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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 


CS78-2008: 18/06/2008
 
 Amnesty International si è detta profondamente amareggiata per l'esito della votazione al Parlamento europeo sulla direttiva sui rimpatri.
 
 L'organizzazione per i diritti umani ritiene che il testo approvato oggi non garantisca il rimpatrio dei migranti irregolari in condizioni di sicurezza e dignità. Al contrario, un periodo eccessivo di detenzione fino a un anno e mezzo e il divieto di reingresso, valido per tutto il territorio dell'Unione europea, per le persone rimpatriate forzatamente, rischiano di abbassare gli standard vigenti negli Stati membri e costituiscono un esempio estremamente negativo per altre regioni del mondo.
 
 Il testo della direttiva, inoltre, non include garanzie sufficienti per i minori non accompagnati e contiene deboli previsioni in materia di controllo giudiziario sulla detenzione amministrativa; infine, prevede deroghe specifiche alle condizioni di detenzione in quegli Stati membri che si trovino ad affrontare cosiddette "situazioni di emergenza".
 
 È dunque difficile capire quale sia il valore aggiunto di questa direttiva, che rischia invece di promuovere pratiche detentive di lungo periodo negli Stati membri e di avere un impatto negativo sull'accesso al territorio dell'Unione europea.
 
 Amnesty International sollecita gli Stati membri che applicano standard più elevati a non usare questa direttiva come pretesto per abbassarli.
 
 FINE DEL COMUNICATO Brussels/Roma, 18 giugno 2008
 
 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
 Amnesty International Italia - Ufficio stampa
 Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
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Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 10:35:30, in Italia, visitato 1866 volte)

Ricevo da Roberto Malini

18 giugno 2008 - BRUTALMENTE AGGREDITA A MILANO CON LA SUA FAMIGLIA REBECCA COVACIU, 12ENNE ROM VINCITRICE DEL PREMIO UNICEF 2008

GRUPPO EVERYONE: “EPISODIO DI GRAVITA’ INAUDITA. NECESSARIA CONDANNA UNANIME DI ISTITUZIONI NAZIONALI ED EUROPEE E SERI PROVVEDIMENTI CONTRO LA DERIVA RAZZISTA E XENOFOBA IN ITALIA”

E’ accaduto ieri mattina, 17 giugno, alle 8 a Milano. La famiglia Covaciu, romena di etnia Rom, già oggetto di continue peregrinazioni per l’Italia a seguito di vessazioni, minacce e sgomberi, stava uscendo dalla tenda in cui da diversi giorni si era stabilita, in un microinsediamento nella zona di Gianbellino, quando è stata brutalmente aggredita da due italiani di età compresa fra i 35 e i 40 anni. Rebecca, 12 anni, nota per essersi aggiudicata in Italia il Premio Unicef – Caffè Shakerato 2008 per le sue doti artistiche applicate all'intercultura, e il fratellino Ioni, 14 anni, sono stati prima spintonati e poi picchiati. I genitori, uno dei quali è Stelian Covaciu, pastore della Chiesa Pentecostale, che assieme al fratello maggiore di Rebecca erano accorsi per difendere i figli, sono stati ricoperti di insulti razzisti, minacciati, indotti a lasciare immediatamente l’Italia e subito dopo percossi. I Covaciu a quel punto sono fuggiti verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto aiuto ai passanti. Nessuno è intervenuto. Mentre la famiglia si stava avviando verso il parco antistante la stazione, la signora Covaciu, cardiopatica, è stata colta da un malore. Stellian Covaciu ha a quel punto contattato telefonicamente Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che ha dato l’allarme facendo inviare sul posto una volante della Squadra Mobile di Milano e un’ambulanza. All’arrivo della Polizia, gli aggressori si sono dileguati. Prima ancora dell'aggressione, l’Unicef aveva manifestato indignazione per la vicenda della piccola Rebecca, simbolo di un'infanzia senza diritti. Il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare un ritorno della famiglia in Romania per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a Milano.

Questa nuova violenza contro le famiglie Rom è spaventosa e deve sollevare la protesta della società civile” commentano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Quello che è avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del popolo Rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma dell’ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per l’Italia.” Il Gruppo EveryOne ha recentemente denunciato l'aggressione a Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina Rom incinta, presa a calci da un italiano mentre chiedeva l’elemosina. A Pesaro, qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità Rom, sofferente di un handicap a una gamba e cardiopatico, è stato colpito al capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci hanno recentemente vietato ai Rom di chiedere l'elemosina davanti alle chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu, EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte di italiani nei confronti di persone di etnia Rom, soprattutto dei più deboli: bambini e donne. “L'attuale clima di discriminazione generale e l'atteggiamento ostile delle autorità,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau “fanno sì che le persone aggredite non trovino più il coraggio di denunciare i loro aggressori. Inoltre, dichiarazioni come quelle del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che predica la tolleranza zero contro i Rom, la loro schedatura con foto segnaletiche e addirittura il prelievo del DNA, lo sgombero indiscriminato e senza alternative di campi di fortuna e insediamenti regolari, la sottrazione dei bambini Rom alle famiglie senza mezzi di sostentamento – proclami che sconcerterebbero qualunque esponente democratico di un Paese civile –, finiscono per fomentare violenze e soprusi ai danni dei più indifesi".

Assieme a EveryOne, anche Santino Spinelli, dell’Associazione Thèm Romano onlus, e il gruppo “Caffè Shakerato” di Genova, organizzazione per l'intercultura e il rispetto dei diritti dei bambini, esprimono la più viva preoccupazione per l’episodio, effetto ancora una volta dell’odio razziale che imperversa in Italia.

E’ necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle Istituzioni europee” concludono i leader del Gruppo “e sono ormai indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e razzista”.

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Sucar Drom (del 18/06/2008 @ 10:08:39, in blog, visitato 1495 volte)

Verso la pulizia etnica anche in Sicilia?
Lombardia, Lazio e Campania sono state le prime regioni nelle quali il nuovo Governo ha affrontato la “questione nomadi”. Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «è iniziata l'azione di identificazione di chi vive nei campi abusivi - ha spiegato - e abbiamo un programma di azio...

Gli "zingari" e il vocabolario...
Ne siamo consapevoli: le estremizzazioni del politicamente corretto portano a risultati a volte grotteschi. E poi in tempi come questi non ci si può permettere di andare tanto per il sottile. Bisogna badare alla sostanza, come insegnano i cittadini che incendiano i “campi rom”. Altro che ch...

Venezia, i "sinti di Cacciari": troppo normali per trovare ascolto nel paese della paura
"No campo nomadi di Mestre, campo nomadi di Mestre". Quattro o cinque bambini fanno il trenino e girano per il campo canticchiando una canzoncina della quale non capiscono bene il significato. "Ecco - dice sconsolato Stefano - questo è il risultato di questa campagna...

Il ministro Maroni ha mai letto la Costituzione italiana?
“L’obiettivo è quello di procedere entro pochi mesi al censimento di tutti coloro che abitano nei campi rom, compresi i minori; registrarne le impronte digitali per il riconoscimento; arrivare alla chiusura di tutti i campi, anche quelli autorizzati se non attrezzati e alla possibilità di ...

Anche il Presidente Formigoni non si è letto la Costituzione italiana...
“Un incontro che è servito a raccordare al meglio le energie di ciascuno”. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, commenta così ''il Tavolo per la Sicurezza Urbana'' che si è svolto questa mattina presso la Prefettura di Milano, alla presenza del Ministro degli Interni, Roberto Ma...

Il ministro Sacconi è in confusione!
L'integrazione si realizza nell'ordine, “l'ordine è la premessa anche per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza”. Così il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha voluto commentare la situazione del campo sinti di Mestre e le polemiche che hanno accompagnato ieri a Tr...

Lombardia, l'ordinanza Berlusconi
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, 30 maggio 2008, “Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Lombardia”. (Ordinanz...

Giornata Mondiale del Rifugiato 2008
A Roma domani mercoledì 18 giugno 2008 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2008 sarà presentata: “Presenze trasparenti”, ricerca sulle condizioni e i bisogni delle persone a cui è stato negato la status di rifugiato. L’evento si terrà alle ore 10.30 presso la Sala Di Liegro della Provincia di Roma a Palazzo Valentini in Via IV Nove...

Pacchetto sicurezza: le osservazioni dell'ASGI
Pubblichiamo le osservazioni dell’ASGI sul decreto del presidente del consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 recante la dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle Regioni Campania, Lazio e L...

Venezia, anche Cacciari si perde...
Parola di investigatori: per la cattura della donna responsabile di uno scippo è risultata preziosa la collaborazione degli occupanti del “campo” in cui S.S., quarantenne pluripregiudicata, in cui risultava domiciliata, vale a dire quello di via Vallenari a Mestre. Ma la precisazione, contenuta ne...

CastelGoffredo (MN), Berini: «se torna il divieto, denunceremo il Comune»
«Rifaremo a breve l’ordinanza che vieta la sosta ai nomadi. Porterò io stesso la proposta nella prossima giunta». Il vicesindaco Roberto Lamagni conferma il ritorno del divieto che due anni fa impedì la sosta a Sinti e Rom. L’ordinanza, su segnalazione dell’associazione Sucar Drom e dell’Opera Nomadi di Mantova, era finita nel mirino del ministero delle Pari Opportunità ed era stata revocata solo nel febbraio scorso dal co...

Roma, mille voci contro il razzismo
No al razzismo, no al decreto sicurezza del Governo. A dirlo sono le mille voci e le decine di organizzazioni della società civile e del no profit che questa mattina si sono ritrovate nell'Aula Magna dell'Università La Sapienza di Roma per «aprire un...

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Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 08:44:37, in Europa, visitato 1413 volte)

11/06/2008 - Testo completo del Gruppo Socialista della dichiarazione sulla violenza contro i migranti in Italia.

Nell'incontro a Napoli l'11 giugno 2008, il Gruppo PSE ha firmato una dichiarazione - concordata unitamente dalle delegazioni italiana e rumena - sui recenti episodi di violenza e razzismo in Italia.

Celebrando il 2008 come Anno Europeo del Dialogo Interculturale, le delegazioni italiana e rumena nel gruppo socialista al Parlamento Europeo unitamente hanno espresso al loro condanna per i violenti attacchi ai capi rom come pure per gli atti di razzismo con bersaglio i Rom, che sono successi in Italia nelle ultime settimane.

Riaffermiamo fermamente la necessità di combattere ogni sorta di razzismo e xenofobia, ogni discriminazione basata su nazionalità o origine etnica, come dichiarato nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.

Congiuntamente rigettiamo il principio di "responsabilità collettiva" basato su nazionalità o origine etnica. Le autorità di governo responsabili non dovrebbero mai avere bersaglio un gruppo nazionale o una minoranza. I media costituiscono un'entità insostituibile riguardo i principi democratici e dovrebbero perciò essere più attivamente responsabili riguardo le etiche imprenditoriali e la responsabilità sociale. La distorsione della realtà come la manipolazione della percezione possono avere conseguenze pericolose sulla società complessivamente per mezzo di sentimenti profondi e non fondati di insicurezza e di xenofobia, infine portando all'intolleranza, alla tendenza razzista e ad atti di violenza.

L'immigrazione è un fattore di crescita economica, sociale e culturale, specialmente nella UE dove molti paesi si confrontano col declino demografico e sistemi costosi  di stati sociali e di pensione così come di scarsità settoriali delle forze di lavoro.

L'immigrazione non è una sorta di crimine; lo sono l'esclusione sociale ed economica, la discriminazione e la segregazione.

Mentre la sicurezza è un diritto fondamentale di tutti i cittadini, questo non può affatto nutrire l'intolleranza.

Non può essere stabilita alcuna correlazione diretta tra criminalità ed origine etnica, delinquenza ed immigrazione. Nel contempo, la migrazione dev'essere diretta e gli Stati Membri devono senza esitazione identificare una vera politica europea per regolare l'ingresso legale, combattere la discriminazione e promuovere l'integrazione nell'Unione Europea.

L'unico modo per garantire la sicurezza si basa sul processo d'integrazione.

Il processo, dato che la lotta contro la criminalità richiede una cooperazione più forte tra le autorità incaricate di fare rispettare la legge nazionali a livello comunitario, per arrestare, giudicare e, quando il caso, espellere quanti commettano un crimine o rappresentino una minaccia alla sicurezza pubblica.

L'integrazione, perché la sicurezza non può essere assicurata senza combattere l'esclusione sociale, la marginalizzazione, la povertà. Questo significa garantire a tutti gli individui il diritto a partecipare pienamente nella vita economica, sociale, politica dei nostri stati Membri.

In un periodo in cui le leggi sono emanate per indirizzare le paure legate all'immigrazione, noi crediamo sia di massima importanza affrontare effettivamente i problemi associati all'immigrazione stessa. Come Socialisti, abbiamo sempre favorito le soluzioni a lungo termine rispetto alle strategie a breve termine, preferendo l'integrazione alla sorveglianza, l'inclusione sociale ed economica alla segregazione.

Entrambe le delegazioni considerano che la sfida dell'integrazione e della protezione della minoranza Rom debba essere diretta a livello Europeo: non è accettabile che la minoranza Rom sia ancora vittima di abuso e discriminazione nel territorio dell'Unione Europea. Sollecitiamo la Commissione Europea a presentare una strategia UE integrata regolando standard comuni a tutti gli Stati Membri per l'integrazione dei Rom, per appoggiare l'azione delle comunità locali, autorità nazionali e società civile.

I Rom dovrebbero avere gli stessi diritti e doveri di cittadinanza come qualsiasi altro individuo dell'Unione Europea e questi diritti devono essere sostenuti e rispettati. Le tendenze attuali che ritengono i gruppi vulnerabili e marginalizzati responsabili del peggioramento delle condizioni economiche, sociali e securitarie devono essere rigettate. L'intervento dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, in aggiunta a numerosi rapporti e raccomandazioni del Consiglio d'Europa, aggiungono ulteriore preoccupazione ad una situazione già allarmante.

Questo è il perché vorremmo riaffermare il nostro forte credo in un'Europa allargata, nei valori dell'Unione Europea e nell'area di Schengen come uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

La libertà di tutti i cittadini UE di muoversi attraverso le frontiere è un diritto fondamentale ed un pilastro della cittadinanza Europea. L'espulsione di cittadini UE dovrebbe essere valutata caso per caso e con le necessarie garanzie, in linea con i trattati UE.

Le delegazioni italiana e rumena intendono riaffermare e salvaguardare il valore e l'importanza di solide relazioni d'amicizia e di cooperazione economica, sociale e culturale come pure l'associazione strategica che per tanto tempo ha unito Italia e Romania. Grazie a questi legami, migliaia di cittadini - e imprese - vivono e lavorano assieme ogni giorno in pace e armonia.

Gianni Pittella: Presidente della delegazione italiana
Adrian Severin: Presidente della delegazione rumena

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Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 11:44:30, in Kumpanija, visitato 1824 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La rivincita gitana : Col circo capirete la nostra anima

Repubblica - 13 giugno 2008 - PARIGI

Roulotte sgangherate e tutte con le porte aperte. Una capra legata a un albero. Bambini che sgambettano ovunque. Due ragazzi lavano una automobile assai più nuova delle loro case su ruote. Sullo sfondo, un silenzioso tendone di circo. Nel piccolo campo nomadi alla Porte de Champerret - nord ovest di Parigi, a pochi minuti di automobile dai Campi Elisi - si entra spostando una transenna di ferro. Ci viene incontro Delia, la quarantina con un viso di venti, capelli lunghi e denti d' oro. È la moglie di Alexandre Romanès, poeta, ex acrobata e domatore, ex liutista barocco con la passione di Monteverdi, creatore e direttore del circo che porta il suo nome. Un vero circo tzigano, con veri musicisti tzigani, con acrobati e giocolieri tzigani. Zingari con le stesse facce di quelli che, da noi, se si avvicinano ci allontaniamo.

Dal 14 al 22 giugno il piccolo campo del Cirque Romanès si installerà a Brescia perché il nuovo spettacolo "La regina delle pozzanghere" sarà ospite della nona edizione della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo.

Dal 26 al 29 si sposterà a Mantova, nella rassegna "Teatro - Arlecchino d' oro".
Nel paese che vuole cacciare gli zingari, in terra di Lega, i bambini delle province più ricche si delizieranno sotto il tendone rattoppato e allegro di tessuti indiani; applaudiranno bambini come loro che però non vanno a scuola e già hanno un mestiere; e alla fine dello spettacolo - un gioiello di semplicità e poesia - chiederanno alla mamma un bombolone appena uscito fresco di frittura da una roulotte, e la mamma penserà che per una volta va bene dare soldi agli zingari, perché hanno lavorato e se li sono meritati.

«Quello che sta accadendo nel vostro paese ha un colpevole: l' Europa" esordisce Alexandre Romanès.

Sputa fuori il concetto e si vede che lo rimugina da tempo. «Dal 1989, anno della caduta del Muro, tutti i governi della Comunità sapevano che prima o poi la Romania e la Bulgaria sarebbero entrate in Europa. Hanno avuto decenni per mettersi d' accordo tra loro e dirsi: sappiamo che in questi due paesi ci sono due minoranze che versano in condizioni terribili.

Un problema così non di risolve nel momento in cui si pone. E adesso la casa brucia perché i responsabili politici di destra e di sinistra non sono stati previdenti: potevano comprare estintori e non l' hanno fatto».

Alexandre Romanès appartiene alla grande famiglia circense dei Bouglione, gitani piemontesi francesizzati (si pronuncia Boug-lione). «Veniamo dall' India, poi Afghanistan, Turchia, Grecia: siamo della tribù dei Sinti piemontesi e il cognome Bouglione l' abbiamo preso in Italia.

Quasi tutte le famiglie circensi italiane sono gitane». Romanès lascia il circo di suo padre («Mi sembrava un hangar, avevamo quaranta camion, e tutti in famiglia avevano diamanti al dito e Rolls Royce. Non era per me») poco più che adolescente e si mette a fare l' acrobata sulle "scale libere" per la strada. A vent' anni incontra una poetessa francese, Lydie Dattas: per lei e grazie a lei impara a leggere e scrivere, e inizia a leggere la poesia. Un giorno del '77, mentre sta facendo il numero in equilibrio sulle scale a pioli, lo avvicina Jean Genet. Insieme progettano un circo poetico. Avrebbe dovuto durare quattro ore. Genet voleva un cavallo arabo e un cigno nero. «Non l' abbiamo mai montato, quel circo: era troppo presto per me, dopo il rifiuto del tendone di mio padre. Di Genet sono stato amico, mai amante. Fino alla fine, quando l' accompagnavo a Villejuif, nell' ospedale dei tumori. E' morto a 76 anni nell' 86».

Nel frattempo Alexandre Romanès comincia a scrivere poesie. Nel '98 esce "Un peuple de promeneurs", un popolo di "passeggiatori". Nel grande e disperato campo nomadi di Nanterre (oggi smantellato) ha incontrato Delia, gitana rumena-ungherese, che ha già tre figli da un marito che se ne è andato.

Avranno altre due bambine e Alexandre adotterà gli altri tre. Nel '94 montano un tendone dietro alla Place Clichy (per sei anni e fino alla morte il terreno glielo darà gratis una ricca aristocratica signora, madame Carmignani) e il piccolo Cirque Romanès inizia ad essere un punto di incontro di artisti. «Di molti non voglio fare nomi» dice Alexandre Romanès, «ma posso dire che Yehudi Menuhin veniva spesso e una volta mi disse: "Fino all' ultimo dei miei giorni non smetterò di pensare a voi"». Verso il 2003 Romanès invia a Gallimard un quaderno con le sue poesie scritte a mano. «Hanno riunito una commissione straordinaria di lettori.

Ben quattro. Erano poesie di uno zingaro!». Nel 2004, la grande casa editrice le pubblica con il titolo "Paroles perdues" e la prefazione di un altro poeta amico: Jean Grosjean (morto due anni fa).

Nel prossimo inverno uscirà una nuova raccolta. «Se non si crede nella poesia, se non si ha un' idea poetica della vita, allora non si potranno mai capire i gitani» dice Romanès. - LAURA PUTTI

Se volete saperne di più visitate il sito: www.festadelcirco.it 

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Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 10:09:43, in Kumpanija, visitato 1600 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

ciao,
questa è una lettera aperta a tutti gli amici dei Muzikanti ed in particolare di Jovica Jovic.
Fatela girare se lo ritenete opportuno e se credete che possa aiutarci.

Alcuni di voi già sanno che Jovica sta attraversando un difficile periodo della sua vita nel quale, tra le altre cose, sta cercando di regolarizzare la propria posizione in Italia.
Il momento politico, ahinoi si sa, non è è favorevole e le difficoltà che il nostro fisarmonicista sta incontrando sono molte; nonostante ciò crediamo nella possibilità di riuscire nel nostro intento.
La richiesta inoltrata tempo fa al Ministero della Cultura per avere il musicista Jovica in Italia è difatti andata a buon fine e il ministero ha rilasciato il Nulla Osta che permette l'ingresso alla frontiera italiana; questo ottimo risultato viene vanificato però da un altro provvedimento nei confronti di Jovica, un mandato di espulsione dovuto all'accertamento della sua posizione irregolare sul territorio italiano, precedente al Nulla Osta.

Per proseguire sulla strada della regolarizzazione Jovica ha bisogno del sostegno di uno studio legale, il che implica delle alte spese che la sua famiglia non può permettersi.
Per questo ci stiamo rivolgendo a voi, nella speranza di riuscire a creare una rete di persone che vuol bene a Jovica, che ne riconosce il valore di uomo e musicista ed è disponibile a dare il proprio contributo (economico ma non solo) per sostenere la causa del miglior fisarmonicista serbo di Milano.
Vi propongo di venirci a trovare venerdì 20 giugno (questo) alle Pecore -via fiori chiari 21- noi suoneremo dalle 22, ma vi aspettiamo anche da prima. Sarà un'occasione per incontrarci, informarci, raccogliere suggerimenti e forze, ed infine ringraziarvi a suon di musica e balli.
Per chi non potesse venire venerdì ma vorrebbe comunque aiutare Jovica, e per tutti quelli che vogliono saperne di più e meglio vi invito a scrivere a questo indirizzo: Ivana ivanak011@tiscali.it, che come sempre ci aiuta e ci sostiene e ci ama e che io ringrazio con tutto il cuore.
Spero di avere una calorosa risposta da tutti voi
a venerdì
marta

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Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:24:06, in scuola, visitato 1435 volte)

Da Roma_Shqiperia

http://www.fibre2fashion.com/news/daily-textile-industries-news/newsdetails.aspx?news_id=57891

Il 12 giugno è [stato] il Giorno Mondiale Contro il Lavoro Minorile e si è tenuto sotto il tema "La Scolarizzazione è la Giusta Risposta al Lavoro Minorile". In Albania, dove oltre 40.000 bambini lavorano invece di frequentare scuola, un progetto guidato da due unioni di insegnanti ha dimostrato come mettere in risalto l'importanza dell'istruzione per ottenere risultati concreti.

I membri delle due associazioni riconoscono che il loro lavoro non si limita al semplice insegnamento e che hanno anche responsabilità verso i bambini nel tempo extra-scolastico. Grazie a questo progetto, se i bambini non frequentano scuola o smettono di farlo, i genitori vanno a casa loro e discutono le ragioni coi genitori. Tentano assieme di trovare soluzioni, e convincerli sull'importanza vitale della scolarizzazione per il futuro dei bambini e delle famiglie.

L'autorità morale raggiunta dagli insegnanti nella comunità di solito li aiuta nel convincere i genitori. Oltre 2.400 bambini, inclusi parecchi della comunità rom,  sono ora tornati a scuola o sono stati salvati dall'abbandono scolastico grazie a questo progetto sindacale.

L'intero movimento sindacale albanese sta ora osservando il successo del progetto delle unioni di insegnanti, come un esempio degli sforzi per combattere il lavoro minorile. Durante una tavola rotonda tenuta dalla Confederazione Sindacale Internazionale a Tirana il 26 aprile 2008, alcuni sindacati hanno lanciato un appello per avere appoggio internazionale nella lotta contro il lavoro minorile nella fabbricazione dell'esportazione.

Il problema riguarda i settori dell'abbigliamento e delle calzature, dove le ditte subappaltano esternamente parte della produzione, ed alcune si avvalgono dell'uso di bambini, rendendo difficile la loro continuità scolastica. I prezzi indecenti che i compratori internazionali impongono alle ditte albanesi vanno un certo senso verso la spiegazione di questo sfruttamento e dell'esigenza di azione internazionale del sindacato.

International Trade Union Confederation

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Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:13:44, in Europa, visitato 1344 volte)

Segnalato da Maria Grazia Dicati

RAZZISMO SELVAGGIO IN ITALIA - Perdono sempre gli stessi

I gitani italiani, specialmente, e molti altri gruppi gitani del resto del mondo, si stanno rivolgendo a noi chiedendo aiuto. La maggioranza sono messaggi angosciati di una comunità allarmata davanti al sopraffacente trionfo della coalizione politica - alcuni dei partiti che la compongono sono di estrema destra - guidata da Silvio Berlusconi. Alcuni giorni prima che si producessero le inqualificabili aggressioni patite dai gitani di Ponticelli (Napoli), per mano di alcuni scalmanati che han dato fuoco alle loro umili baracche, un'organizzazione gitana italiana ci diceva: "Noi gitani siamo in pericolo in Italia. Abbiamo paura delle deportazioni dei gitani in Italia. Per favore - mi dice - inviate un comunicato al Governo italiano perché rispetti le Direttive comunitarie".

A nostro parere la paura che esprime il nostro interlocutore non è infondata. Le ultime dichiarazioni dei nuovi governanti italiani prefigurano ogni tipo di precarietà. Giudicate voi se non è così: Il nuovo sindaco di Roma, il post-fascista Gianni Alemanno, annunciò lunedì scorso che la sua prima misura come sindaco sarebbe stata demolire gli accampamenti gitani. "Procederemo a smantellare gli accampamenti nomadi che a Roma sono 25": Però i napoletani di Ponticelli si sono portati avanti. Niente da smantellare. Fuoco purificatore che è più rapido di montare camere a gas in stile nazi! Umberto Bossi, il leader della Lega Nord, è euforico. Questo soggetto parla di "caccia" . "Dobbiamo cacciare i clandestini", ha detto, provocando la sconfitta sinistra italiana. Come qualsiasi bullo di quartiere ha lanciato il suo proclama di guerra: "Non so cosa vorrà fare la sinistra, noi siamo pronti. Se vogliono lo scontro, i fucili sono caldi. Abbiamo 300.000 uomini, 300.000 martiri, pronti a combattere. E non stiamo giocando. Non siamo quattro gatti".

Però la cosa più triste è che Silvio Berlusconi, il rieletto presidente del Governo italiano, al vedere i suoi giovani esultanti salutando in stile fascista, ha confessato: "A vederli, ho pensato: la nuova falange romana siamo noi".

Alla vista della gravità dei fatti la UNION ROMANI, riconoscendo il sentire maggioritario dei gitani spagnoli e per la rappresentazione che si ostenta nella UNION ROMANI INTERNACIONAL, si propone iniziare le seguenti azioni:

Primo, Denunciare la gravità degli attentati sofferti dai gitani europei residenti in Italia e chiedere la solidarietà dei cittadini di qualsiasi paese di fronte alla violenza cieca ed assassina dei razzisti. Per questo chiediamo che si scrivano lettere dirette al Presidente del Governo italiano, inviandole direttamente alla sua residenza nel Quirinale (Roma) o alle ambasciate italiane in ogni paese. (L'indirizzo dell'Ambasciata italiana in Spagna è il seguente: Calle Lagasca, 98. Código postal 28006 Madrid)

Secondo: Sollecitare il Ministro degli Esteri di Spagna perché si interessi alla situazione dei gitani residenti in Italia, esprimendo la preoccupazione della comunità gitana spagnola per la situazione in cui possano trovarsi i gitani espulsi dalle loro dimore incendiate. Il nostro Governo è legittimato a fare questa consultazione in base a quanto previsto dalla Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Effettivamente, trattandosi di una Direttiva e non dimenticando che ogni Stato membro può determinare la miglior forma di applicare le disposizioni del Diritto comunitario, è obbligatorio esercitare un lavoro critico e di vigilanza dei Governi perché le misure adottate nei distinti Stati membri conducano ad una applicazione del Diritto comunitario con la stessa efficacia e rigore con cui si applicano le norme interne dei suoi rispettivi Diritti nazionali.

Terzo: Chiedere alla Commissione delle Petizioni del Parlamento Europeo che, con carattere d'urgenza, inizi un'inchiesta sulla situazione che ha portato la comunità italiana di Ponticelli (Napoli) allo stato di contrapposizione che soffrono i gitani che vivono in quel luogo.

Quarto: Sollecitare i Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo che formulino, con carattere d'urgenza, le precise iniziative parlamentari che obblighino il Consiglio a chiedere nella Sessione Plenaria di Strasburgo e Bruxelles sulle misure che il Governo italiano possa aver preso per porre freno a queste aggressioni e per condannare i colpevoli delle stesse.

Quinto: L'Unión Romaní è convinta che l'immensa maggioranza dei cittadini italiani - inclusi i votanti di Berlusconi - rifiuta la violenza, venga da dove venga. Per questa ragione, attraverso la Unión Romaní Internacional, si propone stabilire, con le organizzazioni gitane italiane, un programma di mutua collaborazione al fine di mettere in campo le misure adeguate che garantiscano la difesa di questi cittadini europei che non hanno commesso alcun delitto se non quello di essere "poveri e gitani".

Sesto: Oggi stesso abbiamo avuto notizia che il Governo italiano si propone di indurire i mezzi contro l'immigrazione di modo tale che l'essere "clandestino" sarà un delitto compreso nel Codice Penale. In questo senso, Roberto Calderoli, nuovo Ministro italiano proveniente dalla Lega Nord, ha dichiarato che per non essere "clandestino": "Bisogna dimostrare se si è onesti, altrimenti, li si espelle dall'Italia".

Come Unión Romaní inizieremo i procedimenti per interporre una denuncia contro il Governo italiano per non adempimento della Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Quando venne promulgato a Maastricht, nell'anno 1992, il Trattato che porta il nome della famosa città olandese, i Capi di Stato e del Governo approvarono la Dichiarazione 19 al fine di chiarire le incertezze sull'applicazione del Diritto comunitario. I massimi dirigenti europei non avevano alcun dubbio che "per la coerenza e l'unità del processo di costruzione europea, è essenziale che tutti gli Stati membri traspongano integralmente e fedelmente nel loro Diritto nazionale le direttive comunitarie di cui siano destinatari nei luoghi disposti alle stesse".

Le Direttive sono lo strumento armonizzatore per eccellenza del Direttivo Comunitario perché tramite loro si realizza, dice l'art. 94 del Trattato, l'approccio delle disposizioni legali, regolamentari ed amministrative degli Stati membri, che incidano direttamente nella stabilità o nel funzionamento dell'Unione Europea.

Settimo: Per terminare proponiamo di elevare la nostra preoccupazione per la magnitudine e la gravità di questi accadimenti di fronte alle istanze internazionali più rappresentative. Così faremo di fronte al Consiglio d'Europa, davanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE) e davanti alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Una volta ancora reclamiamo la solidarietà di tutti i democratici di Spagna e d'Europa. Nessuno può farsi giustizia da solo, perché quando ciò succede perdono sempre gli stessi: i più poveri, i più indifesi, quelli per cui non ci sono diritti, nella maggioranza dei casi, di essere lettere stampate su carta bagnata. Abbiamo bisogno del calore umano della società,per questo domandiamo l'appoggio di tutti i democratici europei a difesa dei Diritti Umani di quanti, essendo innocenti, si vedono aggrediti, vilipesi e stigmatizzati per delitti che non hanno commesso. Per terminare, come proprio riconosce la Commissione, ogni espulsione "deve essere motivata dalla situazione individuale" di persone specifiche, e non "deve significare un'espulsione di gruppo" di collettivi rispetto alle loro origini geografiche.

Speriamo che il fuoco di Ponticelli purifichi ed elimini l'odio e l'intolleranza che tante volte sono stati il germe delle più gravi tragedie nella storia d'Europa.

JUAN DE DIOS RAMÍREZ HEREDIA - Presidente de la Unión Romaní

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Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 10:13:44, in Italia, visitato 1488 volte)

Ricevo da Ivana

Vi informiamo che la seguente lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri contatti. Grazie!

Cari amici,

è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo millennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai fondi EU per l'integrazione dei Rom.

Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane per una aperta discriminazione delle persone, il che è intollerabile. Appartenere ad un'etnia diversa non è ne mai potrebbe essere la prerogativa ne al comportamento deviante ne a quello virtuoso.

Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
3) la legittimazione del razzismo.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una richiesta dell' Osservatore esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia nella popolazione per poter raccogliere i dati anagrafici assieme alle Istituzioni italiane.
Noi siamo indissolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso insieme nella storia. Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per sempre. Anche nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la guerra. Molti di loro erano fuggiti dal nostro paese in Italia proprio scappando da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.

Comunità serba di Milano

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Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 10:10:17, in Regole, visitato 1962 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi

Egregi Signori, Direzione di Hydromania,

leggo casualmente sul web la notizia, secondo la quale nel vostro parco acquatico sarebbe stato vietato l’ingresso ad una famiglia, presentatasi allo sportello per pagare l’entrata, in quanto ‘zingari’.

La notizia è riportata dal quotidiano la Repubblica di sabato 7 giugno scorso (lettera firmata) e non risulta smentita.

Naturalmente sono cose che possono sfuggire all’attenzione, e dunque spero di fare cosa gradita per il vostro buon nome, segnalandovela.

Quello che non può sfuggire è –se vero- il fatto.

Vi prego dunque, compiuti i doverosi accertamenti , se ancora non fossero stati eseguiti, sul comportamento del vostro personale, di smentire, o informare sui provvedimenti presi, il quotidiano e coloro che vi scrivono per protestare.

Si tratterebbe infatti di un comportamento vergognoso prima ancora che illegale e tale da mettere in forse la vostra licenza di esercizio. Infatti in questo paese non è consentito, a differenza di quanto avveniva nella Germania nazista, per fare un esempio, impedire l’accesso ad un esercizio pubblico sulla base di discriminazioni relative all’aspetto delle persone, alla nazionalità o ad altre caratteristiche individuali.

Appartenere ad un popolo è un fatto di natura, non un reato.

Nell’attesa di vostre informazioni, grazie per l’attenzione.

Ernesto Rossi

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