"Colpo grosso" nelle pagine de Il Giornale. Oggi nella cronaca milanese  dopo un'intervista a Ettore Martinelli [responsabile milanese per l'immigrazione  dei DS - Basta con questa sinistra che fa troppi sconti ai rom (uffa)],  parla di questo blog e pubblica un'altra intervista a  Dijana Pavlovic, anche lei beniamina delle pagine di Mahalla. Per non farsi  mancare niente, c'è anche un riquadro con foto su Don Colmegna al Natale  ortodosso presso il campo di Opera.
Oggi ricopio la mia intervista, domani quella a Dijana Pavlovic:
Sempre più stanziali anche loro inaugurano un sito per  parlare dei loro problemi
Ormai è chiaro a tutti: i rom hanno smesso di essere nomadi. Lo dice anche il  Ministero dell'Interno (Dipartimento delle Libertà civili e dell'Immigrazione)  in una ricerca pubblicata il luglio scorso. Vivono stabilmente ai margini dei  grandi nuclei urbani, con spostamenti che si limitano all'area di una provincia.  Eppure non hanno smesso di viaggiare, solo che lo fanno nella Rete.
Può sembrare un gioco di parole e invece è la realtà. Fabrizio Casavola,  milanese [...] è stato forse il primo in Italia a interpretare questo  cambiamento. Di sicuro, in Lombardia, nessuno aveva mai tentato un esperimento  del genere. Quale? Pubblicare su Internet pagine dedicate espressamente alla  comunità rom e sinti. "Mi sono appassionato della cultura romanes (come  si chiamano nella loro lingua d'origine, ndr) nel 1989 - racconta  Casavola -. Li ho conosciuti da vicino al campo di via Idro, quando facevo  l'animatore tra i giovani. Sentivo il bisogno di stabilire un contatto tra noi e  loro, così lontani almeno nelle apparenze. Ho iniziato a scrivere in html  7 anni fa, cominciando a maturare una rete di contatti non solo in tutta Italia  ma anche in diversi paesi del mondo. In seguito ho trovato ideale la piattaforma  del blog. Molto presto ho ottenuto visite e commenti, dieci volte più del  normale, almeno 200 pagine al giorno. Mahalla è il nome del suo sito (www.sivola.net/dblog):  così venivano chiamati i quartieri ghetto in cui hanno vissuto per secoli i rom  in Europa dell'Est.
"L'idea è di passare dagli accampamenti di zingari a un villaggio virtuale  globale, per raccogliere denunce e proporre soluzioni", riassume Casavola.  L'intento pare sia stato raggiunto. "Tempo fa mi è capitato di ricevere via posta  elettronica una lettera in bulgaro da parte di alcuni rom che vivono in Israele.  L'ho girata a un gruppo di [rom] macedoni che l'hanno tradotta per poi  pubblicarla in italiano sul blog. Internet permette tutto questo: confronto e  dialogo. Così i rom superano in prima persona i limiti fisici delle baraccopoli,  oppure si appoggiano alle associazioni di terzo settore, sollevandosi per un  attimo dalla lotta al disagio quotidiano".
Il diario di Fabrizio Casavola non è, comunque, un caso isolato. In questi  giorni, in cui la questione rom è tornata di grande attualità, si sono  moltiplicati i contatti ad altri siti "riservati" a nomadi e affini. E' quello  che succede, ad esempio, sulle pagine di Sucar Drom (www.sucardrom.blog.tiscali.it), blog di un'associazione con base a Mantova, che ha fatto registrare  93mila visite in appena un anno e mezzo di vita. "E qualcosa di simile avviene  nello spazio on line gestito dall'Opera Nomadi di Milano (http://web.tiscali.it/operanomadimilano)  - rivela il vicepresidente Maurizio Pagani -. Non nascondo che la cosa sorprende  noi stessi. Pur in un contesto ancora di forte arretratezza tecnologica, i rom  di tutta Italia stanno scoprendo lo strumento informatico per sviluppare buone  pratiche di comunicazione e rivendicazione di diritti. Potenzialità enormi,  considerando che in Italia oltre il 50% dei rom ha meno di 14 anni. Per loro  internet può diventare un punto di partenza verso l'integrazione".
di Giacomo Susca