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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/10/2008 @ 08:41:58, in Europa, visitato 2176 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Le vittime dei traffici umani sono per lo più donne e bambini sotto i 9 anni di età. La Croazia sta diventando un paese di destinazione per la gente sfruttata.

Negli ultimi sei anni, ci sono stati 74 casi registrati di traffico di persone, principalmente donne, è stato riportato oggi durante la celebrazione del Giorno Europeo Contro il Traffico di Esseri Umani.

Jadranka Kosor, vice-presidente del Governo Croato, ha detto di fronte al comitato nazionale per la soppressione del traffico di umani, che il Gabinetto sta lavorando su questi problemi da sei anni.

Oltre ai piani d'azione ed al programma nazionale, Kosor ha sottolineato che il governo ha sviluppato alcune misure importanti nella legge criminale per proteggere le vittime di traffici umani.

"Durante l'anno corrente, secondo le statistiche, ci sono state cinque vittime nella nostra regione. Il governo sta tentando con le sue misure di fermare una delle più grandi malvagità" ha detto Kosor. Ha aggiunto che è stato creato un nuovo programma nazionale nel tentativo di sopprimere questo problema.

Croazia - un paese di destinazione per la gente sfruttata

Ruzica Mandicha detto di fronte alla rete di OnG PETRA che la Croazia è l'ultimo paese della regione che ha iniziato a fronteggiare il problema dei traffici umani. Mandic ha spiegato che la Croazia per un certo periodo non è stata strettamente un paese di transito, ma è un paese di destinazione in cui la gente viene sfruttata.

Quando è stato chiesto se PETRA è soddisfatta del lavoro della polizia e delle altre autorità che dovrebbero sopprimere il problema, Mandic ha risposto che non sono soddisfatti della loro efficienza.

Le vittime hanno meno di nove anni

"PETRA è qui come correttivo delle istituzioni statali. Spesso le vittime dei traffici, la maggior parte donne,  sono conosciute per essere definite come vittime della prostituzione. Vogliamo chiarire la differenza tra prostituzione e traffico di persone, e fermare le punizioni di donne prostitute che non cadono volontariamente in quel girone" ha spiegato Mandic. Secondo le statistiche, le vittime più frequenti hanno tra i 17 ed i 24 anni, ma il traffico di bambini sta diventando sempre più popolare.

"Sono soprattutto i bambini Rom, e l'età si sta abbassando, cosicché adesso abbiamo vittime di traffici tra i sette e i nove anni" ha detto Mandic.

PETRA ha istituito una linea telefonica dedicata dal 2002 (0800-77-99) dove si può riferire di ogni attività sospetta, e dove le vittime possono cercare aiuto.

"Ogni anni riceviamo circa 4.000 chiamate, di cui il 20% sono informazioni utili. Sono soprattutto le famiglie delle ragazze disperse a chiamare, e poi i dati vengono inviati al Ministero degli Interni" ha spiegato Mandic.

Published: October 18, 2008 16:33h

 
Di Fabrizio (del 07/11/2008 @ 10:09:59, in Europa, visitato 2426 volte)

Da Traveller's Time Online Blog

By Jake Bowers Quando è salito sul palco a Chicago, in tutto il mondo hanno cominciato a scorrere le lacrime. Nato in un paese che ancora segregava ufficialmente i suoi cittadini bianchi e neri, il Presidente eletto Barack Obama è il sogno di Martin Luther King divenuto realtà. Quarant'anni dopo che King sognava di un giorno in cui i bambini neri sarebbero stati giudicati "per il loro carattere invece che per il colore della pelle", pochi avrebbero predetto che quel giorno sarebbe stato proprio il 4 novembre 2008.

Quando ho sentito la notizia il 5 novembre ero colmo di gioia. Ma come altri, ho iniziato a chiedermi quando il cambiamento sarebbe arrivato in Europa. In Bretagna, abbiamo avuto parlamentari neri ed asiatici, ed anche ministri di gabinetto e molti ora si chiedono quando potremo vedere un Primo Ministro nero o asiatico. Ma, come sempre, in pochi hanno iniziato a considerare il popolo Romanì.

Tutti assieme, il popolo Romanì costituisce la più grande minoranza d'Europa e quella col più alto tasso di crescita. In molti paesi europei siamo oltre il 10% della popolazione, proprio come i neri sono il 13% della popolazione USA. Ma qua finiscono le similitudini. Per quanto gli Americani hanno scelto un nero come loro Presidente, le inchieste in Europa regolarmente rivelano che la maggior parte degli Europei non vogliono un Rom neanche come vicino.

Uno sguardo alle notizie rivela i fatti.. La settimana scorsa, due Rom sono stati colpiti a morte in Ungheria ed in Spagna ci sono state marce anti Rom. Un tribunale nella Repubblica Ceca ha capovolto la decisione di compensare le donne romanì per essere state sterilizzate a forza. Le statistiche sono una dannazione. L'80% del popolo romanì vive in povertà, in Bretagna ogni indicatore di sviluppo ci definisce come una comunità del terzo mondo che vive in un paese del primo mondo. La pura e semplice verità è che per il popolo romanì, la segregazione è ancora viva e vegeta in Europa. Quindi, che speranza c'è di avere un Presidente o un Primo Ministro Rom o Viaggiante?

Candy Sheridan è consigliere tecnico distrettuale, ma a differenza degli altri in Bretagna, è anche una Viaggiante Irlandese. Nei suoi 5 anni come consigliere ha passato due nuovi siti di transito. Come molti altri ha gioito per la vittoria di Obama e per lei la lezione è chiara. Dice: "Dobbiamo entrare in politica attraversando le principali correnti politiche e terminare di litigare tra noi."

E' appena tornata da una riunione dell'Union Romanì Internazionale in Croazia, in cui era una delle rappresentanti della Bretagna. "Nell'Europa orientale, si può vedere che i Rom sono diventati politici perché le cose siano fatte," dice. L'incontro è stato finanziato dal governo croato ed aperto dal vice Primo Ministro del paese. "Non mi posso immaginare che accada qui," ride. Così pensa che ci sarà mai un capo di stato in Europa Rom o Viaggiante. Non indicherà una data, ma dice che potrebbero volerci altri 20 anni.

Se questo accadesse, sarà lontano e ad est della sua casa a North Norfolk, dove il numero dei Rom è molto più alto. Parlamentari romanì ora siedono in molti parlamenti dell'Europa dell'est e rappresentano anche i loro paesi nel Parlamento Europeo. In Bretagna, non ci sono parlamentari Rom o Viaggianti e soltanto il parlamentare Bob Russel del Colchester ha dichiarato di avere antenati romanì.

A Somerset, l'ottantunenne Alfie Cooper dell'Associazione Nazionale per i Diritti dei Rom, neanche lui fa previsioni. Da giovane non gli fu permesso di frequentare la scuola, adesso ha 5 nipoti che sono stati all'università e questo gli da speranza. "E' fattibile che possa succedere adesso che i nostri chavvies (bambini) sono istruiti. Ma troppi Rom non hanno ancora nessun diritto nel nostro paese." Alfie ha imparato di persona che i diritti sono necessari perché le opportunità possano essere raccolte.

Il 20 gennaio Barak Obama, il primo presidente nero degli Stati Uniti, prenderà residenza nella Casa Bianca. Il suo più grande rally nella campagna elettorale è stato a Berlino, che ha mostrato quanto egli è popolare in Europa. Abbiamo molto da imparare dalla sua storia, ma quanto tempo dovremo attendere perché qualcuno di noi la ripeta?

 
Di Fabrizio (del 11/11/2008 @ 09:28:41, in Europa, visitato 1969 volte)

Da Czech_Roma

AP 2008-11-05 18:06:03

PRAGA - Una corte d'appello ha deciso mercoledì che un ospedale ceco non deve pagare nessuna compensazione ad una donna zingara sterilizzata 11 anni fa senza il suo consenso.

La Lega per i Diritti Umani ha criticato aspramente questo giudizio e ha detto che intende appellarsi alla Corte Suprema. Il giudizio è visto come importante perché ha rovesciato il precedente giudizio del tribunale che garantiva alla donna una compensazione dall'ospedale per una simile operazione.

Il gruppo sui diritti umani ritiene che centinaia di donne di questa minoranza di circa 250.000 persone, sia stata sterilizzata contro il proprio volere, una pratica che risale al periodo comunista e terminata solo di recente, secondo un rapporto investigativo dell'ombudsman Otakar Motejl, a fine 2005.

Sotto il comunismo, che nella Repubblica Ceca terminò nel 1989, la sterilizzazione era una pratica semi-ufficiale per limitare la popolazione zingara, o Rom come preferiscono essere chiamati, le cui grandi famiglie erano viste come un peso per lo stato.

Nella decisione di mercoledì, la corte d'appello ha rigettato quella di un altro tribunale secondo cui l'ospedale doveva pagare 500.000 koruna ($26,330; 20,460 €uro) a Iveta Cervenakova per averla sterilizzata illegalmente senza il suo consenso nel 1997, ha detto Petr Angyalossy, portavoce del tribunale di Olomouc, 250 km ad est di Praga.

Ha detto che la corte ha deciso che l'ospedale nella città nord orientale di Ostrava non doveva pagare alcuna compensazione alla Cervenakova, 32 anni, perché il caso aveva si riferiva a più di tre anni fa.

Angyalossy ha poi detto che l'ospedale doveva soltanto scusarsi con Cervenakova.

Un altro tribunale aveva deciso il 12 ottobre 2007 che l'ospedale doveva pagare un compenso e scusarsi con Cervenakova per aver violato i suoi diritti con la sterilizzazione.

Cervenakova aveva compilato la citazione in giudizio nel 2005. Era stata sterilizzata dopo aver dato alla nascita la sua seconda figlia con parto cesareo.

Diverse donne rom ceche avevano richiesto i danni agli ospedali per le sterilizzazioni illegali, ma Cervenakova fu la prima ad ottenerla in tribunale. L'avvocato David Zahumensky della Lega per i Diritti Umani, che si è consultato con i legali di Cervenakova, ha detto che la cliente ricorrerà in appello alla Corte Suprema, perché il limite dei tre anni non si può applicare a questo caso.

 
Di Fabrizio (del 12/11/2008 @ 09:18:37, in Europa, visitato 1509 volte)

Da Mundo_Gitano

Le organizzazioni gitane che durante gli ultimi giorni si sono preoccupate di conoscere la situazione dei gitani attorno a Castellar, che si son visti obbligati ad abbandonare le loro case davanti al timore di essere aggrediti violentemente dagli altri vicini non gitani della località, vogliono manifestare quanto segue:

Primo. Dobbiamo fare un appello a tutti, gitani, "gadches" (non gitani), autorità, giornalisti e cittadini in generale per analizzare i fatti con sufficiente obiettività al fine di evitare che la situazione si radicalizzi rendendo sempre più difficile il ritorno alla normalità democratica. Normalità che deve manifestarsi nel mutuo rispetto, che sempre c'è stato nell'immensa memoria dei popoli d'Andalusia dove vivono i gitani, inclusi i nostri fratelli di Castellar.

Secondo. Anche se sembra inutile, dobbiamo insistere perché non si debba cadere in accuse assurde, inappropriate e false, come dire che tutti i "gadches" sarebbero razzisti, o che tutti i gitani siano delinquenti. Quello che pare sì evidente è che a Castellar ci sono stati comportamenti razzisti da parte di alcuni cittadini del posto e che alcuni gitani sono intervenuti in un confronto per strada tra giovani, atti che entrambe vanno condannati.

Terzo: Tanto la violenza razzista che i comportamenti incivili o delittuosi sono croste  che qualsiasi società democratica deve sradicare; noi, gitani e gitane del secolo XXI, diciamo che questi fatti devono essere denunciati davanti ai giudici perché sia la giustizia, non gli individui, ad appurare le responsabilità, castigare esemplarmente i colpevoli e difenda con fermezza le vittime di qualsiasi aggressione.

Quarto. Da qui vogliamo e dobbiamo manifestare il nostro appoggio alle autorità locali e provinciali di Castellar e di Jaén. Il dialogo con queste, non sempre facile, è stato possibile per il mutuo rispetto ed il desiderio che tutti condividiamo di porre fine il prima possibile alla situazione che Castellar vive e continua a vivere. Il Consiglio Cittadino, la Sottodelegazione e Delegazione del Governo hanno ascoltato le nostre ragioni ed assieme siamo arrivati ad accordi precisi che possono essere la soluzione definitiva al conflitto in atto.

Quinto. A noi, gitani e gitane preoccupati per la situazione di evidente povertà e marginalizzazione in cui vivono i gitani di Castellar, interessa porre in risalto che gli assi del nostro intervento davanti alle autorità di Jaén, siano stati i seguenti:

  1. Si deve garantire la protezione e la sicurezza delle famiglie gitane di Castellar. Queste persone sono terrorizzata. Non possono esercitare con libertà i loro diritti fondamentali come cittadini, per paura di essere aggrediti. I bambini, specialmente, devono essere protetti perché possano andare a scuola senza paura.
  2. La situazione di estrema povertà dei gitani di Castellar esige un'attenzione urgente da parte delle autorità. Garantire loro il diritto alla sussistenza e stabilire un piano di aiuto alle famiglie, personalizzato per ognuna a livello delle loro necessità, è un'azione che si deve realizzare senza alcun ritardo.
  3. Il Consiglio Comunale e la Giunta Andalusa da parte loro devono includere queste famiglie nei piani di promozione sociale e sviluppo personale da loro stabiliti. Solo un'azione decisa in questa materia può essere la garanzia che in un futuro prossimo spariscano le differenze che ancora oggi esistono nella nostra terra, dove c'è chi ha tutto mentre altri scarseggiano dell'indispensabile per vivere.
  4. Nel contempo abbiamo manifestato il nostro desiderio che venga costituita una commissione che segua puntualmente gli accordi presi, e vigili, tanto con le autorità che con le associazioni gitane presenti in questo dialogo, quando una delle parti non tenga fede ai compromessi adottati.

Sesto. Vogliamo manifestare che da parte delle autorità che assieme a noi han partecipato a questo dialogo, abbiamo incontrato la miglior volontà di dare risposta alle nostre petizioni. Lo puntualizziamo perché giusto.

Settimo. Per finire, vogliamo manifestare che avendo presentato varie denuncie alla Guardia Civil, che avranno il loro logico proseguimento davanti agli organi giudiziari pertinenti, noi, facendo valere i nostri diritti costituzionali, saremo part in causa nelle denuncie che riterrà la Corte, perché venga fatta giustizia e venga punito chi abbia violato il diritto di qualsiasi cittadino a vivere in pace, con la garanzia che la sua persona ed i suoi beni non siano violati o distrutti.

UNION ROMANI
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Di Fabrizio (del 13/11/2008 @ 09:21:37, in Europa, visitato 1804 volte)

Da Czech_Roma (nessuno sa autoincensarsi come uno statunitense, talvolta a ragione...)

La reazione di ISN alla vittoria di Obama nelle elezioni

Queste elezioni ovviamente hanno detto molto dell'America ma, per me e probabilmente per molti Americani che vivono all'estero, probabilmente si tratta di un esercizio di comparazione o contrasto con le nostre patrie di adozione. Due le cose impressionanti. Mentre guardavo un gentile Mc Cain esprimere nel suo discorso finale ammirazione per la capacità di Obama di ispirare e un Obama sobriamente (e non trionfalmente) parlare di lavorare assieme e dei profondi valori del Partito Repubblicano, pensavo: "Qui non sarebbe potuto accadere affatto." Parliamo della polarizzazione negli USA, ma non possiamo paragonarla all'odio amaro tra i due principali partiti qui nella Repubblica Ceca; è semplicemente inimmaginabile che possano lodarsi l'un l'altro in quel senso, figura o forma. La mancanza di cooperazione è stata la principale ragione per la mancanza di riforme chiave.

Ad un livello più personale, sono rimasto deluso nell'ascoltare alcuni Cechi che conosco focalizzati sulla razza; appaiono abbastanza sbalorditi che un uomo negro sia stato eletto e ancora di più dall'idea che un Ucraino o un Vietnamita (le due maggiori comunità minoritarie qui) sia a capo della Repubblica Ceca. Sono semplicemente impenetrabili al pensiero che qualcosa di simile possa succedere qui -  benché sia comprensibile. La II guerra mondiale eliminò molta della diversità della Cecoslovacchia (i nazisti che uccidevano gli Ebrei e poi i Cechi che cacciavano chi era di etnia tedesca)  ed il regime comunista mise un coperchio sull'immigrazione, il paese divenne incredibilmente omogeneo. Tutto questo è cambiato, lentamente, negli ultimi 20 anni, ma di sicuro ci vorranno generazioni per i candidati delle minoranze progrediscano nelle elezioni generali e convincano i Cechi che loro sono come tutti gli altri (senza menzionare la minoranza Rom, che è qui da generazioni).

Così noi, in quanto Americani, dovremmo essere a ragione orgogliosi tanto dell'elezione di Obama che, infine, per lo spirito di mutua appartenenza, ma dobbiamo tenere a mente che tanto il nostro multiculturalismo che il sistema politico sono maturati in centinaia di anni, potrebbe essere una lezione importante per alcune delle democrazie più giovani, ma ci vorrà una lunga strada perché qualcosa di simile accada nel loro cortile.

Jeremy Druker, ISN Security Watch contributor based in Prague and Director of Transitions Online

 
Di Fabrizio (del 14/11/2008 @ 09:34:17, in Europa, visitato 1696 volte)

Segnalato da Eugenio Viceconte

Da Virgilio notizie

Inneggiano al fascismo e contengono messaggi razzisti

Bruxelles, 11 nov. (Apcom) - Il capogruppo del Pse al Parlamento europeo, Martin Schulz, ha lanciato una campagna per l'espulsione dal sito di 'networking sociale' Facebook di sette gruppi neo-fascisti italiani, sostenendo che contengono messaggi "ripugnanti" contro i rom. "Mi appello a Facebook affinché li rimuova immediatamente", dichiara in un comunicato Schulz, appoggiato dal capodelegazione italiano al Pse Gianni Pittella.

"E' vergognoso che nel giorno in cui l'Europa ricorda i caduti in guerra Facebook aiuti coloro che vogliono riportarci indietro a quell'epoca oscura", continua Schulz, ricordando che la Giornata dell'Armistizio oggi celebra il 90esimo anniversario della fine della Prima guerra mondiale.

"E' una giornata vergognosa per Facebook. Spero che tutti si uniscano a me e Martin su Facebook per esprimere la loro rabbia per quanto sta succedendo", aggiunge Pittella.

Nel comunicato del Pse vengono citati in particolare i gruppi "Bruciamoli tutti" (15 membri), "Rendiamo utili gli zingari: trasformiamoli in benzina verde" (279 membri) e "Diamo un lavoro gli zingari: collaudatori di camere a gas" (649 membri), tutti gestiti da italiani.

 
Di Fabrizio (del 15/11/2008 @ 09:35:15, in Europa, visitato 2265 volte)

Da Nordic_Roma

The Local Published: 7 Nov 08 16:18 CET

Le minoranze svedesi affrontano estese discriminazioni, incluso la mancanza di istruzione nella loro madrelingua, ha detto venerdì l'ombudsman svedese contro la discriminazione etnica

"Ci sono ancora strutture discriminatorie che interessano le possibilità delle minoranze di veder rispettati i loro diritti" viene detto in un rapporto.

Molti Ebrei, Rom e Svedo-Finnici, come pure i Sami, un popolo indigeno sparso nella Norvegia settentrionale, Svezia, Finlandia e Russia, ed i Tornedalians, che sono di discendenza finnica, "hanno perso la loro lingua", dice il rapporto.

In molti non hanno mai avuto la possibilità di imparare la propria lingua, viene detto, aggiungendo che alcune lingue delle minoranze sono minacciate all'estinzione.

Sino agli anni '70, la Svezia ha discriminato molte delle sue minoranze nazionali, anche con la sterilizzazione forzata e l'esclusione delle lingue di alcune minoranze dalle scuole e dai luoghi di lavoro.

Dal 2000, sono stati ricevuti circa 200 rapporti sulla discriminazione delle minoranze nazionale in Svezia, inclusi un certo numero di reclami di Rom a cui è stato negato l'accesso alla casa ed agli spazi pubblici.

Ci sono anche numerosi reclami da parte dei Sami, i cui diritti linguistici non sarebbero rispettati.

"La situazione è molto seria," ha detto alla Radio svedese l'ombudsman vicaria Anna Theodora Gunnarsdottir.

Le minoranze "sperimentano commenti degradanti... e per loro può essere difficile ricevere istruzione a cui hanno diritto nella loro lingua madre. Comparato all'accesso dei bambini svedese nella loro lingua, è ovvio che ci sia discriminazione," ha detto.

Aggiunge il rapporto "Le strutture discriminatorie nelle scuole influenzano i risultati scolastici dei bambini e quindi hanno conseguenze nelle loro possibilità di proseguire negli studi superiori, e quindi nel loro accesso al mercato del lavoro."

AFP

The report is available here:
http://www.do.se/upload/Ladda ner/dorapport-nationella-minoriteter.pdf (in Swedish)

 
Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:07:30, in Europa, visitato 1449 volte)

Da Roma_Francais

9 novembre 2008 - 122 Rom abitano su un terreno abbandonato di Fréjus dal maggio 2007. In cinque anni, è il quarto sito dove si sono installati e da cui sono stati sgomberati. Sono state acquistate dal Soccorso cattolico alcune roulottes in buono stato.

Alin ha 23 anni. I suoi due bambini corrono nella roulotte, il terzo nascerà tra poco. La famiglia abita [...] lì da cinque anni. Prima, questi Rom hanno percorso l'Italia e il Belgio. La Romania, il suo paese? "Non bene," si scioglie, la voce grave."No lavoro, no casa. Niente." Tuttavia, questi metri quadrati illuminati da un debole lampada sono lontani da costituire un paradiso. Ma si riesce a guadagnare un po' di denaro. Non molto - e sempre di meno, si rammarica. Prima dell'estate, il rottame di rivendeva a 26 centesimi al chilo. Il prezzo è crollato: 3 centesimi oggi. Neanche di che rimborsare il gasolio sino a Pignans, dov'è la raccolta.

"Quando i bambini hanno fame," va a mendicare. Così da portare qualche euro al giorno.

Accompagnamento sociale e professionale

Come Ali e sua moglie Grenguta, 21 anni, ci sono 122 Rom che vivono da maggio 2007 su quest'area, che appartiene ad un proprietario privato. Da almeno cinque anni che il piccolo gruppo si è formato a Fréjus, le 28 famiglie ed altrettante roulottes hanno già cambiato posto quattro volte. Anche da qui devono partire, l'ordine di espulsione è ufficiale. Ma hanno ottenuto una proroga. La forza pubblica non sloggerà le famiglie. Piuttosto che smuoverli, si cerca di risolvere il problema.

Lo Stato ha indetto un comitato pilota per trovare una soluzione "prima della fine dell'anno," spera Caroline Gadou, sotto-prefetto incaricato della missione (alloggio, impiego, politica cittadina). Sono stati esplorati due siti. Ma tra le zone inondabili, quelle esposte agli incendi, i proprietari recalcitranti ed i vicini malfidenti, non è per niente facile. "L'obiettivo non è soltanto trovare un luogo d'accoglienza, ma anche organizzare l'accompagnamento sociale e professionale," aggiunge Caroline Gadou.

E' il compito affidato a Sichem. Mediatore di questa associazione, Philippe Loiseau conosce i Rom da tempo. Inizialmente con il Soccorso cattolico, dove ha militato e che ha aiutato molto. "Quando li ho incontrati, mi sono detto: che problema!" Ha imparato a conoscerli uno per uno, con le loro qualità e difetti. "E' la povertà della povertà," dice semplicemente di questa popolazione fuggita da un paese (da quando si sono aperte le porte della Romania dopo Ceausescu), colpiti dalla discriminazione.

Le ragioni per essere lì: "Quando voi non avete da mangiare, se trovate un posto dove mangiare, anche male, vi fermate." Ma in nessun caso, insiste il mediatore, le associazioni presenti sul terreno hanno contribuito a far fermare i Rom. Erano già là, radicati su questa terra.

Rompere i pregiudizi

Cittadini europei, attualmente i Rom hanno il diritto di circolare liberamente e di vivere in Francia. Ma restano miserabili, perché per il lavoro, "è più complicato, spiega l'assistente sociale di Sichem, Christelle Berger, il padrone deve chiedere un autorizzazione per loro, come la carta verde negli USA."

Christelle aiuta quanti vogliono organizzare il loro ritorno. Il suo lavoro è anche di difendere il loro diritto alla sanità e all'istruzione. Una ventina di bambini vanno a scuola o al collegio, a Fréjus, in edifici diversi. L'assistente sociale si occupa dell'urgenza: una bombola di gas, un aiuto, "con un contratto, Non siamo una banca." E' un dare per avere. I Rom apprendono a farsi carico, a tenere il terreno pulito, ad essere buoni cittadini.

"Ma hanno bisogno di talmente tante cose," sospira Philippe. E rompere i pregiudizi, non è facile. Conclude Christelle: "Mi piacerebbe che la gente venisse a vedere la realtà. Comprenderebbero che se un bambino arriva coperto di fuliggine a scuola, è perché si scalda ad un fuoco di legna. E che non ha acqua calda per lavarsi."

Catherine Aubry

 
Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 09:15:48, in Europa, visitato 1593 volte)

Da Czech_Roma

(CTK) Praga, 10 novembre 2008. I Rom nella Repubblica Ceca hanno dimenticato lo stile di vita nomadico dei loro antenati, ha detto a CTK Ivan Vesely, presidente di Dzeno e vice-presidente del consiglio governativo per gli affari Romanì.

Cinquanta anni fa l'ex regime comunista della Cecoslovacchia promosse una legge sull'insediamento permanente delle persone migranti che ebbe effetto dall'11 novembre 1958.

La legge è andata in proscrizione dieci anni fa ed il nomadismo non è più stato punito dalla caduta del comunismo del 1989.

Ha detto Vesely: "La gente ha già dimenticato quello stile di vita. "Non è più sentito come minaccia se qualcuno nella Repubblica Ceca volesse comprare un cavallo o un caravan."

Ha detto, che comunque i Rom non hanno perso il sangue dei viaggiatori. "Una nuova forma di nomadismo è la migrazione dopo il lavoro," ha detto, aggiungendo che questo vale anche per le altre persone.

La maggioranza assoluta dei Rom sul territorio ceco già viveva in maniera simile alla società maggioritaria, quando venne pubblicata la legge che vietava il nomadismo.

Vesely ha affermato che 30.000 Rom al massimo, soprattutto gli Olah, conducevano in quel periodo una vita nomade.

"Per loro fu un cambiamento fondamentale che ebbe un impatto immediato completamente distruttivo per loro," ha detto Karel Holomek, presidente della Comunità Romanì in Moravia, che ha ricordi dell'atmosfera al tempo dell'emanazione della legge.

"Rimossero le ruote dai carri e probabilmente mandarono i cavalli al macello. La gente si sistemò in posti dove sono tuttora," ricorda Holomek.

"Da un giorno all'altro furono obbligati a vivere in un ambiente che per loro era insolito, nei villaggi. Dovettero accettare le regole del gioco, furono obbligati a cambiare completamente lo stile del loro comportamento," ha detto Holomek.

Ha poi aggiunto che i Rom spesso non sono riusciti a coesistere con i locali.

"Il loro modo di vita libero offriva una miglior possibilità di assicurarsi da vivere e venne definitivamente distrutto," ha aggiunto.

Holomek ha poi detto che l'intenzione dei legislatori era assimilare i Rom, ma che questo spesso non ha funzionato.

Emersero dei ghetti per Rom da varie parti, i loro abitanti non avevano lavoro e vivevano in condizioni peggiori degli altri cittadini "bianchi".

"Inoltre, i pregiudizi sopravvivono ancora, sono generalizzati ed applicati a tutti i Rom," ha detto Holomek.

Tuttavia, aggiunge, la Repubblica Ceca ha una posizione di partenza migliore degli altri paesi dell'Europa post-comunista nel migliorare le condizioni di vita dei Rom e le loro relazioni con la società maggioritaria, questo è dovuto al buono stato dell'economia e della democrazia.

"Se i politici iniziassero davvero a premere per il compimento dei programmi e così cambiasse l'atmosfera, ci vorrebbero lo stesso altre due generazioni o altri 50 anni," termina Holomek.

 
Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 08:58:55, in Europa, visitato 1565 volte)

Da Hungarian_Roma

By: MTI - 2008-11-11 h. 10:31 - Combattere gli stereotipi basati sul "crimine zingaro" come pure incoraggiare i giovani rom a considerare la carriera di poliziotto, sono gli obiettivi di un'iniziativa lanciata lunedì a Budapest, hanno annunciato gli organizzatori in una conferenza stampa.

"Tutti gli zingari sono criminali" è lo stereotipo ripetuto più spesso riguardo i Rom in Ungheria ed in tutta Europa, ha detto durante l'incontro Greg Dorey, ambasciatore GB in Ungheria. Ha aggiunto di sperare che questa campagna possa aiutare a cambiare quella falsa immagine.

L'iniziativa può portare a una nuova era di apertura e tolleranza, ha detto April H. Foley, ambasciatore USA.

C'è paura che l'attuale crisi economica si evolva in crisi sociale e morale, e dobbiamo fare tutto quanto è nel nostro potere per evitarlo, ha detto Katalin Levai, parlamentare ungherese. Le persone tendono a cercare dei capri espiatori quando le loro condizioni di vita si fanno incerte, ha detto.

 

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