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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/10/2008 @ 09:05:04, in Italia, visitato 1956 volte)

Ricevo da Tom Welschen

Protesta pubblica della comunità sinta di Rovereto.

Mercoledì 22 ottobre ore 17 nuovo appuntamento in piazza a fianco della comunità sinta

Domenica sera Samo e Mirko - due ragazzi della comunità sinta di Rovereto - hanno raccontato, durante la seconda giornata di Costruire Autonomia, la loro incredibile situazione. Da 20 anni rinchiusi in un campo che loro stessi definiscono lager, con servizi fatiscenti e condizioni igieniche assolutamente inaccettabili.
Hanno spiegato anche la forma di protesta che da mesi stanno conducendo nella città di Rovereto: usciti dal campo sosta hanno cominciato a parcheggiare i loro camper e le loro roulotte ai lati delle strade e nei parcheggi, venendo subito multati dalla polizia municipale e costretti di nuovo a spostarsi.
Nel frattempo la loro proposta di superamento del campo sosta e la costruzione di una serie di microaree attrezzate non è mai stata presa in considerazione dall’amministrazione comunale, rimanendo una semplice promessa non mantenuta.

Ascolta il racconto di Samo sulla vita nei campi nomadi.
[ audio ]

Ascolta la proposta di realizzare una microarea: secondo Gianluca Magagni dell’AIZO e secondo Samo una possibilità di una vita dignitosa per i Sinti.
[ audio ]

Mercoledì 8 ottobre alle ore 9.30 una trentina di sinti - armati di camper e cartelli di protesta - hanno presidiato la sede dei servizi sociali del Comune di Rovereto fino ad ottenere l’incontro con uno dei dirigenti del servizio. In risposta alla loro richiesta di microaree, che andassero a sostituire il campo sosta esistente, è stato promessa l’installazione di un nuovo contenitore per i rifiuti all’interno del campo.
A questo punto la decisione da parte di tutto il gruppo di sinti è stata quella di ripresentarsi - nel pomeriggio - sotto le finestre del Comune reclamando un incontro immediato con il Sindaco.
Di fronte ad una proposta civile - che voleva portare all’attenzione della popolazione la situazione inaccettabile del campo - si è contrapposta l’arroganza della politica, arroccata nelle proprie stanze ed incapace anche solo di comunicare ai sinti la concessione o la negazione di un incontro ufficiale.
Dopo un’ora di attesa i sinti, esasperati, hanno deciso di occupare pacificamente la strada: davanti alla richiesta di dignità e alla rabbia di un gruppo di cittadini roveretani - perchè tali sono i sinti del campo - si è contrapposto il silenzio di tutta quella società civile che non ha mosso un dito per aiutarli.
Verso le 17, dopo quasi due ore dall’inizio del blocco e senza l’ufficialità che nessuno membro del Comune di Rovereto è riuscito a dare in nessuna forma, si è venuti a conoscenza di un appuntamento fissato per mercoledì 22 ottobre alle ore 17.00.

In questa giornata la comunità sinta ha voluto portare in piazza, nel centro di Rovereto, la battaglia per le microaree e per la dignità.
Il 22 ottobre, certamente, saranno in tanti al loro fianco.
http://www.globalproject.info/art-17185.html

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Di Fabrizio (del 23/10/2008 @ 16:04:32, in media, visitato 4411 volte)

Ricevo da Giada Giovanile una gentile richiesta a diffondere il testo  pubblicato martedì 21 ottobre sul blog di Gad Lerner:

Gli ebrei, i rom e il signor Siegel Martedì, 21 Ottobre 2008

Giovedì 27 settembre 2007. Leo Siegel, conduttore di "Radio Padania Libera", reagisce così, nel suo Filo Diretto, alla mia trasmissione della sera prima, intitolata: "Rom, un popolo di troppo".

Questa è la prima volta in vita mia che faccio una querela, non certo per limitare la libertà d'espressione di "Radio Padania Libera" ma per richiamarla all'insegnamento storico: dalle parole dell'odio, si passa purtroppo quasi sempre ai fatti. Leo Siegel è stato rinviato a giudizio per diffamazione a mezzo stampa, aggravata da finalità di odio razziale nei confronti della comunità rom. L'udienza preliminare è fissata il 20 novembre prossimo. Questa è la trascrizione del Filo Diretto, eseguita su richiesta del Pm: un documento su cui riflettere.

Il testo è molto lungo e sgrammaticato (ma si tratta della trascrizione di una trasmissione radio), io l'ho letto tutto. Chi vuole lo trova su www.gadlerner.it Per saperne di più, Google

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Di Fabrizio (del 23/10/2008 @ 09:16:18, in lavoro, visitato 1356 volte)

Da Czech_Roma

Brno, 17.10.2008, 09:09 - Il gruppo di servizio Rom IQ di Brno terminerà alla fine di questo mese il suo progetto educativo di tre anni, che si è focalizzato sui Rom ed ha avuto grande successo, lo ha detto oggi a CTK Veronika Vankova, a capo del progetto.

Il progetto è stato disegnato per aumentare il livello dell'istruzione e della qualificazione dei Rom e migliorare la loro situazione sociale ed economica, ed è stato raggiunto, ha detto Vankova.

Oltre 2.000 persone si sono unite al progetto, soprattutto giovani tra i 13 e i 18 anni. Una delle mete era convincere i giovani Rom a rimanere nel processo educativo quanto più a lungo possibile, ed è stata soddisfatta, ha detto Vankova.

L'80% degli studenti del nono grado coinvolti nel progetto hanno presentato richiesta di ammissione alla scuola secondaria e ce l'hanno fatta, ha detto Vankova.

"I contatti individuali con i candidati alla scuola secondaria mostrano progressi visibili nella loro capacità di definire i loro obiettivi personali in corrispondenza con le loro possibilità. Prima di queste consultazioni, solo un quinto era capace di definire questa meta, mentre dopo la percentuale era salita a metà," ha detto.

"D'altra parte, la parte di giovani Rom che non avevano mete o ne avevano di non realistiche, è scesa dal 66 al 39%," ha aggiunto.

Oltre al consulto sulla scelta di una scuola adatta, il progetto includeva anche corsi di informatica e lingue straniere come pure attività per il tempo libero.

Oltre 600 adulti si sono uniti al progetto IQ, per essere assistiti nella ricerca di lavoro e per la soluzione dei loro obblighi legali.

"Un quinto di chi cercava lavoro l'ha trovato e l'ha mantenuto. Dato che il 90% di loro aveva soltanto istruzione di base, l'hanno trovato nel ramo delle pulizie e della produzione in linea o nel campo delle costruzioni," ha detto a CTK Wail Khazal, manager del progetto.

Il servizio Rom IQ abbozzerà un rapporto dopo la fine del progetto a novembre, rapporto che conterrà proposte per possibili misure sistematiche, ad esempio, nella legislazione che potrebbe aiutare ad abbassare l'estensione dell'esclusione sociale dei Rom.

CTK - ROMEA

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Una segnalazione di Tommaso Vitale da ADN Kronos. Nota personale: una buona iniziativa (soprattutto di questi tempi), mi spiace invece che tutto lo spazio della notizia sia lasciato a Piero Pelù e venga fatto solo di sfuggita il nome dello "storico gruppo gitano" che l'accompagnerà. Ma forse è meglio così...

Roma, 21 ott. - (Ign) - ''Non credo al censimento dei rom: sono tutte operazioni di marketing''. Piero Pelù (nella foto) parlando a IGN, testata on line del gruppo Adnkronos, critica le scelte del governo per la regolarizzazione dei campi nomadi, anche se, precisa, ''non sono qui per far polemica, ma per dare spazio alla loro musica, alle sonorità gitane''. Domenica prossima l'artista toscano presenterà con un concerto (alle 22, Festival della Creatività alla Fortezza da Basso a Firenze) la sua nuova produzione musicale 'Lacio Drom: Buon Viaggio' realizzato con il gruppo gitano ‘Acquaragia Drom’. Un progetto che, spiega, ''nasce in un momento in cui i rom sono sempre più al centro di incomprensioni e difficoltà''. Un lavoro ambizioso che ''vuole raccontare un popolo senza fissa dimora: un po’ come tutti noi artisti''.

Durante il concerto verranno suonati brani provenienti dalla tradizione manouche e alcuni stralci dal suo ultimo lavoro ‘Fenomeni’. Dietro al palco la proiezione del videoclip ‘un viaggio’, girato a S. Maries de la Mer in Francia, durante il raduno dei gitani di mezza Europa. ''È stata un’esperienza indimenticabile - dice l'ex leader dei Litfiba -. Quando si lavora con due registri di linguaggio, due musiche differenti, bisogna avere molta pazienza e sperimentare in continuazione''. Non è semplice anche perché, spiega Pelù, ''la cultura rom non è scritta, ma orale'' e quindi ''non ci sono spartiti, bisogna affidarsi completamente alla memoria''.

''È un po’ come quando ci si ritrova d’estate con gli amici in spiaggia e si canta attorno a un fuoco. Le canzoni non sono mai le stesse, ma cambiano, si evolvono. Così è per la musica rom, ogni volta è una scoperta per il pubblico e, lo confesso, un po’ anche per me''.

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Di Sucar Drom (del 22/10/2008 @ 17:34:17, in blog, visitato 1562 volte)

Roma, infuria la polemica sulla destra post-fascista
"Non andrò ad Auschwitz al viaggio della memoria con Alemanno, un post-fascista che vuole dedicare una via all'antisemita Almirante". L'ex deportato nel campo di concentramento nazista Piero Terracina (in foto...

Il ministro Maroni, politicamente in affanno, diventa sibillino e pericoloso
Il ministro Maroni in un’intervista alla Stampa, chiarisce il suo pensiero dopo lo stop imposto dall’Unione europea all’allontanamento dei Cittadini comunitari e al reato di immigrazione clandestina. Il ministro si affiderà...

Forlì, quando l'amico è un poliziotto...
Spacciandosi per agente ha puntato una pistola-archibugio contro un rom minacciandolo. Ma questi ha chiamato un amico, agente di polizia, a cui l'aggressore ha detto di essere un vigilantes. L'uomo, un bolognese di 35 anni residente a Forlì, incensurato e rappresentante di elettrodomestici,...

Lippi ha vinto, l'Italia ha perso
Il 13 ottobre molti giornali e siti, tra cui Repubblica.it e Gazzetta.it, titolavano e spiegavano che finalmente si stava concretizzando una risposta alle derive razziste e neofasciste negli stadi. Infatti Marcello Lippi...

Orvieto (TR), seppellitemi in piedi
Beppe Rosso con i musicisti Marino Serban e Albert Florian Mihai hanno portato in scena lo scorso venerdì, alla Sala del Carmine a Orvieto, uno spettacolo d'impegno civile, intenso e molto piacevole. "Seppellitemi in pi...

Rom e Sinti, il pensiero leghista
Un quotidiano bresciano ha intervistato il Sindaco di Chiari sulla vicenda di una famiglia sinta allontanata dal comune bresciano con una “buona uscita” di quattromila euro, il tutto con il bene placito della Prefettura di Brescia...

Roma, la federazione ha incontrato il Prefetto Mosca
Una delegazione della federazione Rom e Sinti Insieme, guidata dal presidente Nazzareno Guarnieri, ieri pomeriggio ha incontrato il commissario per l'emergenza “nomadi” nella città di Roma, Sua Eccellenza il prefetto Carlo Mosca...

Venezia, Tosi condannato per propaganda di idee razziste
Due mesi di reclusione (pena sospesa) per aver raccolto nel 2001 firme contro un “campo nomadi” abitato da Cittadini italiani a Verona: è la condanna che la Corte d’appello di Venezia ha infl...

Bolzano, un Sinto in Consiglio Provinciale
Siamo agli ultimi giorni di una dura campagna elettorale per l’elezione del nuovo Consiglio Provinciale di Bolzano. Ieri è arrivata la notizia della conferma del voto per domenica 26 ottobre. Noi di sucardrom invitiamo tutti i bolzanini a votare per Radames Gabrielli...

Molfetta (BA), le fiamme dopo lo sgombero
Per i carabinieri non si sarebbe trattato di alcun gesto premeditato o riconducibile ad episodi di intolleranza razziale. Sta di fatto che nella tarda serata di ieri mani ignote hanno appiccato un incendio a quel che rimaneva dell’insediamento rom situato nell'area ...

Italia, è razzismo o reale e civile integrazione?
La lettera di Linda. Da cristiana sono favorevole all’accoglienza di chiunque, indipendentemente da razza, etnia, religione, colore della pelle e cultura, nomadi compresi. Però, non è accettabile...

Milano, De Corato è falso e pericoloso
“I provvedimenti del ministro Maroni in tema di sicurezza hanno avuto effetti immediati nella nostra città. A partire dai campi rom. Infatti, grazie alla nomina del commissario straordinario, dopo il censimento dei campi autorizzati e il controllo costante degli...

Bolzano, i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige
Pubblichiamo i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige, in vista delle elezioni provinciali di domenica prossima a Bolzano. Sinistra per l’Alto Adige ha fatto una scelta importante: candidare Radames Gabrielli, un Sinto per il Consiglio provinciale di Bolzano...

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Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 09:31:33, in sport, visitato 1746 volte)

Tratto da Chiesa Evangelica Zigana in Italia del 18 ottobre, la notizia era già apparsa a fine agosto su Sucar Drom,

Ancora una volta il rugby si dimostra un ottimo strumento per agevolare la comprensione e l'interazione tra le persone di culture diverse. Rambo e Daniel Costantini, 24 e 22 anni, estremo e mediano di apertura, grandi promesse del rugby italiano, capaci di frequentare a suon di punti, mete e placcaggi, tutte le selezioni giovanili azzurre (dall'Under 15 all'Under 21) prima della frustrazione di dover fare a spallate per trovare un posto in squadra. Tesserati del Calvisano campione d'Italia, Rambo e Daniel in Super 10 non hanno ancora messo piede. Lo scorso campionato lo hanno giocato in serie B, seconda squadra del Calvisano: Rambo ha segnato 28 mete, Daniel 282 punti e insieme sono stati gli eroi della promozione in serie A. Eppure nessuno si è fatto vivo. Impossibile omettere un particolare: Rambo e Daniel sono dù senghen, come affermano loro in dialetto bresciano, due zingari. Giochiamo da quando avevamo 6 anni e mai abbiamo avuto problemi in squadra, mai un compagno o un avversario che ci abbia fatto pesare la nostra origine. Adesso invece...». La domenica prima della partita assiste alla funzione che papà Claudio, pastore della Chiesa Evangelica di Brescia, tiene nel tendone tra le roulotte: «Siamo molto religiosi, non beviamo, non fumiamo e preghiamo molto. In fondo questo ci aiuta a essere anche dei bravi sportivi». Vorrebbero giocare, ma sono ingenui, nel rugby del professionismo mai hanno avuto un procuratore, mai si sono allontanati da Brescia. Zingari nella vita, non nei fatti: «Siamo gitani, la nostra storia familiare è particolare: mamma è gitana da sempre, papà è un bresciano doc. Rambo e Daniel chiedono solo una chance: "Ritornare a giocare" E pregano in silenzio: «Anche prima delle partite. All'inizio nello spogliatoio qualcuno rideva. Adesso, quando l'avversario è forte, i compagni ci chiedono di pregare anche per loro...».

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Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 08:59:00, in lavoro, visitato 1473 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia



La comunità Rom deve lavorare per rompere lo stereotipo per cui non sanno lavorare bene, ha detto oggi Bajro Bajric. Bajric, che è presidente dell'Associazione per i Rom di Croazia, l'ha detto al seminario "incontrare i datori di lavoro con le misure di stimolo al lavoro".

Un gran numero di Rom sono stati cacciati fuori dalla comunità, ed hanno bisogno di essere stimolati ed aiutati a diventare membri attivi della comunità, ha detto Bajric. Ha aggiunto che i Rom hanno mostrato interesse nell'istruzione e nell'integrazione nella società.

Questo è uno degli scopi del progetto REI (Iniziativa Impiego Rom), cofinanziato dal programma "PHARE 2005", per cui l'Associazione per i Rom di Croazia ha ottenuto 96.000 euro dalla UE.

Nella contea di Varazdin, 30 Rom hanno partecipato ad un programma di formazione per la raccolta ed il riciclo dell'acciaio vecchio, come pure per cucitrici e carpentieri, ma sinora uno solo ha trovato lavoro.

Bajric considera che la legge sul welfare va cambiata, perché l'assegno sociale a volte è più alto dei salari che i Rom ottengono dai loro datori di lavoro.

L'interesse della comunità locale per questi progetti è molto importante, e la contea e la città di Varazdin hanno mostrato interesse per il miglioramento della posizione dei Rom, per cui dovrebbero essere elogiati, ha detto Bajric.

L'ufficio regionale dell'impiego di Varazdin ha nel suo database 157 Rom disoccupati, e questi programmi permettono ai Rom di ottenere determinate conoscenze ed abilità, per poter trovare lavoro più facilmente, ha detto al seminario Jasenka Hutinski, capo dell'ufficio dell'impiego di Varazdin.

Il seminario ha riunito rappresentanti dell'industria del metallo di Varazdin e associati per il progetto REJ.

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Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 05:02:31, in Italia, visitato 1421 volte)
A Milano giovedi' 23 ottobre, in Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, salone Di Vittorio "IL ROSSO INTERROGA IL GIALLO", riflessioni sulla Milano dopo i fatti di Opera del dicembre 2006. Intervengono tra gli altri Rosati, Biondillo, Dazieri e Colaprico. L'ho sentito ieri su Radio Popolare, non ho trovato altre informazioni.
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Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 13:12:03, in blog, visitato 1482 volte)

Non l'ho mai conosciuto personalmente, ma con Miguel Martinez scambio corrispondenza ed informazioni da prima che entrambi avessimo un blog.  Il suo è molto più frequentato del mio e lo leggo regolarmente senza mai commentare: a volte mi affascina, mentre altre volte mi puzza di partito preso. Il più delle volte, non capisco dove vada a parare, incomprensione che aumenta se leggo anche i commenti; sarà per questo che non invidio il fatto che il suo blog abbia più visite del mio.

A  volte, riesce a parlare di complessità e di massimi sistemi, con parabole quotidiane e terra-terra (che non significa affatto banali), come nel post pubblicato oggi:

Per strada, ascolto giovani con gli occhi a mandorla che parlano fiorentino e giovani dalla pelle nera che parlano romano; poi leggo che, secondo alcuni esponenti del governo, ci sarebbe un problema di integrazione linguistica, da risolvere creando apposite "classi-ponte" per italianizzare i figli degli stranieri.

E' il paradosso omicida del razzismo, che impone come ragionevole l'impossibile: quelli che dovrebbero starsene a casa loro, dovrebbero nel contempo diventare esattamente come noi; per un problema inesistente, si propone una soluzione insensata - "separiamoli da noi per farli diventare come noi".

Infatti, almeno fino alla scuola media, la meravigliosa capacità di apprendimento linguistico infantile significa che il problema semplicemente non esiste: basta esporre i bambini ai loro coetanei e parleranno proprio come loro. Invece qui li tolgono dall'ambiente italofono e li mettono in apposite classi. Quando la scuola - intesa come sistema educativo, non come luogo di socializzazione - è il peggior posto in assoluto per imparare una lingua. Infinitamente meglio i manuali dell'Assimil.

Lo straniero in Italia cammina in genere a capo chino; il suo spirito somiglia a quello dell'abissino nelle favole, che è convinto che se si lava abbastanza, diventerà bianco. E la prima cosa di cui si può lavare lo straniero è la propria lingua. Che è di solito l'unica cosa che ancora possiede di suo.

Il padre filippino, che parla al proprio bambino solo in quel poco di italiano che ha imparato... quando quel bambino crescerà, avrà almeno una cosa molto italiana: la non conoscenza di lingue diverse. Per il resto, avrà un'idea confusa di ciò che è l'italiano, visto che subisce due modelli concorrenziali, quello dell'ambiente scolastico e quello della famiglia, che veglia con più determinazione della scuola sulla sua italianizzazione.

La comunicazione tra le persone passa attraverso tanti canali; ma il canale principale è quello linguistico. E meno largo è quel canale, meno si comunica. Il genitore apparirà al figlio come apparirà a un italofono qualunque: una persona che sa dire "quando pagare?" e qualche parolaccia. All'incirca come i neandertaliani nei film di fantapreistoria, o gli indigeni nei film colonialisti, in cui il trionfo dell'Uomo Rosa (perché siamo rosa, mica bianchi di pelle) passa attraverso il mutismo dell'Altro.

Ma se i genitori appaiono come pezzenti morali e battute viventi, è ovvio che i figli cercheranno i propri modelli altrove: ad esempio, nella banda di ladruncoli del quartiere.

E' uno dei tanti meccanismi che ci preparano le banlieue del futuro, in cui verranno rinchiusi tutti i figli superflui degli stranieri oggi indispensabili. Gli scarti del grande piatto in cui mangiano e sputano gli italiani.

Stiamo parlando di un processo sociale, dove le scelte individuali possono incidere poco. Ma fa tristezza vedere come un motivo ricorrente nella devastazione delle tradizioni altrui sia la difesa delle tradizioni "nostre", vere o presunte, contro la "omologazione".

Gli omologatori, i nichilisti, sono proprio loro, che si dedicano sistematicamente alla violenza (di cui quella fisica è la meno grave) contro ogni lingua, religiosità, stile di vita, abbigliamento, usanza diversa dalla propria, tranne ciò che si può trasformare in merce esotica.

Come se la bellezza delle tradizioni non risiedesse proprio nella loro pluralità: nell'essere bilingui, trilingui, quadrilingui, nel saper vivere in tanti mondi.

Tutto questo, l'ha riassunto perfettamente l'altro giorno la Quattrenne di casa. E' interessante come lei abbia scelto di usare diverse lingue per diverse funzioni: forse perché ci deve pensare un attimo a costruire le frasi, l'inglese ad esempio è dedicato alle narrazioni fantastiche e alla filosofia.

Le chiedo se le piacciono i kaki, alla maniera in cui li avevo preparati. Poi le spiego:

"I learned from my mother how to make persimmons this way... Italians make them differently."

E lei risponde:

"I will learn to make them, and my baby will learn, and my baby's baby will learn, and it will never finish!"

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Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 09:17:34, in media, visitato 1837 volte)

Da Roma_Francais, di questo film ne avevo parlato già settimana scorsa, e visto che mi sembra interessante, torno sull'argomento

Télérama.fr Karim Dridi : "Vorrei si prendesse coscienza della miseria dei Gitani"

LE FIL CINéMA - Il campo descritto nel suo film esiste davvero. Invece, la maggior parte degli autori recitano il loro proprio ruolo. Karim Dridi ("Bye-bye", "Pigalle") torna sui luoghi delle riprese di "Khamsa", nelle sale da mercoledì, la storia di un piccolo gitano marsigliese di 11 anni lasciato a se stesso.

SUR LE MEME THEME: Un Film De Karim Dridi : Khamsa | 7 octobre 2008 (in francese ndr.)

Come ha scoperto il campo gitano dove si svolge Khamsa?
Grazie al mio amico Sofiane Mammeri, uno degli attori di Bye-Bye. Ero attonito: mi credevo nel Brasile, in una favela. Ho deciso di farne un film dopo aver condiviso il quotidiano dei gitani: dormire in una roulotte, bere birre, andare in spiaggia coi bambini… Niente fognature, né elettricità, ratti grandi come gatti... Trecento persone vivono così.

Lei ha girato con i giovani del campo. Qual'erano le vostre relazioni?
Marco Cortes, l'interprete principale, non è del campo: è un piccolo gitano sedentarizzato. Va a scuola, beneficia di una struttura familiare forte. I bambini del campo, sono per la maggior parte de-scolarizzati, considerati come selvaggi, come recidivi. Ma sono stati capaci di partecipare sino alla fine ad un film, col rigore che questo implica. Di più, hanno dovuto accettare il sostegno scolastico imposto dalla Ddass durante le riprese. Qualcuno ha ripreso la voglia di studiare. Per me, è la migliore delle ricompense, meglio che una Palma d'oro.

Ha l'impressione di aver firmato un film impegnato?
Non dissocio la politica dal cinema. Vorrei che i miei concittadini prendessero coscienza della miseria di questa gente, Francesi come loro, e da generazioni. Dei bambini subiscono questa ingiustizia dalla nascita. Ecco perché il mio film ha una dimensione tragica, ma ho avuto cura di mostrare anche la parte luminosa dei bambini, anche quando commettono dei furtarelli. Il potere vorrebbe punire i minori severamente quanto i maggiorenni. E' abominevole. Tempo fa, avevo un progetto di film sugli stabilimenti penitenziari per minori. Ecco, il campo di Khamsa è una prigione a cielo aperto.

Propos recueillis par Cécile Mury
Télérama n° 3065

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