Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/06/2007 @ 14:19:56, in Italia, visitato 3205 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati

Patto per Roma Democratica e Solidale
Appello per la città che vogliamo

È accaduto a Roma e a Milano ma sta accadendo, con diverse modalità in numerose città italiane.
Sindaci come Veltroni, si comportano da autorità assolute e decidono, supportati, spesso da governatori di Regioni e Province, quali sono le priorità da affrontare nella agenda politica della città che amministrano.
A Roma, secondo il sindaco, la priorità è rappresentata dall’allarme sociale creato dagli uomini e dalle donne recluse in campi attrezzati o abusivi.
A Roma la priorità è costituita da chi, non potendo permettersi le spese di un alloggio decente, è costretto ad abitare in baracche fatiscenti ubicate spesso in aree insalubri, dense di pericoli, lungo il Tevere e l’Aniene.
Cittadini invisibili che in alcuni casi arrivano a vivere in cave di tufo per sfuggire anche al rischio di essere catturati.
E a Roma non si combatte la povertà ma i poveri, non si cercano soluzioni che rendano per tutti e per tutte possibile progettarsi un futuro migliore ma si preparano campi di deportazione fuori dalle cinta del raccordo anulare chiamandoli anche “Villaggi della solidarietà”.
Per realizzare queste strutture, veri e propri ghetti che riportano alla memoria esperienze fosche di apartheid, il Comune avrà a disposizione 15 milioni di Euro.
Il progetto firmato anche con la Prefettura, “Patto per Roma sicura” ha finora viaggiato nelle stanze più accondiscendenti dei poteri forti, è stato supportato mediaticamente da giornali e televisioni che hanno provveduto ad un opera di “etnicizzazione” di ogni fatto di cronaca, per giustificare norme repressive e securitarie.
Ma esiste a Roma, come nelle altre città italiane una società civile, democratica, vigile e antirazzista.
Associazioni di migranti e di autoctoni, movimenti, forze sociali e politiche, singole e singoli cittadini che non vogliono cadere in questa logica.
Un universo variegato, che non condivide le risposte che si danno a domande di giustizia sociale, che ne vuole individuare altre e che vede, dietro la ricerca del capro espiatorio, tanto l’incapacità a farsi carico dei bisogni di tutte e di tutti, quanto la volontà di favorire il mercato immobiliare e le speculazioni edilizie.
A questo mondo nessuno ha mai chiesto di firmare alcun patto, di questo mondo nessuno ha voluto ascoltare le voci e trarne le dovute conseguenze.
Facciamo perciò appello, al di là delle diverse sensibilità, al di là delle diverse modalità con cui si affrontano le stesse tematiche, perché queste voci trovino un momento unico per farsi sentire in sede istituzionale, per mobilitarsi se necessario, affinché il Patto per Roma sicura venga boicottato e smentito.
Ci auspichiamo un altro patto siglato dall’amministrazione con tutte e tutti coloro che vivono a Roma, indipendentemente dalla loro provenienza e dal loro status sociale.
Un patto per una Roma democratica e solidale, che ci impegniamo a realizzare insieme.
Per discuterne insieme, e per trovare insieme soluzioni e proposte comuni, invitiamo tutte e tutti ad una assemblea pubblica che si terrà
Martedì 26 giugno dalle ore 18, presso la Casa delle Culture,
Via di S. Crisogono 45 (Trastevere nei pressi diP.zzaSonnino)
Per informazione e contatto:
Claudio Graziano: 3356984279, e mail: claudiograzianoit@yahoo.it
Hamadi zribi : 3334408921, e mail: hamadi.zribi@posta.rifondazione.it
Andrés Barreto: 3402392099, email: andresbarreto@libero.it
Francesco Careri, 347 4142500, email: careri@uniroma3.it

Hanno aderito finora:
Action; Arci Roma; Attac; Campo per la Pace Ebraico; PRC Roma; Riva Sinistra; Associazione Dhumcatu, Rdb-CUB Immigrati Roma;Annamaria Rivera;(docente Università di Bari) Maurizia Russo Spena; (Ricercatrice); Sveva Haertter (Ufficio migranti Fiom); Anna Pizzo (consigliera regione lazio), Adriana Spera (capo gruppo PRC- SE Roma), Padre Roberto Sardelli (scuola 725). AINAI (Associazione nordafricani in Italia),Filippo Miraglia rep immigrazione arci;Grazia Naletto(Associazione Lunaria); Stefano Galieni (Dip. Immigrazione PRC nazionale),Alessia Montuori (Associazione Senzaconfine), STALKER Osservatorio Nomade; Maurizio Fabbri (capon Gruppo Gruppo PRC-Se Provincia di Roma) Giada Valdannini (giornalista e studiosa di cultura rom);Vivi Valente ( Associazione Progetto Diritti), Santino Spinelli (Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Romanì nel MondoCommissario per gli Affari Esteri dell’International Romani Union IRUVice Presidente del Parlamento dell’IRU, Delegato Italiano dell’ERTF), Luciana Menna, Valeria Belli (ass. Onlus Yakaar), Marco Brazzoduro (professore alla Sapienza); Associazione Ex-Lavanderia- Roma, La casa delle Culture, Simona Sinopoli arci, Meo Hamidovic (cooperativa Sociale Onlus Rom Bosnia Herzegovina), Pilar Saravia ass.NODI, Prof. Giulio Girardi (Teologo);Hamadi Zribi (Responsabile immigrazione PRC Roma), Prof. Bruno Bellerate (ex docente universitario), Stefania Ruggeri (Cooperativa sociale B612- Ostia),Fabio Baglioni (ASGI); Associazione sri lankesi in italia, Laura Nobili, Rosaria Gatta ARCI, Irene Castagna ARCI, Maria Giovanna Casu ARCI, Aida Nahum, Caterina PATTI Assessore con delega alle politiche dei migranti del XIX Municipio;Claudio ORTALE Capogruppo PRC-S.E. del XIX Municipio di Roma, Alfonso Perrotta (associazione interculturale villaggio globale),Gianluca Peciola (assessore XI Municipio), Roberto Morea (assessore ai servizi sociali del I municipio), Silvia Macchi (urbanista),Tiziana La Torre ARCI, Fabrizio Burattini (Segreteria Cgil Roma Sud), Giorgio Cremaschi (Segreteria nazionale Fiom), Giulia Cortellesi Lunaria, Claudio Graziano Arci, Stefano Moser alice nel mondo, Sandro Medici (Presidente del X Municipio), Ghirmai Tewelde (consigliere PRC-SE XVIII), Nando Simeone (Vice Presidente del Consiglio Provinciale di Roma), Lucio Conte (consigliere VII Municipio), Associazione Scuola Università Ricerca, Gennaro Loffredo (Associazione Maria Musu), Cristina Formica (Chiama L’Africa), nodo di Roma Rete LILLIPUT, Vittoria Pagliuca (attivista diritti umani), Mirjana Brkic ARCI, Hevi Dilara Europa levante, Associazione Chiama l'Africa onlus,…
 
Di Fabrizio (del 25/06/2007 @ 08:19:56, in Italia, visitato 2931 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Rom: esseri umani o pacchi postali?

Siamo arrivai al limite del grottesco: Vitali mantiene la propria promessa elettorale e sgombera il campo abusivo in zona S. Paolo, tra gli applausi e le urla inferocite della gente accorsa in strada (scena davvero triste!).
Come sempre accaduto in questi tre anni (siamo al nono sgombero con abbattimento di baracchette incluso, per un costo complessivo stimato da alcuni in circa 150.000€!) dopo poche ore i Rom cercano di tornare. Ma questa volta la zona è presidiata. Inizia una lunga peregrinazione di 180 persone per la città, che li porta, tra l'altro, anche a sostare un pomeriggio intero in Piazza S. Magno, davanti al Comune.
Alla fine una loro delegazione viene ammessa a colloquio con il Sindaco, che riconferma la linea dura. A giudicare da quanto riportato dai giornali il colloquio si svolge in questi termini: "Qui non c'è più posto per voi. Quello che possiamo offrire sono i container vicino alla Grancasa (posti per 3-4 famiglie) e i biglietti per tornare i Romania".
Nulla di fatto, quindi, e la peregrinazione riprende... dove? Nei boschi al confine tra Legnano e Busto Arsizio. Risultato: Rom che per 3-4 giorni vengono sgombrati dalla Polizia Locale di Busto, fanno 100  m e  rientrano a Legnano. Al mattino vengono sgombrati dalla Polizia Locale di Legnano, fanno 100  m e rientrano a Busto... e così via!
...insomma, trattati come pacchi postali rispediti al mittente!
Di fronte a questa situazione allucinante, ancora una volta, noi di Insieme per Legnano abbiamo ribadito che la  questione non si risolve con gli slogan ("Tolleranza zero", "via i Rom da Legnano", ecc.), buoni per vincere le campagne elettorali ma non per sciogliere i problemi.
Abbiamo quindi ribadito la nostra volontà di collaborare con le forze istituzionali (Comune di Legnano e a questo punto Comuni limitrofi, Prefetture di Milano e Varese, Provincia) con le forze sociali (Caritas e altre associazioni impegnate per l'accoglienza degli stranieri) perchè, attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto, si possa studiare e avviare un progetto che coniughi solidarietà (percorsi per l'inserimento sociale dei nuclei familiari Rom) e legalità (rispetto delle regole di convivenza civile, attraverso un patto che vincoli i beneficiari del progetto, per esempio, a rinunciare all'accattonaggio, a mandare regolarmente i figli a scuola, ecc.)
Per ora non abbiamo ottenuto risposta. Non appena possibile, porteremo questa richiesta, insieme a un nostro progetto, nelle sedi istituzionali opportune.
Se l'unica risposta che otterremo sarà ancora un secco no, chi lo avrà pronunciato se ne assumerà le responsabilità di fronte alla comunità Legnanese.

 

 

 

A chi fosse interessato, posso fornire articoli dei quotidiani locali sugli argomenti trattati sopra.

 

A presto,
Lorenzo Radice.  
 
Insieme per Legnano

 lorenzoradice@alice.it


 

Emergenza ROM: da Legnano all'Altomilanese
Legnano (19 giu 2007) Come promesso in campagna elettorale, il neo sindaco di Legnano Lorenzo Vitali prima di definire la giunta e di risolvere le piccole tensioni interne alla maggioranza, ha voluto prendersi carico dell'emergenza ROM. Promessa mantenuta: venerdì 15 giugno, ore 7.00, è iniziato l'ennesimo sgombero.

 
Dal 2004, quando i ROM presenti sul territorio di Legnano erano una ventina, sono stati eseguiti ben nove sgomberi, il penultimo lo scorso marzo, l'ultimo, appunto, venerdì scorso: per la cronaca 180 i ROM coinvolti, dislocati in 6 diversi campi nel rione San Paolo, tra la via Liguria ed il Cimitero Parco. Come oramai di consueto, i 50 uomini della polizia sono stati accompagnati da personale della Croce Rossa e della Caritas, premuroso di prendersi carico della prima assistenza ai nomadi: donne, anziani e bambini (il più piccolo di soli 15 giorni di vita) in particolare. In poche ore lo sgombero era terminato: baracche 
abbattute, terreni ripuliti e recintati, sentieri chiusi da cumuli di terra; dopo una rapida identificazione, in quanto tutti erano muniti di regolare passaporto, i ROM si sono diretti verso piazza S.Magno, improvvisando un corteo, pacifico, silenzioso, scandito solamente dalla fisarmonica del "capofila". Una delegazione di capifamiglia, con la presenza della mediatrice culturale Diana Pavlovic, di Nicoletta Bigatti e di Giuseppe Marazzini, è stata ricevuta dal sindaco Vitali e dal suo "ex" Cozzi. Nessun "dietro-front" da parte del primo cittadino, che ha dichiarato: "Il Comune pagherà il viaggio a tutti coloro che vorranno tornare in Romania. Una ventina di persone potranno essere accolte nei container di via Jucker, per gli altri qui non c'è posto. Quindi si fa come decido io - ha chiuso Vitali- se i Rom torneranno nei boschi, ci regoleremo di conseguenza".

 
Dal primo pomeriggio di venerdì è così iniziata la "diaspora" dei 180 Rom: 35 sono stati ospitati nei container di via Jucker (ma già ieri pomeriggio erano solo 7), qualche mamma con neonati in camere di albergo, gli altri si sono dileguati tra i campi e i boschi di Legnano, al confine con i territori di Busto Arsizio (Borsano) e Villa Cortese. Il primo campo è sorto in una radura tra via Novara e via per Villa Cortese, il secondo dall'altro lato di via Novara, all'interno del parco dell'AltoMilanese, al confine tra il territorio di Legnano e quello di Busto. Passano i giorni, i campi si moltiplicano e l'emergenza si allarga anche ad altri Comuni: questo il risultato, sicuramente prevedibile e scontato, di un ennesimo sgombero senza pensare ad un serio progetto alternativo per dare una soluzione definitiva e matura al problema.

 
Un progetto di sostegno per chi vuole integrarsi (uomini e donne che lavorano, bambini che vanno a scuola), un progetto rigoroso per punire e allontanare chi non rispetta la legalità e le leggi del nostro Paese e per garantire sicurezza ai cittadini. Un progetto che deve superare le divisioni politiche, che deve unire tutte le forze cittadine, quelle politiche e quelle della società civile (le stesse che fino a qualche settimana fa non si sono certo risparmiate in campagna elettorale), che deve coinvolgere i Comuni vicini, la Provincia di Milano e quella di Varese, i cittadini dei quartieri interessati, le forze dell'ordine e le associazioni di volontariato.

 
Nove sgomberi in tre anni hanno dimostrato che questo non è certamente il metodo per risolvere il problema, anzi, serve solo ad allontanarlo e a far finta di non vederlo: ora penso sia giunto il momento di cambiare rotta, per Legnano, per i suoi cittadini e per coloro che cercano una vita migliore nel nostro Paese!
 
Di Fabrizio (del 28/06/2007 @ 14:17:31, in Italia, visitato 2475 volte)

Di sgombero in sgombero e di campo in campo, anche con un improbabile numero chiuso non faremo molta strada

Che sulla sicurezza ci si giochi ormai la fetta più consistente del consenso dei cittadini non è una gran scoperta, come non lo è il fatto che i Rom costituiscano lo spauracchio per eccellenza.
La destra lo ha sempre saputo e ne ha fatto uno dei cardini della propria agenda politica. La sinistra sembra essersene accorta da poco, ma sta tentando di recuperare il tempo perduto con buona lena.
Proprio sulla presenza dei Rom si sono consumate due svolte politiche a Milano: gli epicentri a poche centinaia di metri di distanza, incrociati gli effetti degli smottamenti.
A Palazzo Isimbardi il Presidente della Provincia tracciava la linea per la prossima lunga campagna elettorale accreditandosi come uomo d’ordine, ancor più di quanto la propria storia già non dicesse. A Palazzo Marino, con una singolare coincidenza di tempi, autorevoli esponenti dell’Ulivo presentavano una mozione che in buona sostanza chiede il numero chiuso per i rom. La mozione, approvata dalla quasi totalità del Consiglio Comunale, non solo segna una svolta per la sinistra ma anche per gli equilibri interni alla maggioranza, poiché questo documento subito sottoscritto e votato da AN e dai duri di Forza Italia, segna la sconfitta della linea dell’Assessore Moioli .
Possiamo ben dire che il tutto risale all’abile mossa del Sindaco di porre al centro dell’agenda politico-mediatica una questione sicurezza non suffragata dai dati; ma sappiamo bene che, come ha diagnosticato Jean Baudrillard, siamo nell’epoca della “sparizione della realtà”. Pertanto da oltre tre mesi l’alfa e l’omega del dibattito pubblico è la sicurezza ed è altrettanto inevitabile che al centro del mirino finisse anzitutto la presenza dei Rom.
Dell’atmosfera che circonda la loro presenza sul nostro territorio, se mai ce ne fosse stato bisogno, abbiamo avuto la conferma con quanto è accaduto ad Opera tra la fine del 2006 e i primi giorni del 2007.
Il problema indubbiamente esiste e da un decennio almeno. Le cause sono note: l’implosione dell’ex Jugoslavia e il collasso del sistema sociale rumeno –entrambi verificatisi nei primissimi anni ’90 del secolo scorso- hanno prodotto un esodo delle popolazioni “zingare” che vivevano in quei due paesi. Ma proprio perché questo fenomeno –che ha subito un’accelerazione dall’1 gennaio scorso quando la Romania è entrata a far parte dell’UE– non è una novità il fatto che venga affrontato come emergenza suscita qualche perplessità. A meno che, data l’indubbia utilità degli spauracchi e degli stereotipi, una situazione tanto deteriorata faccia comodo.
È ormai un decennio che la politica degli sgomberi e la logica dei campi produce una transumanza di disperati per Milano. Ci sono bambini che sono cresciuti tra via Triboniano, via Barzaghi, via Adda, tra baracche, case fatiscenti occupate e campi nei quali le condizioni igienico sanitarie sono peggiori di quelli degli slums di Nairobi e Lagos.
Ci sono generazioni ormai impegnate in un via vai disperato cui assistiamo anche in questi giorni: i nomadi sgomberati una decina di giorni fa da Chiaravalle sono andati in Triboniano, sgomberati da lì sono ritornati alla spicciolata di nuovo a Chiaravalle, suscitando l’ovvia quanto giustificata incazzatura –si tratta di un eufemismo– dei cittadini.
Che fare dunque? Come rispondere ai cittadini giustamente preoccupati?
Il compito di chi governa è fornire soluzioni, e anche un’opposizione responsabile che voglia candidarsi in modo credibile ad amministrare la cosa pubblica non può certo limitarsi a petizioni di principio o sterili sentimentalismi.
Quindi che fare? Si può continuare per un numero indefinito di anni con i campi e gli sgomberi?
Le due svolte politiche di cui parlavamo benché segnino un passaggio di fase, nonché provocare una frattura nel centrosinistra milanese e ridefinire i rapporti di forza all’interno della maggioranza a Palazzo Marino, non sembrano indicare soluzioni. Se non chiedere un numero chiuso di applicazione assai difficile –sia dal punto di vista pratico che da quello giuridico– e invocare spostamenti che non potranno vedere che esiti assai peggiori rispetto a quello già drammatico di Opera sette mesi orsono.
Per il resto, per ciò che conterebbe e che servirebbe, non una parola. Come se i Rom presenti sul nostro territorio fossero ontologicamente votati ad “abitare” nella sporcizia e nel degrado, come se fossero geneticamente portati al crimine e pertanto destinati a “vivere” tra uno sgombero e un campo. Non una proposta su percorsi di integrazione, non una riga sulla decine di migliaia di alloggi popolari che servono a questa città e che in una minima parte, se fossero mai costruiti, potrebbero anche servire a segnare una prima tappa di transito dei Rom in un percorso di inserimento che la grande maggioranza di loro cerca.
Una mozione, una svolta politica, ma soprattutto la parola fine sulle speranze –o illusioni– di poter sottrarre migliaia di persone a quello sfacelo dei campi, a quella condanna, mai pronunciata da alcun giudice, ad un orizzonte in cui ci sono sgomberi e presidi.

Beniamino Piantieri

 
Di Fabrizio (del 07/07/2007 @ 09:43:37, in Italia, visitato 1701 volte)

Città Aperte: Genti, Generi, Generazioni

XIII Meeting Internazionale Antirazzista

21-28 luglio 2007

 

 

Le città sono attraversate oggi, più che in passato, da fenomeni sociali complessi derivanti dalla mobilità interna e internazionale.

Milioni di persone sono alla ricerca di un futuro migliore o di protezione. Gli effetti dell’ingiustizia globale, delle guerre e dei conflitti tra gruppi hanno moltiplicato il numero di uomini e donne che si muovono da un punto all’altro della Terra.

Le città, nel nord come nel sud del mondo, rappresentano la meta privilegiata di queste migrazioni. L’arrivo dei migranti nelle città modifica la fisionomia urbana. Nascono spesso nuove barriere, più o meno visibili, che derivano da differenze, vere o presunte, intorno alle quali si costruiscono nuovi assetti e relazioni sociali.

Riflettere sulle trasformazioni urbane oggi vuol dire affrontare il nodo centrale della società del futuro, del mondo che vorremmo.

Città Aperte o città chiuse?

Come ogni anno stiamo lavorando per l’organizzazione del Meeting Antirazzista che  avrà luogo a Cecina dal 21 al 28 luglio 2007.

Quest’anno abbiamo in programma una giornata incentrata sul popolo Rom (fissata per il 25 luglio) che si articolerà nel modo seguente:

 

Dalle ore 10 alle ore 13

-          incontro con il Comitato  nazionale Rom e Sinti Insieme;

 

dalle ore 15 alle ore 17

-          presentazione della pubblicazione con DVD del Progetto Rom Toscana e delle sue buone prassi, frutto dell’esperienza data da  anni di lavoro, e di altre buone prassi in atto sul territorio italiano;

 

dalle ore 17 alle ore 19

-         incontro che prevede la discussione di questioni importanti concernenti la situazione dei Rom in Italia;

 

ore 21.30

-         esibizione di un gruppo di musicisti Rom.

 

La invitiamo pertanto a partecipare a questa iniziativa considerandola molto importante, sicuri che possa costituire un’ulteriore occasione per approfondire il delicato tema, a noi tutti caro, della situazione dei Rom e Sinti in Italia.

Sperando che vogliate prendere parte alla nostra iniziativa, vi ringraziamo per il vostro impegno e per la vostra attenzione.

Cordiali saluti

 

Roberto Ermanni

ARCI Toscana

AT Toscana   

Settore Immigrazione

 

 

Per ulteriori informazioni:

 

Stefano Kovac

Accoglienza Toscana

Tel. +39 055 26297242

www.accoglienzatoscana.it

 

Demir Mustafa

Operatore sociale

Arci Toscana

Cel: 338/2978075

demirmustafa@virgilio.it

 

Meeting Internazionale Antirazzista 

e-mail: meeting.toscana@arci.it

Tel. +39 0586 684929

 http://meeting.accoglienzatoscana.it

 
Di Sucar Drom (del 08/07/2007 @ 20:44:44, in Italia, visitato 2157 volte)
Oramai da alcune settimane anche Milano si allinea alla linea veltroniana degli sgomberi. Come a Roma anche a Milano sono giornalieri gli sgomberi delle famiglie Rom che si spostano in altre aree. Ultimo in ordine di tempo, ieri mattina in un'area adiacente al Parco delle memorie industriali, tra la via Spadolini e la ferrovia, nei pressi della via Pompeo Leoni.

Fa sorridere la dichiarazione trionfante di De Corato: "Oggi e' stata liberata un'altra area occupata abusivamente da una baraccopoli. Come promesso, con i dovuti tempi, ma inesorabilmente, andremo a ripristinare la legalità sul territorio, mettendo fine a tutte le zone franche, secondo la Mappa del rischio elaborata dalla Polizia Locale e condivisa da Prefettura e Questura con la firma del Patto per la Sicurezza".

L'operazione, cominciata alle 7.30, e' stata pianificata e condotta dalla Polizia Municipale, sezione Problemi del territorio, di concerto col settore Ambiente del Comune. Sul posto sono intervenuti tre agenti e un commissario. Dopo l'abbattimento delle baracche, sono cominciate le operazioni di bonifica del territorio da parte dell'Amsa, cui seguira' l'intervento del Nuir (Nucleo intervento rapido), che provvederà a ripristinare le parti danneggiate della recinzione metallica in modo da chiudere perfettamente l'area.

Leggi l’agenzia stampa…

http://www.agi.it/milano/notizie/200707071214-cro-r012104-art.html


 
Di Daniele (del 11/07/2007 @ 09:29:13, in Italia, visitato 1978 volte)

di Federica Santoro - Megachip

In questi giorni di polemiche attorno al “Patto per la sicurezza” voluto dal sindaco di Roma Veltroni, è opportuno forse ripercorrere brevemente la storia del “Popolo del vento”, in nome di quella integrazione che stenta nei fatti. Il Patto prevede lo spostamento dei campi rom al di fuori del Grande raccordo anulare con la costruzione di quattro mega villaggi da mille posti l'uno.

Chi crede che la diaspora delle carovane sia sinonimo di assenza di radici, resterà sorpreso. Chi sono i Rom? Da dove vengono? Hanno mai provato ad integrarsi? A differenza di quanto si possa pensare il popolo dei Rom non nasce come un popolo nomade. Il lungo cammino delle carovane proviene da terre e tempi lontani. È circa attorno all'anno mille che gli antenati degli attuali Rom, Sinti, Kalè, Manush e Romnichals, vengono costretti ad abbandonare le loro regioni natie nell'India settentrionale. I Rom discendono infatti da un'antichissima popolazione indo-ariana e non da Balcanici o Rumeni come confusamente si crede, fatto che dipende dalla loro lunga permanenza in quei luoghi. A testimonianza di questo passato remoto, la loro lingua che deriverebbe da alcuni idiomi del Pakistan, a cui i Rom hanno affidato la loro memoria nel corso dei secoli fino alla metà del XIX, quando la tradizione da orale diventa scritta, e non solo: molte sono le testimonianze nella letteratura classica indiana di un popolo chiamato Domba legato agli attuali Rom. Ammaestratori di cavalli, musicisti, giocolieri, saltimbanchi e allevatori, queste le attività che accomunano i due popoli. Inizialmente, quindi la scelta di spostarsi fu dettata dall'organizzazione, dalla necessità di trovare mercati in cui vendere gli animali e pubblico sempre nuovo per gli spettacoli; sarà dall'anno mille che i Rom inizieranno a muoversi per costrizione, in piccoli gruppi. Tra il 1001 e il 1027, sotto la dominazione di Mahmud Al Gazni inizia la vera diaspora del popolo Romanò. Dal nome di questo violento conquistatore deriva il termine “gagè” col quale i Rom definiscono tutti coloro che non appartengono alla loro comunità. A Bisanzio giungono nel XVI sec., associati alla setta eretica Athsingani “intoccabili”, vengono creduti stregoni e perciò perseguitati e isolati. Da qui nasce il pregiudizio che ha accompagnato per secoli il popolo Rom, retaggio di antiche proibizioni vigenti nelle caste indiane. La loro presenza nei Balcani e in Romania sarà segnata da secoli di schiavitù, così come nel resto d'Europa. In Italia trovano un potente protettore: il Pontefice. Dalle ricostruzioni storiche sembrerebbe che sia stato Martino V a rilasciare loro una sorta di lasciapassare che li dichiara “pellegrini penitenti alla ricerca di protezione”. Purtroppo il continente europeo è stato anche luogo di scellerati massacri e violenze. Le comunità migranti hanno sperimentato le peggiori persecuzioni con l'Olocausto della seconda guerra mondiale. È del 1938 la prima legge del Reich contro i Rom, dal nome “Lotta alla piaga zingara”, editto dal tragico epilogo: anche per loro si prospetta la soluzione finale. Il mondo Romanò è oggi vastamente diffuso su tutti i continenti. “Tanti secoli di repressioni, lutti, paure e dolori hanno portati le vari gruppi di Romanò, meglio conosciuti come Rom a sviluppare uno spiccato senso di individualismo e di autoprotezione” scrive il professore di origine Rom Santino Spinelli. Dopo secoli di permanenza nella nostra penisola i Rom sono passati negli ultimi 50 anni dal nomadismo alla sedentarietà e in alcune regioni dell'Italia centro-meridionale come l'Abruzzo, ad un grado di integrazione notevole in seguito al loro riconoscimento dall'opinione pubblica della loro identità di giostrai e circensi. Altro discorso è per gli ultimi gruppi arrivati assieme ai profughi dopo le persecuzioni recenti subite nei Balcani. La loro condizione è ancora disagevole e causa di luoghi comuni che li vogliono relegati nei campi, in condizioni disumane, lontani dalla società civile di cui temono la “contaminazione”. A fare spesa dell'emarginazione soprattutto i bambini che cadono vittime di autentiche rappresaglie razziali, a scuola e per strada. Secondo Spinelli, i Rom “auspicherebbero la creazione di strutture flessibili adattabili alla situazione e che evitino l'emarginazione”. Una notevole componente della comunità romanò, è oggi fornita di cittadinanza tanto da non essere distinguibile dalla popolazione gagè. Dato importante se si pensa che il futuro dei Rom è legato a doppio filo al loro riconoscimento in quanto popolo senza territorio.

 
Di Fabrizio (del 13/07/2007 @ 09:19:13, in Italia, visitato 2162 volte)

In occasione del Meeting Antirazzista che si terrà a Cecina dal 21 al 28 luglio è in programma una giornata incentrata sul popolo Rom, all'interno del tema più generale del meeting: Città aperte o chiuse?

Il tema della giornata è: “Immaginare il futuro tra memoria e presente

Al mattino dalle ore 10 alle 13 si riunirà l'assemblea plenaria del Comitato Rom e Sinti Insieme.
I rappresentanti discuteranno tre documenti che verranno presentati nel seguito della giornata. Il primo sulle problematiche legate all'immigrazione, il secondo sulla legge per il riconoscimento delle minoranze linguistiche in particolare dei rom e sinti ed il terzo per la costruzione della rappresentanza politica e la cittadinanza. L'assemblea sarà aperta a tutti gli interessati.
Alcuni partecipanti: Yuri Del Bar, Nazzareno Guarnieri, Radames Gabrielli, Eva Rizzin, Dijana Pavlovic, prof. Santino Spinelli,Demir Mustafa, Davide Casadio, Elvis Ferrari, Graziano Halilovic, Bruno Morelli, Loris Levak, Bajram Osmani, Torre Vladimiro.
Contributi esterni: Roberto Ermanni, Zoran Lapov, Nando Sigona, Carlo Berini.

Dalle ore 15:30 alle ore 17:30
Nel primo pomeriggio è prevista, alla presenza della sottosegretaria Cristina De Luca, di alcuni parlamentari italiani e di molti amministratori locali di Regioni e Comuni, la presentazione di buone prassi politiche e progettuali con interventi di Arci, Osservazione e Fondazione Michelucci. Inoltre ci sarà la restituzione dei documenti discussi la mattina dal Comitato Rom e Sinti Insieme.

Contestualmente avrà luogo la presentazione della pubblicazione con Dvd “Immaginare il Futuro tra Memoria e Presente” prodotta da Arci Toscana che documenta l'esperienza del Progetto Rom Toscana, metodologie e proposte per il futuro.

Dalle ore 17:30 alle ore 19:30
Tavola Rotonda: il superamento dei “campi nomadi”
La discussione approfondirà i temi dell'accoglienza, della discriminazione e dell'illusione securitaria. Saranno presenti, con vari interventi, amministratori e funzionari locali.
Interverranno: Gianni Salvadori (assessore Regione Toscana); Lucia De Siervo (assessora Comune di Firenze; e altri assessori e funzionari delle delle Regioni e Comuni italiani (Sicilia; Lazio, Puglia; Campania, Toscana, Veneto, Lombardia, Trentino)

Alle ore 21 Spazio Cinema
proiezione del cortometraggio “Kher” prodotto da Arci Toscana sul tema Progetto Rom Toscana e il superamento dei Campi Nomadi.

Ore 21:30 concerto
Esma Redzepova (da confermare)

Info: meeting.toscana@arci.it
tel. +39 0586.684929
http://meeting.accoglienzatoscana.it

 
Di Fabrizio (del 14/07/2007 @ 10:18:26, in Italia, visitato 2200 volte)

conferenza stampa martedì 17 luglio, ore 11

‘LA SAPIENZA’ UNIVERSITA’

Facoltà di Scienze Statistiche, aula 3, III piano

piazzale Aldo Moro 5

I rappresentanti delle Comunità Rom di Roma parleranno in una conferenza stampa delle gravi condizioni abitative in cui versano da decenni. Stileranno una piattaforma comune per opporsi ai

Patti per la Sicurezza e ai Villaggi della Solidarietà

Intervengono:

i Rappresentanti delle Comunità Rom di Roma:

Meo Hamidovic - Campo di Castel Romano

Mirko Grga - Campo Salviati 1

Najo Adzovic - Campo Casilino 900

Graziano Halilovic - Campo La Barbuta

Zoran Maximovic - Campo Via di Gordiani

Aldo Hudorovich - Campo Saxa Rubra

Decebal - Campo Quintiliani

Sevla Sejdic - ex Campo Vicolo Savini

Hasko - Campo Tor de’ Cenci

Dumitru Miclescu - campo Candoni

Najdan Iovanovic - Campo Via Dameta

Nazareno Guarnieri - Pescara

Partecipa il Coordinamento per Roma Democratica e Solidale

Modera Prof. Marco Brazzoduro

presentazione

SLEEP OUT #2

Campo Rom di Castel Romano

19 luglio 2007 dalle ore 19

promosso da stalker/osservatorionomade

stalker/osservatorionomade e la comunità Korahanè di Castel Romano invitano a visitare e passare la notte al campo rom “attrezzato”.

Per l’occasione sarà imbottigliata l’Acqua della Fonte della Solidarietà, acqua non potabile, distribuita una sola volta al giorno a mille e cinquecento persone. Solo uso esterno e fanghi.

La serata prevede musiche e poesie delle culture rom di Roma

 
Di Fabrizio (del 17/07/2007 @ 10:00:08, in Italia, visitato 1824 volte)

Da Roma_Daily_News

Strasburgo, 11 luglio 2007 - L'European Roma and Travellers Forum (ERTF) ha reagito alle notizie apparse sui media italiani, secondo i quali ci sono attualmente circa 50.000 bambini mendicanti in Italia, la maggior parte dei quali a Roma. L'ANSA, che per prima ha riportato la notizia, afferma che il business è molto lucrativo, e riporta quanto espresso dalla European Union Agency for Fundamental Rights (FRA). L'agenzia stampa aggiunge che FRA ha appena lanciato una campagna europea contro lo sfruttamento dei bambini mendicanti.

L'European Roma and Travellers Forum ha chiesto alla FRA notizie in merito, ed è stato risposto che non era mai stato scritto un rapporto simile. L'Agenzia ha svolto proprie ricerche, venendo a scoprire che la fonte della campagna mediatica era un rapporto della parlamentare italiana Roberta Angelilli, di Alleanza Nazionale, con un proprio rapporto presentato pochi giorni prima a Roma (qui in formato pdf).

La rappresentante di estrema destra, che è anche la coordinatrice dell'Ufficio Nazionale per i Problemi dei Minori di Alleanza Nazionale, ha comunque adoperato materiale fornito da FRA, riguardo all'allarmante situazione di donne e bambini Romani, che li rende vittime naturali delle reti criminali. Il rapporto, che è tempestato di immagini di donne e bambini mendicanti è parte di una campagna contro l'accattonaggio per le strade che ultimamente bersaglia Roma.

L'Italia è stata nuovamente al centro di una campagna razzista contro i Rom. Non più di due mesi fa Roma, seguita da altre città, ha annunciato i piani per rialloggiare i Rom fuori dalla città, nei cosiddetti "villaggi della solidarietà" vigilati dalla polizia. Due settimane fa il sindaco Walter Veltroni è volato a Bucarest per firmare un accordo con le autorità rumene per gli stranieri illegali. Come parte di questo accordo i primi agenti rumeni sono arrivati a Roma ed aiuteranno i loro colleghi sulle tematiche dei minori, della prostituzione e dei campi rom (vedi il rapporto qui sotto).

"Siamo estremamente preoccupati sulla perdurante campagna contro i Rom in Italia" scrive in una lettera Rudko Kawczynski, Presidente di ERTF a Beate Winkler, direttrice della Fundamental Rights Agency, puntualizzando i collegamenti tra la campagna mediatica e le recenti iniziative contro i Rom. Chiede a Ms. Winkler di adoperare il proprio diritto di correzione per impedire che il nome di Fundamental Rights Agency non venga mal adoperato per danneggiare ulteriormente le comunità Rom in Italia.

ERTF

Italy tells Romania: We don't want your Roma

 
Di Fabrizio (del 18/07/2007 @ 09:09:39, in Italia, visitato 1755 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

''Acqua non potabile'': imbottigliata e distribuita per denunciare il degrado del campo rom di Castel Romano

E' quella del pozzo del campo dove vivono circa 1000 persone, l'unica disponibile per il migliaio di persone, molti i bambini. “Alcuni dei nostri bambini si sono già ammalati di epatite”

ROMA - "Acqua non potabile”. In confezioni da due litri, imbottigliata e distribuita a Castel Romano, al chilometro 20 della via Pontina, a Roma. L'acqua è delle più torbide e sul fondo della bottiglia precipita il terriccio in sospensione. L"etichetta raccomanda: "solo uso esterno e fanghi”. E più sotto specifica: “Acqua non potabile  distribuita un'ora al giorno a 1.500 persone”. E" l'acqua del pozzo del campo rom di Castel Romanoi. L'unica disponibile per il migliaio di persone, molti i bambini, ospitati nella struttura aperta nel settembre 2005. I rappresentanti della comunità Korahanè del campo, l'hanno imbottigliata e ne faranno omaggio alle autorità responsabili per denunciare la situazione di degrado del campo. “Alcuni dei nostri bambini si sono già ammalati di epatite, per aver bevuto quell'acqua”, dice Luigi, un trentenne residente nel campo, che aggiunge: “Come è possibile che, in Italia, mille persone siano tenute senza acqua potabile? Ho sempre lavorato, sono in Italia da vent'anni, come tanti altri. Eppure lo stato ci costringe ad essere nomadi”. I Korahanè di Castel Romano invitano quindi tutti i cittadini di Roma a visitare il campo della Pontina giovedì 19 luglio a partire dalle 19:00, e a passarvi la notte per “richiedere un intervento urgente da parte delle autorità teso al ripristino delle condizioni di vivibilità e sicurezza per le 1.000 persone che vi abitano”. (vedi lancio successivo) (gdg)

© Copyright Redattore Sociale

''Non siamo cani'': i rom si ribellano ai patti di sicurezza di Amato e Veltroni

Prevedono il trasferimento di migliaia di famiglie in 4 nuovi grandi campi attrezzati, che sorgeranno fuori dal raccordo anulare. Najo Adzovic: ''E' tempo di reagire". Dure critiche alle associazioni che gestiscono i campi

ROMA - Non siamo nomadi. Basta con i campi, vogliamo una casa. Le comunità rom di Roma si schierano contro i patti di sicurezza sottoscritti da Amato e Veltroni lo scorso maggio, e che prevedono il trasferimento in massa di migliaia di famiglie in 4 nuovi grandi campi attrezzati, che sorgeranno fuori dall'autostrada del raccordo anulare.
"E" tempo di reagire - dichiara Najo Adzovic (Campo Casilino 900) - non possono deportarci e recintarc come cani”. Dure le critiche alle associazioni e cooperative che gestiscono i campi "Basta lucrare sulle nostre spalle – dice Graziano Alilovic (Campo La Barbuta) –. Vogliamo case, non campi. Le associazioni ci dicano da che parte stanno”.

Quella del diritto alla casa è la prima delle richieste del coordinamento dei rom, riunitosi questa mattina all'università La Sapienza in un incontro con la stampa. “Chiediamo al sindaco case popolari”, dice Meo Hamidovic (Campo Castel Romano). Hamidovic vive al campo di Castel  Romano dal 14 settembre 2005. Allora venne sgomberato il campo di vicolo Savini, a Ponte Marconi. Mille persone trasferite a Castel Romano, in quello che si annuncia come prototipo dei villaggi della solidarietà proposti dai patti di sicurezza firmati a maggio, a Roma, dal sindaco Walter Veltroni, da Enrico Gasbarra, Piero Marrazzo e dal Prefetto Serra - oltre al ministro Amato. Undici milioni di euro in tre anni dalla Regione Lazio, quattro milioni dal Comune di Roma e un ulteriore contributo da parte della Provincia di Roma, per rivedere l'assetto dei campi rom. Seimila persone – dichiara il professor Marco Brazzoduro (La Sapienza) - rischiano la “deportazione” in località periferiche e isolate, che saranno definite entro il 23 luglio.

Nel campo rom di Castel Romano vivono mille persone, confinate in 220 container al confine tra Roma e Pomezia, nel mezzo della riserva naturale di Decima-Malafede. Il luogo è talmente isolato che per spegnere un incendio divampato nel campo due giorni fa, a nulla è servito la chiamata ai vigili del fuoco, che non sono riusciti a raggiungere la zona con le autobotti. Il campo è gestito dall'Arci, per una convenzione che ammonta a 750.000 euro annui. “Il villaggio non è attrezzato, siamo senza acqua potabile, non c'è un solo posto all'ombra per i nostri bambini”, si lamenta Hamidovic. L'unica distribuzione idrica, per due ore al giorno, è realizzata con acqua di pozzo non potabile e inquinata. “Alcuni dei nostri bambini si sono già ammalati di epatite, per aver bevuto quell'acqua”, dice un trentenne residente al campo. Il primo centro abitato dista 8 km dai container, e le scuole dove i bambini erano iscritti prima dello sgombero da vicolo Savini, distano 20 km. Molti hanno abbandonato gli studi. Anche perché, denuncia Hamidovic, le scuole del XII municipio rifiutano di accogliere i nostri figli.

I rom criticano anche l'atteggiamento securitario con cui si sentono giudicati. “La società dei gage (i non rom, ndr) porta all'annullamento dell'identità – dice Bruno Morelli -. I problemi di microcriminalità esistono, ma sono legati alle condizioni di miseria dei campi e non alla cultura”. Morelli si è quindi appellato ai media, perché diano voce alle istanze di “una minoranza etnica e linguistica mai riconosciuta in Italia” e sostengano la lotta dei rom contro i campi, “rimasti soltanto in Italia”. Intanto l'amministrazione capitolina va in direzione opposta. Lo scorso 8 luglio, sono infatti arrivati a Roma i cinque funzionari prestati dalle forze dell'ordine romene. Rimarranno per tre mesi, per favorire l'identificazione dei rom. (gdg)

© Copyright Redattore Sociale h 16.48 17/07/2007

 

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