvenuto all'inizio degli anni '90, quando la banda della UNO Bianca sparava a Bologna nei campi Rom.
Oggi l'unica sorpresa che può capitare, fatte le dovute presentazioni e se si trova il Rom di buon umore, è vedersi offrire il caffé. Quanto a don Colmegna... siamo vicini ma non ci si frequenta molto.
Di Fabrizio (del 05/07/2012 @ 16:38:24 in Kumpanija, visitato 4482 volte)
Salve a tutti, signore, signori ed infanti.
Volevamo dirvi che anche quest'anno non andremo in ferie, perché alle Maldive
è tutto esaurito, e dopo il freddo patito quest'inverno la montagna non ci
ispira.
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo
solo quelle dell'anno scorso:
ripristino di un servizio elettrico a norma;
incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Nel frattempo, quelli di noi che sopravvivono con la raccolta del metallo,
tornano la sera a casa con un guadagno netto di 10 euro (se va bene). Così le
giornate passano pensando a cosa si può fare, a quale futuro saremo mai
destinati.
MA NON VOGLIAMO DEPRIMERVI, ANZI ABBIAMO UNA PROPOSTA TUTTA PER VOI, SPERANDO
CHE VI PIACCIA.
Come avrete capito, qui non c'è molto da fare, ma da noi il clima è fresco, ci
sono alberi, gazebo, sedie, tavoli e panchine, UN AMBIENTE PULITO E DIGNITOSO e persino
bambini e brava gente. Qui da noi è ancora campagna. Vi pensiamo nelle vostre
case, a combattere la torrida estate milanese, con una programmazione televisiva
uguale ogni luglio e agosto.
VI INVITIAMO AD UN POMERIGGIO (O UNA SERA) IN CAMPAGNA, ASSIEME AD UN BUON
FILM, UN LIBRO, QUALCHE MOMENTO CONVIVIALE.
Al momento la programmazione non è ancora definita, ma a breve prevediamo:
la proiezione del film GATTO NERO, GATTO BIANCO di
EMIR
KUSTURICA;
la proiezione (in quasi anteprima) del film LA CANZONE DI
REBECCA, con la presenza del regista e della protagonista;
la presentazione del libro NIENTE E' PIU' INTATTO DI UN
CUORE SPEZZATO, con la presenza dell'autrice;
la presentazione del libro MILANO, FIN QUI TUTTO
BENE, con la presenza dell'autrice.
ed altro ancora, in via di definizione. Tutti gli avvenimenti, salvo
diversa indicazioni sono GRATUITI ed avvengono all'aperto, in
caso di maltempo è disponibile una sala coperta ed accogliente.
Inoltre, sarà possibile incontrare noi rom, gli autori, i registi e i
protagonisti, sedendosi al "Marina Social Rom" (Eccolo)
Dai! Cosa aspettate? Potrete dire che in Camargue non ci siete stati... avete
scoperto di averla sotto casa!
Comunità Rom Harvati via Idro 62, MILANO
Marina Social Rom
A due passi dalla città, un ambiente campestre e genuino lungo la Martesana,
dove nel 1800 i nostri antenati andavano a cercare la frescura e la sana cucina
di una volta.
Locale ancora in fase di avviamento, che promette bene. Cucina casalinga, anche
per vegetariani. Servizio familiare ma buona compagnia. Servizio baby sitter.
Ampio giardino. Parcheggio sorvegliato.
PROGRAMMAZIONE ESTIVA CON FILM, PRESENTAZIONE LIBRI, ATTIVITA' PER
BAMBINI
Solo su prenotazione info@sivola.net
-
ph. (39) 347-717.96.02
Di Fabrizio (del 03/05/2006 @ 16:12:19 in Italia, visitato 2142 volte)
Lo scorso 9 aprile, avevo riportato la bozza di un documento
Città per tutti,
inizialmente proposto da Naga, Arci, Sincobas e successivamente emendato e
rielaborato dalla miriade di associazioni di volontariato e dalle comunità di
immigrati di Milano.
Al termine di questo percorso, il documento sarà presentato ufficialmente
mercoledì
10 maggio alla Casa della Cultura al candidato sindaco Ferrante.
Qui gli altri
riferimenti (nota bene, causa un fraintendimento risulta ancora firmato dalla
Comunità Rom di via Idro, che in realtà non è stata consultata, per cui
l'adesione verrà tolta dal documento finale)
Ricevo ora un contributo di Maurizio Pagani, Vicepresidente Opera Nomadi
Milano, che ha seguito l'evolversi della discussione durante l'ultimo mese, e
quindi può fornire indicazioni utili:
Non so se Milano sia una città più di “destra” o di “sinistra” per censo
o vocazione elettoralistica, ma di sicuro di questi tempi non è un fatto
trascurabile. Sta di fatto che la più parte “di sinistra e progressista,
meglio se un po’ smoderata o radicale” dell’associazionismo, quella a cui
sono più affezionato, impegnata sul fronte dei diritti, casa, nuove povertà
e migranti, sembra essere fin troppo prudente o razionale.
Di sicuro ha avuto un merito importante, quello cioè di invitare il
candidato alla poltrona di Palazzo Marino, Bruno Ferrante, alla discussione
di un documento dal titolo “una città per tutti”, con chiaro riferimento a
chi ne è ordinariamente “escluso”.
Ma è stata presa da una grave amnesia: la “questione Rom”.
E non è un problema di poco conto, anche se tenuto generosamente “dentro” al
documento ma sempre come tema “trasversale” ai contenuti più generali.
E come non parlarne altrimenti, vista l’enfasi che normalmente gliene viene
attribuita sugli organi di stampa o nelle raccomandazioni della Comunità
Europea che circolano abbondanti nella rete?
Non vorrei sembrare ingeneroso con chi ha sottoscritto il documento, non da
me per i motivi che vi ho sopra citato, ma avrei trovato giusto e doveroso
indicare questo tema tra le priorità che attendono chi dovrebbe guidare la
città con un senso etico e programmatico profondamente diverso dai
precedenti sindaci.
Avendo seguito anch'io parte del lavoro preparatorio, ed avendo aderito al
documento finale (a titolo personale), fornisco una mia risposta
(sempre personale e che in ogni caso non coinvolge il comitato promotore):
Capisco la tua preoccupazione, ma il documento che verrà presentato il
giorno 10 è già un lungo elenco di legittime richieste, e si rischia di
ottenere l'effetto "lista della spesa" aggiungendo voci ulteriori.
Un lungo elenco, che sarebbe valido a Milano come a Palermo. Ma, quel
che è peggio, il rischio è di ottenere dal candidato sindaco un assenso di
facciata, senza che questo si tramuti in un impegno fattivo.
Ritengo quel documento importante per quanto riguarda il tema generale
dei diritti, della cittadinanza, dell'uso degli spazi e delle risorse
pubbliche da parte di tutti i cittadini, e che il ruolo importante delle
organizzazioni dei Rom, è di appoggiare e spingere per quelle
rivendicazioni, nell'interesse dei Rom stessi, nel loro doppio ruolo di
persone emarginate dai processi politici e sociali e spesso di persone
migranti.
Esiste, è innegabile, una specificità che distanzia le istanze della
comunità Rom, autoctona o migrante, dalle richieste che possono portare gli
altri nuclei. Per questo, già a novembre, avevo offerto la mia disponibilità
a organizzare incontri con i candidati alle primarie cittadine. Purtroppo,
tale disponibilità non ha trovato ascolto.
Occorre quindi ripartire dall'opportunità offerta da questo documento,
prima che vada persa un'ulteriore occasione. Occorre anche, e io spero che
le varie comunità presenti all'incontro si esprimano in questo senso, che si
superi la logica "emergenziale" della questione Rom e stranieri, per
illustrare il ruolo che già oggi le varie comunità e le loro associazioni
hanno nella vita politica cittadina, nella gestione, nell'uso, nella
valorizzazione degli spazi periferici, nel rilancio dell'occupazione e del
ruolo del decentramento.
Occorre infine, arrivare ad una sintesi tra le tante richieste, anche
particolaristiche, e le richieste di spazi, di rappresentanza, di migliori
possibilità economiche e sociali che arrivano da tanti cittadini, per non
trovarsi tutti sconfitti ed isolati. Per farlo, ritengo che sia necessario
uscire da una logica che vede la metropoli come un tutt'uno omogeneo,
affrontando invece le specificità offerte dalle varie zone.
La schedatura etnica dei rom, con o senza impronte digitali, è stata imposta
ai Prefetti di Milano, Roma e Napoli dalle tre ordinanze governative gemelle di
fine maggio. E questo è risaputo. Ma quello che non si sa è che il Comune di
Milano, come spesso accade in questo campo, aveva largamente anticipato i tempi,
realizzando un censimento etnico già negli anni scorsi e senza neppure attendere
coperture normative.
Questo è quanto emerge da una fascicolo di 116 pagine del Nucleo Problemi del
Territorio della Polizia Municipale di Milano, che raccoglie i risultati del
lavoro di censimento effettuato tra l’ottobre 2006 e il dicembre 2007.
Un’indagine molto dettagliata, composta da schede relative a 12 campi
autorizzati, 4 "campi non autorizzati ma consolidati", 13 insediamenti abusivi e
persino a 9 insediamenti di "nomadi giostrai".
Se si trattasse di un semplice censimento delle baraccopoli esistenti a
Milano sarebbe senz’altro un’operazione lodevole e utile, ma purtroppo c’è ben
altro. Colpisce, infatti, la meticolosità con la quale le singole schede
classificano etnicamente gli abitanti degli insediamenti, soprattutto di quelli
regolari e semi-regolari. E così, sotto la voce "nazionalità" non troviamo
semplicemente l’indicazione della cittadinanza delle persone rilevate, che a
volte persino manca, bensì l’appartenenza a un gruppo o sottogruppo zingaro.
Ma facciamo degli esempi concreti. La scheda relativa al campo autorizzato di
via Bonfadini rileva la presenza di 25 famiglie per un totale di 127 persone, di
cui 40 frequentano la scuola elementare e media. E sotto la voce "nazionalità"
indica testualmente: "Sinti Abruzzesi (Lombardi) Rom Harvati". Quella relativa
al campo autorizzato di via Idro registra 30 famiglie per un totale di 120
persone, di cui 27 sono iscritte alla scuola dell’obbligo, e come nazionalità
indica "Sinti italiani (Lombardia Veneto Friuli) Rom Harvati (Croazia)".
Tuttavia, per capire fino in fondo il concetto di "nazionalità" impiegato
dagli uomini del vicesindaco De Corato occorre andare alle prime pagine del
fascicolo, dove con piglio etnografico vengono enumerati i gruppi zingari "di
più antica immigrazione" e "di immigrazione più recente" presenti sul
territorio. Tra i primi troviamo ad esempio i "rom abruzzesi e molisani" e si
sottolinea che sono giunti nell’odierna Italia nel lontano 1392. Cioè, 600 anni
fa e secoli prima che si formasse lo Stato italiano. Eppure, la Polizia Locale
milanese li considera ancora immigrati, sebbene di antica data, e pertanto non
li ritiene degni della semplice dizione "cittadini italiani"!
Insomma, date le informazioni molto dettagliate contenute nelle singole
schede, che peraltro comprendono altresì le intestazioni delle utenze di gas ed
elettricità o la presenza di animali, è evidente che la Polizia Locale sia da
tempo in possesso di una banca dati separata e specifica che classifica delle
persone, di cittadinanza italiana e non, su base etnica. E ciò non è
semplicemente un fatto di inaudita gravità dal punto di vista morale e civile,
ma soprattutto illegale.
Post Scriptum: Il Prefetto di Milano, Lombardi, aveva iniziato le operazioni di
"censimento" dei "nomadi" nel campo autorizzato di via Impastato, perché non si
sapeva bene chi e in quanti ci vivessero. Decine di persone di ogni età, tutte
di cittadinanza italiana e tutte iscritte all’anagrafe, furono messe in fila
alle 5.30 del mattino da una settantina di agenti delle forze dell’ordine.
Furono fotografate le loro carte d’identità, rilasciate dal Comune di Milano, e
fu finalmente stabilito che erano in 33. Bene, ora prendete la scheda relativa a
via Impastato nel rapporto della Polizia Locale 2007 e leggerete il seguente
numero: 33.
Insomma, le istituzioni non hanno saputo nulla che non sapessero già, ma in
cambio si sono raccontate un sacco di frottole all’opinione pubblica e,
soprattutto, 33 persone, colpevoli unicamente di essere zingari, sono state
umiliate e messe alla gogna.
Di Fabrizio (del 24/06/2005 @ 15:03:29 in Regole, visitato 2771 volte)
Dall'archivio di Piroririprendo una serie di post, ancora validi:
Premessa Uno spettacolo teatrale che mi sono perso e avrei voluto vedere è "Il signor Rossi e la Costituzione" per il semplice motivo che dimostra come le cose chiare e semplici siano le più difficili da attuare, ed anche perché il tema è di "scottante" attualità da quando al governo in Italia ci sono movimenti e partiti che sono successivi alla fase costituente, e che sempre + tendono a infischiarsene dei valori contenuti in quel testo. Sono stato troppo diretto? Non sono un avvocato... mi interessava (magari datemi una mano) fare un discorso a puntate sulla Legge e come sono trattati i Rom, discorso che può essere lunghissimo o estremamente sintetico. Provo a metterlo in pratica (consideratelo un utile ripasso):
Art. 16. Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
Mi interessava un punto di questo articolo: i Rom, che siano nomadi o stanziali, hanno in Italia campi sosta. I campi possono essere di transito o "lungodegenza". Ma se in un campo adibito ad ospitare solo case mobili, col tempo qualche famiglia costruisce un riparo? E' fuorilegge (abuso edilizio)?
Abusi edilizi "per necessità" Pretore assolve quattro zingare (L'Unità 7-11-96) Assolte per aver agito in stato di necessità. Quelle quattro baracche di mattoni e lamiere erano proprio l'unica via per non dormire all'addiaccio. Sono finiti con un provvidenziale "happy end" i guai giudiziari di quattro zingare salite sul banco degli imputati in Pretura per abusi edilizi. La vicenda risale agli inizi del '94, durante un sopralluogo dei vigili nel campo nomadi di via Idro. Gli agenti di polizia municipale trovano le quattro costruzioni e denunciano gli occupanti. Durante il processo si viene però a sapere che le quattro famiglie avevano edificato le loro "case"abusive cinque mesi prima, quando il Lambro era straripato e aveva trascinato via le loro roulotte. L'alternativa era quindi quella di dormire a cielo aperto, in un campo per di più infestato dai topi dopo quell'alluvione. Di qui l'assoluzione per le quattro donne decisa alcuni giorni fa dal pretore Francesca Vitale che ha respinto le richieste di condanna (da 5 a 6 mesi) avanzate dal pm Nicola di Piotti.
Di Fabrizio (del 02/07/2011 @ 14:51:16 in Italia, visitato 2688 volte)
Siete avvisati: non scriverò cose simpatiche.
Stamattina s'è svolta a Milano la conferenza stampa di presentazione della
neonata
Consulta Rom, iniziativa per una volta presentata con rilievo da diversi
media.
Per quanto ho potuto osservare, accanto alle immancabili buone intenzioni,
questa Consulta nasce già con un carico notevole di problemi da affrontare.
Specifico meglio: non problemi legati alle politiche per Rom e Sinti, ma dovuti
alla sua stessa nascita e composizione.
Parto da uno dei punti chiave: la "pretesa" rappresentanza di tutte le realtà
rom e sinte della città. In realtà, ne ho testimonianze dirette, le varie
comunità restano fortemente divise tra loro su rivendicazioni ed obiettivi, e
sono restie a far fronte comune. Se da una parte ci sono i settori più deboli
(principalmente i Rom rumeni), dall'altra quelli italiani non intendono
mischiarsi. Alcune realtà storiche, come i Rom Harvati di via Chiesa Rossa (ex
Palizzi Fattori, circa 160 persone), non hanno partecipato ai lavori di
preparazione e tuttora non si sono fatti vivi.
Migliore, anche se davvero minoritaria, la partecipazione dei Rom Abruzzesi
dei due campi di via Bonfadini.
Ancora diversa la situazione dei Rom Harvati di via Idro. Sono stato
contattato (all'ultimo momento) dagli organizzatori della Consulta per
coinvolgerli e, nonostante le reticenze, comunemente si era deciso di
partecipare, almeno per capire di cosa si trattasse. Hanno anche portato un loro
contributo personale ed articolato a quella che doveva essere una
piattaforma comune. Nonostante ciò, quando martedì scorso questa Consulta ha
avuto il primo incontro col comune, nessuno degli organizzatori si è premurato
di avvisarli; viceversa in previsione della conferenza stampa di oggi, sì.
Forse che questi Rom vadano bene come pecore che applaudono, ma ancora una volta
senza il diritto di interloquire in prima persona con le autorità?
Scambiando qualche opinione con chi segue la situazione opposta dei campi
irregolari, mi hanno confermato che verso di loro è stato tenuto lo stesso
comportamento.
Resta il fatto che i due punti più sfumati affrontati nella conferenza
stampa, siano stati proprio il destino dei campi, regolari o meno, e la critica
agli sgomberi effettuati dalla nuova giunta.
Altro punto caldo: il rapporto con questa giunta. Per quanto si
continui a parlare di vento cambiato, i
primi segnali non sono incoraggianti. Si rischia di ripetere l'esperienza
del
Tavolo Rom (guarda caso, fondato a suo tempo dalle stesse persone), che ha
finito per essere un'istanza che rappresentava solo se stessa, perché nonostante
le intenzioni non aveva rapporti né con i Rom né col Comune.
Per terminare: la mia impressione, molto terra-terra, è che dietro
l'enunciazione di grandi princìpi, ci sia il tentativo di alcuni personaggi di
avere un palco di visibilità dopo i pesci in faccia presi dall'amministrazione
precedente: un'attrice mediocre, che ultimamente si è specializzata
nell'interpretare la parte del difensore dei Rom; qualcuno che sulla loro pelle
s'è costruito casa in Toscana ed i soliti residuati bellici.
Forse, mafforse, è un po' presto per emettere giudizi (d'altronde non
sono né un critico teatrale né un ingegnere). Se assisterò ad un cambiamento di
rotta ve ne darò conto (come al solito).
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 14:03:31 in media, visitato 1639 volte)
Esce oggi il primo numero del giornale telematico dei ragazzi del Campo sosta
di via Idro a Milano.
Questo numero parla della vita nel campo, delle attività e delle gite
organizzate in collaborazione con la cooperativa
Laci Buti e la Casa della Carità di Milano.
Seguiranno altri numeri con scadenza bimestrale.
"Grazie per l'attenzione e vi ricordiamo che siamo a vostra disposizione
per qualsiasi domanda vorrete porci."Il comitato di redazione
Di Fabrizio (del 08/01/2007 @ 12:17:41 in blog, visitato 7349 volte)
"Colpo grosso" nelle pagine de Il Giornale. Oggi nella cronaca milanese dopo un'intervista a Ettore Martinelli [responsabile milanese per l'immigrazione dei DS - Basta con questa sinistra che fa troppi sconti ai rom (uffa)], parla di questo blog e pubblica un'altra intervista a Dijana Pavlovic, anche lei beniamina delle pagine di Mahalla. Per non farsi mancare niente, c'è anche un riquadro con foto su Don Colmegna al Natale ortodosso presso il campo di Opera.
Oggi ricopio la mia intervista, domani quella a Dijana Pavlovic:
Sempre più stanziali anche loro inaugurano un sito per parlare dei loro problemi
Ormai è chiaro a tutti: i rom hanno smesso di essere nomadi. Lo dice anche il Ministero dell'Interno (Dipartimento delle Libertà civili e dell'Immigrazione) in una ricerca pubblicata il luglio scorso. Vivono stabilmente ai margini dei grandi nuclei urbani, con spostamenti che si limitano all'area di una provincia. Eppure non hanno smesso di viaggiare, solo che lo fanno nella Rete.
Può sembrare un gioco di parole e invece è la realtà. Fabrizio Casavola, milanese [...] è stato forse il primo in Italia a interpretare questo cambiamento. Di sicuro, in Lombardia, nessuno aveva mai tentato un esperimento del genere. Quale? Pubblicare su Internet pagine dedicate espressamente alla comunità rom e sinti. "Mi sono appassionato della cultura romanes (come si chiamano nella loro lingua d'origine, ndr) nel 1989 - racconta Casavola -. Li ho conosciuti da vicino al campo di via Idro, quando facevo l'animatore tra i giovani. Sentivo il bisogno di stabilire un contatto tra noi e loro, così lontani almeno nelle apparenze. Ho iniziato a scrivere in html 7 anni fa, cominciando a maturare una rete di contatti non solo in tutta Italia ma anche in diversi paesi del mondo. In seguito ho trovato ideale la piattaforma del blog. Molto presto ho ottenuto visite e commenti, dieci volte più del normale, almeno 200 pagine al giorno. Mahalla è il nome del suo sito (www.sivola.net/dblog): così venivano chiamati i quartieri ghetto in cui hanno vissuto per secoli i rom in Europa dell'Est.
"L'idea è di passare dagli accampamenti di zingari a un villaggio virtuale globale, per raccogliere denunce e proporre soluzioni", riassume Casavola. L'intento pare sia stato raggiunto. "Tempo fa mi è capitato di ricevere via posta elettronica una lettera in bulgaro da parte di alcuni rom che vivono in Israele. L'ho girata a un gruppo di [rom] macedoni che l'hanno tradotta per poi pubblicarla in italiano sul blog. Internet permette tutto questo: confronto e dialogo. Così i rom superano in prima persona i limiti fisici delle baraccopoli, oppure si appoggiano alle associazioni di terzo settore, sollevandosi per un attimo dalla lotta al disagio quotidiano".
Il diario di Fabrizio Casavola non è, comunque, un caso isolato. In questi giorni, in cui la questione rom è tornata di grande attualità, si sono moltiplicati i contatti ad altri siti "riservati" a nomadi e affini. E' quello che succede, ad esempio, sulle pagine di Sucar Drom (www.sucardrom.blog.tiscali.it), blog di un'associazione con base a Mantova, che ha fatto registrare 93mila visite in appena un anno e mezzo di vita. "E qualcosa di simile avviene nello spazio on line gestito dall'Opera Nomadi di Milano (http://web.tiscali.it/operanomadimilano) - rivela il vicepresidente Maurizio Pagani -. Non nascondo che la cosa sorprende noi stessi. Pur in un contesto ancora di forte arretratezza tecnologica, i rom di tutta Italia stanno scoprendo lo strumento informatico per sviluppare buone pratiche di comunicazione e rivendicazione di diritti. Potenzialità enormi, considerando che in Italia oltre il 50% dei rom ha meno di 14 anni. Per loro internet può diventare un punto di partenza verso l'integrazione".
di Maria Sorbi - La scuola si prepara ad accogliere la valanga di
alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più
grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non
ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto
perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni
scuola si sta organizzando come può.
L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la
metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri.
«È importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega
il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le
mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni
conoscono l’italiano abbastanza bene».
Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei
campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari
della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio
una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per
poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle
baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a
fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una
cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno
scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle
alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno
una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di
rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola
Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e
Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare:
tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e
informatica con gli educatori.
Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si
sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche
dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i
vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere
accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.
Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento
degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta
- sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti
italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto
bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un
travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione
scolastica».
Di Fabrizio (del 03/05/2006 @ 11:45:33 in Kumpanija, visitato 2425 volte)
A Milano, la comunità Rom di via Idro e la cooperativa Laci Buti 2, prenderanno parte alla Terza edizione di NAVIGLIO MARTESANA IN FESTA, domenica 7 maggio. La mattina escursione a cavallo per i più piccoli. Durante tutta la giornata, funzionerà uno stand espositivo con animazione.
la costruzione di una campo sosta per nomadi, per 120
persone, proposto senza nessuna programmazione territoriale e senza
il coinvolgimento dei cittadini (Rom e italiani) che dovrebbero
forzatamente convivere;
il campo di via Idro (indicata nell'articolo come via Padova)
come “famoso per fatti di cronaca nera”.
Mi sono quindi permesso di scrivere una lettera al giornale, che
riporto di seguito. Vi terrò aggiornato sugli sviluppi.
Spettabile redazione
Leggo il vostro articolo "Rom, un
campo a Cologno?"
Mi permetto di segnalare, in merito al
campo di via Padova (tristemente famoso per fatti di cronaca nera),
che le famiglie del campo lo scorso dicembre hanno indetto una
conferenza stampa in merito alle false notizie che erano apparse sui
mezzi d'informazione. Qui
il testo.
Riguardo al ventilato campo che si
dovrebbe costruire a Cologno, erano arrivate notizie simili anche al
campo, ma nessuno si è mai preso la briga di chiedere un
parere a chi in un campo sosta ci vive da altre 16 anni. Vi segnalo
che in occasione delle prossime elezioni comunali, abbiamo proposte
alternative, che presenteremo agli elettori: un riassunto si può
leggere QUI.
Due gli indubbi vantaggi: sono proposte pensate per l'interesse
comune di tutta la cittadinanza, non si propone niente
che già non sia stato realizzato in Italia.
La cooperativa “Laci Buti due” nasce nel 1999 ad opera di un gruppo di residenti rom del campo nomadi comunale di via Idro 62 supportati da un ristretto gruppo di operatori sociali che hanno accompagnato lo sviluppo della cooperativa in una prospettiva di emancipazione, autonomia e corretta integrazione sociale della popolazione rom residente al campo. L’impegno dei soci della cooperativa è stato finalizzato alla ricerca di risposte reali al bisogno di lavoro. Questo impegno si è tradotto, inizialmente, in un percorso di analisi e confronto tra i soci del “lavoro” come “bisogno”; si è rinforzata una maggiore consapevolezza nei soci del bene “lavoro” quale strumento di crescita e sviluppo della propria famiglia e della comunità, di integrazione con la cultura non Rom, di prefigurazione del proprio futuro non più vincolato al ricorso ad espedienti, questua, od anche ad attività illegali. Si è così costituito un processo che ha generato fiducia nella possibilità di individuare ambiti e attività lavorative con reali prospettive di sviluppo e valorizzanti della specificità culturale. L’area lavorativa individuata è rivolta alla manutenzione di aree verdi e alla coltivazione florovivaistica, la scelta è stata favorita dal possesso di competenze professionali pregresse e dalle caratteristiche dell’attività professionale particolarmente adatte quali una attività all’aria aperta e a contatto con l’ambiente naturale. Al fine di implementare le competenze professionali esistenti un gruppo numerosi di soci della cooperativa ha partecipato nel 1999 al corso del Fondo Sociale Europeo promosso dal Settore Servizi Sociali del Comune di Milano Ufficio Nomadi e gestito dal Centro di Formazione Professionale Enaip per “Manutentori di aree verdi”. Nello stesso anno il Settore parchi e Giardini ha stipulato con la cooperativa un contratto di fornitura di piante, fiori e arbusti a seguito di iniziativa promossa dal Comune di Milano al fine di sostenere, mediante l’affidamento di contratti per la fornitura nel campo del verde, realtà operanti per il recupero di persone svantaggiate; la nostra cooperativa è stata individuata a seguito dell’utilizzo dei dati forniti e delle verifiche effettuate dal Settore Servizi Sociali Formazione Lavoro, Area Handicap e Area Giovani e Adulti. L’opportunità accordata alla cooperativa ha sostenuto la motivazione all’impegno dei soci Rom ed all’investimento nell’acquisto di una serra di 270 mq, delle esigue risorse economiche pur di concretizzare delle reali e stabili possibilità occupazionali, inoltre ha prodotto un forte incentivo verso corrette forme di integrazione sociale favorendo la costruzione di relazioni significative con parti attive e sane della società, contrastando il fenomeno della coesione con realtà marginali e a rischio di devianza. Il positivo e graduale incremento delle attività di lavoro ha sostenuto la possibilità di dotarsi di mezzi e strumenti per elevare efficienza e professionalità nell’espletamento dei lavori assunti.
Tutto ciò ha portato la Cooperativa a sviluppare ulteriormente i propri contatti, nel 2001 è entrata a far parte del “Consorzio Cascina Sofia” un insieme di Cooperative sociali impegnate nel settore del verde. Nello stesso anno la Zona 2 ha concesso un piccolo finanziamento per acquistare alcuni macchinari; nel 2002 dopo il primo contratto stipulato con il Comune di Milano si è deciso di acquistare due camion e ulteriori macchinari. Attualmente queste sono i principali servizi che offre la Cooperativa:
Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
Potatura piante alto fusto
Pulizia di arree urbane
Sgombero cantine e magazzini
Creazione recinzioni
Attualmente la Cooperativa vanta due responsabili, tre capo squadra e 12 soci lavoratori, inoltre in caso di neccessità si collabora con le Cooperative iscritte al Consorzio Cascina Sofia, il presidente e il vice presidente sono naturalmente di etnia Rom. Ciò nonostante è ancora necessario il sostegno di questa Amministrazione per il consolidamento delle prospettive lavorative e l’ampliamento dei lavori anche nel settore privato, dove per ora la “diffidenza” nei confronti dei Rom è ancora molto forte e radicata.
Cod. Fisc. / Part.IVA 13244160159 CCIAA n. 1341326
Di Fabrizio (del 16/03/2006 @ 10:40:49 in Italia, visitato 4299 volte)
“Informatevi su quanti soldi effettivamente hanno visto i
Rom, su quanto costa una fontanella o l'allaccio dell'acqua. ...”
era uno dei punti che suggerivo in Come
sopravvivere alle elezioni (e a ciò che segue).
A questo, si aggiunge l'intervento del
Comune: oltre 100mila euro investiti in «lavori straordinari
per la messa in sicurezza dell'area». In assoluto, i primi in
un campo nomadi. «Alla fine - spiegano gli ingegneri che
lavorano al progetto - l'anello di 253 metri di diametro che
comprende il campo sarà organizzato come una specie di
campeggio». Quindi, nuovo manto stradale, pozzi neri, bagni,
allacciamenti al sistema idrico e a quello elettrico, impianto
anti-incendio, strutture a «piazzola». Nuovi servizi,
nuove spese che gli abitanti del campo si dicono «pronti ad
affrontare». E dopo via Idro, gli interventi arriveranno in via
Negrotto e via Novara. In totale, 600mila euro stanziati dal
Comune...
Qui il fango era un ricordo, perché
i vialetti interni erano asfaltati da anni. Da un paio di mesi sono
in corso i lavori di ripavimentazione. Il campo è un cantiere
unico, ma tra gli operai che lavorano non conosco nessuno, sono di
un'impresa esterna. Gli uomini del campo sono seduti a fumare e a
lamentarsi, i più giovani invece fanno a gara con gli operai:
il tempo è ancora incerto e stanno riparando i tetti delle
loro baracche. Le baracche sono abusive, ma nessuno dice niente,
d'altronde qui c'è chi ci abita da 16 anni - e non conosco
nessuno che a Milano vivrebbe tutto questo tempo in una roulotte.
Vediamo cosa è successo l'anno scorso: il Comune di
Milano aveva indetto una gara d'appalto (al ribasso) vinta da una
cooperativa di Messina, che la primavera scorsa iniziò i
lavori. Al campo di via Idro ricordano che gli operai lavoravano due
settimane, lasciavano le buche aperte e dopo altre due settimane si
presentava una nuova squadra. Storie normali di subappalto,
la vicina fermata della metropolitana di Cascina Gobba è
proprio una delle piazze milanesi del caporalato edilizio.
Succedono così storie assurde: mentre i Rom disoccupati del
campo di via Idro guardano gli operai svolgere i lavori che lì
tutti sanno fare, si scopre che in una squadra lavorano in nero altri
Rom che vivono dalle parti del Cimitero Maggiore. Allora la
cooperativa di Messina (o uno dei subappaltatori), assume anche due
ragazzi che abitano al campo di via Idro; ma non durano: coi
capisquadra si litiga di continuo, gli stipendi non si vedono... i
due non ci stanno a lavorare gratis a casa propria e pure a
maleparole. Si licenziano giusto in tempo per evitare l'ultima
beffa. Il Comune a fine anno toglie l'appalto ai messinesi per
inadempienza contrattuale e quella cooperativa sparisce, assieme agli
stipendi degli operai.
Oggi, come si presenta il campo di via Idro?
Case abusive ma dignitose, a
perenne rischio di sgombero che il comune comunque non ha fretta
di effettuare;
il manto stradale, a neanche un
anno dal rifacimento, è un enorme gruviera;
le colonnine dell'acqua sono
attaccate a quelle della corrente, così ci sono cortocircuiti
a ripetizione (quando va bene, sperando che qualcuno non si
becchi una scossa a 380);
un pomposo centro polifunzionale
aperto a tutti ed inagibile, perché manca la corrente
elettrica;
sono state costruite le bocchette antincendio, ma alcune non
sono collegate all'acqua.
Quello che è ancora più grave: è
dall'estate scorsa che i bagni non ci sono più, per i lavori
in corso. Ogni piazzola ha il suo bravo bagno esterno, ma solo due
funzionano per circa 130 persone... e naturalmente sono sempre
intasati. Gli altri, sono chiusi a chiave (le cui copie sono in
Comune), oppure sono manufatti di cemento VUOTI. Dappertutto,
montagne di materiale edile, pagato dal comune ed abbandonato, che
prima o poi qualcuno userà per fatti propri.
Settimana scorsa, sono arrivati nuovi operai, a pulire un'area ai
margini esterni del campo. La ragione non si sa, ma in questa
situazione anche una cosa tanto normale è stato motivo di
allarme.
Di Fabrizio (del 27/03/2006 @ 10:39:09 in Italia, visitato 2478 volte)
... E dopo via Idro, gli interventi arriveranno in via Negrotto e via Novara. In totale, 600mila euro stanziati dal Comune... (Il giornale a giugno 2005 op. cit.)
Da una settimana sto cercando di capire che fine abbiano fatto quegli euro. Niente: in via Negrotto e via Novara non si è mosso niente... e se la situazione non fosse "tragica ma non seria", verrebbe da dire che son stati fortunati!
Alcune domande: Se 600mila euro sarebbero dovuti servire per intervenire in tre campi, in via Triboniano la stessa somma viene spesa per la messa in sicurezza di un campo solo. Un vero e proprio buco nero. La scorsa puntata, descriveva la cementificazione di un'area grande quanto una singola piazzola, dove sarebbero state ammucchiate (in quale sicurezza?) circa 80 persone in container revisionati oltre 10 anni fa.
Ad inizio mese, l'incendio che ha tolto tutto e messo per strada 200/300 persone. Qualcuno dev'essersi pur chiesto "Messa in sicurezza? Vediamo se avanza qualche spicciolo!" Morale: è tornata la ruspa e praticamente ha spianato lo spazio di un campo di calcio, proprio accanto a dove ora sono accampati i superstiti. E dove potranno essere accolti solo quanti risiedono lì da almeno 4 anni.
PS: In questi stessi momenti sta avvenendo l'ennesimo trasloco al campo Triboniano-Barzaghi. Sto provando a raccogliere testimonianze in loco. Ci aggiorniamo.
MILANO: Un gioco che non si svolge davanti al video ma all'aria aperta.
Nell'occasione puliremo due aree:
via Idro all'altezza del campo nomadi
p.zza Costantino - pista ciclabile
I cittadini sono invitati a partecipare numerosi al fine di stimolare la
coscienza di quelle persone che continuano ad abbandonare ogni genere di
rifiuti nell'alveo della Martesana lungo le sue sponde.
Dalle ore 13.00 presso il campo sportivo dell'Associazione Volontari del
Quartiere Adriano si terrà la continuazione di questo incontro con: panini
con salamelle, patatine fritte, bibite ecc.
Animazione per bambini e partite di calcio per ragazzi
Tutti possono partecipare, dai tre agli ottant'anni,
Non mancare ti aspettiamo
Non è la prima volta che la comunità di via Idro prende parte a questa
giornata:
I rom fanno pulito il mondo - Milano ottobre 2000 tratto da TERRE
DI MEZZO
A rimettere a posto le cose ci hanno pensato i nomadi.
In mezzo all'erba c'era di tutto: lattine, vetri, cartacce. Tutto
letteralmente, spazzato via. Anche due motorini. Domenica 24 settembre,
alla manifestazione "Puliamo il mondo" di Legambiente ha aderito anche
l'associazione "Insieme nelle Terre di mezzo", che con l'Opera Nomadi,
la Cooperativa "Laci Buti" e le famiglie rom di via Negrotto ha ripulito
per bene i giardinetti di via Brivio, proprio dietro il campo nomadi,
nel quartiere milanese della Bovisa. Ramazze alla mano (fornite dall'Amsa,
Azienda milanese servizi ambientali) e cappellini gialli in testa, erano
almeno venti i bambini rom che coi volontari (una decina) hanno reso più
bello il campo giochi del quartiere. Tra gli abitanti, incuriositi da
quel che stava accadendo, qualcuno si è unito alla squadra per aiutare:
dalla mamma coi figli ai ragazzi della biblioteca. Tre ore di lavoro per
un ricco bottino: undici sacchi della pattumiera (rigorosamente
"differenziati") più le carcasse di due motorini. Dopo la fatica, torte,
bibite e la consueta sfida a pallone, rom contro gagé. Unico neo, l'Amsa
che si dimentica di passare a ritirare i sacchi... Il campo di via
Negrotto, autorizzato dal Comune, ospita venti famiglie, per la maggior
parte di origine croata.
Di Fabrizio (del 08/09/2006 @ 09:58:15 in Italia, visitato 1902 volte)
Ci sono alcune cose noiose e difficili, ma indispensabili per capire come può evolvere una piccola o grande comunità. Una di queste, è fare le pulci agli investimenti comunali per i campi sosta, quello che chiamo la mangiatoia dove finiscono i nostri soldi. A volte si scoprono cose curiose... l'importante è non dimenticare.
A Milano il campo di via Triboniano-Barzaghi è quello che ha mangiato più soldi, rimanendo sempre quello più disagiato. Dopo l'incendio dell'8 marzo i lavori di ristrutturazione ripartirono con vigore. Il termine era fissato per il 28 agosto. Il 27 marzo il gruppo dei Rom rumeni viene spostato per dar luogo alla bonifica dell'area:
Uno spazio sterrato (grossomodo, metà campo di calcio) assolutamente spoglio di servizi e strutture, viene man mano riempito con le roulottes di tutti i residenti, anche chi è arrivato da meno di 4 anni. La polizia comunale sta mediando con le famiglie, i problemi più grossi al momento sono il trasporto delle roulotte + vecchie (alcune sono senza ruote, altre senza gancio, altre ancora rischiano di disfarsi per strada) e la sistemazione dei nuclei familiari, per evitare che sorgano conflitti tra loro. La Protezione Civile vorrebbe terminare il lavoro entro stasera, ma non credo che si a possibile. Inoltre, l'area sterrata non è in grado di accogliere tutte le roulottes e penso che dovrà essere predisposto uno spazio ulteriore. Su come e se verrà attrezzata quest'area provvisoria, bisognerà controllare in seguito.
I problemi più grossi riguardano il "campo di calcio" dove sono tuttora sistemati gli assegnatari. Il loro numero si aggira tra i 400 ufficiali e (forse) 600. Il terreno dove sono attualmente (lo spazio è stato ottenuto con materiale di risulta), spazia dalle nuvole di terra che si sollevano, all'acquitrino quando piove. In particolare, dove c'è l'unica fontanella si è formato un pittoresco laghetto di vari colori. Attualmente ci sono 10 bagni chimici, non sempre sono svuotati per tempo. Non si sa quanti siano funzionanti. Alcune famiglie, hanno di fatto preso possesso di un bagno, usandolo esclusivamente per loro. Altra emergenza, è la pulizia dei cassonetti, che non viene svolta regolarmente, cosa che soprattutto col caldo crea un'emergenza ambientale nel campo, ma anche nel quartiere intorno. Da parte loro, i Rom si sono accampati anche fuori dai confini loro assegnati e in mancanza di bagni e cassonetti funzionanti, usano il terreno intorno per i loro bisogni. Con la bella stagione, la situazione igienico/sanitaria è a rischio estremo, tanto per il campo che per l'area attorno. Così com'è stato uno, due anni fa. E' incredibile come il tempo vola senza che nulla cambi
La situazione sanitaria non è variata per tutta l'estate. Oggi, inizio settembre, i lavori non sono terminati, è stata asfaltata metà della zona dei lavori e sono state predisposte le piazzole. In quest'area sono state anche piazzate le traversine per i container, che non si sono ancora visti; la speranza è che non siano altri residuati di qualche terremoto di 15 anni fa. Sono stati anche predisposti, anche in un'area ancora brulla, i pozzetti di scarico. Un vecchio container è stato adibito a spazio sanitario o di pronto soccorso; manca l'allacciamento elettrico, ma in compenso c'è una pediatra in pensione che praticamente è la responsabile, coadiuvata da una collega.
C'è una flebile speranza che i lavori possano terminare ad ottobre. Anche se in ritardo sui tempi previsti, questo mese è cruciale. Ad ottobre le piogge potrebbero rendere tutta l'area dove i Rom sono accampati provvisoriamente da quasi 6 mesi un grosso acquitrino.
Grazie ad Ernesto Rossi di Aven Amentza per la collaborazione
PS: dall'altro capo della città, al campo di via Idro, martedì sera un incendio è costato la vita a due cavalli. Ferito anche il loro proprietario (per fortuna in maniera lieve). Un anno fa vennero costruite dal Comune le bocchette antincendio, che non sono mai state collegate all'impianto idrico.
Per il presidente della Casa della Carità il presidio sociale non è più
nelle condizioni di aiutare le famiglie che ci abitano. Il progetto del comune
prevede di trasformarlo in un campo di transito. "È tutto sospeso"
MILANO - "Non c'è chiarezza sul futuro del campo rom di via Idro. Così non si
può lavorare": per don Virginio Colmegna il presidio sociale gestito dalla Casa
della carità, di cui è presidente, non è più nelle condizioni di aiutare i 115 rom harvati italiani che ci abitano. Il progetto del
Comune prevede di trasformarlo in un campo di transito. "È tutto sospeso, non
c'è idea di come sistemare chi ora ci vive".
Dopo lo sgombero di tre famiglie abusive settimana scorsa, 12
associazioni della zona (tra cui Anpi, i comitati dei genitori delle
scuole di via S. Mamete e via Russo, il Comitato Vivere in zona 2 e il
Pd locale) hanno firmato un appello in cui chiedono alla giunta Moratti
come abbia intenzione di spendere i fondi messi a disposizione dal
ministero dell'Interno. Per l'emergenza rom in tutta Milano infatti sono
stati stanziati 13 milioni di euro, di cui 5 sarebbero destinati alla
struttura via Idro per riconvertirla in un campo di transito. Progetto
che alle associazioni non piace. "Come hanno gestito i campi in questi
anni? Hanno controllato gli ingressi e garantito sicurezza a tutti?".
Il timore è che si trasformi in qualcosa di ingovernabile. "Non ci
fidiamo della Moratti, della Lega nord e delle loro promesse. Spendono i
nostri soldi solo per demolire. Anzi a loro interessa far passare in
televisione e sui giornali il messaggio che combattono l'illegalità e
sono dalla parte dei cittadini: alimentano solo la paura senza
preoccuparsi di trovare soluzioni!".
Nel campo di via Idro non esistono contatori individuali della corrente
elettrica. E così viene sospesa ogni volta che la morosità "collettiva"
del campo raggiunge livelli insostenibili. Le associazione chiedono "la posa di contatori personalizzati che li ponga nelle condizioni di pagare
le bollette o andare incontro alla sospensione della fornitura in caso
di morosità in modo individuale e non collettivo. Come in tutti i
condomini, le utenze vengono sospese solo alla famiglia morosa". (dp)
Di Sucar Drom (del 02/05/2012 @ 09:53:54 in blog, visitato 1877 volte)
Mantova, teatro e musica contro il razzismo
Chitarra manouche, poesia e un buon bicchiere di vino rosso: l'atmosfera giusta
per musica e teatro, in occasione della European Action Week Against Racism, la
settimana europea contro il razzismo. L'Associazione Sucar Drom in
collaborazione con Arci Tom, presenta lunedì 26 marzo alle ore 21 una...
La fabbrica della paura. Media e immigrazione
E se la paura nascesse in redazione? Se alla base dei nostri timori ci fosse
proprio l’uso di parole come "vu cumprà" e "clandestino" o la scelta di
raccontare l’immigrazione in modo bellico, come "invasione" e "assedio"? E’ un
dubbio inquietante ma che vale la pena di affrontare come ha fatto Giulio Di
Luzio, giornalista e collaboratore...
8 aprile 2012, 41a Giornata Mondiale dei Sinti e dei Rom
DESIDERIO Solo il tuo cuore ardente e niente più. Il mio paradiso un campo senza
usignolo né lire, con un fiume discreto e una fontanella. Senza lo sprone del
vento sopra le fronde né la stella che vuol...
Sgomberi forzati e strani roghi
E’ ancora successo. E’ stranamente andato in fiamme l’insediamento rom di via
Sacile a Milano, all’alba di ieri. Nel silenzio generale. Come nel caso del
recente incendio del campo del Parco della Marinella a Napoli, anch’esso
valutato "accidentale" (malgrado fosse avvenuto a poc...
Vicini e Distanti, cronache da via Idro
Questa mattina è arrivato all'Istituto di Cultura Sinta il libro "Vicini e
Distanti, cronache da via Idro" di Fabrizio Casavola, curatore di Mahalla. Il
libro è una cronistoria lucida ma appassionata della "vita pubblica" di alcune
famiglie italiane, appartenenti alla minoranza linguistica non riconosciuta dei
rom harvati, che vivono a Milano in via Idro, in zona nord-est praticamente al
termine di via Padova, non lontano dalla tan...
Svizzera, la copertina razzista del Weltwoche
La foto pubblicata sulla copertina del Weltwoche non ha alcuna relazione con la
Svizzera: venne scattata nel 2008 nella città di Đakovica (in albanese Gjakovë),
in Kosovo, dal fotografo italiano Livio Mancini. È stata venduta a Weltwoche da
un’agenzia che ha poi criticato l’uso fatto dal gio...
Alla scoperta dei rom d’Europa
"Siamo in Europa? Vorremmo sapere dove ci troviamo. Se siamo in Europa, perché
viviamo nel fango, perché non ci sono strade normali?" Il miglioramento delle
condizioni di vita dei rom, la loro inclusione sociale e la lotta alla
discriminazione incalzano nell’agenda dei Paesi europei...
Di Fabrizio (del 11/04/2012 @ 09:52:12 in Italia, visitato 6131 volte)
VICINI DISTANTI cronache da via Idro a cura diFabrizio Casavola
LIGERA edizioni - collana Idee
128 pagine - 14 euro
Dall'Introduzione
Ho fatto un calcolo: quasi metà dei gagé che conosco ha scritto almeno un libro.
In compenso l'Italia rimane da anni uno dei paesi dove si legge di meno.
Probabilmente è questo il motivo per cui fino ad ora non avevo mai nemmeno
provato a scrivere qualcosa. Silenziosamente divoro libri su libri, ma ancora
non ho imparato a farne uno.
E infatti, cercavo di tranquillizzarmi mentre scrivevo queste righe, ci vuole
coraggio a definire libro le pagine che avete in mano. Non c'è traccia di
poesia, e neanche una trama. Di certo non è un saggio o un testo di studio.
Inoltre ricordi e considerazioni non hanno una scansione temporanea lineare, e
rischierete di vagare avanti e indietro nel tempo, alla ricerca di una logica.
Se accettate il mio suggerimento, prendetele come una serie di istantanee
messe in lettera, non sempre conseguenti, da cui potranno sortire (sempre che lo
vogliate) ragionamenti, riflessioni o un semplice cazzeggio. Il tipo di
scrittura è molto simile a quella che ho imparato ad adoperare in Internet: più
da blog e facebook che da twitter. Amo la sintesi ma il limite dei 140 caratteri
non fa per me.
Ci sono poi dei motivi per cui ho deciso di rivolgermi a voi in questo modo:
Come vedrete andando avanti, scriverò di Rom, o almeno di quel poco che
conosco di loro, sapendo che posso sbagliare ed essere corretto a mia volta.
Quelli di cui parlo non sono Rom immaginari o da rotocalco, ma persone reali con
cui ho agito, discusso, riso, litigato per anni.
A volte mi chiedo quanto ha influito la loro cultura orale nel creare questo
rapporto, così che non mi limitassi a considerarli solo carne da studiare sui
libri, ma persone con una ricchezza interiore da conoscere "sul campo".
Purtroppo la bellezza di una cultura orale è impotente di fronte alla protervia
degli amministratori e delle "giacche blu". Per questo, circa 10 anni fa
cominciai a raccogliere
quanti più documenti e testimonianze scritte possibili, sapendo che questo
tipo di memoria orale è destinata a soccombere nel confronto con una società
esterna molto più numerosa, organizzata e strutturata.
Internet ha fatto il resto, mettendo in rete e rendendo disponibili tutta una
serie di informazioni che altrimenti sarebbero rimaste patrimonio di pochi
circoli ristretti.
Arrivo al secondo punto. Anche se si crede che le società nomadi (o le comunità
straniere in genere: basta pensare a tutto quello che si dice dei cinesi) siano
società chiuse ed impermeabili alle novità – progresso – mondo esterno ecc., ho
constatato di persona che non è così. Come evolve la nostra società, evolve la
loro, al doppio della velocità. Ci mischiamo e interagiamo di continuo, anche
senza accorgercene.
La storia dei Rom che segue è scandita da numerosi e ripetuti tentativi di
contatto con il mondo dei gagé. Conosco molte persone che hanno raccolto il loro
richiamo, ma a livello mediatico e della cosiddetta opinione pubblica è come se
si continuasse a vivere in mondi impermeabili.
Prima che risorse, i Rom rappresentano un problema, posto in quartieri
problematici a loro volta. Lo sa bene chi conosce via Padova (ed il quartiere
attorno a via Idro) che li accoglie da decenni. Ora che qualcosa s'è mosso, ci
sono studiosi ed universitari che studiano la via, alcuni li ho accompagnati al
campo di via Idro. Magari hanno poi scritto cose bellissime, ma non hanno avuto
il coraggio di studiare assieme i due piani del problema, che potrà (può, per i
più ottimisti) evolvere a risorsa se viene affrontato nella sua globalità.
Quindi, questa è una storia disordinata di cui sta a voi rintracciare i tanti
fili. Una storia che spero possa svelarvi qualcosa su chi rimane sconosciuto e
misterioso, nonostante oltre 40 anni di presenza in zona. Racconti, comunicati,
frammenti di discorsi, gioie ed amarezze, che sarebbe bello condividere, e
magari tramandare.
E', in poche parole, la testimonianza di un tentativo forse unico, di comunicare
e crescere con la società esterna, però nel costante rispetto della propria
cultura ed identità. Con tutte le contraddizioni affrontate e da affrontare.
E non mancherà qualche incursione nella cronaca nazionale, o nel dibattito
eterno su cosa significhi vivere in periferia (su cosa sia la periferia, visto
che i centri storici sono ormai quasi ovunque territori residuali e disabitati).
Nessuno vive su un'isola.
Leggendo potreste trovarvi a scorgere voi stessi dall'oblò di una roulotte,
quasi foste voi per una volta rinchiusi in un campo o in uno zoo.
Tutto questo, avevo bisogno di metterlo su carta. Il resto, le notizie
quotidiane dai Rom e dai Sinti di tutto il mondo, potete sempre trovarle sul mio
blog [...]
Non sono bravo nei ringraziamenti: sicuramente vanno agli abitanti del
villaggio di via Idro, con cui ne ho fatte di tutti i colori... alle persone ed
alle organizzazioni citate (qualcuno/a l'avrò sicuramente dimenticato/a). Un
grazie particolare a Stefania Ragusa, che non solo mi ha aiutato nella
correzione delle bozze, ma ha anche tentato di spiegarmi qualcosa dello strano
mondo dell'editoria. Infine, un grazie in anticipo a chi, per qualsiasi motivo, mi darà una
mano a presentare queste storie.
Attualmente disponibile presso:
Enoteca
Ligera, via Padova 133, Milano (aperta dalle 18.00 alle
2.00, chiusura settimanale martedì)
Di Fabrizio (del 29/04/2012 @ 09:52:10 in Italia, visitato 1774 volte)
Nell'ambito della terza edizione della festa "via Padova è meglio di Milano",
il polo di via Idro proporrà due giorni all'insegna di vari aspetti della
cultura e della vita dei Rom, col contributo di artisti, cantanti, musici,
scrittori e vari testimoni.
Per finanziare le varie attività, siete invitati ad una CENA DI SOTTOSCRIZIONE
che si terrà lunedì 7 maggio alle ore 20.00 presso
enoteca '70 Café LIGERA via
Padova 133, MILANO
Proporremo ai vostri palati: Antipasti
Hummus
Tabulè
Salumi e formaggi vari
Primi
Lasagne di carne e per vegetariani
Gnocchi alla romana
Secondi
Spezzatino con contorno
Torte dolci e salate
Vino e bevande
Durante la cena verranno presentate le attività
proposte nei due giorni della festa "via Padova è meglio di Milano.
PS: se qualcuno volesse contribuire, in qualsiasi modo, alla riuscita della
cena, ci si trova mercoledì 2 maggio, alle 18,15 presso l'ENOTECA LIGERA, via
Padova 133, per definire gli ultimi particolari, oppure scrivere
info@sivola.net.
Di Fabrizio (del 02/04/2012 @ 09:51:43 in Italia, visitato 7427 volte)
Quello che segue è un lungo documento, frutto di un'altrettanto lungo e
complesso confronto tra la comunità rom di via Idro 62 (Milano) e le
associazioni ed i volontari della zona, indirizzato al comune di Milano per
affrontare e risolvere una lunga situazione di emergenza, prima di tutto sociale
e personale, ma anche abitativa e lavorativa. Non vi sfuggirà il
particolare di un grande impegno comune dei promotori, per superare oltre ai
ghetti fisici anche quelli mentali, ed ipotizzare soluzioni a vantaggio di tutti
gli abitanti, Rom e no, della zona.
Vi chiediamo di leggerlo con pazienza ed attenzione e, se lo condividete,
comunicare la vostra adesione all'indirizzo mail
info@sivola.net, comunicando anche se l'adesione è personale o a nome di
un'organizzazione.
Il documento verrà presentato in conferenza stampa lunedì 16
aprile alle ore 11.30, c/o la sala consigliare 321 - via Marino 7 - 3° p. MILANO. ABBIAMO
BISOGNO DI RACCOGLIERE PRIMA TUTTE LE VOSTRE ADESIONI. Inoltre, potete
ripubblicare il link sui vostri blog, nelle bacheche di Facebook, su Twitter,
ogni collaborazione è ben gradita.
IL VILLAGGIO SOCIALE E SOLIDALE DI VIA IDRO NEL PARCO DELLA MEDIA
VALLE DEL LAMBRO
Premessa
La rete delle associazioni
Si è consolidata nei nostri quartieri di Crescenzago Gobba Adriano l'esperienza
significativa di una rete di comitati ed associazioni, di scuole e di singoli
cittadini che opera per la qualità della vita urbana, per il dialogo
interculturale e l'integrazione - interazione civile e sociale tra etnie e
culture diverse.
Via Padova, la via del mondo e la sua Festa "Via Padova è meglio di
Milano" esprimono luoghi e manifestazioni esemplari di ricchezza culturale
ed artistica, di ricerca e comprensione del mondo – a partire dai paesi di
provenienza degli immigrati.
La cittadinanza attiva ha saputo, soprattutto negli ultimi anni,
sviluppare un contrasto efficace alle politiche di emarginazione e
colpevolizzazione degli stranieri e delle minoranze rom e sinti da parte delle
amministrazioni della destra leghista e berlusconiana.
Un pool di associazioni, assieme a singoli cittadini, dette vita nel 2009 a un
Osservatorio contro i razzismi, che promosse iniziative ed incontri per
denunciare gli atti più discriminatori di vero e proprio "razzismo
istituzionale". Soprattutto a partire dal pluriennale inserimento scolastico dei
bambini, si sviluppò una specie di rete di protezione attorno alla comunità rom
di Via Idro.
La politica degli sgomberi, il "Piano
Nomadi" e il Campo di transito di via Idro La politica degli sgomberi dei "campi nomadi" e le ossessive direttive
dell'Amministrazione Moratti – De Corato contro i rom diventavano il corollario
di una normativa nazionale, con la quale l'allora ministro degli interni Maroni
mirava a realizzare un "piano nomadi" trasformando il problema di come
migliorare le condizioni di vita e di convivenza dei "campi" in problema di
emergenza dal punto di vista dell'ordine pubblico, e quindi isolandolo con
interventi speciali chiaramente discriminatori e lesivi della dignità
delle persone e del rispetto delle culture diverse. Gli sgomberi rientravano
quindi nel novero delle misure repressive senza soluzioni alternative adeguate.
A ben poca cosa si sono ridotti i pur previsti interventi di aiuto alle famiglie
rom di sistemazione in alloggi popolari o cascine.
Il dato dominante sta nei caroselli di sgomberi a centinaia, nello sradicamento
da luoghi che pur precari e/o degradati consentivano un minimo di vita
identitaria e comunitaria, la frequenza scolastica dei bambini, una qualche
assistenza sanitaria, ecc. Il cosiddetto patto di legalità e il suo
regolamento di attuazione (Milano, febbraio 2009), con il Prefetto avente
funzioni di Commissario straordinario all'emergenza rom, diventavano gli
strumenti attuativi sul territorio del decreto Maroni (2008) – dichiarato
finalmente illegittimo sul piano della tutela dei diritti costituzionali dalla
sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011.
La comunità di Rom Harvati di Via Idro è composta da circa 130 cittadini
italiani - una trentina di famiglie, che vi risiedono dal 1989. E' storicamente
parte integrante dei quartieri di Crescenzago Gobba Adriano.
Nel cosiddetto "Piano nomadi" si prevede che il campo di Via Idro venga
trasformato in "campo di sosta temporanea" e quindi di "transito",
"attraverso il rifacimento infrastrutturale, la messa in sicurezza e
l'ottimizzazione degli spazi, previo allontanamento delle famiglie esistenti"
(sottolineatura nostra).
Tale sciagurata politica peggiora la situazione. I diritti e le esigenze della
comunità dei cittadini italiani rom sono scese all'ultimo posto. Gli abitanti
dei quartieri interessati, molto allarmati per l'eventuale arrivo di centinaia
di altri nomadi, esprimono inequivocabilmente la loro contrarietà a fare di Via
Idro un campo di transito. E raccolgono 8.000 firme, che non si traducono in
manifestazioni di ripulsa razzistica, ma contribuiscono ad allargare e
consolidare la consapevolezza che la questione rom non può essere affrontata
semplicemente sgombrando e spostando le persone.
Nello specifico di Via Idro, diventa sempre più evidente che sarebbe utile e
giusto migliorare le condizioni strutturali dell'area per la comunità ormai
stanziale da circa trenta anni e per la salvaguardia dell'ambiente naturale e
per il miglioramento della qualità della vita dei quartieri. Infatti sarebbe un
segnale negativo, che dopo aver lavorato assieme per decenni sulle tante
questioni connesse alla stanzialità (lavoro, scuola, inserimento nel quartiere,
ad esempio), questi sforzi ed i risultati ottenuti venissero azzerati.
La sconfitta dell'amministrazione PDL/LEGA - Moratti/De Corato e l'elezione del
sindaco Pisapia, il ripristino di un quadro di legittimità costituzionale sulla
questione rom (sentenza Consiglio di Stato) impongono un cambio radicale per una
politica positiva dell'integrazione e dell'interazione civile sociale e
culturale.
La bussola da seguire è la Costituzione, e specificatamente gli artt. 2 e 3 –
purtroppo sottoposti a violazioni continue:
"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e
richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale." (Art. 2).
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese." (Art. 3).
In un contesto globale e locale di profonda crisi economica e finanziaria, di
peggioramento delle condizioni generali di vita, di perdita del lavoro, di
aumento della disoccupazione, di ampliamento delle fasce di povertà, si fa ancor
più urgente la necessità di promuovere politiche sociali inclusive, di creare
lavoro e stimolare iniziative di solidarietà e cooperazione.
"Emergenza umanitaria in Via Idro"
Come prevedibile, la situazione del campo di Via Idro è peggiorata in questi
ultimi mesi fino a diventare "emergenza umanitaria" come viene definita dalle
denunce di comitati ed associazioni e da due lettere aperte – una del Comitato
per Milano Zona 2 del 9/12/2011 e l'altra a più voci del 15/12/2011 - inviate al
sindaco Pisapia e agli assessori alle Politiche sociali e alla Sicurezza e
coesione sociale.
Nella lettera aperta del 15 dicembre 2011 (firmata da: Carlo Bonaconsa ,
Comitato Vivere Zona 2; Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla; Laura Coletta,
Associazione Elementare Russo; Gabriella Conedera, Scuola Elementare di Via
Russo; Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2; Giuseppe Natale, ANPI
Crescenzago; Antonio Piazzi, ANPI Crescenzago; Paolo Pinardi, Martesanadue), il
peggioramento delle condizioni di vita nel campo di Via Idro viene così
descritto:
"…Manca la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le
fogne straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perchè sono vittime – come altri nomadi e
minoranze etniche – di politiche centrali e locali di discriminazione e di
ingiustizia sociale."
I firmatari della lettera si pongono due preoccupanti interrogativi:
"Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di Zona 2?
Perché non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori
diversi)?"
Si ribadisce poi, da parte dei firmatari , la volontà a farsi "promotori di un
progetto generale di riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo
scopo di migliorare la qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e
gli abitanti dei quartieri interessati."
Verso un villaggio rom sociale e solidale
L'area di Via Idro
L'area si colloca in una posizione nevralgica, tra il lungo canale Martesana /
la confluenza col fiume Lambro, la tangenziale est e le abitazioni di Via Padova
/ Gobba. Nel mezzo del costituendo Parco della Media Valle del Lambro, si trova
nel punto di confine dei quattro comuni limitrofi: Milano, Sesto San Giovanni,
Cologno Monzese, Vimodrone. E' attraversata da una pista ciclo-pedonale che, tra
le più lunghe esistenti, collega Milano all'Adda.
Il contesto geo-ambientale ricco di un rilevante patrimonio naturale (acque e
verde) e storico-architettonico (ville del lungo Martesana e cascina Lambro del
XVII sec. in abbandono e degrado) è anche compromesso dal groviglio viabilistico
del nodo di Gobba, dai tralicci degli elettrodotti, dall'inceneritore nel
territorio sestese, dal ripetitore Mediaset di Cologno. Vi incombe la minaccia
di costruirvi residenze abitative sempre secondo la logica delle
cementificazioni diffuse e delle speculazioni urbanistiche. Da oltre 30 anni, è
bloccato dai cittadini e dal Consiglio di Zona il progetto della famigerata
Gronda Nord, un'autostrada in città di attraversamento della fascia
settentrionale dell'area metropolitana milanese già intasata da un sistema
pesante di tangenziali ed autostrade.
Da anni, il fiume Lambro inquinato e ridotto a cloaca aspetta di essere
bonificato e di ritornare a scorrere pulito e a svolgere funzioni importanti in
un ecosistema urbano rigenerato.
L'area è caratterizzata da aspetti e risorse positive e da elementi negativi. Si
tratta di puntare sui primi e di annullare o attenuare i secondi, valorizzando
la comunità rom che vi abita e sviluppando tutte le potenzialità del contesto e
le disponibilità umane sociali e professionali di cui sono ricche associazioni e
comitati della cittadinanza attiva.
Il Villaggio rom di Via Idro e la politica di stampo razzista: le diverse fasi Nell'agosto 1989, l'area di Via Idro viene assegnata ad alcune famiglie di rom -
tutti cittadini italiani - costrette a lasciare gli spazi destinati a formare il
Parco della Martesana, tra Gorla Turro e Crescenzago. Una trentina di famiglie
vi si stanziano dando vita a un villaggio sotto il controllo del Comune di
Milano e attraverso uno specifico Ufficio Nomadi. Erano già presenti
nell'attuale zona 2 da circa 40-50 anni, prima tra Precotto e Crescenzago, in
seguito nell'area compresa tra via Agordat e via Stamira d'Ancona.
Negli anni '70/80 le amministrazioni avevano tentato di promuovere una politica
di integrazione nei confronti dei nomadi creando servizi sociali finalizzati
all'inserimento scolastico dei bambini, all'assistenza sanitaria e
all'orientamento lavorativo.
Nell'ambito dell'impegno politico e sociale e all'interno delle giunte di
sinistra, spicca la figura di Carlo Cuomo, assessore ai servizi sociali e al
decentramento nel decennio 1975/85, che molto si spende a difesa dei rom e si fa
promotore di tante iniziative finalizzate soprattutto alla promozione civile e
sociale delle popolazioni zingare e di etnie e culture altre. Tra i fondatori
dell'associazione Opera Nomadi, lancia poi un'idea di grande attualità, la
Casa
dei popoli e delle culture. In qualità di presidente dell'Opera Nomadi, Cuomo
lavora molto per la comunità di Via Idro e il suo impegno costituisce un esempio
da seguire.
E' soprattutto l'inserimento scolastico dei bambini a raggiungere i migliori
risultati, grazie all'impegno delle maestre e all'apertura dell'istituzione
scolastica.
I primi tentativi di scolarizzazione risalgono alla metà degli anni '80,
progetti pilota che sono poi stati ripresi anche a livello nazionale. Questo fa
si che la frequenza scolastica degli alunni di via Idro sia oggi molto alta,
praticamente il 90%.
L'inserimento dei bambini rom di via Idro nella scuola di Via Russo è stato un
percorso lungo e costellato di difficoltà ma anche di soddisfazioni. Gli
insegnanti e tutto il personale hanno dovuto affrontare nel tempo:
la diffidenza da parte degli altri genitori verso una realtà da sempre
disegnata con pregiudizi e stereotipi;
la paura degli stessi genitori rom di fronte ad un differente modello
educativo e culturale;
l'utilizzo strumentale della scuola come risposta ad alcuni bisogni primari
(alimentazione, salute, igiene);
la scarsa quantità di risorse utilizzabili;
lo svantaggio globale presentato dai bambini e determinato anche da problemi
di bilinguismo sottrattivo.
Il tempo, la reciproca conoscenza, gli interventi al campo, le risposte della
scuola ai bisogni di questa utenza, hanno permesso una collaborazione più attiva
da parte delle famiglie e il crearsi di un rapporto di fiducia senza il quale
nessuna didattica può avere luogo.
Nel 1990 viene fondata da alcuni rom di Via Idro la cooperativa Laci Buti, con
la collaborazione di operatori sociali e tecnici, a cui si affianca nel 1999
nella cooperativa sociale Laci Buti 2, specializzata nei lavori di manutenzione
delle aree verdi e della coltura floreale.
La situazione precipita negli ultimi anni, con l'ultimo governo Berlusconi, per
la recrudescenza della politica discriminatoria nei confronti degli zingari e
degli stranieri in generale. A Milano, l'amministrazione Pdl/Lega si distingue
per l'accanimento contro i campi rom e per la sequela di sgomberi che nel
biennio 2009/marzo 2011 arriva a ben 360! Con tale politica razzistica il
problema non solo non si risolve ma viene in continuazione spostato e riproposto
instillando paura e odio. Diventano enormi i costi morali sociali ed economici.
Basti pensare che ogni sgombero viene a costare tra i 20 e i 30 mila euro! I
costi complessivi oscillano tra i 7 e i gli oltre 10 milioni di euro!...
Con il decreto e le ordinanze del ministro dell'interno Maroni (2008), viene
dichiarato lo stato d'emergenza in Lombardia, Lazio e Campania "in relazione
all'esistenza di comunità nomadi nei rispettivi territori", per la pericolosità
sociale dei campi rom e per la sicurezza dei cittadini!... Eppure si tratta di
un numero molto modesto di Rom e Sinti residenti in Italia: non più di 170 mila
persone, di cui la stragrande maggioranza cittadini italiani e il 40% di minori
di 18 anni; appena lo 0,02% della popolazione, il più basso d'Europa! E a Milano
i nomadi non raggiungono le 2000 unità!
Accanirsi contro queste minoranze è davvero indice di allarmante inciviltà.
I "10-12 milioni di rom europei continuano a essere vittime di gravi
discriminazioni strutturali" viene denunciata con la Risoluzione del 25 marzo
2010 dal Parlamento europeo, che "condanna la recente recrudescenza del razzismo
contro gli zingari" (la "fobia dei rom"!); e chiede alle istituzioni della UE e
ai singoli Stati membri di adottare misure che riconoscano "la piena
cittadinanza e la partecipazione socioeconomica dei rom"; che garantiscano le
"pari opportunità" per l'inserimento scolastico, per " l'integrazione nel
mercato del lavoro", per l'accesso al diritto alla casa; di sostenere " campagne
di educazione pubblica alla tolleranza rivolte alla popolazione non rom e
riguardanti la cultura e l'integrazione dei rom"; che incoraggino "le autorità
locali a fare un uso migliore delle opportunità di finanziamento offerte dai
fondi strutturali per promuovere l'inclusione dei rom, compreso il controllo
oggettivo dell'esecuzione dei progetti"; che riconoscano "l'importanza delle
organizzazioni rom a livello dell'Unione quale elemento indispensabile per
garantire il successo delle politiche di inclusione sociale".
Il 21.10.2010, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa emana una
Risoluzione di condanna dell'Italia per la sua politica di discriminazione dei
rom. Il 16.11.2011, il Consiglio di Stato, sez. IV, con la sentenza n. 6050 annulla
il piano Maroni e abroga le tre ordinanze del 30.5.2008 di dichiarazione dello
stato di emergenza in Lombardia, Lazio, Campania.
In Via Idro la situazione peggiora nonostante che nel gennaio 2008 la Casa della
Carità vinca la gara d'appalto e, secondo la convenzione, diventi "gestore" del
campo. Occorre chiedersi come mai non hanno funzionato il centro polifunzionale,
il presidio sanitario, lo sportello lavoro. La cooperativa non ha più avuto
commesse lavorative. E la serra di 270 mq è fuori uso. Forse perché l'obiettivo
prioritario era (ed è ancora?) quello di smantellare il campo stabile per la
comunità storica e trasformarlo in "campo di sosta" o di "transito"?
Un percorso fattivo e condiviso
Eterogeneità e specificità delle soluzioni
Nell'affrontare la questione rom occorre tenere conto che in tutta Italia, come
nella stessa Milano, le comunità presenti sono diverse per storia, tradizioni,
presenza, integrazione, bisogni. Non esistono quindi a nostro giudizio soluzioni
standard replicabili automaticamente.
Quindi gli scriventi non intendono sottoporre proposte universali, ma che siano
invece ragionate sullo specifico delle persone e della zona coinvolte, che siano
gestibili, che facciano salvo il principio della coesione sociale. Se poi questo
può dar vita ad una discussione più generale sulla mediazione e gestione di
situazioni simili, non possiamo che esserne fieri.
Come nel passato, quando i campi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti,
nei ragionamenti attuali sul loro superamento, c'è un vizio di forma. Rom e
Sinti non sono stati consultati allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere
di discutere assieme a loro le soluzioni che riguarda in prima istanza il loro
futuro.
Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, ci poniamo alcune questioni:
la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini di
seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che li
riguardavano;
i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi ci
viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono sempre
sentite in diritto di rappresentare le istanze di Rom e Sinti a loro uso e
beneficio;
infine, se i campi sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il
problema. Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo
sapendo di alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a
se stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.
Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in atto
strategie efficaci è indispensabile la PARTECIPAZIONE, come cittadini titolari
di diritti e doveri, a tutte le istanze che li riguardano, da quelle centrali a
quelle del decentramento.
Il termine campo
Per questo si rende necessario reimpostare il linguaggio e usare parole di senso
civile. Il termine "campo" è quello che più si presta a circoscrivere e
ghettizzare la vita dei nomadi, e contiene reminiscenze terribili di
persecuzioni concentramenti ed annientamenti etnici nel corso degli ultimi
secoli, e del periodo dei totalitarismi, in particolare del nazifascismo. Le
stesse aggettivazioni - campo di transito, di sosta, di permanenza temporanea -
denotano lo stigma dell'emarginazione e della precarietà, dell'allontanamento e
dell'espulsione dalla comunità dei cittadini.
Per attuare un'adeguata politica dell'ospitalità e del rispetto delle culture
ex-nomadi, dell'integrazione e del diritto di cittadinanza si pone il problema
del superamento dei campi e/o della loro chiusura. L'obiettivo del "superamento
dei campi" deve coincidere con la finalità di smetterla con i pregiudizi contro
questa etnia.
Secondo noi è più corretto ed efficace superare il termine "campo" ed usare
parole come "area", "villaggio", "comunità". Occorre chiudere definitivamente
con la fase barbara degli sgomberi e perseguire una politica attenta a
migliorare le condizioni strutturali degli spazi che ospitano i nomadi, allo
scopo di riconoscere – come afferma il Parlamento europeo – la piena
cittadinanza e la partecipazione socioeconomica dei rom e di garantire le pari
opportunità, nonché consentire la libera scelta rispetto alle modalità di vita
stanziali e residenziali. L'obiettivo del "superamento dei campi" deve essere
realizzato con il coinvolgimento consapevole e responsabile degli interessati,
con la gradualità necessaria e le modalità specifiche più diverse.
Nel caso di Via Idro, ci sono tutte le potenzialità e le positività perché il
"campo" venga rispettato per quello che è: una comunità storica e stanziale da
22 anni di cittadini italiani, in un'area da valorizzare nell'interesse generale
della comunità metropolitana e dei quartieri interessati.
Qui il "superamento del campo" non vuol dire sostituirlo con quello di "sosta" o
"transito", né "chiusura del campo".
In questo caso si tratta di realizzare un progetto di Villaggio sociale e
solidale permanente, vero e proprio presidio di un sito strategico del
costituendo Parco della Media Valle del Lambro, formato dalla comunità dei rom
harvati che scelgono di continuare a viverci assumendosi - assieme alle
istituzioni ed enti, associazioni e comitati di cittadini – compiti e
responsabilità all'interno di un progetto di lavoro e di cooperazione sociale
economica e culturale in diversi settori, in un contesto urbano ampio costituito
dai quartieri di Gobba / Crescenzago / Adriano / Via Padova del comune di Milano
e dai comuni confinanti di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Vimodrone.
Un quadro normativo
Prima di elaborare nuove politiche (qualsiasi possano essere), riteniamo
indispensabile che l'amministrazione compia un bilancio critico sui risultati e
fallimenti del "Piano Maroni", come siano stati impiegati in passato i fondi
erogati, quante famiglie rom e sinti ne abbiano effettivamente beneficiato,
quali fondi residui sono a disposizione.
Occorre poi dare un quadro normativo certo e rispettoso dei diritti-doveri
previsti dalle leggi e dalla Costituzione, perché chi vi risieda sia un
cittadino a tutti gli effetti.
Da parte nostra, rimaniamo dell'opinione che, come tutti i cittadini abbiano
pari dignità, lo stesso principio valga per le forme dell'abitare, purché queste
non portino a violazioni di legge.
L'isolamento e la ghettizzazione non si possono superare imponendo modelli di
vita dall'esterno, ma solo con la condivisione e l'interazione.
Costruire certezze
Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande incertezza per la
comunità rom, dovuta al progetto di sostituire quella che a tutti gli effetti è
la loro casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto mai attuato, anche
perché assurdo, nella nostra zona o altrove. A parte questo, non siamo mai
riusciti a capire perché cittadini italiani in zona da sempre avrebbero dovuto
andare via, per lasciare il posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe
dovuto trovare casa e lavoro.
Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi
intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per
l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case
popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e tutta la comunità
vive nel costante timore di ritrovarsi per strada. Dopo anni di incertezza, gli
abitanti chiedono un pronunciamento chiaro e duraturo da parte del comune.
Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di essere
accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati
definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti
abusivi (che hanno comunque residenza altrove), le presenze si ridurrebbero a
circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e rendendo
possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio villaggio alle
porte di Milano.
Presidio sociale
Qualsiasi siano le politiche future rivolte, nella maniera più condivisa
possibile, agli abitanti dell'attuale insediamento, andrà fatta una riflessione
critica sul ruolo del PRESIDIO SOCIALE, che in passato avrebbe dovuto fungere da
elemento chiave nell'affrontare le diverse questioni dell'abitare, della
scolarizzazione, del lavoro e della sanità, Nel contempo riteniamo che
l'attività di questo presidio avvenga col supporto dei servizi di zona preposti.
Difatti secondo noi una delle cause delle incertezze ricordate prima, è lo stato
di abbandono non solo fisico, ma anche sociale, in cui si soni ritrovati i
residenti, in particolare quelli che non avevano possibilità di compiere scelte
in autonomia.
Il lavoro
Cominciamo con questo punto, perché molto più di quello dell'abitare, è il
prerequisito per una scelta consapevole e duratura, tanto riguardo alla futura
integrazione che riguardo all'abitare.
Si tratta di passare da una situazione attuale di sostanziale precarietà
finanziaria ed esistenziale, ad una che permetta ai Rom di via Idro di poter
decidere in autonomia sulla loro esistenza. Non occorre partire da zero: si
tratta di cittadini italiani che già hanno iniziato questo percorso di
autonomia, che va ripreso e sostenuto.
Il lavoro, assieme alla formazione e alla scuola, è il pilastro portante del
progetto. Si tratta di valorizzare l'esperienza e la professionalità dei rom
harvati e di rimettere in attività la loro storica cooperativa Laci Buti.
La cooperativa può operare in diversi settori lavorativi:
- Manutenzione e cura del verde (taglio dell'erba e delle siepi, potatura alberi
ecc.), recinzioni, ecc.
- Produzione di verde e piante (ripristino del vivaio e della serra)
- Pulizia di aree urbane
- Sgombero di cantine e magazzini
con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.
Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il
Comune ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno ha lavorato solo due giorni.
Eppure il lavoro è tutto intorno: in quell'area che le forze politiche e le
associazioni di zona vorrebbero rivalutare, e via Idro è praticamente un
corridoio verde che collega il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al
parco della Media Valle del Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è
stata la volontà politica, di mantenere in vita questa esperienza e
contemporaneamente di realizzare un polmone verde nella zona, riqualificando
tutto il sistema-navigli in vista dell'Expo.
In passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se attualmente ne
sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza da riprendere,
soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.
A queste attività se ne possono aggiungere altre: di fronte alla crisi attuale
alcune famiglie hanno ripreso l'attività tradizionale di recupero e riciclo di
materiali usati e/o di rifiuti, anche se attualmente non è assolutamente
remunerativa. Per questo, grazie all'interessamento di alcuni volontari, si sta
progettando di frequentare un corso per operatori di ricicleria (tra l'altro
quella di via Olgettina si trova a poca distanza).
Riprendendo l'esperienza di parte di alcune famiglie della tradizionale attività
di allevamento di cavalli e di altri animali, che rischia di scomparire,
possibilità di ripristino di un'area con maneggio, servizio
psico-socio-terapeutico per le persone con handicap, ecc., da inserire nel
progetto con funzioni sociali e di tempo libero ed anche terapeutiche.
Le strutture Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma
elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi ad un piano
solo e non ancorati al terreno. Per questo ci si ispira a quanto presente nei
campi comunali di Muggiano e Chiesa Rossa, recentemente sottoposti a
ristrutturazione. Qualora un nucleo non fosse in grado di provvedere in
autonomia, si chiede un sussidio simile a quello disposto per chi volesse fare
un percorso di uscita dal campo.
Si mira così alla corresponsabilizzazione degli abitanti del campo che potrà
esplicarsi non solo nella partecipazione alla gestione del campo, ma anche
nell'assunzione di compiti diretti di riqualificazione e di manutenzione dello
spazio, sotto la supervisione di tecnici del comune. Per esempio: sistema
idraulico, fognario e antincendio, ristrutturazioni in economia, autocostruzione
di moduli abitativi, ecc.
Già attualmente esistono professionalità inespresse tra gli abitanti. Si tratta
di valorizzarle, volendo anche prefigurare servizi di gestioni e mantenimento
diretto, partecipati e senza che il comune debba appaltare esternamente questi
servizi.
Qualora, come è nostra speranza, questo villaggio potesse assumere carattere di
stanzialità, sarebbe opportuno, sempre nell'ottica dell'ottimizzazione delle
spese, progettare un impianto di riscaldamento a metano, o addirittura a
pannelli solari.
Manutenzione e riqualificazione
Il progetto prevede l'immediato ripristino delle condizioni strutturali
necessarie alla vita normale delle persone: bonifica e cura dell'area, acqua,
fognature, elettricità, centro polifunzionale, messa a norma di un sistema
residenziale leggero ed ecologico, in sintonia con l'ambiente naturale.
Il campo che sino a 10 anni fa era indicato come un modello, ultimamente ha
sofferto di mancanza di manutenzione. Oltre al ripristino della fornitura di
corrente elettrica (in via di attuazione) sono necessari alcuni interventi:
- ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
- risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si allaga;
- collegamento delle bocchette antincendio;
- infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e calibrarle
per gli occupanti che rimarranno.
Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con poca
spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno assegnati
con chiarezza e a ditte responsabili.
Occorre inserire nel villaggio la Cascina Lambro. Qualora ci fosse la
possibilità fattiva, si chiede il suo restauro per adibirla a sede sociale,
centro culturale, archivio storico del canale Martesana e – come proposto da
altri – museo della bicicletta, proprio in un punto cruciale della pista
ciclabile Milano/Adda tra le più lunghe e significative della Lombardia. Si
propone che il finanziamento per questa opera venga attinto dai fondi per
l'Expo. In qualsiasi caso le sue condizioni attuali rendono ne rendono urgente
la messa in sicurezza.
Centro polifunzionale
Le attività di carattere culturale-artistico-musicale potranno essere proposte
anche in ambiti esterni, ma esiste già questa struttura che può fare da
incubatore.
Trattasi di un edificio in cemento armato, voluto dal Comune una quindicina di
anni fa, sostanzialmente inutilizzato, senza corrente elettrica e riscaldamento.
Già da subito, se venisse reso agibile, esistono progetti e professionalità per
utilizzarlo come sede per recupero scolastico, animazione invernale, o corsi
professionali (di cucito per le donne, ad esempio). Attività che si intendono
estendere anche a chi non abita in via Idro.
Il secondo passo è recuperarlo alla vita di zona, ospitando iniziative proposte
dal quartiere. Ulteriore particolare strategico, le varie proposte di utilizzo
di questo centro nascono dagli abitanti stessi di via Idro.
Scuola - formazione - cultura
Negli ultimi anni i tagli alla scuola pubblica hanno distrutto la possibilità di
aiutare non solo i bambini rom ma tutti quelli che avrebbero bisogno di tempi
più distesi e di interventi atti a facilitare la famosa integrazione di cui
tanto si parla.
La scuola deve rappresentare all'interno del progetto il trampolino di lancio
verso una vita dignitosa ma per fare questo occorrono interventi mirati per una
scolarizzazione di qualità dove risorse umane e strumenti non possono mancare.
Anche la frequenza dei corsi di "educazione per gli adulti" (assolutamente
gratuiti) siti nel plesso della scuola media Rinaldi possono rappresentare
un'occasione di conoscenza e scambio. C'è ancora molta diffidenza e paura da
parte della popolazione rom ad utilizzare le risorse presenti nel territorio.
Soprattutto le donne andrebbero accompagnate a conoscere i propri diritti e a
superare la diffidenza verso il mondo fuori dal campo, diffidenza legittima ma
che le priva di possibilità.
A parte ciò, deve trovare risposta l'annosa questione del pullmino scolastico
che accompagna i bambini alla scuola Russo. Non si capisce la ragione per cui
debba fermarsi all'angolo con via Padova, quando la via Idro viene percorsa
anche da camion. In questa situazione, i bambini che frequentano la scuola,
devono percorrere andata-ritorno ogni giorno un km. e mezzo, con qualsiasi
condizione atmosferica e con rischio per la loro incolumità. Si ricorda che
inizialmente il trasporto alunni era stato dato in appalto alla cooperativa Laci
Buti.
In sintesi, il progetto assegna all'istruzione, alla formazione e alla cultura,
centralità e priorità.
Si deve:
consolidare la pluriennale esperienza di inserimento e frequenza della scuola
dei bambini rom e valorizzare al massimo la collaborazione soprattutto con la
scuola elementare di via Russo;
prevedere itinerari di continuità scolastica nelle superiori ed eventualmente
un centro di formazione ed aggiornamento professionale in loco, con particolare
attenzione alle attività peculiari del villaggio;
Inserimento del villaggio nella vita del territorio
Esso dovrà essere reso evidente sia nell'ipotesi di un progetto di
riqualificazione della via Padova, sia nella disponibilità del campo stesso a
fornire opportunità di incontro ricreativo, culturale, sociale offerte a tutta
la popolazione. La Festa della Via Padova potrà costituire un'ottima occasione
per rendere visibile questo legame di appartenenza.
La proposta progettuale verrà sottoposta all'attenzione dei cittadini e delle
altre associazioni e comitati con cui è consolidata un'esperienza comune di
impegno civile e sociale, con la disponibilità alla massima apertura e alla
collaborazione più ampia e plurale possibile.
Si potrebbe valutare la costituzione di una Società di Mutuo Soccorso, a cui
aderiscono sia i promotori e i protagonisti del progetto sia altri soggetti ed
enti interessati.
Si propone che venga creato un Comitato di coordinamento indirizzo e controllo
formato dai rappresentanti dell'amministrazione centrale e di quella zonale del
Comune di Milano, dai protagonisti del progetto e, possibilmente, dai
rappresentanti del Parco della Media Valle del Lambro e dei comuni di Sesto San
Giovanni, Cologno Monzese e Vimodrone.
Un comitato tecnico-scientifico, composto da esperti in campo giuridico,
economico e amministrativo, ecologico/ambientale, di marketing e comunicazione
ecc., ha il compito di sviluppare tutte le fasi del progetto e di sovrintendere
alla loro realizzazione.
Enti pubblici e privati, con i quali allacciare relazioni di collaborazione e a
cui rivolgersi per il reperimento di risorse economiche e finanziarie: Consiglio
di Zona e Comune di Milano, Provincia, Regione, Unione Europea, Fondazione
Cariplo, Banca Etica, aziende della green economy.
Consiglio di Zona
Nella previsione di una ridefinizione e compiti del decentramento, è da
prevedere un coinvolgimento diretto del Consiglio di Zona che dovrà considerare
il villaggio di via Idro uno spazio di convivenza da adottare e dovrà anche
assumere, con le modalità da individuare, compiti di vigilanza, gestione,
offerta di servizi vari.
I soggetti promotori e protagonisti
Si assegna un ruolo centrale alla cooperativa rom Laci Buti, che deve operare in
collaborazione con le associazioni e i comitati di cittadini che aderiscono al
progetto e cooperano alle attività e alla vita del villaggio.
Oltre alla cooperativa Laci Buti e alla comunità rom, i soggetti promotori
coincidono con i firmatari della lettera aperta del 15 dicembre 2011 e i
rappresentanti di: Anpi di Crescenzago, Associazione elementare.russo, Comitato
Vivere Zona 2, Legambiente Crescenzago, Mahalla, Martesanadue.
Primi firmatari: ANPI Crescenzago - Associazione elementare.russo - ComitatixMilano Zona 2 -
Comitato Vivere Zona 2 - Comunità Rom Via Idro - Cooperativa Laci Buti -
Legambiente Crescenzago - Mahalla - Martesanadue - Sitart
Adesioni: Luca Bravi (Università Leonardo da Vinci -
Chieti) - Marcella Cavagnera - Gabriella Conedera -
Stefania Benedetti - Alessandra Reale - David Giannetti - Laura Quagliolo -
Piero Leodi -
Angela Tropea - Elisabetta Michelini - Doriana Chierici Casadio - Marcello
Zuinisi (Associazione Nazione Rom) - Marcel Costache (Romano Euro-Drom Pavia) -
Stefania Cammarata - Enrica Bruzzichessi - Paolo Matteucci - Alberto Ciullini -
Eleonora Casula - Barbara Breyhan, danzatrice (Sesto Fiorentino) - Carmela Tommaselli (Arezzo Ballet) - Laura
Coletta - Aldo Bonora - Silvana Calvo - Radames Gabrielli - Alessandro Morazzini
- Barbara Nardi - Fiorella D'Amore - Ludovica Barassi - Pietro Mervic - Alberto
Maria Melis - Margherita Cavallo - Giulia Mucelli - Irene Marfori - IdeaRom
onlus Torino - Carlo Berini - Marco Gimmelli - Francesca Barile - Luigi Colaianni - Agnese Cerasani
- Roberta Sasso - Giuliana Gemini - Monica Flann - Paolo Pinardi - Giancarlo
Ranaldi - Spazio Mondo Migranti (Parabiago) - Roberto Malini, Dario Picciau,
Matteo Pegoraro (gruppo EveryOne) - Sergio Franzese - Luciano Muhlbauer - Luca
Klobas - Erica Rodari - Ivana Kerecki - Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia onlus - Veronica Mognoni - Stefano Nutini - Gruppo Sostegno Forlanini
- Deborah Besseghini - Sandra Cangemi, giornalista, Milano - Alessandra
Bearzatto - Carlo Stasolla - Silvia Gobbo - Alberto Proietti
Ecco la storia di una coppia di rom italiani che ha fatto ricorso contro lo
sgombero
(11 gennaio 2011) Quando si è rom i diritti costituzionali non valgono.
Nemmeno se si è cittadini italiani. Nemmeno se si abita da vent'anni in un campo
autorizzato dal Comune. È il caso di una coppia che vive in via Idro, periferia
est di Milano. Lui, 55 anni, è nato in provincia di Padova. Lei, stessa età, in
Brianza. Le due figlie, ancora minorenni, a Milano.
Tre mesi fa Carmela Madaffari, direttore centrale dell'ufficio comunale
Famiglia, scuola e politiche sociali, ha scoperto che la mamma delle ragazze ha
presunte condanne definitive a carico in base a vecchie sentenze, pronunciate
tra il 1974 e il 1982. Così è scritto nell'ordinanza di sgombero. Per questo il
Comune ha ordinato lo sfratto a tutto il nucleo familiare da eseguire entro 48
ore. L'articolo 12 del regolamento per la gestione dei campi, entrato in vigore
nel 2009, prevede come motivo di revoca dell'autorizzazione la "sopravvenienza
di condanne definitive".
La polizia locale di Milano non fa differenza tra condanne già scontate 37 anni
fa e reati appena commessi. E nemmeno tra condannati e familiari incensurati,
compresi i figli minorenni. Il piano del Comune sta destabilizzando le famiglie
rom lombarde che da anni hanno abbandonato il nomadismo e lavorano nella
metropoli.
Di Fabrizio (del 20/11/2011 @ 09:48:21 in Italia, visitato 3054 volte)
Due anni fa, era il 19 novembre, GIORNATA DEI DIRITTI DELL'INFANZIA,
grande iniziativa a tema in Comune. Pioveva, e
quello stesso giorno alcuni bambini DIVERSI venivano sbattuti per strada con
i loro genitori e niente da portarsi dietro, dallo stesso comune di Milano.
Iniziò allora la RESISTENZA di
Rubattino, che vide assieme le famiglie rom, gli insegnanti, i genitori
dei loro compagni di scuola, cittadini, sacerdoti, persino un produttore di
vino... Si concretizzò l'idea di una Milano diversa e solidale, che non si
limitava a protestare, ma sapeva reagire.
Anche da quell'esperienza, è nato il cambio di maggioranza della primavera
scorsa.
Venerdì scorso, a due anni da quello sgombero, è stato presentato
il libro che racconta di questa esperienza. Alla presentazione, una delle
oratrici era l'attuale vice sindaco, Maria Grazia Guida, che dopo il suo
intervento si è subito eclissata.
Ai compagni, agli amici che pieni di buona volontà tentavano di coinvolgermi,
ho provato a spiegare con qualche difficoltà perché non avrei aderito. Provo a
farlo con voi, premettendo che quello che potrà sembrarvi uno sfogo personale, è
in realtà una questione POLITICA (come sempre):
Anche se non amo parlare di me, confesso che sacchi a pelo, coperte,
piumoni, giacche a vento ecc. li raccolgo tutto l'anno e senza tanta
pubblicità; preciso: non sono il solo. Finiscono in quei campi nomadi
ABUSIVI, il cui sgombero per De Corato era un vanto da esibire, e per la
nuova giunta invece una storia minore da tenere nascosta.
Noi, sfigati volontari, quei Rom ancora più sfigati, i cittadini che
se li ritrovano rimbalzati sotto casa nell'eterno gioco di guardie e ladri,
non abbiamo ancora capito la differenza tra uno sgombero fascista e uno
democratico... forse adesso al posto della ruspa i vigili porteranno caffè e
giornale, resta il fatto che l'unica soluzione proposta rimane quella della
divisione dei nuclei famigliari: donne e bambini piccoli nei centri
d'accoglienza, uomini e bambini grandi a spasso.
Ma perché facciamo questo tutto l'anno, immaginate con quale gioia per
le nostre tasche? Perché durante questi sgomberi quello che abbiamo
procurato in precedenza va perso e va reintegrato di continuo.
QUESTO E' L'ASSURDO DELL'APPELLO DI PISAPIA: da un lato la sua
amministrazione è complice nel non voler affrontare il problema e nella
distruzione di nostre proprietà private, dall'altro ci chiede di dare una
mano a quelli che sono i SUOI poveri (o i poveri buoni, o i poveri che vuole
rendere visibili - fate voi).
Per me, per chi come me questo l'ha sempre fatto in silenzio, tutti i
poveri hanno pari dignità e pari bisogni, al di là che abbiano o meno un
documento in tasca. E questo è il nodo politico.
Comunque, non è questo il cambiamento per cui avevamo votato.
Tra l'altro, sinora ho scritto della situazione nei campi abusivi. Ma
esistono anche quelli comunali dove, a maggior ragione, chi ci abita aspettava
segnali di uscita da un'incertezza che dura da anni.
Cosa chiedevano questi nostri concittadini (di cui molti sono italiani, non
dimentichiamolo)?
Prima di tutto, poter parlare in prima persona sulla loro situazione.
NESSUNA RISPOSTA.
Capire quale sarà il loro destino, visto che in comune si continua a
parlare di "superamento dei campi". NESSUNA RISPOSTA.
Poi, visto che i campi li si vuole chiudere, ma nel contempo stanno
cadendo a pezzi perché da anni manca la manutenzione, che si facciano
quantomeno i lavori indispensabili: restaurare ciò che è a rischio crollo,
assicurare acqua ed elettricità, mettere i campi in sicurezza. NESSUNA
RISPOSTA.
Mi tocca ripetere quello che ho già scritto altre volte: "Novembre non è
il mese più adatto per giocare al piccolo campeggiatore" Vedete di capirlo, voi
ed i vostri appelli alla carità cristiana!
Novità: dopo un mese e mezzo passato al telefono, i Rom di via Idro hanno ottenuto un incontro con il dirigente dell'Ufficio Nomadi. Si trattava, e si tratta tuttora, di urgenza. Un sentito applauso al tempismo dimostrato.
Qualcosa su di noi: Via Idro si trova a Milano, in zona nord-est praticamente al termine di via
Padova, non lontano dalla tangenziale est, al confine con i comuni di Sesto San
Giovanni e Cologno Monzese.
Quasi in aperta campagna, al numero 62, da oltre 20 anni vi risiedono in un
campo comunale circa 120 Rom Harvati, metà di loro hanno meno di 18 anni. Di
lontana origine croata, sono presenti nella zona da oltre 40 anni, prima in
sistemazioni di fortuna e dal 1989 lì regolarmente residenti.
Sono cittadini italiani, scolarizzati dalla metà degli anni '80, iscritti al
SSN. Inizialmente era solo un prato abbandonato, dove erano piazzate le roulotte
attorno ad un sentiero che lo percorre come un anello, sentiero poi asfaltato
dal comune. Data la situazione di relativa tranquillità degli anni scorsi, le
famiglie hanno potuto col tempo sistemare i propri spazi, rendendo il campo
simile ad un piccolo campeggio. Nel villaggio ci sono anche due MONUMENTI:
proprio di fronte all'ingresso LA GRANDE SERRA DEL PERDUTO
LAVORO, costruita quando la cooperativa LACI BUTI (Buon Lavoro
nella loro lingua, la cooperativa è formata dai rom stessi
diplomatisi operatori del verde agli inizi degli anni '90)
coltivava piante da vendere al mercato. Ora il monumento è in
disuso, perché il comune non ha più rinnovato la licenza di
vendita.
Al centro del villaggio: il CENTRO POLIFUNZIONALE. Costruito
una quindicina d'anni fa dal comune, nelle intenzioni doveva
essere un centro comunitario, presidio sanitario e sociale. In
tutti questi anni è stato adoperato 5-6 volte. E' intenzione
degli abitanti riportarlo all'originaria funzione, già ora
sarebbe possibile utilizzarlo per tenere corsi di cucito e
sartoria. Inoltre potrebbe aprirsi ad iniziative e mostre in
collaborazione con la zona.
Inoltre nel villaggio risiedono gli ultimi allevatori di cavalli dell'area di
Milano, eredi di una lunga tradizione. Anni fa, quando nell'insediamento si
erano formate diverse squadre di calcio, divise per età, era stata anche
bonificata un'area per sistemarla a terreno di calcio, che fu teatro di
memorabili sfide con altre squadre del quartiere.
Questo, in poche parole, il vissuto di un insediamento storico. Sia chiaro, i
problemi non sono mai mancati e non mancano tuttora. Ma nei decenni passati, la
comune volontà degli abitanti, delle varie amministrazioni comunali, dei
cittadini e dei volontari di zona, avevano fatto sì che questo fosse conosciuto
come un campo modello nella realtà milanese. L'abbandono degli ultimi anni, la
mancanza di manutenzione e di politiche sociali, assieme alla volontà delle
ultime amministrazioni di procedere ad una progressiva chiusura del campo, hanno
portato ad un progressivo deteriorarsi della situazione.
Da questo è nato un
progetto partecipato di riqualificazione dell'insediamento, accompagnato da
un lungo confronto tra gli stessi abitanti e le forze politiche e sociali della
zona, per dare finalmente sicurezze a chi risiede in zona da decenni ed
all'insediamento un carattere di villaggio solidale pienamente inserito
nell'area del costituendo Parco della Media Valle del Lambro. Il progetto spazia
in diversi ambiti: da quello del lavoro, all'abitare, alla scuola,
all'interazione col quartiere e con la città. E' anche il senso della
partecipazione per la prima volta della comunità di via Idro alla festa VIA
PADOVA E' MEGLIO DI MILANO, in quanto componente degli storici quartieri di
Crescenzago-Gobba-Adriano. Sperando, con il contributo di artisti, cantanti,
musici, scrittori e vari testimoni, di offrirvi un panorama ricco ed
interessante di questa cultura, vi aspettiamo tutti il 19 e 20 maggio.
Programma
Sabato 19 maggio
dalle 10.00 alle 12.00: Ti costruisco una storia:
laboratori per bambini - Preparazione con i bambini dei
costumi e delle scenografie dello spettacolo teatrale del
pomeriggio. Laboratorio curato da Stefania Benedetti, Mela
Tomaselli, Karisa Kahindi (a cura di associazione AB)
dalle 10.30 alle 11.30: Il tempo dell'incertezza:
comunità stanziali e sgomberate a confronto - Letture
di brani dei libri METROPOLI PER PRINCIPIANTI (Gianni Biondillo)
e di I ROM DI VIA RUBATTINO - UNA SCUOLA DI SOLIDARIETA' (a cura
di Elisa Giunipiero e Flaviana Robbiati), effettuate dagli
autori e con la presenza dei protagonisti. (a cura di Martesana 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 16.00 alle 17.00: Racconterò una fiaba che mi
hanno raccontato - "L'anim-attrice" Stefania Benedetti
condurrà per mano il pubblico attraverso un racconto del popolo
rom (a cura di associazione AB)
dalle 19.00 alle 20.00: The million dollar Kid -
Proiezione del documentario (40’ circa) sui Traveller in
Irlanda, alla presenza del regista Gian Maria Carrara, presso il
centro polifunzionale. Interazione con gli ultimi allevatori di
cavalli della città, che risiedono proprio in via Idro (a
cura di Vivere in Zona 2 e Comunità rom di via Idro)
dalle 21.00 alle 23.30: Musiche randagie – Antonio Ricci, Valeria Lista, Rosa Maurelli, Rosanna Casè e Piero Leodi. - Pietro Marazza e Paola D'Alessandro. - OSPITE SPECIALE: Alessio Lega (a
cura di Comunità rom di via Idro e Anpi Crescenzago)
Domenica 20 maggio
dalle 10.30 alle 11.30: Non siamo nomadi, siamo
cittadini? - presentazione del libro VICINI DISTANTI,
CRONACHE DA VIA IDRO (a cura di Fabrizio Casavola). L'autore
intervisterà alcuni protagonisti del libro su problemi,
speranze, racconti, promesse, riguardo la loro presenza
quarantennale in zona 2, da ascoltarsi nelle loro piazzole di
sosta, sorbendosi un caffè (a cura di Vivere in Zona 2 e
Comunità rom di via Idro)
dalle 15.00 alle 18.00: I nipoti di Zampanò -
Clown, trampolieri, mangiafuoco, fachiri e giocolieri... grandi
e piccini faranno un balzo indietro nel tempo, com'era una volta
lo spettacolo itinerante, in compagnia degli artisti del
Circo
Ciccioli(a cura di Vivere in Zona 2)
tra le 18.00 e le 18.30: arrivo della Biciclettata
poetico meticcia con performance poetica (a cura di
Teatro degli Incontri)
dalle 18.30 alle 21.00: Video e suoni con Annese e
Finessi – DALLE TERRE DI NESSUNO, 2009, 53',
documentario di Elvio Annese - “Se un giorno d'inverno un
suonatore di fisarmonica...” Un film di Valerio Finessi con
Jovica Jovic. Due sguardi sui mutamenti urbani (a cura di
City ART)
dalle 21.30 alle 22.30: Dopocena con Ratko -
Cabaret con Luca Klobas (Zelig). Consigli, suggerimenti,
opinioni e dritte per neoarrivati e lungodegenti, su come
sopravvivere all'Italia e agli italiani (a cura di Vivere in
Zona 2)
Inoltre, durante tutta la durata della festa: per i più piccini, giro del
villaggio di via Idro a dorso di pony.
Il villaggio vedrà l'esposizione di ZigZart: un evento di
urban art con 10 installazioni che si relazionano con la realtà urbana,
estrapolando significati dai luoghi toccati, danno visioni creative cercando di
costruire relazioni e istigare processi trasformativi. Il villaggio nomade è un
luogo urbano, un possibile terreno comune, dove sperimentare convivenze e
relazioni tra culture diverse, tessere fili tra una realtà concreta degli
abitanti del villaggio e il mondo circostante. (evento a cura di Sitart)
Di Fabrizio (del 08/04/2007 @ 09:46:37 in Kumpanija, visitato 2170 volte)
In allegato Messaggio di Etem Dzevat per la giornata Internazionale Rom e
Sinti 2007.
Saluti e abbracci di Buona Pasqua a tutti.
Agostino Rota Martir
L’8 Aprile 1971 a Londra si è formata la “Romani Union International”,
conosciuta dall’ONU come Organizzazione non Governativa (ONG) attivata per i
diritti dei Rom.
Ora partecipa attivamente al Parlamento Europeo e alla Corte d’Europa.
Ma parliamo per Pisa.
A Pisa l’8Aprile è festeggiata la prima volta il 1998, gli iniziatori è il
Comitato del campo Nomadi di Coltano…in tale occasione esisteva la Cooperativa
con “esperti Rom” che prendeva le “risorse per cultura e Feste Rom” e nemmeno
sapevano che cosa è l’8 Aprile e non sono venuti alla festa, magari invitati…
Sono tre anni 2005-’06-’07 come 8 Aprile passa senza festeggiarlo con musica,
teatro e cibo ma solo con una lettera mandata alle Istituzioni, al
Tirreno…magari a Canale 50 e Granducato si manda la stessa lettera, ma loro non
hanno informato mai.
Il 2005 muore il “nostro Papa Wojtila” e per il lutto noi Rom piangendo
festeggiamo l’8 Aprile.
Il 2006 gli Italiani vanno alle urne, non era il momento per festa.
Comunque abbiamo festeggiato l’arrivo del governo Prodi, da cui noi Rom
aspettiamo grandi cambiamenti.
Uno di questi è il riconoscimento come minoranza linguistica-culturale dei Sinti
(cittadini Italiani) e Rom e possibilità per gli stranieri dopo cinque anni in
regola con il Permesso di Soggiorno di avere cittadinanza Italiana.
2007, l’8 Aprile è Pasqua: già ci sono Rom cattolici e ortodossi che festeggiano
la Pasqua e per questo motivo si rimanda a Maggio, Giugno quando si farà (con
l’aiuto di Dio e il patrocinio del Comune di Pisa) un giorno della
“Presentazione Cultura Romanì”.
Sottolineando che noi Rom non abbiamo terra-madre, essendo assoluti pacifisti,
mai accusatori, sempre accusati, sterminati.
Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Balcanica…sempre mandati in esodo dalle
nostre case (Kosovo, Bosnia, Macedonia), non avendo nessuna accoglienza al
nostro arrivo, un popolo sul quale esiste il più grande pregiudizio,
discriminazione.
Tutti gli sbagli degli “esperti Rom” si paga noi “zingari e nomadi” sulla nostra
pelle.
Sempre sulle nostre spalle cade su portamento delle difficoltà ad arrivare alle
“pari opportunità” e sognata “dignità”.
Da cittadini che abitavano a case, andavano al lavoro, a scuola, benissimo
convivevano prima della guerra, arrivando in Italia siamo persi nostra identità
di persone, esseri umani e siamo diventati pericolosi, furbi, ladri, nomadi,
zingari.
Sono uno dei pochi Rom intelectuali presenti in Pisa e Toscana e partecipo come
legale presentante di A.C.E.R. al programma “Le città sottili”, finanziata dal
Comune di Pisa e Regione Toscana.
Anno 2001-2002 si è svolto il “censimento” dei Rom a Pisa per il progetto…alcuni
Rom sono andati a cercare futuro in altri paesi, sentendo delle possibilità
ritornano e gli esperti Rom parte di loro li fanno entrare e alcuni no.
In seguito negli anni passati, sapendo di possibilità i Rom facevano venire al
“banchetto” dei suoi famigliari.
E ora? Mandarli via in Macedonia dove li aspetta condanna per non partecipazione
alla “ guerra civile” tra Macedoni e Albanesi.
Macedonia è circondata. Grecia serve visto, Bulgaria serve il visto. La Serbia
non da ingresso per i “Cigani” senza corruzione, almeno 1.000 Euro per persona.
Albania, Kosovo non puoi, nemmeno in sogno.
Per i “Magupi” niente ingresso, solo uscita! E’ un collasso economico e i
territori ancora sotto controllo di U.C.K.
Macedonia, “Oasi di Pace”, in Kosovo le case dei Rom rimaste non bombardate da
aerei NATO partiti da Aviano (Italia), bruciate da U.C.K., come il quartier Rom
Mitrovica. Dove spedirli? Gli Albanesi vogliono Kosovo etnicamente pulito.
80% di Rom Bosniaci presenti a Pisa sono nati qui in Italia, nemmeno sanno
parlare Bosniaco e in quale enclave si mandano? Croata, non li riconosce,
Mussulmana non sono praticanti di Islam, Serbi? Non li vogliono.
Con tutte queste situazioni tante volte volevo dimissionarmi da Presidente dell’A.C.E.R.
Ma grazie a Dio che abbiamo l’assessore Sanità sociale, come Carlo Macaluso.
Tanti erano “d’accordissimo” per progetto, ma dopo gli stessi mettevano il
bastone tra le ruote, lui è rimasto dell’idea di fare il possibile e meglio per
risolvere il nostro problema. Lavoravo come accompagnatore bimbi a scuola-bus e
da 10 mesi ho lasciato per protesta. La legge dice che ogni bimbo che va a
scuola, l’ACER si è impegnata e tanti bimbi ora regolarmente frequentano la
scuola, lasciando il semaforo dove chiedevano l’elemosina ed erano meta di
“affidamento” degli assistenti sociali.
Magari si dice: “Attento bimbo mio, stai buono italiano, se no ti lascio rubare
dagli zingari”.
Ma sono gli Italiani che rubano i bimbi Rom con legge “affidamento”, per
arrivare alla donazione.
Non c’era posto per i “fuori progetto bimbi Rom” nel pulmino comunale.
Non c’è altri soldi comprare altri pulmini, e alcuni bimbi sono rimasti fuori
scuola ed io “fuori lavoro”.
Ma io devo rimanere lì dentro il progetto, magari mi buttano dalla porta,
entrerò dalla finestra, cercando che il progetto va avanti.
Si prevede villaggio Rom al posto di Campo nomadi, regolarizzazione con il
Permesso Soggiorno, lavoro, possibilità di fare “extra censimento” con aiuto
della Regione e dello Stato Italiano.
Noi Rom presenti a Pisa vogliamo integrarci in società italiana, riprendere la
nostra identità di gente normale.
Ma siete voi, Istituzioni, cittadini che dovete darci la possibilità di
integrarci.
Il cattivo gesto è quello che tantissimi sono approfittato e buttata la sua
spazzatura alla strada in via Idrovora, alcuni lasciando il segno di imprese e
ora tutta la colpa si vuole buttare su nostre spalle.
Spero nei vostri gesti umani e nella possibilità di convivere davvero in pace,
con dignità e pari opportunità, rispettando la legge, portando nostra cultura,
lingua madre, tradizioni alla vostra conoscenza.
Auguri il 8 Aprile 2007
BASTALO 8 April 2007
Per questo scritto prendo ogni responsabilità legale e morale.
Di Fabrizio (del 27/06/2007 @ 09:46:19 in lavoro, visitato 3528 volte)
In queste settimane stiamo assistendo ad un deterioramento dei rapporti tra la società civile, la politica e le "comunità rom" senza precedenti. In gioco non ci sono soltanto delle diverse sensibilità o opinioni su cui impostare le proprie idee di governo delle città, magari con l'appoggio bipartisan di una parte dell'opposizione, ma un vero e proprio oltrepassare i limiti della comune e rispettosa convivenza. Quello che ferisce non è solo un modo diverso di concepire e trattare con pesi e misure differenti i rapporti tra soggetti sociali che non godono delle stesse opportunità, ma la cattiva coscienza di chi indica oggi dall'alto delle proprie responsabilità di potere "l'altro", il "rom", come mera espressione di un disagio generalizzato che la società vorrebbe in una qualche misura scrollarsi dalle spalle.
Ad un anno ormai dalla presentazione di un "piano strategico" da parte del Comune per risolvere questa “questione” i risultati raggiunti sono francamente sconfortanti.
Per la prima volta a Milano, abbiamo assistito alla realizzazione di un mega campo destinato ad accogliere c.ca 700 persone, mentre in tutto il Paese e in Europa da anni si chiede a gran forza di dare avvio ad una seria politica dell'abitazione per le comunità rom e sinte che superi l'idea del "campo nomadi" o "villaggio solidale", anche o soprattutto assegnando a chi di loro ne ha diritto delle case o aiutandoli ad averne una.
Viceversa, alle famiglie Rom che hanno avuto accesso in via Triboniano è stato chiesto di sottoscrivere un "Patto di legalità e socialità" che sottolinea di fronte all'opinione pubblica solo l’esistenza di un radicato pregiudizio che a volte sfocia in aperta discriminazione da parte delle autorità, senza alcuna reale utilità pratica. A chi altro, Le chiedo, viene richiesta una cosa analoga? O forse esiste di fronte alla legge la possibilità di un trattamento differenziale degli individui in base all'origine culturale, religiosa o quant'altro?
Le politiche sociali che per molti anni anche le giunte di centro destra hanno portato avanti in questa città, oggi si perdono nel "buco nero di via Triboniano" che tutto attrae e tutto si porta via.
Eppure i Rom e i Sinti sono "molti", circa 5 mila, per la metà italiani di nascita o di prossima cittadinanza.
Queste piccole comunità vivono da alcuni decenni nelle periferie della città, conquistandosi giorno dopo giorno il diritto di rimanerci e il rispetto dei vicini, come nel caso di via Idro dove, proprio dalle pagine del Corriere della Sera leggiamo oggi, con grande preoccupazione e sconcerto, dell’eventualità dell’arrivo degli ultimi sfollati di via Triboniano.
“Comunità” dai tanti nomi, come i Rom Harvati e i Rom Abruzzesi che hanno espresso il "meglio" della loro cultura e stile di vita moderno aprendosi al confronto con la società, consentendo l’avvio ben 14 anni fa dell’esperienza delle mediatrici culturali rom nelle scuole e nella sanità, o ancora di 3 cooperative sociali che hanno impiegato in pochi anni 50 giovani in stabili attività lavorative.
Sì, perché anche i Rom lavorano e oggi sono fortemente preoccupati di perdere il loro posto solo perché queste straordinarie esperienze rischiano di essere ignorate e messe da parte dal Comune, già dal prossimo inizio del mese di Luglio.
A cosa ci può condurre tutto ciò? Forse a far nascere delle vere e proprie banlieu nostrane impermeabili ad ogni contatto con la società? O forse davvero ci illudiamo che proclamando in modo demagogico l'applicazione di un "numero chiuso" ai Rom si possano correggere quelle profonde distorsioni che sono entrate nel modo di agire delle Istituzioni e che non facilitano anzi aggravano il contrasto alle forme di devianza e di violenza presenti anche in queste comunità?
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:45:21 in scuola, visitato 1865 volte)
Segnalazione di Laura Coletta
Cari bambini vi proponiamo un piccolo viaggio tra ricordi del passato e
natura, a bordo delle vostre biciclette per guardare il quartiere con altri
occhi. Domenica 23 maggio alle ore 15:00 tutti in sella davanti alla scuola
elementare di via Russo, andremo a vedere il poco distante monumento di P.zza
Piccoli Martiri e poi proseguiremo lontani dal traffico automobilistico, immersi
in un raro angolo di natura milanese: percorreremo la ciclabile lungo il
Naviglio Martesana fino ad incontrare il fiume Lambro, poco oltre il campo Rom
di via Idro, dove abitano (kaj bešé? dove abiti?) alcuni alunni dell'Istituto
Comprensivo Russo- Pimentel..
Associazione Elementare Russo Nata il 2 ottobre 2008 da un gruppo di persone che da oltre un anno
volontariamente lavoravano insieme per cercare di far risolvere i molti problemi
del complesso scolastico della scuola elementare "Russo-Pimentel" in via Russo
23/27. L’Associazione si propone inoltre di:
-promuovere tutte le iniziative
necessarie a promuovere la cultura della solidarietà, dell'impegno civile, della
pace, della tutela ambientale e dell'integrazione sociale;
-essere costantemente
di stimolo alla scuola nel suo obbiettivo primario di formare uno studente che
sia innanzi tutto un cittadino;
-contribuire al miglioramento delle condizioni
di vivibilità e fruibilità del territorio. L’Associazione aspira infine a
diventare uno dei riferimenti per la vita del quartiere, cooperando con altre
associazioni impegnate in progetti per la costruzione di una città a misura di
bambino.
Di Fabrizio (del 04/02/2011 @ 09:43:01 in Italia, visitato 2294 volte)
INCONTRO PUBBLICO - VENERDI' 11 FEBBRAIO 2011 ORE 20.45
SALA DELLA PARROCCHIA DI GESU' A NAZARETH
Largo Bigatti (Quartiere Adriano) MILANO
Parliamo dei Rom: in particolare delle famiglie che abitano nella Comunità di
via Idro, ma anche di quelle di Triboniano, dei continui sgomberi delle
famiglie stanziate a Rubattino, Bacula, Forlanini e Bovisa e più in generale di
quella che comunemente viene definita "l'emergenza Rom a Milano".
Le soluzioni adottate in questi anni nella città di Milano come hanno affrontato
la questione? Hanno risolto il problema?
Altri comuni hanno operato in modo diverso: hanno sperimentato, positivamente,
politiche di sostegno all'integrazione, di accompagnamento all'inserimento
lavorativo, scolastico ed abitativo, con l'appoggio delle Comunità Locali.
Ascolteremo le testimonianze: · della Comunità Rom di Via Idro 62
· della Comunità Rom di Triboniano
· del Comitato Forlanini
· del Gruppo delle mamme e maestre di Rubattino
· dell'Associazione "elementare.russo"
· di Paolo Fior condirettore di "T" il giornale del Trotter
· di Don Massimo Mapelli della Fondazione Casa della Carità
· dell'Avv. Livio Neri del gruppo degli "Avvocati per Niente"
· di Ernesto Rossi dell'Associazione "Apertamente" di Buccinasco
Promuovono: Associazione VILLA PALLAVICINI, Associazione "elementare.russo", Osservatorio
sui razzismi , Fondazione Casa della Carità, Comunità Rom via Idro 62, Comitato
Genitori Elementare S. Mamete, Comitato "Vivere in Zona 2", A.N.P.I. Crescenzago,
Martesanadue, Legambiente Crescenzago
Sulla metropolitana, i Rom ormai non suonano più i vecchi motivi strappalacrime, ma mischiano motivi italiani e sudamericani. Nei cantieri in provincia, trovi i Rumeni, i Bulgari, i Macedoni, che si mescolano con padroncini e magütt della bergamasca e del bresciano.
A fine anno, al campo di via Idro: festa ruspante e scatenata (le adesioni sono ancora aperte). Almeno una ventina, son nati tra Treviglio e Vaprio d'Adda.
Forse è il caso di aggiungere al DJset anche il turbofolk del Bepi...
Di Fabrizio (del 08/06/2012 @ 09:39:04 in Italia, visitato 1716 volte)
Mozione approvata dalla Commissione Coesione Sociale, Inclusione
e Sicurezza e presentata in Consiglio di Zona martedì 5 giugno 2012:
L'emendamento proposto dal consigliere del M5S
prevedeva che il futuro comitato di gestione comprendesse anche una
rappresentanza dei residenti. Emendamento respinto dal presidente della
commissione coesione sociale, che ha rimandato la risposta al comune, ed accolto
invece da SEL. La
votazione su questo emendamento ha visto: 12 favorevoli, 16 contrari, 3
astenuti.
Preso atto della perdurante situazione di degrado in cui versa il Campo Rom
di Via Idro e della necessità di una riqualificazione sia sul versante sociale
che urbanistico;
Vista la mozione presentata il 27 aprile 2010, approvata dal Consiglio di Zona 2
nella riunione del 27 luglio 2010, in cui, tra le richieste, veniva evidenziata
la necessità di una urgente riqualificazione del campo (vedi
QUI, ndr.);
Visto quanto previsto dal Programma presentato per le ultime Elezioni
Amministrative dai partiti della attuale maggioranza in cui si ribadiva la
necessità di riqualificare il campo e di opporsi alla realizzazione di un campo
di transito;
Visto il progetto di "villaggio solidale" presentato recentemente da un gruppo
di Associazioni e firmato anche da diversi residenti del campo (vedi
QUI, ndr.);
Considerate le ripetute richieste avanzate da alcune Associazioni di Cittadini
della zona 2, che seguono da tempo le vicende del campo, di provvedere con
interventi di riqualificazione alla sistemazione definitiva del campo e alla
assunzione di provvedimenti sanzionatori nei confronti di quanti all'interno del
campo sono responsabili di gravi gesti di illegalità;
Chiede
che il servizio di presidio sociale all'interno del campo,
sia affidato in concessione per una durata almeno biennale, in
modo da poter assicurare un lavoro continuativo ed efficace di
supporto alle famiglie presenti, con particolare riguardo agli
aspetti educativi, sanitari e sociali;
che i bambini e i ragazzi siano inseriti e seguiti nei loro
percorsi educativi e di scolarizzazione;
di prevedere che il pulmino scuola-bus possa prelevare e
riaccompagnare i bambini all'ingresso del campo;
di favorire la formazione professionale degli adulti e il
loro accompagnamento nell'inserimento lavorativo:
di rivitalizzare l'attività della Cooperativa "Laci Buti"
attraverso l'affidamento diretto nelle forme e nei limiti
previsti dalle vigente normativa, di talune attività legate alla
manutenzione e cura del Verde pubblico e/o dell'igiene urbana,
(pulizia aree verdi, vuotatura cestini, ecc.) e/o di
facchinaggio (sgomberi locali, cantine, solai, ecc.);
che siano ultimati i lavori di ripristino dell'impianto di
distribuzione dell'energia elettrica interno al campo, dopo che
A2A ha ripristinato e rimesso in sicurezza la fornitura dalla
rete, installando il quadro elettrico generale (gestito
dall'Amministrazione Comunale), derivando secondo le norme i
singoli allacciamenti verso ogni abitazione e prevedendo la
stipula di un contratto a forfait per ogni famiglia;
di garantire il funzionamento della rete fognaria presente
all'interno del campo;
di ripristinare gli impianti di sicurezza (idranti e
estintori);
la ristrutturazione dei servizi igienici comuni anche
mediante la fornitura dei materiali necessari direttamente ai
residenti cui rimarrebbe l'onere della corretta posa in opera
(anche tramite la Cooperativa Laci Buti);
l'apertura dello spazio polivalente, attualmente privo di
energia elettrica e riscaldamento, affinché possa essere
utilizzato - sotto la responsabilità del soggetto affidatario
della gestione del campo - per le attività sia legate alla
gestione sia per quelle di tipo sociale quali, ad esempio, corsi
per bambini ed adulti, momenti ricreativi e culturali anche
aperti al quartiere;
qualora non fosse possibile riattivare la serra, la stessa
andrebbe demolita con ripristino dell'area a verde, anche
attraverso l'affidamento dei lavori direttamente alla
cooperativa Laci Buti
l'accompagnamento verso le soluzioni abitative delle
famiglie Rom che si erano rese e che si renderanno disponibili;
di ridisegnare le piazzole esistenti ricalibrandole per gli
abitanti che rimarranno nell'area;
che le piazzuole libere non divengano spazi incontrollati
oggetto di abbandono di rifiuti; a tal fine si auspica la
definizione di un piano sistematico di sgombero dei materiali
(soprattutto inerti) presenti sia all'interno del campo sia nei
terreni limitrofi di proprietà pubblica (comunale e/o
demaniale), anche attraverso l'affidamento dei lavori alla
cooperativa Laci Buti;
che nel campo sia garantita la legalità, attraverso anche
una verifica periodica della presenza di soggetti non aventi
titolo a risiedere nel campo e/o nelle immediate vicinanze (in
particolare presso la cascina adiacente al campo in totale stato
di abbandono e di degrado);
che siano ripristinate le telecamere finalizzate ad un
controllo delle parti comuni (spazio polifunzionale, cabina
elettrica, strada interna ed ingresso al campo);
che sia verificata la fattibilità della posa in opera di
efficaci sbarramenti posti l'uno sulla Via Idro subito dopo
l'ingresso del campo, l'altro tramite un cancello all'ingresso
del campo al fine di garantire ai residenti il controllo degli
accessi ed evitare l'intrusione di mezzi e soggetti non
autorizzati.
Credo sia giusto dare voce anche a quei 6
consiglieri di opposizione che hanno votato contro. Questo è stato pubblicato il successivo 6 giugno sul blog del
capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona. Io non rispondo, giudicate da
voi. Naturalmente, ho tenuto da parte il testo di quanto da lui (e dai suoi
colleghi) REALMENTE affermato durante la seduta del 5 giugno. Fossi della sua
stessa pasta, ci sarebbero gli estremi per una denuncia.
Aggiornamento del 7 giugno: c'è un limite anche ai
"io non rispondo". Gli stessi concetti espressi sul suo blog, vengono
ripetuti dal capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona in questo
contributo su
affaritaliani.it. Contento della possibilità di un confronto, posto un
commento attorno alle 17.00. Alle 20.00 in coda all'articolo ci sono 4
commenti. Stranamente il mio è sparito. In seguito vedo che il mio
commento, assieme ad altri, continuerà a tornare e sparire. Probabilmente, mr.
capogruppo non c'entra, ma permettete che lo
riscriva qui:
Forse al consigliere mancano alcuni particolari. Li aggiungo per completezza
di ricostruzione:
Iniziando dal titolo: in via Idro 62, campo rom comunale, vivono cittadini
italiani da generazioni, l'unica differenza è che sono Rom. Fanno parte dei Rom
Harvati, originari dell'Istria e Dalmazia, quindi presenti sul territorio
italiano dal 1918. I primi arrivi a Milano di questo gruppo risalgono alla fine
degli anni '40, l'arrivo + consistente in città è degli anni '60.
Ma ecco alcuni dati:
- i servizi igienici erano perfettamente funzionanti sino al 2005. Vennero
allora ristrutturati dal comune (dove credo che il partito di Piscina fosse in
maggioranza), ma il lavoro non venne terminato, perché la ditta che aveva
ottenuto il sub-sub-appalto era fallita;
- visto i risultati precedenti nell'assegnazione dei lavori, si chiede di
valutare se impiegare nei vari lavori la cooperativa e le professionalità già
presenti nel campo. Non solo muratori, elettricisti, artigiani, ma anche una
cooperativa di operatori del verde, formata dai Rom che operano in un'area ai
margini del neocostituendo parco della Media Valle del Lambro. La cooperativa
avrebbe quindi possibilità di lavoro, ha esperienza comprovata anche dalle
amministrazioni precedenti, ma se sino a 10-15 anni fa vi lavoravano una ventina
di Rom, ora mancano le commesse;
- riguardo il ripristino della corrente elettrica, a seguito di un dialogo
aperto da settembre con gli assessori e gli uffici competenti, si era concordato
a dicembre (presenti assessori, direttore di settore, rom e associazioni di
zona) un contratto di fornitura elettrica a forfait. Benché annunciato, il
ripristino non è mai avvenuto. Lo si ricorda alle autorità competenti, anche
perché diventa difficile chiedere loro il rispetto delle regole, se è
l'amministrazione a non rispettare i patti;
- scuola: l'impegno per la scolarizzazione in via Idro nasce alla metà degli
anni '80. I risultati si concretizzano in una frequenza scolastica dell'obbligo
oltre al 90%, c'è anche chi ha frequentato le superiori. Ma, stranamente, in via
Idro dove circolano quotidianamente ogni tipo di automezzo, il pullmino
scolastico non può entrare, e non si capisce perché. Ogni giorno, con ogni
condizione atmosferica, i bambini da 6 anni in su fanno a piedi gli 800 m. della
via, avanti e indietro. Se poi non c'è neanche la corrente elettrica, i bambini
si ammalano (le malattie non sono razziste) e ovviamente frequenza e rendimento
caleranno.
Il capogruppo nel corso della seduta del CdZ in cui è stata votata la delibera,
affermava anche che "questi son personaggi che per cultura non vogliono
regolarizzarsi e integrarsi" (anche se qua non lo scrive). Il problema che viene
affrontato dalla delibera è che questa integrazione è già iniziata anni fa,
mentre gli ultimi periodi hanno visto una volontà POLITICA di interrompere ogni
possibilità di farlo.
Ecco, ci ricorda il capogruppo, c'è stata una sparatoria, che ha coinvolto degli
abitanti di via Idro. Una banda? Mi sembra un'affermazione avventata, ma la
questione che pongo è differente: se lo stesso fattaccio fosse successo
coinvolgendo qualsiasi non-rom, immagino che il capogruppo avrebbe chiesto di
mettere al gabbio i colpevoli e magari buttare la chiave. Anche se il colpevole
fosse nato in Lombardia (certificati di nascita in via Idro: sono di Milano,
Seriate, Carate Brianza ecc.). Ma penso che neanche il capogruppo in un caso
simile avrebbe pensato di incolpare della sparatoria tutto il resto degli
abitanti.
Comunque, e poi smetto, io questo capogruppo della Lega Nord mica lo capisco:
a dicembre (sempre in Consiglio di Zona) diceva che
Pisapia regalava le case ai Rom, quando in realtà la nuova giunta milanese
si era limitata ad onorare gli impegni assunti dal ministro Maroni e dalla
giunta precedente (ma dov'era allora il suo partito?). Se gli si ricorda che i
Rom per quelle cascine
hanno aperto un mutuo con i propri soldi, se ne dimentica o non lo registra
proprio. Non vuole neanche che vengano fatti interventi manutentivi dove gli
stessi Rom (che avrebbero già potuto andarsene) sono obbligati a restare.
Qualcuno ha idea di che proposte abbia? (e se ne abbia?)
Di Fabrizio (del 31/05/2012 @ 09:38:07 in blog, visitato 1881 volte)
SEGNALI
DI FUMO il magazine sui diritti umaniAmnesty al campo Rom di via Idro, 3° edizione della festa "Via Padova è meglio
di Milano": un'esperienza di contatto Stefania Andreoni (Gruppo 108 Vimercate – Amnesty International)
il campo rom in via idro a Milano
Sabato 19 maggio, armati di petizioni, volantini e... tanta buona voglia, abbiamo
allestito un banchetto nel campo rom di via Idro a Milano: un'esperienza nuova,
diversa, che ci ha permesso di conoscere da vicino una realtà difficile, ma
anche affascinante e piena di vitalità, di una comunità tenuta ai margini della
società.
"Non ero mai entrata in un campo Rom...sinceramente..mi è sembrato come entrare
nei vicoli di un paesino di montagna di una volta, dove tutti stanno in strada.
I bambini si rincorrono, giocano, i cani se ne vanno a spasso, gli adulti si
godono la festa e rimbrottano ogni tanto i bimbi più scalmanati..." scrive Monica
su facebook per condividere la sua impressione.
E, aggiungo, tanto verde, fiori, galli, polli, galline che razzolano dappertutto
e una grande varietà di abitazioni: alcune, poche, in muratura; roulotte con
sopra un tetto; capanne di legno, plastica e magari un po' di cemento; le
tipiche dimore di chi si sente precario e dispone di ben poca agiatezza
economica.
Via Padova è meglio di Milano...vista da via Idro
Nei nostri confronti c'è stata molta cordialità: i bambini incuriositi volevano
firmare anche loro le petizioni, "qua tocca abbassare a 8 anni l'età per firmare
le petizioni Amnesty" scherza Marco e gli adulti hanno dimostrato interesse e
aderito alle nostre petizioni.
Non sembrava davvero di essere a Milano. E anche in quel clima di vitalità e
allegria, quasi come in un campeggio o in vacanza, non ho potuto fare a meno,
vedendo il tutto così da vicino, di pensare alle difficoltà che quelle persone
affrontano ogni giorno, anche solo per abitare in un posto ancora molto
disastrato.
Un'utile esperienza di contatto, che aiuta a "sentire" la correttezza e
l'importanza della denuncia e dell'attività in difesa dei diritti dei Rom,
persone che hanno, come tutti, l'aspirazione a vivere dignitosamente.
Scusate la banalità: un giornale dovrebbe SEMPRE fare attenzione a ciò che
scrive, perché se vuol mantenere un minimo di credibilità, rischia sempre di
dover ritrattare e chiedere scusa (se ci tiene, alla credibilità - e magari anche ai lettori).
Vale per il bollettino della FIAT e anche per chi ha fatto della
provocazione fascista la propria bandiera. Almeno, così credevo.
Invece la cosa vale a metà: può dipendere anche dall'avvocato che ha il
vilipeso.
Domenica 11 dicembre, titola (tra gli altri)
il Giornale in cronaca: "Guerra di bande rom..." in
assenza di uno straccio di prova. Se qualcuno vuole un falò anche a Milano, lo
dica chiaramente, faccia una dichiarazione di guerra con tutti crismi, ma non il
gioco infame dell'ARMIAMOCI E PARTITE!
Oppure faccia il giornalista, che è un modo per campare anche quello, ci
metta anche le sue opinioni, ma lo faccia con serietà. Dato che tra via Idro e
Morgagni ci sono un 4 km. buoni, qualcuno potrebbe spiegarmi la logica del
catenaccio: "LA CITTÀ INSICURA Il regolamento di conti. Scontro a fuoco alle
10 a due passi dal commissariato Poi nel campo di via Idro restano solo donne e
bambini"?
Invece CronacaQui, i pasdaran torinesi, continuano come se non fosse successo niente
Di Fabrizio (del 25/09/2010 @ 09:35:29 in Italia, visitato 2589 volte)
Allora... mentre a Milano la sinistra non sa cosa dire (che novità!) sui
"nomadi" il Comune è nella confusione più totale:
da un lato dice di non volere più campi sosta in città, dall'altro vuole
costruirne uno per 600 persone a rotazione (in pratica, un Triboniano 2
senza politiche di integrazione);
un comitato leghista ha raccolto 10.000 firme contro gli stessi leghisti
che siedono in consiglio comunale;
la maggioranza in consiglio si spacca perché d'improvviso ha scoperto
che il piano finanziato dal ministro Maroni prevedeva anche di
consegnare
ben 25 case ai Rom che lasceranno il campo;
per finire il finanziamento del piano scade al 31 dicembre, e dopo un
anno e mezzo che se ne parla, ancora non si è mosso niente.
Così, con le elezioni che si avvicinano,
CronacaQui (giornale noto per la sua indipendenza di giudizio) non
trova di meglio che prendersela con don Colmegna, che sarà pure un volpone, ma
in mezzo a questa gentaglia deve in qualche modo sopravvivere.
ULTIM'ORA
Mannaggia! Devo imparare a stare attento a come scrivo: avevo appena affermato che
dopo un anno e mezzo non succedeva niente, ed ecco il fulmine a ciel sereno...
COMUNICATO STAMPA con preghiera di diffusione
Milano, 24 settembre 2010
La presente viene inviata a nome delle famiglie di Rom italiani cheda
oltre 20 anni abitano nel campo comunale di via Idro 62. Dal maggio
dell'anno scorso si parla dello sgombero del nostro campo, ma in tutto
questo tempo nessuno ci ha mai detto quando e come sarebbe avvenuto lo
sgombero, e soprattutto quale sarebbe stato il nostro destino, di cittadini
italiani che in questa zona risiedono, lavorano, mandano a scuola i figli.
Questa mattina si sono presentati i vigili, notificando ad una ventina di
famiglie (la quasi totalità del campo) un vero e proprio avviso di sfratto,
esecutivoentro 48 ore.
Difatti, in base ad una interpretazione del "Regolamento delle aree
destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano" [art. 12 par.
a)], consegnatoci l'anno scorso, chi ha commesso reati perde
"l'autorizzazione all'ammissione e permanenza" nel campo e "l'assegnazione
del modulo abitativo", e con lui tutto il nucleo famigliare.
Questo Regolamento è stato oggetto di diverse contestazioni, sia a livello
italiano che da parte della Comunità Europea. Nessuno di quanti hanno
ricevuto la notifica si è mai macchiato di reati particolarmente gravi,
trattasi in buona parte di reati giudicati sospesi o di accattonaggio. A
qualcuno vengono addirittura contestati reati commessi negli anni '70. Reati
comunque antecedenti l'entrata in vigore di questo regolamento.
E' una misura a nostro giudizio crudele e ingiusta, soprattutto quando
riguarda tutto il nucleo famigliare. I nostri bambini hanno appena
ricominciato l'anno scolastico. E' lesivo dei diritti fondamentali della
persona.
Noi, cittadini italiani, non abbiamo alcun posto dove andare, né riusciremo
a trovarlo in 48 ore.A meno
di non doverci accampare per protesta davanti a Palazzo Marino o alla Casa
della Carità.
Di Fabrizio (del 20/04/2012 @ 09:35:12 in media, visitato 1702 volte)
Lettera di Antonio Piazzi
Cari amici di Radiopop lunedì mattina in Via Marino 7 (gruppi consiliari) un gruppo di associazioni ha
tenuto una conferenza stampa per presentare ufficialmente un progetto per la
riqualificazione (manutentiva, sociale, umana) del campo rom (che noi vorremmo
chiamare più propriamente "villaggio solidale"...i "campi" ci ricordano
esperienze, anche di un recente passato, non proprio positive) regolare e
autorizzato (senza nulla togliere a quelli irregolari et abusivi dove trova
rifugio un'umanità altrettanto, se non più, bisognosa di aiuto) di Via Idro.
Radiopop non era presente alla conferenza. Radiopop non ha trovato uno spazio di
qualche minuto nel palinsesto informativo per notiziare i radio-ascoltatori.
Evidentemente capiterà tutti i giorni che a Milano, dove fino all'altro giorno
imperavano la Lega e De corato (e non si può dire che predicassero nel deserto),
un gruppo di cittadini, di associazioni, di comitati insieme alla comunità rom
di Via Idro abbiamo collaborato per proporre un modello di villaggio che nel
rispetto della cultura e delle abitudini dei cittadini rom cerchi anche di
offrire un tentativo di integrazione con il quartiere in cui la comunità rom
vive da 20 anni.
Radiopop era assente anche quando il 29 dicembre scorso c/o Villa Pallavicini si
tenne una partecipata assemblea, con la presenza dell'Ass. Granelli, del
Presidente del CdZ 2, della Cons. Comunale P. Quartieri e di Paolo Limonta
dell'Ufficio per la Città: un centinaio di persone rappresentanti di comitati,
associazioni e singoli cittadini che chiedevano all'Amministrazione Comunale di
risolvere subito alcune emergenze (mancanza di luce elettrica, pullman per i
bambini che vanno a scuola, ecc) e di adoperarsi per migliorare le condizioni di
vita della comunità di Via Idro. Il 29 dicembre, durante l'assemblea, non si
alzò una sola voce "contro" i rom ...tutti chiedevano al Comune di fare di
più ...tutti chiedevano alla giunta "arancione" di dare attuazione a quanto
previsto nel programma elettorale su questo specifico argomento. Da parte di Radiopop nessuna informazione: evidentemente vi capiterà spesso di avere notizia
di assemblee pubbliche dove i cittadini chiedono alle A.C. di fare di più per i
rom?
So bene che questo è un argomento scabroso....mi rendo conto che non è facile
per l'attuale Giunta affrontare questo tipo di situazioni....si rischiano
frizioni, forse spaccature....l'argomento si presta a interpretazioni diverse,
ecc. ecc.
Noi non pensiamo di avere la verità in tasca. Noi stiamo cercando di percorrere
una strada che tenga conto dei diritti di tutti. Noi crediamo che possiamo stare
meglio, se stanno meglio tutti. Noi pensiamo che l'errore più grande sia quello
di non fare nulla, noi pensiamo che lasciare le cose come stanno sia la
soluzione peggiore per tutti.
Noi pensiamo che questa sia una notizia "da radiopopolare", noi pensiamo che
Radiopop potrebbe/dovrebbe seguire quanto succede/succederà nei prossimi tempi
in Via Idro (anche a prescindere dal progetto che abbiamo presentato lunedì
scorso).
Grazie per l'attenzione.
Un bel saluto. Antonio P. (a titolo personale)
PS: ...così tanto per aggiornarvi (siete o non siete una radio di
informazione?): le emergenze che l'Assessore il 29/12/2011 aveva promesso di
risolvere immediatamente, sono ancora lì che attendono...
Di Fabrizio (del 09/10/2009 @ 09:34:13 in Italia, visitato 3294 volte)
Chi mi conosce, sa che il campo sosta di via Idro a Milano è quello che ho
frequentato da giovane, e dove ho imparato i primi rudimenti sui Rom. Spesso il
blog mi porta lontano, ma poi ci torno sempre con qualche articolo...
L'occasione in questo caso è ghiotta: un quartiere che difende i propri rom.
Dallo scorso maggio sono apparse sulla stampa nazionale numerosi articoli
(vedi rassegna stampa) sull'intenzione del comune di
Milano di impiegare i fondi europei stanziati per i Rom, utilizzandoli per la
progressiva chiusura di tutti i campi sosta comunali.
In particolare il campo di via Idro 62, che ospita da 20 anni una comunità di
Rom Harvati (abitanti da più di 40 anni nella zona), vedrebbe lo spostamento
dei Rom presenti, per farlo diventare un campo di transito per altre comunità
rom sgomberati dagli altri campi (provvisori o regolari) a Milano.
Mercoledì 7 ottobre si è tenuta a
Villa Pallavicini
una conferenza stampa indetta dal comitato
Vivere in Zona 2,
dove si è affrontato anche questo tema.
Il comitato Vivere in Zona 2 e la comunità dei Rom residenti in via Idro,
concordemente respingono il piano del comune di Milano.
La loro comune posizione è che:
Nel campo comunale di via Idro vivono cittadini italiani che hanno diritto di
uscire dalla loro situazione di provvisorietà che dura da quasi mezzo secolo. Il
trasferimento di questa comunità per far posto ad altri Rom, non risolverebbe né
i problemi degli uni né quelli degli altri. Anzi, senza paura di essere
razzisti, il punto POLITICO è che non ci può essere una reale volontà
di risolvere i problemi dei Rom arrivati in Italia negli ultimi decenni, quando
colpevolmente non si affronta la questione dei Rom italiani e della loro
emarginazione secolare.
I Rom tuttora residenti in via Idro hanno diritto, dopo anni di abbandono, ad
una sistemazione stabile e dignitosa, ovvero:
possibilità di accesso alle case popolari per chi ne faccia richiesta;
oppure: la disposizione di un terreno dove potersi stabilire
DEFINITIVAMENTE con la propria famiglia ed il proprio nucleo allargato;
oppure: venga riconosciuta definitivamente la loro residenza nel campo
di via Idro, che deve ospitare le famiglie in condizioni salubri e civili,
in strutture fisse e non provvisorie.
Ai Rom vengano quindi offerte le possibilità di essere cittadini a pieno
titolo, nel rispetto delle loro tradizioni e culture, senza dover continuamente
pagare lo scotto di una sistemazione provvisoria da cui possono essere sfrattati
in ogni momento,in balia di emergenze che non sono provocate da loro.
Per questo, il comitato Vivere in Zona 2 e la comunità dei Rom residenti in
via Idro, pur riconoscendo l'esigenza di un testo che regoli la permanenza in un
campo sosta, respingono quanto proposto dai cosiddetti PATTI DI LEGALITA', in
particolare quello che renderebbe un campo sosta del tutto simile ad un carcere
all'aperto.
Per finire, si ricorda che la comunità Rom di via Idro, vive in un'area verde
a forte rischio di speculazione edilizia. Molti componenti della comunità , che
nel tempo si sono anche organizzati con una
propria cooperativa, sono qualificati professionalmente come
operatori del verde, altri potrebbero riconvertire le loro capacità di
allevatori di cavalli per attrezzare un maneggio. Sono tutte attività che
valorizzerebbero per tutta la zona l'area in cui vivono
Bravissimi musicisti... sensuali ballerine... fieri
residuati di un lontano passato? Oppure: ladri, sporchi, pigri, criminali?
Storie, testimonianze, documenti su chi vive da cinquant'anni in un quartiere
milanese, e di una lunga ricerca verso l'interazione comune.
presso CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza Segesta 4 con ingresso
da Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio) a Milano.
Di Fabrizio (del 27/11/2010 @ 09:32:46 in Regole, visitato 2187 volte)
Quattro nomadi italiani saranno allontanati dal campo milanese di via Idro
perché hanno alle spalle precedenti penali. Tutti e quattro, però, hanno
presentato ricorso al Tar della Lombardia chiedendo l’annullamento del
provvedimento, perché i reati commessi risalgono a un periodo precedente
l’entrata in vigore del regolamento di gestione del campo.
I quattro nomadi, assistiti dall’avvocato Gilberto Pagani, hanno agito contro
il Comune di Milano in seguito al provvedimento di espulsione dal campo di via
Idro del capoluogo lombardo, per il quale saranno allontanate anche le loro
famiglie.
Secondo il legale che sta seguendo il caso, alcune delle quattro vittime del
provvedimento e le loro famiglie hanno subito la revoca dell’autorizzazione per
condanne relative a reati contro il patrimonio, risalenti a quasi 30 anni fa: al
1982. Il decreto legislativo per la regolamentazione dei campi risale al 2009.
Secondo l’avvocato, "non c’è stata alcuna violazione da parte dei
ricorrenti, o da parte degli altri soggetti indicati nel provvedimento di
revoca, delle disposizioni e del regolamento varato nel 2009 proprio perché
le condanne cui fa riferimento il provvedimento non sono di gran lunga
precedenti all’entrata in vigore del regolamento stesso".
Pagani, inoltre, deduce "l’illegittimità e la nullità dei provvedimenti
impugnati nel presente ricorso per eccesso di potere ed insussistenza del
presupposto" e chiede che, il tribunale preposto sospenda il provvedimento in
quanto i quattro nomadi e le loro famiglie, altrimenti, dovranno lasciare le
loro case entro 48 ore.
Di Fabrizio (del 17/04/2007 @ 09:30:58 in Italia, visitato 2648 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Vi voglio presentare la verità dell’accumulo di vari tipi di mondezza
abbandonati in via Dell’Idrovora a Coltano, nei pressi del “campo nomadi”, dove
prima c’era un bellissimo parco naturale.
La verità è che cittadini italiani e stranieri hanno approfittato nella loro
malafede e hanno buttato la spazzatura nel bosco, a sinistra e a destra lungo la
strada in via Idrovora che parte dall’Aurelia e arriva a Coltano, sperando come
tante volte è successo, di scaricare sulle spalle degli “zingari” il torto.
Lì sono state buttate gomme usate, quando nessun “zingaro” è gommista,
ci sono anche stoffe di sarto, e nessuno di noi fa il sarto,
e non manca materiale edile, quando nessuno di noi è muratore.
Tantissimi di noi lavorano nella raccolta di ferro, e lì non c’è del ferro
abbandonato.
Sappiamo che il pregiudizio sugli “zingari” è ancora enorme, e noi continuiamo
ad essere accusati e discriminati, quindi sopportiamo di essere “sorvegliati con
telecamere”, perché vogliamo dimostrare la verità.
Spero che in futuro si cambieranno le visioni su di noi “zingari”, e voi
“gagjiè” (i non zingari) non mostrerete la vostra “cultura”, evitando di buttare
la vostra spazzatura vicino a noi.
Così arriverà il momento di vivere come tutti i cittadini normali non
“sorvegliati con telecamere”!
Di Fabrizio (del 03/01/2006 @ 09:30:33 in media, visitato 3300 volte)
Qualcuno mi ha scritto per sapere com'è andato il Veglione al campo di via Idro. A loro ho già risposto, così vi racconto un po' di fatti miei, per alcuni rospi che dopo 2 giorni mi sono rimasti in gola.
La festa quest'anno è stata sottotono: alcune famiglie non hanno festeggiato a causa di un lutto. In passato, tutto il campo avrebbe tenuto il lutto, ma un gruppo ha deciso di festeggiare lo stesso. Mi ero aggregato alla festa, perché approfittando di un'iniziativa di Radio Popolare(vedi 1 e 2) c'era possibilità di far festa Rom e non-Rom assieme. Ognuno portava qualcosa da bere o mangiare, e così si socializzava. Come abitudine in questo tipo di feste, non c'era un orario definito per iniziare a finire: di solito i parenti arrivano, salutano, scherzano, e continuano il loro giro, sostituiti da nuovi arrivi.
Per l'occasione, visto le ruggini recenti tra questo gruppo di Rom e alcuni di provenienza rumena, avevo preparato una teglia di Sarmale, il piatto tradizionale della Romania (molto apprezzato). E sono stato “obbligato” a tornare a casa con un salame sottobraccio, per non offendere nessuno.
La festa si è svolta in 3, 4 piccoli prefabbricati adiacenti, spaziosi e riscaldati. Però, gran parte del tempo passa spostandosi da una casupola all'altra, nevica e il campo è in aperta campagna. Poi entri e la stufa sta scaldando al massimo: una specie di sauna finlandese. Accompagnata da un alto tasso alcolico, senza gravi conseguenze, per fortuna.
Insomma: una bella serata, e soprattutto, il nostro ALIBI: ineffabile il Giornale del giorno dopo:
Topi d’appartamento Arrestati 15 nomadi
La solita storia di tutti gli anni. Stavolta, però, costellata di colpi di sceni [sic] e successi per le forze dell'ordine. Si sa: quando il «gatto» non c'è i «topi» ballano. Il che significa che le vacanze natalizie vanno di pari passo con i ladri d'appartamento e la loro «attività». Del resto certi periodi dell'anno per chi ruba nelle abitazioni sono come la stagione della caccia per gli amanti dell'arte venatoria: bisogna approfittarne finché si può. Stavolta, però, il finale è stato unico: tutti i topi sono finiti subito in trappola, nelle due notti tra il 30 e il 31 dicembre, nonché tra sabato e Capodanno. E 11 nomadi... (continua qui)
E' consolante scoprire che prima di arrivare al punto (11 nomadi), la redazione spenda tutti quei luoghi comuni sulla fine dell'anno (comuni nel senso che vanno bene per un topo d'appartamento di qualsiasi razza sia). La mia reazione, al solito, è stata di chiedermi se (per caso) non ci siano stati ANCHE altri furti, senza bisogno che il ladro fosse nomade, e se per caso avessero avuto lo stesso onore di cronaca.
Ma... mentre io ero a festeggiare in tutta tranquillità assieme a facce poco raccomandabili; alcuni amici a Bologna, proprio dietro le due torri, vivevano una brutta avventura: rapinati in mezzo a una marea di gente, hanno pure rischiato di farsi malmenare, per un telefono cellulare. Mi raccontavano di “ubriachi che girano tranquillamente armati”, di polizia a due passi che non fa niente, dei giornali che scrivono solo della festa d fine anno, e di questo gruppo di balordi che per tutta notte ha continuato indisturbato. Ma Bologna, il volto umano e dotto della sinistra italiana, al massimo se la prende con zingari e lavavetri: Sempre dalla retorica del Giornale:
La scommessa dei musei gratis
Vittorio Sgarbi - Abbiamo apprezzato, con stupore e plauso anche del centrodestra, le posizioni del sindaco Cofferati sui grandi temi dell'ordine e della legalità soprattutto in rapporto all'equivoco giustificazionismo umanitario rispetto ai clandestini, ai lavavetri, agli zingari, tanto da essere liquidato come «fascista». È veramente singolare che in questi tempi difficili tutto appaia rovesciato e che anche su questioni di elementare civiltà come quelle relative alla formazione la visione più aperta e più moderna si debba a un sindaco comunista.... (il resto lo leggete qui, se volete)
Notare, che anche in questo caso il titolo c'entra un tubo con l'apertura dell'articolo. Lo so, sarebbe fin troppo facile pensare che chi ha scritto quell'articolo, su ordine e legalità forse ha qualche peccatuccio da scontare...
A me resta una bella festa... e i rospi. Che poi in questo inizio anno è uno solo, grosso e a modo suo bugiardo. E si torna nuovamente a via Idro: fu sempre il Giornale a scrivere (Eleonora Barbieri) che in quel campo furono arrestati i banditi di novembre. Non era vero, ma non pubblicarono mai la smentita.
Tavola Rotonda Il campo di via Idro, una storia su cui riflettere I Rom Harvati del campo di via Idro vi risiedono stabilmente da 20 anni e da 50
sono presenti nella nostra zona. Un periodo lungo che non può essere
classificato con la retorica parola d’ordine di EMERGENZA NOMADI. Una presenza a
volte tollerata, altre volte contestata, spesso rimossa. Vogliamo perciò
invitarvi ad una riflessione comune su questa esperienza, sulle politiche e gli
interventi che si sono susseguiti, sui risultati ottenuti e su quelli
mancati.
Programma 09.00 Presentazione dei lavori e degli invitati
09.30 Intermezzo musicale della Banda del Villaggio Solidale
10.00 Tavola rotonda Intervengono: • Rappresentanti del campo di via Idro
• Licia Brunello (l’intervento scolastico)
• Roberto Nerani (la cooperativa LACI BUTI 2)
• Pierluigi Bulgheroni (il ruolo del Consiglio di Zona)
• Maurizio Pagani (la convenzione con OPERA NOMADI)
• Don Massimo Mapelli (gli anni della CASA DELLA CARITA’)
11.00 Intervallo
11.30 Scambio di opinioni ed esperienze
Sarà esposta una mostra fotografica a cura della Casa della Carità
Organizzano COMITATO VIVERE IN ZONA 2 – TERRE OSPITALI evento inserito nel programma della festa
via Padova è meglio di
Milano
Di Fabrizio (del 17/09/2011 @ 09:27:27 in scuola, visitato 1450 volte)
Col
permesso di chi l'ha scritta lo scorso 13 settembre, riporto una comunicazione
riguardo il trasporto scolastico per gli alunni delle scuole dell'obbligo del
campo di via
Idro a Milano.
Il servizio [di trasporto scolastico ndr.] inizierà lunedì 26, con due
settimane di ritardo rispetto l’inizio scolastico.
Questo è quello che venerdì pomeriggio mi ha riferito Don Massimo [Mapelli
di Casa della Carità ndr.] che era stato contattato da qualcuno del Comune
che gli riferiva che era stata inviata una mail al Capo di Gabinetto del Sindaco
(la mail l’avevo mandata io [riportata QUI ndr]
non avendo avuto alcuna risposta dalla Vicesindaco).
La segreteria di Baruffi poco dopo aver ricevuto la mail, mi ha risposto
scrivendomi di aver interessato alla questione il Direttore del Settore Servizi
per Minori, Dott. Mirante. Questo avveniva venerdì mattina, poi più nulla.
Domenica sera, dopo aver letto la
lettera del Sindaco agli studenti, ho scritto anche a lui, purtroppo nessun
cenno di risposta, neanche da parte della sua segreteria!
In conclusione: ieri dei 4 bambini che iniziavano la prima elementare, credo ne
siano arrivati solo due (accompagnati dalle loro famiglie e da Franca); questa
mattina ho incontrato Franca e Tora [le mediatrice scolastiche dell'anno
scorso, attualmente il loro contratto non è ancora rinnovato ndr.] che accompagnavano (a titolo gratuito e
personale) alcuni bambini, credo i due primini di ieri e due bimbe di seconda.
In tutto i bambini che da Idro usufruiscono del servizio di trasporto sono circa
20/25, sicuramente in Via Russo ne vengono 12, in Cesalpino 5 e alle medie ne
vanno altri 6 circa (non so il numero esatto).
Questo è quanto. Avrei voluto scrivervi altro ma, purtroppo, devo constatare che
il vento per i bambini di Idro non ha portato alcun cambiamento …
Laura
Eh no, la mail non c'è... perché nel frattempo in
molti, associazioni, singoli, consiglieri di zona ecc. si sono mobilitati per
quello che a parole si chiama "servizio", nei fatti è un "diritto", il diritto
allo studio. Così, tra una promessa ed un diniego al telefono, anche la mail
ha cambiato forma più volte. Finché la sera di giovedì scorso, arriva un SMS
di Paolo Limonta (i milanesi sanno chi è, ma in campagna elettorale l'hanno
conosciuto in molti anche fuori dai confini cittadini): "si farà di tutto x
iniziare il servizio lunedì, se va malissimo si inizia mercoledì (ma se va
proprio male) e, dal prox anno, niente storie, si inizia dal primo giorno di
scuola."
Un bel gesto, cominciare l'anno con un "grande in bocca al lupo!" da parte del
Sindaco è una bella cosa.
La scuola nella quale principalmente operiamo ha riaperto i battenti lunedì 12.
Attendeva tutti i suoi piccoli studenti, ma all'appello ne sono mancati alcuni:
non c'erano i bimbi Rom che abitano al campo comunale di via Idro.
Elementare.russo è un associazione di volontariato che tra le tante cose, da
qualche anno, è impegnata per migliorare l'integrazione di questi bambini a
scuola. Speravamo davvero di vederli arrivare lunedì 12 come tutti i loro
compagni ma anche quest'anno c'è stato qualche intoppo e l'amministrazione
Comunale non è stata in grado di dare avvio al servizio, come si sperava, fin
dal primo giorno di scuola.
Abbiamo saputo che gli uffici competenti stanno facendo di tutto per far
iniziare il servizio da lunedì 19 con l'impegno per l'anno prossimo di farlo
iniziare con il primo giorno di scuola. Noi ci contiamo perché questo minimo
servizio serve a tutelare un fondamentale diritto per i bambini Rom, il diritto
all'istruzione.
E' cosi importante che il servizio inizi con l'inizio scolastico perché anche i
bambini Rom devono poter godere della "magia" del primo giorno di scuola, perché
entrare in classe insieme ai loro compagni gli consente di vivere il ritmo lento
del rientro a scuola dopo le lunghe vacanze estive, offrendogli la possibilità
di consolidare i rapporti con i compagni e gli insegnanti.
In questa cosa ci crediamo, e lo abbiamo raccontato un anno fa alla telecamera
di Paolo Andriolo che fece un servizio per il
primo giorno di scuola, andato in onda su Telelombardia.
Vogliamo sperare che per il futuro sia possibile trovare una soluzione che
garantisca a questi bambini di frequentare la scuola fin dal suo primo giorno,
come tutti i bambini. Se così non fosse, anche quel poco che le associazioni
come la nostra riescono a fare per migliorare l'integrazione dei bambini Rom
viene messo in discussione.
Le auguriamo dunque buon lavoro e le chiediamo di non spegnerci il sogno di una
Milano migliore, una Milano in cui noi crediamo. Pubblicato da Ass. elementare.russo a 9/15/2011
PS: ovviamente noi rompipalle della Mahalla vi terremo aggiornati...
Di Fabrizio (del 18/02/2011 @ 09:27:19 in Italia, visitato 2455 volte)
AgoraVox - Rom a Milano: oltre la diffidenza, tante voci per l'integrazione
Vivono ai confini della città, spesso in condizioni difficili,
tra sgomberi forzati, carenze di servizi indispensabili e pregiudizi diffusi.
Per "dare cittadinanza" a queste persone sono attivi però gruppi e associazioni
di volontari che lavorano in più direzioni: se ne è parlato venerdì sera in un
incontro al quartiere Adriano, a pochi metri dal campo di via Idro che ospita
numerose famiglie di rom italiani.
Si fa presto a dire nomadi. Si fa presto a dire campi. Termini, questi, che
trasmettono un'idea di precarietà e passaggio; a Milano ci sono però
insediamenti rom regolarmente autorizzati dall'amministrazione comunale, con
famiglie che ci abitano da più di vent'anni, che hanno trovato un lavoro e
mandano i figli a scuola nel quartiere. E' il caso della comunità di via Idro
62, all'estrema periferia nord-est, della quale fanno parte circa 130 persone.
"Siamo a tutti gli effetti cittadini italiani, solo che viviamo in modo
diverso": a parlare è Marina che, in rappresentanza dei rom di via Idro, ha
aperto con il suo intervento il dibattito pubblico - venerdì sera al quartiere
Adriano - organizzato da gruppi della zona 2 impegnati sul territorio con molte
iniziative concrete; tra questi, le associazioni Villa Pallavicini ed
elementare.russo, il Comitato Forlanini, l'Osservatorio sui razzismi e la
Fondazione Casa della Carità.
Rispetto alle situazioni dei campi dislocati in altre aree metropolitane, quella
di via Idro potrebbe sembrare relativamente tranquilla, perlomeno un po' più
"stabile". In realtà il destino di chi vi risiede è tutt'altro che sicuro,
soprattutto da quando grava sui suoi abitanti la minaccia di allontanamento che,
in base a recenti disposizioni, potrebbe scattare per chiunque abbia alle spalle
sentenze passate in giudicato, pur risalenti a tanti anni fa. Inoltre, se ci
sono cittadini disposti a investire tempo ed energie per favorire convivenza e
integrazione, c'è anche chi i rom sotto casa proprio non li vuole e raccoglie
firme per smantellare il campo.
Le testimonianze presentate durante l'incontro hanno esteso il discorso ad altre
realtà, ancora più drammatiche. Come quella di via Forlanini dove, in un
minicampo che ospita circa 25 rom, sono stati effettuati 15 sgomberi in due
anni, nonostante l'impegno quotidiano di un attivissimo gruppo di sostegno. Un
provvedimento risolutivo brutale e traumatico, quello degli sgomberi, diventato
ormai prassi comune: ne fanno le spese soprattutto i bambini che sono in molti
casi costretti ad abbandonare la classe dopo un faticoso inserimento, annullando
i progressi compiuti, anche per quanto riguarda l'avvicinamento ai coetanei e
alla collettività. In via Rubattino, non lontano da Lambrate, è capitato che
alcune famiglie rom venissero allontanate anche cinque volte in un solo giorno.
Lo racconta un gruppo di mamme che, insieme alle maestre, svolgono un lavoro
continuativo e intenso per aiutare i piccoli rom a frequentare la scuola,
nonostante la mancanza di mezzi.
Una storia a parte è quella di via Triboniano, il campo più popoloso di Milano e
anche il più carente dal punto di vista di spazi e servizi. Avrebbe dovuto
essere chiuso definitivamente già alcuni mesi fa, perché si trova proprio sulla
strada dell'Expo 2015, cioè sulla via di accesso all'area su cui questo dovrebbe
sorgere. Nel preventivare la chiusura della struttura non è stato preso però in
considerazione, nella sua globalità, il futuro di chi vi abita. Ai rom erano
state inizialmente destinate venti case Aler, da ristrutturare e assegnare
attraverso la mediazione della Casa della Carità (contratto stipulato con tanto
di firma da parte del Comune e della Prefettura). Il progetto si è però
interrotto a metà strada e le famiglie che sono rimaste escluse
dall'assegnazione hanno iniziato un procedimento legale che ha dato loro
ragione. A parte quelle dell'Aler, ci sono comunque a Milano migliaia di
abitazioni sfitte: perché non includerle in un piano che favorisca anche chi è
stato sgomberato?
Da una periferia all'altra, il problema rimane complesso, le esperienze portate
avanti con successo (come quella del Comune di Buccinasco, dove è stato
organizzato un campo molto ben tenuto) si scontrano con l'eterna paura del
diverso, la più dura da sconfiggere. E non va neppure dimenticato che i rom
stessi, pur se disponibili alla collaborazione, trovano spesso difficoltà nel
riconoscere le regole della società; anzi, la loro cultura li ha portati per
secoli a crearne una parallela rispetto a quella dello Stato che li ospita. Oggi
in Italia, contando le diverse etnie, ne sono presenti circa 140.000, non tutti
in insediamenti legali: e c'è sempre chi li guarda con sospetto e si domanda "
ma è vero che i rom rubano?". Generalizzazioni, luoghi comuni e pregiudizi
allontanano le soluzioni; tragedie come quella recente di Roma - la morte di
quattro bambini - riportano invece alla realtà, fanno vedere queste persone come
una fascia debole della popolazione che l'amministrazione di una grande città ha
il dovere di tutelare. Non demandando ancora una volta il grosso del carico
all'infaticabile universo del volontariato.
Di Fabrizio (del 16/05/2011 @ 09:26:55 in Italia, visitato 2126 volte)
Segnalazione di Giovanna Bellotti
di Alessandro Marzo Magno
Anche prima dell'invenzione delle campagne elettorali c'era chi voleva
cacciare via gli zingari. Nella Milano del Cinque-Seicento sembra che
provocassero una specie di fobia collettiva, tanto da far varare una legge che
stabiliva l'impunità per chiunque li avesse ammazzati e si fosse impadronito dei
loro beni. Non è che se la cavassero tanto meglio da altre parti d'Italia, ma ma
in nessun luogo come nel ducato milanese si varavano provvedimenti tanto duri. E
tanto inutili. Visto che si è andati avanti per due secoli a inasprire le pene
senza raggiungere il risultato voluto.
Nessuno faceva le campagne elettorali su di loro – anche perché le elezioni non
erano ancora state inventate – ma gli zingari invece c'erano e già c'era anche
chi voleva cacciarli via. Nella Milano del Cinque-Seicento sembra che gli
zingari provocassero una specie di fobia collettiva, tanto da far varare una
legge ("grida", in quel tempo, come ci ricordava Alessandro Manzoni) che
stabiliva l'impunità per chiunque li avesse ammazzati e si fosse impadronito dei
loro beni. Non che negli altri stati italiani volessero bene ai nomadi (li
bandiscono da Roma e anche la Serenissima non vede l'ora di mandarli a vogare
nelle galee), ma in nessun luogo come nel ducato milanese si varavano
provvedimenti tanto duri (che però non servivano a niente, visto che si è andati
avanti per due secoli a inasprire le pene senza raggiungere il risultato
voluto).
Gli zingari penetrano in Europa occidentale nel XV secolo, spinti dalla
conquista turca dei Balcani. Nei primi anni sono guardati con un misto di
curiosità benevolenza, sentimenti che poi lasciano il passo alla ripulsa e
all'odio. I primi a espellere gli zingari sono gli svizzeri di Lucerna, nel
1471; a ruota, seguono tutti gli altri. «È finito quel brevissimo lasso di tempo
in cui lo zingaro, esotico e misterioso, incuriosiva la gente e commuoveva con
la sua triste storia di pellegrino: inizia ora la caccia allo zingaro ladro,
pigro e imbroglione», scrive Giorgio Viaggio nel suo Storia degli zingari in
Italia.
Va subito chiarita una cosa: gli aspetti che più colpiscono negativamente le
popolazioni di allora non sono tanto l'accattonaggio e la mendicità, quanto il
fatto che siano considerati "oziosi", ovvero che non abbiano alcuna intenzione
di cambiare stile di vita. Nelle società di antico regime chiedere l'elemosina
non era un'attività così disdicevole: il buon cristiano aveva il dovere di
aiutare i bisognosi, mentre esistevano confraternite e gilde di mendicanti e
l'accattonaggio era un'attività regolata, con tanto di concessioni di licenze e
divieto di mendicare per chi non fosse residente. A mano a mano che si sviluppa
la filantropia, cresce il disprezzo per chi non si vuole sottrarre alla
condizione di presunta inferiorità, la repulsione verso gli "oziosi", come li
chiamavano al tempo. L'ozio, si sa, è il padre dei vizi. È sempre meno otium
latino, ovvero lo stato di grazia che permette alla mente di partorire i suoi
frutti migliori, e si avvicina sempre più all'accidia, cioè a uno dei sette
peccati capitali.
Gli zingari rappresentano tutto ciò: sono gli estranei che portano il male. La
loro persecuzione comincia, forse niente affatto casualmente, in anni e luoghi
vicini alla persecuzione antiebraica, e continuerà nei secoli, fino agli Untermenschen dei nazisti.
I primi zingari arrivano a Milano, a fine Quattrocento, quando il duca Gian
Galeazzo Sforza ne accoglie benevolmente un gruppo, capeggiato dal "conte del
piccolo Egitto" (spessissimo gli zingari erano indicati come "egiziani" perché
si pensava fossero originari del Nordafrica). Ma già il suo successore, Ludovico
il Moro, vara un decreto con cui ordina agli zingari di allontanarsi dal
territorio compreso tra i fiumi Po e Adda, minacciando di morte i disobbedienti.
Si tratta di uno dei provvedimenti più severi del tempo, giustificato dal
crescente numero di nomadi sul territorio milanese e dall'aumento di "furti e
delitti". Alla morte dello Sforza, nel 1498, il ducato passa sotto la
dominazione francese e anche gli Orleans confermano le politiche di espulsione:
la grida del 23 aprile 1506 si occupa degli zingari dal punto di vista
sanitario, affermando che con il loro nomadismo potrebbero favorire la
diffusione della peste (il cosiddetto "cordone sanitario" consisteva in un
blocco delle città in modo da impedire a chiunque di entrarvi e diffondere il
contagio), ma già nel dicembre successivo si prendono provvedimenti più
drastici, stabilendo che gli zingari debbano partire entro quattro giorni, pena
la frusta, mentre gli osti che li ospitassero sarebbero puniti con un'ammenda di
venticinque ducati.
Ma è con gli spagnoli che i provvedimenti antizingari a Milano diventano una
vera e propria ossessione, tanto che si arriverà a una sessantina di grida sul
tema. Il che, in paio di secoli, fa una media di una legge ogni poco più di tre
anni, con un crescendo di pene talmente esagerato da rivelarne l'assoluta
inefficacia. Con il duca di Terra Nova (1568) e Carlo d'Aragona (1587) inizia la
repressione vera e propria, con la condanna a cinque anni di remo per gli uomini
e alla «pubblica frusta» per le donne; nel decreto del 1587 si parla di «cingheri,
gente pessima, infame, data solo alle rapine, ai furti e ogni sorte di mali».
Una grida del 1605 comanda invece che nessuna «persona, ancora privilegiata o
feudataria, ardisca alloggiare, dare ricetto, aiuto o favorire in alcun modo a
detti cingari».
Nel 1624 in una legge contro le delinquenza comune gli zingari vengono definiti
i più pericolosi tra i malfattori e si dichiara lecito derubarli delle loro
cose, senza tener conto di permessi e licenze da essi posseduti (spesso avevano
autorizzazioni all'accattonaggio e al girovagare emesse in Germania). Inoltre si
intima il divieto di frequentarli. Evidentemente le autorità del ducato di
Milano non riescono a fare nulla di concreto contro i nomadi, visto che
autorizzano la giustizia fai da te: nel 1657 si concede alle popolazioni di
riunirsi al suono della campane a martello «e perseguitare detti cingari
prenderli e consignarli prigioni». Non si riesce a farli star buoni? E allora
che non entrino nemmeno: il 15 marzo 1663 una grida vieta l'accesso agli zingari
nel ducato, pena sette anni di galera agli uomini e alle donne di essere
pubblicamente frustate e mutilate di un orecchio (la pena della galera non
significa andare in prigione, significa diventare "forzati da remo" a bordo
delle unità militari della flotta – galee o galere – da cui il termine è passato
poi a indicare le carceri). Trent'anni dopo, nell'agosto 1693, è prevista
l'impiccagione immediata per gli zingari che fossero trovati nel territorio
milanese.
Di più: qualunque cittadino ha diritto di «ammazzarli impune» e poi di «levar
loro ogni sorta di robbe, bestiami denari che gli trovasse», in regime di
esenzione fiscale, «senza che s'habbia a interessare il regio fisco». Come in
guerra, insomma: si ha diritto di ammazzare e di far bottino dei beni del nemico
ucciso. «Parecchi di loro, specialmente donne, vennero abbruciati», scrive
Francesco Predari, bibliotecario della Braidense, in "Origine e vicende dei
zingari", pubblicato nel 1841. Bisognerà attendere Maria Teresa perché alla
politica degli ammazzamenti si sostituisca quella, meno violenta, ma egualmente
illiberale, dell'assimilazione forzata. Comunque la secolare lotta intrapresa
dal ducato di Milano contro gli zingari non ha portato a nulla, sono sempre
riusciti a evitare le conseguenze peggiori e continuare nel loro tradizionale
nomadismo. I figli del vento non possono essere messi in gabbia.
NDR: Nel pezzo viene ripetuto + volte che gli zingari non
votano, ed è per questo che le leggi si sono sempre burlate di loro. A Milano,
per via Idro ma anche altri campi, il sindaco Moratti ha ripetuto + volte che
dopo le elezioni sgombererà i campi... per andare... nessuno l'ha spiegato.
Così, i Rom hanno ritirato le loro schede elettorali, hanno scelto sindaco e
candidati e, se non fanno casino, andranno a votare. VEDIAMO CHI LA VINCERA'
STAVOLTA.
Di Fabrizio (del 04/12/2011 @ 09:26:32 in Italia, visitato 2077 volte)
Parto
dalla fine, la mia (personale) delusione per il teatrino visto in 6 mesi. In
questo periodo ha visto, cercato, contattato, persone importanti e meno,
ascoltato le loro dichiarazioni e poi le loro smentite, ho trovato tanti che
volevano PARLARE, ma quasi nessuno che cercasse di DIALOGARE.
Settimana affollata di eventi, quella appena passata:
Amnesty International chiede di essere ricevuta in comune.
La risposta;
PRESIDIO A PALAZZO MARINO Campi rom, trattative e stop agli sgomberi
Un tavolo di confronto entro Natale e, nel frattempo, niente sgomberi. L'
accordo con la Consulta rom e sinti è arrivato per voce di Paolo Limonta, della
segreteria del sindaco, che ieri pomeriggio è intervenuto al presidio
organizzato davanti a palazzo Marino. Prima una ventina, poi sempre più
numerosi, i rom hanno chiesto una moratoria per gli sgomberi («Quando fa freddo
anche le Nazioni Unite indicano di sospenderli») e di fermare il piano Maroni.
Circa 2 mila in tutta la città, i rom chiedono attraverso la portavoce Diana
Pavlovic di aprire un confronto con il Comune. Insorge però l'opposizione di
centrodestra. «Lo stop agli sgomberi dei campi nomadi è sconcertante, e ancor
più lo è il ruolo dell' onnipresente Paolo Limonta che ha concluso la trattativa
in nome e per conto dell' amministrazione comunale», osservano i pidiellini
Carlo Masseroli e Pietro Tatarella. Pagina 7 - (2 dicembre 2011)
Venerdì 02 Dicembre 2011 - 09:17 di Michela Corna ROM, IL
REBUS DEGLI SGOMBERI. GRANELLI: "BISOGNA INTERVENIRE SUBITO"
MILANO - È la rivincita dei rom con lo stop agli sgomberi? Ieri, una trentina di
nomadi, capeggiati dalla consulta rom e sinti, ha manifestato davanti Palazzo
Marino per chiedere «una moratoria agli allontanamenti forzati durante
l'inverno». «Quando fa freddo anche le Nazioni Unite indicano di sospenderli»,
han detto. Quindi, gli sgomberi programmati entro dicembre, come in via Bonfadini, saranno rinviati? A incontrare i nomadi è stato Paolo Limonta, della
segretaria del sindaco, ma senza ruolo istituzione all'interno della giunta, che
si sarebbe impegnato, «a istituire un tavolo di confronto entro Natale e, nel
frattempo, bloccare le ruspe». Una novità per l'assessore alla sicurezza Marco
Granelli che sostiene «di non aver firmato nessun accordo»: «Credo che proprio
per il bene delle persone che vivono nei campi sia necessario procedere più
celermente in modo che non trascorrano l'intero inverno in situazioni poco
dignitose e fortemente rischiose per la vita. Il campo di via Novara, per
esempio, presenta delle condizioni igieniche-sanitarie pessime e gli impianti
elettrici sono pericolosi. Vogliamo evitare una possibile tragedia e superare la
logica dei campi, proponendo soluzioni di tipo abitativo per intere famiglie.
Abbiamo già approvato progetti d'inserimento in case e cascine per venticinque
famiglie di via Novara, via Bonfadini e via Idro, utilizzando i percorsi
promossi dal Piano Maroni». Granelli incontrerà oggi Matteo De Bellis di Amnesty
International, dopo l'accusa di «non aver rispettato gli standard internazionali
dei diritti umani». L'assessore è chiaro nella sua posizione: «Ritengo di non
aver svolto azioni contro i diritti umani, ma riconosco come istituzione
umanitaria Amnesty e voglio stabilire un dialogo diretto»
di Karma Mara (Zona Autonoma Milano)
Presidio della Consulta Rom davanti a Palazzo Marino Si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri il presidio voluto dalla Consulta
rom e sinti davanti a Palazzo Marino, presidio che ha visto la presenza dei
rappresentanti dei diversi campi, regolari e non, della città.
In piazza tante donne e tanti bambini aspettavano insieme una probabile uscita
dal consiglio Comunale, riunito in seduta, di Paolo Limonta, collaboratore del
sindaco sulle questioni più spinose che emergono dalle relazioni con la città.
Nel comunicato lanciato in rete la Consulta richiedeva all'amministrazione un
incontro per discutere il tema dei continui sgomberi e per chiedere l'apertura
di un tavolo di lavoro sulla questione rom e sinti.
Verso le cinque e trenta Paolo Limonta ha raggiunto il presidio ed è stato
accolto da due bimbe rom che gli hanno consegnato il comunicato-documento della
Consulta e una letterina scritta da una bimba rom di 11 anni risiedente in uno
dei campi sottoposto a futuro sgombero.
I rappresentanti delle comunità presenti, tra cui quelle di via Novara e via
Negrotto, hanno fatto richiesta a Limonta di un segno di discontinuità da parte
di questa amministrazione rispetto alla politica della precedente; segno che
fino alle dichiarazioni di ieri dell'assessore Granelli di una probabile
sospensione degli sgomberi, non c'era stato.
E' stata fatta dunque richiesta di una moratoria degli sgomberi per l'inverno e
di una deroga perché nei ricoveri comunali si accolgano le famiglie senza
dividerle.
Limonta durante l'incontro ha tenuto a precisare che : "Questa giunta a
differenza della precedente vi considera persone e non numeri, tanto che come
avete visto i nostri sgomberi non avvengono ne in tenuta antisommossa né
tantomeno con la presenza di ruspe… che sappiamo tutti cosa possono creare
nell'immaginario dei bambini".
Dichiarazione subito smentita dall'intervento di un volontario operante nei
campi che sollevando il problema dei campi non regolari ed in particolare quello
di Bonfadini, gli ha ricordato come nell'ultimo tentato sgombero, proprio del
campo irregolare di via Bonfadini, fossero presenti due ruspe e due camion Amsa.
Riguardo questo particolare campo è singolare come da poco si sia saputo che è
decaduto l' originario motivo dello sgombero, sembra infatti essere notizia
ufficiale che la strada statale Paullese di lì non passerà più, tanto che ci si
domanda se quindi lo sgombero previsto per il 12 Dicembre sarà effettivo o meno.
Limonta si farà relatore per il sindaco sulla questione, ha promesso, e ha
richiesto alla Consulta di fornirgli un resoconto che descriva le diverse realtà
rom presenti sul territorio e le loro richieste; la Consulta ha accettato, ma ha
richiesto l'apertura di un tavolo di lavoro sulla questione con una veduta più
lunga sul futuro e una interrogazione su tutti gli atti dichiarati illegittimi
dall'ultima sentenza del consiglio di Stato che dichiarava illegittimo il
decreto emergenza.
Di fatto, rimane incerto il futuro per le comunità rom di questa città.
Di fatto, fino a quest'ultima sollecitazione, l'amministrazione non aveva
realizzato un intervento conoscitivo sulle diverse comunità e le loro richieste,
ma aveva applicato quasi alla lettera la politica della precedente, finendo così
con il non differenziarsi su un tema delicato come il rapporto con una delle
minoranze della città più bersagliate negli ultimi anni.
Ci piacerebbe che la scuola delle bimbe rom che hanno accolto ieri Limonta,
sulla cartina di Milano all'opposto rispetto alla scuola elementare in cui lui
insegna, formino in futuro un asse e non due linee parallele che non si
incontrano mai.
Giovedì 12 luglio ore 20.00 cena - ore 21.30 proiezione
di Gatto Nero Gatto Bianco, di Emir Kusturica Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
Ci voleva un regista come Emir Kusturica, per unire in un film una storia
d'amore shakespearina con i tempi delle comiche di un secolo fa. E ovviamente,
erano necessari attori e scenografie adeguate.
Però, però... sino all'anno scorso, consigliavamo di vedere questo film al
vicesindaco De Corato. Cambiata giunta e attori, ci tocca segnalarlo con calore e preoccupazione
al duo rampante Granelli-Majorino. Vedetelo, e capirete perché nel giocare agli
sgomberi con i Rom, saremo noi e non loro a perdere la partita. Ce li
ritroveremo sempre tra i piedi: puoi minacciarli, puoi picchiarli... sempre si
rialzano in piedi continuando a vivere nel modo che sanno. Insomma, conoscono
questo gioco da più tempo di noi. Ma De Corato non volle imparare la lezione (e
perse poltrona), chissà che questi due...
La proiezione è gratuita. Si cena in anticipo al
Marina Social Rom, primi piatti e piatti freddi estivi, piatti
vegetariani e salamelle. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE (dati i
tempi stretti, confermare QUI le presenze
entro martedì 10 luglio). Grazie e buona serata a tutti!
PS: in caso di maltempo, la proiezione si terrà al chiuso presso il centro
polifunzionale.
Evento realizzato con la collaborazione di Ernesto Rossi -
associazione ApertaMente di Buccinasco
Di Fabrizio (del 30/04/2011 @ 09:25:57 in Kumpanija, visitato 3302 volte)
Associazione Amici di Camilla presenta UN POMERIGGIO IN VIA IDRO con Sidi, Karisa... Miriam, Jonathan, Joussef, Maria...
Spettacolo, cibo, musica al villaggio di via Idro 62, per incontrarsi e
conoscersi
Anteprima: Sabato 7 maggio h. 15.30 - Laboratorio di pittura per bambini
---- Domenica 8 maggio
h. 15.30 - spettacolo teatrale per bambini LA GIORNATA DI SIDI E KARISA
h. 16.45 - concerto con I MUZIKANTI DI BALVAL
h. 18.00 - GRIGLIATA
per tutta la durata della festa: LABORATORIO FOTOGRAFICO A CURA DI ALESSIA E
FRANCESCA
Al termine i bambini lanceranno in aria 100 palloncini colorati
INOLTRE:
Biciclettata sulla Martesana con destinazione via Idro. Appuntamento
domenica 8 maggio alle ore
14.15 in via Giacosa 46 (ingresso parco Trotter), a cura dell'Associazione "elementare.russo"
Venerdì 6 maggio alle ore 21.00 a villa Pallavicini in via Meucci 3:
A FORZA DI ESSERE VENTO - LO STERMINIO NAZISTA DEGLI ZINGARI Proiezione video e
relazione di Paolo Finzi. Incontro pubblico a cura dell'Anpi sezione di
Crescenzago, in collaborazione con l'Associazione Villa Pallavicini.
Promuovono:
A.N.P.I. Crescenzago - Associazione culturale AB - Associazione "elementare.russo"
- Associazione la Città del Sole - Amici del Parco Trotter Onlus - Associazione
VILLA PALLAVICINI - Comitato "Vivere in Zona 2" - Comitato Genitori Elementare
S. Mamete - Comunità Rom via Idro 62 - Fondazione Casa della Carità -
Legambiente Crescenzago - Martesanadue - Osservatorio sui razzismi - Partito
Democratico Zona 2 - Sinistra Ecologia e Libertà Zona 2
Inoltre, Paul Polansky visiterà gli insediamenti rom di via Sacile
(domenica 1 aprile) e di via Idro 62 (lunedì 2 aprile). Si ringrazia il Gruppo Sostegno Forlanini per la
collaborazione. Ulteriori informazioni info@sivola.net
Di Fabrizio (del 08/09/2011 @ 09:25:19 in Italia, visitato 1784 volte)
La visita al campo di via Idro il 26 maggio 2011 (foto Dijana Pavlovic)
Ieri è stato reso noto il rapporto della visita in Italia a fine maggio
scorso di Thomas Hammarberg, Alto Commissario del Consiglio d'Europa per i
Diritti Umani.
Questa la
pagina del Consiglio d'Europa, a cui segue il
rapporto dettagliato. Tutto in inglese e pure lunghetto. Purtroppo mi manca
il tempo per tradurlo (ultimamente faccio fatica anche a star dietro alla
posta). Nel caso, aiutatevi con Google Translator.
Di Fabrizio (del 24/04/2012 @ 09:25:00 in conflitti, visitato 2083 volte)
Dal diario di un dirigente della polizia municipale di Roma Capitale...(segnalazione di Carlo Stasolla)
Continua lo sgombro degli insediamenti abusivi con la bonifica dell'aerea nel
territorio del V Municipio. Oggi abbiamo sgombrato quattro insediamenti abusivi
tra la Palmiro Togliatti e Ponte Mammolo, ove al nostro arrivo i nomadi si sono
allontanati alla spicciolata. Nel corso dell'operazione, all'interno di una
baracca, sono stati rinvenuti dei testi e quaderni scolastici. Una piccola e
immediata indagine ha dato la possibilità ad un bambino che chiameremo Sandro,
di rientrare in possesso almeno dei libri e quaderni rubati nel pomeriggio,
unitamente allo zainetto e autoradio dall'interno dell'auto della mamma. Il
piccolo studente è rimasto molto soddisfatto riavere i suoi libri e quaderni
La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia:
Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare
il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto
l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!"
dicevano.
La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei
figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con
frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria.
Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo
pagata tutta coi miei soldi.
Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio,
ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui.
Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più
dove andare.
Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai
stanotte?". "Sotto quell'albero," ho risposto...
Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere
nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare
via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa?
Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una
extracomunitaria, avrei avuto un aiuto.
Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni
speranza.
I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui...
Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti
quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono...
E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve
sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla.
Io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno
a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre
diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti,
sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo.
Di Fabrizio (del 21/10/2010 @ 09:24:09 in Kumpanija, visitato 2136 volte)
Torino:
Cerchiamo volontari!
Domenica 24 ottobre avremo bisogno anche del tuo aiuto.
Terra del Fuoco fornirà ai Rom gli strumenti e i mezzi necessari per liberare
dai rifiuti gli spazi in cui vivono. Tutti sono invitati ad aderire
all'iniziativa; insieme puliremo il campo avendo modo di conoscere un po' più da
vicino quella realtà che talvolta ci rende diffidenti.
La bonifica del campo rom di Lungo Stura Lazio procede positivamente e si
iniziano ad osservare i risultati. La giornata del 26 settembre di "Puliamo
il mondo", promossa da Legambiente, è stata senza dubbio molto proficua,
grazie all'entusiasmo dei volontari e dei Rom che con grande impegno e
passione hanno dedicato quella domenica alla pulizia del campo.
Ci siamo resi conto che una sola giornata come quella del 26 settembre, per
quanto fondamentale, no è stata sufficiente.
E' con queste premesse che vi chiediamo ancora un aiuto. Abbiamo convocato altri
momenti collettivi per velocizzare un processo che si è rivelato più difficile
del previsto.
Milano: Domenica 24 ottobre, le associazioni "Legambiente Crescenzago", "Amici
della Martesana Greco", "Gorla Domani", promuovono con il contributo del
Consorzio Est Ticino Villoresi
promuovono Una giornata di volontariato per la pulizia del tratto milanese del Naviglio
Martesana.
Ci si ritrova in 4 punti diversi alle 9.30 Uno dei quattro punti, sarà in via Idro 62, di fronte all'ingresso del
campo nomadi. Alle operazioni di pulizia prenderanno parte gli abitanti del
campo.
Tutta la cittadinanza è invitata.
Al termine della mattinata un gradevole aperitivo per tutti i partecipanti.
Nel pomeriggio all'Anfiteatro Martesana giochi per bambini a cura della
Cooperativa Comin
Di Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:23:47 in Italia, visitato 2099 volte)
Quali Cittadini del Comitato X Milano di zona 2 siamo stati contattati dagli abitanti del campo di via Idro, che ci hanno manifestato la drammaticità dell'attuale situazione del campo dove già da alcuni mesi a seguito della morosità di alcuni abitanti del campo, è stata smantellata la cabina per energia elettrica che riforniva tutto il campo e tagliata la fornitura di energia elettrica all'intero campo.
Il perdurare della situazione, in attesa di una serie di incontri con l'Amministrazione per trovare delle soluzioni di lungo periodo, ha portato alla realizzazione di alcuni allacciamenti abusivi di fortuna negli scorsi mesi, che ovviamente non possono essere la soluzione al problema e non garantiscono la continuità della fornitura, nè la sicurezza della stessa.
Al campo abitano numerose famiglie con bambini piccoli ed anche anziani e la discontinuità della fornitura causa enormi disagi soprattutto ora che la stagione invernale è iniziata ed agli altri problem si unisce l'impossibilità di riscaldarsi.
Gli abitanti del campo ci hanno chiesto di aderire ad un documento da loro predisposto per far conoscere la situazione del campo e richiedere un intervento urgente ed immediato per il ripristino dell'energia elettrica. L'estrema urgenza di tale intervento, che prescinde da quelle che saranno le situazioni di lungo periodo che verranno adottate, ci ha indotto ad aderire senza indugio al documento predisposto dai residenti nel campo con l'ausilio delle associazioni che vi operano.
Continuiamo a essere fiduciosi nella "diversità" di questa amministrazione rispetto alle precedenti. Comprendiamo bene le difficoltà cui va incontro l'amministrazione in questo settore, ma siamo al contempo convinti che una più corretta e civile gestione dei campi nomadi e dei rapporti con le comunità che vi abitano sia un banco di prova decisivo per misurare il cambiamento culturale che abbiamo sostenuto in campagna elettorale. Riteniamo quindi che un forte segnale di discontinuità sia di fondamentale importanza.
Sin dalla campagna elettorale abbiamo condiviso con i partiti di zona della coalizione la chiara posizione che si oppone alla realizzazione di un campo di transito e favorisce invece una riqualificazione del campo esistente, al fine di offrire alle persone che desiderino rimanervi (alcuni abitanti, come sapete, sono stanziali da decenni) una sistemazione che rispetti, oltre alla legge, anche la loro dignità di esseri umani. La filosofia del "superamento della logica del campo" è condivisibile solo nella misura in cui essa si sostanzia nell'aiuto e nell'accompagnamento di chi sceglie liberamente di abbandonare questo tipo di vita, non nella coercizione di chi rivendica il diritto di vivere, con dignità e nella legalità, secondo una propria tradizione culturale.
Ora che, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011, la possibilità di ottenere un ingente finanziamento non è più legata necessariamente alla realizzazione di un campo di transito previsto nell'ambito dell'ormai giuridicamente inesistente "piano Maroni", crediamo che si possa e si debba riaprire in modo costruttivo un dialogo con gli abitanti del campo e con i cittadini delle zone circostanti , nonchè con il convolgimento del consiglio di zona e e degli altri soggetti interessati sull'intervento da realizzare, i suoi modi e i suoi tempi.
Siamo altrettanto convinti che ciò si possa realizzare solo a due condizioni essenziali:
- l'intervento immediato dell'amministrazione per la realizzazione degli interventi indifferibili a garanzia dei servizi essenziali del campo di via Idro ed in particolare che venga immediatamente ripristinata la fornitura di energia elettrica, senza se e senza ma, anche in attesa di una definizione delle condizioni contrattuali e delle modalità (e responsabilità) per il pagamento. Lo ripetiamo con forza; qualunque sia la ragione, lasciare una comunità con bambini e anziani senza energia nel mese di dicembre non è degno della città civile che abbiamo sognato insieme.
- che ogni decisione relativa al futuro del campo di via Idro sia frutto di scelte condivise e l'amministrazione avvii un percorso decisionale sulla piena consultazione degli abitanti del campo e dei cittadini del quartiere, del consiglio di zona e degli altri enti interessati e garantisca, in pendenza di questo percorso una moratoria su ogni ipotesi di intervento di sgombero dell’area mediante la forza pubblica delle persone che a oggi abbiano titolo a risiedervi.
Certi dell'impegno di questa amministrazione per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dentro e fuori il campo di via Idro e della disponibilità a discutere e condividere le scelte con i cittadini, confidiamo in una risposta celere e costruttiva.
La sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 cancella il Piano Maroni che prevedeva il finanziamento di un campo di transito in via Idro e la chiusura di quello attuale entro il 31 dicembre 2011.
"Andiamo avanti, come da programma. I fondi europei ci sono e in qualche modo continueremo a usarli" dice l'assessore Granelli, confermando il programma della Giunta Moratti.
Preoccupato don Virginio Colmegna che, concluso il reinserimento di 600 rom del Triboniano, deve gestire la trasformazione di Via Idro in un "Campo di sosta", si legge su "la Repubblica" del 22 novembre 2011.
Perché si persegue su una linea che viene profondamente messa in
discussione dalla sentenza del Consiglio di Stato?
Intanto assistiamo ad una emergenza umanitaria, ignota a molti cittadini di Crescenzago, che si sta consumando nel campo di Via Idro. Il campo, giorno dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi, gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il futuro. E le vittime sono di conseguenza bambini, donne, anziani, i soggetti più deboli e indifesi.
I Rom che abitano in via Idro, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Perché non si interviene subito a garantire condizioni di vita
civili, trovando una soluzione rapida alla fornitura della corrente elettrica?
Perché ancora chiudere un campo, che ha problemi che vanno certamente affrontati e governati, per sostituirlo con un campo di transito che porterà ad un peggioramento del contesto ambientale nel quale è collocata via Padova e dintorni, già sufficientemente critico e complesso?
Perché non si vuole tenere conto del fatto che cittadini, comitati, partiti e Consiglio di Zona si sono schierati contro il campo di transito e si sono espressi favorevolmente per la riqualificazione di via Idro ? Chiediamo al sindaco Pisapia di intervenire.
A tutte le persone devono esser garantiti i diritti fondamentali. Le decisioni democratiche devono essere ascoltate e rispettate.
Adesioni: Comunità Rom di via Idro 62 - Comitato VIVERE IN ZONA 2 - ANPI Crescenzago - ANPI L. Viganò - redazione MARTESANA 2 - redazione MAHALLA - Associazione culturale AB - Sinistra Ecologia Libertà zona 2 - Verdi zona 2 - ComitatoxMilano zona 2 - Lista Sinistra per Pisapia di zona 2 - Partito dei Comunisti Italiani, Sezione Alessandro Vaia
Singoli: Antonio Piazzi - Stefania Benedetti - Gabriella Conedera
Di Fabrizio (del 18/08/2010 @ 09:20:41 in Italia, visitato 1804 volte)
Dichiarazioni fotocopia del vicesindaco, Casa della Carità
che ormai non sa più che pesci pigliare e voci che si rincorrono... E' da più di
un anno che si ripete che i campi verranno smantellati, il tempo stringe e ancora
nessuno sa (o chi lo sa sta zitto), dove andranno i Rom dei campi e con che
mezzi... L'unica cosa certa è che la tensione nei campi si taglia col coltello.
di ZITA DAZZI - Il campo rom chiuderà a metà ottobre, in anticipo Cresce
la tensione nelle baraccopoli
Si accorciano i tempi per i campi rom di via Triboniano e di via Barzaghi. La
chiusura, annunciata per fine anno, sarà invece a metà ottobre. Un mese e
mezzo prima del previsto. Metà delle famiglie tornerà in Romania, col sostegno
economico dello Stato italiano, mentre per le altre si stanno cercando soluzioni
alternative: casa in affitto e borse lavoro. Un percorso non facile, tutto in
salita e da costruire. A Musocco, fra le roulotte e i container, si vivono
queste ultime settimane in un clima di tensione crescente. Gli operatori della
Casa della Carità si fanno vedere il meno possibile, giusto il necessario per
prendere accordi con le famiglie coinvolte nel piano di evacuazione. Ma non
tutti collaborano.
Intanto, in prefettura, si susseguono gli incontri e i colloqui per cercare di
definire i dettagli dell'operazione e per cercare di arrivare all'autunno con la
mina del Triboniano disinnescata. "Le date sono già stabilite, stiamo lavorando
per dare un aiuto a tutte le famiglie coinvolte", assicura l'assessore ai
Servizi sociali Mariolina Moioli. Il compito più difficile sta agli operatori
della Casa della Carità che ha rinnovato fino a dicembre l'appalto per la
gestione del più grande campo nomadi della città, quasi 600 presenze fra romeni
e bosniaci, costruito tre anni fa su un'area oggi destinata al passaggio di una
strada per l'Expo 2015.
Il piano Maroni mette a disposizione 13 milioni di euro per lo sgombero di
questo campo, oltre che di quelli in via Novara e via Idro. Gli incaricati di
don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, stanno terminando gli
incontri con le singole famiglie per valutare un progetto di uscita dalla
precarietà. "Con alcuni è possibile pensare a un sostegno per l'inserimento in
alloggi in affitto e l'assegnazione di una borsa lavoro, con l'obiettivo di
arrivare alla totale autonomia del nucleo familiare - spiega Colmegna - Per gli
altri invece ci sarà un contributo per il rientro in Romania, dove pure abbiamo
progetti di inserimento lavorativo in collaborazione con le amministrazioni
locali".
Ma non tutti i rom sono pronti alla collaborazione. "Finora abbiamo sentito
tante promesse e poche cose concrete - dice Christian, uno dei portavoce del
campo - Sappiamo che ad ottobre dovremo uscire da qui, ma molti temono di
restare per strada, di essere sgomberati e basta, come è già successo in
passato. Ma siamo pronti a fare sentire la nostra voce".
Due mesi fa, senza alcuna avvisaglia, al Triboniano scattò una vera e propria
rivolta con lancio di pietre contro le forze dell'ordine e auto date alle
fiamme. Scene di guerriglia che si sono viste anche pochi giorni fa, al campo
comunale di via Chiesa Rossa, dove sono arrivate le ruspe per demolire tre
villette abusive costruite da una famiglia di 15 rom italiani. Dai controlli
catastali è emerso infatti che un membro della famiglia aveva un'altra casa
intestata in Lombardia.
"Un importante segnale di legalità", ha definito l'intervento il vicesindaco
Riccardo De Corato: "Gli agenti hanno dovuto subire un lancio di pietre, chiavi
inglesi e oggetti contundenti da parte dei nomadi allontanati e dei loro
familiari. Ma i nomadi nei campi del Comune conoscono bene il regolamento: chi
ha proprietà immobiliari non può vivere a spese dei milanesi. È una violazione
inaccettabile che rasenta la truffa e per questo i servizi sociali e la polizia
locale continueranno a fare accertamenti per evitare furbizie e pratiche
parassitarie".
Di Fabrizio (del 12/03/2011 @ 09:20:11 in Italia, visitato 3103 volte)
Il mio intervento all'iniziativa di "Sinistra Ecologia e Libertà" in zona 2 a
Milano, lo scorso 10 marzo. Prima di dimenticarmi, c'è una
PREMESSA [incredibile! c'erano anche "i miei amici"]
Chi mi conosce sa già di cosa parlerò e probabilmente sta sbuffando - vediamo
di non deluderlo.
Si tratta di stretta attualità: proprio una settimana fa nel campo comunale
di via Idro sono state sgomberate 4 famiglie, 3 delle quali vi risiedevano dalla
sua formazione; una addirittura sulla carta d'identità aveva segnato proprio
"via Idro 62". In compenso, i residenti abusivi nel campo sono ancora al loro
posto.
Visto che c'erano degli allacciamenti abusivi alla cabina elettrica, è stato
divelto tutto il quadro, così hanno tolto la corrente anche a chi aveva un
regolare contatore.
RISULTATO: 4 famiglie sono a spasso per la città, forse sotto casa vostra.
Ora tutte le famiglie hanno allacci elettrici volanti, e naturalmente abusivi.
Insomma, vorrei PARLARE CHIARO con voi.
Uno si chiede se TUTTO CIO' HA UN SENSO. Io lo chiedo alla sinistra.
Perché dalla destra so cosa aspettarmi (e se lo so io, forse lo sanno anche
gli elettori); ma la sinistra, a parte protestare contro i BARBARI, cosa
propone?
C'è un equivoco buonista: SI FA FINTA CHE IL PROBLEMA NON ESISTA ed intanto
quel problema marcisce.
Questa sinistra ha idea di quanti campi nomadi ci siano in città? Quanti
siano regolari e quanti no? Quanti siano i Rom e i Sinti in città e nel
circondario?
Forse conosce solo il nome di qualche associazione che se ne occupa, perché
preferisce star zitta e delegare.
IN CITTA' NON ESISTE UNA POLITICA che affronti il problema, al limite c'è la
destra, che lo sposta di qua e di là.
COME NON ESISTE PIU' UNA POLITICA CHE SI RIVOLGA ALLE PERIFERIE.
TRADUCO IN POLITICHESE: nei giorni pari si critica DE CORATO, ed in
quelli dispari, per mancanza di idee, si finisce ad appoggiare PENATI alle
elezioni (quello che diceva "...non sono mica i Gipsy King!").
Parlando invece della zona 2, non ce ne preoccupiamo perché quei Rom siano i
più belli, ma perché sono qua da più di 40 anni.
Le proposte ci sono, mi riferisco al lavoro del TAVOLO ROM, presentato lo
scorso maggio, che fornisce indicazioni pratiche nel campo della casa e del
lavoro.
Soprattutto, non promette soldi, ma investe il necessario. Viceversa, sinora
la destra ha sbandierato somme da capogiro ("abbiamo messo sul piatto 13
milioni, non potete dire che siamo razzisti"), senza che nessuno abbia visto
un euro.
Quanto proposto dal TAVOLO ROM prevede soluzioni differenti a seconda delle
caratteristiche delle varie comunità, e può applicarsi anche al nostro
caso. Difatti in via Idro c'è chi ha già acquistato un terreno dove trasferirsi,
chi lo farebbe e chi intende rimanere se il campo fosse risistemato. Tutti
obbligati a rimanere perché il comune non ha rispettato le sue promesse di
finanziare queste 3 possibilità.
Se l'avesse fatto, il campo vedrebbe ora una cinquantina di presenze, e dal
punto di vista dei numeri sarebbe sicuramente gestibile con più facilità.
DI COSA CI SAREBBE BISOGNO? Di risistemare i bagni, collegare le colonnine
antincendio, ripristinare la cabina elettrica con contratti a forfait per le
famiglie (come da loro richiesto), di risistemare il fondo stradale perché il
campo non si allaghi quando piove. Il tutto, con gare d'appalto che finalmente siano regolari. Insomma, ROBA NORMALISSIMA, questo il guaio
in un paese dove si promettono sempre i miracoli e si dimentica l'ordinaria
amministrazione.
Esiste al campo una cooperativa che da oltre 20 anni si occupa di
manutenzione del verde. Ed è senza lavoro, anche se il campo si trova immerso in
uno dei pochi polmoni verdi della zona.
Non usciremo da questa storia, se non si capisce il valore di quest'area: una
cerniera tra il parco Lambro, il parco della Martesana e quello della Media
Valle del Lambro. Un'area che dobbiamo valorizzare, visto che non ci sono tanti
spazi verdi in zona.
Ma bisogna anche rendersi conto che il destino del campo e quello di polmone
verde sono legati tra loro. Se il campo dovesse sparire per qualche strana
ragione, sappiamo che da anni ci sono forti appetiti immobiliari su quella zona.
TERMINANDO: I rom non si limitano a rubarvi le autoradio. Non ci crederete,
leggono anche con attenzione i giornali. Una delle notizie più gettonate al
campo è quella di De Corato che giudica del tutto regolare la famosa questione
della
BATCAVERNA del figlio della Moratti. Siamo indecisi:
Ci costruiamo un rifugio antiaereo (che sarà ovviamente condonato)?
O invitiamo DE CORATO ad una grigliata?
Nel caso, fateci sapere il telefono del vicesindaco.
Poiché i genitori non sono più nomadi da un bel po' di tempo, anche
quest'estate i bambini rom di via Idro non si sposteranno dal campo.
Cerchiamo per loro giochi, fumetti e libri di
narrativa e di attività per le vacanze (anche usati ma in buone condizioni).
Si accettano anche giochi per play station 2 (particolarmente ambiti da un
birbante di cui non faccio il nome).
E si accettano anche, perché siamo previdenti e pensiamo già alla
riapertura della scuola, quaderni, penne, matite, colori ecc.
Per consegne e ritiri, anche a domicilio in zona 2 (massimo 3),
scrivetemi o chiamatemi al
334-3532691, meglio entro la prossima settimana.
Invitandovi a diffondere, vi ringrazio anticipatamente.
Piero
PS: buone vacanze, ovunque le trascorriate. Se a Milano, anche in via Idro al
Marina Social Rom.
Di Fabrizio (del 09/03/2011 @ 09:19:25 in Italia, visitato 2803 volte)
7 marzo 2011 - Se avete letto che il campo rom di Via Idro è stato
sgomberato, sappiate che non è vero!
La polizia in assetto antisommossa (con vigili del fuoco, vigili urbani,
ambulanze, ruspe, ecc.) è intervenuta giovedì 3 marzo 2011, di buon mattino,
quando ancora i bambini si stavano preparando per andare a scuola e si sono
talmente spaventati che i loro genitori hanno preferito tenerli a casa. Tutto
questo solo per allontanare tre famiglie che vivevano fuori dal campo nomadi e
con l'occasione è stata divelta anche la cabina della luce che ha lasciato il
campo al buio ed al freddo.
In Via Idro abitano da 20 anni famiglie che hanno ottenuto una piazzola in
uso dal Comune con regolare contratto di assegnazione. Sono cittadini milanesi.
CHIEDIAMO AL COMUNE
• Come intende risolvere e garantire sicurezza per tutti, residenti della
zona e del campo?
Ciò sarebbe possibile se il Comune avesse la volontà politica di
predisporre un progetto che utilizzi i fondi del piano Maroni, già
stanziati, ma non per un campo di transito come vuole la giunta
Moratti. Non avevano detto zero campi? Come hanno gestito in questi anni
i campi di transito? Hanno controllato gli ingressi e garantito sicurezza
per tutti? No! noi non ci fidiamo della Moratti, della Lega Nord e delle
loro promesse. La giunta Moratti e la Lega milanese spendono i nostri
soldi solo per demolire. Chi rimane senza alloggio dove va? Di questo il
Comune non si interessa! Anzi a loro interessa che vadano da altre parti per
poter poi distruggere ancora le loro abitazioni e far passare in televisione
e sui giornali il messaggio che combattono l'illegalità e sono dalla parte
dei cittadini: alimentano solo la paura senza preoccuparsi di trovare
soluzioni! E' questo il modo di governare una città?
• Di verificare con puntualità il corretto insediamento delle famiglie già
censite nei controlli in questi ultimi due anni e tutelare le stesse famiglie da
ingressi abusivi nel campo che mettano a repentaglio la legalità e la coesione sociale.
• Di fornire, una volta per tutte, la corrente elettrica ad ogni famiglia,
attraverso la posa di contatori personalizzati che li ponga nelle condizioni di
pagare le bollette o andare incontro alla sospensione della fornitura in caso di
morosità in modo individuale e non collettivo. Come in tutti i condomini se una
famiglia non paga le utenze, le stesse vengono sospese solo alla famiglia morosa
e non a tutto il condominio.
• Rispetto per tutti i cittadini!
Associazione VILLA PALLAVICINI - A.N.P.I. Crescenzago - Associazione "elementare.russo"
- Comitato "Vivere in Zona 2" - Fondazione Casa della Carità - Legambiente
Crescenzago - Comunità Rom via Idro 62 - Comitato Genitori Elementare S. Mamete
- Partito Democratico-Zona 2 - Osservatorio sui razzismi - Sinistra Ecologia e
Libertà-Zona 2 - Martesanadue
Di Fabrizio (del 11/10/2010 @ 09:19:04 in Kumpanija, visitato 2203 volte)
Dopo il
comunicato dello scorso 24 settembre e una serie di riunioni, ieri mattina i
Rom di via Idro hanno volantinato a Milano in piazza Costantino assieme ai gagé
della zona
LA COSTITUZIONE VALE PER TUTTI ANCHE PER I MINISTRI ED IL SINDACO!!!
BASTA GOVERNARE CON LA PAURA!!!
In via Idro c'è un insediamento di famiglie rom (in tutto circa 150-160
persone), non è una novità, ma forse non tutti sanno che SONO CITTADINI
ITALIANI!
Molte di queste famiglie VIVONO LÌ DA OLTRE 20 ANNI, il "campo" è uno di
quelli realizzati dal Comune negli anni '90: il campo è autorizzato!
In Via Idro il Comune vorrebbe realizzare un "campo di transito" dove poter
trasferire anche una parte degli abitanti del campo di Via Triboniano che stanno
sgomberando in quanto quei terreni rientrano nell'area destinata all'EXPO 2015…
La scorsa settimana sono state recapitate 20 lettere di "sfratto": non è
cosa da poco, sono coinvolte quasi tutte le famiglie (circa 120 persone tra cui
bambini che da anni frequentano le scuole della nostra zona).
Nelle motivazioni degli sfratti sono stati riesumati anche vecchi reati
risalenti fino a 35 anni fa – alcuni francamente di nessuna gravità come il
"chiedere l'elemosina" che parecchi anni fa era considerato reato penale.
Ma, cosa ancor più grave, la colpa del singolo viene fatta ricadere
sull'intero nucleo familiare: basta che ci sia stato un solo componente
della famiglia che ha commesso il reato (anche una sola volta e per il quale ha
già scontato la pena) che si intima a tutto il nucleo di abbandonare il campo!
Ecco perché una ventina di lettere implicano lo sfratto dal campo per circa
120 persone.
Gli interessati, aiutati da Casa della Carità (che è presente nel campo di Via
Idro ed in quello di Triboniano con un presidio sociale), hanno subito inviato
regolare lettera di opposizione allo sfratto e stanno attivando un ricorso al
TAR.
Questi sfratti possono essere i primi passi dell'Amministrazione Comunale
verso la realizzazione del campo di transito!
Le famiglie del campo sono molto preoccupate: hanno paura che da un momento
all'altro possano arrivare le ruspe, senza ulteriori avvertimenti.... non
sarebbe la prima volta a Milano! Se ciò avvenisse si creerebbe una situazione
devastante per queste famiglie.
Pensiamo che non sia giusto che tutte le famiglie paghino per errori (se ci
sono) commessi solo da qualcuno.
Nel campo ci sono tante persone che si comportano bene: uomini e donne che hanno
intrapreso un percorso per vivere dignitosamente, bambini che hanno iniziato un
percorso scolastico: quest'anno sono 27 i bambini che frequentano l'IC
Russo-Pimentel – elementari e medie -cacciarli significa ributtarli in una
situazione di precarietà; è loro diritto continuare a vivere nel campo senza
essere abbandonati dalle istituzioni.
TUTTO QUESTO È INGIUSTO E VIOLA LA COSTITUZIONE ITALIANA!
TUTTI I CITTADINI HANNO PARI DIGNITÀ SOCIALE E SONO EGUALI DAVANTI ALLA
LEGGE, SENZA DISTINZIONE DI SESSO, DI RAZZA, DI LINGUA, DI RELIGIONE, DI
OPINIONI POLITICHE, DI CONDIZIONI PERSONALI E SOCIALI [art. 3 della
Costituzione Italiana].
LA REPUBBLICA TUTELA CON APPOSITE NORME LE MINORANZE LINGUISTICHE [art. 6
della Costituzione Italiana].
LA RESPONSABILITÀ PENALE È PERSONALE [art. 27 della Costituzione
Italiana].
Difendiamo il diritto delle persone a vivere dignitosamente!
Difendiamo il diritto dei cittadini che non commettono reati a vivere come
meglio credono.
Chiediamo rispetto della legalità da parte di tutti, questo significa anche il
rispetto dei patti e degli accordi già sottoscritti.
Non vogliamo un campo di transito in Via Idro!
A.N.P.I. Crescenzago, Assoc. VILLA PALLAVICINI, Assoc.
elementare.russo, Martesanadue, Comunità Rom di via Idro 62, Legambiente
Crescenzago, Osservatorio sui razzismi, Comitato "Vivere in Zona 2, Partito
Democratico-Zona 2, Sinistra Ecologia e Libertà-Zona 2
Giornalista, poeta, scrittore, fotografo, regista e
antropologo di fama internazionale, ma anche ex pugile e giocatore di football
americano...
Agli inizi degli anni '90 inizia un lungo percorso di ricerca sulle origini
della propria famiglia, durante il quale scopre documenti che permettono di
riportare alla luce l'esistenza del campo di concentramento di Lety, in
Repubblica Ceca, che oggi è un allevamento di maiali. Le testimonianze raccolte
lo rendono inviso al governo ceco.
Nel 1999 viene ingaggiato dalle Nazioni Unite e inviato nel Kosovo come
intermediario tra le istituzioni e i gruppi rom perseguitati. Lotterà per 11
anni perché i Rom, cacciati dagli estremisti albanesi, possano uscire dai campi
profughi, costruiti su terreni altamente inquinati da piombo e metalli pesanti.
Nel 2004 è insignito del premio Human Rights Award, consegnatogli direttamente
da Günter Grass. Nel 2005 il suo film-documentario Gipsy Blood, visibile su
youtube, è premiato al Golden Wheel International Film Festival di Skopje.
Attualmente risiede a Nish, in Serbia, dove prosegue la sua attività per i
diritti umani, tramite l'associazione Kosovo Roma Refugee Foundation.
Sabato 29 settembre: ore 13,00-14,30 Circolo Vereda,
via De' Poeti 2/E "Poesia per restare umani", reading di Paul Polansky
& Co, nell'ambito dell'evento "100 Thousand Poets For Change"
100 Thousand Poets For Change a Bologna Coordinamento:
Marina Mazzolani, italiana autoctona amante della diversità.
Pina Piccolo, italo-americana, figlia della migrazione.
Antar Marincola, somalo-italiano, figlio del colonialismo.
Gassid Babilonia, iracheno, figlio delle guerra.
Nell'ambito di 100 Thousand Poets for Change, unendosi simultaneamente a 700
iniziative sparse per il mondo in 115 nazioni, i bar, le librerie, i giardini, i
luoghi storici di Bologna si aprono a oltre 80 poeti e alla poesia per costruire
insieme nuove visioni di un mondo non straziato da guerre, diseguaglianze,
ignobili distribuzioni delle ricchezze, sfruttamento insensato della Terra.
Bologna in mani ai poeti: Sono coinvolti più ottanta poeti in questo evento,
poeti famosi e altri giovani, poeti che credono nella possibilità del
cambiamento globale, cercano con il loro linguaggio di dimostrare la loro
indignazione verso un mondo considerato, erroneamente, libero, democratico e
difensore dei diritti umani.
In tempi di crisi globale l'urgenza di cambiamento a livello sociale, politico
ed ecologico si avverte ancora di più ed i poeti , che spesso captano i
cambiamenti nello "spirito dei tempi" e lo trasmettono con la perizia dei propri
versi possono contribuire in maniera efficace al movimento verso il nuovo.
I poeti hanno sempre scritto e gridato per la pace, i diritti umani, la
convivenza universale e tanti altri ideali, ma si faceva sempre in modo
personale, o a livello di piccoli gruppi. E' la prima volta, nella storia umana,
che i poeti si sono uniti tutti quanti per gridare in coro contro l'ingiustizia,
contro le guerre, contro la diseguaglianza, contro il razzismo, contro la fame e
contro tutti gli ideali sbagliati di un mondo che ormai sta andando alla rovina.
I cambiamenti si fanno a piccoli passi, e non si fanno a passi di uragano,
perché un uragano lascia sempre disastri dietro. A piccoli passi cerchiamo di
cambiare un mondo che è stato cambiato verso il male a piccoli passi.
A questo appello possono rispondere anche gli altri artisti di tutti i generi
d'arte, e tutte le persone che credono nella possibilità del cambiamento, in
modo da coinvolgere assolutamente tutti.
Itinerario delle letture poetiche:
Ore 10,00-14,00 Sala Borsa, Piazza Maggiore
Ore 11,00-12,00 Libreria Coop Ambasciatori, via Orefici 19
Ore 13,00-14,30 Circolo Vereda, via De' Poeti 2/E "Poesia per restare umani", reading di Paul Polansky & Co.
Ore 15,00-18,30 Bar L'Ortica, via Mascarella 25
Ore 16,00-17,30 Mural "500 anni dalla conquista", via Zamboni, Piazza Scaravilli,
lettura di poesie latino-americane
Ore 16,30-18,00 Bar Linea, sotto il Palazzo di Re Enzo
Ore 18,00-20,00 Nuova Arena Orfeonica, v. Broccaindosso 50
Ore 18,30-20,30 Poeti in cammino, da P. Maggiore a P. Verdi
Ore 18,00-20,30 Libreria delle Moline, via delle Moline 3/a
Ore 20,00-23,00 Giardino del Guasto, "Omaggio a PierPaolo Pasolini - una panca,
poesia e musica", con il sax di Guglielmo Pagnozzi
Ore 20,30-23,00 Bar La Scuderia, Piazza Verdi
Ore 21,00-23,00 Bottega del Mondo "Potosì", via Mascarella 35/a
Ore 21,00-24,00 Antico Bar dei Licei, via Broccaindosso 69/A
Vi preghiamo di diffondere l'evento, e anche di seguirlo, perché pubblicheremo
le locandine dei singoli eventi corrispondenti ai diversi posti.
SETTIMANA MILANESE
1 ottobre Ore 21.00 Reading presso CAM Ponte delle Gabelle, via
san Marco 45 (ingresso libero).
2 ottobre Ore 21.00 Reading presso circolo
"Via d'Acqua", viale Bligny 84 PAVIA (ingresso con tessera
Arci ed offerta libera a sostegno per l'iniziativa)
3 ottobre Ore 16.00 visita agli insediamenti rom in zona Cavriana-Forlanini. Ore 21.00 Reading presso
Libreria Popolare in via Tadino
18 (ingresso libero).
4 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al
villaggio rom di via Idro, seguita da Reading alle ore 21.00 (ingresso libero).
Alle 20.00 sarà possibile cenare al Social Rom (cena solo su
prenotazione, 347-717.96.02 oppure info@sivola.net).
5 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al
campo sinti
Terradeo a Buccinasco. Ore 21.00 Reading a Corsico presso la
Biblioteca comunale di via Buonarroti n. 8 (ingresso libero).
6 ottobre Pomeriggio (orario da definire): visita al
campo di Monte Bisbino(Milano-Baranzate).
7 ottobre Ore 21.30 Reading all'enoteca Ligera via Padova 133 (ingresso libero).
Organizzano: LA CONTA di Milano, ApertaMente
di Buccinasco, FAREPOESIA di Pavia e Mahallacon il concorso delle
comunità rom e sinte locali - per informazioni:
347-717.96.02 oppure info@sivola.net
Di Fabrizio (del 17/10/2012 @ 09:17:39 in media, visitato 1395 volte)
Onde
RoadPosted on October 13, 2012
"I Rom hanno una mappa infinita nel palmo della mano. Io cercavo affannosamente
la mia, strofinando sotto un filo d'acqua le mani sporche di terra; mio padre
vedeva la sua, con più chiarezza. Avevo sei anni, e non sapevo ancora bene cosa
volesse dire partire". Una giovane Rom di nome Rebecca inizia a soli sei anni un
forzato e lungo viaggio itinerante, che dal Sud America l'ha portata in Europa e
infine in Italia. Una vita la sua, intrisa di drammi e dolori. Sgomberi forzati
delle baracche, incendi nei campi di Napoli, lunghe notti all'addiaccio nei
giardini pubblici di Milano, all'interno di vagoni abbandonati. Rebecca ha però
una capacità fuori dal comune, un dono innato: comunica con i colori. Il fascino
per la pittura la attrae fin dalla nascita e disegna usando quello che trova,
bastoncini, mattonelle colorate e addirittura sassi. Finché qualcuno non le
regala una scatola di tempere… Rebecca è venuta a trovarci a Radio Popolare e ci
racconta dei suoi viaggi e della sua passione per la pittura.
A qualche anno di
distanza dall'ultima volta torna ai nostri microfoni anche Marina, una rom del
campo milanese di via Idro. A differenza di Rebecca lei è stanziale da una vita.
Ci racconta come si vive in un campo rom e i sogni di una donna madre di cinque figli…
Di Fabrizio (del 23/09/2012 @ 09:17:34 in media, visitato 3737 volte)
... e voglio condividerle!
Luoghi comuni, felice intuizione di Luca Klobas che ne ha
scritto l'introduzione, può significare il "sentito dire" che domina
nell'informazione e nella divulgazione attuale, ma anche quei posti che sono
sotto l'occhio di tutti, e per qualche strana ragione nessuno osserva.
I Luoghi comuni sono però ricolmi di gente, raccontano
storie, possono stimolare la fantasia, celano amicizie e rapporti. Tra loro, un piccolo campo sosta comunale alla periferia estrema di Milano. Dove
il nostro cronista si perde, gira con attenzione tra le piazzole, prova a
vincere le diffidenze reciproche che lo dividono dagli abitanti.
Il resoconto che ne nasce è del tutto simile ad una guida turistica, con tutte le ovvie
indicazioni su come arrivarci (anche in canoa o paracadute!), su come anche
questo insediamento abbia i propri centri e le sue periferie. Non è un luogo
anonimo e miserabile, ma è possibile differenziare i vari punti, addirittura
individuare monumenti e punti di aggregazione.
Il Palaidro dei concerti, l'ex stadio sommerso dal Lambro, le attività
lavorative, la scuola, gli spettacoli per bambini, persino un cinema, un
possibile agriturismo e un caffè letterario... metteranno a dura prova i
pregiudizi di molti, anche di chi si è sempre proclamato antirazzista, ma non è
mai venuto a contatto "dal vivo" con una simile realtà.
E ancora, i file rubati da Wikileaks sui rapporti tra il campo rom ed i
vicini studi della Mediaset (una storia oscura di elicotteri e panini).
Inoltre: dati e storia dei Rom Harvati che lo popolano.
Tutto questo in una trentina di pagine che l'autore si è divertito a
scrivere, sperando di divertire, interessare e far riflettere anche i lettori.
Prezzo assolutamente abbordabile anche alle tasche provate dalla crisi: 5 euro.
Dimenticavo: tutto il ricavato della vendita (esclusi i costi di stampa)
andranno a finanziare le attività proposte dalla locale comunità rom.
LUOGHI COMUNI prima edizione
32 pagine in bianco e nero
Stampato in proprio
prezzo 5 euro
Di Fabrizio (del 15/06/2012 @ 09:17:07 in Regole, visitato 1443 volte)
Della sentenza, penso che ne abbiate già letto tutti. Visto che stavolta non
è mancato il clamore mediatico, me ne son stato zitto: non c'erano le solite
storie sconosciute da far conoscere. Ma aspettavo.... sicuro che i miei amici
non mi avrebbero deluso e non sarebbero stati zitti.
Puntuale come una bolletta, difatti è arrivato il
Giornale:
E' vietato dire: "Zingaropoli" Condannati il Pdl e la Lega, ma a
Milano è allarme rom In campagna elettorale il centrodestra aveva predetto il futuro: "Con
Pisapia Milano diventerà una zingaropoli". Fiocca la condanna, ma i rom sono
triplicati davvero di Sergio Rame - 13 giugno 2012, 16:04
Guai a usare il termine "zingaropoli"...
Subito doppiato dall'amichetto
Libero. E io da bravo psichiatra dilettante sono
andato a cercare cosa recitava quel manifesto;
é questo, giusto?
E' vietato (o meglio è condannato), e questo fa
parte, volente o nolente, della polemica politica, anche se su qualcosa riguardo
ad un anno fa. Però rileggo l'articolo di Sergio Rame (e redazione acclusa) e mi
sembra che "politicamente" manchi una riflessione essenziale:
La più grande moschea d'Europa, ammesso che
sia un crimine, qualcuno l'ha mai vista?
+ campi nomadi, ma davvero quest'anno sono
aumentati? Ad essere generoso, soltanto ascoltando le lamentele
dei "soliti noti", mi sembra che c'erano prima e ci sono adesso.
Se proprio proprio vogliamo cercare una differenza: adesso in
qualche modo stanno cercando una qualche forma di stanzialità,
ai tempi di De Corato sceriffo erano sempre gli stessi campi
nomadi che facevano il girotondo in città.
Forse al Giornale si sono confusi col grattacielo di
Sucate, quello in via Puppa...
o col nuovo centro residenziale sorto
in un'area verde:
E per finire:un ricordo da Zingaropoli
Era maggio 2011, battute finali della campagna elettorale, festa VIA PADOVA
E' MEGLIO DI MILANO.
Dopo essere stati accusati da Bossi di essersi defilati per le elezioni,
erano scesi in campo in piazza Costantino alcuni volantinatori di CL, con i loro
foglietti su Zingaropoli e l'insicurezza in città.
Assieme a Legambiente si era organizzato un breve percorso sul naviglio
Martesana per una decina di bambini del campo di via Idro.
Fu così che quei volantinatori finirono circondati dal nostro arrivo, con una
morsa a tenaglia: bambini e Legambiente che sbarcavano dalle canoe, le truppe
meccanizzate (cioè le loro mamme munite di pericolosi passeggini) che arrivavano
contemporaneamente sull'altra sponda.
Gli altri partecipanti gagé della festa applaudirono il nostro arrivo. I volantinatori si
guardarono intorno, decisero che non c'era più religione e tornarono in
parrocchia.
il generale Giap mentre studia la situazione dalla sponda del Mekong
Di Fabrizio (del 26/11/2010 @ 09:17:02 in casa, visitato 2327 volte)
Corriere della SeraFamiglia nomade fa sgomberare gli abusivi:
quell'alloggio era assegnato a noi
MILANO - Rosa quasi non ci credeva più, e invece. Dieci anni di attesa ma
alla fine anche lei e la sua famiglia - marito e quattro figli, sinti italiani
del campo di via Idro - dopo tutta la trafila erano riusciti a scalare la
classifica dell'Aler e ottenere una casa. Peccato solo che quando si sono
presentati a prenderne possesso l'abbiano trovata già abusivamente occupata. Da
una famiglia italiana a sua volta, che solo ieri è stata a sua volta sfrattata:
inizialmente aveva pensato di rivolgersi a sua volta alla Casa della Carità, ma
in serata ha evidentemente trovato il modo di arrangiarsi altrimenti.
«Adesso ci manca soltanto - ironizzava ieri don Virginio Colmegna con amarezza -
che qualcuno scateni la campagna sugli italiani che vengono sfrattati per far
posto agli zingari...».
L'episodio, in verità, rappresenta un capitolo parallelo rispetto al problema
dello svuotamento di quell'altro - più famoso - campo rom di via Triboniano:
quello interessato dalle polemiche degli ultimi mesi sulle famose case Aler che
il Piano Maroni sottoscritto dal Comune destinava, prima che il Comune stesso
cambiasse idea, ai percorsi di uscita dei suoi occupanti. Un'area complessa, una
parte della quale - il vecchio settore bosniaco - si è peraltro già svuotata
quasi del tutto un po' alla volta senza tanto rumore, attraverso gli itinerari
più vari e l'individuazione di alloggi anche sul mercato privato: salvo la
presenza di un'ultima famiglia, attualmente «circondata» dalle altre di origine
romena tuttora in attesa di una soluzione.
Ma la famiglia di Rosa non c'entrava nulla con tutto questo. Quella di
Rosa, come altre famiglie italiane del campo di via Idro, è solo una di quelle
che da molti anni hanno fatto una semplice, regolare domanda in cui segnalare i
propri requisiti per l'assegnazione di una casa popolare. E alla fine Rosa ce
l'ha fatta: presentatevi in via Vincenzo da Seregno - diceva la lettera che le
era arrivata qualche giorno fa - e andate a vivere nella casa che vi è stata
assegnata. Solo che quando ci sono arrivati hanno trovato la porta chiusa e
un'altra famiglia già dentro da anni. Anche in questo caso una donna con un
marito e quattro figli, di origine calabrese. La variazione sul tema è che
questa volta gli abusivi erano loro, e a dover chiedere l'intervento della
polizia sono stati gli «altri».
La polizia è intervenuta ieri. E così nel pomeriggio è stato lui, l'occupante
abusivo italiano, a ritrovarsi in strada con i mobili: le sue proteste davanti
alle telecamere e ai fotografi non sono servite. E oggi la famiglia di Rosa,
salvo sorprese, entrerà nella sua nuova casa.
Di Fabrizio (del 02/08/2012 @ 09:16:41 in Kumpanija, visitato 1852 volte)
(immagine da ilpoetamaledetto.myblog)
La rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
affronta il deserto agostano. Refrigerio, atmosfere incantate e buona compagnia per gli esuli in città
Giovedì 9 agosto ore 20.00 Cena - a seguire, lontani
dalle luci della città, si guarda in cielo se ci sono ancora le stelle
cadenti. Ci terranno compagnia i violini e la fisa dei
FRATELLI GITANI, con un repertorio che spazia da Bach a Brahms, da
Astor Piazzola alle fantasie della musica rom. Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
E se bazzicate poco
gli autori elencati sopra,
seguite le GOOD VIBRATIONS:
Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella, se vedi cadere una stella è perché stai guardando il cielo e se... guardi il cielo è perché credi ancora in qualcosa. Bob Marley
Concerto ad offerta libera. Si cena all'aperto al
Marina Social Rom (in caso di maltempo, in luogo coperto), primi e
secondi, contorno, piatti freddi estivi e piatti
vegetariani - una bevanda a scelta. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE, costo tra i 10 ed i 15 euro (confermare
le presenze
entro martedì 7 agostoQUI
o al 347-717.96.02). Grazie e buona serata a tutti!
Di Fabrizio (del 29/09/2012 @ 09:16:39 in Italia, visitato 2601 volte)
Il terzo appuntamento del ciclo autunnale di Passeggiate d'Autore,
manifestazione organizzata dall'associazione Pluriversi - ci porta in un luogo
"classico" ma solitamente inesplorato della geografia urbana, in quel margine
dove la città la città e la campagna si confondono. Tenteremo di trasformare un
lembo di periferia da non-luogo a territorio popolato da abitanti e segnato da
ville storiche, corsi d'acqua, storie e vicende storiche.. E soprattutto,
entreremo in un luogo precario ed indefinito per antonomasia: il campo Rom di
via Idro, con le sue piccole installazioni (storiche o meno), punti nevralgici,
attività ricreative e lavorative: un villaggio inaspettato e risparmiato dalla
speculazione edilizia, pieno di bambini, spazi verdi e cavalli alle porte di
Milano.
La guida sarà Fabrizio Casavola, che frequenta la comunità Rom locale da oltre
20 anni, autore del libro "Vicini Distanti" (Edizioni Ligera). Sarà anche
un'occasione per parlare direttamente con alcuni degli abitanti e conoscere la
loro vita, alcune delle tradizioni sopravvissute ai tempi e alle trasformazioni
sociali, i cambiamenti che ha vissuto la comunità nella sua permanenza milanese
e le loro aspirazioni. Attorno al campo di via Idro, negli ultimi anni si è
creata una collaborazione forte con associazioni e volontari, già impegnati in
tematiche del quartiere, perché questa piccola comunità possa continuare a
vivere in equilibrio tra la vicina città ed il costituendo Parco della Media
Valle del Lambro.
La Passeggiata si concluderà con un pranzo presso il
Marina Social Rom, il
nucleo abitativo presso cui viene offerta l'accoglienza e il ristoro nel corso
delle iniziative organizzate presso il campo.
L'iniziativa riceve il patrocinio dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali.
Richiesta intervento urgente per emergenza
umanitaria campo Rom Via Idro
Dedichiamo molto del nostro tempo all'impegno civile e sociale e al
miglioramento della qualità della vita nei quartieri di Crescenzago Adriano
Gobba, sia a titolo personale che in qualità di rappresentanti di associazioni e
comitati.
Con la presente, denunciamo che la situazione del Campo Rom di Via Idro si è
aggravata a tal punto da raggiungere un vero e proprio livello di emergenza
umanitaria.
Giorno dopo giorno, le condizioni del campo peggiorano in modo allarmante: manca
la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le fogne
straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perché sono vittime - come altri nomadi e
minoranze etniche - di politiche centrali e locali di discriminazione ed
ingiustizia sociale.
Infatti la sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 ha cancellato il
Piano Maroni che prevedeva, oltre a misure lesive della dignità delle persone,
il finanziamento di un campo di transito in Via Idro e la chiusura entro il 31
dicembre 2011 di quello attuale, regolare e storico.
Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di zona 2?
Perchè non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori diversi)?
Nel ribadire la richiesta ai destinatari della presente ad intervenire
tempestivamente per ripristinare le condizioni di vita normali e rispettose
della dignità e della salute delle persone che vivono nel villaggio di via Idro,
confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di un progetto generale di
riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo scopo di migliorare la
qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e gli abitanti dei
quartieri interessati. I bambini di Via Idro si stanno ammalando. Fate presto, prima che sia
troppo tardi!
In attesa di un positivo riscontro, i migliori saluti.
Carlo Bonaconsa, Comitato Vivere Zona 2
Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla
Laura Coletta, Associazione "Elementare Russo"
Gabriella Conedera, Scuola Elementare di via Russo
Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2
Giuseppe Natale, Anpi Crescenzago
Antonio Piazzi, Anpi Crescenzago
Paolo Pinardi, Martesanadue
Lettera aperta a:
- Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
- Assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino
- Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli
- Presidente del Consiglio di Zona 2, Mario Villa
QUIinvece trovate la lettera scritta al sindaco dalla scuola elementare
Russo
Nel frattempo, ricevo da Alberto Ciullini:
Strage, stragi, ed emergenze umanitarie nell'indifferenza
Questo l'intervento
che a nome del gruppo di SEL ho letto ieri sera in Consiglio di Zona 2.
Presidente, consiglieri,
avremmo voluto intervenire perché questi giorni sono
giorni particolari: le date che vanno dal 12 al 15 dicembre, sono giorni densi
di significato per Milano, la sua storia ma anche per la storia e la coscienza
di tutto il Paese. Sono i giorni in cui è indispensabile fermarsi e ricordare
uno degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del questo Paese:
una strage, la strage di piazza Fontana, con cui 42 anni fa si avviava la
strategia della tensione e delle stragi di Stato. Bene ha fatto il Consiglio
comunale a riunirsi in seduta straordinaria per commemorare le 17 vittime
innocenti e a proporre l’istituzione della Giornata della memoria cittadina per
"conservare una viva memoria del nostro passato, soprattutto a vantaggio di
quanti non erano presenti: un segno di grande maturità democratica, che permette
di offrire alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ciò che accadde
e di partecipare in maniera responsabile alla diffusione di una coscienza
civile". Una strage, 17 vittime e 88 feriti cui vanno aggiunti Giuseppe Pinelli,
la 18° vittima innocente come ha detto giustamente il Presidente Napolitano, e
gli ulteriori tre feriti: Licia Pinelli e le sue due figlie. Una strage rimasta
giuridicamente impunita, costituendo uno schiaffo vergognoso alla memoria di
quelle vittime e al dolore dei loro famigliari, ma non senza colpevoli: perché
la verità storica su quella strage e su quelle che ahinoi si susseguirono negli
anni successivi è ormai acclarata e certa: manovalanza neofascista e regia degli
apparati deviati dello Stato.
Di questo avremmo voluto parlare e ricordare. Ma
la cronaca degli ultimi giorni ci ha purtroppo portato all’attenzione fatti di
una gravità inaudita per un paese che vuole essere democratico e civile. Prima a
Torino e poi a Firenze due episodi apparentemente diversi ma uniti dallo stesso
filo conduttore: l’intolleranza verso il "diverso".
A Torino abbiamo assistito a
quello che molti osservatori hanno giustamente definito un pogrom, che non è
sfociato in tragedia solo per fortuna e casualità. La caccia al Rom perché non
può che essere il Rom a commettere certi atti, non importa se addirittura
inventati: la caccia al Rom è "a prescindere".
A Firenze la strage c’è stata,
due morti e un ferito gravissimo, anche per il ritardo, dobbiamo dirlo, con cui
il criminale è stato intercettato. Un cittadino italiano, bianco, ha sparato
uccidendo due senegalesi e ferendone molto gravemente un terzo. Non soddisfatto
dopo due ore circa ha riaperto il fuoco contro altri cittadini senegalesi per
poi spararsi suicidandosi. Ora qualcuno tenta maldestramente di derubricare il
fatto a pura follia, ma sappiamo invece che se di follia si tratta, stiamo
parlando di lucida follia xenofoba, razzista, neo-nazista. Del resto agli
ambienti che si rifanno e ispirano a queste reiette ideologie il criminale senza
alcun dubbio apparteneva.
Due episodi apparentemente diversi, lontani, separati
ma che trovano ahimè un comune denominatore: quel mix di ignoranza e
sottocultura, che negli ultimi venti anni è stato coltivato, coccolato, aizzato,
alimentato con cinica e fredda volontà da tutti quelli che hanno parlato e
parlano di invasione, calata dei barbari, supremazia culturale, pulizia etnica
ecc.
Due episodi che ci devono far riflettere per fare in modo che il terreno di
coltura di queste folli ideologie non venga alimentato anche solo dalla fatica,
dalla ignavia, dalla pigrizia che ci possono anche involontariamente cogliere.
E
allora dobbiamo evitare che nel nostro territorio, quello della nostra zona, si
consumi un’emergenza umanitaria nell’indifferenza dei cittadini e delle
istituzioni, solo perché stiamo parlando degli ultimi fra gli ultimi. Stiamo
parlando del campo di via Idro, nel quartiere di Crescenzago. Il campo, giorno
dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi,
gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne
straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il
futuro.
E le vittime sono prima di tutto i bambini, le donne, gli anziani, i
soggetti più deboli e indifesi.
I rom che abitano in Via Idro vi risiedono da
anni, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata
assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove
una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Questa grave e
insostenibile situazione ci viene segnalata dai cittadini del campo ma anche
dalle associazioni, dai gruppi, dalle organizzazioni, dai partiti e dai semplici
cittadini che negli ultimi anni hanno cercato di trovare concordemente strade e
percorsi per uscire dalla perenne precarietà ed emergenza.
Chiediamo che si
intervenga subito perché lasciare abbandonata al degrado una struttura che,
ricordiamolo, è di proprietà comunale, può solo favorire l’instaurarsi di
fenomeni e derive pericolose e rischiose, come purtroppo le cronache di questi
giorni ci dimostrano. Non governare le situazioni di difficoltà e criticità è il
miglior modo per farle degenerare con il fondato rischio di non controllarle
più.
In questo momento non ci interessa neppure, paradossalmente, ragionare
sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo il decreto "emergenza nomadi" e i successivi decreti attuativi che hanno determinato per
migliaia di nomadi l’esposizione a gravi violazioni dei diritti umani, come
denunciato da organismi regionali e internazionali negli ultimi anni e da un
recentissimo documento redatto da Amnesty International. Non ci interessa
ragionare ora come affrontare definitivamente la questione, anche se è
indispensabile e non prorogabile una di discussione serena e seria su questo
tema.
Oggi chiediamo "solo" che si intervenga subito a garantire condizioni di
vita civili, trovando una soluzione rapida almeno alla fornitura della corrente
elettrica! Perché vorremmo essere convinti di vivere ancora in una città civile
dove non devono passare 6 mesi perché si riesca ad attivare un’utenza elettrica.
Premessa: scrive
il Giorno, riprendendo una velina del Comune di Milano che l'altroieri, "E' stato smantellato dalla Polizia locale di Milano
un insediamento abusivo di rom all'interno del campo autorizzato in via Idro..."
ma, l'insediamento non si trovava all'interno del campo, ma a 100 m. di
distanza. Lo stesso insediamento era già stato svuotato proprio un mese fa, e
già due giorni dopo si era riformato, anzi era raddoppiato. In compenso, il capo
dei vigili ne ha approfittato per fare una visita anche nel "campo autorizzato".
Così si è recata nella piazzola dove sinora si era mangiato, nel corso delle
iniziative di
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?(immagino che non si sia bevuta neanche un caffè), dicendo che era
illegale svolgere attività simili senza permesso del comune. Ha detto che si
sarebbe dovuto chiedere questo permesso all'assessore Pierfrancesco Majorino (assessore.majorino@comune.milano.it)
ed al suo collaboratore Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it).
Ha aggiunto che una risposta sarebbe arrivata ieri mattina stessa
e che lei comunque sarebbe tornata giovedì sera al campo assieme alla
Guardia di Finanza.
Martedì notte ho inviato una mail e mercoledì mattina una signora del campo
era in Largo Treves a compilare i documenti del caso. La risposta arriva, alle
17.30 di ieri: "si esprime parere favorevole alle seguenti condizioni:
siano rispettate le normative vigenti relative ai campi e
in generale siano rispettate le norme per le iniziative svolte in luogo pubblico.
La presente nota è indirizzata anche alla Polizia Locale per conoscenza e per
quanto di competenza."
La cuoca a questo punto è dell'idea di farlo lo stesso, io sono con
lei, ma gli altri (soprattutto gli uomini, va detto) hanno paura di qualche "tiro mancino". Ne discutiamo sino alle
19.30, la maggioranza decide di NO.
Ovviamente dispiace moltissimo, più a me che a voi, però a botta calda
preferisco limitarmi a questo noioso elenco di cosa è successo a poco meno di
due giorni dell'iniziativa. Ci sarà tempo per risposte più ragionate, a mente
fredda.
Mi limito a ricordare che resta valido
quanto scritto un mese fa, nel comunicato che annunciava la serie di iniziative
proposte alla città:
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso
ripristino di un servizio elettrico a norma;
incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Di Fabrizio (del 14/10/2012 @ 09:15:55 in Italia, visitato 1881 volte)
Da Martesana2
Nei giorni scorsi presso il centro polifunzionale situato al centro del campo
rom di via Idro si è riunita la commissione coesione sociale del consiglio di
zona 2.
Molti consiglieri sorpresi nel vedere per la prima volta questa bella struttura;
ancor di più nell'apprendere che la corrente elettrica con cui era illuminato il
centro proveniva da un allacciamento abusivo in quanto A2a e l'amministrazione
comunale da circa 2 anni non hanno ancora risolto il contenzioso aperto mettendo
finalmente
in sicurezza la cabina elettrica e sopratutto l'intero campo dove con l'inverno è
a repentaglio la salute degli abitanti, vecchi e bambini in particolare.
Una discussione interessante che ha visto la partecipazione diretta di alcuni
rom e associazioni del territorio.
Qui di seguito la delibera approvata dalla commissione:
AL SINDACO DI MILANO
ALL’ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE SOCIALE
ALL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E SERVIZI PER LA SALUTE
AI GRUPPI CONSIGLIARI DEL COMUNE DI MILANO
Considerato
Che il documento intitolato Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 (Proposta
del Comune di Milano del 6 luglio 2012) è stato fatto pervenire ai Consigli di
Zona con la richiesta che essi fornissero liberamente eventuali contributi prima
della stesura finale del progetto stesso (comunemente denominato "Piano Rom").
Che il Consiglio di Zona 2 apprezza tale iniziativa, come tutte quelle che vanno
nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei Consigli di Zona nelle
decisioni che riguardano il territorio milanese, e desidera offrire il proprio
contributo.
Visti:
Il Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015;
la delibera approvata dal Consiglio di Zona 2 in data 5 giugno 2012, intitolata
"Progetto di Riqualificazione del campo rom di via Idro";
la delibera approvata dal Consiglio di Zona 4 in data 6 settembre 2012 dal
titolo "Osservazioni Piano Rom";
il progetto di "Villaggio solidale" presentato da alcune associazione della zona
2, inerente il campo di via Idro;
le osservazioni presentate durante le commissioni Coesione Sociale, Inclusione e
Sicurezza della zona 2 del 17 luglio 2012 e 23 luglio 2012;
il documento Dall’emergenza alla Normalità, della Consulta rom e sinti di
Milano;
il documento di Amnesty International Tolleranza zero verso i rom. Sgomberi
forzati e discriminazione verso i rom a Milano.
In relazione al testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015
il Consiglio di Zona 2 chiede:
Che si preveda anche nei successivi passaggi della stesura e messa in pratica
del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, il coinvolgimento, dei
rappresentanti delle comunità rom, sinti e camminanti, dei Consigli di Zona,
degli enti non-profit che lavorano con le dette comunità e che venga
conseguentemente costruito un calendario di incontri a scadenza regolare.
Che siano inserite nel piano tutte le informazioni sui fondi stanziati per
l’anno in corso e sulla previsione di quelli "impegnabili" dal 2013 al 2015 per
capitoli di spesa. A tal fine è necessario che si faccia chiarezza in merito
alle risorse impiegate negli ultimi anni, sempre per capitoli di spesa
(sgomberi, manutenzioni ordinarie e straordinarie, fondi girati per le attività
di assistenza affidate agli Enti no-profit ecc..), con particolare riferimento
al "piano Maroni" (si veda Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p. 3).
Che in vista del censimento previsto vengano attentamente vagliati i dati già in
possesso dell’amministrazione, in modo da evitare lo spreco di risorse,
razionalizzando l’operazione e rendendone i risultati più durevoli nel tempo. Il
censimento dovrà avere esclusivamente caratteristiche socio-anagrafiche e
rispettare appieno le norme sulla privacy. Al fine di una corretta raccolta e
valutazione dei dati e per evitare sprechi, venga prevista nel progetto la
sospensione degli allontanamenti nei campi informali per un periodo congruo.
Che, in collaborazione con i rappresentanti delle comunità rom sinte e
camminanti, i Consigli di zona, e gli enti no-profit che operano con tali
comunità, vengano individuate e rese pubbliche le priorità di intervento sulla
base dei dati emersi.
Che nel testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 siano citati dati
ricavabili da precedenti inchieste e censimenti relativi anche ai campi comunali
o "regolari", soprattutto per quanto riguarda il grado di scolarizzazione e di
occupazione lavorativa, dati probabilmente diversi da quelli relativi ai campi
informali o "irregolari" (forniti in sintesi citando uno studio della Casa della
Carità nell’attuale versione del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p.
4), ma che mancano nel testo. Nella bozza del progetto, infatti, l’ipotesi del
"superamento dei campi come modello abitativo stabile" (ibidem), che
riguarderebbe anche i campi comunali, si presenta come ispirata dai dati citati,
riguardanti però i soli campi informali (i cosiddetti campi "irregolari").
Probabilmente si tratta di una svista. La consequenzialità del ragionamento
dalle sue premesse, infatti, così com’è sembra basarsi su una supposta
equivalenza dei dati sui campi informali con quelli sui campi comunali tutta da
dimostrare. Consigliamo di rivedere questo punto del testo.
Che venga rimessa in discussione l’idea del "superamento dei campi" come
principale linea-guida del piano, o che comunque venga meglio giustificata e
riempita di un significato non rigidamente appiattito sulla questione abitativa.
Questo, per non limitare in partenza la gamma delle soluzioni possibili, tenuto
conto che problematiche diverse nelle singole e peculiari realtà dei campi
necessitano di soluzioni diverse. Suggeriamo di parlare in alternativa, nel
testo definitivo, di "superamento del degrado dei campi" o di "superamento della
marginalità" per la popolazione rom, sinta e camminante.
Che sia prevista nel testo la riqualificazione e la messa in sicurezza dei campi
comunali, anche nell’ottica del superamento delle condizioni di degrado, di
emarginazione e per migliorare la vivibilità degli stessi (allegata mozione
Consiglio di Zona 2 sul Campo di Via Idro).
Che si preveda il coinvolgimento nei comitati di gestione dei campi regolari dei
Consigli di Zona interessati.
Che si eviti di usare nel testo la parola "integrazione", che è possibile in
molti casi sostituire con la parola "cittadinanza", e che si evitino riferimenti
ovvi e superflui alla legalità e al rispetto delle leggi.
Che sia più precisamente delineato nel progetto il percorso di accompagnamento
sociale che si intende attuare, che deve prevedere figure di mediatori culturali
e percorsi formativi finalizzati, per ciò che riguarda l’inserimento nel mondo
del lavoro. A questo proposito è importante riattivare esperienze di lavoro
tramite cooperative sociali (quali la Laci Buti di via Idro) favorendo anche la
qualificazione professionale dei soci lavoratori onde poter consentire alle
stesse di operare sul mercato e di essere in grado di acquisire commesse sia da
parte di soggetti privati che da parte delle pubbliche amministrazioni
(inizialmente anche mediante affidamenti diretti). E’ fondamentale che i primi
ad affidare commesse a queste cooperative siano il Comune e gli Enti come
l’AMSA. La stessa manutenzione ordinaria e straordinaria dei campi può essere
affidata a tali cooperative. Si devono in generale favorire le forme di auto
imprenditorialità, come, per esempio, la nascita di cooperative di artisti e
musicanti di strada o la raccolta di materiali di recupero (ferro, ecc.). Il
comune può inoltre sostenere progetti validi ideati da persone rom sinte e
camminanti e/o da associazioni loro vicine, e/o farsi partner nella
partecipazione di tali progetti a bandi di finanziamento indetti da altri enti
pubblici e privati. Ultimo, ma non per importanza, il Comune di Milano deve
farsi promotore di azioni specifiche finalizzate all’emersione del lavoro
sommerso, essendo questa tipologia di lavoro molto diffusa nella popolazione rom
e sinta.
Per quanto riguarda gli allontanamenti dai campi informali:
- Che siano innanzitutto previsti dei percorsi che possano aiutare gli abitanti
di tali campi a superare la propria condizione di irregolarità sul piano
abitativo. Essi devono essere coinvolti nella costruzione di un progetto
condiviso che, con il supporto di esperti e mediatori culturali, possa condurre
alla soluzione del problema senza la necessità dell’allontanamento forzato e nel
rispetto del diritto all’autodeterminazione del singolo.
- Che gli allontanamenti siano eventualmente effettuati solo come ultima
risorsa, dopo che sia stata presa in considerazione ogni altra alternativa
possibile.
- Che siano effettuati nel rispetto del diritto e degli standard internazionali.
Le tutele procedurali richieste dal diritto internazionale sui diritti umani
devono essere poste in essere prima dell’effettuazione di ogni sgombero, in
particolare i requisiti della consultazione reale per considerare ogni
alternativa possibile, della fornitura di informazioni sullo sgombero, di
adeguato preavviso, di rimedi effettivi, di indennizzi e di adeguato alloggio
alternativo.
- Che vengano adottate misure, incluse linee guida, per garantire che tutti i
funzionari coinvolti siano dotati di indicazioni chiare sulle garanzie che
devono essere prese, affinché le operazioni avvengano legalmente e in conformità
con gli obblighi esistenti.
- Che, nel caso dei residenti in campi già chiusi o in fase di chiusura che
hanno già accettato soluzioni alternative di alloggio, sia garantita loro la
sicurezza del possesso. Che sia garantita, non solo l’assistenza ed il supporto
immediati, ma che gli stessi siano assicurati nel tempo. A tal fine è
fondamentale che i competenti uffici comunali – meglio se decentrati e/o
collegati con i Consigli di Zona - siano messi in condizione di funzionare".
Che in ogni caso le iniziative che questo piano metterà in atto (le quali, lo
ribadiamo, devono essere frutto di processi decisionali ampiamente partecipati e
condivisi, che dovranno coinvolgere soprattutto i diretti interessati e i loro
rappresentanti), abbiano carattere duraturo e non seguano logiche emergenziali.
Di Fabrizio (del 22/06/2012 @ 09:15:49 in blog, visitato 3240 volte)
Lo scorso febbraio il professor Dimitris Argiropoulos mi
chiese un contributo scritto per la rivista Educazione
Democratica. Senza l'assillo della sintesi da blog, diedi sfogo
alle mie turpi voglie di scrivano logorroico. Ora che il pezzo
è (finalmente) online, potete leggerlo e
farmi sapere cosa ne pensate.
I Rom ed i blog, o più precisamente, la galassia romanì e la comunicazione
via web... potrebbe sembrare un argomento simile a quello dei cavoli a merenda.
Mi rivolgo a quanti hanno di queste popolazioni un'immagine immutabile: gente
che ancora gira il mondo a bordo di variopinti carrozzoni, vestita in maniera
abbastanza "casual" e di cui non sappiamo cosa fa per vivere. Dimenticandosi,
che proprio il DOVERSI spostare (più per obbligo che per libera scelta), il
sapersi adattare e ritagliare nicchie di sopravvivenza in ambienti
tendenzialmente estranei, sono il volano per recepire i cambiamenti esterni con
più velocità rispetto alle cosiddette società maggioritarie.
Un altro aspetto di cui tener conto, è che nonostante le chiusure reciproche, il
nostro ed il loro mondo si sono mischiati e continuano a farlo, per cui anche
tra Rom, Sinti, Kalé, Romanichals troviamo
individualità che sono emerse, come
anche fasce (tuttora minoritarie) di medici, giornalisti, avvocati, o altri
professionisti.
Per non perdere il filo di questo discorso già dopo queste poche righe:
dobbiamo quindi prestare attenzione ad un ipotetico Rom medio, senza sapere in
partenza chi sia, se sia mai andato a scuola e dove, se abbia una casa o meno,
che tipo di relazioni abbia con gli altri appartenenti alla sua comunità estesa
(Kumpanija). Insomma, tutte questioni che diamo per scontate ed assodate come
base delle NOSTRE comunicazioni sociali che attualmente deleghiamo ANCHE alla
rete telematica.
Aggiungo infine che da decenni l'informatica pervade vari aspetti tanto del
lavoro, che del tempo libero o della vita quotidiana, e già vent'anni fa un Rom,
magari senza casa o corrente elettrica, cominciava ad interagirvi, anche solo
con un videogioco nel bar accanto al campo, oppure nel cantiere edile o nella
cava dove lavorava.
Verso la metà degli anni '90, tramite un progetto comunale, coordinavo una
piccola redazione rom del campo di via Idro a Milano, nel realizzare un
bollettino scolastico su carta, dal nome
IL VENTO E IL CUORE. I primi tentativi
di scolarizzazione di quel gruppo risalivano a 10 anni prima, il problema allora
sul tappeto era di recuperare uno storico gap di comunicazione.
Non c'erano molti mezzi: un vecchio computer 386 e casa mia come redazione, con
colazione e riunioni mattutine al bar sotto casa (nessuno dei vicini ebbe mai
niente da dire).
Usare un computer da parte di chi a malapena sapeva leggere e scrivere, poteva
sembrare un azzardo: viceversa scoprii che anche per loro era più facile
esprimersi così che con carta e penna. La grammatica mentale dei Rom, abituati
ad esprimersi con concetti semplici ma evocativi, la mancanza di timore nel
rivolgersi agli estranei, era un linguaggio ideale per rivolgersi ai bambini,
anche quando si scriveva di teatro, di lavoro, di leggi o di tradizioni. Il
fatto poi che nel nucleo famigliare Rom le generazioni parlino tra loro
costantemente, aiutò parecchio a trovare gli argomenti e i testimoni.
Quel giornale divenne un importante strumento di aggregazione:
INTERNO- man mano anche gli altri componenti dei campi partecipavano alla
raccolta delle notizie, a piegare le pagine fotocopiate, a farsi fotografare, a
chiedere quando sarebbe uscito il prossimo numero. Arrivarono col tempo i
contributi di altri campi, di Rom di passaggio... Le pagine, da 4 dovettero
passare ad 8.
ESTERNO- Una tiratura di quattrocento copie (ma probabilmente la divulgazione
era più ampia), e corrispondenze con scuole, giornali, anche TV, facemmo di
tutto per girare e farci conoscere. Scoprimmo che avevamo lettori in tante città
d'Italia e anche all'estero.
Ricevevamo corrispondenza da tutta Italia e dalla Spagna, come non lo so. Non
c'era ancora internet, ma la rete c'era già, per niente virtuale: discendeva dal
sistema di comunicazioni informali che sempre hanno legato i vari gruppi sparsi
nel continente. Insomma, la diaspora li aveva resi più "moderni" (più reattivi
al cambiamento) di noi, ed avevamo solo trovato il media per dimostrarlo.
Quel bollettino chiuse dopo un paio d'anni, quando il comune smise di
finanziarlo, in preda ai suoi ricorrenti mal di pancia politici.
Nel frattempo internet stava diventando un fenomeno di massa in tutto il mondo
(nella sola Italia tra il 1998 ed il 2000 raddoppiavano i collegamenti alla
rete), ed in modo del tutto autonomo, ignari del nostro giornalino scolastico,
anche alcune elite intellettuali di Rom e Sinti cominciavano a comunicare tra
loro via web, colmando la distanza geografica.
Nel 1999 un Rom di origini ucraine, Valery Novoselsky, diede vita al primo
nucleo di un network che tramite internet comprendeva le varie comunità sparse
nel pianeta, quello che attualmente è il
Roma Network, oggi strutturato come una
vera e propria OnG, che raggruppa diversi siti, innumerevoli gruppi di
discussione su Google e Yahoo ed anche un canale Youtube.
Questo network, grazie all'impegno di Valery Novoselsky che non è mai calato
negli anni, è proseguito col contributo di nuove figure, e con il supporto
finanziario della
Fondazione Soros, la tal cosa gli ha anche alienato le
simpatie di alcuni settori romanì contrari a questa presenza USA mascherata,
sulle questione continentali. Difatti col tempo il network si è caratterizzato
non solo come agenzia informativa dalle molte teste, ma anche come il tentativo
di creare una lobby in grado di condizionare le politiche dei paesi dell'Europa
Orientale e di fare pressione sulle organizzazioni comunitarie dell'Europa
Occidentale.
Considerazioni politiche a parte, Roma Network si è però sempre caratterizzato
per la sistematicità quotidiana delle informazioni fornite, la professionalità e
serietà negli argomenti trattati ed anche per la varietà dei giudizi e delle
opinioni riportate.
Se qualcuno volesse conoscere di più su questa galassia, nel 2009
Aggiornamenti
Sociali pubblicò un articolo dedicato ai principali siti europei, con una breve
appendice sul panorama italiano del momento.
Verso la fine degli anni '90 in Italia su internet non si trovava molto
materiale su Rom e Sinti. C'era dal 1997
O Vurdón di Sergio Franzese e forse il
sito di Alberto Melis, che resistono tuttora. Prendendo esempio da loro, anch'io
feci una piccola pagina web. Precisazione necessaria: al di là della qualità
delle notizie riportate e delle rispettive esperienze, né Franzese, né Melis né
io siamo rom o sinti.
Tramite le notizie pubblicate, mi trovai a corrispondere con altra gente in
Italia, che stava sperimentando esperienze simili. Quando la corrispondenza fu
tanta, decidemmo di renderla pubblica, prima in una nuova pagina web (che oggi
non c'è più), poi in due gruppi di discussione (uno esiste tuttora) e nel 2004
in un primo blog. Infine con un secondo blog
(questo, ndr.), che diede più possibilità di
organizzare un lavoro creativo e collettivo.
Inizialmente cercavo informazioni, ma a parte i siti di Franzese e Melis non
trovavo molto. C'erano invece molte pagine in inglese, francese, talvolta in
spagnolo o romanés... e le storie che raccontavano potevano interessare. Le
tradussi per metterle online.
Mi chiedevo: perché di queste notizie non circolava niente in Italia? Perché era
più facile sapere cosa facevano i Rom in Romania, in Germania, e non cosa
succedeva in Italia? Diversi? Ancora troppo selvatici?
Qual era la situazione generale in Italia su Rom e Sinti, una decina circa di
anni fa?
Da un lato, andava esaurendosi la stagione, iniziata negli anni '70-'80, di
attenzione da parte delle istituzioni, e al riformismo andava pian piano
subentrando l'abbandono. Dall'altro quella stagione aveva creato un soggetto
forte: l'Opera Nomadi nazionale, ed una rete di esperienze associative, piccole
ed attive a livello locale, a base soprattutto volontaria.
Il dibattito interno a queste organizzazioni era anche di buon livello, ma
assolutamente non condiviso a livello nazionale, per non parlare di livello
europeo. Erano, a mio giudizio, gruppi impermeabili ed autoreferenziali.
In quel periodo, più che la forma (sito, gruppo telematico di discussione,
diario o blog) mi interessava la possibilità di far circolare informazioni fuori
dai soliti gruppi ristretti. Per questo, il primo passo fatto di comune accordo
con i pochi corrispondenti di allora, fu di uscire allo scoperto e mostrare che
scambiarsi informazioni tra realtà distanti tra loro, potesse dar vita ad un
dibattito aperto e continuativo.
Come scelta conseguente: quella di fornire anche in italiano notizie su quanto
avveniva - si discuteva, nelle comunità rom e sinte all'estero, che sul piano
comunicativo erano più avanti dell'Italia.
Dietro questa scelta c'erano motivazioni diverse:
Le cronache estere danno meno occasioni di polemica di quelle italiane.
Contribuiscono anche ad allargare la propria visuale, ci sono problemi simili e
ci sono rom/sinti, associazioni e stati che provano ad affrontarli.
Le varie comunità rom e sinti stanziate da tempo in un territorio, hanno via via
maturato una propria storia autonoma, che a sua volta presenta similitudini e
differenze con altre esperienze locali, ma che valgono anche come "laboratorio"
per le future politiche di integrazione dei gruppi arrivati in tempi più
recenti.
E' la dimostrazione di essere in tanti. A dire il vero in Italia SI DICE che
siano appena 150.000, quindi per la legge dei numeri, se si volesse fare
qualcosa, sarebbe possibile. Ma, questi 150.000 possono (volendo) farsi forza
della presenza di 8, 10, forse 12 milioni di rom/sinti nel mondo (in pratica un
paese come l'Austria o la Danimarca).
Infine, che non esiste la sola visuale nazionale; determinate questioni sono
affrontabili più facilmente a livello locale, altre necessitano di un progetto
complessivo sovranazionale.
Ovviamente, difficoltà e diffidenze reciproche rimangono, ma la possibilità di
scambiarsi opinioni ed esperienze anche a lunghe distanze in tempo quasi reale,
ha secondo me contribuito (tra le tante altre ragioni) alla creazione del
Comitato Rom e Sinti Insieme nel 2007, la prima esperienza unitaria e federativa
gestita dai diretti interessati (parlando sempre di difficoltà e divergenze: il
comitato si sdoppiò presto in due federazioni separate).
Oggi ovviamente le varie organizzazioni ed associazioni sono presenti su
internet con siti istituzionali ben strutturati. Esiste un'attenzione crescente
da parte dei media locali e nazionali. Ci sono diversi blog (qualcuno con pochi
articoli, altri aggiornati regolarmente - ma questa è una caratteristica propria
dei blog) che in questi ultimi anni sono nati prima per volontà di qualche
"testimone illuminato", poi vedendo la presenza di un ristretto gruppo di
intellettuali rom e sinti, infine col coinvolgimento di parti (ancora
minoritarie) di quei "Rom e Sinti medi" di cui accennavo all'inizio.
Nel frattempo, in Italia e altrove, l'informatica sta lentamente diffondendosi
anche nei campi-sosta o negli insediamenti più deprivati. Anche dove mancano i
collegamenti telefonici via cavo, ogni tanto capita di trovare computer, magari
di seconda mano, e collegamenti internet tramite chiavetta. A volte, la rete
viene adoperata solo per scaricare musica (magari dal paese di provenienza,
qualcosa di simile alle trasmissioni estere captate dal televisore) o per la
ricerca di lavoro e altre informazioni. A volte internet, chat e posta
elettronica servono per mantenere i contatti con parenti lontani. O
letteralmente per salvare la pelle: ad esempio l'estate scorsa in Repubblica
Ceca e in Bulgaria ci sono state violente manifestazioni ed attacchi fisici alle
comunità rom in diversi luoghi di quei paesi; esattamente come i gruppi razzisti
coordinavano le proprie azioni via web, così le comunità rom si tenevano in
contatto, per aggiornarsi sulla situazione, nella paura costante di uscire dai
propri quartieri.
Più recenti e meno drammatici: i recenti "sbarchi" su Twitter e Facebook,
soprattutto da parte della fascia più giovane della popolazione rom e sinta. Mi
sembra che il motivo principale sia la curiosità e la necessità percepita di
intrecciare relazioni con i coetanei della società maggioritaria, relazioni che
nei secoli sono sempre state osteggiate tanto dalle NOSTRE che dalle LORO
famiglie. La neutralità dello schermo, unita al fatto che su internet la
comunicazione è prevalentemente multidirezionale, favorisce questo tipo di
approccio, anche se il rischio di FLAME è sempre dietro l'angolo. Credo che più
delle tematiche prettamente politico-sociali, un tipo di approccio maggiormente
disimpegnato come questo, possa essere uno degli aspetti chiave di coesioni
future; anche se occorre capire come ciò possa evolvere in forme di conoscenza e
rapporto meno virtuali.
Intanto, sulla spinta dei primi "pionieri" sul web, nei vari blog e gruppi di
discussione, oltre che sui massimi sistemi, si inizia anche a confrontarsi su
questioni pratiche, con timidi interventi di qualcuno che vive nei campi: non è
un "intellettuale" nel senso comune del termine, ma quantomeno è cosciente di
essere parte in causa di questioni che lo riguardano direttamente. Quel "Rom o
Sinto medio" senza il cui contributo e coinvolgimento non si andrà da nessuna
parte.
Oggi siamo al paradosso che tutti possono parlare di/per Rom e Sinti, quindi
sarebbe importante discutere anche di come lo si fa. Non mi riferisco agli
argomenti da trattare, perché questo "Rom o Sinto medio" sfugge ancora alle
definizioni: Cos'è?
Parte di un popolo?
Cittadino?
Minoranza nazionale o sovranazionale?
Disadattato cronico?
Fonte di guadagno del nostro associazionismo?
Tutti gli argomenti possono andare bene, non è il COSA, mi riferisco esattamente
al COME.
A tal proposito, spesso mi è capitato di fare questo esempio:
A Roma ho un amico, lui si occupa di
informazione sull'Africa e io su Rom e Sinti. Qualche anno fa, per farci due risate, gli segnalai un articolo in
inglese di di Binyavanga Wainaina, scrittore e giornalista keniano, articolo che
in seguito venne tradotto in italiano sulla rivista
Internazionale. Citando
tutti i possibili luoghi comuni che si riferiscono all'Africa, il tono era
simile:
Usare sempre la parola "Oscurità" e "Safari", Primordiale e Tribale. Usare i
termini Tragedie ed immutabilità dell'Africa. Ma parlare dei Tramonti, della
Musica che hanno nel sangue. I bambini devono essere sempre nudi, meglio se
sottopeso.
Parlare dell'Africa come se fosse un unico grande paese, senza città, senza
industrie e università, ricco solo di animali feroci e guerre tribali.
Poi c'è bisogno di un nightclub chiamato Tropicana, da condividere con
mercenari, guerriglieri, prostitute ed Africani arricchiti. Terminare citando
Nelson Mandela, o dire qualcosa sull'arcobaleno, perché voi siete persone
sensibili.
Sarò sintetico: c'è chi è convinto di fare giornalismo "scomodo" (o addirittura
d'inchiesta), mostrando distese di roulotte, bambini seminudi, donne vestite con
le gonne lunghe.
Io credo che quella sia cronaca, spesso doverosa ma cronaca. Nel senso che non
cambia la nostra percezione e non aumenta la conoscenza. In effetti libri,
giornali, internet stessa traboccano di immagini simili.
Una volta che l'immagine è stata digerita, tutto torna come prima, anzi è come
essere vaccinati. Però sono immagini vere, mi direte... Lo so, come sono vere le
immagini di un incidente ferroviario, o del fondoschiena di una qualche
cantante... si suppone che, diritto di cronaca a parte, la maggioranza di noi
non viva in roulotte, non sia scampata ad incidenti ferroviari e non abbia il
fisico di Jennifer Lopez...
Da una parte c'è un sistema dei media che privilegia la notizia più vendibile.
Dall'altra, la reazione del "lettore medio", che per comodità dividerà le
notizie che gli arrivano a quintali, tra storie di cui ha esperienza o viceversa
in una sorta di mondo alieno.
Alieno, appunto: Il problema del conoscere, è che nessuno ha bene idea di dove
partire. Ad esempio, prima accennavo alla mancanza di cifre su quanti siano in
Italia i Rom e i Sinti. La confusione aumenta quando il Consiglio d'Europa
rimprovera all'Italia di non fornire dati esatti, che invece mancano anche a
livello europeo. Mi capita, nell'arco della stessa giornata, di leggere che sono
8 milioni, anzi 10, o 12. In alcuni paesi, come ad es. la Slovacchia, le cifre
variano da 200.000 a 1 milione.
Comunque, ...l'80% dei Rom è concentrato in Europa, in condizioni simili quasi
ovunque. Quindi, se è giusto sapere che la loro origine probabilmente è indiana,
possiamo lo stesso considerarli uno dei popoli fondanti del nostro continente,
dove sono presenti dal tardo medioevo, quando non esisteva quasi nessuno stato
nazionale di oggi. Inoltre il nomadismo, l'artigianato e l'assenza della scuola
erano diffusi (come il nomadismo economico e politico del resto) e solo con il
formare degli stati nazionali sono declinati.
In realtà, la loro storia va paragonata alle tante minoranze, che in 1000 anni
di storia europea si son trovati a scegliere tra assimilazione o sterminio.
Apposta, ho usato la parola assimilazione, che è una parola brutta quasi quanto
sterminio. Perché sono le alternative che l'Europa offre da quando ha coscienza
di essere continente, diciamo dalle crociate. Faccio notare che in questi secoli
ce ne sono di Rom che si sono assimilati, si sono annullati, e quindi non ha
senso chiedere "quando saranno assimilabili"? Cosa sappiamo di loro? Attraverso
i media conosciamo di più degli ultimi arrivati che di quelli che sono qui da 50
anni, o da secoli, come ad esempio i Rom abruzzesi.
Tutto il meccanismo informativo ne viene distorto. Perché va da sé che chi sia
arrivato da poco, porti situazioni più problematiche di chi è già insediato da
tempo. Sia chiaro, non lo affermo per un malinteso razzismo, la mia è solo
un'osservazione logica
Di chi è arrivato in quei campi prima di loro, oggi si parla poco - se non si
parla affatto. Non so cosa sia meglio tra il terrore o il silenzio delle
cronache. Cosa fanno? Quello che posso testimoniare, è che se qualcuno volesse
informare in maniera "corretta", può farlo anche in una situazione estrema come
quella dei Rom rumeni a Milano.
Dieci anni fa rappresentavano l'Italia ad un
concorso musicale in Grecia, o volevano instaurare una scuola di musica a
Milano.
Una squadra di calcio che è nata nell'ex campo-inferno di Triboniano, si è
allargata ad immigrati di altri paesi, per due anni consecutivi ha vinto il
campionato mondiale di calcio a 5 per senzatetto. Hanno scritto
un libro sulla
loro storia, e restano ignorati lo stesso. Oppure, parliamo dello
sportello
sindacale che ha funzionato lì per oltre 2 anni? Notizie che sfuggono: se anche
tra chi è arrivato per ultimo e ha sempre vissuto in situazioni "estreme",
possiamo trovare "buone cronache", cosa ci impedisce di farlo con chi è in
Italia da una vita?
Logica vorrebbe che se gli ultimi sono tanto attivi, a maggior ragione lo
saranno gli altri, chi è arrivato prima. Invece, man mano che questi Rom si
stabilizzano (o si assimilano), diventano realmente INVISIBILI.
La storia europea si ripete. Non è un'emergenza: da almeno 30 anni è in atto una
migrazione di altri popoli nel nostro continente, come nel tardo medioevo o nel
II dopoguerra. Lo stravolgimento dei confini e dei parametri economici,
coinvolge anche i Rom. Queste nuove popolazioni, che per lo più contribuiscono
alla nostra economia sommersa, non troveranno risposta se non sapremo prima
affrontare il rapporto da creare con quei Rom che in Europa da secoli, vivono
come se fossero in un eterno dopoguerra.
La responsabilità dell'informazione, è di aiutare a formare il quadro in cui
interagiremo con gli 8 o 12 milioni di persone e quando finirà l'eterno
dopoguerra dei Rom e dei Sinti. Partendo da qualcosa che è sotto gli occhi di
tutti e nessuno vede: c'è tra loro il muratore, il giardiniere, la babysitter,
l'imprenditore, magari li conoscete e vi hanno sempre nascosto la loro identità.
Non sapete se vivono in un campo o in casa. Chiediamoci perché la maggior parte
di loro si nasconde anche se non ha commesso nessun reato.
Il conto per l'informazione è molto più salato di come l'ho presentato. Esiste
un lato apertamente razzista dell'informazione, che a volte diventa
mandante o correa degli atti di razzismo e di intolleranza che si scatenano contro i Rom.
Atti che si ripetono continuamente. Potremmo parlarne a lungo: questo è solo il
lato visibile di un'opera di occultamento e disinformazione, che sta SEMPRE alla
base del razzismo.
Le associazioni pro-Rom, nonostante la crescente attenzione, hanno tuttora
scarsissimo spazio sui media, e mancano completamente i diretti interessati.
Ecco perché la rete internet è diventata un antidoto così importante, e le sue
modalità di comunicazione sono state man mano mutuate da Rom e Sinti (o forse è
internet stessa che ha adottato le loro competenze comunicative).
Oggi la priorità non è più tanto creare poli di informazione indipendenti, che
già ci sono, quanto renderli autorevoli e (vorrei dire) professionali. Ma mi
rendo conto che "professionale" è un termine ambiguo: intendetelo più come
"parere di chi vive determinate situazioni sulla propria pelle, per questo è più
titolato di altri a descriverle", che come professione vera e propria. Proprio
quel parere che è sempre l'ultimo ad essere ascoltato. Se attualmente i codici
espressivi di queste persone sono "limitati" rispetto alle nostre esigenze,
possono crescere esclusivamente con un confronto, magari critico, quotidiano e
prolungato. Fin quando non saremo noi, fuori dai campi e dalle riserve, a
riconoscere dignità e ricchezza a quei codici espressivi, che non sono
"limitati", ma semplicemente "altri" da quelli che abbiamo adottato a nostra
volta.
Il problema che si pone è la visibilità, nel mare di informazioni che ci
circondano (se cerco blog su google ottengo due milioni di risposte). Secondo me
le possibilità sono 2: il sensazionalismo e il folklore deteriore (ricordate?
distese di roulotte, bambini seminudi, donne vestite con le gonne lunghe).
Oppure coinvolgere i propri lettori: cioè affrontare il discorso di quanto
i
destini dei Rom e della società maggioritaria siano intrecciati: in parole
povere, quanto possano fare i Rom per il mondo attorno a loro. Magari, con un
piccolo (piccolo, mi raccomando, la carità pelosa è sempre in agguato) aiuto
perché dall'assimilazione si passi all'interazione comune.
C'è chi descrive il mondo telematico come fulminante e semplice da raccontare,
senza rendersi conto di quanto distanti affondino le sue radici. Sono passati
anni da quando si è iniziato, forse si tratta solo di essere costanti e di
osservare come evolve il mondo della comunicazione (e anche quello dei rom e dei
sinti). In tutto questo tempo, in tanti e con progetti ed idee diverse, si è
lavorato per aggiunta, senza rinnegare quello che era stato fatto prima, come un
sassolino che cresce rotolando dalla montagna.
Di Fabrizio (del 02/05/2006 @ 09:15:22 in Italia, visitato 2159 volte)
In via Idro stiamo "smazzandoci" la campagna elettorale milanese almeno da febbraio; tutto è iniziato con grande entusiasmo, ma il rischio è di arrivare al momento cruciale con le gambe molli e finire fregati in volata.
Come si ragionava un po'di tempo fa, ci sono due difficoltà:
in periodo elettorale non si trova nessuno che ti dica di no, in compenso ogni incontro, ogni discussione, dev'essere pietita con telefonate interminabili, agende impossibili, poca voglia di impegnarsi;
i partiti e le liste da una parte si uniscono, dall'altra hanno una paura folle che uno rubi i voti all'altro. Così ognuno viaggia per conto suo.
Non so se nel resto d'Italia è così, questo è il clima che si respira a Milano (nessuna sorpresa se qui il centro destra governa dal tardo medioevo!)
Le prospettive per il mese di maggio sono ancora individuare degli interlocutori affidabili al Comune e in Provincia, e nel contempo ottenere il favore delle tante forze che si riconoscono nello schieramento dell'Unione.
da sinistra, Dijana Pavlovic, candidata al Comune per la Lista Fo; Antonio Braidic (Lisse), comitato elettorale di via Idro; Casavola Fabrizio, candidato al Consiglio di Zona 2 per l'Ulivo
Di Fabrizio (del 22/08/2012 @ 09:15:21 in Kumpanija, visitato 1692 volte)
Corriere Immigrazione diventa una testata giornalistica. Le ragioni di
questo cambiamento. Chi siamo e cosa speriamo di fare. Con il vostro aiuto.
[Continua]
Ci sono rivoluzioni che si fanno con le armi. Altre possono cominciare da un
semplice cambio di prospettiva. L’evento-rassegna
Hai mai provato in via Idro?
nasce da questa considerazione. E rischia di essere rivoluzionario non tanto per
il programma (che pure è di tutto rispetto) quanto per la location: il campo rom
di via Idro, a Milano. Si è cominciato con la presentazione del libro di Gabiella Kuruvilla,
Milano, fin qui tutto bene, in compagnia dell’autrice e di
due attori che ne hanno interpretato alcuni brani. Si è proseguito con la
proiezione del film, in anteprima nazionale, La canzone di Rebecca, con la
presenza di protagonista e regista. Il programma futuro, tra poco disponibile on line, prevederà ancora presentazioni, dibattiti, proiezioni.
In questo campo - regolare ma costantemente sotto sfratto: da un paio d’anni
ormai attende di essere sgomberato per fare spazio a un campo di transito -
vivono un centinaio di rom harvati italiani, tutti imparentati tra loro. Via
Idro è una stradina milanese di mezza campagna, che si innesta sulla molto più
famosa via Padova quasi alla fine della città e scorre lungo il canale della
Martesana. Se non fosse per i rom non la conoscerebbe nessuno. Il campo è stato
spesso raccontato dalla stampa con toni noir e parossistici: a volte come una
lercia baraccopoli infestata da cani aggressivi, a volte come un’enclave
puntellata da ville con piscine e leoni di marmo, in un’atmosfera simile a
quella delle faraoniche residenze dei casalesi di Gomorra. Basta farci un giro
però per rendersi conto che la realtà è differente e molto più ordinaria. Gli
abitanti, stanchi di essere raccontati da personaggi mai visti, hanno pensato
allora di dare a molti, potenzialmente a tutti, la possibilità di farsi un giro
e di trascorrere in questo fazzoletto di verde scampato al cemento una serata
diversa. Hanno pensato di aprire il campo ai non rom, gagè in lingua romanì.
L’idea della rassegna nasce dallo sforzo congiunto di Fabrizio Casavola,
curatore del blog Mahalla, un portale di news sul mondo rom che raccoglie
notizie, informazioni provenienti dall’Italia e dall’estero, e di Marina, un’
abitante del campo. "La gente che viene qui ha la possibilità di vedere un campo
rom, il nostro, nella sua realtà e non attraverso i filtri della tv e dei
giornali. In questa realtà ci sono anche cose belle". Per esempio un’atmosfera
bucolica assai sorprendente a Milano. Ma anche i legami e la solidarietà
famigliare. E l’allegria dei bambini, lontana anni luce dallo stereotipo che li
vorrebbe tutti schiavi della questua.
"E’ un modo per conoscersi, e non unidirezionale. Alcuni visitatori non avevano
mai messo piede in un campo rom e non conoscevano nessun rom", continua Marina.
"Mi facevano domande, erano curiosi, stupiti. Ma anch’io le facevo a loro,
perché la curiosità che un gagé può nutrire nei nostri confronti è identica a
quella che noi abbiamo nei suoi".
Non è la prima volta che questa comunità di rom Harvati getta un ponte verso
l’esterno. "Già 20 anni fa questo campo aveva tentato di interagire con la zona-
spiega Casavola - in particolare attraverso iniziative legate al mondo della
scuola. Da tre o quattro anni, invece, un po’ per la mancanza di interventi da
parte del Comune un po’ per il rischio di sgombero, tutto si è interrotto.".
Adesso si riparte, per iniziativa dei rom. E tutta la cittadinanza è invitata in
via Idro.
Fabrizio Casavola è autore di
Vicini distanti: cronache di via Idro: una
raccolta di frammenti, storie, aneddoti sulla travagliata esistenza di un campo
regolare e dei suoi abitanti. Il libro offre un ampio resoconto sui piccoli e
grandi passi che questa comunità ha intrapreso dal 1989. Ma è anche una
testimonianza dall’interno, di un gagé che si è addentrato nell’universo rom e
che non ha mai più lasciato.
"Ogni volta che mi sgomberavano dai campi ero molto dispiaciuto... perché
non pensavo che era un campo, pensavo che era la mia casa. Era il mio posto che
adoravo, dove arrivavo la sera e mi mettevo al caldo... nella casa, nella
baracca".
Marius ha 16 anni. È arrivato in Italia oltre un anno fa ed è stato sgomberato
già otto volte. Il suo sogno era di "andare avanti", di lavorare, di "essere un
ragazzo molto, molto bravo". Ma per lui non è facile.
Nemmeno per Giuseppe, italiano di etnia rom che ha vissuto per oltre 20 anni in
un campo autorizzato a via Idro, è semplice. È venuto sapere che le autorità di
Milano vogliono ridurre il numero di abitanti del campo e trasformarlo in un
"campo di transito". Né lui né la sua famiglia sono stati consultati su questo
piano e temono di dover andar via senza un'alternativa adeguata.
Da un po' di tempo si sente sempre più indesiderato nella sua città natale,
Milano.
In questa città, le autorità da decenni attuano politiche che sembrano
considerare i campi l'unica soluzione abitativa per le persone rom,
disinteressandosi inoltre del fatto che queste persone vivano in container
sovraffollati, con sistemi fognari vecchi e infestati dai topi. Ma negli ultimi
anni, la loro situazione è addirittura peggiorata.
L'"emergenza nomadi", dichiarata dal governo italiano nel 2008, ha permesso alle
autorità di Milano di sgomberare forzatamente dai campi non autorizzati
tantissime famiglie. Le conseguenze sono state devastanti, soprattutto per
centinaia di bambine e bambini rom, la cui frequenza scolastica è stata
interrotta.
Anche i campi autorizzati sono stati presi di mira. Una nuova normativa
fortemente discriminatoria ha permesso di programmare la chiusura di quasi tutti
i campi autorizzati in cui risiedono i rom, anche per consentire l'esecuzione di
progetti connessi all'Expo, che si terrà a Milano nel 2015. I progetti
infrastrutturali per questo evento internazionale hanno già portato alla
chiusura di due campi autorizzati.
Per Amnesty International, dichiarare uno stato di emergenza su basi infondate
nei confronti di una minoranza etnica e mantenerlo per tre anni e mezzo è stato
uno scandalo!
L'"emergenza nomadi", illegale e discriminatoria in base al diritto
internazionale, non avrebbe dovuto mai essere dichiarata. E adesso che anche il
Consiglio di stato, il più alto organo amministrativo del nostro paese, ha
dichiarato la sua illegittimità, occorre un'inversione di rotta!
Il governo Monti deve porre i diritti umani in cima alla sua agenda, fornendo
rimedi alle persone colpite da sgomberi forzati e da altre violazioni dei
diritti umani.
Le nuove autorità di Milano devono immediatamente fermare tutti gli sgomberi
forzati, mettere a disposizione di tutte le persone sgomberate che non sono in
grado di provvedere a se stesse ripari di emergenza, sospendere e rivedere i
piani per la chiusura dei campi autorizzati e assicurare che rispettino in pieno
gli standard internazionali sui diritti umani.
È il momento di un cambiamento reale per le donne, i bambini e gli uomini rom di
Milano!
Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 09:14:34 in Italia, visitato 2086 volte)
Avrei voluto mettere qualche novità sul
programma elettorale visto dal famigerato campo di via Idro. Ma tra
elezioni, ponti vari e amministratori pubblici (passati e futuri) sempre troppo
impegnati, non si registrano cambiamenti o incontri.
In compenso, vista che nel frattempo al campo stanno ritirando (dopo anni) i
loro certificati elettorali, un po' per noia e un po' per curiosità stanno
seguendo il dopo elezioni nazionali. Indovinate qual'è la domanda che tutti si
fanno?
... Esatto:ma perché chi ha perso non vuole riconoscerlo??
Con qualche preoccupazione in più. Dopo la Cassazione, rimangono solo i
caschi blu, e visto che con quei baldi soldatini di pace le cose in Kosovo,
Afghanistan, Palestina... continuano come ai tempi dei macelli, la gente è
inquieta. Vaglielo tu a spiegare che l'Italia è una democrazia!
Parliamo d'altro (anzi no): sempre al campo, la signora H. ha ricevuto una
gentile lettera su carta intestata del Comune di Milano. Un certo FRANCO MASSARI
spiega di essere un consigliere comunale, che vorrebbe incontrare i cittadini,
anche solo per prendersi un caffé. Segue NUMERO VERDE.
Nessuno sapeva dell'esistenza di questo Massari, che mai si è fatto vivo
prima. Potete immaginare di quale partito sia, non andate sul suo sito se non vi
piacciono quelle pagine che come si aprono partono con la musica, e coi link che
funzionano quando vogliono.
Io non credo che il signor Massari legga queste pagine, ma se vi capita
diteglielo voi: al campo l'ospitalità funziona ancora e per prendere un caffé non c'è bisogno di annunciarsi su
carta intestata. E neanche di farsi vivi a un mese dalle elezioni.
Di Fabrizio (del 04/04/2011 @ 09:14:31 in Italia, visitato 2056 volte)
Lettera aperta a Giuliano Pisapia, letta il 31 marzo all'incontro
elettorale in via Sammartini 106
Scriviamo dal campo sosta comunale di via Idro 62. Esiste da 22 anni ed ospita
circa 130 cittadini italiani, che abitano in zona da 50 anni.
Il nostro grosso guaio è che siamo ZINGARI, e che su di noi ci siano molte voci
sbagliate. Tra queste, parlando di questo periodo: che alle elezioni chi ci
difende perde voti, invece di guadagnarne. Stasera, assieme a voi, proveremo a
ribaltare almeno questo pregiudizio.
Riguardo a noi, la giunta Moratti è stata chiara, da due anni ripete che a
Milano non ci saranno più campi nomadi. Ha solo dimenticato qualche "piccolo"
particolare: nei campi non ci vuole, in giro per la città neanche, case non ne
vuole assegnare... Forse pensa che siamo biodegradabili!
Così, in questa zona, proprio dove abitiamo noi, ha previsto (ricordatevi:
NIENTE + CAMPI ROM), di mandare via noi, cittadini italiani che in zona ci siamo
da sempre, per costruire un nuovo campo da 600 persone, a rotazione ogni 3 mesi.
Non occorre essere un candidato sindaco a Milano, per capire che questa grande
invenzione della Moratti (che nessuno del Comune si è mai sognato di discutere
con la zona 2) non piace a nessuno: sicuramente non a noi, ma nemmeno ai
cittadini che vivono nell'arco di un km. dal campo, e non piace alle
associazioni e ai partiti della zona, con cui da mesi stiamo dialogando.
L'esperienza di Triboniano dimostra che un mega-campo simile è ingestibile e che
viverci dentro è un inferno. E noi, che in tanti anni di sacrifici siamo
riusciti a sollevarci da una situazione che era simile a quella di chi arriva
oggi nei campi "abusivi", corriamo il rischio di trovarci ricacciati indietro di
decenni.
Chi ci guadagna? Ognuno faccia i suoi calcoli, ma attorno a noi ci sono almeno
10.000 altri cittadini che non aspettano altro che una sua parola contro questa
pazzia. Anche se di elezioni non ne capiamo molto, pensiamo che in un momento
dove le percentuali danno i due maggiori candidati quasi alla pari, questi voti
possano essere decisivi.
PERMETTETE POCHE PAROLE SU COSA CHIEDEREMO ALLA VOSTRA NUOVA GIUNTA:
La Moratti ha stanziato fior di milioni per la politica verso i Rom e i Sinti,
ha promesso incentivi a chi lasciava i campi, ma dopo tutto questo tempo la
nostra impressione è che quei soldi finiranno nelle solite tasche.
Noi non siamo abituati a chiedere qualcosa al Comune, vorremmo però che almeno
le promesse fossero mantenute e che nel nostro campo, che una volta era nominato
come un campo modello, ci fosse almeno la manutenzione ordinaria.
Da vent'anni ci siamo organizzati in cooperativa, operiamo nel mantenimento del
verde. In passato, anche con sindaci di destra come Formentini o Albertini, il
comune ci appaltava qualche lavoro e potevano campare una ventina di noi. Questa
giunta ci ha richiesto un sacco di documenti per provare la nostra regolarità,
ancora una volta ha promesso mari e monti, ma poi ha azzerato tutte le commesse.
E' la stessa giunta degli oltre 350 sgomberi in due anni e mezzo, dove il figlio
della Moratti può costruire quello che vuole, ma poi si radono al suolo le
roulotte con le ruspe. Debole coi forti, forte coi deboli. E' questo il modello
di integrazione che ci offrite?
Nomadi, non lo siamo più da anni, ed oggi non sarebbe neanche più possibile.
Abbiamo bisogno di SICUREZZA e ONESTA' da parte di chi amministra, non di slogan
o promesse. E come noi, ne hanno bisogno anche gli altri cittadini.
Dopo decenni di silenzio, la Moratti ci ha spinto a cercare dialogo, non ci
lasci soli e non stia zitto, perché ce ne pentiremmo tutti.
PER TERMINARE: anche la Moratti ha iniziato la sua personale caccia al voto, e
non si fa scrupolo di allearsi con liste dichiaratamente neofasciste. Sconfigga
questa alleanza, Milano e la sua storia non lo meritano; ed il nostro popolo ha
pagato, e rischia di pagare nuovamente, un altissimo tributo al fascismo.
Domenica scorsa, ero a spasso senza molta voglia di tornare in quella fornace
che è casa mia, a sentire urlare i vicini mentre seguivano la finale degli
Europei di calcio. Telefono agli amici in via Idro: anche se il calcio non
mi interessa, una cosa è passare la serata in una casa di ringhiera, senza
televisore e facendo altro, con il disturbo del tifo dei vicini. Altra far finta
di guardare la partita, ma godendosi
la buona
compagnia.
Così chiamo per accordarmi su quante birre - patatine - sigarette
devo portare per contribuire alla serata. Niente, mi rispondono, il
televisore non c'è più, ma tu passa lo stesso. Ripensandoci, c'è stato un
lutto il mese scorso, probabilmente è per questo che non guardano la
televisione.
Arrivo, ed invece tutte le famiglie si sono organizzate, con tavolate
all'aperto e un televisore in bella vista. Qualcuno sembra persino funzionare.
Del lutto non ne parla più nessuno e prima che inizi la partita, ci sono le
solite discussioni che mi ricordano dove sono: qualcuno ha paura di essere
sgomberato, qualcuno mi chiede cosa vuol fare il comune, ecc. Al solito, e li
rimprovero, nessuno si pone il problema di cosa vuol fare lui.
Finisco in una piazzola. In attesa della partita i bambini guardano i cartoni
animati, la madre cucina per tutti un piatto freddo e il padre innaffia prato e
cemento.
Parentesi: una vita fa, ci si allenava insieme quando dentro il campo s'era
formata una squadra di pallone. Lui attaccante e io difensore, puntualmente mi
stordiva con i suoi dribbling. Non riuscendo a fermarlo con le buone, spesso ci
provavo con qualche tackle assassino, ricevendo in cambio sonori calcioni,
perché lui non era la persona più indicata da trattare a scarpate.
Ora che tutti e due abbiamo 20 anni e parecchi dolori di più, guardare
assieme la partita è una scusa per scherzare su cosa è successo in tutto questo
tempo.
Fatalisti come sempre, già dal primo minuto di gioco i Rom dicono che gli
avversari son troppo forti, e che la partita è destinata a finir male. Da parte
mia, per rincarare la dose, tifo Spagna, più che altro perché Del Bosque visto
in TV sembra il mio ritratto sputato, anche se lui ha la cravatta.
Parentesi: una ragazza torna al campo dopo essere stata via un paio
di giorni. Sua sorellina (8 anni, una bambina allegra e solare come poche) scoppia
in lacrime dalla commozione, la abbraccia e non mollerà la presa per tutta la
partita. Persino suo padre, attaccato allo schermo e con nessuna voglia di
essere disturbato, si alza per provare a consolarla.
La partita sembra andare avanti a senso unico. Dall'altra parte del campo
arrivano in continuazione urla di gioia e suoni di trombette. Birra... liquida
la cosa il mio amico. Però mi ricordo che qualcuno di quel settore mi raccontava
con nostalgia di essere stato in Spagna, e di essersi trovato bene. Forse è per
quello.
Tutto finisce come sapete. Inaspettatamente, qualche macchina parte
verso la città, con i clacson e le bandierone italiane spiegate. Visto il
risultato, la scena è abbastanza surreale. Ci penso un po': probabilmente anche
a loro della partita non interessava niente, quello che non han mandato giù è che
non si potesse far festa come da tradizione (di via Idro).
Parentesi: mi racconta un'amica un episodio di tanti anni fa, quando
lì c'erano soltanto prati e roulotte. Alcuni di loro si erano procurati un
televisore per vedere una partita, come domenica scorsa. Ad un certo punto
il tifo aveva cominciato a crescere, al punto tale che gli altri, quelli che
erano già andati a dormire, erano scappati dalle loro roulotte a piedi nudi ed in mutande,
perché svegliati dal casino avevano pensato che nel campo fosse arrivata la
polizia.
Ormai sul tardi sono tornato su via Padova. Davanti ad un tabaccaio cinese
ancora aperto, alcuni sudamericani festeggiano la vittoria della Spagna. Credo
sarebbe inutile dire loro cosa hanno fatto gli spagnoli dalle loro parti...
probabilmente è solo un modo per rimarcare la loro identità. Mi immagino la
possibile rissa che potrebbe nascere, se incrociassero le macchine con la
bandiera italiana partite da via Idro. E mi immagino come potrebbero commentare
radiocronisti ed ascoltatori di RADIO PADANIA, che tutta sera hanno fatto un
tifo sfegatato per la Spagna.
Con questi pensieri, a mezzanotte mi concedo l'ultima granita (via Padova è
anche questo) e torno a casa.
ZigzArt è il titolo dell'evento promosso da SITART nel campo Rom di via Idro a
Milano.
Il progetto nasce con le intenzioni di riqualificare più che il luogo, le
relazioni tra i Rom e i cittadini in occasione della festa di "Via Padova è
meglio di Milano" cantiere d'integrazione multiculturale in progress.
Gli artisti: Ilaria Beretta, Beppe Carrino, Angelo Caruso, Federico De Leonardis,
Carlo Dulla, Pino Lia, Elisabetta Oneto, Sabina Sala, Stefano Sevegnani, con la
direzione artistica di Jacqueline Ceresoli, hanno creato installazioni
site-specific, temporanee sul luogo, per condividere con gli abitanti un
progetto di estetica sociale e di arte sostenibile.
Sitart, da anni agisce nei luoghi urbani con azioni di Social Art: una forma di
arte pubblica attiva, temporanea, che trasforma le relazioni tra gli artisti, le
persone, il luogo e il pubblico in un progetto di attivazioni di dinamiche
culturali e sociali.
Social Art di Jacqueline Ceresoli
Nell'era dell'iperconnessione veloce "Tout change, tout bouge, tout va de plus
en plus vite" e la rete per alcuni è una corsia preferenziale che accelera
contatti ed evoluzioni sociali, per altri, gli emarginati digitali, separa vite,
stili e identità di moltitudini di persone che si rifugiano in campi situati ai
confini della città dove, nei migliori casi, si recupera un modello di comunità
agricola, di villaggio contadino, in alternativa al modello urbano, ponendo alla
base della società non il denaro, ma il patto di rispetto e di solidarietà tra
gli individui.
Il Campo di via Idro è un Eden anomalo, trasformato in centro di convivenza tra
etnie diverse, situato al termine di via Padova e vicino alla Tangenziale est,
abitato da oltre 20 anni da circa 120 Rom Harvati, diventati cittadini italiani.
Questa tribù urbana è costituita da residenti iscritti al Servizio Sanitario con
bimbi scolarizzati e la metà di loro ha meno di 18 anni. Date queste condizioni
di stanzialità, ex nomadi hanno trasformato il campo in una comunità, dove si
contano più case che roulotte, molte delle quali con verande, orti o giardini,
cavalli, galli e galline, tacchini, cani, gatti, ponendosi in un rapporto
osmotico con il territorio, ma non con il tessuto urbano. In questa comunità di
integrati, ma divisi dai cittadini per scelte di vita, 9 artisti italiani
diversi per età, formazione e linguaggi adottati, hanno creato site-specific e
installazioni a tecnica mista temporanee sul luogo, per condividere con gli
abitanti un progetto di estetica sociale e di arte sostenibile promosso da
Sitart.
ZigzArt nasce con le intenzioni di riqualificare più che il luogo, le relazioni
tra i Rom e i cittadini in occasione della festa di via Padova, cantiere
d'integrazione multiculturale in progress.
Dall'inizio di via Idro, lungo la Martesana, all'angolo di via Padova fanno
capolino le vele colorate e i nastri di carta riflettente che definiscono un
"Isola" immaginaria di Stefano Sevegnani, affacciata sul Naviglio.
Da via Padova fino al Villaggio Idro si estende intorno alla campagna limitrofa
il "Serpente d'oro", di Sabina Sala, composto da chicchi di grano: l'oro del
Mediterraneo e delle civiltà contadine. Ilaria Beretta evoca il concetto di "migrazione" con una gigantesca capanna di
stoffa, come ready made del nomadismo dei Rom, prototipo di abitazione di uomini
in movimento, divenuti stanziali con la casa.
All'ingresso del Villaggio, troverete disegnato sul muro con martello e
scalpello l'opera "Pastorale" di Federico De Leonardis, un grande bastone,
simbolo del pastore che guida e accudisce al suo gregge, come insegna di un
modello di vita idilliaca e bucolica, come alternativa a quello urbano. Angelo Caruso ricopre con "Foulards" variopinti di gusto gitano, donati dalle
donne del Villaggio, "la grande serra del perduto lavoro" della Cooperativa Rom
che coltivava piante da vendere al mercato ora abbandonata, qui riutilizzata
come rifugio per galline e altri animali da allevamento, cavalli al pascolo,
liberi di circolare sull'antistante orto coltivato: è un'altra evocazione
simbolica di vita agreste, perduta con la rivoluzione industriale, quando l'uomo
ha interrotto la relazione con la natura.
Zigzagando dentro il villaggio, lungo la strada principale, noterete
l'installazione "Fiat Lux", realizzata con alcune centraline di energia in
disuso, trasformate da Carlo Dulla in simbolici altarini, in cui compaiono ex
voto di luce, di gas e di acqua come apparizioni, presenze miracolose non sempre
garantite in questo campo.
Davanti al Centro Polifunzionale del villaggio, pensato come presidio sanitario,
sociale e culturale, sempre chiuso e poco utilizzato dal Comune, Elisabetta Oneto presenta,
"Pori", un'installazione di code di cavallo, che per i Rom
rappresenta un mezzo di trasporto, di sostentamento ed è il simbolo della loro
cultura nomade.
All'interno dell'edificio, Beppe Carrino ha rivestito una stanza con
"Scritture
del corpo": una serie di disegni a matita che rappresentano i calchi di mani,
piedi e fronte di varie persone e abitanti del Villaggio. Questa istallazione
ambientale prevede il coinvolgimento del pubblico che si presterà a lasciare una
traccia del suo passaggio nel campo.
Nel cortile dell'edificio dismesso, c'è ormeggiata una "Bari–Barca" di
Pino Lia,
a forma ellittica, in centro una ruota, simbolo del timone, circondata da
ramificazioni dalle quali pendono guanti in lattice e rose con immagini
multietniche, come metafora del viaggio e delle migrazioni di popoli sulla scia
del sogno di una terra promessa.
Sitart, da anni agisce nei luoghi urbani con azioni di Social Art: una forma di
arte pubblica attiva, temporanea, che trasforma le relazioni tra gli artisti, le
persone, il luogo e il pubblico in un progetto di attivazioni di dinamiche
culturali e sociali, mettendo in discussione il ruolo dell'artista in questo
ambito, meno autoreferenziale e più utile alla collettività, sull'esempio della
"Scultura Sociale" di Beuys e trasforma Milano in un prototipo di "Museo
diffuso", dal centro alle periferie, open-space di un'arte sostenibile contro la museificazione dell'arte contemporanea, dinamica e complessa.
Info:
Titolo: ZigZart - Evento organizzato da SITART - Ideato e curato da Angelo
Caruso - Direzione artistica Jacqueline Ceresoli - Direzione all'accoglienza nel
Villaggio Fabrizio Casavola - Luogo: via Padova angolo via Idro al Campo Nomadi
sul Naviglio Martesana. - Periodo: 19+20 Maggio 2012
Partner:Comunità Rom di Via Idro, Comitato Vivere in Zona 2, Associazione AB,
City Art, Anpi Crescenzago, Martesana 2, Teatro degli incontri.
Questo articolo è uscito sul Diario di "Repubblica".
Il vicesindaco Riccardo De Corato, eterno secondo della politica milanese,
contabilizza gli sgomberi di campi rom effettuati negli ultimi quattro anni con
la meticolosità del cow-boy che incide una tacca dopo l'altra sulla pistola: 301
prestazioni da buttafuori, a suo dire.
Col risultato che ormai in città è divenuto vorticoso il viavai di questo
materiale umano considerato scadente, così poco riciclabile da meritarsi un
curriculum da veterani: gli ex del campo di San Dionigi provenienti dallo
sgombero di via capo Rizzuto espulsi dal cavalcavia Bacula e parcheggiati in via
Idro fino alla tacca prossima ventura di De Corato. Una massa di "ex", sempre
gli stessi, non fosse per la natalità elevata che rifornisce continuamente la
tragedia di altri bambini sballottati qui e là, dunque sottratti per via
poliziesca alla frequenza scolastica.
I rom a Milano svolgono una funzione importante. Peccato che ce ne siano
troppo pochi. Quando sperava ancora che l'imitazione del gergo leghista gli
avrebbe conservato la presidenza della Provincia, Filippo Penati (Pd) si esibì
in un gioco di parole davvero raffinato: "Altro che ripartire i rom fra i
diversi comuni dell'hinterland, come chiede il governo Prodi. I rom se ne devono
ripartire tutti quanti!". Cosa c'è di meglio, per un politico in difficoltà, che
mettersi dalla parte del popolo, irridendo gli scrupoli dei soliti privilegiati?
E' così che ai rom milanesi è toccata la sorte poco evangelica di venir
moltiplicati, proprio come i pani e i pesci sul lago di Tiberiade. Il succitato
Penati giunse a contare 20 mila nomadi –ventimila!- disseminati pericolosamente
tra le vie della metropoli. Una cifra insopportabile per la povera Milano. Non
si ricordano ulteriori precisazioni del leader democratico allorché il
censimento dei campi rom, promosso nel 2008 dal nuovo ministro cattivista
Maroni, rivelò che bisognava togliere un zero: i rom che minacciano la pacifica
Milano risultavano essere poco più di duemila. Troppo pochi, appunto, e infatti
la politica bisognosa non ha smesso di moltiplicarli neppure dopo il censimento.
E' dei giorni scorsi un'intervista di Letizia Moratti, bisognosissima di
ricandidatura a sindaco, nella quale si legge questa mirabolante affermazione: i
rom a Milano sarebbero stati ancora diecimila (bum!) nel 2008, dopo di che
–forse per merito delle 301 tacche di De Corato?- il loro numero si sarebbe
drasticamente ridotto. Un esodo di sette-ottomila "scarti umani", più tenaci da
debellare che non gli stessi topi, come graziosamente dichiara il leghista
Matteo Salvini, aspirante vicesindaco, realizzato dunque in un biennio, alla
chetichella? Chi ha visto le carovane dei partenti, con i materassi sulle spalle
e i bambini per mano? Dove sono andati, con quali mezzi di trasporto s'è
conclusa la "derattizzazione"? E come mai, dall'alto dei suoi 301 sgomberi, il
cow-boy De Corato può citare solo 32 casi di rom stranieri rimpatriati per
motivi di sicurezza dal 2007, più altri 143 segnalati (pro forma) alla
prefettura per cessazione dei diritti di soggiorno?
E' buffo a dirsi, ma a Milano sono certamente più numerosi i nomadi romeni
allontanati dai campi e rimpatriati senza clamore da parte del volontariato
sociale –magari con qualche centinaio di euro d'incoraggiamento in tasca- per
tutelare i faticosi processi d'integrazione di chi vi risiede. Ora però c'è
un'altra faccenda che i cacciatori cittadini dei rom vivono con imbarazzo. A
furia di promettere la chiusura degli insediamenti abusivi, tra uno sgombero e
l'altro toccherebbe loro impiegare nei campi autorizzati e/o in fornitura di
alloggi popolari una parte almeno dei milioni di euro già da tempo messi a
disposizione della Prefettura. Col risultato di mandare in bestia i leghisti più
accesi, che si sentono traditi non solo da Maroni ma perfino da Salvini. Nel
quartiere di via Padova, per protesta contro il campo autorizzato di via Idro,
hanno da poco stracciato la tessera del Carroccio una decina di militanti.
Contro i rom, trovi sempre qualcuno disposto a essere più cattivo di te. Peccato
siano così pochi.
Di Sucar Drom (del 08/08/2012 @ 09:11:23 in blog, visitato 1393 volte)
Milano, piano rom della Giunta Piasapia? Si! No! Forse...
Agenzie stampa e quotidiani si sono lanciati sulla notizia che arriva da Milano,
dove la Giunta comunale dovrebbe presentare, entro la fine del mese, un "piano
rom". Il titolo che più potrete leggere è: "ottomila euro ai rom per la casa".
Il Comune di Milan...
Milano, hai mai provato in via Idro?
Salve a tutti, signore, signori ed infanti. Volevamo dirvi che anche quest'anno
non andremo in ferie, perché alle Maldive è tutto esaurito, e dopo il freddo
patito quest'inverno la montagna non ci ispira. Siamo ancora qua, aspettando che
il comune mantenga le promesse, per non annoiarvi elenchiamo solo quelle
dell'anno scorso:...
L'Italia razzista è contrastata dall'UNAR
Nei primi sei mesi del 2012 il Contact Center antidiscriminazioni dell'UNAR,
guidato dal dott. Massimiliano Monnanni (in foto), ha gestito complessivamente
14.179 contatti (rispetto agli 8.952 del primo semestre 2011) e trattato 876
istruttorie, quasi il...
Appello a Governo e Partiti: Non cancellate UNAR
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate nell'affermazione
dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni violenza e
discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza reciproca,
condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da UNAR, negli
ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento...
Le Reti territoriali antidiscriminazioni al Governo: non smantellate l'UNAR
I partecipanti all'incontro nazionale delle Reti territoriali
antidiscriminazioni, organizzato dall'UNAR a Roma - 10 e 11 luglio 2012.
Premesso che: La nascita delle Reti territoriali contro le discriminazioni -
composte da Regioni, Province, Comuni e organizzazioni del terzo settore - ha
segnato un passo concreto nella difesa dei diritti fondamenta...
Torino, pestaggi omofobici ma tra i rom c'è chi reagisce
"Entrano nella mia roulotte, se lo tirano fuori e mi dicono di succhiarli se non
voglio le botte". La prima volta che ha sentito questa storia, Valter Halilovic,
mediatore culturale e animatore della comunità rom di Torino, quasi non ci
voleva credere. Ma, nel corso delle ultime settimane, le testimoni...
Memors: la persecuzione dei sinti e dei rom durante il fascismo
Nella notte tra il due e il tre agosto del 1944 si consumò l'ultima liquidazione
del “Familienzigeunerlager" o più semplicemente "Zigeunerlager" di
Auschwitz-Birkenau. Oggi, dopo settantotto anni, ricordia...
Di Fabrizio (del 18/02/2013 @ 09:10:14 in media, visitato 2307 volte)
Lunedì 25 febbraio, ore 18.00 Biblioteca Crescenzago via don Orione 19 - 20132 Milano
Introduce e modera: Paolo Melissi (associazione Pluriversi)
Fabrizio Casavola (autore di Vicini Distanti) con alcuni abitanti del campo
rom comunale di via Idro, tutti nei panni degli imputati, risponderanno alle
vostre domande su perché gli zingari siano colpevoli di ogni malefatta. Se
avanza tempo, si racconterà anche come si vive e cosa si fa in un campo rom, e
sul rapporto che si è creato col mondo intorno.
Vicini Distanti (edizioni Ligera - 2012) è la cronaca di 20 anni di vita di una
comunità rom da sempre presente a Milano. Attraverso interventi di mediatrici
culturali, insegnati, giornalisti, dei Rom stessi, scorrono i vari aspetti della
loro vita: infanzia, scuola, lavoro... con gli innumerevoli tentativi, alcuni
riusciti e altri meno, di instaurare un dialogo e un modo di convivere con la
città attorno.
Dello stesso autore:
Luoghi comuni, guida turistica semiseria ai segreti, le
bellezze, i monumenti del campo rom comunale di via Idro.
PluriVersi è una associazione di promozione sociale che dedica le sue attività
al benessere psicofisico delle persone, e alla qualità dell'abitare e del
fruire di un luogo. Si occupa di promozione della culture e di valorizzazione
del patrimonio, ma anche di servizi per il benessere della persona, organizzando
servizi di supporto. L'associazione opera utilizzando un approccio
pluridisciplinare e pluriculturale.
Di Fabrizio (del 21/03/2014 @ 09:09:53 in Italia, visitato 1677 volte)
Le amare riflessioni dell'amica Fiorella è come se mi avessero svegliato dal letargo:
sgomberati giovedi di settimana scorsa da v.le Forlaninj,
illegalmente, senza che sia stata data loro soluzione abitativa!, coppie senza
minori, vagano di 'campo in campo', continuamente rintracciati e sgomberati.
Tutto tace, tutto va bene per la sinistra al governo in questa città. Allora,
tutti da quel palco del nuovo sindaco eletto, Pisapia, gridavano: siamo tutti
rom! ...da allora...è passato tempo...e nessuno grida più siamo tutti rom. I rom
sono cacciati senza se e ma.
Me la ricordo bene, la fine di maggio 2011. Ero stato addirittura candidato
al CdZ per SEL. Si disse che Nicolino avesse voluto mettere il cappello sulla vittoria
del buon Giuliano.
"Abbracciare i nostri fratelli e le nostre sorelle rom..." Mi chiedo,
OGGI-MILANO, quanti cittadini, quanti amministratori, quanti fra coloro che
erano in quella piazza, ripeterebbero quelle parole, con la medesima convinta
retorica. Ma, tanto per restare alle parole di Nicolino, non è che la questione
MOSCHEA abbia visto un destino diverso, o debba vederlo.
Mi sembra che i tempi per abbracciarsi, FINALMENTE, per
guardarsi
negli occhi e riconoscersi almeno una volta, come cantava De Andrè (fine
anni '90!!!), siano sempre lontani.
Sì, qualcosa è cambiato in questi due anni:
ho visto rom e gagé che avevano iniziato a parlarsi tornare
ognuno deluso ai propri nidi;
ho visto inaugurare tavoli e incontri con quegli stessi rom
e gagé, e col comune, e non riesco più a ritrovarli neanche col
TOMTOM.
Tavoli e interlocuzioni che erano dovuti, niente di più e di meno, a rom e
gagé per mettere assieme qualche idea che ridasse fiato ad una convivenza sempre
più critica. Tavoli e interlocuzioni dovuti, forse, a questo o quel soggetto
politico che sperava di trovare spazio nel mondo arancione di Giuliano.
Se prima, due anni fa e oltre, era una vera e propria CACCIA AL ROM, adesso
forse va un po' meglio (non per tutti, non ditelo per esempio in via Idro...)
ma, ripeto, chi tra gli elettori di ALLORA, chi tra gli eletti, è smanioso di
ABBRACCIARE I SUOI FRATELLI ROM? Diciamo che questi fratelli sono evoluti alla
condizione di TOLLERATI, che è un modo gentile per dire che magari non sono
cittadini come gli altri, possono essere sempre sgomberati o stigmatizzati, ma
se stanno zitti e non rompono i coglioni al manovratore, possono sperare che
qualcuno faccia qualcosa per loro. Il concetto di carità, non c'è bisogno di
spiegarglielo.
Due parole agli eletti
Non è vostro compito andare in giro ad abbracciare qualcuno, figuriamoci i
Rom! (chi glielo dice a Nicolino?). Ma da voi mi aspetterei un briciolo
di politica, cioè:
condivisione
cuore-passione
progetto-visione
e non vedo niente di questo in quella che è (forse) amministrazione. Il
rischio che correte (l'ho
già scritto), è di perdere alla grande le prossime elezioni.
Due parole agli elettori
Abbracciare gli zingari? Quando mai! Come vi capisco, coi vostri problemi,
con rate e bollette da pagare... e tutto il resto. Non pretendo che abbiate
testa o cuore per chi è sfigato come/più di voi, ma se si riuscisse a GUARDARSI
NEGLI OCCHI (arieccoci) forse capireste che alla fine dei conti, siete trattati da Rom,
extracomunitari e pezzenteria varia. Ignorarli, o peggio buttarli fuori bordo
nella speranza che la barca non affondi, non vi darà nessun vantaggio. Forse,
pensateci, così vi togliete di torno un alleato di cui potreste comunque sbarazzarvi in
seguito, quando finalmente capirete quali sono i vostri obiettivi minimi.
Due parole anche ai Rom
Sempre in attesa di qualcuno che vi salvi, di qualcuno che meglio di voi
sappia trovare le parole adatte. Che non vi fidate di nessuno, ma vi attaccate a
tutti, pur di non muovere un dito. Siete in fondo al pozzo, decidete se rimanere
lì, o se volete uscirne cominciate voi ad arrampicarvi. Non aspettatevi niente
da nessuno. E se (proprio, proprio) avete bisogno dell'aiuto di qualcuno,
abbiate almeno un po' di fiducia in voi stessi.
Di Fabrizio (del 29/11/2013 @ 09:09:43 in Italia, visitato 2197 volte)
Spett. ex vicesindaco di Milano per una vita, per una volta i ladri non sono
quelli che tutti immaginano. Quella che segue non è una storia facile.
Ci eravamo lasciati un paio di anni fa, con 500 sgomberi e passa sul gobbo.
Cioè, sempre le stesse persone che venivano sgomberate e continuavano a girare
lì attorno.
Era un gioco a rimpiattino, tu, polizia municipale e le ruspe da una parte,
2/300 rom con i carrelli della spesa dall'altra parte. E noi, buonisti nostro
malgrado, a ripeterti: "Guarda che questi pezzenti conoscono il gioco meglio
di te, non li caccerai mai!" Lo avessimo detto a un pirla qualunque, magari
ci avrebbe dato retta, ma tu eri "l'eterno vicesindaco" (lei non sa chi sono me,
signor cittadino) e te ne facesti un punto d'onore: continuasti anche quando era
chiaro a tutti (anche a te, non negarlo) che non avresti tirato un ragno fuori
dal buco. Perché:
alternative non eri capace di trovarle da solo;
pensavi che, in quanto vicesindaco e pure di destra, tu
dovessi aver ragione "a prescindere", anche al di là dei fatti.
E' finita che le elezioni le hai perse tu, mica noi. E poi, dopo due anni, le
stiamo perdendo anche noi, buonisti nostro malgrado.
(E qua le cose si complicano: perché tra persone civili è sempre un
casino stabilire chi perda le elezioni e perché. Occorre tornare a quella fine
maggio del 2011)
MAGGIO 2011: Certo, il vento arancione, la sconfitta della destra, gli
scandali (ricordate la
casa di Batman?) grandi e piccoli... Sul fronte degli
sgomberi, la gente (quella che vota) dopo anni di "cattivismo", aveva votato
contro l'allora maggioranza perché da un lato s'era resa conto di quanti soldi
andassero spesi in continui sgomberi senza risultati, in secondo luogo perché
cominciava a intuire che, in fin dei conti, anche gli sgomberati fossero
persone, bambini, anziani, malati... come tutti, e con gli stessi diritti di
tante altre persone. Anche criminali? C'erano anche quelli, ma a furia di essere
trattati tutti come CRIMINALI, a furia di essere trattati come pacchi postali,
non c'erano altre prospettive che diventarlo.
Noi, buonisti nostro malgrado, ripartimmo da lì. Mi ricordo quello che ci
raccontava una delle "madri e maestre di Rubattino":
"Non facemmo niente di speciale, se non quello che ritenevano giusto. A
volte eravamo da sole, più spesso c'era gente sconosciuta che ci chiamava, ci
offriva aiuto e solidarietà. Perché quello che accadeva ai compagni di scuola
dei nostri figli e dei nostri alunni era qualcosa che ci faceva vergognare come
cittadine. Fu un momento di uscita da un ghetto mentale in cui si era noi da una
parte e i rom dall'altra. Ci fu chi fece cose simili in passato, questa volta
fummo in tanti, senza essere un movimento, senza altra identità che quella di
cittadini e cittadine di Milano."
Nel frattempo, cosa combinava la macchina comunale, quelle stesse persone con
cui si era affrontato la campagna elettorale spalla a spalla? Sgomberi ce ne
sono stati ancora (in tutto questo tempo) ma si è trattato di una specie di
"terapia a scalare": quello che prima veniva sbandierato ora avveniva
col maggior silenzio possibile; di sicuro non sono stati 500, le famiglie non corrono più
il rischio di essere divise, la polizia fa meno mostra di testosterone... a
cinque mesi dall'insediamento della nuova giunta mantenevo tutta una serie di
dubbi e insoddisfazioni. Dopo oltre due anni
momenti critici continuano.
(Il discorso va complicandosi ancora, abbiate pazienza)
Andando per punti:
Restando alla faccenda "sgomberi": non sono un tabù, ci sono
dei casi in cui vanno effettuati. Ricordava Ernesto Rossi nel
suo recente intervento che devono essere una misura da prendere
quando non ci sono alternative, e quindi dev'esserci un adeguato
preavviso, assistenza, una destinazione alternativa garantita.
Non si tratta soltanto di trattati internazionali che l'Italia
ha sottoscritto (e che ci indignano se è uno stato estero a non
rispettarli), ma il nodo POLITICO è la gestione: lo sgombero
deve presupporre determinate garanzie date da una trattativa con
i soggetti coinvolti, altrimenti è solo una misura discrezionale
del governante, buono o cattivo che sia.
Quindi le politiche, anche quelle repressive, devono
presupporre interlocuzione: con i cittadini, con le loro
associazioni, con i rom stessi. Questo è mancato assolutamente
con l'amministrazione passata, con quella attuale, dopo un primo
periodo di incomprensioni reciproche, il dialogo è stato una
costante doccia scozzese. Da un lato si è certamente allargato
il ventaglio dei soggetti coinvolti, dall'altro cittadini,
associazioni, rom sono stati cooptati in singoli momenti
periodici, escludendoli poi al momento delle decisioni e delle
scelte. Certe volte il dialogo è avvenuto solo con circoli
ristretti, rischiando di rompere le forme associative comuni che
si erano formate. A parte questo, la costante dell'approccio
alle richieste della "società civile" (se vogliamo usare un
termine di moda) è stato di una sequela infinita di promesse,
quasi mai mantenute. Rileggevo una sobria
lettera inviata dalla comunità rom di via Idro (sì, proprio
quella che impazza nelle cronache attuali) a giugno 2011: non
una delle loro richieste è stata, non dico risolta, ma iniziata
ad affrontare. Non c'è da stupirsi se ad un certo punto la
situazione è precipitata O era quello per cui qualcuno lavorava
in segreto già da allora?
Si è partiti, quindi, con speranze e promesse, già cassate a
luglio 2011 dal famigerato "Patto di stabilità". Non ci sono
soldi, ci è stato ripetuto in tutte le salse e anche un bambino
lo capisce che senza palanche le promesse rimangono sogni. Però,
ridurre le scelte e la progettualità ad una questione di FONDI
DISPONIBILI è stato per questa maggioranza un lampante ERRORE
POLITICO: da un lato perché il messaggio che ne deriva è che
senza soldi non si possono fare scelte, e che siamo tutti
MENDICANTI alla mercé del benefattore di turno (insomma, la
solita politica classista); dall'altro
perché esisteva (e forse esiste ancora) un capitale politico
UMANO (lo stesso che ha deciso l'esito delle precedenti elezioni
comunali) che poteva essere speso. Da questa impostazione
politica comunale derivano alcune scelte: ad esempio sin
dall'inizio si erano ventilati colloqui tra comune e
famiglie residenti nei campi comunali; per quanto fosse
un'operazione a costo quasi zero, non sono ancora stati avviati;
l'anno scorso è pure stata messa la cifra (spropositata, secondo
la mia opinione) a bilancio nell'iper pubblicizzato PIANO
COMUNALE, ebbene, tutto è ancora fermo.
Ma quando i soldi c'erano, che fine hanno fatto? De Corato
ha potuto finanziare parte dei suoi infiniti sgomberi (ma la
questione di dove provenissero i fondi è ancora misteriosa), dai
29 milioni circa del piano Maroni. L'altro grosso intervento fu
la chiusura del campo comunale Triboniano-Barzaghi, con la
campagna elettorale ormai in pieno svolgimento.
Alcuni degli
sgomberati dei campi Brunetti e Montefeltro sono dei profughi di
quell'altro sgombero di oltre due anni fa, tanto per dare una
misura dell'efficacia di allora. Altra maggioranza, e il
problema si ripropone. Differenti i toni:
tutto tranquillo, le operazioni si sono svolte senza
problemi, in 254 hanno accettato l'ospitalità offerta dal
comune.
Certo, tutto tranquillo, SINORA. Ci sono 300 persone a
spasso nella zona, in cerca di un posto dove rifugiarsi; viene
da chiedersi:
cosa è cambiato rispetto a due anni fa?
così la situazione è destinata a rimanere tranquilla?
Il punto dell'ospitalità è interessante. Perché sembra che
la capacità di ospitare da parte del comune non superasse le 200
presenze (su 600 sgomberati circa). Stabilito che comunque
qualcuno si sarebbe "nascosto" per tempo, forse il comune
offriva un'ospitalità inesistente.
Ma torniamo a parlare di soldi. Se De Corato (forse)
finanziava i suoi sgomberi coi fondi del piano Maroni, quando il
piano è stato bloccato, non solo sono terminati tutti gli
interventi di sostegno alla comunità (compresi quelli
dell'ordinaria manutenzione dei campi comunali, e non si capisce
il perché) ma, anche volendo, non c'erano più soldi per
sgomberare, dato che anche sgomberare ha un costo.
Sbloccati nuovamente i fondi (ne restavano circa 5 milioni)
ben 2 milioni vengono investiti nel centro do emergenza
(emergenza? A De Corato sono fischiate le orecchie!) di via
Lombroso, contro i 260.000 destinati a scuola e lavoro. La
declinazione di EMERGENZA non si applicava ai nomadi: ma alla
solita compagnia di imprese, cooperative, professionisti della
gestione dei campi, che da tempo non vedevano più un soldo.
C'è un nuovo soggetto che da un po' di tempo sta facendo
sentire il suo fiato, si chiama EXPO. A volte
in maniera inquietante, altre volte in maniera più civile.
Cioè, da 10 anni sento parlare di "superamento dei campi", senza
vedere atti concreti corrispondenti. Là dove sinora non era
arrivata la politica, stanno riuscendo gli appetiti suscitati da
questo EXPO. Capita l'antifona, va ripetendolo anche il comune:
i campi (comunali o no) s'hanno da chiudere, ed è stato trovato
il sistema più semplice: basta non intervenire di fronte a
qualsiasi urgenza, umana o strutturale che sia. Nel frattempo,
come nel caso di via Lombroso, se ne stanno costruendo di nuovi,
per la gioia degli amici di sempre, che offrano ospitalità a
termine (mascherata da integrazione) e gestiti in maniera
privatistica, come certe carceri USA.
Insomma, niente di facile e di promettente. Sembra che l'amministrazione
attuale abbia scelto per "la riduzione del danno": politiche forse più UMANE di
quelle precedenti (forse più ipocrite), che però non ne mettano in discussione le logiche e gli
interessi.
Può essere, che qualche lettore particolarmente sveglio, noti qualche
somiglianza tra l'approccio municipale alle questioni rom e quello ad altri
punti problematici della città. Qualcuno, forse ragionerà sulla similitudini tra
queste politiche, e la situazione nazionale dove, che si vota per la destra o la
sinistra, ti servono sempre la stessa minestra. Non lo so in Mahalla si
ragiona di rom e di sinti, ma... si è anche ripetuto molte volte che
come si affrontano queste problematiche è uno specchio di come veniamo trattati
noi cittadini di serie A.
PS: e le prossime elezioni? De Corato ed eredi hanno fatto poco o niente
per meritarlo, ma secondo me non ci sarebbe niente di strano se la prossima volta
a vincere fosse la sua banda.
Di Fabrizio (del 26/11/2012 @ 09:09:24 in media, visitato 2757 volte)
Lunedì 3 dicembre, ore 18 - Libreria Popolare di via Tadino 18, Milano
Fabrizio Casavola (autore di Vicini Distanti) con alcuni abitanti del campo rom
comunale di via Idro, tutti nei panni degli imputati, risponderanno alle vostre
domande su perché gli zingari siano colpevoli di ogni malefatta. Se avanza
tempo, si racconterà anche come si vive e cosa si fa in un campo rom, e sul
rapporto che si è creato col mondo intorno.
Introduce e modera: Paolo Melissi (associazione Pluriversi)
Vicini Distanti (edizioni Ligera
- 2012) è la cronaca di 20 anni di vita di una comunità rom da sempre presente a
Milano. Attraverso interventi di mediatrici culturali, insegnati, giornalisti, dei
Rom stessi, scorrono i vari aspetti della loro vita: infanzia, scuola, lavoro...
con gli innumerevoli tentativi, alcuni riusciti e altri meno, di instaurare un
dialogo e un modo di convivere con la città attorno.
Dello stesso autore:
Luoghi comuni, guida turistica semiseria ai segreti, le
bellezze, i monumenti del campo rom comunale di via Idro.
PluriVersi è una associazione di promozione sociale che dedica le sue attività
al benessere psicofisico delle persone, e alla qualità dell'abitare e del
fruire di un luogo. Si occupa di promozione della culture e di valorizzazione
del patrimonio, ma anche di servizi per il benessere della persona, organizzando
servizi di supporto. L'associazione opera utilizzando un approccio
pluridisciplinare e pluriculturale.
Libreria Popolare di via Tadino
Via Alessandro Tadino, 18, 20124 Milano - Tel. 02-29.51.3268
info@libreriapopolare.it Dal 1974 un luogo di incontri, discussioni, confronti, iniziative...
Orari:
lunedì 15.30-19.30
mar-sab 9.30-19.30
dom 10-13
Di Fabrizio (del 28/07/2012 @ 09:07:38 in media, visitato 1915 volte)
Dopo il successo di
Milanomondo
(grazie ancora a tutti gli intervenuti), continua la rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
Sabato 4 agosto ore 18.00 proiezione in ANTEPRIMA NAZIONALE del film "La
canzone di Rebecca" - ore 20.00 Cena - a seguire
balkan disco Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
I colori, le luci, la forza d'animo, il sorriso di Rebecca.
La Milano violenta e la Milano accogliente, gli sgomberi, la
vita per strada e la conquista di una casa. Partendo da
una baracca di periferia per giungere nell'aula di un liceo
artistico. Dove proseguirà?
Ne parliamo, dopo il film, seduti a tavola, con la protagonista
Rebecca Covaciu ed il regista Roberto Malini(ricordo che per la
cena E' NECESSARIO PRENOTARE)
Ingresso gratuito e proiezione al coperto. Tempo
permettendo, si cena all'aperto al
Marina Social Rom (in caso di maltempo, in luogo coperto), primi e
secondi, contorno, piatti freddi estivi e piatti
vegetariani - una bevanda a scelta. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE, costo tra i 10 ed i 15 euro (confermare QUI
o al 347-717.96.02 le presenze
entro giovedì 2 agosto). Grazie e buona serata a tutti!
Evento realizzato con la collaborazione del gruppo
EveryOne
Di Fabrizio (del 09/11/2013 @ 09:07:37 in conflitti, visitato 2272 volte)
Domanda oziosa: perché non avevo scritto niente sul "regolamento di conti"
avvenuto davanti all'ospedale san Raffaele mercoledì scorso? Eppure, conosco e
frequento quella comunità dalla fine degli '80. Conoscevo bene tanto la vittima
che chi ha mollato il colpo di spranga mortale.
A parte il dolore che mi ha toccato personalmente, son rimasto zitto per due
ragioni:
perché c'è tuttora il rischio per altre famiglie (donne, anziani e bambini,
intendo);
perché ancora, nonostante oltre vent'anni di conoscenza, ho il timore di non
aver capito bene cosa sia successo e cosa possa succedere.
Per questo, quando venerdì ho letto su il Giornale:
Rom ucciso all'ospedale Ecco come è nata la faida mi son stupito che
qualcuno potesse spiegarmi tutto ciò. Tanto più perché l'autore, un certo
Enrico Silvestri, in via Idro è un perfetto sconosciuto, e quindi immagino
abbia delle fonti riservate e sorprendenti.
Purtroppo, la ricostruzione del giornale è una delle cose più orribili (e
forse in malafede) che mi sia mai capitato di leggere. Partendo da un fatto di
cronaca quel foglio aggiunge tutta una serie di particolari senza verità e senza
uno straccio di prova. Vediamone solo alcuni:
Motivo del contendere... si parte dal descrivere la
situazione come generata da rivalità tra clan. Che esisteva, ma
non aveva impedito che le due famiglie vivessero fianco a fianco
da anni, e che addirittura la vittima fosse il padrino del
ragazzo che l'ha colpito. Insomma, qualcosa si è guastato nel
tempo e Enrico Silvestri ignora cosa sia successo. Posso
dirlo io: la famiglia di Marco De Ragna (che forse
hanno aggredito Luca e i suoi) aveva sì subito un altro attacco
ad inizio anno, sempre da alcuni Braidic, ma di un altro gruppo.
Scappato in fretta e furia, aveva perso i risparmi di una vita.
Ha vissuto quasi un anno in una roulotte scassata, col comune
che continuava a ripetere che l'avrebbe aiutato, senza fare
assolutamente niente. Non lo giustifico, neanche se è un amico,
ma capisco che vivere in quella situazione può portare ad un
epilogo tragico come quello di mercoledì scorso.
La convivenza sempre più difficile, gli interventi non fatti
in via Idro, risalgono e sono stati denunciati da una decina
d'anni, passando tra diverse amministrazioni. L'ultimo
intervento, lo ricordava proprio
Il Giornale, fu nel 2005, a cui segui un lento abbandono
bipartisan. Come quando si lascia degradare un condominio,
l'abbandono si è tradotto in condizioni sempre più bestiali, in
quello che sino alla fine degli anni '90 era un campo
considerato modello di convivenza. Singolarmente, nel capitolo
precedente (e viene ripetuto alla fine) sembra che l'articolista
in questa storia veda un'irresponsabilità della Consulta Rom e
Sinti. quando questa accusa le varie amministrazioni di
abbandono. D'altronde, è più facile accusare i Rom di essere
bestiali, piuttosto che di essere tenuti in bestiali condizioni
di vita.
Continuo a chiedermi quale siano le fonti di questo Enrico
Silvestri, perché volendo mostrare di conoscere la questione,
inanella una serie di errori descrivendo particolari che non
c'entrano con la cronaca. Via Idro ... nato oltre trent'anni
fa è dell'estate 1989 (24 anni), è sempre stato abitato da
Rom Harvati (e non da Sinti) e non hai mai visto 600
presenze, attestatesi negli anni tra le 100 e le 200, in
maniera piuttosto stabile. Ma 600 presenze è un numero
(inventato di sana pianta) che fa paura.
Perché, subito dopo, arrivano le affermazioni forti: I
Braidic odiano i De Ragna a cui seguirà E adesso la
vendetta: la morte di Luca deve essere pagata con la morte di
Marco. Lo so, ve lo dico chiaramente, lo temo, ma so anche
che ci sono quelli imparentati tanto con i Braidic che con i De
Ragna. E proprio in questi giorni, vedo che al campo qualcuno si
lascia andare a parole di vendetta, altri (che di cognome
facciano Braidic o De Ragna) in silenzio e fatica stanno
provando a calmare gli animi.
Per il Giornale e per quelli che sono i suoi giornalisti, non esiste niente
di peggio che un Rom che provi a portare pace. Bisogna essere per forza stupidi
e sanguinari. Meglio morti che rom, pensano. Non è che io ce l'ho per forza con
quella testata, ma successe già a dicembre 2005, che via Idro venne accusata di
colpe che non erano sue.
Mandammo la smentita, e "naturalmente" non fu mai pubblicata.
Di Fabrizio (del 23/11/2010 @ 09:07:04 in Kumpanija, visitato 1865 volte)
Ventidue interventi di recupero che hanno consentito, tra l'altro, di salvare
circa 42,5 quintali di pesce, smaltiti quintali di rifiuti ingombranti, taglio
di alberi pericolanti, sfalcio di arbusti e recupero di alcuni tratti delle
sponde. Sono gli interventi di pulizia e riqualificazione dei Navigli effettuati
in circa due settimane dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi che
annuncia il termine, oggi, dell'asciutta dei canali milanesi. "Il preoccupante
degrado ambientale dovuto a consistenti quantità di rifiuti presenti nell'alveo
del Naviglio, il pericolo esondazione causato dalla barriera dei rifiuti,
l'impossibilità di utilizzare le barche fresanti per eliminare le alghe nel
corso della stagione irrigua, lo smottamento di alcuni tratti della sponda
destra - ha spiegato Alessandro Folli, presidente del Consorzio - sono alcuni
dei motivi che ci hanno spinto ad intervenire sul tratto del Naviglio Martesana
tra il nodo Lambro e via Melchiorre Gioia a Milano". Inoltre, "si sono create
le condizioni ideali - sottolinea Folli - per un sodalizio tra il Consorzio,
Legambiente locale e gli abitanti del campo rom di via Idro con l'obiettivo di
valorizzare il tratto milanese del naviglio che pur perdendo la sua vocazione
irrigua mantiene un forte valore paesaggistico. Un'azione comune perché i
cittadini abbiano più a cuore il rispetto e la salvaguardia di questo pezzo
importante della storia milanese" (grassetto mio, leggere
QUI ndr). "Stesso
discorso per la Darsena e i tratti adiacenti dei Navigli Grande e Pavese. Non è
più accettabile che questi canali siano sommersi da rifiuti e da una inciviltà
imperante - sottolinea il Consorzio -. Ad esempio, sono stati recuperati
quintali di rifiuti rappresentati soprattutto da bottiglie di vetro. Un
controsenso: i Navigli vissuti come eccellenza della vita serale e notturna
milanese e nello stesso tempo, dagli stessi fruitori, villeggiati e sfregiati
con la mancanza di rispetto per l'ambiente e per il corso d'acqua stesso". Anche
per la Darsena, il Consorzio in accordo con il Comune di Milano ha provveduto
alla sua pulizia con l'impegno di una squadra di 4 operai e con mezzi appositi
per il sollevamento e trasporto dei rifiuti. "A breve chiederemo un incontro con
il sindaco Moratti - ha concluso Folli - per pianificare i prossimi interventi
di manutenzione, già in occasione dell'asciutta della primavera 2011.
Soprattutto per avviare un'azione sinergica tra tutti gli enti interessati
perché con Expo 2015 tornino agli antichi splendori tutti i tratti dei nostri
cinque Navigli".(Omnimilano.it)
Di Fabrizio (del 02/01/2013 @ 09:07:00 in Kumpanija, visitato 1539 volte)
Da ateo vorrei fare una domanda a chi ne capisce
più di me: esiste una differenza tra religione e credo? (i fondamentalisti
possono astenersi dal rispondere)
Ho un ricordo confuso di un missionario, una foto
che ritrae un giovane Gasparri (sì, proprio lui!) in un campo nomadi della
capitale. I missionari che ho conosciuto, credo fossero di una chiesa
concorrente, all'inizio in giacca e cravatta, poi hanno capito che l'abito da
lavoro andava cambiato. La testa no, quella era più difficile da cambiare.
Era difficile, perché c'è chi si avvicina ai Rom e
Sinti (o meglio, a quelli di loro che stanno oggettivamente male) pensando di:
avere di fronte una massa di
bambini troppo cresciuti da rieducare (esiste anche la versione
"missionario da combattimento": quello che vuole insegnare loro
come si deve comportare uno zingaro);
avere comunque a che fare con
gente che vuole assomigliare a loro, pensare come loro, parlare
come loro.
Senza calcolare che:
Zingaro non è sinonimo di
deficiente. Se qualcuno vuole assomigliare, pensare, parlare
come un missionario, è in grado di impararlo anche da solo;
ma si sa che al missionario piace
credersi indispensabile.
I Rom e i Sinti che stanno oggettivamente male,
chiedono una risposta IMMEDIATA ai loro bisogni. Il missionario offre per forza
soluzioni a lungo termine; e ce n'è bisogno, PER DIAMINE, ma occorre per forza
instaurare un DIALOGO, o un codice condiviso, altrimenti non si va da
nessuna parte.
Allarghiamo un momento il discorso: sento sempre
di più parlare di disaffezione alla politica: ecco... diciamo che io mi
fiderei poco di qualcuno che vedo una volta ogni uno-sei mesi, ma è talmente
innamorato della mia causa e della mia miseria da voler parlare e progettare
(progettare significa pensare) al posto mio. Un po' come essere soci: a
me la miseria e a lui i discorsi.
Ieri notte mentre in via Idro festeggiavamo
assieme un ennesimo san Silvestro, erano questi i pensieri che mi guastavano la
festa. Esattamente
un anno fa avevo scritto una cronaca piena di speranze ma, a parte abbracci,
bevute e scherzi, quest'anno si sentiva la differenza. Nessuna delle promesse
fatte si è realizzata in questo anno e la gente è stufa sino alla disperazione.
E' stufa e vede complotti e nemici ovunque. Non ci si fida dei vicini con cui si
è trascorsa una vita, ci sono genitori che di certe cose non parlano neanche coi
loro figli. Difatti quest'anno ognuno ha festeggiato per conto suo, mancava il
solito corteo di visite. Se questa è la situazione interna, che fiducia può
esserci verso chi è esterno?
Tutta la fatica di anni nel progettare ASSIEME è a
rischio, non tanto per il valore di quello che è stato raggiunto, ma perché le
due mentalità che non si sono incontrate potrebbero portare ad un risultato del
tipo:
i missionari insisteranno (fuori
campo) su quello che ora potrebbe diventare il LORO progetto;
e se pure questo si realizzasse
(in tempi biblici, suppongo) non ci sarà più nessuno degli
abitanti;
perché quello che attualmente è un
mantra (IL SUPERAMENTO DEI CAMPI) senza fondi a disposizione, si
sta realizzando gratuitamente rendendo i campi superstiti ancora
più invivibili del passato.
Poi, come in ogni credo, ci saranno (anzi, ci sono
già) guerre di religione: i Rom sfiduciati che tornano ai vecchi atteggiamenti,
associazioni che se la prendono col comune, comune che se la prende con qualcuno
dei due. Ecco, questo sì mi ricorda i bambini, quando in Idro facevo l'animatore
e non fare picchiare tra di loro le diverse fazioni era già un successo.
Ma sono passati vent'anni buoni, e nel mio doposbornia sto pensando di essere ancora allo stesso punto di allora. Non è neanche l'alcool: è da ottobre che ho cominciato a mandare affanculo a destra e sinistra. Adesso non saprei dove voltarmi, colpa dei vaffanculo, ma soprattutto di aver contribuito a mettere in moto tutto 'sto casino, senza sapere risolverlo. Servirebbero amici, dentro e fuori campo, ma amici veri. O che si mantenesse, ogni tanto, qualche impegno.
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 09:06:51 in media, visitato 6472 volte)
Segnalazione di Tahar Lamri: articolo su
Internazionale dell'8 maggio (versione cartacea)
Fabrizio Casavola tiene subito a precisare: "non sono un Rom e non faccio
parte di nessuna redazione". La storia comincia nell’89: un rom chiede aiuto per
prepararsi all’esame di guida. Le lezioni si svolgono in un bar o in roulottes
affollati di bambini, nel campo di via Idro a Milano. I due diventano venti e i
venti formano una classe. Da qui nasce, nel 1995, l’idea di un giornale "Il
vento e il cuore". "Il tutto cominciò in maniera molto provvisoria: un
vecchio computer 386 e casa mia che accoglieva i due redattori del
campo-sosta (nessuno dei vicini ha mai avuto niente da dire). Usare un computer
da parte di chi a malapena sa leggere e scrivere, può sembrare un azzardo, ma
quel giornale divenne un importante strumento di aggregazione. Man mano anche
gli altri componenti dei campi partecipavano alla raccolta delle notizie, a
piegare le pagine fotocopiate, a farsi fotografare, a chiedere quando sarebbe
uscito il prossimo numero. Arrivarono col tempo i contributi di altri campi, di
Rom di passaggio... Le pagine, da 4, dovettero passare ad 8." 400 copie, ogni
copia letta da più persone, con "corrispondenti-lettori-sostenitori" a Ferrara,
Torino, Chieti, Francia e Spagna. Due anni dopo, per mancanza di fondi, il
giornale viene chiuso. Fabrizio apre una pagina web (sivola.net/rom.htm)
e racconta questa storia, arrivano tanti messaggi e si crea quasi spontaneamente
un gruppo di discussione (http://it.groups.yahoo.com/group/arcobaleno_a_foggia/).
Nel 2005 nasce il blog Mahalla (...). Da allora si sono moltiplicate le pagine
su Internet, quella importante della Federazione Rom e Sinti (http://comitatoromsinti.blogspot.com/2008/06/la-federazione-rome-sinti-insieme.html)
, SucarDrom (http://sucardrom.blogspot.com/),
Bjoco (http://web.tiscalinet.it/bjoco/indice.html)
sulle iniziative culturali.
Un’altra bella storia di voci intrecciate è quella del periodico italo-arabo
Al-Jarida (aljarida.it/)
fondato a Milano nel 2008 da un’associazione di studenti italiani e arabi,
distribuito gratuitamente in 5.000 copie "nelle zone densamente popolate da
arabi, perlopiù egiziani e marocchini, e italiani, nelle scuole di italiano per
stranieri, nelle librerie universitarie (facoltà linguistiche), associazioni di
volontariato che si occupano di assistenza legale e medica per stranieri e in un
ampio numero di esercizi commerciali arabi" dichiara Marco Sergi della redazione
del giornale. "Le stampe dei primi 5 numeri sono state finanziate in parte dalla
Provincia di Milano (assessorato pace e cooperazione) e in parte dalla
fondazione Cariplo. Tutti i collaboratori sono volontari e la cerchia di persone
interessate va aumentando di giorno in giorno. Il gruppo fisso è formato da
ragazzi e ragazze italiani, libanesi, egiziani e libici mentre altri ragazzi
marocchini e palestinesi ci aiutano con consulenze e traduzioni.".
Di Fabrizio (del 07/08/2011 @ 09:06:34 in casa, visitato 1739 volte)
Facendo ogni sorta di scongiuri, leggevo qualche giorno fa questa notizia su
Repubblica.
Riflettevo sulla sottile differenza che passa tra un campo "tollerato" come
quello e i campi cosiddetti "regolari".
Succede al campo "regolare" di via Idro a Milano, che
vigili e polizia si presentino in forze e "...una ruspa ha demolito
la cabina elettrica che serviva tutto il campo, a causa di alcuni allacciamenti
non regolari; col risultato che ora tutto il campo è senza elettricità (anche
chi aveva un regolare contatore)" così "Ora tutte le famiglie hanno
allacci elettrici volanti, e naturalmente abusivi."
(leggi QUI, ndr).
Non si tratta di un caso isolato. Per il momento è estate, ma con l'arrivo della
brutta stagione la situazione potrebbe diventare davvero pericolosa. Inutilmente
i Rom che vi abitano (e sanno cosa significhi abitare in un campo), stanno
tentando di far capire che tra tutti gli interventi che si vorrebbero fare,
quello sarebbe il più urgente.
Nel contempo, quando il Comune attrezzò il campo, decise di installare per
ogni piazzola sulla medesima colonnina tanto l'allaccio dell'acqua che l'attacco
della corrente elettrica. Per qualche miracolo, ancora nessuno è rimasto
folgorato. Nel frattempo i più prudenti, sempre in maniera abusiva per la legge,
hanno provveduto a farsi allacci propri. Una delegazione di Amnesty
International in visita in via Idro, ci raccontava che in alcuni campi a Roma
aveva visto la stessa situazione.
Forse sarebbe il caso che i vari gestori, associazioni dal grande cuore,
tavoli e consulte rom, oltre a discutere dei massimi sistemi, prevedessero che
chi abiti in un campo venga consultato anche nella fase di progettazione. Lo
dico senza alcuna malizia verso questo o quello. La democrazia si costruisce
soprattutto sulle piccole cose, "al limite" si sarà evitata un'altra piccola stupida morte.
Di Fabrizio (del 09/10/2013 @ 09:06:33 in scuola, visitato 1962 volte)
Le sottoscritte insegnanti del plesso di scuola primaria di Via Russo 27
chiedono l'attivazione del trasporto per gli alunni rom che frequentano la scuola.
Non abbiamo saputo nulla a riguardo dalle istituzioni e questo silenzio pesa, e
sulle famiglie e sugli operatori che da anni cercano di mettere in pratica ciò che
dice la nostra Costituzione (art. 2, 3 e 34).
Quest'anno inoltre nella scuola verrà attivato il "Progetto nazionale per
l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti"; la
condizione
di base per lo sua attuazione è la presenza, a scuola dei bambini del campo di
Via
Idro.
Il governo italiano ho assunto in sede nazionale, europea e internazionale
l'impegno di promuovere lo parità di trattamento e l'inclusione economica e
sociale delle comunità RSC nello società, assicurare un miglioramento duraturo e
sostenibile delle loro condizioni di vita per renderne effettiva e permanente la
responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l'esercizio
e il pieno godimento dei propri diritti. Il progetto di cui sopra rientra in
questo
impegno e dovrebbe essere una delle azioni messe in atto per favorire processi
d'inclusione dei bambini e adolescenti rom.
Ora ci chiediamo coma sarà possibile attuare il progetto con la mancanza di
materia prima (alunni) e perché ogni anno dobbiamo rivolgerci a voi e agli
organi
di stampa per cercare di ottenere qualcosa che è la conditio sine qua non.
A coloro che potrebbero obiettare che I'anno scorso lo presenza o scuola degli
alunni è stata scarsa nonostante il pullman rispendiamo che le condizioni di
degrado e pericolo verificatesi al campo non ne hanno sicuramente facilitato la
presenza.
Avviare le persone (di qualunque etnia, religione, sesso...) all'autonomia e
alla responsabilizzazione presuppone un percorso di socializzazione, istruzione e
condivisione.
Tutto ciò è quello che gli insegnanti cernono di praticare do almeno 20 anni.
E le istituzioni?
Inoltre, nonostante l'assicurazione da parte della Dott.ssa Villella,
nell'incontro tenutosi a scuola il 16 settembre con la presenza del Dirigente
Scolastico Uboldi e le insegnanti interessate e coinvolte nel progetto, che íl
contratto con le mediatrici culturali (facilitatrici?) sarebbe stato rinnovato,
od ora 24 settembre non c'è nessuna conferma.
Rinnovando la nostro fiducia nell'amministrazione comunale chiediamo che al
più presto le istanze di cui sopra vengano defínitivamente accolte.
Gli insegnanti dello scuola di Via Russo, 27 e il personale ATA.
(seguono firme)
Alla cortese attenzione
del Sindaco, GIULIANO PISAPIA,
dell'assessore, MARCO GRANELLI
dell'assessore, PIERFRANCESCO MAJORINO
dell'assessore, FRANCESCO CAPPELLI
dell'assessore PIERFRANCESCO MARAN
del Presidente del Consiglío dí Zona 2, MARIO VILLA
del presidente dello Commissione scuola, ALBERTO CIULLINI
del presidente della Commissione Consiliare ""Educazione - Istruzione",
ELISABETTA
STRADA
del presidente della Commissione Consiliare ""Mobilità e Ambiente", MARCO
CORMIO
del presidente dello Commissione Coesione Sociale, Inclusione e Sicurezza,
STEFANO
COSTA
7 ottobre 2013:
Buon giorno a tutti. Siamo gli insegnanti e il personale
ATA della scuola primaria di Via Russo che hanno sottoscritto la lettera a voi
inviata il 25 settembre 2013. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla
nostra richiesta ma la cortesia istituzionale avrebbe richiesto almeno un vostro
cenno, anche per farci pervenire la sensazione che le istituzioni cui ci
rivolgiamo non siano totalmente sorde ai bisogni dei bambini. Il vostro silenzio
dunque ci costringe a non fermarci qui; chiederemo a gran voce una risposta,
anche se ciò significherà dover contattare e diffondere le nostre istanze
tramite gli organi di stampa (cosa che faremo nei prossimi giorni).
Distinti saluti.
Gli insegnanti della scuola primaria di Via Russo
ULTIM'ORA:
Gentilissime
sono consapevole delle attuali difficoltà che l'assenza del trasporto scolastico
sta provocando alla frequenza scolastica dei bambini del campo di Via Idro.
Difficoltà che ovviamente si ripercuotono sull'organizzazione scolastica e
sull'organizzazione familiare.
Come immagino sapete le attuali difficoltà di bilancio dell'Amministrazione
comunale hanno reso necessario anche un intervento di razionalizzazione del
servizio di trasporto scolastico che, fatto salvo quello relativo agli alunni
con disabilità, ha interessato tutte le altre tipologie di trasporto scolastico.
In particolare per il trasporto dei bambini residenti nei cosiddetti "Campi
Nomadi" sto verificando, insieme agli uffici competenti e ad ATM la
disponibilità economica residua con l'obiettivo, entro la fine di questo mese di
poter riattivare il servizio o offrire possibili alternative.
Vi chiedo quindi di pazientare ancora un poco sapendo che considero
l'inserimento scolastico di tutti i bambini, indipendentemente da condizioni
sociali, etniche o religiose, e la loro frequenza un obiettivo prioritario
dell'Amministrazione comunale e mio personale
Francesco Cappelli
Segreteria Assessore
Educazione e Istruzione
Via Porpora, 10
20131 MILANO
0288448160-48162-48161
Di Fabrizio (del 05/02/2013 @ 09:06:22 in Regole, visitato 1806 volte)
Comunicato Stampa:
In relazione alle notizie circolate a seguito dei recenti fatti avvenuti nel
campo rom di Via Idro, vogliamo sottolineare innanzitutto che queste si sono
spesso rivelate parziali o inesatte. Gli abitanti del campo non sono tutti
uguali: non si tratta di una faida tra famiglie in cui ciascuno ha il
medesimo carico di responsabilità, ma di un grave episodio di intimidazione.
All'interno del campo vivono persone che hanno diritto ad una maggiore
sicurezza.
Quanto alle accuse rivolte da alcune forze politiche all'attuale
amministrazione, il Consiglio di Zona 2 ha deliberato in data 5 giugno 2012
avanzando delle proposte sulla riqualificazione del Campo (che è comunale e
sorge su terreno demaniale) e prevedendo interventi che riguardano sia la
sicurezza e la manutenzione delle strutture che la coesione sociale.
Respingiamo al mittente le accuse avanzate a mezzo stampa dal capogruppo
della Lega Nord in Zona 2.
Non è vero che negli anni in cui la Lega è stata al governo della città (ben
17) la problematica realtà del campo rom fosse stata risanata, anzi: l'attuale
stato di abbandono è stato volutamente aggravato. E non è vero, per fortuna di
tutti noi, che il campo rom sia stato pattugliato dall'esercito trasformandolo
in una piccola Auschwitz. Non risponde al vero l'asserito abbandono del tema
sicurezza da parte del centrosinistra, come dimostrano gli interventi delle
forze dell'ordine nel campo (vedi cronache 3/7/2012 e 8/8/2012). Non risponde al
vero che i reati siano aumentati esponenzialmente negli ultimi due anni, come
testimoniano anche dal Commissariato, ed, infine, è falso che l'Assessore
Granelli non sia mai arrivato in zona 2.
Nel corso del mandato, l'Assessore Granelli ha partecipato a due commissioni
zonali sul tema della sicurezza e, in seguito, ha voluto un incontro ufficiale
con i Comitati e le Associazioni alla presenza del Questore e dei responsabili
della sicurezza in zona, senza qui contare le numerose visite informali
compiute.
Troviamo assurdo e strumentale che oggi la Lega Nord chieda a gran voce una
Commissione per discutere di Via Idro, quando i consiglieri della Lega
sono risultati assenti nella apposita Commissione Zonale, convocata a
settembre esattamente in Via Idro, per discutere del Piano Rom e dei problemi
del campo.
Sfugge alla Lega Nord che proprio nella mattinata di lunedì 28 gennaio si sia
svolto un incontro con gli Assessori Majorino e Granelli per decidere come
intervenire nel campo Rom di Via Idro e sfugge alla Lega Nord che un altro
incontro sia programmato agli inizi di febbraio. Il centro sinistra di Milano e
della Zona 2 ha ben presenti i gravi problemi in cui versa il campo, sia dal
punto di vista della sicurezza sia da quello del degrado delle strutture,
peraltro ereditati dalle amministrazioni di centro-destra, che hanno saputo solo
aggravare i problemi di sicurezza delle persone, rom compresi, per poterli
strumentalmente utilizzare a fini elettorali.
Il centro sinistra in Zona 2 e a Milano combatte una dura battaglia, con
pochi mezzi economici a disposizione e un inadeguato quadro legislativo a
supporto, anche qui eredità pesante dei governi BOSSI/Berlusconi, per consentire
l'accrescimento personale ed umano di tutti, anche nell'ambito della comunità
ROM e sviluppare un cammino di speranza, di legalità e di integrazione per tutti
gli uomini e le donne che liberamente lo scelgano. Il centrosinistra a Milano
contrasta chi sceglie di perseguire la strada dell'illegalità e della
delinquenza, sapendo ben distinguere, come meritano le Persone, gli uni dagli
altri.
Riteniamo che bene abbiano fatto le forze di polizia ad intervenire per
riportare l'ordine e la sicurezza nel campo - in modo deciso ma appunto attento
alle persone. Questi interventi, eseguiti anche a seguito di segnalazioni da
parte del Consiglio di Zona 2 e delle Associazioni di volontariato che lavorano
nel campo, permettono di separare i cittadini regolarmente residenti da chi
invece delinque e si oppone con ogni mezzo sia alle forze dell'ordine sia, in
fondo, al miglioramento della vita quotidiana nel campo.
Ora è importante che la politica compia la sua parte attraverso un lavoro
forte e deciso di mediazione sociale e di riqualificazione del campo, mettendo
in pratica le proposte avanzate dal Consiglio di Zona 2 e i contenuti del
Progetto rom sinti e caminanti del Comune di Milano.
La Lega Nord, se lo vuole, rimanga pure nel passato.
Di Fabrizio (del 19/10/2012 @ 09:05:32 in casa, visitato 2463 volte)
Leggevo mercoledì scorso l'articolo di Maurizio Spada:
DALLA
CASA BENE RIFUGIO ALLA CASA SOCIALE e già nelle prime righe mi imbatto in
questa affermazione: "A parte i popoli migranti come i Rom tutti gli altri
hanno bisogno di una casa:" e subito dopo "ora osserviamo che a questo
bisogno fondamentale si risponde nei modi più disparati."
Iniziale caduta di braccia: i Rom rimangono, se non col nomadismo inscritto
nel DNA, dei migranti, gente che non è destinata a stanziarsi e quindi di
casa
non ha bisogno. Possibilmente col solito equivoco: non siamo NOI i cattivi che
non vogliamo concedergliela, sono LORO a non averne bisogno. Quindi, norme e
diritti sono salvi. Ma che differenza può esserci tra un nomade e un migrante?
Forse quel "popoli" iniziale che muta una condizione accessoria e
temporanea (l'essere migranti) ad una situazione culturale loro (il
popolo migrante), senza individuare una altro aspetto culturale partorito
da noi (un popolo sfollato e cacciato, quindi PER FORZA migrante).
Altro sconcerto (ma ormai dovrei saperlo): l'articolo è
ospitato dalla rivista
ArcipelagoMilano: da quattro anni ospita un meritorio dibattito che riunisce i
resti del riformismo milanese, che in passato ha giocato un ruolo fondamentale
nella storia politica cittadina. E "politicamente" sono preoccupato che anche
qui passi il discorso di bisogni abitativi differenti "a prescindere"
(attenzione: il differenzialismo si applica inizialmente ad una
minoranza, per allargarsi in seguito alle altre fasce deboli di popolazione).
Superati questi due scogli iniziali, mi sono impegnato a leggere il resto
dell'articolo, nella speranza di correggere il mio giudizio di partenza. Alla
fine mi è rimasto un senso di delusione: ben scritto e documentato (impreziosito
da citazioni di Heidegger, oltre che degli imprescindibili Marc Augè e dell'Housing
Sociale che in questi casi non mancano mai), ma quello che ad una prima
lettura si presenta come un viale elegante, si chiude come un vicolo senza
uscita.
Nella mia ignoranza, riparto dalla seconda frase che ho citato all'inizio: "ora osserviamo che a questo
bisogno fondamentale si risponde nei modi più disparati." E dall'articolo
di Maurizio Spada vorrei estrapolare un capitolo:
In questa situazione si ritiene che a qualcuno interessi che le case siano
costruite a regola d'arte seguendo principi di sostenibilità energetica e
sociale? Un po' diverso è stato l'operare del mondo cooperativo, almeno nella
prima metà del secolo scorso, infatti sono di quegli anni progetti di città
giardino e d'interventi edificatori che prevedevano la proprietà indivisa,
prezzi d'affitto calmierati congiuntamente a una vita di relazione diversa e una
filosofia che voleva alcuni servizi in comune e molta solidarietà, come ad
esempio i quartieri della Società Umanitaria dei primi del '900. Purtroppo nel
secondo dopoguerra la cooperazione, che intanto sceglie la proprietà divisa
seguendo le mode, finisce per operare come le immobiliari: anche se all'inizio
si costruisce per i soci che le abitano, dopo qualche anno le case possono
essere vendute entrando così nel libero mercato e generando notevoli affari.
Una città, grande o piccola che sia, agisce e cresce essenzialmente su due
logiche contrapposte:
da una lato la spinta razionalista e macroeconomica, per cui
una determinata soluzione abitativa viene ripetuta come una
formina da spiaggia;
dall'altra una spinta più anarchica e microeconomica, per
cui i diversi strati della popolazione che la abitano, si
differenziano in base a storie, bisogni, localizzazione, ecc. e
queste differenze si riflettono nell'abitare.
Vediamo quindi se partendo dai "Rom [che] tutti gli altri hanno
bisogno di una casa" si riesce a giungere ai "modi più disparati."
Attenzione però, il mio non sarà una specie di esercizio filosofico, ma vorrei
ragionare su un concetto che partendo dai Rom (e dai Sinti, e dai Caminanti)
potesse essere utile in una discussione meno settoriale: LA CITTA' PER TUTTI
(sapendo comunque che il PER TUTTI è già di per sé un'espressione che appartiene
all'utopia). Lo spunto è dato dal
PROGETTO ROM, SINTI E CAMINANTI 2012-2015 che proprio in questi giorni
dovrebbe essere discusso in comune, per essere presentato in giunta a fine
mese. Un aspetto non secondario è che il progetto iniziale dovrebbe
contenere tutta una serie di osservazioni, maturate dal confronto con
associazioni, consigli di zona, i rom stessi; e da questo punto di vista si
tratterebbe di una novità importante. Sarebbe utile se in questa
discussione rientrassero le proposte fatte due anni e mezzo fa dal
Tavolo Rom, riguardo l'abitare nell'area metropolitana di Milano.
Proposte "le più disparate", ma che presuppongono un processo,
partecipato e condiviso, che superi la situazione attuale dove "popoli
migranti" ed abitare sono destinati a non incontrarsi mai, sancendo una
situazione abitativa differenziale e da terzo mondo. Con un rischio che riguarda
tutti: le condizioni socio sanitarie di un qualsiasi insediamento spontaneo
lasciato a se stesso, non si fermano ai limiti del campo, ma tracimano. Le
malattie sono per loro natura antirazziste, colpiscono tanto Rom che i loro
vicini, il degrado umano ed urbano di un campo abbandonato ricade su tutta la
zona circostante. Quindi la questione del superamento dei campi ATTUALI, non
riguarda solo l'1‰ della popolazione, ma va affrontata
nello spirito del riformismo milanese degli anni '60, quando menti e risorse
furono impiegate per risolvere l'emergenza sociale e abitativa dei tanti
immigrati che arrivavano dal sud Italia.
Mi limito ad alcuni punti del documento del Tavolo Rom:
Non da ora, ma almeno da una ventina d'anni, ci sono Rom e
Sinti che le case le abitano (o le occupano). In alcuni casi,
senza grossi problemi (e quindi noi smettiamo di considerarli
Rom e Sinti, come se la normalità non fosse una notizia), in
altri casi le situazioni sono più conflittuali. Vuoi perché
funziona nei fatti una sorta di integrazione all'incontrario,
per cui le devianze sociali maturate in un campo rom si saldano
con le tipiche devianze da ghetto urbano, sia perché la
destinazione d'arrivo si trasforma da campo orizzontale a
verticale, replicandone tratti positivi e negativi. Ma il
fenomeno dell'urbanizzazione riguarda, in misura diversa, tutti
i gruppi presenti in città.
Un problema legato al passaggio da una stanzialità non
riconosciuta (campo sosta) ad una ufficiale (casa), è la
sostenibilità. Lavoro, in parole povere. Non si può parlare di
percorso verso l'autonomia, quando le famiglie rom e sinte che
scelgono di andare ad abitare una casa, non ne hanno i mezzi;
ricadranno nella dipendenza dalle mafie locali, piuttosto che
dalla chiesa, dal volontario o dall'associazione di turno. O
nella mentalità del ghetto, cioè ricercare le risorse necessarie
all'interno del proprio clan, senza interazione col mondo
circostante. Se di lavoro si tratta (ma preferirei usare il
termine SOSTENIBILITA'), pur in una situazione di grave crisi ci
sono da anni fette di popolazione rom e sinta che hanno trovato
lavoro, come dipendenti o lavoratori autonomi, persino
imprenditori, e altri si sono riuniti in cooperative. Il
documento propone quindi la creazione di un'AGENZIA, con compiti
di supporto e consulenza, che veda la presenza di soggetti
istituzionali, sindacali e di categoria. Ma, contemporaneamente,
una simile agenzia dovrebbe farsi carico del problema più
propriamente sociale: queste comunità soffrono di un rapporto
altamente conflittuale col resto della popolazione, e questo
conflitto va mediato e governato per evitare "crisi di rigetto".
Potrà sembrare l'ennesimo ente DIFFERENZIALISTA, in realtà
dipende dai soggetti locali che si riusciranno a coinvolgere:
perché una simile unione e confronto di forze diverse, si
trasformi in un laboratorio di mediazione sociale diffusa,
nell'INTERESSE GENERALE.
Alcuni Rom e Sinti (anche qua, dei gruppi più diversi) sono
disposti a trasferirsi in cascina, potendo mantenere lì uno
stile di vita familistico, più vicino alle loro tradizioni.
Attenzione:
alcune hanno aperto un mutuo da anni, eppure sono ancora
"parcheggiate" in un campo. Ma il discorso, COMUNE anche
stavolta, che si pone è: se non ci fossero queste famiglie,
questo capitale edile di cascine abbandonate, che fine farebbe?
E' una questione da affrontare CON URGENZA anche a livello
cittadino, dato che sempre di più si parla di città
metropolitana, che supera grandemente i confini cittadini.
La città metropolitana, e la generale scarsa attenzione che
viene riservata alla città fuori dalla cerchia dei Navigli, ci
porta in quel terreno esteso ed indefinito della periferia
metropolitana. Proprio lì dove si ammassano i campi rom,
comunali e spontanei. Se di superamento vogliamo parlare, ho in
mente un esperimento che da poco è nato nel campo comunale di
via Idro: le stesse strutture vengono utilizzate per il resto
della cittadinanza e lì periodicamente si svolgono proiezioni di
film, presentazioni di libri, riunioni e feste aperte alla
cittadinanza. Il campo si trova all'inizio del neonato Parco
della Media Valle del Lambro, ed è sede una cooperativa di
operatori del verde, un insediamento lì sarebbe del tutto
conseguente. Se aggiungiamo che l'insediamento è in gran parte
autocostruito, che le famiglie condividono le loro piazzole con
ogni tipo di animale da cortile e fattoria (allevato secondo le
norme di legge), quel piccolo insediamento può essere realmente
una risorsa per la zona, per le scuole, per gli urbanisti.
Diverse soluzioni, che comprendono vari aspetti, tutti problematici,
dell'abitare una metropoli complessa e stratificata come Milano. Non intendo
restringerle, ripeto, alla sola questione rom, sto cercando di capire come sia
possibile ragionare assieme, e vedere come questa presenza può tramutarsi in
ricchezza per Milano, o dagli errori politici passati ricavarne buone pratiche future.
Mi viene un dubbio: esiste una logica che lega tutto quanto ho scritto
sinora? Forse sì. Partendo da un gruppo tra i più disagiati e discriminati (in
città, come altrove), che addirittura "di una casa non avrebbe bisogno",
da milanese ho provato ad allargare il discorso a tutta la comunità che qui vive
ed interagisce, provando a spostare l'equilibrio dello status quo. Credo che si
chiami... forse POLITICA?
Di Fabrizio (del 09/02/2006 @ 09:05:26 in scuola, visitato 2711 volte)
foto per gentile concessione di Licia Brunello: le due mediatrici scolastiche Franca Turchiarolo e Antonia Braidic, tra loro Filippo Penati, presidente della provincia di Milano - nientepopodimenochè alla Giornata della Riconoscenza 2005.
Questo mese Martesana 2 dedica un articolo alla scuola dove operano queste due mediatrici culturali. Il titolo rincuora: Scuole di via Russo all’avanguardia, in un periodo in cui sembra che in città il servizio scolastico paghi soltanto tagli e scandali (l'articolo, leggetelo voi... però). Un riconoscimento che premia un'attività e una programmazione pluridecennale. Dopo la testimonianza dell'insegnante Licia Brunello, parla Franca Turchiarulo, mediatrice scolastica “storica”
disegno di Walter Braidic
Per iniziare... Non sono Rom, sino a vent'anni fa vivevo a Monza con la mia famiglia. Ho conosciuto Marco, che faceva l'ombrellaio. Ci siamo innamorati e siamo scappati e siamo andati a vivere assieme. Allora non c'era ancora il campo di via Idro ed eravamo in via Agordat. La mia famiglia allora la prese male, ci sono voluti 5 anni perché capissero che mio marito era una persona a posto. E ci siamo riappacificati.
Com'è iniziato... Già 20 anni fa i bambini dell'accampamento di via Agordat andavano alla scuola elementare. Nel 1989 il comune trasferì tutte le famiglie in via Idro e poco tempo dopo, c'era ancora Carlo Cuomo nell'Opera Nomadi, ci sono arrivate le lettere in cui a noi donne proponevano un corso. Non mi ricordo cosa c'era scritto, so che dopo c'era la possibilità di lavorare per 12 di noi. Abbiamo frequentato il corso, e 12 di noi hanno iniziato a lavorare nella scuola. Lì non c'era più nessuno che ci spiegava cosa fare, ma avrei avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse le prime volte.
Gli inizi... I miei bambini allora erano piccoli e andavano alla stessa scuola. Così conoscevo già Licia Brunello, l'insegnante di sostegno e subito dopo ho conosciuto il direttore Niccoli. Poi è stata la volta delle altre insegnanti. Sono state tutte molto brave e mi hanno dato un aiuto indispensabile. In altre scuole gli alunni rom erano ancora visti come “diversi”, ma nella scuola Russo erano ben accettati.
Una delle prime cose che ottenemmo a scuola fu uno spazio dove mettere una lavatrice. Al campo allora c'era una sola fontanella, e non sempre i bambini avevano vestiti puliti da mettersi. Organizzammo anche un centro di raccolta di vestiti che arrivavano dalle famiglie dei loro compagni di classe. Con gli anni, il campo si attrezzò anche con l'acqua potabile. Quello che non ci saremmo mai aspettato, è che ora siamo nuovamente senza uso dei bagni al campo, perché ci sono lavori in corso che durano da mesi.
La sicurezza... Nonostante ciò, per i primi due anni mi sono sempre sentita provvisoria. Ho impiegato due anni per essere autonoma. La stessa sicurezza riguarda i bambini: sanno che sono aiutati dalla mamma di uno di loro. Vivendo sempre nel campo, non comunicano con nessuno e questo a scuola si notava.
La giornata... Alle 7.45 passa il pullmino per accompagnare i bambini a scuola, che dista circa 4 km. Tra le 8.30 e le 9.00 i bambini fanno colazione a scuola. Il lunedì accompagno alle docce i bambini delle prime e delle seconde, il martedì le terze, le quarte e le quinte.
La scuola.... Dopo, comincia l'attività scolastica. Il mio compito è di aiutare le insegnanti con quei bambini che hanno difficoltà a seguire il programma. Può darsi che sia una difficoltà scolastico, o anche dovuta ad altri problemi. Ad esempio, da quest'anno per una bambina che ha anche gravi problemi, c'è anche la psicomotricità. Nelle classi ci sono momenti di sperimentazione comune ai bambini rom e gagé, altri sono specifici per i rom: così il giovedì c'è un laboratorio apposito di disegno e pittura...
Il lavoro... Sono 610 ore annuali, mezza giornata. Il giovedì invece, l'orario è dalle 8.30 alle 12.30. Torno a casa, preparo da mangiare e di nuovo a scuola dalle 14.30 alle 16.30. Ora, che sono più sicura sotto tutti i punti di vista (del lavoro e anche economico), oltre che alla scuola di via Russo seguo anche due bambini alla scuola di via Cesalpino.
Di Fabrizio (del 04/04/2014 @ 09:05:20 in Regole, visitato 1943 volte)
La prima volta che vidi, ero seduto accanto a loro, dei Rom durante lo
svolgimento di un Consiglio di Zona fu nei primissimi anni '90, e la cosa mi
fece un effetto strano: beceri, urlanti e litigiosi i consiglieri, calmi ed
educati i Rom presenti in sala. Quella sera ci furono anche risvolti comici, ma
non è questo il momento di scriverne.
Martedì sera, ho rivissuto la stessa sensazione, purtroppo senza gli
effetti comici di allora. Per capire qual era il contendere della serata, potete
leggere questo intervento che alcuni cittadini hanno
letto prima dell'inizio del consiglio.
Mercoledì sera ne ho riparlato con un rom che era presente, mentre in
televisione sbirciavamo distrattamente una partita che non interessava a nessuno
dei due. Lui è A.B., lo conosco da anni, incensurato, lavora e ha la fortuna di un contratto a tempo indeterminato, con la
sfortuna di fare dei turni micidiali; ha anche una bella famiglia e da tempo (come molti) vorrebbe uscire dal campo. Per seguire i nostri ragionamenti, le sue
parti saranno in corsivo.
Non c'era alcuna certezza che l'argomento venisse discusso, sino all'ultimo
avevo anche il timore che dal campo non si presentasse nessuno - e sarebbe stato
abbastanza incongruente discutere un argomento che i rom ritengono molto urgente
quando loro per primi non si facevano vivi.
Ma poi, puliti e ordinati, abbiamo fatto fatto ingresso in sala.
La maggioranza in CdZ, a fatica, era dalla nostra parte; l'opposizione, con
altrettanta fatica e stanchezza, del tutto contraria, per cui sin dall'inizio si
assisteva a varie comunicazioni in codice. Il dibattito prosegue lentamente, i
due fronti sembrano squadre che si studiano in attesa della mossa altrui.
L'opposizione traccheggia, insomma tira per le lunghe, fa intendere che sul
punto che ci interessa non intende arrivare alla discussione.
I cittadini possono intervenire solo a inizio seduta, non a consiglio in
corso. Non è piacevole rimanere seduti in fondo senza niente da fare. Ogni tanto
qualcuno dai banchi della maggioranza veniva a salutarci, o solo a controllare
che non ci fossimo addormentati.
Nonostante i tentativi di tirare per le lunghe, alla fine la minoranza
soccombe e deve accettare di discutere sulla mozione presentata dalla
maggioranza. Ma prima di votare la mozione, c'è ancora da affrontare il
dibattito: tirare nuovamente per le lunghe o tentare un assalto alla baionetta?
Le opinioni le rispetto, anche quelle diverse, ma mentre che parlavano di
noi sentivo inesattezze una dopo l'altra: c'era chi parlava di scontri tra bande
e con lo stesso cognome mischiava vittime e colpevoli.
Come se io mi chiamassi Provenzano e dovessi per forza essere affiliato ad un
clan o condividerne le colpe.
E poi c'era una che era fissata che nei campi rom ci fosse l'aria
condizionata.
Neanch'io ho mai saputo di un campo con l'aria condizionata. Qualche tempo fa
nel centro di via Lombroso i rom si lamentarono che nei container d'estate si
sarebbe morti di caldo, e il Giornale titolò che volevano l'aria condizionata.
Da lì la voce è circolata ed è stata stravolta sino a ieri sera.
Ma io ricordo che quei consiglieri sono stai qui. Hanno visto in che
condizioni viviamo. Non possono far finta di non sapere e inventarsi queste
cose.
Credo che allora l'abbiano fatto apposta.
Perché mentre li stavo ad ascoltare, alle cose inventate si aggiungevano,
qualcuno sottovoce e altri molto sfacciatamente, sempre più provocazioni. Tanto
noi dovevamo ascoltare in silenzio.
Ad esempio, c'era uno spilungone che continuava a ripetere che chi abita nel
vostro campo (tutti, indistintamente) vive nell'illegalità, e se vuole può
uscirne. Ma io non capisco come si possa essere nell'illegalità, solo perché si
abita in un campo comunale, assegnato dallo stesso comune. Bisogna vivere in un
campo abusivo? Comunque, non ho problema a farvi leggere cosa scrive
chi la pensa in quella maniera.
Sembra che per essere illegale basti essere rom. Qualcuno provava a
rispondere con un semplice ragionamento: anche noi siamo persone, individui, non
una cosa o una categoria politica.
Ci sono stati interventi (anche nella minoranza) che erano più ragionevoli, e
man mano crescevano i toni, il presidente del consiglio (non lo invidio) provava
a sanzionare gli interventi e riportare un tono civile.
Finché non ha convocato i capigruppo, forse per calmare il dibattito, ma
a questo punto i provocatori hanno alzato ancora di più la voce.
Avevano capito che stavano perdendo la partita e non sapevano più cosa fare.
Così hanno provato a buttarla in caciara, sperando di fare la figura delle
povere vittime. Ma a quel punto hai perso la pazienza.
Non ce l'ho fatta più. Ognuno può pensarla come crede, ma il rispetto è
dovuto a tutti. Così ho risposto a voce alta che io ero più italiano di loro.
Ma è stato quello che hanno detto, o per tutto quello che avevi ascoltato
prima?
Non ho neanche capito cosa avessero detto in quel momento. So che ad un
certo punto anche gli altri consiglieri dicevano che era troppo, che si stava
esagerando e che frasi simili non dovevano essere accettate. Ecco, è stata la
goccia che ha fatto traboccare il bicchiere.
A quel punto, ti abbiamo gentilmente accompagnato fuori (A.B. è la persona
più pacifica del mondo, ma se perde la pazienza sono 140 kg. scatenati. Chi lo
ferma? ndr.)
Avete fatto bene. Anche se sono convinto che avevo ragione, poi mi sono
fermato fuori ad aspettare. C'era un consigliere che continuava a ripetere a me
e gli altri di rientrare, ma non volevamo cadere nelle provocazioni.
Devo dirti, non mi è spiaciuto sentirti rispondere a quel modo. Ma ormai
mancava pochissimo ad approvare la mozione, e il rischio era di rovinare tutto
all'ultimo momento. Era quello che volevano.
Insomma, alla fine la mozione è passata.
Il Consiglio di Zona ha fatto tutto il possibile, ma non ha potere in merito,
può solo fare pressione in Comune, che in questi mesi è stato il vero collo di
bottiglia della vostra vicenda.
Allora siamo a posto! Vero...???
Come si dice "Stai sereno".
Va bene. Domenica passi ancora a trovarci, così posso salutarti nello
stesso modo?
Milano 1° aprile 2014
Al Presidente e ai Consiglieri del Consiglio di Zona 2 di Milano
Non è la prima volta che interveniamo in questa sede sulla questione di via Idro
e sappiamo che potrebbe non essere l'ultima. Siamo del tutto consci che i
problemi complessi non si risolvono con i proclami militareschi alla De Corato,
con i continui trasferimenti di persone da un capo all'altro della città e
nemmeno con gli atti amministrativi, se questi non sono sostenuti da un progetto
politico e da risorse economiche e umane. E sappiamo che ci vuole del tempo.
Ma non possiamo fare a meno di segnalare, appunto, che il tempo sta passando e
le misure prese finora sono lontane dall'essere adeguate. Aspettiamo che il
Piano rom sinti e caminanti decolli e ci auguriamo che produca effetti positivi,
sia per le comunità rom, sinti e caminanti, sia per quelle che sono maggiormente
investite dalle problematiche connesse, per questioni diverse tra le quali,
innanzitutto, la prossimità.
Stasera interveniamo proprio per sollecitare questo Consiglio ad affrontare, con
le misure che gli sono proprie, con maggiore determinazione la situazione che si
va creando anche a causa della crisi economica e nello specifico quella di via
Idro, di cui stiamo segnalando da tempo i problemi. E ci permettiamo di
sollecitarlo ad approvare senza esitazioni la delibera all'ordine del giorno,
che riteniamo coerente con gli obiettivi che questo Consiglio ha finora
perseguito.
Non avremmo altro da aggiungere se nei giorni scorsi non fosse stata qui
approvata una mozione che non investe direttamente la questione in oggetto, ma
la evoca, secondo il nostro parere, con ambiguità. Ci riferiamo a quella
presentata dalla consigliera Sardone, che ha ottenuto un consenso molto ampio.
Noi comprendiamo il disagio e i timori dei cittadini di fronte a situazioni di
degrado e di devianza e comprendiamo anche le preoccupazioni del Consiglio di
zona, che a quei cittadini deve cercare di rendere conto. Non è pertanto nostra
intenzione sindacare la decisione di installare una barriera antiroulotte in via
Trasimeno. Ma non è un caso che su questa decisione si siano gettate con un
interesse sorprendente, e sospetto, la stampa e la televisione, forse
opportunamente messe al corrente della vicenda. Raramente una barriera
antiroulotte ha avuto tanto risalto mediatico.
D'altronde, si va verso le elezioni e non c'è da stupirsi se forze politiche
travolte da ripetuti scandali e a corto di argomenti si apprestano nuovamente a
giocarsi il jolly degli "zingari", rivolgendosi non alle teste ma alle pance dei
cittadini. Sappiamo bene che c'è sempre chi è disposto, pur di guadagnare
qualche voto, a usare queste furbizie, senza badare ai danni che producono nel
corpo vivo delle comunità, nella loro cultura. E non ci meraviglia se a farlo
con più sistematicità e spregiudicatezza sono quelli che pretendono di essere i
migliori italiani e i migliori cristiani. Sono vent'anni che governano, qui e
altrove, e abbiamo imparato a conoscerli bene: sappiamo che è la povertà a
disturbarli, non la corruzione, né, è ormai risaputo, la mafia.
E non ci meraviglia nemmeno che certa informazione, in questo caso quella
incarnata dal giornalista Capuozzo, sia sempre alla ricerca di "sangue" (lo
diciamo usando le virgolette), e scelga di accompagnare un'intervista a due
consiglieri di una zona di Milano con immagini riprese non importa dove purché
allarmanti. In Zona 2 ci saranno anche tantissime situazioni di degrado, come
sostiene la consigliera Sardone, ma non è ancora la periferia di una megalopoli
del sud del mondo, nonostante sia molto colorata: e se è un male o un bene ce lo
diranno la storia e la demografia.
Mercoledì 25 luglio ore 19.30 Cena - ore 21.00 presentazione
del libro "Milano, fin qui tutto bene" di Gabriella Kuruvilla (l'autrice
potrà firmarvi le copie del libro) editore LATERZA - maestro di cerimonie:
Mihai Butcovan; Valeria Ferrario leggerà alcuni brani. Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
In un angolo verde di Milano, miracolosamente scampato alle ruspe,
esploreremo la città meno visibile e più attiva, con i suoi luoghi e soprattutto
i suoi personaggi.
Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e
alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi,
centri-massaggi e incasinatissimi bazar di cinesi multitasking
dove tra cellulari e computer trovi anche delle parrucche, se il
taglio a 8 euro del negozio accanto non è proprio un capolavoro:
siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in piazzale
Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia.
Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è «Parigi,
dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi.
Siamo a Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente».
Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia, Pietro,
Laura e Lejla, fra panchine e bar dove anche gli incontri e gli
amori vanno di corsa. Leggi anche la recensione di Igiaba Scego
Ingresso gratuito. Si cena in anticipo al
Marina Social Rom, piatti primi e piatti freddi estivi e piatti
vegetariani. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE (confermare QUI le presenze
entro martedì 24 luglio). Grazie e buona serata a tutti!
PS: in caso di maltempo, l'evento si svolgerà al coperto.
Evento realizzato con la collaborazione di Paolo Melissi -
Pluriversi
Di Fabrizio (del 20/03/2013 @ 09:04:38 in Italia, visitato 1834 volte)
Relazione consegnata il 16 marzo scorso a Daniela Benelli
(Assessore milanese all'Area metropolitana, Decentramento e municipalità,
Servizi civici), durante il convegno Oltre via Padova
Premesse
Quella di via Idro è una comunità rom storica della zona 2, per niente
incline al nomadismo visto che nell'arco di oltre 40 anni si è spostata di soli
2 km. (in accordo con l'Amministrazione Comunale).
La sua partecipazione alla vita di zona non è una novità degli ultimi anni,
ma risale ad almeno 30 anni fa. I primi tentativi di scolarizzazione risalgono
alla metà degli anni '80. Già con il trasferimento nell'attuale campo di via
Idro, partecipavano alle sedute del Consiglio di Zona (allora in via Padova), a
iniziative in quartiere, organizzandone loro stessi al campo.
Il nostro gruppo è composito e assolutamente non gerarchizzato, con una
caratteristica che lo distingue da esperienze precedenti di lavoro con i rom:
siamo persone impegnate a vari livelli nell'attivismo di zona, e quindi la
"questione rom" non è un ghetto mentale in cui ritagliare il nostro spazio, ma
una delle molte tematiche che riguardano le periferie, da affrontare
congiuntamente alle altre.
Primi contatti e iniziative
L'insediamento per lungo tempo è stato indicato come "un campo modello per la
realtà milanese", nonostante ci siano sempre stati problemi di vario tipo. La
situazione inizia a deteriorarsi dal 2000, in parte per la caduta di sbocchi
lavorativi della
cooperativa LACI BUTI, fondata dagli stessi rom all'inizio
degli anni '90, in parte
perché i rapporti con le istituzioni comunali, che sono continuati anche con le
prime amministrazioni di centro-destra, vanno via via diradandosi. Il rapporto
col mondo esterno continua quasi esclusivamente tramite la scuola, non a caso la
prima istituzione che li ha accolti.
Occorre dire che nello stesso tempo anche per gli altri insediamenti (comunali e
non) inizia una stagione travagliata, che dipende in parte dal passaggio di
competenze dall'amministrazione centrale ad associazioni esterne, in parte dal
fatto che nello stesso periodo si inizia a mettere in discussione l'esistenza
stessa dei campi sosta, anche se con segnali contraddittori (vedi l'istituzione
dei campi di Triboniano e via Novara).
Attorno al 2006, un primo nucleo di volontari riprende il contatto con gli
abitanti di via Idro. A farlo, inizialmente, sono alcuni membri del comitato
Vivere in Zona 2, già impegnato su altre tematiche del mondo di via Padova e
dintorni. Dopo le prime diffidenze reciproche, il clima si fa più disteso e si
prendono le prime iniziative comuni:
L'altro scopo di iniziative simili è creare un ponte con quanto si va
risvegliando attorno a via Padova, e di creare i presupposti per un lavoro
condiviso.
Questi sforzi rischiano di interrompersi bruscamente nel
settembre 2010, quando al campo arrivano una ventina di lettere di sfratto
che coinvolgono un centinaio di persone, quasi la totalità degli abitanti.
In questa situazione di crisi effettiva, al nucleo iniziale del gruppo si
aggiungono (continueranno a farlo in seguito) associazioni, volontari,
cittadini, anche esponenti di partito. Il gruppo non perde la sua caratteristica
di informalità e continua a essere composito e non gerarchizzato.
Altri punti caratterizzanti l'esperienza del gruppo sono:
l'attenzione al diritto ad abitare, coniugata con il NO unitario al paventato
campo di transito;
il coinvolgimento attivo della comunità rom, o quantomeno di chi è disposto a
farsi coinvolgere, e l'attenzione alla sua autodeterminazione (come gruppo
discutiamo di continuo con gli abitanti del campo e sosteniamo le loro scelte,
ma in caso di divergenze non imponiamo la nostra volontà);
la rivalutazione dell'insediamento esistente;
l'attenzione al nesso tra abitare, lavoro e sostenibilità delle soluzioni
individuate;
il contrasto alle politiche anti-rom;
il contatto con analoghe esperienze cittadine;
infine, un rapporto stretto col Consiglio di Zona e con il quartiere.
Su queste basi, seguono altre iniziative pubbliche:
febbraio 2010: l'incontro pubblico
"Oltre la paura. Dare cittadinanza alla
questione rom", molto partecipato, che non si limita ai problemi della zona, ma
offre un momento di confronto con varie realtà milanesi;
marzo 2011:
denuncia degli sgomberi immotivati, che ottiene una discreta
risonanza mediatica;
maggio 2011: festa pubblica al campo (la prima dopo quasi una quindicina
d'anni), che diventa una specie di evento d'apertura della festa "Via Padova è
meglio di Milano" e vede una partecipazione inaspettata da parte degli abitanti
della zona.
Un sommario bilancio di questo primo periodo possiamo illustrarlo in questo
modo, evidenziando i risultati ottenuti e i limiti del nostro intervento:
Pregi
Iniziative pubbliche;
sinergie col lavoro su via Padova;
coinvolgimento attivo di parte del campo;
ampia discussione in mailing list e presenza sul web.
Limiti
scarsa attenzione da parte dell'amministrazione centrale;
carenza di unitarietà tra i temi sollevati;
incapacità di coinvolgere nel dialogo tutti gli abitanti del campo.
Un nuovo quadro
Le votazioni di maggio 2011 vedono protagonisti anche i rom dell'insediamento di
via Idro (chi ha detto che i rom non votano?), complici anche le dichiarazioni
del sindaco Moratti e del vicesindaco De Corato, che per tutta la campagna
elettorale ripetono che il campo è destinato a chiudere, dimenticandosi di
precisare come, quando e soprattutto perché.
È da precisare che gli abitanti dell'insediamento sono tutti cittadini italiani,
e questo pone difficoltà alle autorità nell'adoperare gli strumenti classici
dello sgombero e del rimpatrio; quindi la tattica adottata è quella del "non ti
mando via, ma ti rendo la vita impossibile".
Nel contempo, da questa lettera nasce nella primavera del 2012 un
progetto partecipato tra abitanti
del campo e un decina di associazioni,
che pone le basi per il mantenimento e la riorganizzazione dell'insediamento, a
cavallo tra la città e il costituendo Parco della Media Valle del Lambro.
A maggio 2012 il campo si propone come un vero e proprio polo della festa "Via
Padova è meglio di Milano", con una due giorni di balli, spettacoli per
bambini, cinema, musica, presentazioni di libri.
Dopo quest'esperienza, il campo presenta una propria programmazione estiva per i
concittadini, dove alle attività "culturali"
si affiancano momenti conviviali. Il conoscersi, la coesione sociale, si realizza quindi
non solo attraverso la cultura come la intendiamo noi, ma mangiando e
chiacchierando assieme (la cultura come la intendono i rom).
Infine, parte agli inizi del 2013 il progetto Social Rom-cittadinanza attiva,
con l'obiettivo di stimolare i giovani a diventare "cittadini attivi",
protagonisti del cambiamento della società, e anche a sviluppare una mentalità
interculturale attraverso un lavoro di gruppo. Il progetto prevede la
partecipazione di giovani italiani, rom harvati, figli di immigrati a tre
laboratori creativi:
workshop artistico-performativo;
workshop fotografico;
workshop narrativo.
Prospettive
Come gruppo, non solo abbiamo agito per praticare quella "coesione sociale" che
auspichiamo, ma ci siamo accollati anche, forse sbagliando, compiti spettanti
all'amministrazione pubblica e ai gestori. Il ruolo di un sano volontariato
dovrebbe essere quello di stimolo verso le istituzioni e la politica, e non
quello di un delegato a costo zero. Riteniamo che questo sia un argomento
portante non solo per la nostra piccola ridotta di via Idro, ma riguardi più in
generale tutto ciò che si sta muovendo attorno a via Padova.
Purtroppo, le aspettative sollevate dal cambio di giunta non sono state
soddisfatte e non uno dei punti sollevati nella lettera inviata dalla comunità
quasi due anni fa è stato affrontato. Nel frattempo sono intervenute nuove
emergenze. Non staremo a ripetere l'elenco degli interventi necessari e di
quelli richiesti, perché gli assessorati competenti sono stati puntualmente
informati, da noi, dal Consiglio di Zona, dagli abitanti stessi ogni volta che
si è presentata l'occasione.
I problemi che d'ora in avanti si pongono, tanto all'amministrazione che al
prosieguo della nostra attività sono:
i fondi: ci sono problemi ineludibili, nel senso che la situazione ambientale al
campo va deteriorandosi, e sono possibili incidenti anche gravi. La
responsabilità penale è del comune. A gennaio è stata evitata per poco il
rischio di emergenza sanitaria, che si sarebbe propagata anche nell'abitato
attorno. Il prossimo rischio è che la situazione di emergenza attuale, legata
anche a questioni di sicurezza, travalichi i confini del campo;
dopo quasi due anni, la fiducia degli abitanti è nuovamente ai minimi termini e
si stanno deteriorando anche i rapporti tra i gruppi familiari. È così diventato
un ostacolo anche per noi persone esterne al campo avere un rapporto propositivo
con i suoi abitanti. Inutile nascondersi che questa situazione è stato favorita
dall'inerzia dell'Amministrazione, che, vogliamo ricordarlo, ha preso precisi
impegni nel corso della campagna elettorale ed è la prima responsabile della
situazione del campo, che è regolare e si trova su un terreno comunale;
il terzo punto è la sintesi degli altri due. Se il linguaggio adottato da questa
amministrazione verso i rom è, fortunatamente, cambiato in meglio, nel
quotidiano rimane la stessa sensazione di distanza provata negli anni scorsi.
Non solo per gli impegni assunti pubblicamente e rinviati sine die, ma anche
riguardo alle possibilità di dialogo. Da un anno e mezzo si parla di colloqui
individuali con le famiglie per verificarne stato e aspettative, che però non
sono mai iniziati. Per capire quale possa essere il livello attuale di fiducia,
si consideri che la stessa promessa era stata fatta quasi otto anni fa
dall'allora assessore Moioli, con il medesimo risultato.
I rom chiedono al Comune di Milano di essere coinvolti nelle trattative che
li riguardano
"Non siamo gente cattiva, vogliamo solo vivere in pace". Così dice Marian,
uno degli abitanti del campo di via Triboniano, al termine della conferenza
stampa organizzata a Milano dalla Federazione Rom&Sinti insieme. Obiettivo
dell'incontro, denunciare la situazione della comunità rom nel capoluogo
lombardo. "Siamo molto preoccupati – dice Dijana Pavlovic, vicepresidente della
Federazione – quello che si sta verificando a Milano è anomalo, anche rispetto
alle altre città italiane". A impensierire i rom è il continuo ricorso alla
pratica degli sgomberi che ormai sistematicamente viene portato avanti dalle
autorità milanesi, senza alcuna proposta alternativa. "Dal 2007 a oggi –
prosegue la Pavlovic – nella città sono stati effettuati 271 sgomberi, ben 95
solo nei premi mesi del 2010. Quasi la totalità degli zingari allontanati vive
ancora a Milano: lo sgombero non è una soluzione. Il ministero degli Interni ha
stanziato 13 milioni di euro per affrontare il problema dei rom nel capoluogo,
ma il Comune non fornisce spiegazioni chiare sull'utilizzo di questi soldi. In
base ai dati forniti dalla Caritas e dalla Casa della Carità, nove dei tredici
milioni verranno utilizzati per la sicurezza. Tradotto significa per gli
sgomberi e l'installazione delle telecamere nei campi, che poi verranno
dismessi. Solo i restanti quattro milioni verranno usati per l'inserimento
sociale dei rom, di cui un milione e 800mila per l'inserimento nelle case".
Secondo la comunità rom, le risorse stanziate, se usate in maniera diversa,
potrebbero risolvere una volta per tutte il problema legato alla loro presenza
sul territorio. Manca, però, una qualsiasi forma di dialogo con i responsabili
del Comune, il vice-sindaco Riccardo De Corato, e Mariolina Moioli, assessore
alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali. "Nessuno parla con noi – dice Marian
-. Nel campo di Triboniano, dove abito, la situazione è critica. Sappiamo che
entro il 30 agosto il campo verrà sgomberato per fare spazio all'Expo, ma nulla
di più. Ci sono 220 bambini, molti di loro sono nati in Italia e vanno a scuola.
Che senso ha spingerli su una strada, così ci obbligheranno a rubare. Sono
romeno e sono in Italia da quasi 10 anni, ho tre figli di 15, 10 e 5 anni e loro
non parlano romeno, perché si sentono italiani. Alcuni di noi sbagliano, ma non
è giusto che paghiamo tutti e che veniamo discriminati o tenuti all'oscuro delle
trattative. Siamo esseri umani e sappiamo parlare. Venite nei campi a
conoscerci, così cambierete idea su di noi".
Smentito anche il luogo comune secondo cui da parte della comunità rom non viene
mai fatta alcuna proposta concreta, quasi fossero incapaci di formularla e fosse
il loro obiettivo vivere nelle discariche o nelle zone più degradate della
città. Nel corso dell'incontro gli zingari di Triboniano hanno fatto riferimento
a una lettera, indirizzata al Comune di Milano, che conteneva dei suggerimenti
per una soluzione del problema dopo l'effettuazione dell'annunciato sgombero. Le
proposte si concretizzano in quattro punti e di questi due sono particolarmente
interessanti e riguardano la volontà di trovare una casa in affitto e la
possibilità del rimpatrio assistito, che molti non escludono, a patto che venga
eseguito in maniera civile. "Assegnateci una caserma dismessa – si legge nel
testo – o un immobile da riadattare all'abitabilità, di proprietà pubblica o di
Enti religiosi. Assegnate a questi ultimi parte dei fondi a noi destinati dal
Governo o dalla Comunità europea per l'acquisto di materiale edile e per il
compenso a un tecnico supervisore e noi ristruttureremo gratuitamente i
locali...". Proposte che fino a questo momento sono cadute nel vuoto. Quel che è
certo, è che entro fine anno verranno sgomberati altri quattro campi regolari:
via Novara, via Idro, via Triboniano e via Bonfadini.
Benedetta Guerriero
c6.tvVideo | Rom e Sinti a convegno: "Gli sgomberi? Parlatene con noi"
Milano. Che fine fanno i rom dopo gli sgomberi? Che fine faranno quelli del
campo di via Triboniano? La Federazione Rom e Sinti Insieme, durante una
conferenza stampa, ha spiegato ai milanesi la grave situazione che sta colpendo
la minoranza Rom nella nostra città. Secondo la Federazione la "politica degli
sgomberi" attuata da questa amministrazione comunale è "del tutto inutile,
perchè si tratta - come ha spegato Dijana Pavlovic vice presidente della
Federazione- di uno spreco di denaro, denaro pubblico, perchè queste persone non
fanno altro che andare da un'altra parte per poi essere sgomberate anche da lì".
Un problema quello dei Rom a Milano che parte anche dalla mancata comunicazione
tra la parti. "Difficilmente l'amministrazione parla direttamente con i
rappresentanti dei campi, e questo è sbagliato, noi con il Comune dobbiamo
sempre parlare attraverso intermediari" racconta Adrian Tanase, abitante del
campo rom di via Triboniano. Secondo la Federazione dei 13 milioni di euro che
il Ministero degli Interni ha stanziato per la questione Rom, solamente 1
milione e 800 mila andrebbero investiti nella soluzione abitativa, e solamente
800mila per l'inserimento lavorativo. Nove milioni, invece, sono destinati alla
"sicurezza" il che significa ulterori sgomberi, cancellate, telecamere e altri
sistemi per mettere in sicurezza campi che rimarranno, secondo le previsioni,
comunque vuoti. La Federazione ha parlato anche di "azioni legali" in
preparazione per i fatti di Triboniano. Abbiamo incontrato Diana Pavlovic,vice
presidente della Federazione e Adrian Tanase rom del campo di via Triboniano.
Servizio ed interviste di Federica Giordani
Di Fabrizio (del 10/07/2012 @ 09:03:58 in casa, visitato 2017 volte)
Conosco K. da tanti anni. Da piccoli i suoi figli ed i miei condividevano la
medesima passione per la pesca ed il calcio.
K. vive in un bel prefabbricato in via Idro, con un giardino
accogliente ed una marea di figli e nipoti.
Non credo rinnegherà mai il suo essere Rom, o i cavalli allevati da suo padre, o
una vita difficile che ultimamente ha trovato un po' di sicurezza in più. Però,
qualche anno fa ha deciso con i suoi fratelli che il campo dove ha abitato
sinora non faceva più per lui.
Se volete conoscere tutta la storia, mettetevi comodi, perché c'è parecchio da
raccontare:
Tutto cominciò
circa sei anni fa, quando una massa di emeriti sconosciuti, tra cui io e
lui, provarono a descrivere come avrebbe dovuto essere l'insediamento che loro
volevano, e come questo poteva interagire col resto della zona.
Credo che quel progetto non lo vide nessuno di chi avrebbe potuto aiutare gli
estensori, e anche K. dopo qualche mese
aveva già cambiato idea. Poco importa, qualcosa aveva cominciato a
frullargli in testa.
"...si discute per un mese e alla fine si concorda - vedere come avere un
ruolo e un tetto regolare all'interno del parco dove si vive da anni. Il più
entusiasta di tutti salta fuori con l'idea di acquistare una cascina in una zona
diversa da quella su cui si discute dall'inizio. Da una settimana proviamo a
spiegargli che l'idea c'entra come i cavoli a merenda, lui mantiene lo stesso
entusiasmo ed è convinto di avere già il finanziamento in tasca. O forse è lui a
voler convincere noi."
Nella sua numerosa famiglia allargata c'è chi da anni lavora a tempo
indeterminato. Grazie a questa fortuna (che non tutti hanno in via Idro),
riescono ad aprire un mutuo ed acquistare una cascina, tutta da ristrutturare.
Con l'arrivo del Piano Maroni si apre per loro la possibilità di finanziare la
ristrutturazione, con i fondi per i progetti di allontanamento dal campo.
I soldi a disposizione non sono molti, circa 8.000 euro a famiglia, ma tutti
assieme, ragionano, ce la si può fare. Intanto si comincia a pagare il mutuo...
i mesi passano e i soldi non si vedono. Ci sono le promesse, scritte, e
l'impegno che senza un tetto sulla testa (e già: ci sono i muri, ma il tetto fa
acqua) e un lavoro in zona (se no, come la paghi la casa?) nessuno si sposta.
Meglio vivere la miseria in un campo, pensano, che spersi in campagna; tanto la
casa, chi te la porta via?
Questa era la situazione circa un anno fa.
Cos'è successo da allora (intanto è passato quasi un anno)?
Ad ottobre scorso, la nuova giunta Pisapia scopre, tra i tanti debiti ereditati
dall'amministrazione precedente, che c'è anche quello con K. ed i suoi. Naturalmente,
non lo salderà tutto... solo una rata, magari abbastanza da comperare la porta di
casa. Ma, vedete, nonostante tutto a K. è andata bene, perché il mese successivo
il Consiglio di Stato giudica
incostituzionale tutto il Piano Maroni, bloccando
(ovviamente) i fondi.
Così ad ottobre insorgono Lega e PdL, accusando la giunta Pisapia di attuare quello per
cui il loro centrodestra s'era impegnato (ottenendo anche i finanziamenti da Roma). E il mese
dopo protesta il privato sociale, per paura di vedersi soffiare sotto il
naso
la vacca da mungere.
Anche K. vorrebbe protestare (a ragione), ma chi vuoi che ascolti la protesta di
uno zingaro?
"Da quando
la Giunta Pisapia si è insediata - ha concluso l’assessore - in attuazione del
Piano Rom coordinato dal Prefetto - una dozzina di famiglie che vivevano in via
Novara (circa la metà) e una decina di quelle che abitavano in via Idro hanno
lasciato i loro campi, trovando soluzioni abitative alternative. Una decina di
esse ad esempio si sono trasferite in una cascina in provincia di Pavia,
reperita sul mercato con l'aiuto del Piano Rom" (sottolineature mie, ndr.).
La decina di famiglie di via Idro, l'avrete capito, erano e sono tuttora sempre
nello stesso campo. Ma tre giorni fa, sono andato con K. e G. a vedere lo stato
di avanzamento dei lavori, alla fine dell'articolo potete vederlo anche voi. E, ovviamente, in via
Idro le famiglie che intendono rimanere, aspettano che partano i
lavori di
ristrutturazione del campo,
e continueranno ad aspettare... finché K. ed i suoi non libereranno lo spazio
dove vivono attualmente. Vi lascio immaginare quale sia il livello di convivenza
ed esasperazione attuale!
Ma il comune lo ignora (anche se continua a filosofare di sicurezza, inclusione,
politiche di convivenza), e ha le sue logiche immutabili, che resistono a destra
o a sinistra. Con dicembre, a K. arriva un'ingiunzione di sfratto da parte
del comune. Sono scaduti i termini concordati per i lavori e quindi lui e i suoi
devono trasferirsi. In uno dei pochi incontri avuti con gli assessori, faccio
presente che è il comune a non aver mantenuto i suoi impegni, e che se
K. si trasferisse con la famiglia (nel frattempo è arrivato l'inverno,
se la cosa fosse sfuggita), in un rudere ancora non ristrutturato,
l'autorità locale potrebbe dichiarare inagibile il posto, ed addirittura
sottrarre i bambini alle famiglie; insomma: la soluzione proposta sarebbe di
"occupare"... casa propria, col rischio di essere sgomberati o beccarsi una
polmonite. Mi risponde Majorino
(assessore alle politiche sociali, conosciuto come "mister simpatia") che non
spetta a me parlarne, e che se vogliono saranno le famiglie stesse a discuterne
con i servizi sociali. Quello che probabilmente sfugge all'assessore, è che in
realtà la situazione che lui e Granelli si immaginano, non è assolutamente sotto il loro
controllo. Comunque, bontà loro, lo sfratto non viene eseguito, ma rinviato di 3
mesi in 3 mesi, sino ad oggi e chissà sino a quando.
I lavori fatti in precedenza nella cascina, nel frattempo sono tutti da rifare,
a causa dello stop di novembre e delle infiltrazioni nei mesi invernali. K. ci
ha messo anche dei soldi propri (oltre il danno, la beffa) e tutta questa storia
gli sembra sempre più quella di un'infinita fabbrica del duomo.
Con la bella stagione, ecco che si ricomincia a parlare di sblocco dei fondi.
Ricominciano i progetti, annunciati dagli squilli di tromba della ripresa degli
sgomberi (non ho capito ancora il vizio di scrivere di progetti e agire per
sgomberi, ma questa è un'altra storia).
Però, se è K. ad attaccarsi al telefono, nella speranza che i lavori concordati
riprendano, gli viene risposto che i soldi non ci sono, e poi gli si chiude il
telefono in faccia.
K. è rom, come lo sono i rumeni sgomberati in questi giorni. Ma K. ed i suoi
hanno una casa, un lavoro, quel briciolo di sicurezza in più che non fanno di
loro delle "pezze da piedi" preda della polizia municipale: non è lo zingaro
povero e straniero dipinto da stampa e TV. Lui vorrebbe fare quel famoso passo
che gli permetta di vivere come tutti, in autonomia, senza dipendere da questo o
quello, fidandosi dei nostri accordi che lui ha sottoscritto con amministratori
e gestori. Ed invece il rischio è di tornare ancora più indietro di quel poco di
sicurezza che ha adesso, nel girone infernale degli SFOLLATI. Si sta convincendo
che il comune, i piani nomadi, le associazioni, facciano tutta questa confusione
per rispondere solo ai bisogni dei Rom rumeni, e ci si scorda (magari apposta)
che esistono anche altri Rom, come lui, che hanno situazioni più complesse, e
necessarie di quell'attenzione che sinora è mancata. In poche parole: guerra tra
poveri. In altre parole: che fiducia possono avere i Rom ultimi arrivati, in un
sistema che può scacciarli o assisterli, come una lotteria, ma che continuerà a
trattarli con la massima indifferenza anche se riuscissero a salire qualche
gradino nella scala sociale?
K. mi guarda, con la faccia di chi ha perso una bella somma ad una mano
sfortunata di poker, si accende una sigaretta... Una volta mi avrebbe detto: "Va
beh, facciamoci una birra..." Ma ora K. è cambiato, anzi per dirla tutta è
proprio incazzato, e sta pensando che dovrà denunciare pure qualcuno per questa
lunga storia.
SIGLA!
Sia chiaro, non diremo MAI dove abbiamo scattato le foto che seguono, col
rischio di ritrovare un paese tranquillo assediato da tutti i leghisti del
pavese. Anzi, se pensate che qualche foto possa dare degli indizi,
segnalatelo
che la toglieremo.
CLICCARE SULLE IMMAGINI PER VEDERLE IN DIMENSIONE ORIGINALE
Vista generale del tetto Particolari frontali K. dice di aver speso 10 mila euro per le assi del tetto, il risultato è qui
sotto Stanza allagata e altri 5 mila euro buttati via particolare della parete e del soffitto pavimento da rifare muffa sul muro imbiancato da poco Lavori in corso Da dentro Pavimento Ingresso dal retro (su quel tubo maledetto ho sbattuto la testa due
volte) Vista d'insieme Particolari Di fuori la stalla, le assi sono sparite ed è crollata
Le foto qui presentate, ed altre, sono scaricabili (file .zip - 111 MB)
QUI
A TUTTI COLORO CHE HANNO A CUORE LE SORTI E IL DESTINO DEGLI ESSERI UMANI IN
QUANTO TALI, AL DI LA' DEL COLORE, DELLA RELIGIONE, DELLA FEDINA PENALE....
A nome di alcuni insegnanti della scuola primaria di Via Russo, Milano,
scriviamo quanto segue:
Il giorno 2 gennaio 2014 due insegnanti della scuola di cui sopra si sono recate
a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, per salutare le famiglie rom, ma
soprattutto i bambini, che dal campo di Via Idro si sono trasferite in questa
località, dopo aver contratto un mutuo per l'acquisto di alcune vecchie cascine
e stalle. Tali famiglie sono state aiutate con un fondo (Piano Maroni?!)
elargito dallo stato attraverso la Casa della Carità con la promessa che
sarebbero stati aiutati nella fase di sistemazione delle "case" e di inserimento
nel tessuto sociale attraverso la ricerca di un lavoro.
Prima di recarci a Mezzana due famiglie in particolare ci hanno chiesto cibo e
vestiti e noi, grazie anche all'aiuto di alcune persone e alla colletta che
abbiamo fatto, abbiamo potuto portare un po' di scorte alimentari, indumenti e
alcuni giochi.
La situazione che abbiamo trovato è la seguente:
una famiglia composta da 4 persone vive in una piccolissima
roulotte con una stufa a legna dove cucina, scalda l'acqua per
lavare e lavarsi. La loro abitazione ( 2 stanze) è inagibile: il
pavimento e i muri trasudano umidità, occorrerebbe sollevare le
piastrelle per collocare il "vespaio" in modo tale da areare il
tutto. Per fare questa modifica e anche tutte le altre occorrono
soldi! Non c'è l'elettricità;
le case di altre due famiglie sono state sistemate
all'interno in modo abbastanza civile, tenendo conto che invece
dei vetri delle finestre sono stati messi dei lastroni di
plastica e che sul lettone di una delle due ci piove sopra in
caso di maltempo;
un'altra famiglia che vive nella roulotte, di notte, dopo
aver scaldato per tutto il giorno una piccola stanza, si reca lì
per dormire;
la legna per le stufe viene raccolta nei dintorni;
la scuola di Mezzana è stata chiusa per mancanza di alunni e
quella più vicina è molto lontana, occorre portare i bambini in
macchina e per portarli occorre la benzina e quindi i soldi;
tutte le abitazioni sarebbero comunque inagibili;
c'è un unico bagno per tutti
Al di là di ogni considerazione politica sulle scelte fatte in precedenza e
che hanno portato delle persone a peggiorare il loro stile di vita ci chiediamo
se il Comune di Milano, la Casa della Carità, i Padri Somaschi, altri enti no
profit o volontari a qualunque titolo vogliono fare qualcosa.
I bambini non vanno a scuola, hanno freddo e fame. Le conseguenze di una simile
situazione potrebbero essere gravissime e controproducenti per coloro che hanno
invogliato tali famiglie a trasferirsi.
Noi continueremo, nei limiti delle nostre forze, a sostenerli ma non possiamo
certo sostituirci allo stato, al comune e a chi per esso opera nel sociale.
Un'altra cosa che possiamo fare come insegnanti e cittadini è dare voce al
disagio e alla sofferenza che abitano in quel di Mezzana Bigli chiedendovi delle
risposte certe che vadano ad alleviare la loro fatica di vivere.
Gennaio 2014 Seguono le firme di 16 insegnanti della scuola primaria di Via Russo 27
Di Fabrizio (del 29/11/2005 @ 09:03:33 in Italia, visitato 4819 volte)
Potete immaginare niente di peggio di una giornata di convegno in provincia, la neve che rende ancora + difficile arrivare sul posto, la sveglia alle 7.30 (di sabato!!) quando la notte prima sono andato a dormire alle 5.00??
Sì, purtroppo c'è di peggio. Perché la stessa neve sta cadendo su quelle roulottes e baracche su cui pendono ordinanze di sgombero (ripeto: fare gli sgomberi in un'altra stagione, no??) e l'argomento di UN'IDEA ALTRA DI CITTA', molto azzeccato, sono proprio la casa e i diritti. Diritti fa il paio con dignità: lo stesso giorno alcuni giornali riportavano il campo di via Idro Milano ... una storia che potete conoscere dai diretti interessati Insomma, un momento azzeccato per fare il punto della situazione.
Durante una pausa del convegno, parlavo con Carlo e Denis (nuovi colleghi di redazione della Sucar Drom) e secondo loro le stesse cose si dicevano 10 anni fa. Ci si interrogava, al solito, di chi fosse la colpa e inevitabilmente, questo discorso rischiava di scivolare sul ritardo accumulatosi negli ultimi anni, quando in Italia il dibattito sulla condizione di Rom e Sinti, piuttosto che proseguire, ha iniziato a regredire. Per trovarci oggi a rincorrere pensieri già fatti molte volte. A parte il piacere di rivedere facce note, i dibattiti spesso sono noiosi e fumosi (non questo, per fortuna) e, aspettando gli atti della discussione, ne riscrivo per una sola ragione: dare un punto di partenza; evitare che la prossima volta si debba ripartire sempre dagli stessi punti, evitare che qualcuno "si scordi" delle affermazione fatte.
Preciso: non sarà un resoconto stenografico, piuttosto la somma di ragionamenti e dubbi che sono emersi. Se ho sbagliato nel riassumere o ne ho dato un'interpretazione ECCESSIVAMENTE politica, torneremo sull'argomento.
Ecco che il saluto del sindaco di Trezzo sull'Adda, Roberto Milano, mette subito i piedi nel piatto della cronaca - il suo è un comune relativamente piccolo (11.500 abitanti), ma che non è estraneo alle vicende nazionali. Ecco allora l'appello del sindaco: LEGALITA' e PALETTI, ma anche la necessità di capire quali le regole e le priorità perché legalità sia un valore condiviso. I contributi di sindaci e consiglieri di altri comuni (Concorrezzo; Buccinasco, un altro paese in provincia di Cremona che purtroppo non ricordo) si ispirano a quello del sindaco di Trezzo.
La sua indicazione viene ripresa subito da Maurizio Cabras (Istituto di Ricerca Ecopolis) che presenta il confronto come un momento che riunisce tecnici ed esperti di settore, con le loro analisi e testimonianze, ma anche come occasione di costruire reti di lavoro dal basso, dove il tavolo istituzionale si allarga ai centri di studio, alle università, al privato sociale.
Laura Di Martino(ARCI), a parte la necessaria autoreferenzialità, introduce alcuni argomenti che ricorrereanno spesso, senza trovare una risposta precisa:
occorre creare continuità per iniziative simili, se lo scopo è avere regole condivise,
regole condivise sono il presupposto perché i Rom siano riconosciuti come cittadini con pari diritti e doveri,
la necessità di superare le divisioni, palesi e meno, perché "le contrapposizioni creano marginalità",
e, qui la difficoltà maggiore per gli amministratori, quale può essere adesso il "sistema quadro" dei diritti e dei doveri per i Rom stranieri, di fronte all'attuale legislazione immigratoria.
(come ha ricordato l'intervento di una Romni nata in Italia ma con i genitori provenienti dalla ex Yugoslavia, la sua situazione è una sorta di limbo giuridico, e i Rom sono la popolazione europea con la più bassa età media)
Zoran Lapov (Università di Firenze) aveva il compito di fornire un quadro teorico della questione. Compito svolto egregiamente, perché dalla teoria si è agganciato subito alla pratica: i campi sosta sono una soluzione applicata esclusivamente in Italia, che sono una forma di ghetto contro un "supposto" nomadismo, che in realtà è quasi ovunque una condizione di "sfollati permanenti". Ha poi rincarato la dose, giudicando l'Italia come un paese di forte pluralità sociale e linguistica, a cui non ha mai fatto riscontro un adeguato progetto statuale (e quando questo si è concretizzato nella legge sulle minoranze linguistiche, è stato comunque a danno dei diretti interessati)
Se da una parte si richiedono regole e progettualità, mancano politiche specifiche (eppure, a leggere i giornali sembra l'opposto) e si è obbligati a rincorrere sempre le varie emergenze.
La Caritas stessa, tramite don Colmegna, ha testimoniato come l'agire sempre sulle emergenze, da un lato ha permesso di liberare fondi e capacità tramite il privato sociale, ma quando il risultato potrebbe trasformarsi in concretezza, l'assenza della politica crea nuovi confini e paure. Il progetto Caritas di Villaggio Solidale, che nasce sulle esigenze dei Rom sfrattati da via Capo Rizzuto, vede il contributo di sindacati e ricercatori, di sicuro affronta in maniera dignitosa il problema della marginalità e dimostra che nella pratica, se si vuole, si può iniziare a risolvere i problemi. Ma (secondo me) crea ancora più contrapposizione. Intendiamoci, fa bene la Caritas ad investire i propri soldi senza riguardo alle polemiche, AGIRE INVECE DI DISCUTERE, ma questo può risolvere, momentaneamente e quando va bene, il problema di 70 persone su 2/3000.
Tocca a Maurizio Pagani (Opera Nomadi Milano) ricordare che un'organizzazione storica come la sua, che non possiede le capacità finanziarie di una Caritas, paga maggiormante l'involuzione politica e progettuale degli ultimi anni. Anche il recente e discusso rapporto sul razzismo, al di là dello specifico, rimprovera all'Italia di non aver mai fornito le cifre su quanti siano i Rom e i Sinti in Italia. Da questa lontananza dello stato nasce l'equivoco del "problema rom": oggi si parla di emergenza coi Rom rumeni, come in passato gli stessi toni erano riservati ai Rom bulgari o bosniaci. Ma non si può ogni volta affrontare l'emergenza delle varie diaspore, se rimangono sul tappeto i problemi pregressi delle comunità storiche dei Rom italiani.
Francesca Corso e Irma Dioli (rispettivamente Assessora ai diritti dei cittadini e Assessora alla partecipazione e cooperazione internazionale della provincia di Milano) hanno dovuto comnvincere la platea che il rapporto con la Provincia si può ricreare, nonostante i recenti anni di reciproca diffidenza; come, ancora non è del tutto chiaro. Potrà assumere un ruolo "super partes", che dia voce alle singole esperienze locali, o piuttosto un ruolo più attivo e di stimolo, come quello che ha assunto nei pochi mesi dal suo insediamento, stretta tra le chiusure del capoluogo milanese e la necessità di coordinare piani che coinvolgano tutta l'area metropolitana. Lo stesso concetto di LEGALITA', ricorrente più volte, diviene una scelta politica, nel momento che il Parlamento sta cambiando le carte in tavola con Devolution e riforma costituzionale, scompaginando i ruoli delle istituzioni e delle autonomie.
Tommaso Vitale(Università di Milano Bicocca) esorta la Provincia a promuovere un dibattito pubblico sulla condizione dei Rom, al più alto livello e ad invitare Lívia Járóka e Viktória Mohácsi, le due romnià elette al Parlamento Europeo. Sempre a Vitale spetta introdurre le sessioni tematiche pomeridiane, illustrando il legame che partendo dal concetto di cittadinanza, arriva all'essere legittimati a governare e partecipare.
Antonio Tosi(Politecnico di Milano) esordisce osservando come i Rom non sono considerati di "diritto abitativo". Le stesse organizzazioni rom, solo recentemente hanno preso atto del fallimento della politica dei campi sosta. Di sicuro, la condivisione di spazi e servizi non più segregati, mette in discussione tutti i rapporti esistenti.
E' quello che poi dimostreranno gli interventi seguenti, con la Toscana nel ruolo di regione "virtuosa", e l'intervento finale di Paola Dispoto(consulente Ufficio pianificazione sociale, Comune di Bolzano), purtroppo sacrificato per la mancanza di tempo.
Esperienza positiva quella toscana, illustrata a più riprese da Antonio Sconosciuto(Società della salute, zona pisana), Milena Scioscia e Michele Vonci(progetto Rom Arci Toscana) e Nicola Solimano(Fondazione Michelucci, Firenze). Positiva per i risultati: il graduale superamento dei campi sosta, per soluzioni più rispettose della dignità umana, meno costose per la comunità contribuente e il recupero di aree degradate. Ma positiva, soprattutto per il percorso politico adottato: i risultati sono stati ottenuti perché c'è stata la costanza e la volontà di impegnarsi 10 anni e di coinvolgere diverse autorità: un lavoro in rete locale, appunto. E in questo tempo, a volte le soluzioni sono sfuggite di mano, non solo per le difficoltà tecniche: nel momento che i vari soggetti non riuscivano a coinvolgere la popolazione locale, anche le scelte più "corrette" segnavano il passo. Il valore di una politica condivisa, è che non solo i problemi, ma anche le soluzioni si toccano, e partendo dalle politiche abitative e del riconoscimento reciproco, si sono individuate soluzioni e percorsi anche nel campo del lavoro, della scuola, della sanità. E soprattutto, si è delineato un modo operativo che può dare i suoi frutti, anche se applicato ad istanze che non riguardano la marginalità sociale ed economica.
Sono replicabili queste soluzioni? Modestamente, penso che non basti sostituire la parola d'ordine CAMPO SOSTA con CASA. Manca ancora una riflessione critica sulle dinamiche che sinora non hanno funzionato. Il rischio, accettando acriticamente una nuova parola d'ordine, è ricreare le soluzioni abitative di alcuni gruppi rom a Milano e Napoli: avuta la casa in quartieri già degradati di loro, si sono spostati dalla piccola criminalità allo spaccio (e consumo) di droghe e alla prostituzione: la strada per scomparire definitivamente come popolo. Ancora, un problema politico: non è l'etnia a rischio devianza, ma la situazione in cui avviene l'urbanizzazione. Se questa avviene in:
periferie estreme già problematiche di per sé
in situazione di alta concentrazione etnica o numerica
in mancanza di servizi pubblici
la realtà non cambia. E, come giustamente insistono i coredattori di Sucar Drom, condizione essenziale è prevedere piani di mediazione culturale e di coinvolgimento e responsabilizzazione dei diretti interessati. O, per dirla dal punto di vista opposto, "aggredendo" la spinosa questione delle condizioni delle periferie, coscienti che è nell'interesse generale e non dei soli Rom.
Per terminare, perché un così lungo riassunto? Sono state dette tante cose, è necessario averne memoria, per non sentirle ripetere uguali il prossimo convegno. E' necessario scriverle, perché con la scusa della cultura orale, alla lunga si rimane fregati dalle promesse.
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:03:18 in Italia, visitato 2842 volte)
PREMESSA
Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una
delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano
ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.
Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti,
nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati
allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le
soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha
avuto nessun'altra alternativa.
Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella
zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi
22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:
la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini
di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che
li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un
dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo
per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione
maggioritaria;
i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi
ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono
sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e
beneficio;
infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema.
Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di
alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se
stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.
Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in
atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto
cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da
quelle centrali a quelle del decentramento.
Una buona base di partenza può essere il
documento
presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune
questioni:
riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono
diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione
non può essere unica;
propone quindi soluzioni abitative diversificate;
individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.
Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per
verificare progressi e criticità.
IL NOSTRO CAMPO
Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la
metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande
incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a
tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto
mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai
sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi
cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il
posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.
Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo
di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai
cittadini che vivono attorno a noi.
Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi
intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per
l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case
popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante
timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.
Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di
essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati
definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti
abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si
ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e
rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio
villaggio alle porte di Milano.
Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma
elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati
al terreno.
Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un
modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari
alcuni interventi:
ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si
allaga;
collegamento delle bocchette antincendio;
ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica
sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a
forfait;
infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e
calibrarle per gli occupanti che rimarranno.
Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con
poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno
assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.
Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra
cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:
Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
Potatura piante alto fusto
Pulizia di aree urbane
Sgombero cantine e magazzini
Creazione recinzioni
con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.
Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il
Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due
giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei
pressi del parco Lambro, e via Idro è praticamente un corridoio verde (che
le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega
il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del
Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di
mantenerci in vita.
Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se
attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza
da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.
Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente
non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro
femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne
sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a
tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.
La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno
Di Fabrizio (del 24/01/2014 @ 09:03:17 in Italia, visitato 1968 volte)
Volantino distribuito stamattina all'apertura del
Terzo Forum delle politiche sociali, presso il Teatro Elfo Puccini in
Corso Buenos Aires, 33 MILANO
E' passato un anno dall'ultimo Forum delle Politiche Sociali. In questo lasso
di tempo abbiamo cercato più volte di richiamare l'attenzione
dell'Amministrazione comunale sulla grave situazione del campo rom di via Idro,
comunale e regolare, abbandonato a sé stesso da ormai troppo tempo.
Abbiamo chiesto che tornasse a occuparsi del campo, tempestivamente e con
adeguate risorse economiche e umane, riqualificando gli spazi comuni,
ripristinando la legalità e le basilari condizioni di sicurezza e vivibilità,
individuando un "gestore" capace e affidabile, coinvolgendo
i cittadini della
zona 2 e il Consiglio di Zona.
Abbiamo avuto vari incontri con l'assessore Granelli, siamo stati ascoltati e
rassicurati, ma alle parole sono seguiti pochi fatti. Proprio pochi e di poco
rilievo.
Intanto la situazione si è ulteriormente deteriorata. Alcune famiglie sono state
costrette a scappare dal campo perdendo tutto quello che avevano. In una
sciagurata lite ci è scappato il morto. Altre famiglie ricevono quotidiane
minacce e si sono rassegnate a lasciare a loro volta il campo, ma per loro non
si riesce ancora a trovare una soluzione adeguata.
Per effetto di questa situazione è diminuita la frequenza scolastica e si sono
del tutto interrotte le attività volontarie - educative, ricreative e sociali ‑
condotte nel campo e in particolar modo nel Centro polifunzionale, che è stato
devastato nell'indifferenza generale e risulta ormai inutilizzabile. Poteva andare diversamente? Pensiamo di sì, e comunque non crediamo che possa
essere tutto attribuito alla cattiva sorte. Per il campo di via Idro si sarebbe
almeno potuto tentare di fare qualcosa, ma non si è fatto niente. Se ciò è
dovuto a una scelta non lo sappiamo, ma se fosse così, è evidente che non si è
trattato di una scelta giudiziosa.
Allo stato delle cose, la riqualificazione del campo è diventata, se non
impossibile, certamente molto difficile e il problema della comunità rom di via
Idro, formata da un centinaio di cittadini italiani, resta irrisolto.
Ed è questo problema che vorremmo sottoporre all'attenzione del Forum,
accogliendo l'invito dell'assessore Majorino ‑ che finora si è tenuto fuori
dalla questione di via Idro, come se non lo riguardasse. Non ci aspettiamo che
sia risolto in questi giorni, ma non vorremmo che tra un Forum e l'altro le cose
restino così come sono, o trovino il modo di peggiorare.
La Rete delle associazioni e degli amici della Comunità rom di via Idro
ci rivolgiamo a lei per la seconda volta in quest'anno 2013. Questa volta lo
facciamo per un fatto molto grave, accaduto il 6 novembre davanti al San
Raffaele, che ha coinvolto la comunità regolare di via Idro. Due famiglie, si
sono affrontate con esito tragico: un uomo è morto, un altro è ferito, molti
sono finiti in carcere.
Ci rivolgiamo a lei con rammarico profondo perché al dolore si aggiunge la
considerazione che si sarebbe potuto evitare questa tragedia. Non diciamo questo
per giustificare i gravissimi atti di violenza, gli autori dei quali porteranno
le conseguenze previste dalla legge. In casi come questo si parla di "zingari",
quindi di qualcosa che fa parte del normale bagaglio dei pregiudizi. Noi invece
parliamo di persone, di uomini, donne bambini che sono a tutti gli effetti
cittadini di questa città e che sono preoccupati per lo stato di abbandono, per
le condizioni di degrado in cui versano e che producono situazioni di allarme
sociale che non possono essere trascurate.
Il campo di via Idro è un campo regolare dagli anni '80, ben inserito nella
zona. Due fa la Consulta ha denunciato la situazione di grave pericolosità
determinata dalla presenza violenta di un latitante, ha richiamato
l'amministrazione sull'urgenza di realizzare gli interventi necessari, dal
rispetto della legge all'"alleggerimento" con il trasferimento di una parte
delle famiglie, a cui apparteneva la persona morta, nel Vogherese per un accordo
siglato ben tre anni fa. Nulla di tutto questo è avvenuto, nel frattempo i
conflitti sono esplosi: un anno fa è stata data alle fiamme l'abitazione della
famiglia protagonista della tragedia di ieri e nonostante l'arresto, anche se
tardivo, del latitante la sua famiglia non veniva espulsa e da allora nel campo
vige un regime di enorme tensione anche per l'ingresso di comunità abusive che
vengono tollerate da autorità ed ente gestore e che aggiungono tensione a
tensione. Questa tragedia era annunciata, lo sapevamo noi, lo sapevano tutti, le
associazioni di zona che pure sono intervenute più volte, gli enti gestori, gli
amministratori. Adesso, dopo la tragedia, la comunità di via Idro non esiste più
e anche le speranze di un intervento che ne salvi i resti sono molto deboli.
Questo non è un atto d'accusa, anche noi ci sentiamo responsabili per non essere
stati più convincenti nei confronti dell'amministrazione, ma è una richiesta di
intervento urgente perché le situazioni precarie sono tante e, mentre auguriamo
che in questo caso dietro l'abbandono non ci siano interessi per diverse
destinazioni per quell'area, come pure si sente dire, ripetiamo l'appello per le
altre situazioni nei campi regolari che da troppo tempo non vengono risolte:
parliamo per esempio dei campi di via Martirano e di via Novara, per i quali gli
interventi tuttora incompiuti risalgono alla precedente amministrazione. Anche
in questi campi la tensione è alta per le soluzioni continuamente procrastinate
e per condizioni di vita che precipitano sempre più in basso.
Signor sindaco, ci rivolgiamo a lei, perché questa tragedia non rimanga
catalogata tra i normali fatti di cronaca della nostra città, ma perché aiuti
tutti noi ad affrontare i problemi delle nostre comunità con lo stesso impegno,
lo stesso spirito solidale e con la stessa disponibilità alla partecipazione che
meritano tutti i cittadini, qualunque sia la loro etnia. Con questo spirito le
chiediamo un incontro per affrontare il quadro di una situazione che va
affrontata con urgenza per stabilire situazioni di serenità in ogni comunità,
condizione per un vero inserimento sociale.
La consulta Rom e Sinti di Milano ha avviato, in collaborazione con ERRC (Eropean
Roma Rights Center), un'azione legale per la cancellazione dei dati personali -
un vero archivio parallelo su base etnica - e per ottenere un risarcimento per
danni morali da parte delle comunità di Milano che hanno subito il censimento
etnico nell'ambito della cosiddetta "emergenza nomadi" decretata dal governo
Berlusconi nel maggio del 2008. Questa "emergenza" - e tutti i suoi effetti:
censimento, regolamento prefettizio - è stata definitivamente dichiarata
illegittima, motivando le richieste di cancellazione dei dati e il risarcimento
danni.
Il 4 ottobre il prefetto di Milano ha trasmesso all'avvocato della Consulta,
Gilberto Pagani, il verbale di cancellazione dei dati, sia cartacei, sia
digitali, raccolti con il censimento. Un primo importante risultato dell'azione
della Consulta che ora proseguirà con la causa per il risarcimento danni di chi
ha subito un censimento razziale nell'estate del 2008.
Di Fabrizio (del 14/12/2013 @ 09:01:30 in blog, visitato 2493 volte)
Scrittori, poeti, saggisti, aspiranti cronisti o fotoamatori...
Penso di conoscere oramai i lettori di Mahalla: colti, attenti e impegnati, ma timidi o
forse un po' pigri.
Vi offro un'opportunità: esiste in Mahalla
una piccolissima
libreria, forse un'ancora più piccola casa editrice. E' a vostra
disposizione e non vi costa niente: se avete qualcosa di interessante che volete
far conoscere, potete approfittarne. La distribuzione avviene su internet
(limitatamente all'Italia) e se i testi sono in inglese, c'è anche la
possibilità di ottenere l'ISBN e di accedere ad un mercato globale tramite
le principali catene di distribuzione online.
Inoltre, se a qualcuno interessasse il prodotto cartaceo, con lo stesso circuito
ci sono costi di stampa più che interessanti.
Naturalmente, Mahalla rimane sempre a disposizione per collaborazioni anche
occasionali su cronache, eventi, iniziative...
I media e la percezione di Rom e Sinti
Lezione tenuta il 28 maggio 2013, ad un gruppo di studenti rom e sinti di
Milano, presso l'Umanitaria. 1. Come si vende il mondo dell'informazione 2.
Percezione e autopercezione 3. Alcuni casi di... GRATIS
Pacchetto formativo per Osservatori Legali
Si tratta praticamente di un gruppo di persone, addestrate e coordinate, il cui
scopo è raccogliere testimonianze di prima mano su quanto avvenga durante uno
sgombero (in questo caso), ma... GRATIS
L'Europa che c'è
Un giro tra Rom e Sinti in Europa. Parallelamente alla situazione di
deprivazione che tutti conosciamo, le testimonianze di studenti, professionisti,
attivisti e comunicatori romanì, quelli...
Cocci
E' un libro che nessuno ha voluto, e non avevo voglia di inseguire altri
possibili editori. A vostro rischio quindi, potete leggerlo come, quando, dove e
perché vorrete. Non ho fretta. Cocci,... GRATIS
VICINI DISTANTI cronache da via Idro
Cronaca di vent'anni circa di una comunità rom a Milano. Storie, testimonianze,
aneddoti. II Edizione con testo e note riveduti e aggiornati, una rassegna
fotografica inedita e un epilogo
Luoghi Comuni
Ho visto cose che voi umani... ... e voglio condividerle! La strana Lonely
Planet di Zingaropoli Tutto questo in una trentina di pagine che l'autore si è
divertito a scrivere, sperando di...
Una nonna raccontaDi Hajrija (Maria) Seferovic
Da un lato c'è una nonna (sì, proprio quella che avete visto nel film "Io, la
mia famiglia Rom e Woody Allen") che gira ancora le nostre campagne, in cerca di
erbe mediche....
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14 in casa, visitato 1753 volte)
Il Giorno - MilanoTriboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
Di Fabrizio (del 07/12/2013 @ 09:00:03 in Kumpanija, visitato 2678 volte)
di Giorgio Bezzecchi
Signor Galli,
Sono un attivista Rom che da 30 anni condivide la realtà quotidiana dei Rom e
Sinti. Ho riflettuto prima di scriverle per l'antica abitudine a sopportare il
pregiudizio e la discriminazione, ma alla fine sento il bisogno di rispondere al
suo articolo scritto sul "Corriere della Sera" apparso martedì 26 novembre 2013
a pagina 3 della cronaca di Milano a proposito dei funerali di Luca Braidic. Lei
parla di "Funerali..........con più poliziotti che familiari"; "celebrati il più
in fretta possibile"; e soprattutto di "funerali da boss di mafia...".
Io ho partecipato ai funerali di Luca Braidic celebrati da Monsignor Mario
Riboldi, con Padre Luigi Peraboni (da 60 anni tra i Rom e Sinti) con don Massimo
Mapelli della Caritas ambrosiana, i Padri Somaschi e esponenti di altre
associazioni anche loro impegnati da molti anni con i Rom e Sinti, da lei
neppure considerati evidentemente per non essersi degnato di venire a vedere o
di informarsi compiutamente.
Premesso che i poliziotti erano 6 con 3 auto e parlavano tranquillamente tra
loro sulla piazzetta antistante la chiesa, mentre le famiglie Rom hanno riempito
la chiesa con la presenza del Sindaco con partecipazione seria secondo la nostra
tradizione; che se per fretta s'intende percorrere i circa 2 chilometri dalla
chiesa alla cascina per la sosta per l'ultimo saluto all'abitazione del defunto
con fuochi, musica pianti fino all'imbrunire per poi percorrere un altro
chilometro fino al cimitero con la cassa portata a spalla, la banda, le decine
di corone, di fiori sparsi senza parsimonia (almeno l'ultima strada.... è
fiorita anche per lui), certo i bersaglieri invidieranno la nostra velocità; ma
la cosa che più mi ha colpito è stato definire da parte sua questi come
"Funerali da boss di mafia", un insulto gravissimo per la cultura dei Rom e
Sinti.
Tutto il suo articolo è pervaso, oltre che dall'ignoranza delle tradizioni di un
popolo antico che avrebbe da insegnare qualcosa anche a lei, da affermazioni
approssimative e infamanti ("...persone sopra i 14 anni tutte con precedenti") e
quando parla di faida da una vera e totale ignoranza di quello che è veramente
successo nelle comunità di via Idro e di via Chiesa Rossa e di quello che ha
portato a questo tragico epilogo. Ma tanto siamo "zingari" con i quali lei certo
- e per fortuna, aggiungo io - non è in grado di parlare... e per questo lei che
fa il giornalista - non ho detto che lo è - dovrebbe almeno avere il dovere non
dico di cercare la verità, ma almeno di non sputarci addosso.
Saluti
Milano, 05/12/2013 Rag. Giorgio Bezzecchi
Presidente Museo del viaggio Fabrizio De Andrè
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 08:58:18 in Italia, visitato 2088 volte)
Un lungo ed interessante articolo del 19 ottobre tratto da
CITYROM, lo stesso giorno e' apparso li' un altro post sul campo di via Idro, di cui purtroppo c'e' solo la fotografia aerea
Visita al villaggio solidale di Rho e conversazione con Maurizio Pagani di Opera Nomadi e alcune abitanti.
(@2008 google - Immagini @2008 digitalGlobe, Cnes/Spot image, GeoEye)
Il 29 novembre 2007, con alcuni studenti (1) e Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi, abbiamo visitato il
"Villaggio solidale" di Rho.Situato alla periferia della cittadina, nei pressi dell'area industriale, il villaggio
e' costituito da un�undici casette-container, ciascuna con un proprio spazio all'aperto,
sistemato a orto o giardino e il posto-auto, spesso occupato da roulotte
utilizzate come dependance della casa. In un edificio di lamiera realizzato da Opera Nomadi e utilizzato come spazio comune e laboratorio, abbiamo incontrato alcune donne, intente a cucinare, a cucire delle borse di tela e a realizzare della bigiotteria artigianale. Abbiamo rivolto a loro e a Maurizio Pagani alcune domande sulla storia del villaggio e sulle loro condizioni di vita.
Maurizio Pagani: Questo e' un campo nomadi comunale realizzato nell'aprile di quest'anno dopo una lunga trattativa che ha contrapposto l'amministrazione comunale, anzi le amministrazioni comunali precedenti, e una parte della comunita' rom che da oltre dieci anni abita in questo comune. Sono rom di etnia Kanjaria provenienti dalla Serbia e in parte dalla Croazia. Rom che avevano acquistato dei terreni agricoli su cui avevano poi costruito delle abitazioni ,cominciando un lungo contenzioso amministrativo con il Comune. Comune che pero'
che nel corso di questi ultimi 10 anni ha cercato anche di favorire l'integrazione sociale di questa comunita' agendo sopratutto sul versante scolastico. Si
e' infatti partiti da una condizione iniziale in cui i bambini andavano poco e per poco tempo a scuola alla situazione attuale in cui moltissimi bambini sono iscritti alla scuola materna, alla scuola elementare ed alcuni stanno per licenziarsi alla scuola media. Una situazione che tende a ribaltare i dati statistici a livello nazionale. Normalmente a scuola i bambini dei campi rom ci vanno per poco tempo
e nell'ordine del 20-30% della popolazione complessiva. Qui invece abbiamo un altissimo livello di scolarizzazione.
Hanno lasciato i loro terreni, famiglia per famiglia...
Abitante: Erano terreni privati! Comprati con i nostri soldi! Poi non so cosa ha fatto il
Comune... loro dicono che quei terreni erano agricoli ma noi non lo sapevamo. Noi li abbiamo comprati per abitarci e per non vivere sempre sotto la minaccia degli sgomberi. Abbiamo venduto la casa a Zagabria per comprare il terreno qui in Italia.
Maurizio Pagani: Hanno pagato dei terreni agricoli ad un prezzo dieci volte superiore al loro
valore...
Abitante: Ho pagato 150 milioni di lire. E adesso il Comune cosa mi ha dato? Questa casa per me e mio figlio con un'unica stanza e il bagno. Per questo motivo ho costruito questo spazio in piu', dove possiamo mangiare..
Prima di arrivare qui dove abitavate?
Abitante: Eravamo a Muggiano
Quando siete partiti da Zagabria?
Abitante: Siamo partiti tanti anni fa, era ancora vivo mio marito. Sono passati ventisette anni da quando mio marito ha avuto un incidente a Zagabria ed
e'
morto. La mia figlia maggiore oggi ha trentasei anni, quando siamo venuti in Italia aveva sei mesi.
Avete lasciato Zagabria trentasei anni fa?
Abitante: Non l'abbiamo lasciata del tutto. A Zagabria abbiamo ancora le case. Quando mio marito
e' morto io sono tornata a Zagabria a vivere con i miei figli. I due figli maschi andavano a scuola e le figlie femmine erano con me a casa. Quando i miei bambini sono cresciuti sono tornata in Italia. Qui c'erano tutti i miei parenti, a Zagabria ero sola con i miei bambini. All'inizio vendevamo i fiori e le pentole. Noi siamo dei Kalderasha... Eravamo sempre in giro. Poi abbiamo deciso di comprare dei terreni. Per nove anni siamo rimasti sui nostri terreni. I bambini andavano a scuola e tutto era tranquillo. Poi
e' venuto il Comune e' ci ha cacciati. Adesso anche da qui vogliono cacciarci! Il Comune non ci ha pagato il terreno. Ci ha dato in cambio solo questa casa con un po' di giardino e basta.
Maurizio Pagani: Il Comune ha requisito il terreno ripristinandolo all'uso iniziale, agricolo. Il terreno
e' stato sequestrato ed e' passato di proprieta' del Comune. Sui terreni c'era un abuso edilizio conclamato, che non era possibile sanare e di fatto secondo l'attuale legislazione
e' stato possibile espropriarlo al legittimo proprietario.
Nel progetto originario, questo insediamento - che adesso e' stato attrezzato con dei container che sono dignitosi ma insufficienti - prevedeva delle casette di tipo rurale, molto piu' ampie, con una superficie di 80/100mq, che avrebbero consentito a loro di vivere meglio.
Perche' i campi vengono costruiti in questo modo, con container, come se fossero una soluzione temporanea d'emergenza?
Maurizio Pagani: Per ragioni politiche certamente, ma sopratutto perche' costano poco. Sistemare delle persone in luoghi come questo costa molto, ma molto di meno che sistemarli in qualunque altra situazione: casa popolare, ecc.
Abitante: Noi non vogliamo che i nostri figli seguano la nostra strada. Per questo abbiamo comprato i terreni. Io devo sistemare i miei nipoti, i miei figli. Loro lavorano, vanno a scuola, studiano. Io non riesco a capire perche' ci vogliono mandare via. Tutti i giorni ci vengono a controllare. Non ci aiutano in niente. Hanno detto che ci avrebbero aiutato a trovare lavoro, ma nulla. Anche la Caritas non ci ha
aiutato... Tutti vogliamo lavorare. Io ho 65 anni e anch'io, se mi dessero un lavoro, andrei a lavorare. Noi siamo nomadi Kanjaria, da piu' di trent'anni siamo in Italia. Fino a quando non sono arrivati gli albanesi, i rumeni, i bulgari, noi eravamo ritenuti bravi. Noi non siamo tutti come veniamo percepiti. I nomadi non sono tutti uguali!
Maurizio Pagani: C'e' una difficolta' oggettiva. La loro immigrazione e' iniziata circa trent'anni fa. La maggior parte dei ragazzi, anche quelli maggiorenni che a loro volta hanno avuto dei figli, sono nati in
Italia ma non sono cittadini italiani e nemmeno cittadini stranieri. Non hanno i documenti e questo
e' uno dei motivi per cui quando un ragazzo decide di andare a lavorare non ha la possibilita' di farlo in regola. Non ha una carta
d'identita', un passaporto e non ha neanche il riconoscimento di apolide. Non ha
un'identita'. All'interno della loro condizione che e' gia' tanto difficile per diversi motivi, ci sono tanti problemi che riguardano la cittadinanza che sono aumentati e si sono complicati nel corso del tempo.
Una delle cose che gli abitanti di questo campo stanno facendo oggi - e non e'
l'unica - e' quella di partire dalle proprie competenze, (per es. sapere cucire, lavorare con le mani, ecc.) per inventarsi un lavoro. In qualsiasi parte del mondo questo sarebbe visto come qualcosa di dignitoso, noi invece tendiamo a disprezzarlo e a non riconoscerlo come lavoro.
Le politiche sociali stanno cambiando e gli zingari che vivono all'interno di questo campo comunale, dovrebbero oggi dimostrare di essere dei bravi cittadini perche' mandano i bambini a scuola, lavorano, osservano le leggi.
E' quello che tutti noi siamo tenuti a fare perche' siamo sottoposti alle leggi su cui si fonda la coesione sociale. Ma per noi
e' scontato e per loro no. In quanto appartenenti ad una minoranza che noi guardiamo con sospetto e con allarme, devono in qualche modo dimostrare attraverso l'osservanza di regolamenti particolari di essere davvero dei buoni cittadini.
A nessuno poi interessa vedere che la mattina stipano i bambini sui mezzi che hanno e li portano a scuola, perche' evidentemente lo avvertono come qualcosa di importante per i loro figli. E fino a qualche anno fa non era cosi', la scuola veniva guardata con sospetto. Qui siamo di fronte a persone che hanno un problema concreto: come faccio io a portare i bambini a scuola? Che hanno bisogno di un bene strumentale e che sono capaci di organizzarsi. Mentre noi ci ostiniamo a pensare che abbiano bisogno d'altro. Diverso
e' il problema per esempio di Giuliana e Jessica che vanno alla scuola media. Ci sono difficolta'
che queste ragazze incontrano: vivere in un contesto in cui hai i genitori che non sono andati a scuola e che quindi non riescono ad aiutarti, oppure tornare a casa e non avere un posto dove mettersi a studiare. Loro studiano qui (nel locale comune realizzato da Opera Nomadi) allo stesso tavolo dove Federica lavora e le altre donne cucinano. Per loro
c'e' bisogno di un aiuto in piu' che per altri non e' necessario, per stare meglio a scuola e imparare come gli altri.
E' una forma di intervento rispettosa che noi cerchiamo di offrire: fare insieme alle persone quello che serve alle persone ma senza avere la presunzione che quello che tu decidi di fare sia la cosa giusta.
Abitante: Una volta i bambini non andavano a scuola perche' eravamo sempre in giro. E poi gli anziani e le nostre madri non ci lasciavano andare perche' avevano paura che incontrassimo i
ragazzi...
Maurizio Pagani: E' vero. C'era anche paura e diffidenza
Abitante: Non solo, c'erano tanti motivi. Gli italiani guardavano con
molta differenza i nostri bambini. Anche oggi ci sono molti problemi. Ancora
oggi succede che i nostri bambini vengono discriminati. I nostri bambini si
sentono diversi e anche se vorrebbero integrarsi non ne hanno la possibilita' perche' vengono sempre attaccati.
Maurizio Pagani: Per esempio Erica ha seguito quest'anno un corso per mediatrici culturali rom. A Milano da tanti anni ci sono una quindicina di donne che vivono in questi insediamenti e lavorano come mediatrici culturali; che hanno iniziato a studiare e che attualmente svolgono la loro professione all'interno delle scuole, dei servizi sanitari. Queste esperienze sono pero' pochissime. Purtroppo normalmente nessuno investe per fare in modo che tante persone abbiano la possibilita' di maturare un esperienza professionale e culturale stando qua dentro. Perche', se il medico, l'assistente sanitaria viene qua e fa la propria lezione, dice come ci si dovrebbe comportare ma non
c'e' nessuno all'interno del campo che raccoglie quello che e' stato detto e discutendo e vivendo insieme alla gente, lo traduce, magari modificandolo secondo le sue esigenze, quegli insegnamenti non hanno nessun valore e nessun senso. Questa
e' la funzione piu'
importante che hanno i mediatori culturali. Eppure dopo tanti anni, dopo tante iniziative, quasi mai si costruiscono percorsi di sviluppo per le comunita' e questo
e' un grande handicap.
Che tipo di relazioni avete con il territorio di Rho?
Abitante: Portiamo i bambini a scuola, andiamo a fare la spesa, chi non ha lavoro va a
mendicare...
Avete rapporti con altri genitori?
Abitante: Si, i bambini hanno amici e amiche. Ci sono tante maestre che vengono a trovarci e ad aiutarci.
Maurizio Pagani: Da due anni a questa parte si e' formato un piccolo gruppo musicale che sia chiama
"I musicanti", composto da ragazzi che abitano a Rho e da un musicista che abita qui al campo.
(1) dei corsi di "Urban Design Workshop" della Laurea specialistica in Architettura/Master of Science in Architecture del Politecnico di Milano e di Urbanistica della Laurea in Scienze Umane dell�Ambiente, del Territorio e del Paesaggio, dell�Universita' Statale di Milano.
I rom di via Idro contro generalizzazioni e indifferenza
I rom del campo storico di via Idro 62 non ci stanno a essere coinvolti nelle rapine e nelle violenze avvenute nelle ville della Brianza nelle settimane scorse. Non ci stanno a essere sbattuti sulle pagine dei quotidiani milanesi insieme ai veri responsabili; alcuni di questi ultimi vivono in baracche e roulotte tra il Lambro e la Martesana, nei comuni di Cologno, Vimodrone e Cernusco oltre che di Milano; ma quando si tratta di raccontare la provenienza dei responsabili di questi crimini, quasi tutti i giornali parlano dei rom di via Idro.
Le 150 persone che ci vivono, non ci stanno a essere di nuovo isolati, mettendo in discussione i risultati di convivenza costruiti nei quindici anni di via Idro: la cooperativa Laci Buti, convenzionata con i Parchi e Giardini del Comune di Milano, che dà lavoro ad una quindicina di loro; un campo ben attrezzato e sistemato con casette in legno e addirittura in cemento, da loro costruite e mai condonate nonostante i loro tentativi. Per non parlare dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola e di tutte le altre piccole cose conseguenti alla loro scelta di essere una comunità stanziale che vuole rimanere e continuare a vivere nel loro campo.
I risultati non sono incoraggianti; all’incontro da loro organizzato per venerdì 2 dicembre al campo e preparato da circa 200 inviti mandati a giornali e istituzioni, si sono presentati solamente il rappresentante dei Ds di viale Monza, dei Radicali, dell’Anpi di Precotto e del nostro giornale. Non poteva poi mancare Fabrizio Casavola, loro amico da tempo.
Temono l’indifferenza delle istituzioni in primo luogo; prima vengono sgomberati altri campi e poi nella nostra zona i vari Borghezio organizzano manifestazioni contro le soluzioni alternative che la Casa della Carità, solo per citare un esempio, prova a mettere in essere.
Gli stessi accampamenti provvisori sorti in questi mesi nella campagna intorno a via Idro sono la conseguenza della chiusura di altri campi voluta dal Comune. I rom di via Idro sono i primi ad affermare che in quegli accampamenti soprattutto di rom rumeni, convivono persone oneste e delinquenti.
Bisogna però saper distinguere e intervenire, fare progetti di mediazione culturale e sociale, altrimenti tutto si confonde e vincono coloro che vogliono fare di tutta l’erba un fascio.
E per questi motivi le famiglie della comunità Rom di via Idro 62 precisano in un loro comunicato: [segue il testo del comunicato]
L'articolo è di Paolo Pinardi
PS: come affermato tante volte su questo blog, i problemi e le logistiche dei campi-sosta sono da affrontarsi di concerto con quelli dei quartieri che li ospitano. Leggendo quest'altro articolo di Giuseppe Natale, sempre sul numero 79, conoscerete qualcosa di più su quella zona, ritrovando nomi e situazioni che spesso ricorrono nelle cronache della Mahalla.
Di Fabrizio (del 02/12/2005 @ 03:26:04 in Regole, visitato 6436 volte)
Noi, capifamiglia della comunità Rom di via Idro 62,
in merito ad alcune notizie apparse sulla stampa nazionale
PRECISIAMO
Non è avvenuto alcun arresto o alcun fermo nel campo comunale di via Idro, che è sempre stato abitato da cittadini italiani di etnia Rom Harvati.
I carabinieri e la polizia sanno chi sono i residenti del campo, tramite un controllo costante dei gruppi famigliari. Sono anche a conoscenza di tutti gli insediamenti provvisori di Rom e cittadini stranieri, che si sono sviluppati attorno al nostro campo.
Alcuni di questi insediamenti sono tollerati come “soluzione provvisoria” da parte dello stesso comune, che da un verso procede agli sgomberi e dall’altro deve trovare luoghi lontano dalla città, dove far sostare gli sgomberati.
Le forze di sicurezza e le autorità sono a conoscenza che in una simile situazione di tensione e di miseria, che coinvolge TUTTE le comunità Rom, siamo noi i primi a non poter tollerare insediamenti di persone e famiglie di altri gruppi. Tra cui, possono esserci sia persone oneste che criminali.
Ribadiamo: siamo cittadini italiani, residenti in questa zona da oltre 30 anni. Nessuno di noi si è mai macchiato di crimini come quelli commessi nel Lecchese, che sono quanto di più lontano dalla nostra tradizione e dai nostri comportamenti.
Comportamenti che sono distanti da qualsiasi ipotesi di convivenza civile. PER QUESTO RITENIAMO MOLTO GRAVE aver coinvolto la nostra comunità in fatti a cui siamo assolutamente estranei. Mettetevi nei panni di quanti di noi lavorano e devono tener nascosto di essere Rom o di abitare in questo campo: com’è possibile per noi ottenere il rispetto o impegnarci per aver un rapporto col quartiere dove viviamo e dove molti di noi sono nati e sono andati a scuola?
Vi invitiamo, serenamente, a verificare le notizie prima di scriverle, con noi i diretti interessati, perché ogni vostra parola è importante per una convivenza civile.
Per questo, vi invitiamo presso il nostro campo di via Idro 62 – MILANO ad una conferenza stampa, venerdì 2 novembre 2005 alle ore 15.30
Di Fabrizio (del 08/05/2006 @ 00:45:11 in Italia, visitato 2075 volte)
Ieri, dopo un lungo periodo di diffidenza (o indifferenza) reciproca, uscita pubblica per la comunità Rom di via Idro. I Rom residenti in zona da una quarantina d'anni e nel quartiere da 17, sono stati invitati non solo a prendere parte alla festa della Martesana, ma anche a progettare assieme lo svolgimento e le iniziative.
Il rischio, non lo nego, è che all'ultimo momento della comunità non si presentasse nessuno, come era successo in passato. O che semplicemente i postumi delle celebrazioni della festa di san Giorgio (vedi) si facessero sentire.
Niente di tutto ciò, per fortuna. Al banchetto abbiamo ritrovato vecchi amici, che si erano persi negli anni, e un po' di gente curiosa, che s'è resa conto che i Rom non mangiano i bambini. Coltivano belle pianticine, le vendono, potano gli alberi e i loro bambini vogliono persino giocare con gli altri. Registrato anche qualche segno di dissociazione mentale da parte di alcuni componenti dell'organizzazione (non tutti, per fortuna!): da un lato hanno invitato i Rom a esporre alla festa, dall'altro suggerivano a mezza voce ai loro vicini "attenti ad avvicinarvi dove vendono i fiori, che quelli sono gli zingari..."
A sua volta, il candidato ex-virtuale, svolgeva pubbliche relazioni (campagna elettorale suona male, vero? ) per il programma sottoscritto dalle famiglie di via Idro, tentando nel contempo di dribblare quei Rom che di punto in bianco vorrebbero cambiare punti discussi da mesi
Tre facce, un unico programma:
da sinistra, Dijana Pavlovic, candidata al Comune per la Lista Fo; Antonio Braidic (Lisse), comitato elettorale di via Idro; Casavola Fabrizio, candidato al Consiglio di Zona 2 per l'Ulivo
Nel frattempo, visto che si vuole che il nostro programma (ricordate che è Open Source) non sia di una sola lista, ma di tutta la coalizione, cedo la parola a Dijana Pavlovic:
A tutti coloro che si occupano di argomenti scottanti, scomodi, a coloro che hanno al cuore gli emarginati di questo paese e della città di Milano, e soprattutto a chi ha voglia di tentare insieme a noi una piccola ma importante battaglia. Noi dell’Opera nomadi insieme alla lista UNITI CON DARIO FO PER MILANO stiamo cercando di dare un’opportunità al gruppo sociale più emarginato di questa città: IL POPOLO ROM.
Sono nata nel 1976 in Serbia, vi ho vissuto e studiato fino al ’99, laureandomi alla “Facoltà delle Arti Drammatiche” di Belgrado. Dal 1999 vivo e lavoro come attrice a Milano. Per storia personale, per formazione culturale e professionale, mi occupo anche della cultura Rom, e questo mi ha avvicinato all’associazione “Opera Nomadi” presente da anni sul territorio milanese.
Oltre a promuovere la cultura e la letteratura Rom, lavoro come mediatrice culturale in una scuola elementare : vi ho trovato una divisione antica e profonda, fra popolazione Rom e città, una mancanza di comunicazione e diffidenze reciproche dovuta alla mancanza di volontà delle istituzioni di affrontare questo problema in modo serio e progettuale, danneggiando non solo la popolazione Rom, ma anche i cittadini che ne soffrono la presenza.
Nei “campi nomadi” delle tante periferie metropolitane d’Italia, e a Milano in particolar modo, le barriere mentali si materializzano in frontiere urbane, spazi di negazione che hanno una forma simbolica. Campi che oggi si trasformano in lager moderni, concepiti solo per rinchiudere le persone indesiderate, come i Rom o come i migranti, nei Centri di Permanenza Temporanea. L’influenza del luogo in cui si vive è determinante per creare nelle persone senso di emarginazione, discriminazione e disperazione.
Uomini, donne e bambini rom vivono, nelle opulente città occidentali, condizioni di miseria materiale profonda,subendo anche molte forme più sottili di violenza morale, come l’esclusione culturale che si respira nella cultura d’èlite o nelle file della bassa mercanteria politica, senza che questo susciti la nostra indignazione. Questo tema incide direttamente su punti fondamentali della gestione di una città come Milano, e anche di una società civile: il tema della sicurezza, al quale i milanesi tengono moltissimo; il tema della regolarizzazione degli immigrati - e di conseguenza l’ottimizzazione dell’inserimento nel ciclo scolastico nel lavoro, - e il tema dell’integrazione culturale intesa come l’incontro di culture diverse, utile alla costituzione di una convivenza più aperta e civile.
Io come Rom e come milanese, non potendo ignorare quello che ho visto, sto tentando di creare un ponte, anche piccolo tra queste due parti, e così, senza mai prima aver avuto a che fare con la politica, ho deciso di candidarmi al Consiglio Comunale di Milano perché questa è la città che mi ha accolto in modo generoso quando sono arrivata da Belgrado, ed è diventata la mia città, un luogo che amo.
La lista UNITI CON DARIO FO PER MILANO, che sostiene BRUNO FERRANTE, esprime, fra gli altri, anche il bisogno di affrontare questo problema. Lo ritiene così importante da offrire la candidatura a una cittadina italiana di origini Rom, che si propone di lavorare per creare rapporti positivi fra la città e la comunità Rom.
Sarò felice di rispondere a qualsiasi domanda legata a questo argomento o di intervenire in occasioni utili per approfondire questo tema.
Vi ringrazio anticipatamente
Dijana Pavlovic
E a chi fosse sfuggito, ricordo anche questa segnalazione apparsa su Sucar Drom.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: