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Una zona, i suoi cittadini, i suoi Rom. Assieme
Di Fabrizio (del 19/12/2011 @ 09:16:34, in Italia, visitato 1465 volte)

Richiesta intervento urgente per emergenza umanitaria campo Rom Via Idro

Dedichiamo molto del nostro tempo all'impegno civile e sociale e al miglioramento della qualità della vita nei quartieri di Crescenzago Adriano Gobba, sia a titolo personale che in qualità di rappresentanti di associazioni e comitati.
Con la presente, denunciamo che la situazione del Campo Rom di Via Idro si è aggravata a tal punto da raggiungere un vero e proprio livello di emergenza umanitaria.
Giorno dopo giorno, le condizioni del campo peggiorano in modo allarmante: manca la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le fogne straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente non provvedono.

Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la crisi generale, ma soprattutto perché sono vittime - come altri nomadi e minoranze etniche - di politiche centrali e locali di discriminazione ed ingiustizia sociale.
Infatti la sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 ha cancellato il Piano Maroni che prevedeva, oltre a misure lesive della dignità delle persone, il finanziamento di un campo di transito in Via Idro e la chiusura entro il 31 dicembre 2011 di quello attuale, regolare e storico.

Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di zona 2?
Perchè non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro, Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom, i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori diversi)?

Nel ribadire la richiesta ai destinatari della presente ad intervenire tempestivamente per ripristinare le condizioni di vita normali e rispettose della dignità e della salute delle persone che vivono nel villaggio di via Idro, confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di un progetto generale di riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo scopo di migliorare la qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e gli abitanti dei quartieri interessati.
I bambini di Via Idro si stanno ammalando. Fate presto, prima che sia troppo tardi!

In attesa di un positivo riscontro, i migliori saluti.

Carlo Bonaconsa, Comitato Vivere Zona 2
Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla
Laura Coletta, Associazione "Elementare Russo"
Gabriella Conedera, Scuola Elementare di via Russo
Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2
Giuseppe Natale, Anpi Crescenzago
Antonio Piazzi, Anpi Crescenzago
Paolo Pinardi, Martesanadue

Lettera aperta a:
- Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
- Assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino
- Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli
- Presidente del Consiglio di Zona 2, Mario Villa


QUI invece trovate la lettera scritta al sindaco dalla scuola elementare Russo


Nel frattempo, ricevo da Alberto Ciullini:

Strage, stragi, ed emergenze umanitarie nell'indifferenza

Questo l'intervento che a nome del gruppo di SEL ho letto ieri sera in Consiglio di Zona 2.

Presidente, consiglieri,

avremmo voluto intervenire perché questi giorni sono giorni particolari: le date che vanno dal 12 al 15 dicembre, sono giorni densi di significato per Milano, la sua storia ma anche per la storia e la coscienza di tutto il Paese. Sono i giorni in cui è indispensabile fermarsi e ricordare uno degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del questo Paese: una strage, la strage di piazza Fontana, con cui 42 anni fa si avviava la strategia della tensione e delle stragi di Stato. Bene ha fatto il Consiglio comunale a riunirsi in seduta straordinaria per commemorare le 17 vittime innocenti e a proporre l’istituzione della Giornata della memoria cittadina per "conservare una viva memoria del nostro passato, soprattutto a vantaggio di quanti non erano presenti: un segno di grande maturità democratica, che permette di offrire alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ciò che accadde e di partecipare in maniera responsabile alla diffusione di una coscienza civile". Una strage, 17 vittime e 88 feriti cui vanno aggiunti Giuseppe Pinelli, la 18° vittima innocente come ha detto giustamente il Presidente Napolitano, e gli ulteriori tre feriti: Licia Pinelli e le sue due figlie. Una strage rimasta giuridicamente impunita, costituendo uno schiaffo vergognoso alla memoria di quelle vittime e al dolore dei loro famigliari, ma non senza colpevoli: perché la verità storica su quella strage e su quelle che ahinoi si susseguirono negli anni successivi è ormai acclarata e certa: manovalanza neofascista e regia degli apparati deviati dello Stato.

Di questo avremmo voluto parlare e ricordare. Ma la cronaca degli ultimi giorni ci ha purtroppo portato all’attenzione fatti di una gravità inaudita per un paese che vuole essere democratico e civile. Prima a Torino e poi a Firenze due episodi apparentemente diversi ma uniti dallo stesso filo conduttore: l’intolleranza verso il "diverso".

A Torino abbiamo assistito a quello che molti osservatori hanno giustamente definito un pogrom, che non è sfociato in tragedia solo per fortuna e casualità. La caccia al Rom perché non può che essere il Rom a commettere certi atti, non importa se addirittura inventati: la caccia al Rom è "a prescindere".

A Firenze la strage c’è stata, due morti e un ferito gravissimo, anche per il ritardo, dobbiamo dirlo, con cui il criminale è stato intercettato. Un cittadino italiano, bianco, ha sparato uccidendo due senegalesi e ferendone molto gravemente un terzo. Non soddisfatto dopo due ore circa ha riaperto il fuoco contro altri cittadini senegalesi per poi spararsi suicidandosi. Ora qualcuno tenta maldestramente di derubricare il fatto a pura follia, ma sappiamo invece che se di follia si tratta, stiamo parlando di lucida follia xenofoba, razzista, neo-nazista. Del resto agli ambienti che si rifanno e ispirano a queste reiette ideologie il criminale senza alcun dubbio apparteneva.

Due episodi apparentemente diversi, lontani, separati ma che trovano ahimè un comune denominatore: quel mix di ignoranza e sottocultura, che negli ultimi venti anni è stato coltivato, coccolato, aizzato, alimentato con cinica e fredda volontà da tutti quelli che hanno parlato e parlano di invasione, calata dei barbari, supremazia culturale, pulizia etnica ecc.

Due episodi che ci devono far riflettere per fare in modo che il terreno di coltura di queste folli ideologie non venga alimentato anche solo dalla fatica, dalla ignavia, dalla pigrizia che ci possono anche involontariamente cogliere.

E allora dobbiamo evitare che nel nostro territorio, quello della nostra zona, si consumi un’emergenza umanitaria nell’indifferenza dei cittadini e delle istituzioni, solo perché stiamo parlando degli ultimi fra gli ultimi. Stiamo parlando del campo di via Idro, nel quartiere di Crescenzago. Il campo, giorno dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi, gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il futuro.

E le vittime sono prima di tutto i bambini, le donne, gli anziani, i soggetti più deboli e indifesi.

I rom che abitano in Via Idro vi risiedono da anni, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.

Questa grave e insostenibile situazione ci viene segnalata dai cittadini del campo ma anche dalle associazioni, dai gruppi, dalle organizzazioni, dai partiti e dai semplici cittadini che negli ultimi anni hanno cercato di trovare concordemente strade e percorsi per uscire dalla perenne precarietà ed emergenza.

Chiediamo che si intervenga subito perché lasciare abbandonata al degrado una struttura che, ricordiamolo, è di proprietà comunale, può solo favorire l’instaurarsi di fenomeni e derive pericolose e rischiose, come purtroppo le cronache di questi giorni ci dimostrano. Non governare le situazioni di difficoltà e criticità è il miglior modo per farle degenerare con il fondato rischio di non controllarle più.

In questo momento non ci interessa neppure, paradossalmente, ragionare sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo il decreto "emergenza nomadi" e i successivi decreti attuativi che hanno determinato per migliaia di nomadi l’esposizione a gravi violazioni dei diritti umani, come denunciato da organismi regionali e internazionali negli ultimi anni e da un recentissimo documento redatto da Amnesty International. Non ci interessa ragionare ora come affrontare definitivamente la questione, anche se è indispensabile e non prorogabile una di discussione serena e seria su questo tema.

Oggi chiediamo "solo" che si intervenga subito a garantire condizioni di vita civili, trovando una soluzione rapida almeno alla fornitura della corrente elettrica! Perché vorremmo essere convinti di vivere ancora in una città civile dove non devono passare 6 mesi perché si riesca ad attivare un’utenza elettrica.

Gruppo SEL in Consiglio di Zona 2