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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 19/10/2013 @ 09:03:14, in  scuola, visitato 2120 volte)
		  
	 
    
		
      
Commozione generale per la studentessa francese rimpatriata a forza in 
Kosovo. Non è la prima, non sarà l'ultima. E' dai tempi di Sarkozy che la 
Francia "sta giocando" con i propri immigrati e con i propri rifugiati, 
alternando bastone e carota. Non è questione di essere io cinico, o i francesi 
buoni o cattivi; molto semplicemente gli effetti di queste politiche sono che, 
anche nei momenti di buona dello stato, una famiglia di rifugiati vivrà nel 
costante terrore di una Mme Le Pen o di un Mr Valls che possono decidere sul 
loro futuro. Perché, questa ragazzina era da anni in Francia con la sua 
famiglia, andava a scuola, quindi aveva da tempo superato lo scoglio 
dell'integrarsi (sempre Valls dice che la sua politica si basa sul fatto che i 
Rom non sono integrabili nella società francese), e già aveva una prospettiva di 
futuro in Francia, il paese che generazioni di immigrati hanno associato alla 
libertà e ai diritti. 
Ma, nuovamente e non cinicamente, diffido della commozione e 
dell'indignazione a senso unico. Mi spiego: ha senso prendersela con questa 
Francia cattiva che sta rimpatriando a forza (caricando bambini dai pullman 
scolastici) bulgari, rumeni, kosovari? La Germania è dal 2008, quando il Kosovo 
ha dichiarato la propria indipendenza, che sta attuando la medesima politica di 
rimpatri forzati, con le medesime modalità. 
Nel silenzio generale, nonostante in queste pagine e altrove siano apparse 
sporadiche denunce. 
Forse per questo diffido dell'attuale commozione e ho paura che tra una 
settimana tutto sarà dimenticato.  
Lo faccio raramente, ma vi consiglio un acquisto, per non perdere la memoria 
e per capire un po' meglio dove nasca e come si evolva la storia che vi ha 
commosso per un giorno o una settimana. 
  
Perdere tutto 
Ci era permessa una sola valigia. 
La polizia buttava via ogni cosa 
dicendo che non ne avremmo avuto bisogno. 
 
Mia sorella cercò di tenere la sua Barbie. 
Io cercai di prendere i libri di scuola. 
La polizia buttò via tutto. 
 
Dissero che in Kosovo era inverno. 
Quella roba avrebbe soltanto preso spazio 
e che avevamo bisogno di vestiti caldi. 
 
Mio padre urlò che non sarebbe mai 
tornato in Kosovo. 
Non era più il suo paese. 
 
Quando i poliziotti risero, 
si buttò 
dalla finestra del secondo piano. 
Prezzo: € 10,00 
Anno: 2013 
ISBN: 9788677463762 
Traduzione: Fabrizio Casavola 
Epilogo: Rainer Schulze 
Disegni: Stephane Torossian 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 20/10/2013 @ 09:02:58, in  Europa, visitato 1811 volte)
		  
	 
    
		
      18 Ottobre 2013, di Anna Calori - Verso cosa ritornano i 
Rom rimpatriati in Kosovo? 
 
Risale a ieri la notizia di una protesta studentesca che vede coinvolti numerosi 
studenti parigini nell'occupazione di
più di trenta licei della capitale francese. Migliaia di essi hanno 
partecipato a un corteo di protesta verso il ministero dell'Interno. 
Causa scatenante l'espulsione di Leonarda, giovane Rom Kosovara, prelevata a 
forza dalla polizia davanti ai propri compagni di classe durante una gita, per 
poi essere immediatamente rimpatriata in Kosovo insieme ai genitori e ad altri 
cinque fratelli. 
Il ministro dell'Interno Manuel Valls ha commentato l'accaduto difendendo il 
proprio operato, e argomentando in favore delle leggi vigenti in Francia in 
materia di immigrazione. 
 
Di primo acchito, questa notizia suggerisce un imbarazzante parallelismo con 
quanto accaduto, e ancora accade, sulle coste di Lampedusa e con la reazione che 
tali avvenimenti hanno suscitato nella coscienza pubblica italiana. 
Se l'indignazione e la vergogna - sentimenti ormai auto-assolutori, specie in 
politica - sono reazioni comuni e condivise nei confronti di procedure a dir 
poco draconiane, l'Italia non ha purtroppo visto una mobilitazione tanto 
repentina da parte di quella società civile (gli studenti, in questo caso). 
Si potrebbe cinicamente suggerire che la mobilitazione della società civile 
italiana su questi temi - caratterizzata da rivendicazioni assai deboli e povera 
di proposte che guardino oltre l'abolizione (sacrosanta) del reato 
d'immigrazione clandestina - sia lo specchio di una comunità in frantumi. 
 
Eppure, anche un governo "socialista" di una repubblica "illuminata" ha commesso 
in questo caso lo stesso errore: un pressappochismo politico e culturale, 
purtroppo comune alle democrazie europee che si vedono impegnate in quella 
mission impossible che è il controllo dei flussi migratori. 
Il ministro Valls si è più volte mostrato preoccupato dalla questione Rom, 
arrivando a sostenere che i circa ventimila presenti sul suolo francese 
andrebbero espulsi poiché particolarmente
restii a qualsiasi tipo di integrazione. 
Sembra inoltre che il motivo di questa recente espulsione sia in parte legato al 
carattere violento del capofamiglia,
già segnalato alle autorità francesi dalla famiglia stessa di Leonarda. 
Trovo necessaria, a partire da quest'ultimo elemento un'ulteriore riflessione 
sulle conseguenze sociali e politiche di tali misure. 
 
Il Kosovo è impegnato da qualche anno in una difficile e ben poco efficace lotta 
nei confronti della violenza domestica. Da un punto di vista sia culturale che 
legislativo, la violenza domestica stenta ancora a venire considerata reato, e 
il numero di denunce (circa un migliaio all'anno) è ben poco rappresentativo 
dell'effettiva 
entità del problema. 
Nelle zone rurali, e nelle sacche di marginalità alle quali specialmente le 
famiglie Rom sono costrette, tali episodi vengono raramente segnalati alle 
autorità, e difficilmente ricevono una risposta efficace sul lungo periodo. 
I centri di assistenza per donne vittime di abuso sono soltanto sette, con 
un'operatività purtroppo limitata. Non riescono ad avere una copertura capillare 
sul territorio, e spesso faticano a raggiungere le componenti più emarginate 
della popolazione - per lo più famiglie Rom e di altre minoranze etniche rurali 
e suburbane.  
 
Quand'anche le vittime riuscissero ad avere accesso alla protezione e assistenza 
offerte da questi centri, il rischio del loro ritorno all'ambiente violento dal 
quale sono fuggite rimane altissimo. Non esiste infatti un serio programma di 
inserimento nel mondo del lavoro - in un paese in cui
la disoccupazione 
femminile risulta al 40%, e quella giovanile supera il 55% - e la mancanza 
di indipendenza economica riporta inevitabilmente le vittime al contesto sociale 
dal quale hanno cercato di distanziarsi. 
 
Come osserva uno studio dell'UNICEF (Verena Knaus 'No place to call Home - 
Repatriation from Germany to Kosovo as seen and experienced by Roma, Ashkali and 
Egyptian children'August 2011, p.25), dei bambini di etnia Rom e Ashkali 
rimpatriati in Kosovo nel 2010, solo uno su quattro frequentava la scuola 
dell'obbligo. Numerosi procedimenti legali sono stati avviati nei confronti del 
Ministero dell'Educazione, in seguito alla discriminazione ed esclusione di 
bambini e studenti Rom dalla scuola primaria e secondaria. 
Infine, non esistono in Kosovo strutture o programmi volti a offrire un supporto 
sociale e psicologico nei confronti dei rifugiati rimpatriati in Kosovo. In 
particolare, si riscontrano numerosi episodi di disturbo fisico e mentale tra 
quei bambini che si ritrovano a un tratto rispediti nella propria terra 
d'origine, con la quale tuttavia non hanno avuto, fino a quel momento, alcun 
contatto ('SILENT HARM- A report assessing the situation of repatriated 
children's psycho-social health', March 2012, UNICEF Kosovo in cooperation with 
Kosovo Health Foundation). 
 
Tenendo presente quanto riportato, l'espulsione di Leonarda lascia quindi spazio 
a una duplice considerazione. 
 
Se confidiamo nella sostanziale buona fede del ministro Valls, che sta "solo 
applicando la legge vigente" (a questo punto, chiunque avesse letto Hannah 
Arendt verrebbe scosso da un brivido lungo la schiena), possiamo immaginare che 
il ministro, semplicemente, non sia a conoscenza della situazione dei Rom in 
territorio kosovaro.  
Questo, allora, mostra la feroce efficacia della linea Frontex nel rendere 
l'Europa politicamente e culturalmente impermeabile a ciò che avviene negli 
stati immediatamente al di là di un muro istituzionale e burocratico.  
Un'Europa claustrofobica e sorda, eppure strenuamente impegnata nella 
standardizzazione democratica dei paesi limitrofi, primariamente di area 
balcanica.  
É nostra responsabilità fronteggiare e reagire alle problematiche che emergono 
soltanto al di qua di un immaginario, arbitrario e mobile confine. 
Se così fosse, allora il processo di espansione dell'Unione verso Est - già 
avviato con l'ingresso della Croazia - può considerarsi fallito in partenza.
 
 
Se invece ci atteniamo alle precedenti dichiarazioni del ministro Valls - da 
tempo promotore dello sgombero forzato dei campi e dell'espulsione dei Rom 
francesi
"oltre 
i confini" poiché "non esiste altra soluzione" - si può allora considerare 
il rischio di una mentalità politica che ancora fa riferimento al concetto di 
Stato-Nazione. 
I Rom vanno rispediti verso il loro territorio di provenienza (lo Stato) e 
di conseguenza verso una società e una cultura (la Nazione) che 
necessariamente li rappresentano, poiché inestricabilmente legate al territorio 
da cui sono scaturite. L'appartenenza alla comunità civile, e l'appartenenza 
allo stato istituzionale devono, necessariamente, coincidere. E questa 
impalcatura, questo costrutto sociale va imposto e rispettato da chiunque voglia 
muoversi all'interno di esso. 
É forse un caso che siano proprio i Rom, una comunità le cui radici scardinano 
questa identità tra Stato e Nazione, ad essere le principali vittime di tale 
ossessione? 
 
Gli stati europei sono ancora alla ricerca di una chimera, l'omogeneità tra il 
cittadino e il membro della comunità nazionale. 
Finché gli esponenti politici europei saranno impegnati in questa lotta contro i 
mulini a vento, i diritti civili dell'individuo verranno, inesorabilmente, 
confinati a spazi sempre più ristretti. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 21/10/2013 @ 09:03:29, in  media, visitato 3481 volte)
		  
	 
    
		
      
  
Vi propongo un gioco: sapreste spiegare (senza sbirciare
Wikipedia) 
la differenza tra notizia e notiziabilità? 
Io non sarei capace, e mi piacerebbe discutere con voi lettori su alcuni 
appunti che ho preso riguardo al
presunto rapimento da parte di una famiglia rom di una bambina in Grecia. 
				- Pochi se ne ricordano, e non ho trovato niente su Google. 
				Alcuni anni fa sempre in Grecia ci fu un caso simile (una 
				bambina sottratta ai genitori "forse" adottivi, perché dei 
				turisti italiani ritennero che non era figlia di quei rom).
				Indagini successive smontarono la tesi di chi aveva 
				denunciato il caso, e tutto finì nel dimenticatoio.
 
				- Se l'interesse "generale" è la tutela dei minori, perché 
				quello che emerge dalle cronache (in meno di un giorno la 
				notizia ha fatto il giro del mondo) è l'etnia dei "presunti 
				rapitori"? E' responsabilità solo dei media, o 
				siamo noi lettori che in questa notizia abbiamo visto prima di 
				tutto quel particolare?
 
				- Ovviamente, di fronte ad una denuncia, la polizia non poteva 
				agire differentemente. Ma, altrettanto ovviamente, nella tutela 
				del minore la polizia ha voluto mantenere il caso come 
				riservato. La notizia è quindi circolata, per responsabilità 
				della stessa OnG a cui è stata affidata la bambina: "Il sorriso 
				del bambino". Possiamo noi lettori ritenere che così 
				abbia fatto l'interesse della bambina o della sua OnG?
 
				- Il direttore della stessa (cito testuale) dice: "La 
				bambina è più sollevata” rispetto ai primi giorni[...], per la 
				prima volta è circondata da persone che si prendono cura di 
				lei." Eppure, di tutte le foto che circolano in rete (alla 
				faccia della tutela dei minori) non ne ho visto una dove 
				la bambina sorrida.
 
				- Sul fatto in sé, possiamo anche dividerci in "innocentisti" 
				o "colpevolesti". In ogni caso, ci affideremmo a quanto dicono 
				la famiglia, i suoi avvocati o viceversa gli inquirenti. Tutta 
				gente che non conosciamo e di cui sinora ignoravamo l'esistenza. 
				Può bastare per non fidarsi della prima impressione 
				che ci siamo fatti?
 
				- Se proprio proprio si trattasse di rapimento, basterebbe per giudicare questo fatto come intrinseco 
				alla cultura di un popolo? O no? Insomma, è una notizia da cui 
				abbiamo l'ISTINTO di difenderci per colpe non commesse?
 
				- Se invece l'accusa si rivelasse infondata, quanto ce 
				ne rimarrà nella nostra memoria profonda?
 
				- Otto anni fa, in un
				articolo pubblicato sulla PadaniaOnline (non più 
				disponibile), a proposito di un'altra bambina scomparsa si 
				scrisse (spostando il soggetto dai rapimenti ai rom): "nel 
				30% dei casi in cui si e' proceduto all'analisi del DNA non si 
				e' trovata alcuna correlazione tra i bambini e i supposti 
				genitori? Forse perche' fanno tanti figli e poi se li scambiano 
				tra di loro?" Chiesi allora, volendo ingenuamente ragionare 
				sulle cifre: "Ma nel caso di genitori non Rom, 
				quest’analisi, che risultati ha dato?"
				Nessuno seppe rispondere, per la semplice ragione che
				dati simili non esistono.
 
				- Con l'ultimo punto, potrei smentire tutti quelli precedenti. 
				Un gruppo di Rom che conosco da anni: una volta ogni famiglia 
				era solidale con l'altra, ma ora ognuno si fa i fatti propri. In 
				passato, se dei bambini, per una causa qualsiasi, non potevano 
				contare su neanche un genitore, era una famiglia del campo che 
				li adottava e li cresceva, e le altre famiglie cooperavano se 
				c'era bisogno. Ora, non succede più, forse stanno integrandosi, 
				e certamente la polizia allora sarebbe potuta intervenire (col 
				rischio di una rivolta di tutta la comunità) 
				mandando quei bambini in una struttura protetta. Eppure, 
				io ho sempre trovato più umana quella pratica di anni fa.
 
				- Mi rendo conto che l'ultimo punto potrebbe essere non 
				pertinente con la sottrazione di minore (magari c'era a monte un 
				accordo tra le famiglie). Ma su quale base saremmo in 
				grado di fare gli adeguati distinguo?
 
 
Direi allora che la differenza tra notizia e 
notiziabilità dipende da una serie di ingredienti, forniti dai nostri 
pre-giudizi e da quelli di chi fa circolare una notizia. La mia sensibilità e la 
mia esperienza suggeriscono i punti che ho elencato sopra, ma ovviamente OGNI 
notizia che ci raggiunge rischia di essere manipolata. 
Da questo punto di vista, sto tentando di imparare a diffidare della marea di 
notizie che, volente o nolente, mi vengono servite ogni giorno. Ma, parte 
questo, non trovate anche voi che ultimamente sui Rom (caso Leonarda, Grecia, 
bimba Osmannoro) stia prevalendo il taglio sensazionalistico? 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 22/10/2013 @ 09:06:33, in  Europa, visitato 2600 volte)
		  
	 
    
		
      
  Foto: EPA 
18.10.2013, 19:15 
La voce della Russia - Jean-Pierre 
Liégeois, il membro del Consiglio scientifico della Rete Europea degli studi 
universitari degli zingari ed autore di diversi libri sulle comunità di zingari 
nell'intervista a "La Voce della Russia" rompe gli stereotipi che ha il pubblico 
europeo sui nomadi. 
 
- Secondo le valutazioni dei mass media francesi, circa 20 mila rom sono giunti 
in Francia dai Paesi dell'Europa Orientale. Siete d'accordo con questa cifra? 
 
- Se credere alle organizzazioni che lavoravo con gli zingari, per esempio 
"Medici del mondo", sono 15 mila. Dal punto di visto della statistica è un 
quantità di poca importanza. Il numero dei rom, arrivati in Francia prima, per 
esempio negli anni 60' o 70' dalle repubbliche dell'ex Jugoslavia, è molto più 
alto. 
 
- Quanti migranti della "nuova onda" si trovano in Francia legalmente? Quanti 
sono illegali? 
 
- La Francia non esegue statistiche su base etnica. Se gli zingari sono arrivati 
in Francia dalla Romania, sono rumeni, se sono giunti dal Belgio, sono belgi. Se 
sono cittadini dell'Unione Europea, il loro soggiorno è legale per tre mesi in 
tutti i Paesi dell'UE. Se il periodo di soggiorno è oltre tre mesi, sono 
obbligati a dimostrare redditi regolari. 
In Francia sono state introdotte limitazioni nel settore lavorativo in cui 
possono lavorare i cittadini di Romania e Bulgaria. Dopo il 31 dicembre 2013 le 
limitazioni saranno annullate. Al momento queste norme rendono difficili il 
collocamento al lavoro dei cittadini provenienti da questi Paesi, perché, per 
assumerli, i datori di lavoro devono avviare formalità complicate e costose. 
Tutto sommato queste misure rallentano anche il collocamento al lavoro degli 
zingari, trasformandoli in migranti illegali dopo tre mesi di soggiorno. 
 
- Cosa si può dire sul livello della criminalità tra la comunità degli zingari 
in Francia? 
 
- Le paure di molti anni nei confronti degli zingari hanno diffuso tra la gente 
il mito "della criminalità etnica". C'è la tendenza ad esagerare la loro 
presenza in Francia. Spesso vengono definiti zingari anche coloro che non lo 
sono. Gli puntano il dito e dicono che sono zingari, ma a questo punto lo stesso 
trattamento, per esempio, degli ebrei o degli armeni è considerato come 
inammissibile. Il livello della criminalità tra gli zingari non supera il 
livello della criminalità tra cittadini di qualsiasi altro Stato. La polizia e 
gli organi giudiziari parlano di "piccola criminalità", di furti. Per quanto 
riguarda la criminalità organizzata, occorre lottare contro di essa come 
dappertutto. E gli stessi zingari ne rendono conto. 
 
- Di che cosa vivono i rom in Francia, come guadagnano? 
 
- I cittadini di Romania e Bulgaria hanno problemi con la collocazione al 
lavoro, anche se hanno la qualificazione necessaria, tuttavia gli zingari dai 
Paesi dell'ex Jugoslavia che da molto tempo abitano in Francia sono quasi 
"invisibili": lavorano nel settore edile, fanno imbiancatura, intonaco. 
Tradizionalmente molti zingari si occupano di lavori artigianali, lavorano con 
il ferro, suonano la musica, si occupano di arte, allevano cavalli, fanno 
commercio al mercato. Molti sono occupati nel settore agricolo, raccolgono 
frutta e verdura. Il problema è che di norma sono poco istruiti perché da 
piccoli non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola. Per questo la 
maggior parte di loro si occupa di lavori manuali. 
 
- Se la Romania e la Bulgaria aderiscono alla zona Shenghen nel 2014, si prevede 
l'afflusso di zingari nei Paesi dell'Europa occidentale? 
 
- Questo non cambierà nulla, perché rumeni e bulgari hanno già la possibilità di 
spostarsi liberamente dentro l'UE. Gli europei hanno idee errate sulla mobilità 
delle comunità di zingari. Tra 12 milioni di zingari in Europa solo una piccola 
parte è mobile. 
 
- Quali misure bisogna prendere per integrare gli zingari dell'Europa orientale 
in Francia? 
 
- In 100 anni di vagabondaggio nel mondo, gli zingari si sono stabiliti in 
Australia, in Canada e in Sud America. Ogni volta sono stati costretti ad 
adattarsi alle norme di vita dei diversi Paesi, sopravvivendo di esili, 
deportazioni, schiavitù. Nel 21° secolo la via dell'integrazione passa 
attraverso il rispetto della cultura degli altri popoli. Ruolo importante ha 
l'istruzione che permette alla generazione dei giovani di integrarsi nella 
struttura sociale, ottenere professionalità e la possibilità di essere collocati 
al lavoro. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 23/10/2013 @ 09:00:07, in  media, visitato 1906 volte)
		  
	 
    
		
      Appunti per un racconto poco buonista 
G. spense il computer. Dopo anni che il mondo lo ignorava, anche lui aveva 
avuto l'onore di un articolo pubblicato. Sui Rom, per dimostrare, lui e la 
rivista, che nessuno tranne loro si occupava di quella gente strana.  
Un bell'articolo, pensò G. soddisfatto. Una faticaccia, copiare... 
raccogliere frammenti di ragionamenti... passare il tutto al frullatore e 
tradurlo nel linguaggio che la rivista adoperava per gli iniziati... G. non si 
ricordava un concetto che fosse suo, a dire il vero non si ricordava niente di 
cosa aveva scritto. Sì: tutto perfetto! 
Nella baracca la mamma era tornata dall'ospedale con Carmela, ultima nata di 
6 figli. Il padre, ubriaco, stava litigando col portatile di P., un volontario 
che voleva per forza fargli leggere tutte le 5.000 parole (con tutti gli accenti 
giusti) scritte da G. Il padre non guardò neanche la bimba, e non capì niente di 
quella lingua che forse era l'italiano. Sentì P. differente da lui: perché P. avrebbe voluto scrivere lui quelle boiate, e perché P. se ne fregava di lui, il padre, il capofamiglia, e della sua fatica, e dopo avergli messo in mano il computer stava facendo i complimenti a quella bimba che aveva visto solo da qualche minuto. 
U. dell'associazione RomAlQuadrato, stava scrivendo un 
commento di fuoco contro le tesi di G., dicendo che non capiva un tubo e che 
voleva "arrogarsi di rappresentare il popolo Rom". Neanche U. aveva letto 
l'articolo, ma se la prendeva con G. non potendo fare lo stesso con R., rom 
anche lui, ma dell'associazione RomAlCubo, perché anche lui 
voleva parlare a nome di tutti i Rom . 
P. spiegò alla madre mentre lei stava preparando la cena, che ora tutti 
volevano scrivere di Rom... era stato P. stesso, qualche anno prima, a raccontare 
loro che nessuno voleva scriverne, quando rubò loro la prima intervista. Il 
padre era ancora arrabbiato perché non aveva capito niente, e non potendo 
urlarlo a G., gli prese un rancore sordo verso P. che continuava a parlare e 
parlare. 
La cena era pronta, P. si fermò a mangiare. Senza smettere di parlare, 
propose un brindisi alla nascita di Carmela. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/10/2013 @ 09:04:30, in  Europa, visitato 1852 volte)
		  
	 
    
		
      
  
La foto, che ogni tanto appare in home page, la scattai a Parigi nel settembre 
2010. Allora manifestarono in 50.000 (forse 80.000: la guerra delle 
cifre vale anche da quelle parti) contro le politiche anti-immigrati e 
anti-rom della Francia di Sarkozy. 
Inizialmente doveva essere una manifestazione 
europea, poi l'attivarsi delle diverse comunità promosse manifestazioni più 
piccole in una cinquantina di città grandi e piccole nel continente. 
A Parigi i socialisti francesi distribuivano in manifestazione questo istruttivo 
libretto: 
  
(clicca sull'immagine per leggere la recensione) 
che ovviamente lessi avidamente. Il senso è racchiuso in questo capitolo in 
quarta di copertina (vado di traduzione): 
[...] Per soddisfare le aspettative dei cittadini, la sinistra dev'essere 
in grado di proporre un progetto di società alternativa, ambizioso e credibile. 
Ma deve anche essere in grado di denunciare i danni della destra al potere, di 
opporsi alle violazioni delle libertà civili e difendere le fondamenta del 
nostro patto repubblicano. [...] 
Nelle 166 pagine, viene passata ai raggi X, con una specie di vocabolario, la 
politica securitaria che aveva caratterizzato la presidenza Sarkozy. La tesi è 
che la gestione autoritaria si dipanava su alcune costanti: limitazione dei 
diritti, interventi sui media (anche con concentrazioni di cartelli 
giornalistici), privatizzazione del sistema securitario, informatizzazione degli 
archivi. Il tutto faceva parte di un vero e proprio sistema globale, che 
ricordava incubi orwelliani. 
Spero di non annoiare nessuno, riportando questo capitolo, da 
confrontarsi con quanto sta succedendo da circa un anno: 
CACCIA AI SANS-PAPIER 
"Quando qualcuno è per strada, in stato di emergenza o disagio, di sicuro non gli si chiederanno 
				i documenti!" [Nicolas Sarkozy, discorso al 
				Consiglio Economico e Sociale, 17 ottobre 2007] 
"Il responsabile della comunità Punto Rosso ha dovuto rispondere ad 
				una serie di domande sul nostro movimento. In seguito a ciò, la 
				polizia l'ha accompagnato in comunità per censire la presenza di 
				compagni senza documenti." 
				[Il direttore della Fondazione Abbé Pierre Marseille, 18 
				febbraio 2009] 
				Il 16 febbraio 2009, un sans-papier accolto nella comunità 
				Emmaus Punto Rosso di Marsiglia, viene ivi interrogato. 
				L'indomani, gli stessi locali sono perquisiti dalla polizia. 
				Vengono compilati dossier, nella ricerca di cognomi dal suono 
				straniero tra i componenti dell'associazione. Il responsabile 
				del centro è convocato dalla polizia e messo in cella, prima di 
				essere rimesso in libertà. Un'operazione simile era stata 
				condotta nella comunità Emmaus di Foulain (Costa d'Oro), il 29 
				agosto 2007, conclusasi con l'arresto di quattro persone. 
				Diversi casi di arresto di genitori e bambini, in prossimità o 
				persino all'interno delle scuole, hanno parimenti sollevato 
				l'indignazione di numerose associazioni. Così, per esempio, 
il 24 novembre 2008, la polizia ha preso due genitori kosovari, cercando i loro 
figli a scuola, riconducendoli poi alla frontiera. 
Nel suo rapporto
del 20 novembre 2008, Thomas Hammarberg, commissario ai diritti umani del 
Consiglio d'Europa, condanna il continuare di questi arresti nelle scuole, che 
contraddicono gli impegni assunti da Brice Hortefeux per mettere fine a queste 
pratiche: "Sono stati riportati diversi casi recenti, di cui uno verificato dal 
Difensore dell'Infanzia, in cui poliziotti hanno compiuto arresti di bambini 
all'interno stesso di scuole primarie. Tale pratica è intollerabile per quanto è 
traumatizzante per i bambini. Le scuole devono rimanere luoghi d'insegnamento e 
di educazione, e non zone dove si svolgono arresti. Il Commissario richiama le 
autorità francesi a garantire che non avvengano in alcun modo arresto di bambini 
o di genitori, nelle scuole o nelle vicinanze. 
Questo riguarda anche gli arresti che avvengono in vicinanza delle prefetture, 
dei centri di ricovero, delle associazioni o ancora presso i fondi assicurazioni 
malattie, come quello avvenuto su denuncia il 18 febbraio 2009 a Auxerre: 
rivelano una reale strategia di caccia a chi è senza documenti, spingendoli a 
rifugiarsi in una clandestinità sempre più profonda. 
Quanto sta accadendo in questi giorni, non mi sembra così lontano dalle 
pratiche descritte con tanto sdegno in quel libretto pre-elettorale. Abituati alle piroette italiane, non dobbiamo stupirci del voltafaccia dei 
socialisti francesi. Calcolerei alcune variabili: 
				- Il presidente Hollande è da tempo in caduta libera nei 
				consensi, e il PSF non è mai stato un partito "facile", 
				diciamo piuttosto un covo di vipere come se fosse gestito da 
				Richelieu. Manuel Valls, è non solo ministro degli interni e autore della svolta 
				autoritaria del governo socialista, ma è anche uno dei più 
				accreditati rivali di Hollande. 
 
				- Valls appartiene a quel tipo di politici per cui i sondaggi 
				sono quelli che dettano la linea politica. I sondaggi francesi 
				sono chiari: Hollande in calo di popolarità e popolazione 
				favorevole al rimpatrio di rom e immigrati irregolari. Le 
				posizioni del ministro sono conseguenti.
 
				- Anche ai tempi di Sarkozy, i sondaggi davano la maggior 
				parte dei francesi favorevoli alla linea dura contro i Rom. Ciò 
				non toglie che proprio la manifestazione del settembre 2009 ebbe 
				una vasta eco interna, mostrando che la "Francia dei diritti" era 
				ancora in grado di mobilitarsi in massa. La situazione sembra 
				ripetersi ora con le tante manifestazioni a favore di Leonarda, 
				e col loro clamore mediatico. L'opinione pubblica appare incerta 
				e divisa, ora come allora. Sondaggi a parte, che tradirono 
				Sarkozy contro Hollande, varrebbe la pena di capire se le 
				disgrazie presidenziali vadano fatte risalire alla faccia feroce 
				contro gli immigrati, o all'incapacità dimostrata contro la 
				crisi economica.
 
				- Se dal punto di vista dialettico le molte anime del PSF 
				cercheranno di spiegare che loro sono comunque qualcosa di differente 
				dalla destra, è indubbio che "tecnicamente" il caso Leonarda 
				è stato gestito con le "politiche orwelliane" di Sarkozy, principalmente riguardo l'uso dei media e la 
				centralizzazione dei sistemi di identificazione e controllo. 
				Come sarebbe stato possibile altrimenti rintracciare e 
				ricostruire la storia di quella famiglia, o rintracciarla in 
				gita scolastica? E giustificare tutta l'operazione come 
				"perfettamente regolare"?
 
				- Ne consegue che i socialisti francesi (a parte le scuse e i 
				discorsi politichesi di circostanza) hanno di fronte l'unica 
				strada di riuscire a dimostrare di essere più forcaioli di chi 
				li ha preceduti (anche al costo di sacrificare l'attuale 
				presidente). Altrimenti per il popolo votante varrà sempre la 
				regola (in Francia come in Italia) che tra l'originale e la 
				copia, a parità di prezzo si sceglie sempre l'originale.
 
 
  Da vedere, basta cliccare sull'immagine. La dedica finale è per 
Fiorella, lei sa perché 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Sucar Drom (del 25/10/2013 @ 09:02:25, in  blog, visitato 1747 volte)
		  
	 
    
		
      
Il giaguaro è... 
  
Le immagini dure 
Le immagini dure, ovvero gli stereotipi che la cultura maggioritaria utilizza 
nei confronti delle comunità e delle persone appartenenti alle minoranze 
linguistiche sinte e rom sono negativi e/o positivi, limitati, ripetit... 
Lega xenofoba  
  
Sull'ospitalità (Il Sonno della Ragione non Sempre Genera Mostri) 
In una notte insonne, al riparo da logiche e condizionamenti... L'altra notte 
non riuscivo a dormire e la mia mente si stava perdendo in un volo della 
fantasia. Immaginavo cosa sarei potuto diventare se fossi stato un abi... 
Calcio e razzismo 
Il razzismo è un tema che sta agitando da alcuni mesi il calcio italiano. 
Inchieste, interviste, sentenze, ricorsi, discussioni... In questi giorni si 
discute di una particolare norma introdotta nell'ordinamento sportivo nel 1989, 
la discriminazione territoriale, che oggi è stata riesumata dalla giustizia 
sportiva dopo la sterzata della UEFA di Platini... 
Bossi-Fini? No, Bossi-Grillo! 
  
Chi fa una cosa per me senza di me è contro di me 
Mi è tornata in mente la frase di Mahatma Ghandi, mentre a Roma partecipavo al 
convegno "rom, sinti e camminanti in Italia: una proposta di legge per il 
riconosciment... 
Lombardia, un progetto di legge discriminatorio 
La lettera inviata da un gruppo di associazioni ai Consiglieri regionali della 
Lombardia dopo la presentazione del progetto di legge n. 59 a firma di Riccardo 
De Corato (in foto)... 
Lombardia, lettera aperta a Riccardo De Corato 
Gentile Consigliere regionale Riccardo De Corato, sono una cittadina italiana e 
vivo nel cosiddetto "campo nomadi" di Mantova, in Lombardia... 
Mantova, Luca De Marchi inquisito? 
   
Siete con noi o contro di noi? 
L’associazione 21 luglio commette lo stesso errore che pretende di correggere. 
Tutti i rom e sinti sono uguali: o sono tutti nomadi o sono tutti stanziali. La 
realtà è molto diversa e ben lo sanno rom e sinti stessi e le loro 
associazioni... 
Maradona e la mano del diavolo 
  
     
	
	  
	
    
		
      
  Apologo 
del fine settimana a prospettiva variabile (avariabile?) 
Mi diceva il professore, uomo buono ed onesto, che i giovani rom non conoscono il loro passato, e 
stava cercando una maniera per "insegnarglielo". 
Non mi ricordo il come e il perché, una sera parlavo con'anziana romnì, le 
raccontavo che un tempo non molto lontano ad essere zingari si finiva in campo 
di concentramento. Che oggi non va bene, ma allora c'era gente peggiore Lei mi rispose che del passato non le importava, e poi sputò 
per terra: "Ma lo sai, tu che mi fai queste lezioni, che se mia nipotina fosse 
bionda, potrei finire dentro come una ladra? Dimmi cosa è cambiato!" 
Io non ci credo che nel 2013 ci sia ancora qualcuno che se vede una 
zingarella bionda mette in giro la sua foto. E non ci credo che ci siano 
giornali che accetterebbero tutto questo. Ma, si sa, gli zingari sono dei gran 
bugiardi e vogliono sempre passare per vittime. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 27/10/2013 @ 09:03:05, in  Europa, visitato 3151 volte)
		  
	 
    
		
      
  di Alessio Postiglione. Pubblicato: 23/10/2013 09:08 
Ci risiamo. Con le elezioni del Parlamento europeo che si avvicinano, e i 
partiti di estrema destra, xenofobi e neofascisti, che affilano le proprie armi, 
giunge l'ora della paura: il diverso, l'immigrato, il clandestino. 
 
Nella panoplia di pericoli che assediano il rassicurante tepore del focolare 
domestico italiano piccolo borghese, un posto privilegiato spetta a romanì e 
sinti: o, meglio, come disse lo "sceriffo" Gentilini: "i zingari". 
 
Ecco che gli sciacalli subito si buttano sulla 
storia della bionda e glaucopide 
piccola Maria, cinta fra le braccia sgraziate e piagate dalla povertà - nere, 
brutte e cattive - di una coppia rom greca accusata di averla rubata: per 
l'accattonaggio o, peggio, per indurla alla prostituzione. 
 
Chi tocca i bambini è immondo, non è una novità, ed ecco che l'odio monta verso 
i corpi lombrosiani degli orchi, le cui fattezze anticipano la malvagità del 
loro animo. Nella pubblicistica antisemita o antizigana, il capro espiatorio è 
sempre mostruoso e col naso adunco; perché nella nostra società, modellata sul 
principio del bello è buono - kalòs kagathòs -, il malvagio deve essere deforme. 
 
Si tratta di un meccanismo psicologico ben noto agli scienziati sociali, per il 
quale, per rendere accettabile la persecuzione, l'oggetto della discriminazione 
deve suscitare in noi una ripulsa assoluta e convinta. È l'assolutizzazione del 
nemico, propria del nazismo o anche della filosofia politica conservatrice che 
si ispira a Carl Schimtt, per la quale tu sei mio nemico non per quello che fai, 
ma per quello che sei: nero, zingaro o clandestino. Nemico irriducibile, per 
questo assoluto. E contro il quale utilizzare o il genocidio o gli strumenti 
securitari del contenimento del pericolo: Cie, ghetti, quarantene. 
 
Siamo noi, dunque, che deumanizziamo l'altro per perseguitarlo: attraverso 
povertà, privazioni e costringendo i nostri rom, al 95% sedentari, a vivere in 
roulotte, per poi stigmatizzarli per "il loro vivere incivile". 
 
Avremmo bisogno di chi ci racconta la loro cultura: non aliena e ostile alla 
nostra. Ma, quando scatta l'allarme sociale, non sono gli antropologi o gli 
psicologi ad essere chiamati nei salotti Tv, ma i professionisti della 
sicurezza: prefetti, poliziotti, esperti della sorveglianza come Frontex, droni 
e sentinelle; è la logica della riduzione dei problemi sociali a problemi di 
ordine pubblico. 
 
La storia di Maria, dunque, è perfetta. Si tratta di un'accusa che mobilita le 
nostre coscienze, blandisce le nostre paure. Un'accusa atavica, che affonda le 
radici nel Medioevo. Quando si riteneva che gli zigani rapissero i bambini e gli 
ebrei ne utilizzassero il sangue a scopo rituale. 
 
Solo nel 1965, la Chiesa ha depennato dall'elenco dei beati San Simonino di 
Trento, vero e proprio falso storico costruito all'epoca della Controriforma, 
per compattare i cattolici contro ebrei, protestanti e altre minoranze. 
 
Nonostante studi e ricerche abbiano abbondantemente dimostrato l'inesistenza del 
fenomeno del rapimento dei bambini da parte dei rom, l'industria della paura, 
per funzionare, ha bisogno della delazione. 
 
Troppo facile constatare come in Grecia, con Alba Dorata che impazza, sia 
allettante per un governo moderato proporsi come tutore dell'ordine. Tentazione 
nella quale è caduto Hollande, con il caso della piccola Leonarda espulsa dal 
Paese. Errore nel quale inciampò anche il nostro centro-sinistra, all'epoca del 
muro di via Anelli. 
 
Vi ricordate la campagna elettorale di Berlusconi del 2008? Emergenza stupri, 
caccia allo straniero, ronde, polizia di quartiere. Il paese era scosso dalla 
violenza e uccisione della povera Giovanna Reggiani, a Tor di Quinto, Roma. Dopo 
l'emergenza stupri, l'emergenza rapimenti è altrettanto seducente: donne e 
bambini attivano primordiali meccanismi di difesa. 
 
Sappiamo com'è andata a finire. Mentre qualche sceriffo di centro-sinistra 
scimmiottava quel linguaggio, incapace di costruire un paradigma 
dell'accoglienza alternativo al Forza-leghismo, si favorì una vittoria del 
Cavaliere di proporzioni straordinarie. 
 
Ora, bisognerebbe iniziare a costruire un discorso pubblico diverso. Saremo 
all'altezza della sfida o ci faremo travolgere ancora dalla paura? 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 28/10/2013 @ 09:05:32, in  media, visitato 2341 volte)
		  
	 
    
		
      Rassegna stampa:
 
Vigna by Mauro Biani 
Si sente dire: "Non siamo noi i razzisti, sono 
quelli ad essere zingari". Parafrasando "Loro sono zingari, ma noi siamo fumati 
parecchio"... 
Della vicenda greca se n'è scritto in ogni angolo possibile, e non vorrei 
ripetere cose già lette all'infinito. La sintesi potremmo racchiuderla in questo 
titolo di TVZoom: 
ASCOLTI: "PECHINO EXPRESS" FA IL PICCO CON L'ELIMINAZIONE DEI CIAVARRO. LA 
SCIARELLI TORNA A 3 MILIONI CON LA STORIA DELLA BIMBA RAPITA DAGLI ZINGARI: 
Record di telespettatori per Real Madrid-Juventus e "ha fatto molto 
meglio del previsto su Rai Tre Chi l'ha visto?. Il programma di
Federica Sciarelli puntando su un archetipo della paura (gli 
zingari che rubano i bambini) divenuto d'attualità, è tornato a quota 3 milioni 
(e 11,42% di share), un risultato finalmente vicino a quello raggiunto di solito 
con l'edizione dello scorso anno." con qualche (personale) riserva su cosa 
sia oggi il giornalismo d'inchiesta, dopo decenni di tagli alla scuola e con 
un'informazione quasi totalmente uniformata. Non è che ci si possa aspettare 
molto discernimento critico da telespettatori (che sono anche lettori, che sono 
anche internauti...) bombardati in questi maniera. E forse, più che sui Rom, di 
cui si continua a conoscere poco, la mia gente dovrebbe interrogarsi su se 
stessa, che se va avanti così conoscerà parimenti. 
(NOTA: i liberi pensatori 
possono astenersi dal ragionare su come siamo arrivati a questo punto, perché 
sono anni che ripetono i loro lamenti) 
Già, perché la notizia si è diffusa a macchia d'olio in tutto il mondo, 
facendo della povera Maria
carne 
da stampa, sino all'ipocrisia del
Messaggero che, quando la foto della minore era già di dominio pubblico, ha 
iniziato a illustrare gli articoli con una foto corretta come deontologia 
consiglierebbe (ma proprio quando non era più necessario). 
Farei una prova, per capire cosa è quella robetta bionda per 
cui in tanti si commuovono: cosa fate quando una piccola mendicante vi si 
avvicina sulla metropolitana, le date qualche spicciolo o vi stringete la borsa? 
Ma almeno a qualcosa gli zingari si mostrano utili: ad 
alzare lo share dei programmi televisivi (tranne quando se ne parli seriamente, 
come in una dimenticata
serie 
curata da Jacona) o le tirature dei giornali. Basta la parola! 
Negli ultimi dieci giorni ho così seguito con attenzione i vari scambi di 
opinioni sui social-media. La fetta consistente di chi argomentava anti-rom, 
posso dividerla in due filoni principali: 
				- chi non aveva nessun bisogno di questa vicenda, perché è 
				intimamente, profondamente e ideologicamente convinto che i rom 
				freghino i pargoli altrui (perché? in che modo? sono domande 
				troppo da intellettuali per loro);
 
				- chi pensa che magari i bambini no, ma qualcosa fregano 
				comunque e dunque: ben gli sta!
 
 
Nel
post 
pubblicato ieri su ragionava come queste due pulsioni vengano 
"capitalizzate" dalla destra populista, che sente l'avvicinarsi delle elezioni 
europee. In Italia, anche le nostre variegate destre hanno trovato qualcosa che 
le unisce (un secondo motivo dell'utilità degli zingari). Cito, 
in ordine sparso: 
Senza entrare nel merito delle dichiarazioni e dei ragionamenti, le richieste 
simili sono fondamentalmente ASTORICHE: 
				- nel senso che nel motivare la necessità 
ORA di controlli a tappeto, c'è il timore che i campi siano depositi di bambini 
rapiti, o in subordine, di materiale di dubbia provenienza. Che siano cose o infanzia, 
				(cosa cambia?), la 
segreta speranza è che con un'indagine generale, magari salti fuori almeno un 
orologio riciclato, per continuare immutati con i medesimi stereotipi.
 
				- Cosa 
astorica, perché a questo punto la richiesta poteva essere fatta paro paro uno o 
dieci anni fa, coi medesimi risultati.
 
 
Inutile ripeterlo, i controlli già ci sono, e i risultati sono
stati resi pubblici: per loro è più importante che le voci si sovrappongano 
all'indagine. 
Intanto, ironia del destino, proprio mentre nasceva la notizia greca, nei 
campi romani avveniva effettivamente un controllo:
Blitz a sorpresa dei senatori nei "campi rom" della Capitale, dal 
"sorprendente" risultato che quei campi fanno schifo! 
Ma, a parte il surreale duello a distanza tra populisti e buonisti, la vita 
REALE di chi abita (volente o meno) un campo, è un susseguirsi di controlli: 
una volta sono i senatori, un'altra la polizia, un'altra ancora perché in Grecia 
o in Irlanda è successo qualcosa, un'altra ancora perché si è costruito una 
pensilina abusiva o addirittura si è piantato un albero... Un vero 
supplizio! E, nonostante ciò, si continua a parlare di SUPERARE I CAMPI... che 
continuano imperterriti ad esistere. 
Perché continuano ad esistere? Il surreale continua, il 90% di chi 
abita un campo è disoccupato, ma se questi campi dovessero sparire, molti che 
non vi abitano 
finirebbero disoccupati a loro volta (terzo motivo dell'utilità 
degli zingari, ormai si è scoperto che senza di loro non potremmo sopravvivere). 
Così, tra una notizia e l'altra, finisce che i veri rapiti sono i figli 
LEGITTIMI dei rom, e li rapiamo noi (a nostra insaputa, anche se non ci 
chiamiamo Scajola). C'è un
convegno a Roma, domani, proprio su questo, e singolarmente ne hanno scritto 
pochissimi. A parte che (l'ho notato anch'io), mancano rom tra i relatori, in 
questa marmellata di informazioni e propaganda a volta sembra di vivere realtà 
parallele, e mi sembra giusto segnalarlo (quarto motivo, al di là dello 
specifico dell'incontro, gli zingari servono ad organizzare convegni).  
Convegno da seguire, allora. Certo, ma il problema, tornando al punto 
iniziale su cosa siamo NOI, lo ricorda
Radio24: "...una vecchia paura mai sopita e al tempo stesso mai provata: 
i Rom rapiscono i bambini. Timori infondati frutto di pregiudizi difficili da 
sradicare, ribattono dalle comunità Sinti. Resta, su tutto, un dato inquietante 
e generale: l'alto numero di minori che scompaiono ogni anno nel mondo. Solo in 
Italia, per avere un'idea, sono più di diecimila quelli spariti dal 1974 a oggi. 
Le cause sono molteplici e i ritrovamenti pochissimi." Domanda, se non sono 
stati gli zingari, qualcuno li avrà pure rapiti: chi? Dove sono finiti? E' 
questo o sono gli zingari il vero, scottante problema? 
     
	
	  
	
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