Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/09/2008 @ 09:13:27, in casa, visitato 1996 volte)

Da British_Roma

SALUTO A DALE FARM
Permettersi una casa è diventato sempre più difficile per innumerevoli persone il cui reddito continua a scendere. In un paese ossessionato dal possesso della casa questo sogno è diventato un incubo. Ma oltre a quanti lottano per pagare le loro ipoteche, c'è un altro gruppo di persone che soffre di un'insicurezza ancora maggiore. Oltre allo sgombero, c'è ora il rischio di diventare capri espiatori delle ruggini del paese e del fallimento del governo locale e nazionale.

Oltre 1.000 Viaggianti di Dale Farm, Essex, il più grande villaggio Zingaro nella GB, saranno sfrattati se il Consiglio Distrettuale di Basildon vincerà l'appello contro la Decisione dell'Alta Corte che impedisce la demolizione del sito in un'udienza del 5 dicembre.

Richard Sheridan, presidente del Consiglio Zingaro e portavoce per il sito, dice che i Viaggianti di Dale Farm soffrono un grosso errore della giustizia: "Il governo conservatore ha tolto il diritto di rimanere sul suolo pubblico nel 1994 quando ha abrogato il Caravan Sites Act del 1968, così i Viaggianti l'hanno comperato da loro. Ora siamo minacciati di sfratto dalla terra che ci siamo comperati," ha detto in una dichiarazione ad A World to Win.

"Il Consiglio di Basildon ha infranto l'Atto di Protezione dei Dati mettendo sul suo website pubblico dettagli personali e medici di 86 famiglie di Dale Farm. Sono preparati a spendere 3 milioni di sterline per sgomberarci, incluso quasi un milione di spese legali stimate, [...] Costerebbe 30 milioni di sterline ai contribuenti ottemperare alla legge se ci metteranno sulla strada - un enorme spreco di denaro."

Sheridan parteciperà il 16 settembre ad un summit Rom a Bruxelles patrocinato dalla UE, dove porrà il caso di continuare l'esistenza di Dale Farm. La riunione è stata richiesta quando il governo italiano ha criminalizzato i suoi stessi Rom. Il governo Berlusconi ha autorizzato incursioni all'alba, sgomberi e smantellamento dei campi, incluso 40 caravan e tende vicino a Roma.

Guidato dal leader conservatore Malcolm Buckley, il consiglio di Basildon ha messo da parte 3 milioni di sterline per abbattere le 132 case e sfrattare i Viaggianti dal loro sito a Crays Hill. Non è riuscito ad effettuare i suoi piani questo maggio, quando Andrew Collins, giudice dell'Alta Corte, ha ordinato di fermare lo sgombero per 40 famiglie. Un consigliere laburista ha descritto il minacciato sgombero come "una somma oltraggiosa di denaro impiegata per imporre le leggi di progettazione su un ex discarica in una strada anonima."

Ma una riunione del controllo di sviluppo del consiglio di Basildon tenutasi questo mese intende votare misure che potrebbero includere la demolizione di una piccola scuola in legno, una cappella e un ritrovo chiamato San Cristoforo. A Martina McCarthy, moglie di Richard Sheridan, è stata inviata una notifica, nonostante l'edificio sia stato costruito con la concessione del Consiglio della Contea di Essex e appartenga al Dipartimento per i Bambini, le Scuole e le Famiglie.

Il British National Party di estrema destra sta montando una viziosa campagna razzista di pressione verso i conservatori che attualmente controllano il consiglio di Basildon in vista di una riunione straordinaria per il 18 settembre. La disputa di fondo su Dale Farm è stata condotta con grida di guerra dal BNP che contesta tutti i 14 seggi locali.

L'estrema destra sta usando l'immigrazione e le tematiche dello sviluppo urbano per ottenere consenso in un area che ha visto lo sviluppo industriale andare e venire, con il declino della fabbrica di trattori Fard (ora della Case New Holland) e della compagnia Standard Telephone. Dato che Basildon è considerata un barometro dell'opinione pubblica per le elezioni generali, gli argomenti non sono solo locali.

A World to Win saluta gli organizzatori di Dale Farm, i leader Richard Sheridan, Joseph G Jones e Grattan Puxon del Consiglio Zingaro, per la loro campagna per i diritti di base, alla vita, alla salute, all'istruzione e alla privacy dei dati. Chiedono ai sostenitori di partecipare ad una manifestazione per i diritti umani il 16 settembre, in caso di tentativo di sfratto dopo l'udienza dell'Alta Corte di dicembre.

Corinna Lotz
Secretary, A World to Win
5 Settembre 2008

 
Di Fabrizio (del 13/09/2008 @ 09:01:06, in casa, visitato 1371 volte)

Da Mundo_Gitano

EL PAIS

In piazza Numancia a Santander c'è un cartello molto curioso che annuncia la vendita di un appartamento. Sin qui, tutto normale. La curiosità arriva quando si comprova che l'immobile non è in vendita ai "payos", come i gitani denominano le persone che non sono della loro etnia. L'annuncio è posto da abbastanza tempo ed è molto commentato tra i vicini. Così, se sei "payo", vai a comprare da un'altra parte.

 
Di Fabrizio (del 16/09/2008 @ 09:09:43, in casa, visitato 1546 volte)

Da Mundo_Gitano

Da: El Observatodo. El Diario Ciudadano de La Cuarta Región

I gitani di oggigiorno vogliono essere abitanti di La Serena, e perciò si sono incontrati per organizzare le gestioni e avere la propria casa. Nonostante ciò, devono lottare ogni giorno con la discriminazione Scritto da Cristián Pizarro Rojas

Dallo scorso 8 aprile, giorno in cui si commemora a livello mondiale il popolo Romanì, la comunità gitana residente a La Serena vuole dare una svolta alle proprie vite, senza dimenticare le sue storiche tradizioni. Da quella data, con l'appoggio del Governo e del municipio, stanno organizzandosi per realizzare il sogno di tutti i cileni. La casa propria.

In precedenza, hanno lavorato in maniera progressiva. Prima hanno lavorato sulla salute e per far uscire la comunità dalla sua condizione vulnerabile. Attualmente, stanno organizzandosi perché al più presto possano possedere una casa nel settore di Las Compañías, il quartiere che per anni li ha accolti e dove sono abituati a vivere.

Isaac Aristich è il presidente del comitato casa della comunità Romanì, ha ringraziato per l'appoggio ricevuto dalle istituzioni del Governo e municipali, perché il sogno di una casa propria è prossimo a farsi realtà. "Speriamo che tutto vada bene e che in qualsiasi momento ci sia la fumata bianca" ha detto Isaac.

Francisco Villalón, per il Governo, ha detto che in Cile risiedono circa 8.000 gitani, e che del comitato casa La Serena fanno parte 15 famiglie, che anelano vivere assieme nella stessa strada del citato quartiere.

Perché La Serena? Nel caso di Isaac, arrivò in città per fermarsi un paio di giorni. Le piacque così tanto, che tornò a Santiago per prendere la sua famiglia. Comprò un veicolo ed ora dice che non vuole andarsene dalla capitale regionale. "Non penso di partire, voglio radicarmi qui perché la vita sia ad un altro livello, niente più nomadismo e tutto per lo studio dei miei figli".

Da questo lato sono graditi, però si lamentano che nonostante le buone intenzioni esistenti da parte dei distinti organismi, che i gitani debbano ancora convivere con la discriminazione che impedisce loro di avere un lavoro, sino a cose semplici come salire sui mezzi di locomozione collettiva ed andare al ristorante.

"Abbiamo dato il nostro parere sul tema della discriminazione. Molte volte, ai gitani che vanno per le strade non si permette di salire sui mezzi o entrare nei ristoranti. Si tratta di discriminazioni che accadono spesso e che non ci vanno".

"Siamo discriminati in tutti gli ambiti. Nella sanità, nei trasporti. Vogliamo che la gente ci conosca per ragionare e decidere su noi. Che ci sia un tempo per conoscerci e che ci sia più spazio per noi nella società.  Se ci sono discriminazioni ovunque, noi gitani siamo i discriminati", ha detto il gitano Aristich.

Per tutto questo e dati i piani dei gitani di trasformarsi in serenensi, che sollecitano la comunità a potersi integrare nella nostra cultura, negli stessi mestieri, con uno stipendio, con il diritto alla salute, all'alloggio e alla dignità.

Non è stato facile avanzare su questa linea, ancora meno quando questa cultura è generalmente stigmatizzata per essere "ladri". Davanti a questa realtà, Isaac argomenta (...) "Non tutti siamo uguali. Anche tra noi ci sono classi sociali, gitani poveri, altri in buona condizione, non si può mettere tutti nello stesso sacco. Quando vivevo in una tenda,in due o tre tipi mi aggredirono e mi portarono via quel poco che avevo, e non per questo devo aver paura della gente senza parlargli. Non deve esistere che si tratti male una persona perché è di un'altra cultura, e noi viviamo con questo giorno per giorno. Stiamo provando a lottare per questo finisca".

Anche se non è stato facile, è più forte la voglia di cambiare e per questo i gitani serenensi vanno cercando differenti fonti di lavoro, approfittando del loro talento, col proposito di vivere con dignità e rispetto.

 
Di Fabrizio (del 19/09/2008 @ 08:49:39, in casa, visitato 1811 volte)

Anche se datato (29 luglio) segnalo questo lancio di International Alliance of Inhabitants (IAI) arrivato ieri

Istanbul, il coordinatore dell'IAI ha incontrato le vittime delle demolizioni

ISTANBUL (29.07.2008) – Cesare Ottolini, coordinatore dell'International Alliance of Inhabitans, ha visitato ieri Sulukule e Ayazma dove gli abitanti sono rimasti vittime delle demolizioni causate dal Progetto di riqualificazione urbana.

Ottolini, presente ad Istanbul per partecipare al congresso del Cooordinamento popolare per il Diritto alla Casa, ha incontrato i residenti di Sulukule le cui case sono minacciate di demolizione. Ha poi preso conoscenza dei problemi dei residenti ad Ayazma, che da vivono sotto le tende dal novembre 2007, quando furono violentemente sgomberati.

Nell’ambito della visita organizzata dal “Coordinamento popolare per il Diritto alla Casa” il presidente della “Associazione Residenti di Sulukule”, Şükrü Pündü, assieme ad altri membri, hanno fornito informazioni sul caso. Pündük ha affermato che più di mille famiglie saranno vittime delle demolizioni., ribadendo che le demolizioni avranno effetti negativi anche sul piano culturale. Per queste ragioni il progetto di ristrutturazione urbana deve essere fermato.

Ad Ayazma la situazione e’ grave

La seconda tappa di Ottolini è stata Ayazma. Le condizioni di vita estremamente disagiate degli oltre 110 residenti, ha colpito particolarmente l'attivista italiano per i diritti umani. Incontrando le famiglie nelle loro baracche, Ottolini ha affermato l’intenzione di lanciare una campagna di solidarietà internazionale per Ayazma.

Ottolini, dopo aver raccolto informazioni sulle demolizioni e le violazioni dei diritti umani ad Ayazma, ha assicurato il sostegno IAI alle vittime delle demolizioni.

 
Di Fabrizio (del 21/09/2008 @ 09:09:38, in casa, visitato 1604 volte)

Da L'Espresso LOCAL

Portici, servizi, chiesa un tetto per i nomadi
Brunella Torresin

Ieri sono state assegnate le case a Bruna, Samuel, Nicola, Gabriella, Natalina. Non sono state consegnate loro delle chiavi, ma «un´autorizzazione»: un foglio di carta timbrato, in sostanza un contratto. Le case non sono proprio come le nostre case, ma il nuovo campo nomadi di via Dozza, quartiere Savena, a ridosso dei vivai Ansaloni, che è stato inaugurato ieri, nella giornata della conferenza a Bologna delle Città Europee contro il razzismo, per molti altri aspetti è un condominio.

Vi abiteranno un´ottantina di Sinti: cittadini italiani da generazioni, tutti con residenza nel Comune di Bologna, da una ventina d´anni sistemati qui. Nomadi per cultura e per origine, ma più stanziali di tanti altri cittadini italiani. Il precedente campo, che si stendeva sullo stesso terreno comunale, era solo un´area sosta attrezzata: con bagni e docce in batteria e allacciamenti per le roulotte. C´è stato un periodo in cui una sola doccia funzionava, e le altre no.

Nel 2005, il bando regionale per l´assegnazione di contributi ai Comuni che intendessero migliorare le aree per i nomadi, ha dato la possibilità di ristrutturare ma più ancora di ripensare come organizzare il campo. L´intervento è costato 700mila euro, la Regione l´ha finanziato per l´85 per cento. Ha spiegato ieri la vice sindaco Adriana Scaramuzzino, anche assessore ai servizi sociali, che è possibile dare accoglienza senza creare esclusione, offrire servizi dignitosi senza tradire costumi e tradizioni. La qualità della convivenza si determina in base alla condivisione dei progetti e dei servizi. Qui è stata usata molta pazienza, e poi anche fantasia.

I Sinti hanno scelto alcuni loro rappresentanti, e hanno partecipato a una serie di incontri con gli operatori del Quartiere Savena - c´è un giovane assistente sociale che si occupa specialmente di loro, Marco Tocco - con i funzionari dei Lavori Pubblici del Comune e con il responsabile della progettazione, Piero Vendruscolo, che già tre anni fa aveva disegnato il campo sinti di Borgo Panigale. I Sinti desiderano continuare a vivere nelle loro case mobili, come fanno da generazioni. Anche al Savena continueranno a vivere nelle loro roulotte, ma avranno a disposizione, appena fuori casa, bagni riscaldati e cucine, in muratura.

Ma poiché, ad esempio, i piani di cottura in comune non erano graditi, ci si è inventati «i locali cucina» sotto il portico. Ogni portico ne contiene tre, separate da divisori. La comunità conta un´ottantina di persone: il più piccolo, Justin, ha sei mesi, la più anziana 71 anni. È la comunità che ha il più alto grado di scolarizzazione tra i Sinti di Bologna, alcuni ragazzi hanno frequentato anche le superiori. È formata da cinque famiglie allargate, composta ciascuna da tre, quattro nuclei. Perciò l´area è stata divisa in cinque «microaree», separate tra loro da una rete: ogni microarea, cioè ogni cortile, accoglie le roulotte e i camper della stessa famiglia allargata.

In ciascuna delle cinque microaree è stata costruita una «casetta» in muratura, dipinta con i colori di Bologna: rosso e ocra gialla, alternati sulle pareti e sotto i portici. Ogni casetta ospita tre (o quattro) bagni completi con antibagno, con altrettante caldaie, e tre (o quattro) cucine, uno e una per ciascun nucleo famigliare. Le cucine sono all´aperto, ma al coperto, riparate dal portico che corre sui tre lati di ciascuna «casetta». È un po´ come un campeggio. Ma ogni nucleo familiare è intestatario del contratto per la fornitura di elettricità, acqua e gas: non era mai successo prima. Pagheranno utenze e consumi.

E ogni famiglia, prima di accettare «l´autorizzazione», ha saldato quanto doveva al Quartiere di affitto arretrato per la sosta nel «vecchio» campo. Attorno alle casette è stato steso l´asfalto: e sull´asfalto la comunità di Bruna, Luigi, Natalina, Samuel..., sposterà le sue roulotte, i suoi camper e case mobili che per un anno, quanto sono durati i lavori, ha sistemato, stretto e concentrato sui terreni attigui. C´è anche la chiesa: la comunità ospita un pastore evangelico, e conta un discreto (19 settembre 2008)

 
Di Fabrizio (del 03/10/2008 @ 09:00:05, in casa, visitato 1662 volte)

Da Chiesa Evangelica Zigana

Brunella Torresin (19 settembre 2008) L'Espresso Repubblica

Ieri sono state assegnate le case a Bruna, Samuel, Nicola, Gabriella, Natalina. Non sono state consegnate loro delle chiavi, ma "un'autorizzazione": un foglio di carta timbrato, in sostanza un contratto. Le case non sono proprio come le nostre case, ma il nuovo campo nomadi di via Dozza, quartiere Savena, a ridosso dei vivai Ansaloni, che è stato inaugurato ieri, nella giornata della conferenza a Bologna delle Città Europee contro il razzismo, per molti altri aspetti è un condominio. Vi abiteranno un'ottantina di Sinti: cittadini italiani da generazioni, tutti con residenza nel Comune di Bologna, da una ventina d'anni sistemati qui. Nomadi per cultura e per origine, ma più stanziali di tanti altri cittadini italiani. Il precedente campo, che si stendeva sullo stesso terreno comunale, era solo un'area sosta attrezzata: con bagni e docce in batteria e allacciamenti per le roulotte. C'è stato un periodo in cui una sola doccia funzionava, e le altre no. Nel 2005, il bando regionale per l'assegnazione di contributi ai Comuni che intendessero migliorare le aree per i nomadi, ha dato la possibilità di ristrutturare ma più ancora di ripensare come organizzare il campo. L'intervento è costato 700mila euro, la Regione l'ha finanziato per l'85 per cento. Ha spiegato ieri la vice sindaco Adriana Scaramuzzino, anche assessore ai servizi sociali, che è possibile dare accoglienza senza creare esclusione, offrire servizi dignitosi senza tradire costumi e tradizioni. La qualità della convivenza si determina in base alla condivisione dei progetti e dei servizi. Qui è stata usata molta pazienza, e poi anche fantasia. I Sinti hanno scelto alcuni loro rappresentanti, e hanno partecipato a una serie di incontri con gli operatori del Quartiere Savena - c'è un giovane assistente sociale che si occupa specialmente di loro, Marco Tocco - con i funzionari dei Lavori Pubblici del Comune e con il responsabile della progettazione, Piero Vendruscolo, che già tre anni fa aveva disegnato il campo sinti di Borgo Panigale. I Sinti desiderano continuare a vivere nelle loro case mobili, come fanno da generazioni. Anche al Savena continueranno a vivere nelle loro roulotte, ma avranno a disposizione, appena fuori casa, bagni riscaldati e cucine, in muratura. Ma poiché, ad esempio, i piani di cottura in comune non erano graditi, ci si è inventati "i locali cucina" sotto il portico. Ogni portico ne contiene tre, separate da divisori. La comunità conta un'ottantina di persone: il più piccolo, Justin, ha sei mesi, la più anziana 71 anni. È la comunità che ha il più alto grado di scolarizzazione tra i Sinti di Bologna, alcuni ragazzi hanno frequentato anche le superiori. È formata da cinque famiglie allargate, composta ciascuna da tre, quattro nuclei. Perciò l'area è stata divisa in cinque "microaree", separate tra loro da una rete: ogni microarea, cioè ogni cortile, accoglie le roulotte e i camper della stessa famiglia allargata. In ciascuna delle cinque microaree è stata costruita una "casetta" in muratura, dipinta con i colori di Bologna: rosso e ocra gialla, alternati sulle pareti e sotto i portici. Ogni casetta ospita tre (o quattro) bagni completi con antibagno, con altrettante caldaie, e tre (o quattro) cucine, uno e una per ciascun nucleo famigliare. Le cucine sono all'aperto, ma al coperto, riparate dal portico che corre sui tre lati di ciascuna "casetta". È un po' come un campeggio. Ma ogni nucleo familiare è intestatario del contratto per la fornitura di elettricità, acqua e gas: non era mai successo prima. Pagheranno utenze e consumi. E ogni famiglia, prima di accettare "l'autorizzazione", ha saldato quanto doveva al Quartiere di affitto arretrato per la sosta nel "vecchio" campo. Attorno alle casette è stato steso l'asfalto: e sull'asfalto la comunità di Bruna, Luigi, Natalina, Samuel..., sposterà le sue roulotte, i suoi camper e case mobili che per un anno, quanto sono durati i lavori, ha sistemato, stretto e concentrato sui terreni attigui. C'è anche la chiesa: la comunità ospita un pastore evangelico, Chiesi Luigi Ministro di Culto, Della MEZ e conta un discreto gruppo di fedeli. Potrà fungere anche da sala per riunioni o assemblee

 
Di Fabrizio (del 05/10/2008 @ 09:00:05, in casa, visitato 1293 volte)

Da Czech_Roma

Prague Daily Monitor

Ostravice, Nord Moravia, (CTK) 29/9/2008 - Potrebbe emergere un ghetto Romanì nel villaggio di montagna di Ostravice, dato che lì una compagnia intende costruire case per i Rom di Ostrava, ma i residenti sono in forte disaccordo; l'ha detto lunedì ai giornalisti il sindaco Jaromir Dobrozemsky. La compagnia di Ostrava REALIS-INVEST che possiede l'area di un ex istituzione sociale locale, intende costruire in loco alloggi per circa 40-50 famiglie Rom di Ostrava.

Le autorità municipali hanno incontrato lunedì i rappresentanti della compagnia e della locale comunità Romanì ma, ha detto Dobrozemsky, il dialogo non ha prodotto risultati concreti. Il portavoce della compagnia ha rifiutato di commentare, chiedendo ai giornalisti di porre le loro domande per iscritto. Secondo Dobrozemsky, la compagnia ha proposto due varianti d'uso sul terreno abbandonato: secondo la prima, gli edifici saranno ricostruiti per essere usati come case per inquilini; la seconda prevede di costruire lì case per i Rom. "Non è stata presa nessuna decisione e gli incontri continueranno. Ci vorrà molto tempo per prendere una decisione," ha detto Dobrozemsky. Ha anche detto che lunedì i rappresentanti Romanì hanno chiesto come risolvere la loro situazione sociale.

Le domande riguardano il pagamento dei benefici di sicurezza e la capacità di asili e scuole. E' stato detto loro di porre le domande per iscritto. Dobrozemsky ha detto che con la seconda variante, la compagnia riconvertirebbe gli edifici in case per Rom con i fondi attesi dall'Unione Europea. I residenti del villaggio, che è situato nell'area protetta paesaggisticamente di Beskydy, non sono contenti della prospettiva di una vicinanza con un ghetto Romanì.

Un residente di 72 anni ha detto lunedì ai giornalisti di aver paura che molti Rom potrebbero aggiungersi dalla Slovacchia per unirsi ai loro parenti. Ha ammesso di aver paura soprattutto dei furti. Ha anche detto che i Rom non si adatteranno mai allo stile di vita della società maggioritaria. Secondo lui, il ghetto significherebbe la fine del villaggio.

Vratislav Gloziga, che custodisce i locali abbandonati, ha detto lunedì ai giornalisti che la situazione attuale è dovuta ai problemi di mutua comunicazione tra il comune ed i nuovi proprietari dell'area.

 
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 09:00:08, in casa, visitato 1951 volte)

Da British_Roma

Ustiben Report

Gli operatori sociali hanno detto ai residenti di Dale Farm che avranno solo 40 minuti di preavviso prima che gli ufficiali giudiziari e i bulldozer inizino a spianare il più grande insediamento Zingaro. Le 90 famiglie di Crays Hill saranno letteralmente lasciate al buio quando la polizia dell'Essex bloccherà le strade la mattina presto subito prima della massiccia azione diretta dal consiglio di Basildon. Un funzionario del Consiglio di Contea dell'Essex parlando all'incontro dei residenti nel Centro di San Cristoforo ha descritto lo sgombero di Basildon come sacrosanto.

Ma dettagli stanno gradualmente emergendo, come i dubbi sullo stanziamento di cinque milioni di euro per lo sgombero, già condannato da molti come atto di pulizia etnica. La settimana scorsa i funzionari si sono incontrati con i residenti per quietare le paure che il consiglio possa mettere i bambini in istituto durante lo sgombero, se la Corte d'Appello, dopo l'udienza di dicembre, dovesse dare il via libera alla distruzione di Dale Farm.

"Non vogliamo prendere i vostri bambini, non ne abbiamo intenzione," ha spiegato Lou Williams. "Fintanto che sarà possibile lavoreremo con voi e aiuteremo i giovani, i vecchi ed i malati."

Nel contempo Noreen Fry, funzionario ECC con responsabilità per gli anziani, ha rivelato che in discussioni con Basildon è stato dichiarato che i suoi dipendenti saranno informati non oltre 40/45 minuti prima dell'inizio dello sgombero.

"Ci riuniremo al parcheggio Belvedere," ha detto riferendosi all'osteria in Crays Hill, Billericay. "Anche la squadra di Basildon e la polizia saranno là."

Ha detto che il consiglio della contea ritiene ciò un'emergenza su vasta scala. Kathleen McCarthy, vice-presidente del comitato dei residenti di Dale Farm, ha ammonito che ogni tentativo del consiglio o della polizia di portare via i bambini, incontrerà la resistenza di giovani e genitori. McCarthy ha detto di sapere bene che il consiglio non può prendersi in carico i bambini senza una decisione del tribunale. Ma il capo della polizia ha l'autorità di emettere un ordine per cui la polizia può trattenere i bambini sino a 72 ore. Per questa ragione, il prossimo passo sarà di chiedere un incontro con Roger Baker, capo della polizia.

"Abbiamo costruito noi questa comunità e non vogliamo che venga distrutta," ha dichiarato. "Non vogliamo andare nelle case o cambiare la nostra cultura."

Williams ha detto che accoglierebbe con favore qualsiasi piano della comunità per spostare bambini ed anziani in un posto sicuro. E' stato detto che potrebbero essere utilizzate le chiese mentre le carovane si spostano in un terreno adiacente, grazie ai rapporti creatisi con le famiglie senza tetto. Lin Jacobs ha spiegato che lo ECC potrebbe offrire una sistemazione provvisoria ai più bisognosi. Se ci fosse acqua corrente, la sua squadra sarebbe in grado di continuare i servizi d'assistenza in quella che si descrive come una tendopoli temporanea.

E' stata informata che la Croce Rossa ha promesso aiuto ed ha donato una grande tenda. La necessità di aggiornare una valutazione di rischio elaborata da Basildon nel 2005 assieme alla Constant & Co. è stata sottolineata da Grattan Puxon, segretario della Dale Farm Housing Association.

"I bisogni di assistenza sociale della famiglia e tutti i rischi in questione non sono ancora stati esaminati," ha detto Puxon. "Dobbiamo essere parte in causa del rapporto di valutazione finale di rischio, perché è la nostra gente, bambini inclusi, ad essere in pericolo."

"Una volta che gli ufficiali giudiziari iniziano, demoliscono e bruciano tutto, ha detto Kate O'Brien, madre di Dale Farm.

"Ti spingono via e ti insultano a male parole, anche se sei malata o incinta. Ci mandano per strada e ci lasciano a vivere in un fosso."

 
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 09:36:13, in casa, visitato 1927 volte)

Da Roma_Daily_News

Cari amici,
Firmate per favore la petizione sotto riportata, per appoggiare il piano locale alternativo che mostra che un'altra Sulukule è possibile contro il progetto di "borghesizzazione" della municipalità...

STOP
No Fronteirs Autonomous Planners


Nota: Causa problemi tecnici sono andate perse oltre 500 firme. Stiamo cercando di recuperarle e speriamo di farle apparire appena possibile sul nostro sito web...

Un'altra Sulukule è possibile. Non è troppo tardi per far ripartire il processo di rinnovamento di Sulukule!

Sulukule è il più antico quartiere Rom del mondo. Ha ospitato per secoli la comunità Rom. Come conseguenza dello sviluppo di politiche di rinnovamento urbano, la municipalità del distretto di Fatih ha iniziato a sgomberare centinaia di persone dalle loro case.

Di conseguenza, gli inquilini sono stati rilocati a Taşoluk, 40 km dalla città, dove non potranno rimanere a lungo, primo, perché è per loro impossibile accollarsi i debiti e secondo, perché non possono condurre uno stile di vita secondo le loro tradizioni e cultura...

Così i proprietari hanno venduto le loro case a prezzi molto bassi, causa la paura di esproprio o stanno cercando nuovi alloggi comprando case nell'area ma con prezzi  alti.

Come conseguenza di questo progetto, non soltanto i Rom sono dispersi nella città e la loro cultura viene persa, ma anche la povertà viene trasferita in altre regioni di Istanbul, senza sviluppare alcuna reale soluzione nella zona. Viene inoltre ignorato che le nuove case offerte hanno costi troppo alti per i Rom.

Dal 2005, Sulukule è stato uno degli argomenti più discussi in Turchia ed in tutto il mondo. Per molto tempo, il pubblico e le istituzioni locali, nazionali ed internazionali hanno atteso una soluzione basata su un accordo tra le due parti.

Seguono alcune riflessioni:

  • Il Comitato UNESCO per il Patrimonio Mondiale, nel suo incontro in Quebec-Canada di luglio, ha dato alla Turchia il termine di febbraio 2009 per risolvere il problema. Il Comitato ha posto Sulukule tra i punti principali riguardo le aree storiche di Istanbul. Nel rapporto, si sottolinea come Sulukule sia soggetta ad un programma di "borghesizzazione" e la comunità Rom sia di fronte allo sgombero forzato. Si deve sviluppare una soluzione che bilanci le istanze di conservazione con i bisogni sociali ed identitari della comunità locale.
  • L'AGFE ONU Habitat si è incontrata il 1 settembre 2008 ed il primo articolo in agenda era Sulukule, assieme ad Ayazma, che riguarda un'altro progetto sull'area di Istanbul. L'AGFE ha deciso di inviare una missione ad Istanbul nei prossimi giorni.
  • La Commissione ONU per i Diritti Umani ha ricontattato il governo della Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule.
  • La Commissione di Helsinki USA-OCSE ha scritto la sua seconda lettera ufficiale al governo della Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule nell'estate 2008.
  • Il Rapporto sul Progresso della Turchia EU 2007 ha chiesto al governo turco di correggere i problemi nel Piano di Rinnovamento di Sulukule.
  • La Commissione Governativa sui Diritti Umani di Istanbul ha presentato un rapporto globale al Primo Ministro riguardo alle violazioni a Sulukule.
  • Le OnG locali ed internazionali assieme alle iniziative civiche continuano le loro reazioni con varie attività.

E' POSSIBILE UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA PER SULUKULE

Recentemente, un gruppo di volontari ha sviluppato un piano alternativo per Sulukule.

Questa squadra  interdisciplinare include circa 30 professionisti ed accademici, si chiama STOP (abbreviazione turca per "Pianificatori Autonomi Senza Frontiere") ha lavorato sul "Piano di Sviluppo Locale di Sulukule" e presentato i propri progetti al pubblico ed alla Municipalità di Fatih nell'ultima settimana di settembre.

STOP ha considerato tutte le analisi e le proposte della municipalità, assieme agli studi internazionali e locali civili ed accademici. Questi studi hanno determinato un'alternativa con un metodo differente che conserva il modello storico mantenendo la comunità locale nel quartiere senza farne delle vittime, fornendo sviluppo economico e sociale ed individuando migliori azioni costruttive. Nel farlo, STOP dice che Sulukule può essere rigenerata assieme alla sua comunità esistente.

STOP dichiara i seguenti vantaggi di questo piano:

Vantaggi finanziari:
Il piano è basato su di un modello finanziario più razionale ed è più economico da realizzare. Il metodo di miglioramento evita la demolizione degli edifici usabili e diminuisce i costi tanto delle demolizioni che delle costruzioni. Vengono proposte unità abitative più economiche che stanno tuttora accrescendo la qualità di vita della comunità locale. Gli hotel ed i centri commerciali-culturali proposti dai progetti esistenti vengono spostati e viene generato un meccanismo di reddito più sostenibile ed amichevole per la comunità locale con nuove opportunità di lavoro. Le caratteristiche storiche e culturali del quartiere vengono sfruttate nel contesto del turismo culturale.

Vantaggi per il modello fisico spaziale e culturale storico:
STOP conserva il modello storico e culturale del quartiere. Vengono create più aree verdi e spazi pubblici. I valori storici e archeologici, incluse le mura, sono conservati d'accordo con le restrizioni del piano di conservazione della regione.

Vantaggi per lo sviluppo sociale ed economico
L'approccio di STOP allo sviluppo sociale ed economico è basato sulla comunità locale ed alle sue tendenze di solidarietà che si sono sviluppate nel processo del piano di rinnovamento. Di conseguenza, la vicinanza viene integrata col resto della città, l'istruzione, la sanità e gli altri problemi sociali sono dati in carico ai centri civici, la rigenerazione economica viene fornita creando nuovi lavori che sono rilevanti per le possibilità sociali e culturali della comunità, incluso il turismo culturale, la floricoltura, i contratti per la fabbricazione di tessuti e di scarpe, così che i costi della vita vengono ridotti.

La Municipalità di Fatih ha fatto un passo positivo ascoltando il progetto alternativo e promuovendo a breve un incontro tra esperti. D'altra parte, non ha promesso di interrompere le demolizioni che sono tuttora una minaccia per il quartiere e anche per gli sforzi di riconciliazione.

IN BREVE
Considerando che Sulukule diventerà uno tra i primi posti ad essere visitati per la valutazione dell'UNESCO del febbraio 2009 ed anche per Istanbul 2010, la Municipalità di Fatih, quella di Istanbul e TOKI (Amministrazione Totale dell'Alloggio) dovranno fare le loro scelte tra:

  • Un esempio, con la prospettiva decadente degli anni '60 e '70, che demolisce totalmente la struttura fisica e costruisce un nuovo complesso senza proteggere niente
  • Un piano di sviluppo locale prodotto da una pianificazione moderna ed una concezione protettiva, un piano che pone le persone al centro, un piano partecipatorio capace di risolvere i problemi della località.

Noi , i sottoscritti firmatari chiediamo un processo partecipativo, incluse la municipalità, le università, TOKI, le camere professionali, le OnG, le iniziative civiche ed i rappresentanti locali,  che sviluppi il piano alternativo di STOP e riveda il piano esistente. Invitiamo tutte le autorità, compreso il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, TOKI, i sindaci di Istanbul, la Municipalità di Fatih ed il comitato conservativo ad essere più sensibili alle tematiche di Sulukule ed a stabilire una piattaforma comune per continuare questo processo di piano alternativo con un approccio riconciliativo ed egualitario.

 
Di Fabrizio (del 31/10/2008 @ 09:33:39, in casa, visitato 2917 volte)

Colombo (PD): "Quando la roulotte si ferma, di notte, i vigili picchiano sulla roulotte e spaventano i bambini". La Lega smentisce

Roma – 30 ottobre 2008 - Attacco nell'Aula della Camera di Furio Colombo (Pd) in difesa di una famiglia sinti. "Mentre noi stiamo parlando - ha detto Colombo - una roulotte con una famiglia, madre, padre e cinque figli, viene tenuta dal sindaco di Chiari, il senatore leghista Sandro Mazzatorta, in continuo movimento. Si tratta di cittadini italiani sinti. Quando la roulotte si ferma, di notte, i vigili picchiano sulla roulotte e spaventano i bambini".

La famiglia, fino al 2004, era legalmente residente in un'area sulla quale la precedente amministrazione comunale (nel 2001) utilizzando un finanziamento regionale aveva anche collocato cinque case. Ma, nel 2006, l'attuale amministrazione ha consegnato l`ingiunzione di sgombero dal campo a questa e ad altre quattro famiglie e il 25 settembre del 2007 il sindaco di Chiari ha ordinato la cancellazione della residenza.

La Lega non tarda a rispondere, dichiarando che sulla vicenda Colombo sta mentendo. "Non è vero che a Chiari i vigili vanno a picchiare la gente. Noi chiediamo legalità". Claudio D'Amico (Lega) sostiene "che tre famiglie risedevano in un piccolo campo nomadi, in modo abusivo, e quando il neo-sindaco gli ha chiesto di regolarizzare la situazione gli hanno creato problemi".

La famiglia, dice D'Amico, "non ha rispettato" il nuovo regolamento comunale per il funzionamento del campo nomadi e l'amministrazione "li ha sfrattati. Loro hanno fatto ricorso al Tar che ha dato ragione all'amministrazione. L'amministrazione ha offerto loro tre case che sono state rifiutate. Hanno chiesto qualcosa per lasciare il campo. L'amministrazione gli ha dato 18mila euro a fondo perduto ma ora quando tornano in luoghi non consentiti vengono allontanati, non con i bastoni, non con la forza, ma in modo molto fermo".

 

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