Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Ustiben report
DAIL FARM: IL GOVERNO POTREBBE IMPORRE LA SOLUZIONE
By Grattan Puxon - fonte British_Roma
Un ostile editoriale di ECHO, il giornale locale, ha chiesto al governo una decisione definitiva sulla lunga vertenza che coinvolge gli occupanti di Dale Farm (vedi precedenti, ndr.) perché si dia inizio allo sgombero e alla demolizione definitiva della comunità autogestita, diventata illegale negli anni (i casi in Italia, ndr).
Lo stesso giorno, il tribunale accettava la richiesta della Commissione per l'Uguaglianza Razziale di costituirsi parte in causa assieme ai Nomadi e Viaggianti che hanno fatto causa al comune di Basildon per la decisione di abbattere le 86 case del villaggio di Dale Farm e sgomberare 600 persone.
L'intervento del Governo rappresenterebbe una svolta decisiva e lo sgombero in questo caso potrebbe avvenire in tempi brevi. Il portavoce degli occupanti, Richard Sheridan, teme che i recenti tentativi di John Prescott, incaricato governativo, di convincere le famiglie a lasciare di propria volontà il villaggio di Dale Farme spostarsi in un'altra parte, porti i residenti/occupanti a perdere le loro proprietà.
Sempre Prescott ha indicato una nuova area di 3,5 ettari a Pitsea (sempre nel comune di Basildon), attualmente di proprietà di English Partnership, un'agenzia di rigenerazione,, che potrebbe affittarla o venderla ai Nomadi e Viaggianti perché possano destinarla ad area di sosta.
Questa possibilità, per quanto ben accetta, pone un dilemma ai proprietari dei lotti di Dale Farm, che avrebbero preferito aver ottenuto i permessi per le strutture che hanno creato in questi anni e che sono costate alla loro comunità due milioni di euro. D'altro canto, le forti tensioni che negli ultimi anni hanno contrapposto la comunità dei Nomadi e Viaggianti ai Consigli Comunali, hanno di fatto delegato a John Prescott e al governo il ruolo di arbitri super-partes, e difficilmente l'offerta di un'area alternativa potrebbe convivere col rinnovo dei permessi di progettazione a Dale Farm.
Ma la proposta governativa, che ha una sua logica, non tiene conto dell'opposizione dei residenti di Pilsea all'arrivo di 600 Nomadi e Viaggianti. Il comune di Basildon, i comitati civici e la Neighbourhood Watch (un gruppo anti-crimine) hanno già annunciato che non tollereranno il trasferimento.
Il capogruppo dei conservatori locali, Malcolm Buckley, dopo eessere stato a lungo contestato per le affermazioni razziste che hanno segnato la contrapposizione su Dale Farm, ha potuto così definire Pitsea come un luogo non adatto alla sosta: "È a mala pena ad un chilometro da un deposito dell'immondizia e dalla centrale fognaria." Inoltre, la sistemazione si situa nel cuore del distretto elettorale del deputato John Baron, uno dei più attivi nel fomentare il panico nella popolazione residente per la presenza delle comunità Nomadi e Viaggianti.
Per ironia della sorte, la strenua opposizione che sta montando sull'ipotesi Pitsea, ha l'effetto di prolungare la permanenza di Dale Farm, che a causa dei rinnovi dei permessi edificativi, dei processi legali incrociati che contrappongono i Consigli Comunali ai Nomadi e Viaggianti, delle stesse elezioni locali, potrebbe durare anni.
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In questo momento, è difficile capire se la mossa governativa rappresenti un'uscita di sicurezza oppure un tradimento. E anche se l'area di Dale Farm fosse sgomberata, non potrebbe ritrasformarsi in spazio verde a disposizione dei residenti. La stessa English Partnership è a sua volta parte in causa per i lavori della A127 che attraverseranno le sue proprietà.
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"Tutto ciò che possiamo fare è concentrarci sul ricorso al giudice" dice Richard Sheridan. "Sono in gioco le nostre case".
Il comune di Elsinore, il 22 novembre scorso ha deciso la chiusura dell'ultima classe separata
destinata ai bambini Rom.
Sinora queste classi segregate erano poste sotto l'ombrello delle "scuole per la gioventù", che avevano studenti, insegnanti, materiale scolastico, aule in affitto dalla scuola pubblica, uns sitema educativo che aveva sollevato proteste da parte della nostra associazione
"Romano", anche sotto il profilo della costituzione danese.
Ci è stato riferito che il direttore del dipartimento giovani del comune, Bjarne Pedersen, ha giustificato la chiusura dicendo "Tanto non funzionava comunque!!" (Det virker jo alligevel ikke!).
Riteniamo che la semplice chiusura non sia sufficiente! A quegli studenti va data ora la possibilità di recuperare la programmazione scolastica che non hanno avuto sinora, così che possano uscire di scuola con la stessa qualifica degli altri. Chiediamo anche un'adegiuato indenizzo a quelle famiglie i cui figli hanno subito un'educazione dequalificata, perché erano a tutti gli effetti studenti della scuola pubblica. Secondo la legge, la responsabilità è del comune. Similmente, ci sono stati casi di genitori (danesi) di bimbi dislessici, che hanno fatto causa al comune per la scarsa qualità dell'educazione scolastica fornita ai loro figli!
A Elsinore ci sono 250 Rom, su poco più di 5000 in tutta la Danimarca, con grosse difficoltà a trovare impieghi adeguati, molti raggiungono a fatica metà del reddito minimo. Questa situazione li ha portati a una generale disillusione sul sistema in generale, che da un lato frena la frequenza scolastico e dall'altro si traduce nella sfiducia della società nei loro confronti. La chiusura delle principali fabbriche di Elsinore (cantieri navali, birrerie e manifatture di stivali in gomma) e la mancanza di politiche comunali di reimpiego, li ha allontanati dall'economia ufficiale.
Secondo la Costituzione danese, lo stato è tenuto a fornire lavoro a chi ne ha bisogno, oppure ad intervenire col "social welfare", ma i governi più recenti non hanno
approntato politiche del lavoro e di riconversione industriale, mantenendo nel contempo ai margini i 40.000 immigrati di arrivo più recente. Se da un lato il governo predica "l'integrazione", dall'altro aumenta i tagli agli investimenti e alla formazione professionale e al sistema scolastico. I dati sono reperibili su www.jobnet.dk.
Già nel 1997 il sindaco di Elsinore rifiutò un progetto EU per la
qualificazione dei Rom disoccupati nel settore turistico, progetto che era stato
annunciato nel Nord North Sealand (si stima avrebbe portato 1 milione di
visitatori annui nel castello di Krongborg).
I Rom hanno lunga tradizione di convivenza tra le esigenze delle loro
famiglie allargate - sia autoctone che di provenienza oltre-confine - con la
complessa burocrazia che regola visti e permessi, sicurezza, lavoro nel campo
alimentare e dello spettacolo a livello internazionale, produzioni audio e video
ecc. ma di rado possiedono documentazione su carta delle loro capacità o
possono presentare un c.v. Il progetto avrebbe potuto rimediare a ciò.
A dispetto dei loro innegabili talenti musicali, ai Rom viene rifiutato
l'accesso ai lavori in campo culturale, musicale e dei media - e sono
"forzatamente attivati" nel taglio o la cura degli alberi, nel
trasporto delle pietre o nei lavori domestici, e spesso i servizi sociali
municipali tagliano l'assegno sociale per risibili motivi.
Un gran numero di proteste sono state indirizzate al Comitato per le Proteste
per un Equo Trattamento Etnico, patrocinato dall'Istituto Danese per i Diritti
Umani - "organo" stabilito dall'art. 13 della Direttiva CEE 43/2000.
Tra le lamentele raccolte, una riguardava proprio l'uso di scuole differenziali
per i Rom, che secondo l'agenzia ministeriale della giustizia di Copenhagen, non
aveva carattere discriminatorio. (ndr. confronta Danimarca
su Pirori). L'agenzia ministeriale si occupa di verificare l'attività delle
autorità locali. "Romano" portava
a testimonianza il fatto che in questo tipo di scuole, i ragazzi impiegavano
soltanto 3 libri di testo per un programma della durata di 9 anni. Inoltre, gli
studenti terminavano il corso di studi, senza disporre del diploma finale,
indispensabile al conseguimento della cittadinanza per naturalizzazione - altra
forma discriminante verso quei bambini nati in Danimarca da genitori con
passaporto straniero o senza nazionalità.
"Romano" aveva anche compilato
un'ulteriore protesta al Comitato per violazione dell'art. 7 della Direttiva CEE
43/2000, che richiama al rispetto e alla piena informazione verso i soggetti
(individuali o collettivi) che chiedano indagini sul trattamento etnico.
Eric Støttrup Thomsen
"Romano"
Kongevejen 150
3000 Helsingør
49 22 28 11
www.romano.dk
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