Rom e Sinti da tutto il mondo

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/12/2009 @ 09:36:28, in Europa, visitato 1984 volte)

Visto la giornata, auguri a tutti i lettori, mentre riprendo questo appello da Roma_Francais

Che il 2010 sia un anno pieno di salute, di felicità e di prosperità per tutti, Rrom et Gadjé assieme!

Babbo Natale, se esisti, manifestati!

  • donando forza e coraggio a tutti quanti si battono ogni giorno per un avvenire migliore;
  • donando forza e coraggio a tutti i Rrom e tutti i Gadjé, a cui si rende dura la vita tramite un arsenale di leggi, decreti, circolari, pratiche amministrative e poliziesche;
  • donando forza e coraggio soprattutto a chi non ha documenti e diritti, come i Rrom accampati nei "villaggi d'inserimento" o nelle "aree di accoglienza";
  • donando forza e coraggio ai politici perché facciano vera politica e non populismo a buon mercato;
  • bloccando gli sforzi di tutti quanti cercano di mantenere in uno stato d'oggetto e di materia prima degli esseri umani, che si tratti di dittatori, di cacicchi, di trafficanti di persone, o di "anime buone" in male di conversazione dopo la decolonizzazione formale.

Ecco un rapido giro di regali che tutti hanno diritto a ricevere da Babbo Natale!

Association "La voix des Rroms"
50, rue des Tournelles
75003 PARIS
tél. & fax: 01.80.60.06. 58
http://www.lavoixdesrroms.org

 
Di Fabrizio (del 29/12/2009 @ 09:48:24, in Europa, visitato 3240 volte)

Da Nordic_Roma

Globalpost.com By Brigid Grauman

L'attivista rom finnica Miranda Volasrata e la scrittrice rumena Luminita Cioaba, che lottò contro la sua famiglia rom per andare a scuola, all'inaugurazione del Tour Culturale Rom all'insediamento Kamenci vicino a Lendava, in Slovenia, nel novembre 2009. (Brigid Grauman/GlobalPost)

Lendava, Slovenia, 27/12/2009 - La parola "zingaro" è spesso usata in senso peggiorativo. Ma il Consiglio d'Europa sta cercando il cambiamento con un nuovo tour turistico focalizzato sulla storia e cultura rom.

"La gente vede gli zingari in una squallida discarica al bordo della strada" dice Jake Bower, viaggiante militante britannico e giornalista, "ma realmente non ci conosce. Mi piacerebbe una situazione dove fossimo riconosciuti come una nazione europea transnazionale, con una rappresentanza alle Nazioni Uniti."

Bowers parlava il mese scorso all'inaugurazione del Tour Culturale Rom, sponsorizzato dal Consiglio di Strasburgo, che non ha relazioni con l'Unione Europea e lavora per l'integrazione europea attraverso la cultura ed i diritti umani. Il tour collegherà le disperse comunità rom attraverso l'Europa per rafforzare i legami esistenti ed incoraggiare l'incontro tra Rom e non-Rom. Vi prendono già parte nove paesi con musei, spettacoli e centri documentazione. L'inaugurazione avrà luogo in Slovenia presso l'insediamento Kamenci vicino alla città termale di Lendava.

Con i suoi capelli rossi a spazzola e la carnagione chiara, Bowers non assomiglia ad un tipico Rom, che hanno solitamente caratteristiche più scure, ed in parte è proprio questo il punto. Dopo diverse ricerche storiche, incluso testi DNA, sembra incontrovertibile che i Rom originari arrivarono dall'India attraverso la Grecia oltre 1.000 anni fa, dividendosi in gruppi secondo le rotte commerciali e talvolta mischiandosi con altre popolazioni. I Rom di oggi sono divisi in diversi clan e tribù, inclusi i Viaggianti della Gran Bretagna e gli stagnai dell'Irlanda, che sono nativi delle isole ma condividono i medesimi problemi di esclusione sociale.

"Sì, ci sono problemi, problemi grossi in alcune parti," ha detto Bowers, "ma noi apparteniamo alla società europea." Ritiene che è tempo di rimpiazzare gli stereotipi negativi con immagini più positive che abbiano una forte risonanza in un mondo globalizzato. "Noi trascendiamo le nozioni di confini nazionali," ha detto, "ed offriamo una sfida permanente agli Europei nel vivere con la diversità."

L'insediamento Kamenci è un progetto pilota di questo tour culturale. Qui, un villaggio rom ha aperto le sue porte ai visitatori con un museo e attività creative e laboratori per Rom e no. Nel campo dietro l'insediamento di case rudimentali in legno e mattoni, le ragazzine indossano lunghi e colorati abiti roteano le loro anche al suono di musica registrata davanti ad un pubblico composto da OnG rom, slovene ed europee. Suonatori ospiti, musicisti e ballerini sono arrivati da altri paesi per celebrare il lancio ufficiale.

Tra le personalità c'è Miranda Volasranta, Rom finlandese che guida il forum per i diritti civili dei Rom ad Helsinki. Indossa il vestito tradizionale di velluto nero di 22 libbre.

Volasranta puntualizza il contributo che i Rom hanno portato alla cultura europea, a partire dal racconto di Miguel de Cervantes "La piccola zingara", per passare alla collezione di poemi di Alexander Puskin "Gli Zingari", sino a Victor Hugo che inventò la bella Esmeralda ne "Il gobbo di Notre Dame". C'è stato Prosper Merimee e la sua libera ed energica Carmen, senza menzionare i tanti compositori che hanno usato temi musicali rom nel loro lavoro, inclusi Sergei Rachmaninov, Johannes Brahms, Igor Stravinsky, Joseph Haydn, Peter Ilyich Chaikovsky, Maurice Ravel e Bela Bartok.

"La nostra ricchezza culturale è stata soprattutto trasmessa da non-Rom", ha detto Volasranta, "in una maniera fortemente romantica. Nel contempo, rimaniamo invisibili ai nostri vicini. Spero che questo tour porti a sempre più centri culturali e musei in appoggio agli artisti e agli artigiani rom."

Ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa, la più vasta minoranza etnica del continente. La loro situazione varia grandemente, dalla confortevole integrazione nei paesi scandinavi al virtuale apartheid in Ungheria, Romania e Slovacchia. Ora sono perlopiù stanziali invece di inseguire stili di vita nomadici, anche se i Rom in Gran Bretagna, Irlanda e Francia girano ancora da un posto all'altro. Troppo spesso, invece, i bambini rom sono spediti in scuole sotto-gli-standard, e molti non sanno leggere o scrivere. Le condizioni permanenti di vita delle loro famiglie sono grigie.

La maggior parte dei Rom nell'incontro in Slovenia hanno convenuto che l'istruzione è la sola maniera per uscire dalla povertà e dalla esclusione sociale. Ma nel contempo, vogliono mantenere i loro valori culturali come la vita collettiva ed il rispetto degli anziani. "Non c'è niente di più triste di un Rom che abbia perso il suo senso di identità culturale, perché è rimasto letteralmente con niente," ha detto la scrittrice rumena Luminita Cioaba, che ha lottato con la sua famiglia e la comunità per finire le scuole e frequentare l'università, e che scrive libri sulla storia rom.

Il Parlamento Europeo si è anche focalizzato sui diritti dei Rom. La "Piattaforma per l'Inclusione dei Rom" dell'anno scorso ha presentato una lista di 10 principi basici, incluso il pari accesso alla scolarizzazione. Ma l'attivista rom Rudko Kawczynski, di cittadinanza polacca, ha accusato la creazione di OnG che hanno poca comprensione dei problemi. Come ha tristemente puntualizzato Bowers, "la nostra storia è una litania di albe false."

Ma se non è esattamente ottimista, Bowers crede che il tour rom possa combattere il pregiudizio. "L'unica maniera per vincere il razzismo è il contatto diretto tra le persone. Se qualcuno che pensasse che tutti gli zingari sono ladri e degenerati potesse camminare in questo posto," ha detto, riferendosi a Kamenci, "capirebbe che sono una comunità come qualsiasi altra, anche se con una cultura differente."

 
Di Fabrizio (del 31/12/2009 @ 09:24:52, in Europa, visitato 2157 volte)

Da Czech_Roma

Mikulov, 29.12.2009, 12:12

La famiglia di Ilona Vajdíková a Mikulov è costantemente terrorizzata da iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori. Gli attacchi sono iniziati questo settembre e tuttora non diminuiscono. Il sindaco di Mikulov, Rostislav Koštial, dice che la famiglia di Ilona Vajdíková non ha mai causato problemi a nessuno.

La signora Vajdíková ha la sfortuna di vivere vicino al ristorante Zanzibar, dove gli iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori tengono regolarmente le loro riunioni. Il 19 settembre, hanno tirato un boccale di birra contro la sua finestra, rompendola, mentre gridavano insulti razzisti come, "Tu, puttana nera, che il gas sia con te!" Il più esaltato era Josef Kordiovský, che urlava, "Guarda cosa faccio a questi zingari" mentre tirava il bicchiere. Più tardi fu udito vantarsi al ristorante U Fajka di aver "rotto la finestra agli zingari". I razzisti poi dopo l'incidente ritornarono allo Zanzibar.

Un vicino che aveva udito l'incidente, era corso fuori di casa per proteggere la signora Vajdíková. "La sua testimonianza è costantemente chiamata in questione. Non è un Rom - perché dovrebbe mentire?" si chiede Marcela Krištofová, sorella di Ilona Vajdíková. "Ilona corse nel bar ed iniziò a gridare -Chi è stato?- Kordiovský si alzò e le urlò -Puttana nera-. Lei è uscita, perché c'erano molti giovani, ed ha chiamato la polizia cittadina." Krištofová dice che il quartiere era tranquillo sino ad un anno fa, quando lo Zanzibar è stato comprato dall'attuale proprietario.

Vajdíková ha riconosciuto Josef Kordiovský e Petr Peřina tra gli assalitori - Peřina gridava slogan razzisti e partecipava agli sviluppi successivi - come del resto Roman Pohludka, Jan Krejčí, e altri due dal cognome Tužinčin e Dalajka. Tutti, membri o promotori del Partito dei Lavoratori. Per esempio, tanto Petr Peřina che Roman Pohludka sono registrati nel gruppo del Partito dei Lavoratori di Mikulov su Facebook, e Krištofová dice che Peřina ha confessato alla polizia di essere iscritto al Partito dei Lavoratori di Brno. Josef Kordiovský ha contribuito attivamente alla pagina Facebook del Partito dei Lavoratori di Znojmo, incluse informazioni e fotografie di diversi eventi e riunioni del Partito dei Lavoratori, come la dimostrazione del 1 maggio 2009 a Brno. Anche Petr Peřina ha confermato la sua iscrizione al Partito, direttamente a Marcela Krištofová. "Il giorno dopo ci siamo rincontrati e mi ha salutato, dicendo -Ciao, zietta,- lo conosco da quando era un bambino," dice. "Gli ho detto: Credi di cavartela così? Ieri sera eravate qui a fare il saluto nazista ed ora mi dici -Ciao, zietta,-?"

Una settimana dopo un altro attacco, quando un gruppo uscì dal ristorante dirigendosi verso la piccola casa dove vive la famiglia Vajdíková, lanciando bottiglie e bicchieri e ripetendo epiteti razzisti, come "Uscite di lì fighe nere." Tutto l'evento è stato accompagnato dalla canzone "Bílá liga, bílá síla" (Lega Bianca, Potere Bianco) di Daniel Landa e della banda Orlík, trasmessa dal jukebox del bar. Una settimana dopo, aderenti al Partito dei Lavoratori provenienti dalle città vicine si sono incontrati al ristorante, con il saluto nazista, ed indicando l'appartamento della famiglia hanno gridato "dovete andarvene." "Non c'erano giovani, avevano circa 30, 40 anni," dice la Krištofová.

Da allora, sono continuate diverse provocazioni dello stesso spirito in uno sforzo di bullismo verso quella famiglia. "Gridano insulti razzisti, lanciano bicchieri, le loro macchine sgasano verso le nostre finestre per oltre mezz'ora. Settimana scorsa hanno rovesciato un contenitore dell'immondizia e hanno sparpagliato tutto per strada," dice Marcela Krištofová.

La polizia ed il procuratore di stato sono stati impassibilmente servizievoli verso gli assalitori. La polizia si rifiuta di rilasciare informazioni sul caso, al momento l'unico accusato per aver costantemente terrorizzato la famiglia è Kordiovský, e solo con l'accusa di disordine (per aver gettato il bicchiere contro la finestra). Persecuzioni motivate razzialmente, epiteti ed insulti razzisti, sembra che queste azioni del Partito dei Lavoratori non significhino niente per la polizia ed il procuratore di stato. Quando gli agenti hanno informato la signora Vajdíková che Kordiovský era accusato per il crimine di disordine, lei fu molto sorpresa, perché non le era stata richiesta nessuna deposizione, né come testimone né come vittima.

Con l'assistenza dell'associazione In Iustitia, che collabora con Romea su un progetto per fornire aiuto legale alle vittime di discriminazione, la famiglia ha formulato le proprie accuse. "I discorsi sono stati chiaramente registrati su video che la querelante ha fornito alla polizia, per i procedimenti criminali, e le registrazioni mostrano che aveva motivo di ritenersi in pericolo, senza menzionare il danno psicologico causato dal trauma continuo e la paura dei ripetuti incidenti... Dato che alcuni dei sospetti appoggiano apertamente le attività di gruppi razzisti che operano nella Repubblica Ceca, questi... attacchi non possono essere valutati fuori da quel contesto, dato che queste circostanze... sono la testimonianza della conclusione che questo comportamento non è solo infantilismo o disordine generale, ma riguarda un atto di intimidazione intenzionale e minacce motivate dall'odio verso l'appartenenza della vittima all'etnia rom," recita l'accusa. Le vittime chiedono che sia indagata la motivazione di odio per questi attacchi e che il comportamento di Kordiovský venga classificato come crimine di vandalismo.

Da allora Josef Kordiovský ha chiesto scusa alla signora Vajdíková, ma gli attacchi alla famiglia continuano da parte di altri aderenti al Partito dei Lavoratori. Nella sua lettera alla signora Vajdíková, scrive Kordiovský:

"Vorrei scusarmi con lei per quanto ho fatto, non era intenzionale e per niente razzista. Pagherò i danni causati. Sono dispiaciuto. Spero che accetterà le mie scuse per la mia azione sconsiderata..."

Ilona Vajdíková e sua figlia vivono nella paura e ne sono state colpite psicologicamente. La signora Vajdíková è soprattutto preoccupata per la salute di sua figlia Sandra, che ha perso 10 kg. a causa dei danni psicologici causati dagli attacchi, come pure per sua nipote (figlia di Sandra). Dice "Non sono mai sicura se l'attacco verrà ripetuto o con quale intensità."

Rostislav Koštial, sindaco di Mikulov, che nella sua vineria impiega dei Rom del posto, capisce la sua situazione. "La famiglia Vajdíková è come qualsiasi altra di Mikulov, non ci sono mai stati problemi con loro," dice. Rifiuta una delle possibili soluzioni - installare una telecamera CCTV di fronte allo Zanzibar - perché troppo costosa. Però, ha promesso di riservare alla famiglia un appartamento in un'altra parte della città. "Sposteremo qualcuno che non è Rom nella piccola casa accanto allo Zanzibar," dice.

Krištofová non ha avuto buone esperienze con i media e dubita della loro obiettività. Per esempio, dice che la stazione TV Nova non ha voluto mandare in onda una trasmissione sul primo attacco, perché non c'erano stati feriti. "Quello stesso giorno hanno fatto una trasmissione su uno -zingaro- che aveva rubato qualcosa da qualche parte, ma neanche lì nessuno si era ferito." dice Marcela Krištofová, aggiumgendo, "Chiediamo che la legge sia applicata a tutti nello stesso modo. Non abbiamo mai danneggiato nessuno. Lavoro da quando avevo 15 anni, mia sorella lavora, mia figlia ha lavorato finché non è andata in maternità. I nostri genitori hanno lavorato per tutta la vita. Siamo Cechi, non hanno nessun diritto di vederci come stranieri."

František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert

 
Di Fabrizio (del 02/01/2010 @ 09:13:04, in Europa, visitato 1669 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

ReliefWeb.int I Dispersi Interni ancora cercano una soluzione per casa e documenti ed avere accesso ai loro diritti - Fonte: Internal Displacement Monitoring Centre - 29 Dicembre 2009

NOTA: Nel 2008 il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia. L'Assemblea Generale dell'ONU ha in seguito votato perché in riferimento alla dichiarazione d'indipendenza ci fosse parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale. Sinora, 64 nazioni hanno riconosciuto il Kosovo. Ai fini dei riferimenti descritti alla situazione in Serbia dal 2008 non è incluso il Kosovo.

Nel 1999, oltre 245.000 membri delle minoranze locali sono scappati dal Kosovo per paura delle rivincite della maggioranza albanese, dopo che i bombardamenti NATO avevano obbligato alla ritirata le truppe jugoslave e terminato anni di oppressione dell'etnia albanese. La dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel febbraio 2008 ha creato nuova incertezza per quanti ancora erano dispersi, ma non ci sono stati grossi incidenti verso le comunità minoritarie e nessun ulteriore dislocamento. La Serbia non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, continuando a guardare all'entità governata dall'ONU come suo territorio sovrano.

All'agosto 2009, si stimavano in 230.000 le Persone Internamente Disperse (IDPs) dal Kosovo alla Serbia, inclusi una stima di 20.000 Rom dispersi che non sono mai stati registrati come tali. Altri 19.000 sono dispersi in Kosovo. Pochi dei dispersi del 1999 hanno trovato soluzioni durevoli. Il tasso dei ritorni è scemato significativamente nel 2008 da un livello già basso, visto che molti degli IDPs aspettavano di valutare l'approccio delle autorità kosovare verso i Serbi e le altre comunità non-Albanesi del Kosovo.

Le prospettive di una situazione durevole in Kosovo sono limitate, la situazione sicuritaria ed economica non induce al ritorno e molti IDPs affrontano difficoltà nel rimpossessarsi delle loro proprietà e nell'ottenere documenti legale. Quanti sono ritornati in Kosovo hanno lottato per trovare lavoro, a causa dell'ampia discriminazione contro i Serbi ed i Rom. Come risultato, gli sforzi del governo serbo per appoggiare il ritorno hanno avuto un successo limitato, e le associazioni dei Serbi dispersi stimano in solo 5.000 IDPs delle minoranze quanti hanno fatto ritorno, rispetto ai 15.000 che ne avevano diritto.

E' migliorata la posizione del governo serbo sull'integrazione locale. Negli anni recenti ha realizzato progetti di supporto allo sviluppo dell'alloggio sociale per gli IDPs, soprattutto per i 4.200 dispersi già sistemati nei centri collettivi. Ma questi sforzi non rappresentano una strategia globale.

Gli IDPs più vulnerabili sono i Rom che hanno specifici bisogni di protezione in quanto così marginalizzati. La loro mancanza di documenti e di qualsiasi residenza ufficiale, combinata alla complessità delle procedure ed all'inflessibilità dei pubblici ufficiale, li previene dal registrarsi come IDPs e limita il loro accesso all'assistenza alloggiativa, sanità ed altre prestazioni sociali. Come risultato, molti resistono alla povertà estrema ed alla scarsa sanità negli insediamenti informali senza elettricità, acqua o fognature.

Full_Report (in inglese pdf* format - 330,5 Kbytes)

 
Di Fabrizio (del 03/01/2010 @ 09:16:50, in Europa, visitato 1727 volte)

Da Nordic_Roma

La situazione dei giovani rom - istruzione, lavoro e futuro

E' importante che i giovani rom in Svezia siano capaci di parlare di loro stessi, e la società deve coordinare i suoi sforzi nell'appoggiare questo gruppo. E' quanto mostra uno studio del Tavolo Nazionale Svedese per gli Affari Giovanili.

Lo scopo dello studio è condividere la conoscenza, analizzare e spargere luce sulla situazione dei giovani rom, sulla base in parte dell'autorappresentazione dei giovani e dei problemi che trovano, ed in parte del lavoro delle autorità municipali con i giovani rom. Lo studio consiste in interviste approfondite con i giovani rom, su come vedono la loro situazione in termini di istruzione, impiego e prospettive future, ed un'indagine dei rappresentanti municipali.

Segue un sommario dei risultati più importanti dello studio, assieme alle conclusioni e alle raccomandazioni basate sulla conoscenza combinata del Tavolo e l'esperienza in quest'area.

Una minoranza in una società maggioritaria

La natura mutevole e le strategie delle esperienze giovanili pongono una sfida ad ogni pregressa nozione dei giovani rom come gruppo omogeneo. Vediamo dai risultati dello studio che i giovani rom si trovano presi tra le aspettative dei loro genitori e quelle della società maggioritaria. I giovani mostrano un forte interesse nello sviluppare identità che forniscono lo scopo tanto nel preservare la cultura rom che nel partecipare nella società su termini paritetici.

Ci sono molte differenti strategie che i giovani rom possono seguire nel gestire le loro vite. Alcuni evitano di dire che sono Rom, altri entrano ed escono dall'identità rom - entrambe le strategie sollevano forti sentimenti.

La famiglia ed i parenti sono descritti come un'importante rete di sicurezza, soprattutto nelle situazioni di crisi, nel contempo, i giovani rom non hanno confidenza con le autorità.

L'importanza di parlare di sé

E' importante che ai Rom sia data l'opportunità di parlare per se stessi. E' anche importante dare attenzione alle differenze di genere all'interno del gruppo e promuovere al massimo le differenze delle esperienze, desideri e possibilità di vita a cui questi giovani danno vita.

Di particolare importanza in questo contesto è la capacità di organizzare la cultura, la lingua, l'identità ed i diritti del gruppo. Il 1 gennaio 2010 [è entrata] in vigore una nuova legge sulle minoranze svedesi,  che rafforza i diritti e lo status dei Rom come gruppo minoritario. Nel lavoro del Tavolo nel distribuire contributi statali alle minoranze nazionali, notiamo un interesse crescente della minoranza rom nel formare organizzazioni di interesse. Dove sono coinvolti i giovani rom, vediamo il bisogno di misure di supporto.

Istruzione, formazione e vita lavorativa

I giovani che hanno preso parte allo studio hanno mostrato una chiara comprensione del bisogno di istruzione e formazione nella ricerca di un impiego e nella realizzazione di ambizioni future. Sappiamo che la transizione tra scuola e vita lavorativa è particolarmente problematica per i giovani che mancano di modelli, guide e reti. Sulla base di questo studio e della combinata competenza del Tavolo, consideriamo che i seguenti fattori siano essenziali nel migliorare la situazione dei giovani rom:

  • C'è bisogno di percorsi alternativi nella formazione ed integrazione nella vita lavorativa, come il riconoscimento dell'esperienza negli ambienti dell'apprendimento alternativo.
  • Dev'essere fornito supporto nel fare i compiti a scuola o in altre situazioni, dopo l'orario scolastico.
  • A scuola dev'essere intensificato l'insegnamento madre-lingua, perché la competenza nella madre-lingua è importante nell'autostima e negli sviluppi scolastici.
  • Si deve combattere il bullismo scolastico, dato che il bullismo può ritardare di molti anni l'integrazione dell'individuo nella società, in particolare quando riguarda l'autostima in un giovane che si trova già in situazione vulnerabile.
  • La consulenza sulla carriera dovrebbe essere sviluppata, partendo dalle circostanze e dai bisogni dei giovani rom.
  • Agli insegnanti dev'essere data una conoscenza di base sullo status legislativo e sui diritti delle cinque minoranze nazionali svedesi.
  • I diritti umani e le tematiche minoritarie dovrebbero essere affrontati in maggior misura nel programma degli studi scolastici.
  • Devono essere offerte maggiori opportunità nel discutere di politiche e società, perché questo porterà ad un maggior impegno nella società fuori dalla scuola.
  • I genitori giovani hanno bisogno di appoggio nell'istruzione primaria e secondaria, per permettere loro di completare gli studi. Troppo spesso, i genitori giovani lasciano gli studi durante la scuola secondaria. C'è perciò bisogno di linee guide chiare per le scuole dove sono presenti giovani genitori.

I giovani rom affrontano difficoltà simili agli altri giovani riguardo l'impiego, alle aspirazioni per l'auto-realizzazione ed il bisogno abitativo. Nel contempo, è importante non chiudere gli occhi sulle discriminazioni che spesso affrontano i giovani rom. Una condizione chiave per migliorare la loro situazione è la preparazione di misure attive per combattere la discriminazione, secondo la legislazione relativa.

Responsabilità comunali

Un tratto comune nelle risposte degli incaricati comunali alla ricerca e nelle interviste telefoniche è che vedono nel loro incontrare i giovani rom, di trattarli nello stesso modo degli altri giovani.

Gli incaricati che hanno preso parte alla ricerca hanno espresso l'intenzione di non trattarli differentemente, perché questo rafforzerebbe la stigmatizzazione e l'esclusione. Anche se i funzionari erano stati informati sulla legislazione sulle minoranze, pochi sono stati in grado di descrivere quale impatto questa legislazione ha avuto nel loro lavoro. Principi ed attitudini sulla non-discriminazione sembrano avere radici profonde, con una conoscenza relativamente piccola sulla posizione speciale ed i diritti delle minoranze.

Un'osservazione importante è che i comuni, tranne rare eccezioni, mancano di strategie e di piani d'azione per migliorare le condizioni di vita dei giovani rom. Il Tavolo considera che lo scopo sostanziale esista per lo sviluppo dell'appoggio ai giovani rom attraverso sforzi coordinati del servizio per l'impiego, scuole e comuni.

Per concludere, il Tavolo nota che l'attuale livello di conoscenza e ricerca sulla situazione del popolo rom in generale, e dei suoi giovani in particolare, è limitato. C'è bisogno di ulteriori studi per fornire un quadro approfondito sulla situazione in cui vivono i Rom, e di conoscenza che può servire a sostenere nuove iniziative per e con i Rom.

 
Di Fabrizio (del 05/01/2010 @ 09:13:20, in Europa, visitato 1781 volte)

Da British_Roma

2 gennaio 2010

Un NUOVO rapporto chiama ad una campagna per combattere il razzismo contro la comunità di Rom che vivono in Irlanda, stimata in 3.000 membri.

Il gruppo nomade e semi-nomade, i cui antenati vennero dall'India del Nord, sono stati descritti come la più vasta e discriminata minoranza in Europa.

Il Comitato Joint Oireachtas in Affari Europei ha citato una recente indagine UE che trova che un quarto degli Europei non si troverebbe bene con un Rom come vicino.

Viene detto  che c'è bisogno di una campagna focalizzata sulla crescita di testimonianze, per confrontare il razzismo contro i Rom - senza stigmatizzare il gruppo.

Il senatore Terry Leyden del Fianna Fail sta lavorando chiaramente per migliorare il livello di integrazione e comprensione della comunità entro la società irlandese.

Giudice

"Il nostro rapporto identifica alcune misure pratiche che riteniamo aiuterebbero a migliorare la presenza dei Rom in Irlanda e contribuirebbero a far giocare loro un ruolo più attivo nella vita irlandese," ha detto.

Il rapporto si riferisce ai commenti fatti l'anno scorso sulla comunità rom dal giudice Aingeal Ni Chonduin nel Tribunale per l'Infanzia. Accusava i genitori rom di "crescere i bambini al furto" e di essere responsabili dei "furti nei nostri negozi". La giudice commentava il fatto che una madre sedicenne aveva ammesso di aver rubato delle scarpe ed indossava vestiti rubati. Leyden ha preso le distanze dai rilievi della giudice. "Sono d'accordo che il furto non si accorda al nostro modo di vita. Non concordo che sia inerente alle comunità etnicamente minoritarie. Il crimine è un problema universale e non riguarda soltanto i migranti," ha detto.

Il rapporto chiede che i Rom vengano menzionati nei programmi UE ed irlandesi anti-discriminazione e di inclusione sociale, che già contengono riferimenti a gruppi a rischio come i Viaggianti ed i disabili. Chiede la raccolta di dati certi sui Rom che vivono qui ed una ulteriore ricerca per stabilire se siano stati vittime di attacchi razzisti.

Michael Brennan Political Correspondent Irish Independent

 
Di Fabrizio (del 07/01/2010 @ 09:35:29, in Europa, visitato 2086 volte)

Da Bulgarian_Roma (altro polpettone bulgaro, dove forse non tutto funziona come descritto, ma che potrebbe essere un punto di partenza per molte realtà italiane)

PROGRAMMA MUNICIPALE PER LO SVILUPPO DELLA COMUNITA' ROM A SOFIA

Condizione del problema

A Sofia ci sono circa 125.000 Rom residenti, che vivono soprattutto nei sobborghi, con caratteristiche come povertà strutturale, temi, rimasti insoluti per decenni, riguardo all'occupazione, infrastrutture, istruzione, sanità. Discriminazione, esclusione dalla vita pubblica, mancanza di fiducia tra i Rom e la maggioranza - tutto questo soprattutto a livello locale. Nelle scuole c'è una crescente segregazione tra i bambini rom ed il resto. Le famiglie rom vivono condizioni di vita costantemente deteriorate, isolate dalla maggioranza, con la dominante attitudine negativa da parte della maggior parte delle istituzioni locali come la polizia, i servizi sociali, gli uffici di collocamento, le istituzioni municipali ecc.

Nell'aprile 1999 il Governo ha firmato il Programma Quadro per la pari integrazione dei Rom nella società bulgara. Dietro questo programma ci sono oltre 100 organizzazioni. Ma, sinora, due diversi governi non hanno fatto niente di significante per sviluppare realmente il programma.

Cosa bisogna fare

Le misure che devono essere prese, per creare un clima ed una comprensione migliore, devono essere conformi alle circostanze locali. L'esperienza indica che non vengono adoperati programmi nazionali "paracadutati dall'alto". Solo programmi per lo sviluppo locale, che hanno origine nella comunità, sono capaci di soddisfare con e usando gli strumenti nazionali, fondi e misure politiche per lo sviluppo locale. In questa direzione funziona il Consiglio Pubblico Rom "Kupate", attraverso un programma comunale per lavorare con i Rom, come previsto in uno dei passi per lo sviluppo a livello locale del Programma Quadro.

La costruzione di un'efficace cooperazione e partnership tra la comunità rom e le istituzioni locale è una garanzia per risolvere i problemi concreti della popolazione rom ed è un'operazione proattiva per lo sviluppo dei programmi comuni. E' per questo che il progetto prevede di unire gli sforzi dei Rom, delle organizzazioni civili bulgare e delle istituzioni delle autorità locali per cercare soluzioni comuni ai problemi dei Rom a Sofia. Saranno aderenti ai bisogni ed alle capacità concrete tanto dei Rom che della municipalità metropolitana, e con quelle della regione in generale.

Informazioni pubbliche e supporto al programma

L'integrazione e la partecipazione diretta della comunità rom nei processi decisionali, è una priorità non solo per Sofia, ma anche a livello nazionale, rispetto all'impegno e agli sforzi della Bulgaria riguardo all'accesso alle strutture europee.

L'idea di un Programma Municipale come un modo di applicare il Programma Quadro a livello locale, viene dai rappresentanti della stessa comunità rom. La strategia ed i passi concreti per il suo svolgimento sono stati ampliamente discussi con le organizzazioni civili, leader informali, rappresentanti delle istituzioni a livello locale e nazionale. Come risultato delle discussioni e delle esperienze pratiche, il Programma Municipale ha sostenuto una serie di correzioni; ora è flessibile per adattarsi alle condizioni concrete delle municipalità, incluso Sofia.

E' stata accumulata una seria esperienza pratica dagli sforzi del CPR "Kupate" per iniziare Programmi Municipali a Rousse, Plovdiv e Stara Zagora, e questa esperienza promuoverà lo sviluppo del Programma a Sofia.

Le possibilità concrete per la realizzazione di un programma simile sono state appoggiate dalle istituzioni e dalle organizzazioni civiche rom e bulgare, che tramite i loro rappresentanti hanno preso parte ai gruppi di lavoro - Fondazione "Roma Bureau - Sofia", Fondazione "Appoggio ai Rom", organizzazione indipendente femminile rom "Lachi Romni", Associazione Giovanile Rom - Sofia, Fondazione Balcanica "Diversità", Human rights Project, Fondazione "Comunità Rom", il consiglio fiduciario della 75a High School, leader locali informali e cittadini attivi. Hanno preso parte attiva nell'elaborazione della strategia proposta e nella progettazione delle attività

Dietro il Programma

Nel dicembre 1998 fu firmato un Accordo per la cooperazione tra il CPR "Kupate" e la Municipalità Metropolitana per lo sviluppo del Programma Municipale (...). Nel novembre 1999 fu firmato un Accordo con l'Amministrazione Regionale di Sofia (...).

Negli incontri e nelle discussioni preliminari con la Municipalità Metropolitana sono stati discussi e chiariti i seguenti punti: il modo di lavoro, i meccanismi, direzioni, fasi di attuazione del Programma. Un chiaro segno della volontà municipale di aiutare per l'inizio dell'attuazione del Programma di lavoro con i Rom, sono le disposizioni di Stefan Sofianski (...), in cui sono determinati i partecipanti al gruppo misto della Municipalità Metropolitana.

Nel giugno 2000 il programma è stato elaborato da un gruppo misto di lavoro dei rappresentanti delle istituzioni della Municipalità Metropolitana e dei rappresentanti delle OnG Rom a Sofia (...), che è stato adottato dal Consiglio Municipale Metropolitana, decisione N: 8 /20.04.2001/ appendice 6/. Dall'agosto 2002 sono stati sviluppati i seguenti passi:

  • Stabilito il Consiglio Pubblico - segretario Zlatko Mladenov, vice segretario Asen Dulgerov, segretario della Municipalità Metropolitana e Dimitar Georgiev (...).
  • Accordo tra la Municipalità Metropolitana e la Coalizione delle OnG Rom (...).
  • Determinare direzioni e numero dei progetti integrati (PI).
  • Determinare le principali OnG che elaborano PI con termini, partner e consulenti.
  • Presentare il PI completo ad un incontro col Consiglio Pubblico, per discuterlo e correggerlo.
  • Costo per i partecipanti all'elaborazione del PI.
  • Traduzione del PI, preparazione dei suoi riassunti.

Entro la fine di settembre, dovrà essere fatto quanto segue:

  • Presentazione del PI ad una conferenza per i sottoscrittori.
  • Determinare i sottoscrittori referenti al PI.
  • Sviluppo dei PI a cui è stato garantito sostegno finanziario.

Risultati raggiunti

Sinora nell'attività sono stati raggiunti i seguenti risultati:

  • Sviluppo di relazioni tra le OnG Rom - buona cooperazione nell'agire assieme.
  • Stabilire il dialogo con l'autorità locale - gli incaricati della Municipalità Metropolitana consegnano le informazioni necessarie ed assieme alle OnG Rom elaborano passi concreti per la realizzazione del programma.
  • Programma elaborato - unico in Bulgaria, incontra i bisogni reali della comunità.
  • Processo decisionale unitario - il Consiglio Pubblico impone, adotta, discute e prende le decisioni.
  • Fornito supporto e propria contribuzione quando si fa richiesta di fondi - la Municipalità Metropolitana consegna queste preferenze dai propri fondi.
  • Un gran mole di esperienza accumulata - questa esperienza può essere utile a tutti e siamo pronti a condividerla con tutti quanti vogliano lavorare con le autorità locali.

Consiglio Pubblico per la realizzazione del Programma

Il segretario:
Zlatko Mladenov

 
Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:11:08, in Europa, visitato 1715 volte)

Da La voix des Rroms

Dal 2006, sono stati costruiti dei "Villaggi d'inserimento per i Rom" nell'agglomerato di Seine-Saint-Denis. Vi sono sistemate delle famiglie selezionate dopo un'inchiesta sociale condotta dal Pact Arim, un'associazione delegata dalla prefettura. I beneficiari, Rom rumeni e bulgari, non ottengono alcun documento di lavoro dalla prefettura e quindi non possono lavorare legalmente. Di conseguenza, devono seguire, come tutti i loro concittadini, la procedura applicata alla vigilia dell'entrata della Bulgaria e della Romania nell'Unione Europea, che nei fatti rende il conseguimento di un titolo di lavoro quasi impossibile.

Questi ultimi giorni un'informazione è emersa dall'opacità dove si sono sviluppati questi progetti pilotati congiuntamente dalla prefettura, dai comuni di sinistra, da imprese e dalla solidarietà benevola di associazioni dette "umanitarie" che però sono quanti ostruiscono i fori: il 75% del budget di questi villaggi è consacrato alla guardiania ed alla sorveglianza. In effetti, vigilanti delle società private sono incaricati della sorveglianza di questi luoghi chiusi, dove è proibito l'accesso a tutte le persone esterne che non abbiano un'autorizzazione speciale rilasciata dal gestore.

Questi elementi rivelano che il fine reale di questi progetti è il controllo e la sorveglianza di una parte dei Rrom migranti originari della Romania e della Bulgaria, quando la parte rimanente, la maggioranza, è condannata a chinare la schiena sotto il manganello e ad andarsene. Da un lato le leggi privano uomini e donne, tra gli altri, del loro diritto elementare al lavoro, dall'altro questi progetti fanno credere che la sola maniera di inserire i "fuorilegge" che loro stessi hanno fabbricato è di concentrarli "nei villaggi d'inserimento per i Rom". L'accompagnamento sociale verso l'impiego di persone che non hanno il diritto di lavorare rivela il camuffamento di questa politica di contenimento e di controllo adottata dalle autorità. Questa politica esclude semplicemente che i Rrom pretendano d'inserirsi nel campo dell'applicazione della dichiarazione dei diritti dell'uomo, dunque dell'umanità. Cosa fa la  società civile?

Il collettivo Romeurope, che riunisce associazioni che si dicono a sostegno dei Rrom ed è finanziato dalla Fondazione Abbé Pierre, non si è mai espresso riguardo questi progetti. Una ventina d'associazioni, per la maggior parte membri del collettivo, hanno denunciato nel 2009 l'espulsione di 2.200 Rrom dalla regione parigina. Tuttavia, nessuna menzione viene fatta nel comunicato dei "villaggi d'inserimento", che in altri momenti erano presentati come alternative a queste espulsioni ripetute.

Un articolo dell’Humanité cita Malik Salemkour, vice-presidente della Lega dei Diritti dell'Uomo: "Se ancora queste espulsioni avessero lo scopo di mettere queste persone in un dispositivo per prendersele in carico… Ma non è così". Qualche giorno più tardi, il 29 dicembre, in un articolo intitolato "Villaggi d'inserimento, l'inizio di una soluzione?", Salemkour si esprime in questi termini: "Sono chiaramente discutibili, dato che l'accompagnamento sociale d'inserimento per il lavoro e l'alloggio è una buona cosa, occorre comunque interrogarsi sulla sua logica etnica dato che in questi villaggi, non ci sono che Rom." Si può rimanere sulla teoria, mentre si considerano degli uomini come fossero materia prima? Perché "interrogarsi" è una cosa, rispondere alle domande un'altra. Qualificare qualcosa come "discutibile" è una cosa, discuterla realmente, un'altra. Perché Salemkour, la LDH, Romeurope ecc. non discutono questo soggetto e non rispondono alle domande che si pongono? Cosa li ferma?

La voix des Rroms ha chiesto con una lettera del 29 dicembre 2009 a tutte le associazioni firmatarie del comunicato menzionato di prendere una posizione chiara e pubblica sui "villaggi d'inserimento", come La voix des Rroms ha fatto già dal 2007. Senza risposta al 4 gennaio, ha reinviato l'appello, ma continua il silenzio.

In queste condizioni, La voix des Rroms domande a tutte le strutture che dicono di sostenere "i Rrom migranti": Sia di dire pubblicamente, chiaramente e rapidamente la loro posizione riguardo "ai villaggi d'inserimento", o di tacersi una buona volta per tutte e non "indignarsi" per le conseguenze di un trattamento che rifiutano di denunciare.

 
Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:12:31, in Europa, visitato 2074 volte)

07.01.2010 Da Capodistria, scrive Stefano Lusa

Un paesino della Slovenia, una famiglia rom, un funerale. E gli abitanti del posto che si oppongono ad una tumulazione, avvenuta alla fine sotto la scorta di unità speciali della polizia. L'ennesimo caso di intolleranza in Slovenia nei confronti dei rom

Doveva essere un classico funerale ed invece sì è trasformato nell’ennesimo caso d’intolleranza nei confronti dei rom sloveni. Il 2 gennaio scorso tutto sembrava essere pronto per la sepoltura di una quarantenne rom residente in un insediamento della bassa Carniola. Lei e la sua famiglia avevano sempre vissuto lì ed i suoi cari avrebbero voluto seppellirla nel cimitero del paese. La cosa non è stata possibile. Nel camposanto, infatti, non c’era più posto per nuove tombe, così si è deciso di tumularla nel cimitero del paese vicino.

Il funerale era programmato alle 16. L’impresa di pompe funebri aveva già scavato la fossa. Nel primo pomeriggio, però, gli abitanti del luogo hanno iniziato a raccogliersi davanti alla locale stazione dei pompieri, per protestare contro quella tumulazione. Secondo la polizia si sarebbe trattato di una sessantina di persone; altre fonti parlano di un centinaio.

In maniera piuttosto animata contestavano la decisione di seppellire lì quella donna e chiedevano che fosse portata da un'altra parte. Nel loro cimitero, sino a quel momento, non era stato sepolto nessun rom. Il timore, a quanto sembra, era che in futuro ne potessero venir tumulati degli altri. Nel corso della manifestazione non sono mancate nemmeno le solite accuse all’indirizzo di quelli che sprezzantemente vengono definiti “zingari”, con i quali, è stato fatto notare, ci sarebbero “brutte esperienze”.

Per cercare di dipanare l’intricata matassa sono scesi in campo la polizia, i rappresentanti dei rom e la locale “iniziativa civica” che da tempo contesta i “privilegi” dei quali secondo loro i rom locali goderebbero. La trattativa non ha portato a nulla ed ad un certo punto è sembrato che le esequie fossero rimandate a data da destinarsi.

Alla fine il nodo gordiano è stato sciolto dalle forze dell’ordine, che hanno intimato di far svolgere il funerale. Appare evidente che l’ordine sia arrivato dall’alto. Per garantire la sicurezza sul posto sarebbero arrivate da Lubiana unità speciali della polizia. La tumulazione, così, è avvenuta con quasi un’ora di ritardo e senza che vi fossero ulteriori contestazioni. Probabilmente è stato fatto capire agli organizzatori della protesta che impedire lo svolgimento di un funerale poteva portare a seri guai con la giustizia. Del resto l’attuale governo di centrosinistra sembra meno disposto ad assecondare gli umori della popolazione locale.

L’episodio, comunque, ha fatto ancora una volta venire al pettine le tensioni che regnano in quella zona della Slovenia. I rom sono accusati di avere tutta una serie di privilegi e di essere autorizzati a non rispettare la legge. Si dice che guidino senza patente con macchine senza targa, che non mandino i figli a scuola, che rubino, che lascino in giro rifiuti, che costruiscano le loro case ed i loro accampamenti abusivamente, che preferiscano vivere di sovvenzioni, che non hanno voglia di lavorare ed altro ancora. In parole povere la popolazione locale farebbe volentieri a meno della presenza dei rom e lo ha fatto capire in più occasioni, con una serie di manifestazioni inquietanti.

Secondo le stime in Slovenia vivrebbero circa 10.000 rom insediati soprattutto nell’Oltremura e nella bassa Carniola. Da notare, però, che al censimento del 2002, quando ai cittadini era stato chiesto di esprimere la loro appartenenza nazionale, solo poco più di 3200 persone avevano dichiarato di essere rom. Evidentemente quella è un’etichetta che pesa e che è meglio omettere per essere accettato nella società.

Nell’Oltremura non si registrano particolari problemi, la comunità rom sembra abbastanza ben integrata e tutto sommato tollerata dagli altri abitanti. Ben diversa, invece, è la situazione nella bassa Carniola. Negli scorsi anni qui si sono registrati episodi gravi. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per descrivere la cacciata della famiglia Strojan dal villaggio di Ambrus e il tentativo di istituire classi separate in una delle locali scuole elementari con un’elevata presenza di alunni rom. Proprio per questi fatti Lubiana ha dovuto fare i conti con le critiche che sono piovute al suo indirizzo da parte delle associazioni e delle istituzioni che si occupano del rispetto dei diritti umani sia in Slovenia sia all’estero.

Come nel resto d’Europa, anche in Slovenia, la posizione dei rom è preoccupante. Secondo valutazioni del governo solo una percentuale che va dal 2-10% ha un lavoro fisso, gli altri vivono di sovvenzioni sociali e di piccoli espedienti. Bassissimo è anche il loro livello di scolarizzazione. Il 65% di essi non avrebbe finito la scuola dell’obbligo. Ci sono poi seri problemi per quanto riguarda la frequenza delle scuole dell’obbligo da parte dei bambini, ma l’emergenza più inquietante è quella che riguarda le loro condizioni di vita.

Va segnalato che i rom sloveni sono oramai diventati stanziali e che vivono in insediamenti con case vere e proprie. In molti casi si tratta di terreni occupati abusivamente e di abitazioni costruite senza i necessari permessi. Spesso i loro villaggi non sono provvisti di strade asfaltate e degli allacciamenti alla rete idrica, a quella elettrica o a quella fognaria. Le condizioni igieniche quindi spesso risultano precarie. Del resto bisogna fare i conti con una situazione che per decenni non è stata gestita e di cui ci si è poco occupati.

Negli ultimi anni è stato fatto qualche sforzo per regolare la questione e sono stati ipotizzati anche dei condoni. La cosa, però, in alcuni casi ha fatto andare su tutte le furie la popolazione locale, che protesta contro questi “privilegi”. Quello che appare evidente, comunque, è che nella bassa Carniola in molti preferirebbero vedere i rom lontano dai loro villaggi. Rom e sloveni, così, quando sono costretti a convivere lo fanno da separati in casa.

Sta di fatto che la strada per superare i molti pregiudizi ed i molti stereotipi che esistono nella società sui rom è ancora lunga. In Slovenia, comunque, a livello nazionale si sta tentando di fare qualcosa. Nel 2007 è stata accolta una legge quadro che regola la loro tutela ed è stata garantita una loro rappresentanza nei consigli comunali. Lubiana starebbe cercando di creare un’élite culturale rom e puntando sulla loro scolarizzazione. La ricetta dovrebbe servire ad integrare meglio i rom nella società, bisognerà, comunque, vedere se alla fine si riuscirà a capire che i rom, in Slovenia come nel resto d’Europa, chiedono solamente due cose: non essere discriminati, ma nemmeno assimilati.

 
Di Fabrizio (del 11/01/2010 @ 09:18:35, in Europa, visitato 1722 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Domenica 17 gennaio dalle ore 18.00
PALAZZINA LIBERTY
Largo Marinai d'Italia, 1 MILANO

Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv
Si ringrazia per la collaborazione CASA DELLA POESIA

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa liberarono Auschwitz-Birkenau salvando i pochi sopravvissuti e svelando l'ORRORE. Tutti dovremmo saperlo e ricordarlo. ma pare che non sia così. La cronaca quotidiana ci dice che non è così.

In anticipo sul calendario della memoria pubblica, A.M.A.T.A. onlus (Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv) invita a un "suo" Giorno della Memoria il 17 gennaio 2010. Quella stessa domenica Papa Ratzinger andrà in visita alla sinagoga romana in nome di un dialogo non facile. Nel medesimo giorno la comunità ebraica ricorderà il tentato pogrom del 1793: il ghetto assediato e incendiato, gli ebrei salvi grazie a un acquazzone improvviso che spense le fiamme.

L'associazione A.M.A.T.A. onlus invita a riflettere sullo Sterminio con il mezzo che le è proprio, avendo cioè a cuore la diffusione della cultura edel rispetto senza distinzione di nazionalità, etnia, colore, religione.

Guardiamo il mondo intorno a noi, lasciando alle istituzioni la fatica di non soccombere sotto il peso di rituali e ripetitività.

Quando - presto, prestissimo - rimarremo noi soli a sapere, a ricordare la Shoà, quando i testimoni non ci saranno più, è allora che ci serviranno vecchie-nuove parole, vecchie-nuove melodie, nuovi strumenti della Storia. Di quella Storia che è storia di ogni giorno.

Stefano Jesurum

PROGRAMMA

ore 18.00
1a parte
NON CHIAMARMI ZINGARO Spettacolo di Pino Petruzzelli

Intervallo
Cena offerta dal Museo d'Arte di Tel Aviv con i sapori della cucina ebraica

2a parte
Interverranno:
Ron Huldai Sindaco di Tel Aviv
Tommaso Kemeny Poeta
David Maghnagi Docente di Psicologia presso "La Sapienza" di Roma
Radu Mihaileanu Regista cinematografico (Train de Vie, Vai e vivrai, Il concerto)
Dijana Pavlovic Attrice
Alexian Gruppo musicale rom
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