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Bologna, piano per fotovoltaico nei campi nomadi
Di Fabrizio (del 23/07/2013 @ 09:06:08, in casa, visitato 1718 volte)

19-07-2013 di Angela Sannai

ROMA - Energia pulita e a basso costo per rom e sinti, che oggi si trovano di fronte a bollette da 6-700 euro al mese, troppi per le loro tasche. Il Comune di Bologna vuole riconvertire l'energia nei campi nomadi, magari coi pannelli fotovoltaici. Lo annuncia questa mattina in question time l'assessore al Welfare, Amelia Frascaroli, rispondendo a una domanda della consigliera della Lega Nord, Lucia Borgonzoni, che accusa l'amministrazione "di aver elargito somme pubbliche", ai nomadi, "continuando in tale politica di donazione con poche speranze di riavere quanto anticipato".

Il fatto è, precisa l'assessore, che tutte e tre le aree sosta del Comune sono alimentate con energia elettrica che viene usata per ogni cosa, dal riscaldamento durante l'inverno, alle piastre per cucinare fino agli scaldabagno, e quindi alle famiglie arrivano bollette da 6-700 euro mediamente, una spesa alla quale non possono fare fronte. "La prima cosa da fare, quindi, sarebbe mettere le persone in condizioni di non pagare somme che incidono così tanto sulla loro spesa mensile". Ed è per questo che "stiamo perseguendo l'idea di una riconversione energetica delle aree sosta che ricondurrebbe i costi a delle cifre sostenibili anche per chi ha un'economia famigliare di reddito medio-basso o basso". Detto questo, "credo si debba andare sempre più verso una responsabilizzazione o quantomeno una responsabilità condivisa nei confronti di queste persone".

Quanto ai kosovari di via della Canapa, gli stessi che lunedì scorso hanno fatto irruzione in Consiglio comunale, e sui quali Borgonzoni chiede chiarimenti, l'assessore comunica che negli anni hanno accumulato morosità per 59.000 euro. Rispetto poi ad eventuali aiuti, "invece voglio ribadire che l'aiuto è stato già ampiamente dato in questi anni", sottolinea Frascaroli suscitando l'entusiasmo della leghista. "E' evidente- prosegue l'assessore- che le situazioni sono già ampiamente conosciute, quindi non hanno bisogno di essere conosciute adesso".

Poi, se nel momento dello sfratto, dell'allontanamento delle persone dagli stabili di via della Canapa, "si verificassero situazioni di particolare fragilità, soprattutto dove ci sono minori, è evidente che prenderemo misure di protezione". Ma questo "non significa che andiamo a mettere in atto chi sa quale sostegni, ché appunto credo che siano stati già tutti giocati".

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