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Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/07/2013 @ 09:09:55, in conflitti, visitato 1443 volte)

Lettera aperta da ROMEA ai manifestanti non-estremisti anti-romanì nella Repubblica Ceca
Prague, 9.7.2013 21:51, (ROMEA) fk, translated by Gwendolyn Albert

I lavoratori dell'associazione civica ROMEA hanno deciso di tendere la mano a quanti hanno partecipato alle recenti manifestazioni anti-rom e che non siano estremisti. L'associazione spera di iniziare un dialogo con almeno qualcuno di voi, che potrebbe portare a proposte specifiche per le soluzioni e quindi ad una maggiore tranquillità nella nostra convivenza.

ROMEA renderà pubbliche le idee e proposte che giungeranno in risposta a questa lettera aperta, e poi le girerà ai politici al massimo livello, chiedendo loro di farci sapere se intendono utilizzare le vostre idee al momento di predisporre decreti, legislazioni ed altri regolamenti, o se vogliono beneficiare in altro modo  di questo miglioramento di relazioni. L'associazione ROMEA ringrazia tutti in anticipo per i vostri commenti e risposte costruttive.

L'associazione ROMEA ringrazia anche ognuno per la pazienza dato che non sarà possibile rispondere immediatamente a tutte le lettere ricevute. Naturalmente, non risponderemo a quelle lettere che non saranno costruttive o rispettose.

Lettera aperta ai manifestanti non-estremisti anti-romnella Repubblica Ceca

A quanti interessati:

Ci rivolgiamo a voi con domande a cui neanche noi sappiamo rispondere. Speriamo di esse3re capaci di rifletterci assieme a voi, senza recriminazioni reciproche e in maniera costruttiva, se possibile, nell'interesse del mutuo intendimento e di aiutare a risolvere questi problemi se malignità reciproche.

Nelle discussioni portate a commento dei nostri articoli, riguardo le manifestazioni anti-romanì a Rumburk e a Varnsdorf alla fine del 2011, come pure riguardo i nostri articoli di quest'anno su Cheské Budzejovice e Duchcov, è stata espressa l'opinione che l'agenzia telematica Romea.cz tratta i manifestanti anti-rom dipingendoli indistintamente come razzisti o neonazisti.  Questa è, ovviamente, un'impressione sbagliata. Non crediamo una cosa simile e siamo sempre stati attenti a distinguere nelle nostre cronache i vari tipi di persone che andavano manifestando.

Condanniamo le generalizzazioni che sono fatte su Romanì da ogni angolo della società, ed è per questo che facciamo del nostro meglio per evitare noi stessi di generalizzare. Ciò non significa che ci riesca sempre, almeno dalla prospettiva altrui, ma su questo stiamo discutendo nell'associazione ROMEA e cercando, realmente, onestamente di fare del nostro meglio.

Abbiamo parlato con molti di voi, che avete manifestato contro i Romanì in diverse città del paese, ed abbiamo imparato che tra di voi c'è gente che ha (alcuni) amici Rom nella vita di ogni giorno. Abbiamo anche imparato che alcuni di voi sono frustrati per la situazione di deterioramento sociale del paese - ad esempio, anche voi potreste essere da tempo senza lavoro. Ovviamente, ci siamo imbattuti anche nei razzisti e gli xenofobi che hanno guidato queste proteste di odio contro l'etnia rom nel suo complesso.

C' una differenza tra come le persone si comportano nella vita quotidiana e come si comportano durante queste manifestazioni. A Breclav, Cheské Budzejovice, Duchcov, Krupka, Novy Bydzhov, Rumburk e Varnsdorf (o almeno durante quelle manifestazioni), alcuni di voi hanno marciato fianco a fianco con estremisti - nazionalisti sciovinisti, nazIsti, razzisti e xenofobi.

A Varnsdorf, avete marciato verso lo Sport residential hotel, dove gli estremisti hanno dato inizio a scontri per strada, ritirandosi in seguito e lasciandovi preda dell'intervento della polizia. Forse avete imparato qualcosa e rifiutato di accogliere estremisti sul palco nelle vostre proteste successive.

Da altre parti, ovviamente, è stato differente - non soltanto non vi siete vergognati di partecipare ad un'azione assieme agli estremisti, qualcuno di voi li ha anche ospitati, che ne fosse cosciente o meno. E' gente conosciuta per le motivazioni ideologiche del loro comportamento e della loro violenza primitive, e molti sono recidivi (e non solo per questo tipo di reato).

Un gran numero di questi estremisti non lavora, spesso sono meno istruiti,  il loro comportamento mostra segni di aggressività e tendenze sociopatologiche. Criticano le minoranze e i romanì per quello che sono loro stessi, in gran parte: problematici, ignoranti e disoccupati.

Questa gente vi sta sfruttando per i suoi propri scopi e finalità. Stanno manipolando la vostra disaffezione per quanto succede nel nostro paese. Vi stanno manipolando anche perché ogni cosa che abbia a che fare con la coesistenza - ghetti, edilizia sociale, disoccupazione, ecc. - da tempo è irrisolto.

Gli estremisti non offrono soluzioni. Offrono conflitti, odio che porta a brutali aggressioni contro chiunque (ad es. contro gli agenti di polizia).

In ultima analisi, gli interventi della polizia in queste situazioni costano una somma enorme di denaro, che si potrebbe usare per tenere i cittadini sicuri con un servizio di pattuglie quotidiane. I comuni potrebbero usare quei soldi per finanziare piattaforme dove tutti i cittadini potrebbero incontrarsi, al di là delle rispettive differenze, per parlarsi e condividere esperienze. Forse avete la sensazione che solo gli estremisti abbiano interesse nei vostri problemi, ma vi rendete conto di dove potrebbe portare tutto ciò?

A Rumburk e da altre parti, avete urlato slogan razzisti assieme agli estremisti, e li avete uditi chiamare alla violenza contro l'altra gente. La stessa cosa è successa a Duchkov, dove due neonazisti hanno organizzato un'azione anti-romanì che in seguito lodava l'uccisione dei Rom.

A Cheské Budzejovice, in piazza avete intonato il grido razzista di "porci neri" contro i Romanì. Poi avete marciato con i neonazisti mentre facevano il saluto a mano tesa (gridando "Heil Hitler") gridando altri slogan razzisti.

In ognuno di questi casi, la situazione ha rischiato di degenerare in violenza fisica contro i Romanì. Era rivolta a tutta i Romanì, perché la colpa collettiva che voi ascrivete loro, combinata alla psicosi della folla, comanda di non fare distinzione tra i destinatari.

Vogliamo porvi le seguenti domande e cercare con voi un dialogo costruttivo. Vi saremo molto grati per le vostre risposte:

  1. Comprendiamo che abbia dei problemi con alcune persone, alcune delle quali romanì. Cosa possiamo fare assieme nel chiedere ai responsabili di affrontare il problema reale?
  2. Esattamente, cosa vi disturba, e dove, nello specifico? Vi preghiamo di descrivere i vostri problemi specifici - non andremo da nessuna parte con le generalizzazioni e con quelle non faremo altro che il gioco degli estremisti.
  3. Credete sia possibile impedire agli individui - qualsiasi individuo, sia della società maggioritaria o di una minoranza - di commettere violenze contro gli altri? Può un uomo, il presidente della Repubblica - per esempio, impedire che un altro uomo picchi brutalmente e violenti una donna? Può una donna, madre Teresa - per esempio, impedire che una donna uccida il suo proprio figlio? La maggior parte dei Romanì non approvano le azioni ingiuste di individui specifici, di cui condividono l'etnia, ma non sono in grado di fermarli.
  4. Possiamo disquisire sul se e il perché i Romanì provenienti dai ghetti siano, in misura maggiore di quanto è consuetudine altrove, non istruiti, disoccupati e non qualificati. Possiamo anche discutere su come questa gente debba affrontare i problemi causati da una cultura della povertà. Possiamo cercare assieme soluzioni, ma che non siano l'odio o la vendetta contro un'intera minoranza.
  5. Stiamo dimenticando la nostra storia. Cosa significano oggigiorno per voi gli orrori del nazismo e della II guerra mondiale, scatenata dai nazisti?
  6. Questi "problemi con i Rom" che vi portano a manifestare, sono per voi meno accettabili dei metodi che una volta usavano i nazisti contro i membri della società ceca?
  7. Qualcuno di voi dice di avere avuto brutte esperienze personali con i Romanì. Queste brutte esperienze riguardano tutti i Romanì, o solo qualcuno di loro? Davvero state protestando sulla base di vostre esperienze? Nella vostra decisione che ruolo giocano le manipolazioni, le bugie, gli stereotipi su internet?
  8. Non sarebbe più ragionevole fare del vostro meglio per risolvere questi problemi con la coesistenza pacifica, per esempio, negoziando con pazienza con le autorità romanì locali, attraverso il lavoro di comunità, contribuendo alla formazione infantile, ecc.?
  9. Secondo voi, è meglio risolvere i problemi di coesistenza attraverso le proteste di piazza? Che risultato vi aspettate? Credete che i Romanì faranno i bagagli e se ne andranno? Se approvate questo modo di espellere la gente, lo chiamate un metodo per "risolvere i problemi"?Come altrimenti queste proteste di piazza contribuiranno a risolvere effettivamente i problemi di coesistenza, sapreste descriverlo?
  10. Avete intenzione di usare violenza contro i vostri vicini romanì? Vi chiediamo di immaginare la seguente situazione: voi assieme a qualche estremista fate irruzione nell'appartamento del vostro vicino e spaventate tutta la famiglia che si accuccia in un angolo. Cosa farete, parteciperete nel maltrattare quelle persone?
  11. Non credete che gli estremisti avrebbero attaccato recentemente alcune persone romanì, anche se le polizia non avesse bloccato i loro cortei? Non credete che i Rom avrebbero tentato di difendere le loro famiglie da questi attacchi?
  12. Vi rendete conto che fu proclamando il principio di colpa collettiva che i nazisti diedero inizio de facto all'Olocausto?
  13. Voi marciate con gli estremisti, e molto spesso gridate slogan razzisti assieme a loro. [...] Non vi importa se stanno facendo appello alla violenza, commettono violenza contro gli agenti di polizia, o la violenza che può risultarne contro i Romanì. Non siete infastiditi dai saluti nazisti o da altre manifestazioni di estremismo... O lo siete? Perché non avete preso le distanze dagli estremisti?
  14. Voi non siete estremisti, ma avete pensato a cosa state avallando e cosa realmente volete, in questo contesto? Potete raggiungerlo marciando con gli estremisti?

Siamo interessati nelle vostre proposte costruttive, per risolvere questa situazione. Proveremo a rivederle e trovare una risposta o un partnernella vostra area particolare per discuterne assieme a voi.

Frantishek Kostlàn
Jarmila Balàzhovà
Zdenehk Ryshavý
Frantishek Bikàr
Renàta Berkyovà
Jitka Votavovà
Jana Baudyshovà
Petra Zahradníkovà

the ROMEA civic association

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Pubblicato Martedì, 16 Luglio 2013 14:29

Egregio dottor Ezio Mauro, direttore de La Repubblica

    Le chiediamo la cortesia di leggere i commenti dei vostri lettori all'articolo di Franco Vanni "Sul villaggio abusivo arriva l'Expo: maxi risarcimenti alle famiglie rom - Infrastrutture Lombarde (con la mediazione del Comune di Milano) paga fino a 50mila euro per liberare i terreni in via Monte Bisbino: l'area è occupata da decenni da costruzioni che sono state edificate senza licenza" apparso sul sito on-line il 16 luglio 2013, perché le sia facile capire come persino un giornale come il suo favorisce, se non addirittura fomenta, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle comunità rom. Le fornisco delle informazioni che la possono aiutare a capire quanto sia grave e offensivo il modo con il quale sono state date le notizie in questa occasione.

In primo luogo i terreni sui quali sono state costruite le case sono stati acquistati nei primi anni 90 - ricorda la guerra in Jugoslavia? - dai rom a prezzi salati nonostante fossero terreni qualificati come seminativi-irrigui cioè agricoli. Da qui l'abuso per aver costruito edifici su terreno inedificabile, abuso peraltro rimasto a lungo tollerato dalle precedenti amministrazioni.

Dal momento che l'area di via Monte Bisbino è interessata ai lavori Expo sono iniziate le procedure per l'esproprio dei terreni (non delle case!). Infrastrutture lombarde negli atti formali per l'esproprio offriva 7€ (sette euro) per metro quadro di terreno e nessun indennizzo per i beni che insistevano sui terreni. Si parla di indennizzi di qualche centinaio di euro, dal momento che pochi terreni sono superiori ai 1000 mq!

In questa situazione la Consulta rom e sinti di Milano ha aperto un confronto con l'amministrazione e con Infrastrutture lombarde per una soluzione pacifica e possibilmente positiva per le famiglie coinvolte e destinate a perdere tutto (tra l'altro questa comunità vede la più alta frequenza scolastica di minori rom a Milano), trovando la disponibilità di entrambi gli interlocutori. Con un'azione su più piani: è stata chiesta e ottenuta da Infrastrutture lombarde una piccola variante al tracciato della nuova strada che ha consentito di ridurre il numero di terreni da espropriare; è stato verificato che in base al nuovo PGT i terreni da agricoli passano ad ARU (Area di riqualificazione urbana), quindi edificabili e quindi gli abusi diventano sanabili; è stato raggiunto quindi un accordo con Infrastrutture sull'entità del risarcimento in una misura che consente un decoroso risarcimento a chi perde tutto, non solo il terreno ma la casa e tutto ciò che vi ha investito in oltre 20 anni; infine per il gruppo di famiglie più fragili è stata raggiunta un'intesa con l'amministrazione per una soluzione.

Se fossero state fornite queste informazioni, non molto difficili da ottenere, non crede lei che forse qualche lettore avrebbe avuto un'occasione in più per farsi un'opinione non a senso unico? Qual è la differenza tra i manifesti di Lega e PdL condannati a Pescara per istigazione all'odio, o quelli della Lega sulla Zingaropoli di Pisapia e questi messaggi, dal momento che entrambi sono discriminatori e favoriscono il pregiudizio e l'odio antizigano?

Per questa ragione, dal momento che l'effetto di questo modo di fare informazione è quello che i suoi lettori esprimono con dovizia nei commenti che, ripeto, la invito a leggere, siamo costretti non solo a chiedere che il suo giornale almeno completi l'informazione fornita, ma anche a verificare se non sia il caso di procedere contro il suo giornale per istigazione all'odio razziale, ragione per la quale ci legge in copia l'avvocato della Consulta.

Cordiali saluti Milano, 16 luglio 2013

Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta Rom e Sinti di Milano - tel. 3397608728

Paolo Cagna Ninchi, presidente associazione UPRE ROMA - tel. 3391170311

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Di Sucar Drom (del 22/07/2013 @ 09:09:34, in blog, visitato 1609 volte)

Roma, il diritto di asilo "CHI SI e CHI NO"

Mantova, Sucar Drom risponde all'ennesima provocazione discriminatoria
Interveniamo dopo l'articolo apparso sulla Gazzetta di Mantova (6/07), in cui il consigliere De Marchi sollecita la maggioranza ad assicurare i tagli dei contributi per la comunità sinta e rom. Il sindaco Sodano deve m...

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Ancarano Sopra (PC), la Musica dei Viandanti

Trantor, l'intervista esclusiva a Gaal Dornick
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Razzismo in rete
"Stiamo studiando nuovi strumenti legislativi per prevenire e reprimere l'istigazione all'odio razziale anche su internet e i social network" questo il tweet del ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge il 18 luglio che ha scatenato immediatamente le proteste di chi paventa la limitazione di libertà di pensiero...

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Di Fabrizio (del 23/07/2013 @ 09:06:08, in casa, visitato 1710 volte)

19-07-2013 di Angela Sannai

ROMA - Energia pulita e a basso costo per rom e sinti, che oggi si trovano di fronte a bollette da 6-700 euro al mese, troppi per le loro tasche. Il Comune di Bologna vuole riconvertire l'energia nei campi nomadi, magari coi pannelli fotovoltaici. Lo annuncia questa mattina in question time l'assessore al Welfare, Amelia Frascaroli, rispondendo a una domanda della consigliera della Lega Nord, Lucia Borgonzoni, che accusa l'amministrazione "di aver elargito somme pubbliche", ai nomadi, "continuando in tale politica di donazione con poche speranze di riavere quanto anticipato".

Il fatto è, precisa l'assessore, che tutte e tre le aree sosta del Comune sono alimentate con energia elettrica che viene usata per ogni cosa, dal riscaldamento durante l'inverno, alle piastre per cucinare fino agli scaldabagno, e quindi alle famiglie arrivano bollette da 6-700 euro mediamente, una spesa alla quale non possono fare fronte. "La prima cosa da fare, quindi, sarebbe mettere le persone in condizioni di non pagare somme che incidono così tanto sulla loro spesa mensile". Ed è per questo che "stiamo perseguendo l'idea di una riconversione energetica delle aree sosta che ricondurrebbe i costi a delle cifre sostenibili anche per chi ha un'economia famigliare di reddito medio-basso o basso". Detto questo, "credo si debba andare sempre più verso una responsabilizzazione o quantomeno una responsabilità condivisa nei confronti di queste persone".

Quanto ai kosovari di via della Canapa, gli stessi che lunedì scorso hanno fatto irruzione in Consiglio comunale, e sui quali Borgonzoni chiede chiarimenti, l'assessore comunica che negli anni hanno accumulato morosità per 59.000 euro. Rispetto poi ad eventuali aiuti, "invece voglio ribadire che l'aiuto è stato già ampiamente dato in questi anni", sottolinea Frascaroli suscitando l'entusiasmo della leghista. "E' evidente- prosegue l'assessore- che le situazioni sono già ampiamente conosciute, quindi non hanno bisogno di essere conosciute adesso".

Poi, se nel momento dello sfratto, dell'allontanamento delle persone dagli stabili di via della Canapa, "si verificassero situazioni di particolare fragilità, soprattutto dove ci sono minori, è evidente che prenderemo misure di protezione". Ma questo "non significa che andiamo a mettere in atto chi sa quale sostegni, ché appunto credo che siano stati già tutti giocati".

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it»

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Di Fabrizio (del 24/07/2013 @ 09:03:45, in conflitti, visitato 1918 volte)

Amo i francesi perché dietro la loro boria e sciovinismo, si cela la coscienza di essere popolo. E popolo, significa far parte di una comunità, a cui vengono riconosciuti diritti, e non gentili concessioni. Dove il diritto non ha bisogno di essere declinato con l'aggettivo "civile", ma è quasi un comandamento religioso. Ovvio, anche lì i diritti vengono bellamente infranti, ma la cosa difficilmente passa sotto silenzio.

Accade nella terra delle baguettes che un deputato si lasci andare a commenti poco corretti. In Italia la notizia viene ripresa dal Corriere della Sera. Poteva succedere dovunque, ma in quattro e quattr'otto il francese è stato costretto a dimettersi. QUESTA LA DIFFERENZA FONDAMENTALE.

    NOTE A MARGINE

Indignez-vous nasce 3 anni fa come libriccino che presto spopola in Francia. L'autore è un autore tedesco che ne ha viste di tutti di colori.
Il libro vende bene anche da noi, ma rimane il problema di mettere assieme il nostro tradizionale menefreghismo con i valori dell'indignarsi. Paese il nostro di guelfi e ghibellini, metà della popolazione lo ignora, l'altra metà scopre lo slogan INDIGNATEVI, evidentemente lo trova di suo gusto, e da quel momento nessuno ha più avuto scampo: ci si indigna nella chiacchiere da bar, su FB, i siti di petizioni fanno affari, per non parlare dello spam... tanto, tutto resta come prima, visto che i nostri colpevoli hanno pelle (e lacrime) da coccodrilli. MODA. Innocua (e funzionale) che può adattarsi all'antirazzista da tastiera, al legaiolo, alla grande firma da giornale, al grillino che sino a due anni fa era un servetto compiacente, al sinistro che invidia la destra.

Indignarsi: Ingenuamente mi chiedo cosa possa aver detto quel deputato francese di così scandaloso. Niente di differente da quel che pensa (di nascosto) buona parte della popolazione che i Rom li conosce solo attraverso i mezzi di informazione (buoni quelli! Prima istigano e poi scrivono articoli indignati contro il razzismo).
Ci indigniamo perché NON E' BELLO prendersela con degli sfigati a vita (poveriiiini)? O ancora perché NON STA BENE tirare nuovamente in ballo zio Adolfo? O perché "PRIMA VENNERO A PRENDERE GLI ZINGARI..."?

A tutto c'è rimedio, m'hanno sempre insegnato i Rom, vediamo però di capirci:

  1. SFIGATI: Ricordavo all'inizio che neanche la Francia è il paradiso, anzi quanto a razzismo neanche lì si scherza. Come da noi, le radici del razzismo stanno nella legge e nella sua interpretazione. Ad esempio, la legge obbliga i comuni francesi sopra i 5.000 abitanti a predisporre aree attrezzate per accoglienza delle popolazioni vacanti. Buona parte dei comuni interessati preferisce pagare multe salate (siamo in Francia!) piuttosto che rispettare la legge ma inimicarsi i votanti. Ai Rom, alla gens de voyage, non resta quindi che sistemarsi dove e come possibile, preda delle stigmatizzazioni del deputato di turno (di solito MP o FN, ma qualche volta si intrufolano anche i socialisti).
  2. ZIO ADOLFO: Rileggevo una recente lettera aperta dalla Repubblica Ceca. Se lo zietto non è riuscito lui, con tutto l'apparato che aveva a disposizione, a sterminare I ZINGARI, pensate che qualcun altro possa farcela? E come, di grazia? I Francesi, come gli Italiani del resto, l'hanno provato il tallone nazista, e non è che quell'ideologia si è fermata a Rom, Ebrei, oppositori politici o religiosi... Iniziato con qualcuno (l'appetito vien mangiando), ha proseguito fino a volersi pappare l'Europa intera. Secondo voi, è possibile un nazismo democratico e selettivo, che se la prenda con I ZINGARI ma che non tocchi il buon padre di famiglia, timorato di dio e della polizia? Forse dobbiamo ripartire dagli anni '40?
    Altrimenti, da dove si riparte? Vi propongo un esame: in quella frase su Hitler che non sterminò abbastanza zingari, cosa avete inteso? Cosa sareste disposti a tollerare? Cioè: i nazisti avrebbero dovuto sterminare l'etnia (che vivesse in casa o nei carri) e/o chi viveva in determinate condizioni (cioè, indipendentemente dall'etnia, fuori dai nostri canoni)? Capiremmo meglio 1) sin dove saremmo in grado di tollerare (quanto il nazismo può essere accettabile) 2) ci daremmo nel contempo una definizione, magari approssimativa, di cosa NOI intendiamo per zingaro (cosa noi ne conosciamo), senza la quale brancoleremo nella pura accademia, 3) definiti i punti 1 e 2 e NON PRIMA, potremmo forse dedicarci alle possibili soluzioni.
  3. POI VENNERO A PRENDERE...: Non si tratta di difendere (a prescindere) gli insediamenti abusivi, altrimenti la situazione diverrà comunque invivibile per tutti. Ma di riconoscere a chi vi abita gli stessi diritti e lo stesso rispetto di qualsiasi altro cittadino. Perché i diritti (ed il rispetto) o sono di tutti, oppure sono privilegi. E poi per una ragione molto più egoistica: le botte di Genova alla caserma di Bolzaneto, certe cariche di polizia, per non parlare dell'imbarbarimento del linguaggio politico, lo squilibrio dell'informazione sulla Val di Susa, sono anche il risultato di quel "nazismo democratico e selettivo" applicato lontano dai riflettori e dai registratori, in quella terra di nessuno che sono i campi rom. Dato che la sperimentazione ha dato buoni frutti, se non altro a livello di reazione di massa, ecco che la stessa peste può dilagare. SIETE AVVERTITI.
    NOTE FINALI

Martedì scorso a Milano è stato sgomberato il cinema occupato Maestoso.

  1. Non mi interessano tanto le ragioni di quest'operazione, giusta o sbagliata che sia, ma vorrei sapere se le modalità di questo sgombero non debbano preoccupare (stavo per scrivere INDIGNARE) di più un LIBERALE (ammesso che esistano ancora) piuttosto che uno STALINISTA (ammesso che esistano ancora).
  2. Sono solo io a notare che tra uno sgombero "civile" e quello di un campo, non ci sono solo affinità nei metodi, nella "marginalità" dei soggetti coinvolti, ma anche sulle aree coinvolte? Terreni, edifici, abbandonati e tolti al bene comune, di cui qualcuno d'improvviso si riappropria in modalità più o meno ufficiali, più o meno d'emergenza, per ritornare NON LUOGHI a sgombero avvenuto. Sapendo, che ad ogni sgombero segue una nuova occupazione.
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Di Fabrizio (del 25/07/2013 @ 09:09:12, in media, visitato 1731 volte)

MEDIAROMA I mass media non dovrebbero provocare odio a Bursa

22 luglio - I cittadini questa mattina si sono svegliati questa mattina leggendo notizie riguardo a tensioni a Bursa (nella regione di Marmara). Secondo quanto pubblicato "un giovane rom ha ferito una ragazza con un fucile", e la famiglia di lei ha assaltato l'insediamento rom e dato fuoco ai loro mezzi di trasporto. I media non sottolineano l'origine etnica dell'altra parte, ma soltanto quella dei Rom. Anche se enfatizzano che una delle parti in causa è rom, nessuno di loro è stata chiamato a testimonianza, dando un'informazione pregiudizievole.

Non abbiamo la possibilità di sapere cos'è realmente accaduto nel quartiere Osmangazi Gueneshtepe di Bursa, causa il solito modo dei media di fare notizia. Non siamo stati in grado di contattare chi vive laggiù. Quindi non conosciamo i dettagli dell'incidente e la sua reale portata. D'altra parte, è lampante che i mass media vogliano legittimare quanto è accaduto. Vogliono cioè legittimare gli attacchi alle case rom e l'aver bruciato i loro mezzi di trasporto. Nelle cronache, incolpano i Rom di rubare e i loro cavalli di sporcare le strade, usando questi dettagli per giustificare il comportamento di una folla aggressiva che si può vedere nel loro video. Non c'è tuttavia nessuna ragione per giustificare un linciaggio.

Quando riceveremo i dettagli sull'incidente, li diffonderemo. A questo punto, censuriamo le provocazioni e l'approccio unilaterale dei media. Non è giornalismo usare argomenti che possono portare a gravi tensioni tra cittadini Rom e non-Rom. Ci auguriamo che che simili discorsi separatisti e provocatori terminino presto.

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Di Fabrizio (del 26/07/2013 @ 09:02:30, in scuola, visitato 1648 volte)

21 luglio 2013 | Sergio Bontempelli - CORRIEREIMMIGRAZIONE

Il comune nega ai bambini del campo rom un mezzo per raggiungere la scuola. Ma la città insorge.

Ma i bambini rom a scuola ci vogliono andare? Secondo un antico stereotipo, la "cultura" dei rom e dei sinti non vedrebbe di buon occhio le "nostre" istituzioni educative. Ricerche più documentate, come quelle dell'Associazione 21 Luglio di Roma, mostrano invece le numerose forme di discriminazione e di esclusione nell'accesso alla scuola dell'obbligo (e non solo a quella).

A Pisa, però, è successo qualcosa che rovescia i pregiudizi diffusi: perché qui è il Comune che ha cercato di impedire la scolarizzazione dei rom, cancellando il servizio di scuolabus per i bambini del campo "Bigattiera". La vicenda ha suscitato un'imprevista mobilitazione di associazioni, famiglie e insegnanti. Vale la pena, dunque, vedere più da vicino quel che è successo.

Il campo della Bigattiera
La "Bigattiera" è la strada che congiunge la città di Pisa al litorale. D'Estate è molto trafficata, soprattutto nel week-end: le famiglie che non possono permettersi una vacanza prendono la macchina e se ne vanno sulla spiaggia a prendere un po' di sole. Con l'arrivo della stagione più fredda, la strada diventa deserta: anche perché siamo lontani dai centri abitati, non ci sono negozi né case, tutto intorno si vedono solo campi e terreni coltivati. A perdita d'occhio.

In fondo alla "Bigattiera" c'è il vecchio campeggio della Polizia di Stato: un tempo serviva agli agenti delle forze dell'ordine per farsi un po' di ferie. Poi, alla fine degli anni Novanta, è stato adibito a centro di accoglienza per i migranti albanesi. Rimasto vuoto per anni, nel 2007 è stato utilizzato dal Comune per collocarvi alcune famiglie rom, in attesa di una sistemazione migliore.
Doveva essere un campo temporaneo - "di transito", si diceva - ma come spesso accade (almeno in Italia) il provvisorio è diventato definitivo. E i rom sono rimasti lì fino ad oggi.

Nel frattempo lo "statuto" del campo è diventato oggetto di uno strano dibattito. Il Comune, che pochi anni prima aveva aperto l'insediamento, adesso lo considera "abusivo". La Regione, nella sua mappatura ufficiale, lo classifica invece come "ufficiale o riconosciuto". Un pasticcio terminologico che copre finalità diverse: perché l'Amministrazione comunale, fino a poco tempo fa, non faceva mistero di voler sgomberare il campo, mentre a Firenze si elaboravano progetti di inserimento abitativo graduale delle famiglie. Ma non divaghiamo, e torniamo alla vicenda dello scuolabus.

La soppressione dello scuolabus
Alla fine di ottobre 2011 Guia Giannessi, insegnante nelle scuole dell'obbligo, si rivolge alla stampa locale per denunciare un fatto che giudica molto grave: il piccolo autobus (il "pulmino", come lo chiamano i pisani), che accompagnava a scuola i bambini della Bigattiera, è stato soppresso. "Negli anni", spiega la Giannessi ad un giornale locale, "eravamo riusciti a portare i bambini rom a scuola. Ora gli sforzi degli insegnanti e dei genitori rischiano di andare perduti".

In effetti, per le combattive maestre del complesso scolastico "Niccolò Pisano" l'inserimento dei bambini della Bigattiera era un vero e proprio vanto. "I bambini avevano cominciato a frequentare con continuità", ci racconta Cristina Fontanelli, "molti avevano ottimi voti, e si era creato un clima di amicizia con i loro compagni di classe...".

Dopo la denuncia della Giannessi, la Giunta comunale interviene per spiegare i motivi della sua decisione. "Nel momento in cui avevamo detto che il campo sulla Bigattiera doveva essere chiuso - dice l'assessore alle politiche sociali, Maria Paola Ciccone, alla fine di ottobre 2011 - non potevamo attivare il servizio, sarebbe servito solo ad illudere chi invece deve andarsene". Per "non illudere", insomma, è meglio impedire ai bambini di andare a scuola...

Una "gara di solidarietà"
Non basta. Nell'Estate 2012, il Comune taglia la luce e l'acqua corrente: il campo rimane al buio, privo dei servizi essenziali che consentono la sopravvivenza. La situazione delle famiglie, che tra l'altro restano sotto minaccia di sgombero, è letteralmente disperata.

Per loro fortuna, però, i rom non sono soli: l'accorata denuncia delle maestre e la mobilitazione dei genitori lasciano il segno nell'opinione pubblica. Molte associazioni e volontari si mobilitano. E così, per un intero anno succede quello che difficilmente accade quando si parla di rom. I compagni di classe vanno a trovare i bambini al campo, i genitori portano la loro solidarietà alle famiglie, mentre la Pubblica Assistenza del Litorale Pisano organizza uno "scuolabus autogestito" con i propri volontari. Tutto questo non risolve i problemi, ma è un sostegno concreto a famiglie in difficoltà.

Ritorno di fiamma
Il resto è cronaca dell'oggi. Il 26 e 27 maggio 2013 si tengono anche a Pisa le elezioni amministrative. Il Sindaco uscente Marco Filippeschi - di centro-sinistra - viene riconfermato, ma qualche volto nuovo fa capolino nel Palazzo Comunale. L'assessore Ciccone - quella che aveva cancellato lo scuolabus - non c'è più, e tra i nuovi consiglieri comunali vi sono alcuni che hanno seguito da vicino la vicenda della Bigattiera.

Pochi giorni dopo le elezioni, arriva però una notizia che sa di beffa: i Carabinieri hanno aperto un'indagine contro alcune famiglie della Bigattiera, per evasione dell'obbligo scolastico. Come dire: prima si impedisce la scolarizzazione dei bambini, poi si denunciano le mamme perché non portano i figli a scuola... Ed è proprio questa notizia che riattiva la mobilitazione di associazioni, insegnanti e volontari.

Comincia così a circolare un appello che chiede l'immediato ripristino dell'energia elettrica, dell'acqua corrente e dello scuolabus: nel giro di poche ore, vengono raccolte 250 firme di altrettante personalità note a livello locale (tra cui quella dell'allenatore della squadra di calcio cittadina).

Incoraggiati da questo primo successo, i promotori dell'iniziativa decidono di fare il secondo passo: scrivono una mozione che obbliga il Sindaco a riattivare i servizi tagliati, e la consegnano al Consiglio Comunale, chiedendone l'approvazione. Due gruppi di minoranza - il Movimento Cinque Stelle e la lista civica di sinistra "Una Città in Comune", in coalizione con Rifondazione - firmano il testo e lo presentano formalmente al Consiglio. I gruppi della maggioranza, pur non firmando la mozione, si dicono interessati a muoversi: e la Presidente della Commissione sociale convoca un'audizione con le associazioni promotrici.

In bilico
La vicenda non è ancora chiusa, e i suoi esiti sono tutt'altro che scontati. La prossima settimana la mozione approderà in Consiglio Comunale, e le intenzioni della maggioranza non sono ben chiare. Da una parte, sono molti i sostenitori del Sindaco che intendono voltare pagina rispetto al passato, e che sono decisi a garantire almeno i diritti fondamentali alle famiglie rom. Dall'altra parte, vi sono fortissime resistenze: la riattivazione dei servizi al campo della Bigattiera viene interpretata da alcuni come una pericolosa delegittimazione dell'operato della "vecchia" Giunta.

Intanto, fuori da Pisa si discute di "strategia nazionale di inclusione dei rom", e in alcune città toscane si sperimentano forme innovative di superamento dei campi. Può darsi che questo vento di novità porti qualche folata anche nei pressi della Torre Pendente. Staremo a vedere.

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Di Fabrizio (del 27/07/2013 @ 09:08:59, in Europa, visitato 1631 volte)

Cosmopolitan

Contest: FUN FEARLESS FEMALE

Nome: Sabiha
Cognome: Suleiman
Età: 36

Perché è candidata?
Nata nel villaggio di Xanthi, proviene da un gruppo rom. Fino all'età di 14 anni - quando si è sposata - Sabiha ha percorso tutta la Grecia, vendendo fiori a celebrazioni e festival stagionali. Però, già in età giovanile ha asserito fortemente il suo diritto all'istruzione, nonostante le varie difficoltà. Nel 2006, ha deciso di istituire la "Associazione Educativa e Culturale Speranza di Donne Rom", per il diritto all'istruzione infantile, ma anche con l'obiettivo generale di miglkiorare le condizioni di vita dei residenti. Da allora ha partecipato a conferenze e forum europei in difesa dei diritti delle donne rom per una vita migliore e più dignitosa, e nel 2009 ha vinto il Premio Internazionale Coraggio per le Donne, per la sua presenza ricorrente nel mettere in luce e affrontare i problemi della comunità rom. In questo momento, oltre che attivista è studente di secondo grado.

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Di Fabrizio (del 28/07/2013 @ 09:04:21, in scuola, visitato 1670 volte)

di Emilia Trevisani | 24 luglio 2013 Il Fatto Quotidiano

Associazioni e volontari presentano una mozione. Il Comune chiede che alle famiglie di impegnarsi di più a mandare i figli a scuola. L'assessore al sociale: "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza degli adulti"

A meno di due mesi dall'inizio dell'anno scolastico 47 bambini rischiano di non poter andare a scuola perché non esiste più un servizio di scuolabus. Succede alla periferia di Pisa: i bimbi coinvolti fanno parte della comunità rom del campo di via della Bigattiera, strada che congiunge la città con il litorale. Non mancano solo gli scuolabus: al campo rom non c'è acqua corrente e luce dal 2012. "Il diritto alla sopravvivenza viene ancora prima del diritto allo studio, alla Bigattiera abbiamo fatto un salto all'indietro di 20 anni" denuncia padre Agostino Rota Martir, sacerdote del campo di Coltano. Associazioni cittadine, volontari e insegnanti hanno dato la loro solidarietà alla comunità rom della Bigattiera attraverso una mozione dove si chiede al Comune di Pisa di ripristinare al più presto il servizio di scuolabus e fare in modo che il diritto allo studio non venga negato ai bambini del campo rom. Dal canto suo l'amministrazione comunale chiede alle famiglie rom di impegnarsi maggiormente nel mandare i figli a scuola. "I bambini non devono fare le spese dell'insolvenza di nessun adulto - afferma Maria Luisa Chiofalo, assessora comunale al Sociale e all'Istruzione - Il problema deve essere risolto entro settembre, per questo è stato aperto un tavolo con la Regione Toscana per gestire quella che per noi è un'emergenza".

Lo scuolabus che non c'è più
Il servizio attuale prevede tre pulmini impegnati nel trasporto degli studenti provenienti dai campi rom di Coltano e Oratoio. Ma dal 2011 non è più previsto il collegamento con la Bigattiera: il Comune lo ha tagliato perché classifica il campo rom e i suoi abitanti come "abusivi". Ma la storia appare più complessa. Di proprietà del Demanio l'area era stata data in concessione al Comune con un contratto di tre anni (dal 2007 al 2010) affinché fossero regolarizzate le posizioni abitative di 8 nuclei familiari. Circa 40 persone che, secondo il Comune, non potevano usufruire delle abitazioni consegnate alla comunità rom di Coltano nell'ambito del progetto per l'integrazione creato dalla municipalità pisana "Città Sottili".

Allo scadere del triennio la concessione non è stata rinnovata e il numero degli abitanti del campo è cresciuto: ad oggi vivono alla Bigattiera 150 persone, un terzo sono bambini. "Per quanto riguarda le bimbe e i bimbi al campo non autorizzato della Bigattiera - si legge in una nota del Comune di Pisa - solo tre dei circa 50 appartengono a famiglie che sono residenti a Pisa e che contemporaneamente sono nel comprensorio della scuola scelta: a questi è stato regolarmente assegnato il servizio come in tutti gli altri casi cittadini (il regolamento approvato dal consiglio comunale prevede che le famiglie richiedenti debbano essere residenti a Pisa e coloro che scelgono la scuola fuori dal comprensorio di residenza vengono serviti solo a riempimento di scuolabus parzialmente pieni). Quella delle bimbe e dei bimbi del campo della Bigattiera, che lo scorso anno hanno avuto frequenze in larga prevalenza basse o nulle, assume dunque i contorni di un'emergenza".

L'assessora Chiofalo assicura: "Città Sottili è un progetto che ha prodotto buoni risultati. I suoi limiti sono dovuti al fatto che non sempre c'è stata collaborazione da parte delle famiglie per il proprio inserimento sociale e lavorativo e soprattutto per l'impegno riguardo all'inserimento scolastico dei proprio figli. In ogni caso l'equazione scuolabus-scolarizzazione non esiste". Peraltro, nel caso della Bigattiera, a causa della scarsa frequenza degli alunni i carabinieri hanno fatto scattare una denuncia per abbandono scolastico nei confronti dei genitori e questo ha scatenato l'indignazione di associazioni e volontari. Alcuni cittadini hanno deciso di presentare una mozione per il ripristino del servizio di scuolabus che sarà discussa dal consiglio comunale di Pisa nei prossimi giorni con il sostegno di alcuni gruppi consiliari.

Un campo senza acqua ed elettricità
Ma alla Bigattiera c'è un problema ancora più grave della mancanza dello scuolabus: mancano acqua ed elettricità. Di fatto si va avanti con i generatori e l'acqua corrente, anche se il sistema idrico è stato riallacciato all'autoclave, è scarsissima. Come fanno sapere dalla direzione della Società della Salute di Pisa entrambi i servizi sono stati tagliati nel 2012 in seguito alle segnalazioni della Protezione Civile e dei vigili del fuoco che avevano denunciato il deterioramento (anche a causa di manomissioni) e la pericolosità degli impianti. E anche in questo caso a farne le spese sono soprattutto i bambini.

Come spiega Milorad Petroski dell'Asifar, associazione per lo sviluppo interculturale dei rom: "I bambini hanno detto di vergognarsi quando sono in classe con i loro compagni perché sono sporchi, non possono lavarsi. Le madri stesse non vogliono che vadano a scuola in quelle condizioni e mi hanno anche detto che sarebbero disposte a farli andare a scuola a piedi se prima almeno potessero lavarli. Qui non c'è nemmeno la possibilità di avere un frigorigero e ogni volta che piove il campo si trasforma in un lago di fango". Sara Cozzani, insegnante e presidente della sezione pisana di Opera Nomadi, aggiunge: "Come si fa a vivere senza luce e acqua? Questa è un'emergenza umanitaria. Il Comune insiste sull'autonomia delle famiglie ma in molti casi non è possibile. Oltre a mancare lo scuolabus i bambini sono costretti ad andare a scuola sporchi. E' degradante ed in alcuni casi, anche se isolati, perfino le insegnanti hanno fatto degli apprezzamenti sull'odore dei bambini".

Anche se di elettricità e scuolabus ancora non si parla, l'amministrazione comunale ha aperto un tavolo di confronto con la Regione Toscana per dare il via ad un micro finanziamento finalizzato alla scolarizzazione dei bimbi rom della Bigattiera che dovrebbe garantire la frequenza scolastica a settembre ma di deciso non c'è ancora niente. "Sono stato al campo della Bigattiera venti giorni fa - spiega l'assessore regionale al Sociale Salvatore Allocca - Queste persone vivono senza i mezzi minimi. La Regione deve occuparsi di tutti e non lasciare indietro nessuno. Per quanto riguarda il campo della Bigattiera stiamo pensando ad un progetto di finanziamento leggero". Nel frattempo a pagare il prezzo più alto sono i bambini.

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Di Fabrizio (del 29/07/2013 @ 09:01:14, in casa, visitato 1749 volte)

Nicola Negrin - Il Giornale di Vicenza 26-7-13

L'APPELLO. Replica all'assessore Sala sul progetto per l'area Cricoli. Il presidente dell'associazione rom-sinti annuncia l'appoggio al sindaco e chiede di essere coinvolto "Prima di sistemare il campo serve un confronto"

VICENZA. "Ora basta, vogliamo partecipare anche noi alle decisioni che ci riguardano". Il messaggio è chiaro. Il mittente è Davide Casadio, presidente dell'associazione sinti italiani e vicepresidente della Federazione rom sinti insieme. Il destinatario è il Comune e l'oggetto della missiva è ormai noto: la riqualificazione del campo nomadi di viale Cricoli.

"PAROLA A NOI". Non sono passate nemmeno 48 ore da quando Isabella Sala ha assicurato che l'intervento "sarà eseguito al massimo entro un anno". Eppure Casadio frena l'assessore alla comunità e alle famiglie. "Prima di prendere qualsiasi scelta - ammette - dobbiamo essere coinvolti. Se si vuole fare qualcosa in nome dell'integrazione bisogna deciderlo assieme".

"ABBIAMO VOTATO VARIATI". Il presidente dell'associazione sinti italiani parte da una premessa. O meglio, da un precedente. "Quando Achille Variati ha lanciato la sua ricandidatura - commenta - siamo stati invitati a partecipare dall'allora assessore Giovanni Giuliari. Abbiamo accettato e abbiamo anche votato il sindaco alle elezioni di fine maggio. Per questo motivo crediamo che l'amministrazione comunale debba ascoltarci".

TAVOLO TECNICO. Rom e sinti si dicono pronti a collaborare. "Anzi - continua Davide Casadio - nei prossimi giorni chiederò un incontro con il prefetto, il sindaco e gli assessori. Ci sono numerosi sinti nel Vicentino e il Comune capoluogo deve attivare delle strategie di inclusione". Quelle che ha messo in piedi da qualche anno l'Amministrazione. E lo dimostra la volontà di proseguire con il progetto di riqualificazione del campo di viale Cricoli. "Tuttavia - fa sapere il presidente - senza un vero dialogo non si va da nessuna parte".

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