Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 18/04/2007 @ 09:00:06, in scuola, visitato 1911 volte)

Lo lancia il Ministero della Pubblica istruzione. Scadenza il 15 maggio 2007

Quali sono le buone pratiche di comunicazione fra le famiglie straniere e il mondo della scuola? L'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero della Pubblica istruzione lancia un concorso per le scuole, il concorso "La famiglia interculturale" che mira a valorizzare e promuovere tutti quei progetti in supporto del miglioramento della comunicazione e della interazione tra le famiglie di studenti italiane e quelle di origine straniera. L'obiettivo è quello di fare emergere a livello nazionale ogni iniziativa di dialogo e conoscenza reciproca, al fine di promuovere l'integrazione sociale tra le famiglie italiane, straniere, rom, sinti e di altre minoranze etnico-linguistiche.

Il concorso è rivolto alle scuole elementari, medie e superiori in Italia. Insegnanti e studenti potranno presentare proposte e progetti focalizzati sul campo dell'educazione interculturale. Saranno prese in considerazione anche proposte progettuali che mirino al coinvolgimento e la comunicazione interculturale tra italiani e stranieri, realizzate anche al di fuori del contesto scolastico.

Sono previsti 9 premi di 2.000,00 ciascuno. Le migliori proposte potranno essere integrate in una pubblicazione dell'UNAR sulla prevenzione della discriminazione razziale in ambito educativo.

Tutte le proposte progettuali dovranno pervenire presso la sede dell'UNAR entro il 15 maggio 2007.
Leggi il bando qui.

Per maggiori informazioni:
UNAR - Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali
Largo Chigi, 19 - 00187 Roma
tel 06.67792267- fax06.67792272
e-mail: antidiscriminazioni@pariopportunita.gov.it

 
Di Fabrizio (del 26/04/2007 @ 09:37:43, in scuola, visitato 2877 volte)
  • progetto di attività didattica e animativa rivolta ai bambini del campo rom di via Triboniano a Milano
  • intervento volto a contrastare la dispersione scolastica

Il campo di via Triboniano:

Si trova nella zona 8 di Milano. Dal 1999 sono iniziati degli insediamenti di Rom provenienti dalla Romania e a novembre del 2001 c'è stato il riconoscimento come campo comunale. Oltre ai Rom rumeni si sono aggiunti Rom provenienti dalla Bosnia Erzegovina.

I soggetti proponenti:

Associazione Oltre il campo, in collaborazione con l'associazione Aven Amentza - Unione Rom e Sinti

Motivazioni:

Tra i portatori di diverse culture, i meno integrati nella società italiana sono senza dubbio gli appartenenti al popolo Rom. Una delle cause che maggiormente contribuisce all'esclusione dei Rom dalla società maggioritaria è la scarsa scolarizzazione e l'alta percentuale di abbandono scolastico, tanto che essi spesso non possono ottenere permessi e licenze necessari all'avvio di attività commerciali a causa della mancanza dei titoli di studio obbligatori.

Se ciò è vero per i Rom italiani, la situazione si complica ulteriormente per i Rom provenienti da altri stati, perché alle difficoltà già riscontrate si aggiungono le barriere linguistiche.

La situazione di disagio ed emarginazione si riflette in primo luogo sui bambini, costantemente esclusi dal mondo col quale entrano in contatto, tramite la televisione e i racconti dei compagni a scuola, ma che nella realtà è loro negato, obbligandoli a restare ai margini..

Il disagio più grande cui i bambini sono sottoposti è legato all'istruzione. Ci siamo interrogati sul loro rapporto con la scuola, sull'attrazione che questa riesce ad esercitare, sulle prospettive che offre e sulle reali capacità che essa ha di accogliere.

Troppo spesso le strutture scolastiche sono inadeguate per comprendere i bisogni di bambini abituati a confrontarsi quotidianamente con l'emarginazione, la povertà, la violenza. A causa della mancanza di strumenti necessari per rapportarsi a bambini provenienti da culture diverse dalla nostra. Vorremmo quindi sopperire in parte a questa mancanza procurando noi per gli insegnanti bibliografie, dispense e libri scolastici usati in Romania e in Bosnia. Questo per sopperire in parte anche alla perdita della cultura d'origine dei bambini, che vivono la condizione dell'emigrante, nell'incertezza della loro permanenza in Italia.

Obiettivo generale:

Interazione con la cultura maggioritaria ed espressività.

Strategia di intervento:

Considerando la diversità come un arricchimento e questo progetto come una possibilità di scambio e di avvicinamento reciproco vogliamo coinvolgere altre persone integrando una diversità che la nostra società, così diversa dalla loro, fatica ad accettare e non vive come una ricchezza ma come una minaccia ai propri valori e stili di vita.

Doposcuola: risulta indispensabile intervenire sui bambini del campo di via Triboniano, tutti stranieri, che in massima parte frequentano le scuole pubbliche presenti sul territorio, fornendo un supporto didattico per l'apprendimento della lingua italiana, lo svolgimento dei compiti assegnati a scuola ed il ripasso degli argomenti che presentano maggiori difficoltà.

Per realizzare questo riteniamo utile strutturare un luogo di incontro e di attività che li stimoli ad esprimersi e a sfogare tutta la loro creatività, esternare i loro sogni, desideri, problemi, mettersi in gioco in prima persona attraverso laboratori ed attività espressive. Presupposto fondamentale è proprio quello di coinvolgere i bambini rendendoli protagonisti assoluti.

Queste idee sono finalizzate alla crescita della motivazione nello studio, al piacere di costruire qualcosa insieme agli altri, al sostegno delle proprie capacità relazionali, all'abbattimento delle inibizioni e all'abitudine progressiva allo studio impegnativo.

L'attività espressiva, nel momento stesso in cui riesce a "far star bene" l'individuo, è fonte di benessere, sia a livello individuale che collettivo. Risulta pertanto essere la migliore prevenzione del disagio.

Animazione: gioco come mezzo per imparare a rapportarsi, a creare qualcosa insieme, sottostando a regole uguali per tutti, deve per vincere è necessario lo sforzo e la collaborazione di ogni singolo individuo, dove ognuno abbia un proprio ruolo.

Le "regole del gioco" implicano consapevolezza non solo delle regole a cui sottostare ma anche dei diritti che ci competono.

Potenziare la dimensione del gruppo inteso come risorsa per la crescita personale, per il sostegno reciproco e per la valorizzazione delle capacità individuali, nella realizzazione di un risultato comune.

Conclusione:

Per far prendere coscienza anche ad altri di questi nostri scomodi "vicini di casa" verrà allestita una mostra fotografica sulle attività al campo, dove saranno esposti anche lavori dai bambini, notizie ed informazioni sulla cultura rom.

Inoltre si prevede la distribuzione di materiale informativo e l'organizzazione di incontri di conoscenza.

www.iorom.altervista.org

AAA Cercasi:

animatori, giocolieri, clown

e chiunque abbia voglia di aiutarci ad organizzare dei pomeriggi di gioco con i bambini del campo rom di via Triboniano a Milano

iorom@libero.it

 
Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 09:56:15, in scuola, visitato 2840 volte)

Da Mundo_Gitano



Córdoba

Per la prima volta, le famiglie gitane ricevono educazione formale

Provengono da diversi quartieri della città ed hanno tra i 10 e i 65 anni. Impareranno a leggere e scrivere attraverso un'iniziativa dell'OnG  Amor por los Marginados y Olvidados (AMO), e potranno anche insegnare il loro idioma originario ai cordobesi che lo desiderano. Le classi si troveranno due volte la settimana nel barrio Villa El Libertador, nella casa della famiglia Traico, una delle più tradizionali di Córdoba.

Yanina Soria ysoria@lmcordoba. com.ar

La lavagna, i gessi, i quaderni, le matite e la maestra. E' tutto pronto.

Arrivano poco a poco nella piccola scuola improvvisata in casa della famiglia Traico a Villa El Libertador.

Anche se provengono da quartieri distinti della città di Córdoba e hanno tra i 10 e i 65 anni, tutti perseguono lo stesso obiettivo: imparare a leggere e scrivere in castigliano.

Qualcuno è agitato e ha molte aspettative, alle 15 in punto si siedono davanti alla lavagna per iniziare la classe che durerà due ore.

Con volontà e pazienza la maestra inizia con le basi: l'abbecedario ed i numeri. Pochi minuti dopo, dall'altro lato della sala, Claudia di 51 anni, non può evitare di sentirsi emozionata di mostrare alla sua "signorina" - così viene chiamata la docente - che riuscì a scrivere il suo nome da sola.

Si tratta di un'esperienza unica per la comunità gitana di Córdoba, per la prima volta distinte generazioni hanno avuto accesso al sistema educativo.

Per anni le famiglie gitane tradizionaliste hanno considerato la scuola un buono strumento, ma non imprescindibile per il futuro dei loro figli. Storicamente, si intendeva la scuola come totalmente aliena dai valori gitani tradizionali e, nel contempo, non trovava fiducia nella sua funzionalità.

Ora per iniziativa dell'OnG Amor por los Marginados y Olvidados (AMO) e di fronte all'interesse manifestato dagli stessi membri della comunità, i gitani potranno alfabetizzarsi, senza distinzione per l'età o il sesso. Il progetto messo in moto giovedì scorso, è avallato da un programma del Ministero dell'Educazione e si basa sullo scambio culturale, per cui oltre che imparare il castigliano, potranno insegnare l'ungherese - la loro lingua d'origine - ai cordobesi che lo desiderano.

"Per questa comunità, il fatto che i loro bambini apprendano e che le donne possano uscire dalle loro case per assistere alle classi, è qualcosa di molto importante perché rompe con la tradizione che le ha sempre relegate in casa. Il non sapere leggere e scrivere è per loro un grande svantaggio, di fronte ad una società che si basa sulla preminenza del linguaggio scritto", dice Lita Hobre, titolare di AMO.

Un cambio per l'integrazione

Nella comunità gitana, da vari anni, si registrano dei cambiamenti come parte di un processo di adattamento alla società cordobese attuale. L'educazione è una delle aree dove maggiormente si sentono queste trasformazioni.

"Non sono mai a scuola, perché i miei genitori non ci credevano. I miei figli hanno frequentato solo per pochi anni. Ora, sentiamo tutti la necessità di imparare e mi sento felice che possiamo studiare assieme, accompagnati dai gitani di altri punti della città. Così potrò leggere libri e soprattutto, scrivere la mia storia", ha detto Mónica Traico, la padrona di casa.

Gli adulti non hanno mai frequentato la scuola, i bambini lo hanno fatto sino ai 10/11 anni. Soprattutto per le donne questa è una vera sfida, un "passo verso il progresso del popolo gitano".

Vestita nel costume tradizionale e col foulard che caratterizza le donne sposate, la donna ha aggiunto che molti e diversi fattori incisero negli anni, riguardo al cambio di mentalità sull'istruzione.

Alcuni degli aspetti che esemplificano l'accelerata trasformazione sono il passare dalla vita nelle tende a quella nelle case, e con ciò l'accesso ai servizi pubblici come l'acqua, il gas e l'energia elettrica, la convivenza vicinale con chi non appartiene alla comunità, la stabilità nel quartiere e l'accesso alla salute pubblica.

Un'altra meta raggiunta ottenuta da queste nuove strutture sociali è stato il contatto con individui alieni al loro popolo, mentre prima era una cosa considerata rischiosa per la possibile perdita di identità che ciò implicava.

Donne, lavoro e tradizione

Così come gli uomini della comunità si dedicano esclusivamente ad attività come il commercio e la compravendita di veicoli, anche le donne hanno un ruolo definito che le lega alla gestione della casa.

"Noi siamo incaricate di tutto ciò che ha a che vedere con la casa: il pasto, la pulizia, e naturalmente i figli. Possiamo uscire per la spesa, però alle otto (di sera) dobbiamo essere a casa", spiega Mónica Traico, membro di una delle famiglie gitane di Córdoba più tradizionaliste.

Senza dubbio, col proposito di rompere con gli stereotipi ed ottenere un'uscita lavorale, le gitane di Córdoba assieme alla AMO sviluppano un progetto micro-imprenditoriale.

"Si tratta di un progetto verso l'inclusione sociale sostenibile [...]. E' un passo verso l'ingresso formale della donna gitana nel mondo del lavoro" dice Carlos Camargo, membro dell'associazione.

Tramite questa iniziativa, le gitane potranno disegnare e confezionare vestiti ad un prezzo più basso di quello dei negozi di moda.

"Inizieremo con alcune macchine da cucina, che ci stanno insegnando ad adoperare. Poi al posto di portare i modelli dalla modista, lo realizzeremo noi stesse in casa. [...] Ci costeranno la metà", dice Rosa Traico, che condivide la casa di Villa El Libertador con nuove persone, tra cui tutta la famiglia di suo fratello.

Così il micro-impiego significa una forma degna di affrontare la discriminazione.

Per Monica "Le donne che uscirono in strada a cercare lavoro, non trovarono niente. Vedono come sei vestita e ti ricacciano. Questo progetto significa una sfida e un buon veicolo di inserimento".

 
Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 11:25:49, in scuola, visitato 3679 volte)

Rom, i precari fra i banchi

Amano la scuola, ma le condizioni disagiate e la paura di essere sgomberati da un giorno all'altro rendono difficile lo studio. E alle medie, quando il peso della diversità si fa insopportabile, c'è il più alto tasso di dispersione scolastica. Così l'integrazione, che passa attraverso l'istruzione, diventa un miraggio

di Marianna Russo

Pagano soprattutto le ragazze, costrette a indossare gonne lunghe mentre le loro coetanee sfoggiano jeans a vita bassa e top sbarazzini. Senza dimenticare il pregiudizio dei genitori italiani che non vogliono i rom in classe con i propri figli: li considerano violenti e svogliati, un "freno" al regolare svolgimento dei programmi scolastici

Vivono in baracche di lamiera, tra fango e ratti. In condizioni igieniche al limite della tolleranza, se si ammalano non hanno diritto all’assistenza sanitaria. Ciononostante i bambini rom arrivati dalla Romania negli ultimi anni, amano andare a scuola e studiare. Ma non è facile mantenere un buon rendimento scolastico ed essere presenti in classe tutti i giorni, se a casa devi dividere una capanna con altre dieci persone.

A Bologna sono circa un centinaio i bambini rom che frequentano le scuole, di cui almeno 80 sono rumeni. La frequenza è abbastanza alta nella scuola materna, regolare alle elementari e via via diminuisce nelle medie. «E' lì che si incominciano a notare le differenze» spiega la professoressa Antonia Dattilo, presidente dell'Opera Nomadi a Bologna. E'un'organizzazione nazionale che si occupa di mediare tra le istituzioni e il mondo dei rom per garantire loro i diritti fondamentali. «Alle scuole medie, i ragazzini iniziano la loro vita sociale – continua la professoressa – si incontrano dopo la scuola, escono insieme. A quel punto per i rom non è più facile integrarsi. Non possono invitare i compagni a casa né tanto meno spendere i soldi per i divertimenti adolescenziali. Inoltre i libri delle scuole medie sono tanti e costano. Poi vengono cambiati ogni anno per cui non si possono comprare usati ne passarseli tra fratello più grande e più piccolo. Poi si aggiunge un forte problema culturale. Le ragazzine, con l'inizio della pubertà, sono considerate donne e come tali hanno l’obbligo di vestirsi nella maniera tradizionale rom: gonne lunghe, grossi orecchini pendenti, zeppe e capelli che coprono la schiena. Con questo passaggio si sentono troppo diverse dalle loro coetanee che indossano jeans a vita bassa e toppini striminziti. Sentendosi inadeguate preferiscono lasciare la scuola».

Ora l'Opera Nomadi a Bologna sta cercando di convincere la famiglie rom a far portare alle ragazzine jeans e maglietta, in modo che possano almeno completare la scuola dell'obbligo. Ma non è l'unico problema. Se un minimo si riesce a fare per quelli alloggiati in campi nomadi autorizzati, dove ci sono almeno i servizi essenziali, molto poco è possibile fare per quei bambini che vivono nella baraccopoli sul Lungoreno o nei campi abusivi. Su loro pende la spada di Damocle dello sgombero.

«Prima di Natale - racconta la Dattilo – incontrai le famiglie che erano state appena sgomberate dal Lungoreno. Mi colpì quanto i bambini fossero rammaricati di lasciare la loro scuola. Nella fretta dello sgombero le loro mamme non erano riuscite a salvare dalle ruspe i loro zainetti con quaderni e libri».

Gli “abusivi” sono per lo più rumeni. Sono aumentati negli ultimi anni in proporzione con l’aumento degli immigrati da questo Paese. In Romania erano stanziali da generazioni, ma sempre odiati ed emarginati dalla società. Lì i bambini erano abituati a frequentare la scuola. «Oltretutto la scuola rumena è molto più severa di quella italiana.- dice ancora la professoressa - A loro piace frequentare la scuola qui perché in confronto la trovano più semplice. Se si riesce ad integrarli nelle classi, diventano degli allievi modello. Potrei portarne molti esempi fra i miei studenti».

Questo è un altro pregiudizio che l'Opera Nomadi si impegna ad abbattere. Dei 15 interventi di mediazione effettuati quest'anno nelle scuole bolognesi, quasi la metà riguarda genitori italiani che non accettano la convivenza dei loro figli con bambini rom nella scuola. Pensano che questi piccoli siano svogliati, aggressivi e ladruncoli. E che la loro presenza possa danneggiare i loro figli nell'apprendimento e rallentarli nello svolgimento del programma scolastico.

«E' evidente che ci sono dei problemi di integrazione, ma non dipendono da loro. Gli ultimi arrivati non parlano italiano e vivono in condizioni di abbrutimento totale. Riusciamo a farli studiare il pomeriggio solo se c’è il tempo pieno. Una volta che tornano a casa non è più possibile seguirli e non si può pretendere che studino tra i topi e la spazzatura. E' già tanto se vengono a scuola con una certa frequenza. Per loro anche una giornata di pioggia può diventare un ostacolo insormontabile. Le baracche si riempiono d’acqua e non possono venire a scuola con i vestiti inzuppati. I loro papà vivono di lavoro nero nell’edilizia,senza tutele e ogni giorno possono rimanere senza lavoro e quando succede a loro non resta l’alternativa che fare l’elemosina per poter vivere».

La scuola è per questi bambini l'unica salvezza per poter emanciparsi, ma non possono farlo se non cambiano le loro condizioni di vita. Oggi inoltre i rumeni come cittadini europei non possono essere ricacciati e sono ancora tanti quelli che continuano ad arrivare accampandosi alla meglio nella speranza di una vita migliore. Ma fin quando continuano a vivere nei campi nomadi è difficile.

«Il campo nomade è un concetto superato.- dichiara ancora Antonia Dattilo - Non sono nomadi da millenni. E’ ovvio che non si può dare una casa a tutti. Il percorso in questo senso è ancora lungo. Intanto l’Emilia Romagna si è impegnata a non costruirne più. In alternativa verranno costruite delle microaree per singole famiglie dotate di casette in cemento e servizi essenziali. Non si può garantire loro l’istruzione se non gli si da prima una vita più dignitosa»

ARTICOLI COLLEGATI

Il "prof" rom salvato da una maestra Santino Spinelli, 43 anni, ha ottenuto due lauree a Bologna e oggi insegna lingua e letteratura romanì all'Università di Trieste. Storia di un rom che è riuscito ad emanciparsi grazie alla scuola: «Tanti amici fuggivano dai banchi, io ho avuto un'insegnante che mi ha fatto amare lo studio»

La Saffi multietnica non piace La scuola media del quartiere San Donato ha la più alta percentuale di stranieri: uno ogni due alunni. L'insegnamento, assicura la preside Maria Amigoni, è rimasto di qualità. Ma gli italiani non si fidano e cambiano istituto: «Lo scambio interculturale funziona poco»

La scheda: chi sono i rom

 
Di Fabrizio (del 05/05/2007 @ 10:19:27, in scuola, visitato 2119 volte)

Da Roma_Daily_News

"Romani Project" presso l'Università di Manchester è orgogliosa di annunciare l'uscita del DVD-ROM: "The Romani Languages - An Interactive Journey".

 Il DVD segue la storia del linguaggio dalla antica India verso l'Europa, attraverso i vari dialetti e gli sforzi di standardizzazione. I test e le parti narrate sono in 18 lingue europee, incluso il romani. Sono accompagnati da giochi interattivi, mappe, illustrazioni e file video.

Il  DVD-ROM è visibile online, e si può scaricare dal sito Romani Project: http://www.llc.manchester.ac.uk/Research/Projects/romani/ seguendo le istruzioni presenti.

Si possono anche richiedere diverse copie stampate del DVD-ROM, senza spese aggiuntive, tramite Romani Project. Batsa spedire una mail con soggetto 'DVD order' a romani@manchester.ac.uk aggiungendo il vostro indirizzo postale completo nel corpo del messaggio.

Yaron Matras

 
Di Fabrizio (del 16/05/2007 @ 09:40:08, in scuola, visitato 2931 volte)

Da Roma_Shqiperia

La maggior parte dei bambini rrom vive in condizioni socio-economiche estreme, sono presenti contingenze negative e queste sono collegate ad insufficienze materiali per ottenere l'educazione dei bambini. La maggior parte delle contingenze negative sono collegate all'analfabetismo che a sua volta è conseguenza dell'assenza di educazione prescolare e scolare, una situazione che accompagna i bambini rrom per tutta la loro vita. In questa condizione il loro livello di scolarizzazione peggiora continuamente, ciò diventa palese nelle classi seconde e terze quando diminuiscono le loro capacità di assimilazione. Un'altra causa seria è che molti bambini non sono registrati negli uffici pubblici [...] La ragione è connessa ai matrimoni prematuri (13-17 anni) delle ragazze rrom.

Cattive condizioni e vita in miseria, senza un riparo, senza il minimo delle comodità sono conseguenza della tradizione di vivere in case temporanee dove l'assenza del minimo indispensabile è evidente. Queste sono le ragioni che impediscono una normale educazione e la creazione della loro personalità futura.

Come conseguenza i bambini rrom interrompono i loro studi, abbandonano la scuola, il numero degli analfabeti aumenta, questo porta all'aumento dei consumatori di droga, delle vittime di traffico di persone e dei bambini che lavorano in nero ecc.

Tenendo conto di queste situazioni, cresce la necessità di assicurare non solo il livello di vita socio-economico. Queste sono le premesse, ma noi lavoriamo per assicurare la continuità nell'educazione per tutti i 9 anni del sistema scolastico attraverso la creazione di condizioni e di un sistema ausiliari.

La realizzazione di insegnamento supplementare può essere un metodo efficace per aiutare gli studenti nei campi dove mostrano inferiorità. Lezioni complementari danno la capacità di assorbire i programmi educativi.

Alcune indagini, assieme alla nostra esperienza,  mostrano che le zone più problematiche sono quelle dove sono diffuse le minoranze rrom, che devono essere considerate separatamente, conformemente ai loro bisogni. Tra queste ci sono: Allias (Kinostudio) , Selite, Nishtulla Nr 3, Tirane, Fushekruje , Shkozet Durres , Rrapishte Elbasan, Bilisht, Kullair Korce , Baltez Fier, Levan Fier, Llakatund Vlore, Morave Berat,

E' necessario aiutare lo sviluppo delle condizioni socio-economiche. Lo sviluppo della continuità scolastica sarà primariamente assicurata creando le condizioni per la frequenza e il non abbandono scolastico. La nostra sfida è la frequenza nei 9 anni obbligatori.

Questa è una ragione perché pensiamo che la realizzazione di insegnamento supplementare può essere un metodo efficace. Gli studenti dovrebbero essere aiutati nelle materie dove mostrano deficienze. Le lezioni complementari li rende in grado di assorbire i programmi educativi.

Molti dei bambini rrom, specialmente quelli di famiglie nel bisogno, hanno serie deficienze che li allontanano dalla normale frequentazione della scuola media pubblica.

Come è indicato nel programma dell'Atto Fondativo dell'organizzazione Rromani Baxt Albania, una delle priorità  nel campo dell'educazione è il preservare ed imparare la lingua rrom. Giudichiamo la lingua un elemento fondamentale dell'identità rrom, da salvare dall'assimilazione, che è una naturale conseguenza della coesistenza con la maggioranza. E' importante coltivare parametri contemporanei dellostandard della lingua rrom.

Il nostro desiderio è importante, ma non basta. Donatori come CCFD Francia e CORDAID Olanda aiutano il nostro progetto ad Alliasi (Kinostudio) . Entrambe tentiamo di insegnare la lingua rrom con metodi innovativi e questo non basta. E' necessario il sostegno con testi pedagogici, con letteratura appropriata che permettano sistemi moderni per l'insegnamento della lingua.

La creazione di una modesta infrastruttura, coadiuvata con audiovisivi, con pubblicazioni illustrate, con racconti filmici permettono l'assorbimento della lingua rrom alle giovani generazioni. E' evidente il bisogno di insegnanti rrom, la loro preparazione pedagogica, la creazione di un gruppo solido, capace di insegnare il rromanes in tutta la sua profondità.

Nel processo educativo, sin dai primi anni si notano deficienze nell'equipaggiamento con testi scolastici e letterari, [...]

E' importante fornire aiuto finanziario agli studenti talentuosi di livello economico più basso, per pagare le spese scolastiche e di alloggio nei casi in cui studino in altri distretti.

I Rrom che frequentano il ginnasio hanno deficienze in diverse materie e in quelle comprese nell'esame di maturità, che sono di speciale importanza come parte dei test obbligatori per accedere all'università.

L'esperienza condivisa dice che la realizzazione di insegnamento supplementare per quanti frequentano il ginnasio può essere un metodo efficace. I ragazzi andrebbero aiutati in quelle materie dove provano inferiorità. Le lezioni complementari permettono loro di passare i test per andare all'università.

E' possibile rendersi conto che la creazione delle condizioni richieste, si incontra con la crescente sensibilità per la creazione di un'intelligenza rrom, che permetterà il raggiungimento di livelli professionali ed educativi, una obbligatoria richiesta del mercato del lavoro e l'integrazione dei più giovani nella società.

La creazione di una generazione rrom scolarizzata, con un contemporaneo livello nella teoria e nella pratica, sono la premessa per la loro inclusione nelle strutture amministrative, tra cui quelle dove la presenza dei rrom è importante per la comunità.

Questa orientazione socio-economica come priorità della strategia di Rromani Baxt Albania vede giovani ragazzi e ragazze rrom che abbiano l'ambizione di frequentare le università, qui o all'estero.

Per quanto sopra descritto, questi sono gli obiettivi e priorità:

· 1.1 Educazione prescolare.

· 1.2 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la frequenza della scuola pubblica e il suo non abbandono.

· 1.3 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la frequenza della scuola media.

· 1.4 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la frequenza dell'università.

· 1.5 Protezione, coltivazione ed assorbimento del linguaggio rrom, che significa la creazione di una infrastruttura con significati e sviluppi didattici, formazione dello staff didattico che seguirà l'insegnamento della lingua rrom.

Pubblicazione di letteratura pedagogica, illustrati, audiovisivi, che aiutino l'apprendimento della lingua rrom conforme agli standard attuali.

Suscettibilità dell'opinione pubblica e pressione democratica per includere l'insegnamento della lingua rrom nei programmi della scuola pubblica, soprattutto dove esiste un'alta percentuale di popolazione rrom.


Devlesar

Furtuna

 

Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Tel/Fax: 00 355 4 368 324, E-mail afurtuna@albaniaonl ine.net

 
Di Fabrizio (del 18/05/2007 @ 10:00:38, in scuola, visitato 2090 volte)

«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare "Francesco Baracca" di Mestre. Una scuola di frontiera, come di frontiera era l'esperienza del pilota cui è intitolata, che andava su e giù per i cieli a battagliare con quegli aerei di "carta" che si facevano nel primo '900.

Una multiformità che non si nota. Un dato solo: alla "Baracca", su una settantina di iscritti, circa venti sono rom o sinti. Anzi, quasi tutti sinti. O, per dirla che la capiscano tutti, zingari.
Sono i bimbi del vicino campo di via Vallenari, quello di cui si parla sui quotidiani un giorno sì e l'altro pure perché si progetta di spostarlo e di collocarlo in un'altrea area, appositamente attrezzata.
Però, entrando a scuola ci si rende ben poco conto, di primo acchito, di questa sorta di record da Guinness: tutt'al più si osserva qualche bambino che ha la pelle più scura. Ma sono gli stessi che all'intervallo stanno giocando insieme ad altri dal colorito molto italiano. E anche in classe i ragazzini che potresti immaginare di altra etnia sono sparpagliati qua e là per l'aula: scelta degli insegnanti, che cercano di favore l'osmosi e scoraggiano la formazione di gruppetti fissi, legati magari dall'etnia.
Quando poi cominciano ad aprir bocca e a fare domande all'ospite (il cronista), vanno a raffica, senza distinzioni, curiosi anche di sapere quanto guadagna un giornalista.
La "Francesco Baracca" è uno degli avamposti dell'integrazione. E anche se non è tutto rose e viole, è un'esperienza di formazione e di condivisione culturale che da anni sta dando lusinghieri risultati.
Alessandra Bressan, storica insegnante della "Baracca", dove ha passato più di trent'anni, si ricorda bene la situazione degli esordi. Allora sì la continuità della presenza a lezione degli alunni nomadi era una quasi-utopia. E il senso della disciplina e il rispetto delle regole e degli orari erano ben lungi dall'essere acquisiti.

Cos’è cambiato da trent’anni fa. Alessandra Bressan ha smesso di insegnare pochi anni fa, ma la passione per la sua scuola e per questo cocktail inusuale di umanità la tiene ancora avvinta al complesso scolastico che si trova in fondo a via Bissuola: era lì anche per organizzare, qualche settimana fa, il concorso "Io e gli altri", con la successiva premiazione dei disegni elaborati dagli alunni.
Da trent'anni fa la "scuola degli zingari" è cambiata. Non nel senso di una forzata assimilazione, ma in quello di un progressivo avvicinamento fiducioso: «Si è via via creato un rapporto di fiducia con i genitori», sottolinea il maestro Perazzi.
I segni del cambiamento possono sembrare piccoli, ma sono importanti: da qualche anno i piccoli sinti si fermano a mangiare alla mensa scolastica; prima non accadeva. Oppure tornano al pomeriggio, nelle giornate di rientro; prima non accadeva.
E non accadeva neppure - ricorda il maestro Nerio Bellemo - che venissero in gita. Adesso, invece, le mamme si fidano e, anche se mantengono un po' di ansie iper-protettive, affidano i loro figli agli insegnanti: «Purché - aggiunge qualcuna - lei, maestro, tenga mio figlio per mano».

Un saluto dalla curva. Parimenti, i papà sinti manifestano, magari un po' a modo loro, il compiacimento di avere i propri ragazzi a scuola: all'intervallo si avvicinano al cancello per fare un buffetto ai figli che giocano in cortile; oppure passano in auto e dal curvone danno un colpo di clacson per dire ciao ai bimbi.
E i nei? E le incomprensioni o le distanze culturali ? Non sono scomparse del tutto. Anche se il nomadismo è sempre meno diffuso, capita anche oggi che qualche famiglia del campo di via Vallenari ad un certo punto prenda su baracca e burattini e se ne vada, anche per qualche settimana. Il che non fa certo bene alla continuità didattica.
Ma la novità è che un bambino (è successo qualche mese fa) chiami al telefono il suo maestro per dirgli: «Io voglio stare lì con te, nella mia scuola a Mestre».
Così anche le difficoltà linguistiche che, sia pure più contenute di un tempo, persistono, sono controbilanciate da aspetti positivi: «Chiedo ai miei alunni - esemplifica Bellemo - di aiutarmi a spostare i banchi o di prestare una matita a chi se l'è dimenticata? I più gentili e più veloci sono i nomadi».

Di buono perfino gli odori. Certo, bisogna che gli insegnanti siano uniti, appassionati. Non è che alla "Baracca" ci debbano essere dei maestri con una marcia in più: in tante altre elementari - anche se la cosa non finisce in prima pagina - ci sono educatori competenti e generosi.
Ma alla "Francesco Baracca" bisogna aver presente che si è comunque immersi in un'esperienza pilota. Perdipiù, in una scuola piccola, si instaura un clima di comunità. Se ne fa portavoce Antonio Perazzi: «Con i colleghi si è costruita una vera sintonia. Ma se devo dire perché io mi trovo bene ad insegnare qui, dico che è perché ritrovo la spontaneità, la freschezza, quel modo affettuoso e riconoscente di fare che vedevo negli alunni delle mie prime esperienze da maestro, quando, in un paese delle colline emiliane, insegnavo in una scuola di campagna pluriclasse: 7 bambini dalla prima alla quinta. Perfino gli odori - di fresco e di aperto - ho ritrovato nelle classi qui alla "Baracca"».
 

 
Di Fabrizio (del 27/05/2007 @ 12:31:01, in scuola, visitato 2360 volte)

Pubblicato su Rom Sinti @ Politica, con richiesta di diffusione

Da mesi tutti i bambini Rom e Sinti che vengono forzatamente e “legalmente” allontanati dopo l’abbattimento delle loro povere baracche dalle ruspe, vagano per la Capitale in cerca di un posto dove dormire.

Vista l’insensibilità e l’ipocrisia dei nostri politici, sul concetto di solidarietà e legalità, come mamma e insegnante, mi rivolgo a tutte le persone che hanno a cuore i bambini e chiedo loro di sottoscrivere e diffondere questa foto con uno degli articoli della Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata anche dall’Italia

Articolo 2 della Convenzione
1.Gli Stati parti s'impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella presente Convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo nel proprio ambito giurisdizionale, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, del fanciullo o dei suoi genitori o tutori, della loro origine nazionale, etnica o sociale, della loro ricchezza, della loro invalidità, della loro nascita o di qualunque altra condizione.

2.Gli Stati parti devono adottare ogni misura appropriata per assicurare che il fanciullo sia protetto contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivata dallo status, le attività, le opinioni espresse o il credo dei suoi genitori, dei suoi tutori o di membri della sua famiglia.


Quanti volessero sostenere questo appello, sono pregati di:

- inserirlo nei loro blog

- inviarlo ai loro amici e conoscenti pregandoli di fare la stessa operazione

- trasmetterlo ai vari organi di stampa e informazione

- consegnarlo a persone dello spettacolo, della cultura, del cinema, della musica,dello sport….

- coinvolgere le varie organizzazioni sindacali

- esporre il volantino nei luoghi di lavoro, di culto, presso le università…..

- farlo pervenire all’Unicef e a tutte le associazioni che si occupano di minori
- ………
Maria Grazia Dicati



“La tua casa non c’è più e dovunque andrete vi manderemo via”
(Foto di Simona Caleo)

 
Di Fabrizio (del 31/05/2007 @ 09:45:55, in scuola, visitato 2813 volte)

Da Bulgarian_Roma

UN ANNO SCOLASTICO DI SUCCESSO

Il 24 maggio è il giorno dell'alfabeto bulgaro. E' una grande festa per gli studenti del primo grado. Quest'anno la festa è stata ancora più grande per gli studenti del primo grado che vivono nel ghetto rom di Veliko Turnovo.

Da più di un anno il Centro Amalipe ha iniziato a lavorare con questi bambini e i loro genitori, per rompere il circolo vizioso delle scuole speciali per bambini ritardati mentalmente che sono frequentate da molti bambini del ghetto, la qual cosa porta alla miseria e alla disoccupazione.

Anke è una di loro. Era molto nervosa all'inizio della scuola, l'anno precedente andava alla scuola speciale della città. Quest'anno è iscritta nella scuola "normale". Sua madre voleva che fosse questo il suo nuovo inizio. Per questo l'ha iscritta nuovamente in prima. Anke all'inizio aveva molta paura. Chiedeva: "Mi picchieranno come facevano sempre nella scuola speciale? Mi prenderanno in giro perché vengo dalla scuola speciale?"

Non è stato un facile inizio neanche per Ivan. Anche lui si è iscritto in prima per la seconda volta. L'anno scorso era in un'altra scuola, ma già il primo giorno era stato insultato da un insegnante ed i suoi genitori l'avevano ritirato. Gli insegnanti della scuola speciale tentarono più volte di convincerli a mandarlo a scuola. Rifiutarono. Sapevano che se Ivan voleva un futuro migliore, doveva andare alla scuola normale. All'inizio per Ivan è stata dura. Non aveva l'abitudine a stare in classe (e nemmeno nella scuola). La prima settimana scappava da scuola per tornare a casa. Suo padre dovette prendere un permesso per assentarsi dal lavoro e stare con Ivan a scuola finché non si è abituato.

Anche per Georgi l'inizio è stato duro. A otto anni non era mai andato a scuola e neanche all'asilo d'infanzia. La sua vita l'aveva vissuta per le strade del ghetto. Non sapeva comunicare con gli altri bambini e non aveva mai preso in mano una penna. Durante l'estate le insegnanti della scuola speciale avevano provato ad iscriverlo. Senza successo, perché non voleva sentire parlare di scuola. Il lavoro con i suoi genitori  è stato il più duro. C'è voluto più di un mese dall'inizio della scuola per convincerlo che non c'era niente di male nell'andare a scuola.

Ora tutti e tre hanno terminato il primo grado alla scuola Petko Rachev Slaveykov. E' una delle scuole migliori nel centro città. La mattina del 24 Anke, Ivan e Georgi hanno festeggiato con i genitori, ognuno di loro portando un mazzo di fiori.

Inizia la festa. Viene chiesto ai bambini cosa hanno imparato durante l'anno. I bambini scrivono, disegnano e fanno di conto. Le mani di Anke, Ivan e Georgi si alzano contemporaneamente. Qualche volta rispondono giusto, altre sbagliato - come gli altri bambini, rimanendo attivi. Sono contenti di sentire il contatto e l'amicizia di insegnanti e compagni di classe.

Non è stato facile arrivare a questo 24 maggio.. Abbiamo lavorato molto con i genitori dei nostri bambini. Assieme al direttore e agli insegnanti abbiamo lavorato anche con i genitori degli altri bambini e con i bambini stessi. Durante i nove mesi i volontari di Amalipe hanno svolto ogni settimana attività con i bambini per aiutarli a convivere. Ora Anke è la migliore della sua classe.

Anche gli altri bambini del ghetto sono scappati dalla trappola delle scuole speciali e ora sono tra i migliori studenti delle loro classi. I nove mesi hanno provato quanto sia importante per i bambini rom andare a scuola come tutti gli altri. E' stato anche provato che i nostri ragazzi possono farcela. Questi mesi d'altra parte hanno mostrato che per ottenere risultati bisogna compiere molti sforzi - che coinvolgono tutti noi: gli stessi bambini, i genitori, gli insegnanti, le OnG...

AMALIPE CENTER FOR INTERETHNIC DIALOGUE AND TOLERANCE, VELIKO TURNOVO

Bulgaria, Veliko Turnovo 5000,p.o.box 113, tel: 062/600-224, 600 541; 0888/681-134;

e-mail: deyan_kolev@yahoo.com, center_amalipe@yahoo.com,
 

 
Di Fabrizio (del 29/06/2007 @ 09:25:43, in scuola, visitato 2492 volte)

By Marianna Tziantzi - da Roma_Rights

Paraskevoula Sambanis è una bellissima ragazza rom con occhi scintillanti, e domenica è stata protagonista del popolare programma televisivo "Protagonisti" di Stavros Theodorakis. La ragazza undicenne, che vive ad Aspropyrgos nell'Attica occidentale, è l'unica nella sua vasta famiglia che sappia leggere e scrivere. Non vuole maritarsi giovane, ma intende prima terminare gli studi e diventare pediatra. Ce la farà? Forse, se supererà grandi ostacoli.

La vediamo mentre poggia i suoi libri in una piccola tenda issata in un vecchio hangar, questo è il suo studio. Con i libri di testo per terra, Paraskevoula studia a gambe incrociate. A notte, continua al chiarore di una lanterna.

La telecamera vuole catturare gli aspetti più interessanti della vita nell'accampamento rom - le facce espressive, i bambini che giocano all'aperto, l'agitarsi dei corpi con la musica. Ma le immagini soo accompagnate da storie che sono tutto tranne che fotogeniche: storie di povertà, analfabetismo, fogne a cielo aperto, malasanità ed esclusione sociale.

E la scuola?

"La scuola è bruciata," rimarca Paraskevoula casualmente.

E' così, anche se la scuola non è andata a fuoco casualmente. Persone non identificate hanno appiccato le fiamme durante le vacanze di Pasqua ad aprile. Il programma mostra tre containers con le pareti carbonizzate. I tre containers una volta erano la scuola.

Qui è dove Paraskevoula e altri 50 bambini rom avevano le loro lezioni, separati dagli "altri".

Questa è la grande notizia, la sfida per ogni giornalista, ma sfortunatamente mal si coniuga col format di questo tipo di show, che si focalizza sulle personalità, non sulle notizie. Quello che potrà influenzare il futuro della giovane Paraskevoula, viene solo accennato.

La scuola rom fu creata a settembre 2005, per la pressione dei genitori che non volevano i loro figli nella stessa classe dei Rom. Ma precedentemente vennero sfondate le finestre, poi apparvero graffiti offensivi, venne rubato l'impianto di condizionamento, e questa Pasqua sconosciuti assalitori hanno terminato la lista dei sabotaggi.

Quando apre una scuola, chiude una prigione, le voci circolano. Ma cosa succede quando brucia una scuola? La notizia dell'incendio ha impiegato sei settimane per arrivare ai media. Le comunità rom non hanno blogs per pubblicizzare le loro sofferenze.

"Protagonisti" è uno show con la sua specifica attitudine, un passo rapido, un buon lavoro di telecamera e direzione. Si avvicina ai suoi soggetti con sensibilità e tenerezza. In questo caso la ragazzina era un soggetto affascinante, ma non si deve dimenticare che la vita è il protagonista più perfido di tutti.

 
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