Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 13/01/2010 @ 09:45:10, in scuola, visitato 1509 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

4 gennaio 2010, Fonte: B92

NIŠ - Il numero degli studenti rom che in Serbia frequentano le università è triplicato negli ultimi anni.

C'erano solo sei Rom che studiavano a Niš nel 2005, mentre oggi ce ne sono a dozzine [...]

Molti studenti rom all'Università di Niš studiano medicina, sono numerosi anche alla facoltà di filologia.

Il "romologo" e professore universitario Dragoljub B. Đorđević dice che il bisogno di istruzione della popolazione rom sta crescendo simultaneamente con i cambiamenti nella loro struttura sociale-economica e con le condizioni legali-politiche.

Anche se il numero di studenti rom sta crescendo nella città meridionale, è ancora significativamente basso comparato a Belgrado e Novi Sad.

 
Di Fabrizio (del 22/11/2009 @ 09:32:31, in scuola, visitato 1797 volte)

AgenFax.IT

Entro il dieci Dicembre in Provincia di Novara sarà completata la schedatura di tutti gli scolari “ non interamente italiani”. Si comincia con romeni e nomadi

(se. bag. 20/11) - Con una lettera circolare, recapitata a tutte le Dirigenze didattiche di ogni scuola di qualsiasi ordine e grado della provincia di Novara, il Dirigente scolastico provinciale Giuseppe Bordonaro, coadiuvato dalla funzionaria del Provveditorato Maria Grazia Albertini, ha ordinato la schedatura di tutti gli alunni di nazionalità straniera, di quelli che hanno almeno un genitore straniero e quindi la doppia nazionalità, nonché di tutti i figli di nomadi ivi compresi quelli italiani.

Nell’opera di schedatura, oltre alle notizie ed ai dati anagrafici concernenti l’alunno, dovranno essere indicate le condizioni dei rispettivi genitori, incluso l’eventuale stato di clandestinità degli stessi, e dell’alloggio in cui la famiglia vive. Dovrà essere fatta anche menzione dell’eventuale condizione di “trovatello” dell’alunno. Tutte notizie la cui raccolta è in parte vietata dalle norme nazionali sulla Privacy e da quelle Onu, condivise a suo tempo dall’Italia, sulla protezione dei diritti dell’infanzia. Il lavoro demandato alle singole dirigenze scolastiche che si avvarranno dei vari docenti per completarlo, ricorda da vicino quello che si voleva compiere nella rovente estate del 2008 in tutti i campi nomadi d’Italia quando alla Polizia ed ai Carabinieri era stato chiesto di rilevare le impronte digitali anche ai minori di anni dieci. Il progetto poi in parte non venne attuato a causa del deciso intervento dell’Unione europea. Già da oggi si comincia con le rilevazioni concernenti bambini romeni, italiani con un genitore di nazionalità romena e nomadi di ogni nazionalità, anche autoctona. A ruota seguirà la schedatura degli altri. Con la probabilmente ipocrita motivazione di voler agevolare l’inserimento di questo genere di bambini ed adolescenti nel sistema scolastico italiano, il Dirigente scolastico novarese dunque ha inaugurato una campagna che presto si diffonderà su tutto il territorio nazionale. “Che le motivazioni addotte dal Provveditorato nel richiedere la schedatura siano ipocrite lo si evince dal fatto che anche cittadini pienamente italiani, come sono quelli con la doppia nazionalità o i nomadi autoctoni, devono essere registrati. Probabilmente si intende solamente appesantire il clima di odio e sospetto nei confronti degli stranieri al fine di emarginarli dal contesto scolastico e sociale ed indurli a lasciare l’Italia. Pulizia etnica si chiama. A voce in Provveditorato poi ci hanno detto di iniziare da romeni e nomadi” afferma un insegnante che chiede l’anonimato, ribadisce che vorrebbe fare obiezione di coscienza contro tale odioso compito discriminatorio ma che ha troppa paura di perdere il posto di lavoro. I partiti d’opposizione in una città in mano al centro-destra, il Sindaco è leghista, ora promettono un’opposizione durissima in ogni sede istituzionale ed invitano gli insegnanti che figurano pure tra i loro iscritti all’obiezione di coscienza. Da oggi però in Italia non esistono più solamente gli invisibili senza diritti, come sono gli stranieri siano essi comunitari che extracomunitari od i nomadi, ma in questa categoria da criminalizzare ad ogni costo entrano a far parte pure i sangue misti la cui unica colpa è quella di avere un padre od una madre che ad un certo punto della loro vita hanno deciso di donare il proprio amore ad un partner non italiano.

 
Di Fabrizio (del 11/11/2009 @ 09:05:01, in scuola, visitato 1791 volte)

Da British_Roma (i link presenti nell'articolo sono tutti in inglese)

Wired.co.uk Drom: il gioco di strada che esplora la vita di strada By Michael Conroy

04/11/2009 - Se casa tua fosse una roulotte e tu vivessi a Londra, dove ti sistemeresti per la notte? Ti sentiresti sicuro? E se dovessi contare solo sulla bontà degli sconosciuti per trovare un posto per rimanere?

Questa è la premessa di Drom, un gioco pervasivo che esplora la precaria vita dei Rom [...] la vecchia generazione del popolo nomade che una volta si muoveva attraverso l'Inghilterra e le altri parti d'Europa, ma che oggi trovano il loro modo di vita sempre più minacciato dall'espansione urbana e dal cambiamento delle leggi consiliari.

Drom (che significa "strada") coincide con la tappa di tre settimane di Shraddha al Teatro di Soho, una storia d'amore tra una ragazza zingara e un giovane immobiliarista, sullo sfondo del trasferimento dell'insediamento rom di Hackney a Londra Est, perché quel terreno è interessato ai lavori per le Olimpiadi di Londra.

I due viaggianti del gioco saranno trasportati attraverso le vie di Londra, cercando un riparo notturno dove parcheggiare in sicurezza, guidati soltanto dai consigli dei giocatori online, che possono inviare suggerimenti via email, Twitter o SMS. I giocatori devono indicare una località ed una motivazione al loro consiglio, ma d'altra parte i viaggianti possono decidere indipendentemente dal capriccio dei giocatori.

Ogni venerdì e sabato durante la tappa di Shradda, i viaggianti sceglieranno un sito raccomandato da un estraneo, piazzeranno il campo e documenteranno i risultati. I progressi verranno tracciati in tempo reale via GPS, e gli stessi viaggianti terranno un video blog sulle loro esperienze. Saranno "spostati" dalle autorità o incontreranno altri fatti fatti spiacevoli, il loro vagare verrà registrato da videocamere nascoste nelle roulotte. Col passare delle settimane si sposteranno a spirale verso il Teatro di Soho, ed il vincitore sarà chi troverà dove passare una notte il più vicino a quella sede.

Simon Johnson, co-fondatore di Simon Games ed uno dei designer di Drom, spiega che lo scopo del gioco è adoperare i mezzi del social networking per creare empatia tra giocatori e viaggianti, e così far crescere la conoscenza della storia e della cultura romanì:

"Abbiamo voluto Drom per evidenziare alcuni dei temi di Shradda, per portarli fuori dal teatro e misurarci con loro attraverso il gioco," dice Evans, che sarà uno dei viaggianti nella roulotte. "Ci siamo focalizzati soprattutto su un aspetto - l'effetto distruttivo della chiusura dei siti sulla vita delle comunità zingare e viaggianti. Vogliamo che la gente consideri cosa farebbe in una simile situazione."

 
Di Fabrizio (del 10/11/2009 @ 09:28:09, in scuola, visitato 1870 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

09 novembre 2009 - di Paolo Repetto

Ieri a Milano fiaccolata a sostegno dei senza casa accampati in via Rubattino e in attesa da mesi dello sgombero. In corteo anche le insegnanti dei bambini e le mamme dei compagni di scuola

La lettera che ieri chiamava a raccolta uomini e donne di buona volontà, in vista della fiaccolata milanese in difesa dei cittadini rom in attesa di sgombero, è di per sé significativa: "Molti di voi – scriveva Basilio, volontario di un circolo Arci della zona, ai suoi "contatti" via e-mail – sono certamente consapevoli della situazione drammatica dei rom che stanno in via Rubattino; sapete anche che molti bambini di quel gruppo sono positivamente inseriti a scuola, e che l’azione delle maestre e dei genitori della scuola hanno sin qui impedito lo sgombero, privo di soluzioni organizzative che consentano la prosecuzione delle iniziative di integrazione".

Lo sgombero, si leggeva ancora, "è sempre più vicino: Flaviana, una delle maestre, e altre persone che lavorano come volontari a via Rubattino chiedono di trovarci oggi, domenica 8 alle 18.00-18.30, per una fiaccolata di solidarietà con queste persone. L’appuntamento è alla fontana tra i supermercati".

La fiaccolata si è poi regolarmente svolta, vedremo quali effetti riuscirà a sortire nei prossimi giorni.

Va però ricordato che sia dell’eventualità di ristabilire l’ordine (per così dire) nella strada periferica milanese sia soprattutto dell’impegno a favore dei progetti di integrazione si parla da tempo, ovviamente in ambienti circoscritti, molto distanti da quei meccanismi funzionali alla lobotomizzazione delle coscienze e all’individualismo spinto che appassionano sempre più i mass media nostrani.

A lanciare l’allarme contro il possibile brutto finale di una bella storia era stata Amnesty International insieme alle associazioni di solidarietà cittadine (dalla comunità di Sant’Egidio all’Arci, passando per alcune parrocchie e il Naga, centro medico aperto agli immigrati e attivo da decenni a Milano).

Tutti assieme si mossero a difesa della comunità rom sistemata in via Rubattino. Venne diffuso anche un appello volto a sensibilizzare i genitori delle altre classi scolastiche facenti parte del plesso che ospita i bimbi romanì, chiedendo la disponibilità a firmare la lettera redatta da una maestra della scuola di via Pini, Flaviana Robbiati, e indirizzata al sindaco di Milano, Letizia Moratti, al Prefetto e commissario straordinario per l’emergenza "nomadi" (anche se il popolo romanì non è più tale da decenni), oltre che all’assessore competente (con delega alle politiche sociali e alla scuola).

Da circa due anni, spiegava la lettera, è presente sul territorio la comunità rom e sinti di via Rubattino: proprio grazie alla "collaborazione tra istituto, volontari della comunità di S. Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati avviati percorsi di integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei bambini".

A frequentare le classi sono 36 bambini, che "a seguito dell’imminente sgombero del campo, si vedranno impossibilitati a continuare la frequenza: ciò potrebbe compromettere la possibilità di questi scolari di veder realizzato il loro diritto all’istruzione e potrebbe interrompere il percorso di integrazione che ha coinvolto nel corso dello scorso anno gli scolari rom insieme a quelli del quartiere e le loro famiglie. La rete di relazioni e il clima positivo venuti a instaurarsi potrebbero essere vanificati se questi bambini non verranno messi nelle condizioni di poter continuare a frequentare le scuole cui sono attualmente iscritti".

La lettera chiedeva dunque alle istituzioni un impegno per evitare la "cessazione della possibilità di frequentare i nostri istituti". Pertanto "le istituzioni da voi rappresentate si attivino affinché le famiglie rom del campo di via Rubattino, con figli nell’età della scuola dell’obbligo, siano messe concretamente nelle condizione di poter continuare ad adempiere al loro diritto/dovere di mandare i figli a scuola, non in una scuola qualunque, ove tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito, ma in continuità con quanto già in atto. Crediamo che il diritto alla scuola non possa essere garantito solo formalmente dal fatto che esistono istituti scolastici su tutto il territorio italiano, ma che vada fatta una scelta sostanziale e che si comprenda come l’interruzione di percorsi avviati significhi in realtà la negazione dei diritti di questi bambini".

La vicenda che riguarda la cittadinanza di via Rubattino, quella italianissima affiancata alla comunità romanì, porta con sé alcuni insegnamenti rivolti alla coscienza di ciascuno e alla classe politica: l’integrazione è possibile e può arricchire le persone al di là della classe sociale, della razza o della lingua d’origine. Di certo non la si costruisce sugli slogan o come conseguenza di vuoti richiami "buonisti". Può germogliare come frutto di lunghi e faticosi interventi sul territorio, che richiederebbero tra l’altro adeguate sponde sul terreno comunicativo: per rendere partecipe il cittadino "comune" di ciò che di buono può accadere tra immigrati e nomadi accampati nel quartiere accanto al suo.

Ad oggi si tratta di un’eresia, visto che al teleutente viene riservato esclusivamente il fatto di cronaca scelto tra i più raccapriccianti, che vede protagonista il "marocchino" (o l’albanese…) che, ha "infierito sul vicino di casa" dopo averlo "trucidato" e dopo aver "beneficiato dello sconto di pena". Un’eresia che però vale la pena praticare, per contribuire a salvare la nostra società dalla sua drammatica involuzione.

 
Di Fabrizio (del 24/10/2009 @ 09:40:43, in scuola, visitato 1581 volte)

Esiste un mondo meno visibile, meno chiacchierato, probabilmente anche meno esteso, nel grande calderone della scolarizzazione dei minori rom che risiedono nel Comune di Roma.

Questo mondo è fatto di madri e padri che colgono nel senso più pieno il valore aggiunto, educativo e sociale, che la scuola rappresenta per i loro figli. Madri e padri che, certamente sostenuti da amici e volontari ma in maniera del tutto autonoma e responsabile, si prendono carico essi stessi della scolarizzazione dei propri ragazzi.

Questo mondo è fatto di donne che con enorme difficoltà e altrettanta dignità cercano di curare, per quanto sia possibile in quelli che vengono definiti "insediamenti abusivi", l'igiene dei figli per renderli più "simili" ai loro coetanei, sforzandosi per questo di dar loro il vestito alla moda o un mp3 funzionante "come ce l'hanno tutti".

Questo mondo è fatto di bambini che con difficoltà ma anche grande entusiasmo la mattina si preparano per andare a scuola, al freddo o nella polvere, tra l'urgenza di rimediare un quaderno e la necessità di racimolare alcuni spicci per la merenda.

Nessun pulmino all'orizzonte. Nessun operatore sociale dell'associazione di turno a cercare di convincerli o a chiedere il certificato medico per la riammissione dopo troppi giorni di assenza. Nessun sostegno da parte di chi questi sforzi encomiabili dovrebbe incentivarli e premiarli.

L'aiuto a queste persone, anzi il riconoscimento pieno ed il rispetto del diritto all'istruzione di tutti i bambini e ragazzi non viene garantito da nessuna parte. Un progetto che favorisca interventi di sostegno e stimolo alle responsabilità genitoriali – che questi genitori si assumono in pieno almeno per quanto riguarda l'aspetto educativo/scolastico – non esiste, o per lo meno non li riguarda.

Eppure nel bando di gara d'appalto per affidare il servizio di scolarizzazione dei minori rom tra i criteri di valutazione dell'offerta compare la "responsabilizzazione adulti appartenenti alle comunità rom". Ma intorno a queste famiglie si crea il vuoto istituzionale. Le associazioni non sono autorizzate ad agevolare queste realtà, non possono assistere (se non a titolo personale) i genitori nell'iscrizione scolastica, i pulmini che raccolgono gli alunni rom dei vicini campi autorizzati non possono accompagnare i loro bambini, neanche se frequentano le stesse scuole.

Ultima dichiarazione ufficiale circa il loro status di alunni e genitori di serie B, la circolare n. QM 22484 del 7 luglio del 2009 la quale obbligava i genitori degli alunni regolarmente iscritti a presentare la documentazione ISEE al fine di ottenere i buoni didattici e i buoni libro. Ovviamente molte delle famiglie che vivono in questi campi non autorizzati sono sprovviste di documenti di identità, indispensabili per la riscossione di questo beneficio minimo ma preziosissimo concesso ai nuclei familiari che versano in situazioni di disagio economico. Pertanto questi agognati buoni abbiamo dovuto toglierceli dalla testa...Fino al giorno in cui tale circolare non viene rettificata, per cui la IV Unità Organizzativa Ufficio Progetti Speciali e Intercultura del Dipartimento XI per le Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, in relazione alla sopracitata precedente circolare, stabilisce che per quelle "famiglie rom provenienti dalla ex Jugoslavia impossibilitate a presentare la documentazione ISEE in quanto sprovviste di documenti di identità ma autorizzati alla permanenza dal Comune di Roma nei campi autorizzati e regolarmente censiti […] gli Enti convenzionati presenteranno una dichiarazione di nullatenenza grazie alla quale potranno ritirare dalle scuole i relativi buoni".

Da cittadini attenti, siamo molto lieti di registrare questo enorme passo avanti compiuto dalle nostre istituzioni sulla strada della democrazia per tutti. Ma ci troviamo purtroppo costretti a denunciare per l'ennesima volta che tra questi tutti non è compreso il mondo fatto di padri, madri e bambini il cui status di irregolari non toglie (per fortuna) l'obbligo scolastico per i minori in età scolare ma solo il diritto concreto ad un'istruzione di serie A.

Questo mondo però a noi piace, è un mondo più reale, per molti aspetti più responsabile, un mondo in cui le difficoltà non cancellano la necessità di essere dei genitori attenti che scelgono di intraprendere un percorso di emancipazione ed autonomia, e accanto a questo mondo vogliamo continuare a lottare per il riconoscimento pieno dei diritti di tutti.

Una scuolina per crescere - ARPJ Tetto ONLUS

 
Di Fabrizio (del 04/10/2009 @ 09:49:57, in scuola, visitato 1678 volte)

Da Roma_Francais

I Rom tornano sulla scacchiera politica

La scolarizzazione dei bambini rom pone problemi alla municipalità socialista di Cenon. Ma non a Bordeaux o Gradignan, due comuni di destra.

All'interno ci sono molti materassi, e qualche arnese per cucinare. All'esterno, davanti a questa vecchia casa persa nei contrafforti della stazione di Cenon, un terreno abbandonato dove, questo martedì, i bambini ammazzano il tempo. Sempre all'esterno, un carrello riempito di bottiglie d'acqua, la casa abbandonata di rue du Maroc non ha né acqua, né elettricità.

Da sei mesi vivono qui una trentina di persone. Rom, di nazionalità rumena. Tra loro, una dozzina sono minori e non conoscono la scuola, come molti dei bambini rom. In causa: la difficoltà delle pratiche, gli sgomberi frequenti, voluti o forzati dalle espulsioni. Ma anche, in questo caso preciso, le "reticenze del comune", accusano i militanti delle associazioni.

Tra i più attivi, Jérôme Lobao, presidente dell'associazione Procom, si dice "molto innervosito" dal comportamento di Alain David, sindaco socialista di Cenon. Gli rimprovera di ostacolare l'accesso dei Rom alla scuola, rifiutando lorola domiciliazione amministrativa. Questa procedura avrebbe permesso loro di avere un indirizzo al Centro Comunale di Azione Sociale (CCAS).

Procedura d'espulsione

I due comunicano per raccomandata. In una corrispondenza recente, Alain David ha precisato che deciderà "entro due mesi". "E' improponibile! I bambini saranno completamente passati al rientro...", deplora Jérôme Lobao.

Il sindaco si difende dalla sua posizione ideologica; invocando lo stretto rispetto della legge. "Ho in effetti ricevuto la lettera di questa associazione che richiede la domiciliazione delle famiglie. Ho adisposizione legalmente un tempo di due mesi per prendere la mia decisione: ne approfitto per consultare i miei servizi. In fondo, si pone comunque un problema di domiciliare famiglie che occupano illegalmente una proprietà della comunità urbana..."

La CUB, di cui Alain David è il secondo vice-presidente, possiede in effetti quest'opera muraria promessa ai grandi lavori nel quadro della sistemazione della stazione. La CUB ha depositato una domanda di espulsione, che domani sarà esaminata dal tribunale. "Voi, sareste contenti di trovare, rientrando la sera, qualcuno installato a casa vostra?", si interroga l'eletto di sinistra.

Intransigente sulla domiciliazione, il sindaco garantisce tuttavia "di non aver mai rifiutato un bambino nella scuola. Non ho visto volontà reali sul terreno." Replica di Jérôme Lobao: "Nelle scuole, ci dicono: senza domiciliazione, niente scolarizzazione."

Guerra delle sinistre

Il contenzioso tra i due in questi ultimi giorni ha preso una dimensione politica, interna alla sinistra. Sul suo blog, Jérôme Lobao, già membro del PS e ora vicino al Partito della Sinistra, fustiga "una città socialista che rifiuta l'iscrizione dei bambini nelle scuole della Repubblica".

Ed all'inizio della settimana, Michel Chanteau, militante molto implicato nel sostegno ai sans-papiers, ha invitato per email "tutti i socialisti di Cenon a prendere, in una giornata di protesta, la tessera dell'UMP (la destra ndr)".

Riguardo alla scolarizzazione dei Rom, Lobao e Chanteau salutano gli sforzi delle due municipalità che non sono assolutamente schierate a sinistra: Gradignan e Bordeaux.

Nella prima, una quindicina di Rom hanno occupato da un anno una vecchia stazione di benzina, in cours du général-de-Gaulle. "Si fa in modo che la loro situazione sia decente, anche se è giuridicamente irregolare. Teniamo, con la CCAS e la Croce Rossa, a soddisfare le necessità elementari, come l'abbigliamento, il vitto e la scuola", spiega il sindaco di Gradignan, Michel Labardin, membro di Comunità del futuro, il gruppo di Alain Juppé alla CUB. "Due bambini rom così hanno appena fatto il loro rientro nelle nostre scuole. L'uno nella scuola materna, l'altro nell'elementare."

Quanto a Bordeaux, Jérome Lobao sottolinea che i "bambini rom sono iscritti alle scuole senza nessun problema". La delegata agli affari scolastici di Alain Juppé, Brigitte Collet, precisa: "E' per noi un principio superiore, tutti i bambini sono accettati, quale che sia lo status dei loro genitori."

Auteur : JULIEN ROUSSET j.rousset@sudouest.com

 
Di Fabrizio (del 27/09/2009 @ 09:39:14, in scuola, visitato 2236 volte)

Da Bulgarian_Roma

Con l'inizio dell'anno scolastico, il 15 settembre migliaia di bambini hanno iniziato le scuole in tutta la Bulgaria. Per molti studenti a Veliko Turnovo l'anno scolastico è iniziato grazie al lavoro del Centro Amalipe e del comune cittadino col progetto "Introdurre l'educazione interculturale ed il pari accesso nell'istruzione qualificata", finanziato dal Fondo Sociale Europeo attraverso il Programma Operativo per lo Sviluppo delle Risorse Umane. Otto bambini di Malki Chiflik (un villaggio situato a 5 km. da Veliko Turnovo) hanno iniziato il nuovo anno scolastico nella scuola Vela Blagoeva di Veliko Turnovo. Vestiti con abiti nuovi, con fiori nelle mani e sorrisi sui volti, accompagnati dai loro genitori sono entrati timidamente a scuola. La paura che i bambini bulgari non li accettassero non si è avverata. Gli insegnanti li hanno rapidamente aiutati a sentirsi a loro agio. avevano preparato per ogni studente una stella col suo nome e fatto in modo che ognuno dei nuovi trovasse degli amici nella nuova classe. Si è sciolta presto la paura dei genitori che i loro bambini fossero rifiutati "a causa della loro origine".

Distribuiti non più di due o tre bambini per classe, sono riusciti subito ad adattarsi e trovare nuovi amici. Il direttore Angel Yanchev aveva preparato in anticipo gli insegnanti nelle cui classi sarebbero andati i bambini rom. Gli insegnanti l'hanno invece vista come una sfida che avrebbe reso migliori i bambini, la scuola e loro stessi. [...] Il Centro Amalipe aveva organizzato proprio per loro un seminario per lavorare in un ambiente multiculturale. Tutto ciò non è stato facile da ottenere. Abbiamo lavorato col sindaco di Malki Chiflik, con i leader informali della comunità locale, con i genitore come col direttore della scuola Vela Blagoeva: altrimenti tutto ciò sarebbe stato impossibile. Il direttore ha compreso chiaramente che l'istruzione di tutti i bambini - Bulgari e Rom - è importante e anche se la sua scuola ha il 99% di alunni bulgari, ha deciso non solo di accogliere i bambini rom, ma anche di pagare col budget scolastico il loro trasporto a scuola con i bus. Durante i numerosi incontri che abbiamo organizzato con i genitori, questi hanno compreso che l'istruzione dei loro figli è importante, e come la scelta della miglior scuola a Veliko Turnovo fosse la chiave per il successo dei loro bambini. E' stato loro assicurato che i bambini sarebbero stati in un posto sicuro e che non sarebbero stati discriminati in quanto "zingari". Una volta ottenuta la loro confidenza sono diventati i più grandi sostenitori dell'istruzione per i loro bambini.

Il primo giorno di scuola è stata anche una grande sfida per 19 bambini di Vodoley. Ledenik e Balvan che hanno terminato a giugno le scuole primarie ed ora continuano la loro istruzione nelle scuole superiori a Veliko Turnovo. Questo risultato non è stato facile. L'istruzione secondaria è piuttosto un'eccezione per le comunità rom in questi villaggi e nessun genitore intendeva spendersi. Siamo passati attraverso numerosi incontri, visite e conversazioni con ogni genitore ed alla fine abbiamo organizzato - assieme alla Direzione dell'Istruzione di Veliko Turnovo, una visita a tutti i ginnasi professionali di Veliko Turnovo.

Ma il merito più grande va ai ragazzi stessi. E' per questo che abbiamo organizzato per loro una cerimonia alla scuola di Vodoley.

Abbiamo scelto Vodoley perché questi ragazzi sono stati i primi che (otto anni fa) hanno iniziato a studiare il folklore rom all'interno del programma del Centro Amalipe. Otto anni fa erano appena usciti dalle elementari, ma diedero credito alla nostra idea di scoprire pagina dopo pagina la ricchezza del folklore rom. Assieme a loro abbiamo sviluppato manuali e materiale scolastico per creare un ambiente scolastico sensibile ai bisogni di tutti. Ora, 8 anni dopo, tutti loro (con una eccezione) continueranno la loro istruzione nelle scuole superiori di Veliko Turnovo, la più grande prova del nostro comune successo.

Molti del villaggio di Vodoley hanno partecipato alla cerimonia: il direttore della scuola ed il sindaco di Vodoley, il presidente della Direzione dell'Istruzione di Veliko Turnovo, dozzine di genitori e molti altri amici che hanno appoggiato durante questi 8 anni i nostri sforzi di introdurre il soggetto del folklore rom. Lo spirito era davvero festivo e la festa sembrava un ballo di laurea. Naturalmente nel nostro stile: con Djelem Djelem e Sa e Roma (Hederlezi), con molti balli e canzoni bulgare e rom. La musica della banda rom "Dalas" di Vodoley e la passione di tutti gli ospiti e partecipanti l'hanno resa indimenticabile. Ho fiducia nel fatto che tutti gli studenti continueranno e termineranno la loro istruzione secondaria.

Se volete vedere com'erano e come sono gli studenti del corso, ecco un breve video.

 
Di Daniele (del 16/09/2009 @ 09:31:47, in scuola, visitato 1975 volte)

Da Corriere.it

Vuoi un computer (usato) gratis? Chiedilo all'Agenzia delle Entrate
Inizia la dismissione di Pc non più idonei alla loro funzione ma ancora «in forma»

Volete un computer (usato) gratis? Rivolgetevi all'Agenzia delle Entrate. Non è uno scherzo. Un bando, pubblicato sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it (Agenzia/Bandi di gara), (Procedura per la cessione a titolo gratuito di personal computer portatili dismessi) mette gratuitamente a disposizione un primo lotto di pc e spiega tempi e modalità per fare richiesta. Si tratta di «apparecchiature informatiche non più idonee per il proprio utilizzo istituzionale, ma che possono essere ancora utili a scuole ed enti di volontariato». La richiesta può essere al massimo di 10 PC portatili per ogni ente richiedente. Le richieste dovranno essere inviate alla casella di posta elettronica ufficiotlc@pce.agenziaentrate.it dell'Agenzia delle Entrate a partire dalle ore 11:00 del giorno 5 ottobre 2009 e non oltre le ore 11:00 del giorno 16 ottobre 2009 esclusivamente a mezzo Posta Elettronica Certificata, l'equivalente telematico della raccomandata con ricevuta di ritorno. Oltre al nome e al codice fiscale (o partita Iva) dell’ente, nella richiesta dovranno essere specificati anche l’indirizzo Pec per la comunicazione dell’esito da parte dell’Agenzia e il numero e il tipo di computer desiderati, sulla base dell’elenco dettagliato riportato sul bando.

CRITERI PER L'ASSEGNAZIONE - L’assegnazione dei pc avverrà dando priorità agli organismi di volontariato di protezione civile iscritti negli appositi registri, che operano in Italia e all’estero a fini umanitari, nonché agli istituti scolastici pubblici. A seguire avranno spazio gli altri enti pubblici, come ad esempio le strutture sanitarie o le forze dell’ordine. Infine, gli enti non-profit che rientrano nelle categorie delle associazioni, delle fondazioni e delle altre istituzioni pubbliche o private con personalità giuridica, senza scopo di lucro, delle associazioni non riconosciute dotate di un proprio statuto da cui emerga chiaramente l’assenza di finalità lucrative, degli altri enti e organismi che svolgono attività di pubblica utilità. A parità di condizioni, i pc verranno assegnati seguendo l’ordine cronologico di ricezione delle richieste. Ins0mma anche la rapidità ha la sua importanza, grazie al sistema Pec, che permette di certificare, oltre al mittente, anche l’ora dell’invio via e-mail della domanda.

 
Di Fabrizio (del 08/09/2009 @ 09:54:27, in scuola, visitato 1884 volte)

Da Romanian_Roma

PBS.org 2 settembre 2009

Il dodicenne Bishal frequenta la scuola governativa di Dholka, una piccola località nel Gujarat, India. Ogni mercoledì Bishal, che fa parte dei Dalit - la casta degli "intoccabili", deve pulire la classe e il cortile. Solo i Dalit, il cui termine significa "oppressi" - sono tenuti a questi lavori nella scuola. "Il mio maestro mi ha chiesto di pulire gli urinali," dice Bishal. Il 50% dei Dalit abbandona gli studi alla scuola primaria.

Nel villaggio di Dumbraveni, Romania, due scuole sono una accanto all'altra. Una è per la popolazione maggioritaria, l'altra per bambini con "esigenze speciali". Il 97% degli studenti della seconda scuola sono Rom [...] "I bambini rom sono messi in classi per bambini con disabilità mentali, anche se non c'è niente in loro che non vada," dice Magda Matache, Direttrice Esecutiva di Romani CRISS, importante organizzazione per i diritti dei Rom in Romania. "Le scuole segregate continuano ad esistere e la qualità dell'istruzione che gli studenti rom ricevono è molto, molto bassa." Circa il 23% degli adulti rom in Romania è analfabeta.

Nel mondo, bambini delle minoranze etniche, razziali e linguistiche sono lasciati indietro nella richiesta di un'istruzione universale. Le Mete di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, un assieme di obbiettivi per lo sviluppo internazionale concordati alla fine del millennio, chiedevano l'istruzione primaria per tutti entro il 2015. Nel decennio scorso sono stati compiuti dei progressi verso quella meta - oggi, quasi il 90% dei bambini frequenta la scuola primaria, in confronto all'85% del 2000.  Ma 75 milioni di loro sono ancora fuori dalla scuola; la maggior parte sono minoranze. L'ONU non traccia i progressi su criteri razziali o etnici, ma un nuovo rapporto del Minority Rights Group International stima che tra il 50 ed il 70% dei bambini esclusi dalla scuola siano di popolazioni indigene o di minoranze.

"Vedi la stessa cosa accadere con gli Afro-Brasiliani, i popoli indigeni in Australia, tra i Batwa nell'Africa Centrale, i Dalit in India..." dice Maurice Bryan, che ha contribuito al capitolo sull'America Latina del rapporto.

Ma se non si raggiungono le minoranze e gli indigeni, l'obbiettivo di un'istruzione primaria per tutti non potrà realizzarsi. "E' impossibile," dice Bryan. "Se diciamo che il 30% di una popolazione appartiene ad una minoranza, se non la raggiungi, non supererai mai il 70%".

Prendete il Brasile per esempio. Circa metà della popolazione è di discendenza africana. Ma gli Afro-Brasiliani sono parecchio indietro ai Brasiliani di discendenza europea, con una media di appena 6,4 anni di scuola. "Così se si parla delle Mete del Millennio," dice Bryan, "se solo hai raggiunto gli Afro-Brasiliani, non hai raggiunto gli obbiettivi."

O la Romania. Molti dei rapporti sulle Mete di Sviluppo del Millennio neppure si preoccupano di seguire i progressi nei paesi altamente sviluppati come quelli dell'Unione Europea, a cui la Romania si è  unita nel 2007. Ma Snjezana Bokulic, responsabile di programma in Europa per il Minority Rights Group International, dice che le condizioni della minoranza rom sono "comparabili a quelle dell'Africa sub-Sahariana," così, mentre i paesi europei superano agilmente la maggior parte degli obbiettivi, "un segmento della popolazione è lasciato fuori." Riguardo agli obbiettivi dell'istruzione primaria per tutti, soltanto il 31% dei Rom in Romania completa la scuola primaria, ed i Rom sono tra il 2 e il 10% della popolazione (dipende da chi ne fa il conto), così l'obiettivo è lontano dall'essere raggiunto. "E' una questione di matematica," dice Bokulic.

Le Mete di Sviluppo del Millennio chiedono la fine della disparità di genere a tutti i livelli dell'istruzione, ma non c'è previsione simile per la disparità basata sulla differenza razziale o etnica. Bokulic la chiama una "vistosa omissione."

Bryan dice che nessuno a suo tempo l'aveva compreso, ma guardando indietro, concorda che la questione avrebbe dovuto essere inclusa. "La gente non ha l'abitudine di pensare che si dovrebbe prestare attenzione speciale alle donne," dice, "ma una volta che hanno compreso quanto fosse necessaria, ci sono stati progressi sul gap di genere. Adesso è il tempo del gap razziale."

Ma Bukolic non è ottimista sulle possibilità di raggiungere la parità nell'istruzione per le minoranze, anche se la questione era tra gli obbiettivi delle Mete di Sviluppo del Millennio. "La discriminazione si è rafforzata ed il razzismo è molto difficile da affrontare," dice. "Le parole non bastano."

Manjula Pradeep della Navsarjan Trust Foundation in India, concorda. "E' tutto sulla carta," dice, "ma in termini di sviluppo, non è così efficace."

Pradeep dice che per salvare le apparenze del fornire l'istruzione primaria, alcuni bambini sono tenuti a scuola sino al settimo grado, che sappiano o no leggere e scrivere.

Mentre il tasso d'iscrizione nella scuola primaria in India ha quasi raggiunto il 90%, soltanto il 50% circa va alla scuola secondaria. Tra quanti restano fuori dalla scuola, il 41% sono Dalits, o membri delle caste più basse.

Soltanto il mese scorso, l'India ha approvato un nuovo Disegno di Legge sul Diritto all'Istruzione, che garantisce l'istruzione gratuita ed obbligatoria ai bambini tra i 6 e i 14 anni. Ma Pradeep dubita che questo aiuterà a mantenere i Dalit a scuola. "Gli insegnanti chiedono ai bambini delle caste inferiori di sedere in fondo alla classe, così  da non contaminare gli altri bambini. Gli si dice che non possono bere l'acqua dalla stessa fontana degli altri," dice. "Sono offesi con parole pesanti e così abbandonano."

Ancora, molte associazioni per l'istruzione globale dicono che finalmente viene posta attenzione alla questione di disparità razziale ed etnica.

"I governi hanno iniziato a vedere il loro vantaggio nell'educare tutti i loro cittadini," dice Steve Moseley, Presidente dell'Accademia per lo Sviluppo dell'Istruzione, una OnG USA.

"Non ce se ne è accorti quando si stavano presentando le Mete del Millennio," dice Bryan, "ma una volta stabilite le mete, si pose la domanda del perché non stessero raggiungendo tutti, e da qui la questione -bene, chi è tutti?-. Così le Mete del Millennio possono essere state responsabili per aver portato a galla l'intera discussione."

Nel 2003, il governo rumeno assieme all'ONU, stabilì una serie di mete più ambiziose per la Romania - il cui bersaglio era di diminuire il tasso di analfabetismo della popolazione rom. "Il Ministro dell'Istruzione sta finalmente agendo con la questione," dice Matache, "Penso e sono sicura che la partecipazione dei Rom aumenterà entro il 2015."

"Il Brasile sta facendo più di chiunque altro," dice Bryan. "Una delle cose grandi è l'azione affermativa; è ciò che sta succedendo in Brasile, ed ora sta iniziando a provarci anche la Colombia."

Secondo Bryan, il nuovo rapporto di Minority Rights Group International è il primo a guardare globalmente alla questione dell'istruzione per le popolazioni minoritarie. Dice che può servire come punto di partenza per misurare i progressi futuri.

E Moseley ritiene che quel progresso è possibile. "Anche per chi affronta i più grandi svantaggi - povertà, discriminazione di genere, discriminazione razziale - è possibile," dice. "Perché ho visto progressi tremendi. So che sta diventando possibile. Forse non entro il 2015, ma è possibile."

 
Di Fabrizio (del 22/08/2009 @ 09:40:40, in scuola, visitato 1940 volte)

Da Roma_Daily_News (...mentre in Italia si discute del dialetto obbligatorio nella scuola)

The Slovak Spectator
I Rom sono un esempio classico dell'abuso di un intero continente verso una minoranza - by Michaela Stanková

Un gran numero di Rom slovacchi vive in condizioni terribili Source: TASR

17/08/2009 - ARTHUR Ivatts, consulente anziano del Dipartimento Britannico per l'Infanzia, le Scuole e le Famiglie e già Ispettore HM per l'Istruzione di Rom/Zingari e Viaggianti in GB, ha partecipato ai primi sforzi di assicurare un'adeguata istruzione per i bambini rom in GB ed è modestamente orgoglioso dei progressi che ha aiutato a fare nel suo paese. Nel 2004 è stato insignito dell'Ordine dell'Impero Britannico per il suo contributo in quest'area. The Slovak Spectator ha parlato con Ivatts durante una sua visita di metà luglio a Bratislava, dove è stato invitato dalla Fondazione Open Society e dall'Ambasciata Britannica per tenere un seminario sulle pari opportunità nell'istruzione.

In GB usate i termini Rom, Zingari e Viaggianti. Qual è la differenza?

La differenza è solo nel nome. Gli Zingari Inglesi son Rom, arrivarono dall'India nel X secolo nello stesso modo dei Rom Slovacchi e migrarono verso occidente verso la Scozia e i Paesi Bassi, e girarono come gruppi nomadi in Inghilterra, Irlanda e Scozia fino al XVI secolo. Quindi sono Rom ma erano chiamati Egizi perché dicevano di venire dall'Egitto.

Ma la parola "Zingaro" è vista come un peggiorativo in GB, come qui. Così negli anni '50 e '60 gli Zingari dissero che non volevano essere chiamati così, dissero di essere "Viaggianti". Ma poi negli anni '70 arrivarono in GB i Viaggianti Irlandesi in numero significativo e molti Zingari non volevano avere lo stesso nome, e alcuni di loro si fecero chiamare Rom, come nel resto d'Europa. In seguito arrivarono in GB i Rom dall'Europa Centrale ed Orientale, così gli Zingari Inglesi vollero distinguersi da loro ed ora forse la maggioranza di ce di preferire essere conosciuta nuovamente come Zingari. Così usiamo i termini Rom, Zingari e Viaggianti nel tentativo di soddisfare ognuno nei termini di sensibilità giustificata attorno all'auto-attribuzione etnica.

Qual è la differenza tra i paesi dell'Europa Centrale ed Orientale e la Bretagna nel campo dell'istruzione dei Rom?

Ci sono molte marcate differenze, e qui devo dire di correre il rischio di essere piuttosto nazionalista nell'essere abbastanza orgoglioso di cosa abbiamo raggiunto in GB.

Prima di tutto, la GB ha una lunga esperienza - almeno dalla II guerra mondiale - quando i lavoratori Afro-Caraibici venivano in GB ed il governo era chiaramente riluttante ad assumere lavoratori nei, perché, come il resto della popolazione, avevano un grado di pregiudizio razziale dalla storia imperiale. In retrospettiva quella storia, realmente, ha avuto un enorme beneficio perché ci ha portato ad una società che in tempi relativamente brevi si è incamminata verso la comprensione e la gestione creativa delle questioni di diversità di razza, etnia e cultura.

Nell'Europa Centrale ed Orientale c'è ancora molto da fare per l'istruzione delle comunità rom qui [in Slovacchia], nella Repubblica Ceca, in Bulgaria ed in altri posti. E per me, la grande differenza sarebbe di non essere contento del grado di segregazione, perché attraverso quello noi misuriamo se un paese adempie ai suoi doveri legali internazionali e segue le proprie regole nazionali sulle relazioni di razza e la legislazione antidiscriminazione. Così, non dico che noi [in GB] non abbiamo discriminazione nell'istruzione, e particolarmente in relazione a Rom, Zingari e Viaggianti, c'è un potenziale per la discriminazione, ma le aspettative professionali fanno sì che i bambini abbiano pari accesso nella scuola come qualsiasi altro. Negli anni '70 e '80 abbandonammo la nozione che i bambini con esigenze speciali dovessero essere segregati ed esclusi dalla scuola normale. A quel tempo, avevamo una legislazione che ci permetteva di chiudere quasi tutte le scuole di bambini con speciali esigenze educative o difficoltà nell'apprendimento. Lo scopo era che sarebbero stati integrati come tutti gli altri nelle scuole "normali".

Secondariamente, il nostro sistema educativo era inizialmente sommerso da insegnanti che dicevano: "Guardate, ho una classe di bambini e l'85% di loro viene dal Bangladesh e nessuno di loro parla inglese". Così andammo attraverso il processo di apprendimento. Ed ora che non è visto come una ragione di discriminazione, non è visto come una ragione per non accettare i bambini a scuola o per un rendimento inferiore di quei bambini. Così ora in GB ci sono insegnanti, a Londra per esempio, che possono avere sino a 50 lingue differenti nella loro scuola dai bambini, ma la maggior parte degli insegnanti ha ora la capacità di insegnare l'inglese come lingua aggiuntiva. Abbiamo iniziato dicendo che insegnavamo l'inglese come seconda lingua, e pian piano abbiamo compreso che ci sono dei bambini che a volte parlano tre o quattro lingue ma non l'inglese, così abbiamo aggiustato la terminologia insegnando l'inglese come lingua aggiuntiva. Così ora non abbiamo insegnanti che voltano la schiena ai bambini che non parlano inglese, hanno imparato a insegnare il linguaggio d'istruzione ed anche a conoscere e celebrare la diversità dei retroterra linguistici dei bambini.

Quindi dovrei dire che ci sono grandi differenze e che abbiamo beneficiato di essere passati per quel processo 40-50 anni fa. E' stato un lungo, lento processo di apprendimento, ma ora abbiamo qualcosa da offrire e questo in parte rivela le ragioni dietro questi seminari, così che possiamo condividere la nostra esperienza con gli incaricati slovacchi, il governo ed altre figure chiave sui benefici per i bambini e gli interessi della coesione comunitaria, i diritti umani e la non-discriminazione.

Il problema della segregazione esiste ancora in Slovacchia, ma lei vede qualche progresso in quest'area negli ultimi 20 anni? Oppure un trend positivo?

Penso che la situazione dei Rom si sia deteriorata negli ultimi 20 anni, quando alle forze del mercato è stato permesso di operare ed i controlli sul pregiudizio razziale non sembrano operare con efficacia. Così - può darsi che la documentazione internazionale - e dobbiamo ricordare che la maggior parte delle informazioni sicure e di qualità arrivano da agenzie internazionali che hanno svolto studi in profondità, inclusa la Banca Mondiale, l'OCSE, l'UNPD e il Consiglio d'Europa - sta dicendo che la situazione non è buona. Dalla fine del comunismo c'è stata una progressiva crescita di pregiudizio e discriminazione che opera nel mercato del lavoro, in quello dell'alloggio e nel sistema scolastico e sanitario.

La legislazione nazionale ed internazionale è stata migliorata per gestire la questione di società sempre più complesse riguardo la diversità e le relazioni inter-etniche. Ma per molte comunità rom svantaggiate il pericolo è che nonostante il contesto di una legislazione attraente e quasi rassicurante, quando le politiche sono sviluppate in quel contesto, si è capaci di identificare le distorsioni delle politiche che non sono legate accuratamente allo spirito della legge.

Così, per esempio, in Slovacchia il governo potrebbe dire di essere tra l'incudine e il martello. L'incudine è il contesto legislativo internazionale - l'Alta Commissione ONU per i Diritti Umani, l'OSCE, il Consiglio d'Europa, la Banca Mondiale - con le aspettative per l'uguaglianza ed i diritti umani da portare avanti realmente. E l'evidenza internazionale per cui sembra che la società non avanzi, soprattutto sui Rom.

Quindi penso ci sia un senso in cui la situazione sia migliore se la gente è più libera, ma in questa situazione i pregiudizi si possono esercitare senza permesso; e le leggi nazionali ed internazionali contro le discriminazioni e contro gli abusi sui diritti umani si possono applicare, ma col potenziale per distorsioni delle politiche di cui ho riferito prima. Sta portando alla frustrazione tra i rappresentanti dei Rom in molti stati europei, che dicono "Vivo in questa società con tutte queste magnifiche leggi contro la discriminazione, ma ne soffro ogni giorno, la gente mi sputa per strada, ai miei figli non è permesso di andare nella scuola che scelgono, o sono messi nelle scuole speciali".

Penso che la sfida odierna sia di aiutare realmente i governi a gestire queste due forze: una, le aspettative internazionali sulle leggi dei diritti umani e l'anti-discriminazione e l'altra, il martello, la corsa pubblica endemica di odio verso i Rom, che è di difficile gestione politica.

Ritengo che i Rom mettano i non-Rom europei di fronte al loro stesso razzismo, nello stesso modo in cui i neri Afro-Caraibici portarono i bianchi Britannici di fronte al loro razzismo imperiale. Questo per il bene di tutti gli Europei. L'Europa avrà un debito eterno verso di loro mentre i processi della globalizzazione mettono radici sempre più profonde.

La popolazione maggioritaria ha pregiudizi, ma d'altra parte si percepisce la rassegnazione di molti nella comunità rom che si ritengono ai margini della società e non fanno nulla per cambiare. Vedi un modo per far crescere la motivazione tra di loro?

Sì, deve cambiare. Capisco quel che vuoi dire, ma penso che il problema riguardi tutta l'Europa. La debolezza è che c'è una mancanza di comprensione della storia. Le cose andarono male nel XVI secolo e non sono più migliorate. I Rom sono stati abusati per oltre 500 anni. Sono il classico esempio dell'abuso razziale di un intero continente verso una minoranza. Ed ora, tutti si alzano a dire: "Basta guardarli, sono felici nelle loro comunità ghetto, non vogliono lavorare, non hanno interesse ad istruirsi, ma solo ai sussidi".

Il mondo non-Rom non accetta le proprie responsabilità per ciò che hanno fatto a questa minoranza per oltre cinque secoli. E quando arriviamo ad prendere le parti di questo abuso, cosa facciamo? Diamo la colpa alle vittime? Non a noi stessi. Questa è la tragedia dell'Europa oggi.

Quello di cui abbiamo bisogno sono le scuse ai Rom. Abbiamo bisogno di scusa storiche dai governi che dicano "Siamo spiaciuti per quello che vi è successo in questa società". Perché ciò che ha fatto la società europea per i Rom include la schiavizzazione, l'esclusione, la discriminazione, la persecuzione ed il tentato genocidio, più volte. Qualcuno si è forse scusato o l'ha fatto pubblicamente? Fa parte del curriculum scolastico degli studenti slovacchi. No, si gira la testa.

Abbiamo bisogno di riconoscere che spetta alle società e ai governi non-Rom fare il primo passo. Un ben noto politico britannico ha detto che se loro [Rom] inizieranno a comportarsi adeguatamente, adeguatamente li tratteremo - un simile commento mostra una completa mancanza di comprensione della storia, rimprovera le vittime di abusi razziali e suggerisce che i diritti umani siano una comodità condizionale legata agli stereotipi di particolari gruppi di persone...

Quindi la tua osservazione è giusta, ma la questione non è facilmente risolvibile, perché c'è bisogno di decisioni politiche e di politici che dicano chiaramente: "aspettate un momento, dobbiamo fare molto per queste comunità, abbiamo un debito enorme per quello che hanno sofferto". E' il momento dimettere in campo grandi somme di denaro e decisioni politiche. E questo costa soldi dei contribuenti. D'altra parte, sappiamo che i politici commetterebbero un suicidio politico se fossero visti assumere quei pronunciamenti e decisioni politiche a beneficio delle comunità rom. Ecco perché è così difficile. I politici hanno le mani legate, questa è il martello che dicevo. Ma nel contempo devono essere convinti sulla solida natura dell'incudine - le aspettative mondiali, incluse le comunità rom, riguardo i diritti umani e la loro applicazione per tutti i membri della società.

E' una lunga strada e non sono sicuro di come prosegua. Ma l'altro aspetto di come queste cose possano essere risolte, è di tentare e pompare denaro nelle comunità rom, cosicché possano trovare i termini di cosa è accaduto loro e cercare e trovare il perdono al mondo non-Rom. E conosco Rom in tutta Europa che rispondono positivamente alla loro situazione e sono cooperativi, ben informati e ben istruiti. L'intelligentsia rom dev'essere supportata ed il loro numero deve crescere, perché l'autodifesa delle comunità diventerà cruciale nel reclamare i diritti umani e nel combattere le discriminazioni contro la legge.

Il pericolo nell'abusare delle minoranze per un periodo molto lungo è che la gente può interiorizzare gli stereotipi che si ammucchiano giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo. Ed il pericolo è che la gente può avere sotto aspettative di se stessa nei termini di quali dovrebbero essere i loro diritti e cosa possono raggiungere. E c'è una sorta di accettazione passiva da parte di molti Rom riguardo la loro situazione. E c'è un pericolo terribile nell'accettazione di abusi nelle comunità, che può manifestarsi in apatia, disperazione ed accettazione oppressiva dell'abuso dei loro diritti umani.

Quindi, secondo te quali sono le ragioni per cui la società è incapace di riconoscere il maltrattamento dei Rom nel passato e come si può fermare l'imposizione degli stereotipi negativi?

Penso che molte cose siano collegate - non con i punti di vista pregiudiziali verso differenti gruppi razziali - ma nelle credenze ignoranti ed inutili sugli esseri umani, particolarmente sull'intelligenza. Ascolti interviste che dicono "questi bambini non sono molto brillanti e così è meglio se vanno in un'altra scuola o in una classe speciale". Questo realmente denuncia un'ignoranza enorme, ed ancora un'ignoranza della storia in cui gli esseri umani sempre trasmettono ciò che l'ecologia della società richiede. Nell'Europa medioevale l'ecologia richiedeva una popolazione contadina con un sistema abbastanza duro, crudele, gerarchico, di signori, sceriffi e poi i servi. Ma quando la tecnologia cambiò ed avemmo un'era industriale, ci fu bisogno di esseri umani con abilità diverse. Quando andavo all'università in GB, solo il 3% della popolazione la frequentava e si diceva "sì, sono le persone più brillanti" ed il 70% dei giovani andava in quelle che chiamiamo le moderne scuole secondarie - "sai, non sono molto intelligenti, ma sono bambini con abilità pratiche che saranno felici di lavorare in fabbrica".

Ma ora le tecnologie sono cambiate ed abbiamo bisogno del 50% della popolazione laureata, dato che non possiamo lavorare effettivamente ed efficacemente come società economica senza quel livello di capacità e conoscenza. E scopriamo che con investimenti sufficienti nell'istruzione, la popolazione segue. Così gli esseri umani sviluppano sempre quanto loro è offerto, tutti i bambini hanno un enorme potenziale, tutti i giovani hanno il potenziale di essere piccoli geni.

Ma spesso la gente pensa che se il 3% va all'università, il 20% ha una formazione tecnica ed oltre il 70% ha una formazione di basso livello, è perché Dio ha distribuito l'intelligenza in questo modo. Ma questo non ha assolutamente senso. Se solo le persone potessero capire che, comprendessero che tutti i bambini possono essere educati insieme nelle stesse scuole e saranno capaci di tutto. E' un messaggio duro rivolto ai genitori non-Rom, ma è difficile da inviare anche ai genitori rom, dire loro che i loro bambini possono essere fantastici, possono fare ed ottenere tutto. Abbiamo un presidente nero negli USA, quanto c'è voluto? Forse un giorno avremo un presidente o un primo ministro rom da qualche parte in Europa e tutto potrebbe cambiare. Vedremo.

Ora abbiamo parlamentari europei rom, che è fantastico, e sta crescendo l'aspettativa delle famiglie rom su quel che potranno are i loro bambini, ma anche le aspettative del mondo non-Rom nel realizzare il loro potenziale umano.

Cosa pensi del suggerimento di mandare i bambini delle comunità rom in collegi speciali?

Suggerimenti simili tradiscono una seria mancanza di comprensione. Prima di tutto, tradisce un'attitudine negativa verso le comunità rom. Dice in realtà che i processi di socializzazione nelle loro famiglie non sono buoni e sono in contraddizione con la sorte che la società degli esseri umani produrrebbe. La mia conoscenza personale dei Rom è che sono esseri umani fantastici che vorrei come vicini o da far sposare ai miei figli. Ed in effetti mio figlio ora esce con una giovane romnì, che è deliziosa, molto intelligente, sensibile ed in ogni senso, proprio incantevole.

L'altro serio aspetto di un commento simile è che questi collegi possono diventare segregate e questo sarebbe in diretta contraddizione con le leggi nazionali ed internazionali di tutti i paesi europei.

Ma più preoccupante, se fosse adottata questa costrizione, si andrebbe ad una tensione con la convenzione ONU sul genocidio. Uno dei criteri della convenzione riguarda quando i bambini sono sottratti ai loro genitori. Andremmo a finire su un piano inclinato... Potrebbe essere visto dagli avvocati internazionali come l'equivalente di una sottrazione forzata dei bambini dai loro genitori e famiglie. In queste circostanze i genitori possono abbandonare uno stato particolare per sfuggire da queste politiche o leggi, perché uno dei pilastri della comunità rom è l'amore e la forza della famiglia e la solidarietà che è nata dal fare fronte alle società in cui dovevano vivere. E sarebbe una società che si muoverebbe in maniera pericolosamente vicina alle infrazioni della convenzione ONU sul genocidio come è stato nel caso di Austria, Svizzera e Scozia, che nei tempi passati sottrassero i bambini rom dai loro genitori. Questo sviluppo sarebbe molto improbabile negli Stati Membri UE, ma se fosse davvero proposto da qualche parte, penso che sarebbe un abuso dei diritti umani in primo luogo, e sono sicuro che le famiglie rom sarebbero molto preoccupate su indicazioni di questa natura.

Vorresti dire che uno dei problemi è anche che la popolazione maggioritaria non sta tentando di imparare sui Rom e di capirli? E' una delle questioni?

Il problema è che nel mondo non-Rom non c'è un'accurata informazione su queste comunità. Ho studiato libri sui Rom e sugli Zingari e la conoscenza di base è enorme, ma la maggior parte degli Europei non ne ha idea. In GB la maggior parte dei cittadini non-Rom, non ha idea che gli Zingari abbiano, per esempio, la propria lingua. Così c'è un processo d'apprendimento da ambo le parti. Ma ricordate: i Rom hanno imparato abbastanza sul mondo non-Rom. L'hanno imparato tra molte difficoltà, hanno preso colpi sui denti per tutto il tempo, hanno sputato su di loro per le strade e gli hanno chiesto di uscire dai ristoranti e non gli hanno permesso di istruirsi nelle scuole. Quindi, come stanno imparando del "mondo non-Rom", anche se non sono strutturalmente integrati in tutte le istituzioni che ha la società? Ma penso che dipenda dal motto non-Rom che recita "siamo spiacenti e vogliamo lavorare con voi". E così i Rom sarebbero in grado di imparare che ci sono attitudini positive, senza pregiudizi e compassionevoli nel mondo non-Rom.

In GB c'è un'ignoranza di massa nella comunità non-Rom ed abbiamo bisogno di una leadership politica per cambiare la situazione. Ma se la Regina facesse le sue scuse al popolo Zingaro/Rom, cambierebbe tutto. Sarebbe un innesco verso un cambio vitale di cui c'è bisogno. La gente direbbe "Andiamo, cosa sta succedendo qui, chiediamo scusa agli Zingari? Guardate cos'hanno fatto a mia zia!!!" Ma così si aprirebbe anche la discussione sulla storia e su ciò che è andato storto, e su come potremmo proseguire accettando la nostra parte in questa storia di abuso razziale.

Perché, secondo il mio punto di vista, condiviso da altri, l'Europa sta vivendo pericolosamente. Se guardi ad una convenzione ONU sul genocidio e a tutti i suoi criteri, uno di questi è che non si può lasciare la gente vivere in condizioni che danneggino le loro possibilità di vita, ed i governi ceco, slovacco, bulgaro, per esempio, non possono dire di non conoscere l'evidenza. E l'evidenza è che i Rom in Europa vivono 10-12 anni meno della media europea, e le donne rom sono 20 volte più della media europea a rischio di perdere un figlio. E stanno crescendo le uccisioni di Rom da parte dell'estrema destra, assieme agli abusi polizieschi dei diritti umani, mentre in alcuni paesi le donne rom hanno sofferto la sterilizzazione forzata. Ci sono ancora partiti di estrema destra che sembrano avere un'autorizzazione incontestata a parlare pubblicamente di "soluzione finale" per i Rom. Il governo lo sa, ma cosa fa in proposito? L'Europa sta vivendo una situazione pericolosa in cui un paese potrebbe realmente essere giudicato responsabile di "genocidio per difetto".

Mi ricordo di aver visitato una madre rom che aveva quattro o cinque bambini, vivevano in un baracca col pavimento di terra battuta, circondati da un mare di fango; le circostanze più terribili, e quando andai mi disse "Non dimenticarci", e questo ebbe su di me un effetto duraturo, perché conosco troppi Rom che vivono nelle condizioni più terribili e si fa troppo poco. Forse è questo il vero messaggio per tutti i non-Rom  europei, "Non dimenticate i Rom". Nell'interesse dell'Europa e dell'umanità.

 
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