Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 31/10/2008 @ 12:22:13, in Italia, visitato 2176 volte)

31 Ottobre 2008, 08:00 - Pur nella canea razzista e anti-tsigana, esiste una buona base di consenso per investire in politiche sociali e culturali. Senza farsi schiacciare dall’emergenza. [...].

Come ragionare sulle politiche locali per i rom di recente immigrazione?

La ricerca empirica sulle dinamiche dell’opinione pubblica mostra come il 94% della popolazione italiana non sappia stimare nemmeno con una certa approssimazione il numero di rom e sinti in Italia, tendendo a sovrastimarlo di molto; il 76% degli italiani non sa che circa il 50% dei rom e dei sinti hanno la cittadinanza italiana; l’84% degli italiani non è consapevole che la stragrande maggioranza dei rom non sono più itineranti (nomadi non lo sono mai stati); solo il 37% degli italiani sa che i rom non sono un popolo omogeneo per cultura e religione, ma semmai una sorta di "galassia di minoranze". Prendendo per buoni i dati dei sondaggi, solo un italiano su mille ha un’informazione soddisfacente sulle popolazioni tsigane.

In questo quadro si aprono enormi possibilità di intervento per politiche sociali e culturali da implementare per ridurre i pregiudizi, creare spazi di incontro, favorire l’interazione costruttiva e rispettosa, rendere esigibili i diritti fondamentali anche per rom e sinti. Per altro, seppure in un clima di forte ostilità anti-tsigana, diffusa e radicata, se è vero che in prima battuta un italiano su due pensa che la condizione degli "zingari" in Italia migliorerà solo quando rispetteranno le "nostre" leggi e smetteranno di chiedere l’elemosina, il 68% degli italiani propone soprattutto (il 30%) o anche e parimenti (il 38%) politiche di pubblica responsabilità per l’inclusione scolastica, abitativa e lavorativa. In altri termini, anche nella canea razzista e anti-tsigana del 2007, una buona base di consenso per investire in politiche sociali e culturali, era già presente.

Vi sarebbero, perciò, le condizioni per estendere l’orizzonte temporale delle politiche per i rom e i sinti e darsi degli obiettivi ambiziosi di medio periodo, senza rimanere schiacciati dalle emergenze e resistendo all’attrazione sempre esercitata sul ceto politico dal ciclo degli sgomberi.

Tuttavia, le politiche locali rivolte verso i rom e i sinti sembrano indifferenti alla ricerca di strade praticabili per migliorare le condizioni di vita di queste popolazioni, invertire le traiettorie di degrado, ridurre la conflittualità diffusa e contrastare effettivamente pratiche devianti di microcriminalità e piccola delinquenza.

Sono politiche demagogiche. Istituiscono un contesto di ostilità e avversione, in cui anche le alleanze fra attori anti-razzisti sono difficili e poco praticate (sia le coalizioni fra associazioni e movimenti solidaristici con i sindacati, sia le alleanze più ampie con alcune categorie socio-professionali quali operatori sociali, insegnanti, artisti, avvocati e non ultimo operatori della polizia locale e giornalisti).

Analizzando i casi di successo sperimentati in Europa, tre sono le principali linee di politica su cui le città possono sviluppare una politica complessa ed efficace.

In primo luogo, un disegno incrementale di politiche sociali e politiche culturali: politiche integrate che sostengano le capacità di abitare, lavorare e socializzare di queste persone. Politiche non specialistiche, semplicemente politiche sociali e culturali ordinarie, ma che si aprono e coinvolgono anche le popolazioni tsigane, senza immaginare una regolazione ad hoc, specializzata, sempre pericolosa. Nelle esperienze europee di maggiore successo, il punto di partenza, intorno a cui vengono integrate e articolate altre politiche, è il sostegno alla capacità di abitare.

Preziose sono le considerazioni-metodo sviluppate a proposito da Antonio Tosi (2008): "Si tratta anzitutto di offrire una gamma differenziata di possibilità abitative-insediative: la pluralizzazione delle formule comporta il rifiuto dell’idea (che non trova applicazione per altre popolazioni e che è un segno del carattere strumentale dell’approccio al problema) che una popolazione possa essere ‘assegnata’ ad una particolare formula abitativa".

Data l’eterogeneità delle popolazioni tsigane, e le grande varietà di percorsi, competenze, sensibilità, vocazioni e progetti dei singoli individui, "occorre ammettere che qualunque formula è in linea di principio applicabile, nessuna è generalizzabile" (ibidem). In questo senso non c’è tipologia che possa essere esclusa, in linea di principio, dalla gamma delle soluzioni: (1) abitazioni ordinarie, di produzione pubblica (affiancate da brevi periodi di mediazione all’inizio); (2) abitazioni ordinarie, di produzione privata (con formule si sostegno per l’accesso al mutuo e meccanismi di sostegno alla reputazione di singoli nuclei familiari rom); (3) autocostruzioni accompagnate dal movimento cooperativo; (4) aree attrezzate in funzione residenziale (di proprietà o in affitto) per gruppi (solitamente non superiori alle 60 persone) che scelgono di vivere insieme (sulla base di legami familiari o di affinità); (5) interventi non specialistici a bassa soglia per l’emergenza abitativa temporanea (come nella formula dei villaggi solidali); (6) aree di sosta per quanti esercitano ancora mestieri itineranti; (7) upgrading (miglioramenti infrastrutturali) delle baraccopoli, non per intrappolarvi a vita le persone ma come strategia di riduzione del danno e cura incrementale della qualità della vita di chi è momentaneamente costretto risiedervi.

In secondo luogo, diviene importante anche quella che potremmo definire una strategia "repubblicana", di controllo da parte di autorità terze sull’operato delle amministrazioni locali. E’ il ruolo di denuncia e di sostegno che, ad esempio, può esercitare l’UNAR (l’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali) istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità.

A diversa scala, sono molte le agenzie preposte a monitorare (e, in alcuni casi, anche a sanzionare) il rispetto dei diritti fondamentali e lo stato di discriminazione delle minoranze. A titolo di esempio, si pensi al CERD (Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale), alla FRA (Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea), all’OHCHR (Alto Commissariato per i Diritti umani delle Nazioni Unite), o all’ECRI (Commissione Europea per la lotta contro il razzismo e l’intolleranza).

Queste agenzie raccomandano e denunciano, e, perciò, se valorizzate dagli attori locali, possono contribuire ad attirare e indirizzare l’attenzione dei media. Possono, cioè, essere valorizzate per contribuire a orientare in senso non xenofobo le dinamiche dell’opinione pubblica. Inoltre, queste agenzie forniscono spesso supporto informativo e formativo ad attivisti e amministratori locali interessati a implementare politiche di contrasto all’esclusione delle popolazioni rom e sinte.

In terzo luogo, ma non per questo meno importante, in un clima in cui l’opposizione razzista all’insediarsi di rom e sinti è così dura, dovrebbe essere dedicata molta intelligenza a negoziare e mediare con la popolazione maggioritaria residente le ragioni e le condizioni dell’accoglienza e degli insediamenti. Niente è impossibile: le politiche, quando implementate con cura e attenzione, sono capaci di invertire sentimenti di ostilità.

La ricerca ci aiuta e conforta in questa strada, dando prova di casi di successo sperimentati, e delle avvertenze metodologiche da adottare in questi processi di negoziazione e riconoscimento incrementale. Si tratta di avviare una vera e propria strategia deliberativa, capace di preparare un contesto positivo per il dibattito ed orientare la percezione dei gruppi tsigani fra gli abitanti e nei media locali. Questo richiede di creare occasioni di incontro, di conoscenza e di socialità in comune, facendo leva sullo sport e sulla musica, creando cioè non solo occasioni di conoscenza e informazione, ma anche di sguardo reciproco e mutuale, di dialogo esperito.

Uno strumento importante può essere quello di mostrare casi di buona (auto)gestione dei siti in cui già vivono dei gruppi tsigani. Certamente delle politiche volte a una buona comunicazione, in grado di creare chiari e semplici criteri per la selezione dei luoghi in cui insediare i gruppi rom e sinti sono importanti per promuovere reazioni positive alle proposte, mentre al contrario una discussione poco gestita può minare i progetti di attribuzione.

Una strategia di promozione di occasioni deliberative richiede che la leadership politico-amministrativa (assessori, ma anche dirigenti della polizia, dei servizi scolastici e sanitari) investa per mediare i conflitti e non per "soffiare sulla cenere" e incrementare polarizzazioni e lacerazioni. Fermo restando che qualsiasi pratica negoziale e deliberativa che non abbia come soggetti di interlocuzione e negoziazione i rom stessi, nelle forme di rappresentanza che questi si danno in autonomia, non può avere efficacia.

Tommaso Vitale
Ricercatore di Sociologia generale presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove insegna Programmazione sociale e Sviluppo Locale e coordina il Gruppo di studio e ricerca sulle politiche locali per i rom e i sinti in Europa all’interno del Laboratorio di Sociologia dell’azione pubblica "Sui generis".

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Di Fabrizio (del 31/10/2008 @ 09:33:39, in casa, visitato 2910 volte)

Colombo (PD): "Quando la roulotte si ferma, di notte, i vigili picchiano sulla roulotte e spaventano i bambini". La Lega smentisce

Roma – 30 ottobre 2008 - Attacco nell'Aula della Camera di Furio Colombo (Pd) in difesa di una famiglia sinti. "Mentre noi stiamo parlando - ha detto Colombo - una roulotte con una famiglia, madre, padre e cinque figli, viene tenuta dal sindaco di Chiari, il senatore leghista Sandro Mazzatorta, in continuo movimento. Si tratta di cittadini italiani sinti. Quando la roulotte si ferma, di notte, i vigili picchiano sulla roulotte e spaventano i bambini".

La famiglia, fino al 2004, era legalmente residente in un'area sulla quale la precedente amministrazione comunale (nel 2001) utilizzando un finanziamento regionale aveva anche collocato cinque case. Ma, nel 2006, l'attuale amministrazione ha consegnato l`ingiunzione di sgombero dal campo a questa e ad altre quattro famiglie e il 25 settembre del 2007 il sindaco di Chiari ha ordinato la cancellazione della residenza.

La Lega non tarda a rispondere, dichiarando che sulla vicenda Colombo sta mentendo. "Non è vero che a Chiari i vigili vanno a picchiare la gente. Noi chiediamo legalità". Claudio D'Amico (Lega) sostiene "che tre famiglie risedevano in un piccolo campo nomadi, in modo abusivo, e quando il neo-sindaco gli ha chiesto di regolarizzare la situazione gli hanno creato problemi".

La famiglia, dice D'Amico, "non ha rispettato" il nuovo regolamento comunale per il funzionamento del campo nomadi e l'amministrazione "li ha sfrattati. Loro hanno fatto ricorso al Tar che ha dato ragione all'amministrazione. L'amministrazione ha offerto loro tre case che sono state rifiutate. Hanno chiesto qualcosa per lasciare il campo. L'amministrazione gli ha dato 18mila euro a fondo perduto ma ora quando tornano in luoghi non consentiti vengono allontanati, non con i bastoni, non con la forza, ma in modo molto fermo".

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Di Fabrizio (del 30/10/2008 @ 09:39:46, in conflitti, visitato 2583 volte)

Sui fatti di ieri in Spagna, ricevo da Union Romani

Stimati amici,

In risposta agli orribili accadimenti di Castellar (Jaen), dove la comunità gitana ha dovuto abbandonare le proprie case per paura delle aggressioni di alcuni cittadini, vi rimettiamo un comunicato stampa in cui la Unión Romaní spiega i fatti e le azioni che ha intrapreso.

Chiediamo la massima diffusione

Saluti

Silvia Rodríguez - responsabile stampa

OCCORRE PORRE FRENO A QUALSIASI MANIFESTAZIONE CHE COMPORTI PERICOLO PER L'INTEGRITA' DELLA COMUNITA' GITANA

Il Presidente di Unión Romaní, Juan de Dios Ramírez-Heredia, a nome di tutta la Giunta Direttiva della Federazione, ha inviato una petizione alla Delegazione Governativa della Giunta Andalusa, perché si prendano tutte le misure necessarie riguardo ai deplorevoli accadimenti che si stanno vivendo nella località jaense di Castellar.

Nel documento citato, il Presidente di Unión Romaní vuole manifestare la grave preoccupazione creatasi nella comunità gitana spagnola, per i fatti accaduti nella città di Castellar, ampiamente diffusi dai mezzi di comunicazione in tutta la Spagna, dove si mostra il confronto tra giovani "payos" e gitani, che ha motivato la fuga massiva dei gitani residenti a Castellar.

Inoltre, si spiega nel testo che nessuno ha riportato che la Unión Romaní si è messa in contatto con le autorità municipali di Castellar, in particolare col sindaco, al fine di avere una conoscenza precisa dei fatti così ampliamente diffusi.

Da questa conversazione col sindaco, Juan de Dios Ramírez-Heredia ha ricevuto la più ferma rassicurazione che l'autorità non si farà influenzare da pretesi estremisti di qualsiasi segno e che non ci sarà la più minima concessione dalla sua ferma volontà di difendere i diritti costituzionali di tutti i cittadini di Castellar, della cui popolazione i gitani formano parte indiscutibile ed indivisibile.

Coscienti che il razzismo sia una ferita latente in buona parte della società spagnola, e che in questi momenti sia come un appello a cui rispondere con grande facilità, Unión Romaní manifesta la sua più ferma volontà a difesa della comunità gitana, da sempre la parte più vulnerabile in questi tipi di conflitti.

Nello scritto inviato alla Giunta Andalusa, affermiamo, con la forza della Legge e della Costituzione, che non si permetterà nessuna aggressione, da qualsiasi parte arrivi, contro la popolazione gitana di Castellar e si esige che le autorità civili e politiche garantiscano il ritorno in pace e sicurezza delle famiglie gitane che, a causa di minacce o di legittima paura, si sono viste obbligate ad abbandonare le loro residenze.

Su questa linea, l'organizzazione ha manifestato la più ferma volontà nel richiedere tutta l'assistenza da parte delle Forze dell'Ordine Pubblico, a difesa dell'integrità delle famiglie gitane oggi allontanate dai loro domicili.

In questa forma si è chiesto - per un elementare senso di prudenza ed in base alla triste esperienza acquisita in circostanze molto simili - che venga impedita o posposta qualsiasi manifestazione che sotto il motto di altre rivendicazioni, possa sottintendere il pericolo che si incendino gli animi e, una volta di più, siano i gitani le vittime dell'odio razzista e di azioni incontrollate dei più violenti.

Per tutto questo, in conclusione, Unión Romaní ha sollecitato la Delegazione Provinciale del Governo della Giunta Andalusa a ricevere un gruppo di persone che a nome dell'organizzazione e capeggiato da don Antonio Torres Fernández, presidente della Unión Romaní Andalucía e vicepresidente dell'Unión Romaní Spagnola, al fine di manifestare apertamente la posizione dell'organizzazione e concordare, appena possibile, le azioni da prendere a difesa dei diritti costituzionali di tutti.

Barcelona y Castellar, 29 de octubre de 2008

JUAN DE DIOS RAMÍREZ-HEREDIA

UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
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E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
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URL: http://www.unionromani.org/index_es

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Di Fabrizio (del 30/10/2008 @ 09:17:17, in scuola, visitato 1944 volte)

Da Romano Them

La famiglia Bislimi è arrivata in Francia nel 2006. Dopo tre traslochi dovuti alla precarietà della loro situazione e diverse domande di regolarizzazione (seguite al rigetto delle domande d'asilo), Kenan, Mirusche ed i loro quattro bambini Mirem, Skender, Avni e Haldimir sono arrivati al gruppo scolastico Gaspard Monge il 4 settembre 2008. I bambini hanno bisogno di stabilità per continuare a progredire nel loro apprendimento, e questo è incompatibile con la minaccia permanente di espulsione verso il Kosovo, che pesa sulla loro vita quotidiana.

I Rom, dopo aver subito persecuzioni da parte dei Serbi e degli Albanesi, non hanno alcun diritto e nessuna prospettiva di futuro, soprattutto dopo la recente indipendenza del Kosovo. D'altra parte, abbiamo appreso che la madre di Kenan (Mirem, 47 anni) ed i suoi fratelli e sorelle (Hetem, 22 anni, Roki, 19 anni, Mustapha, 16 anni e Sabrina, 9 anni!!!) sono attualmente per strada da settembre perché la loro situazione non è stata regolarizzata malgrado le domande presentate [...]. Questo rende la scolarizzazione della giovane Sabrina presso la scuola dei fratelli Chappe quasi inesistente.

Domandiamo quindi al prefetto della Loira, Christian Decharrière, la regolarizzazione di tutta la famiglia Bislimi ed il rispetto della Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo.

Il comitato di sostegno, 25 ottobre 2008

[...]

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Di Fabrizio (del 29/10/2008 @ 18:39:46, in Regole, visitato 4665 volte)

Da BlogStranieri

Nuove disposizioni in materia di ricongiungimenti familiari

Una circolare del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione sulle modifiche apportate alla disciplina. Portato a 180 giorni il termine per ottenere il visto di ingresso in Italia.

Con una circolare del 28 ottobre 2008 il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha fornito alcuni chiarimenti in merito alle nuove disposizioni in materia di ricongiungimento familiare ai sensi dell’articolo 29 del Testo Unico sull’immigrazione, alla luce delle modifiche apportate dal decreto legislativo n.160 del 3 ottobre 2008.
Le nuove disposizioni riguardano principalmente i requisiti oggettivi e soggettivi in capo al richiedente ed ai familiari da ricongiungere, la cui sussistenza deve essere accertata, rispettivamente, dagli Sportelli Unici e dalle Rappresentanze italiane all’estero.
In particolare, i requisiti oggettivi in base ai quali è possibile concedere il nulla osta al ricongiungimento familiare sono stati così modificati:

Reddito. Lo straniero che chiede il ricongiungimento deve dimostrare di percepire un reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, aumentato della metà per ogni familiare da ricongiungere (maggiori dettagli nella circolare).
Assicurazione sanitaria. Previsto l’obbligo di stipulare - nel caso in cui venga richiesto il ricongiungimento per genitori ultra sessantacinquenni - una assicurazione sanitaria o di provvedere all’iscrizione al servizio sanitario nazionale (maggiori dettagli nella circolare).

Le novità concernenti i requisiti soggettivi sono:

Coniuge. E’ ammessa l’istanza di ricongiungimento del coniuge non legalmente separato purché di età non inferiore a diciotto anni.
Figli. Previsti particolari casi di ricongiungimento familiare con figli maggiorenni in ragione del loro stato di salute.
Genitori. E’ ammessa la richiesta di ricongiungimento familiare per genitori a carico, qualora non abbiano altri figli nel Paese di origine o provenienza, ovvero per i genitori ultra sessantacinquenni, qualora gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati e, gravi motivi di salute.
Rapporti di famiglia e stato di salute - Documentazione probatoria. Ove gli stati relativi alla sussistenza dei rapporti di parentela e di salute non possano essere documentati in modo certo mediante certificati o attestazioni rilasciati da competenti autorità straniere, le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di certificazioni anche sulla base dell’esame del DNA.

Infine, viene portato da novanta a centottanta giorni il termine oltre il quale lo straniero può ottenere il visto di ingresso direttamente dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane.

Decreto legislativo 3 ottobre 2008, n. 160

Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 5, recante attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare

Art. 1.

1. All’articolo 29 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come modificato dal decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 5, recante attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare, sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Lo straniero può chiedere il ricongiungimento per i seguenti familiari:
a) coniuge non legalmente separato e di età non inferiore ai diciotto anni;
b) figli minori, anche del coniuge o nati fuori del matrimonio, non coniugati, a condizione che l’altro genitore, qualora esistente, abbia dato il suo consenso;
c) figli maggiorenni a carico, qualora per ragioni oggettive non possano provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione del loro stato di salute che comporti invalidità totale;
d) genitori a carico, qualora non abbiano altri figli nel Paese di origine o di provenienza, ovvero genitori ultrasessantacinquenni, qualora gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati, gravi motivi di salute.»;
b) dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
«1-bis. Ove gli stati di cui al comma 1, lettere b), c) e d), non possano essere documentati in modo certo mediante certificati o attestazioni rilasciati da competenti autorità straniere, in ragione della mancanza di una autorità riconosciuta o comunque quando sussistano fondati dubbi sulla autenticità della predetta documentazione, le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di certificazioni, ai sensi dell’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, sulla base dell’esame del DNA (acido desossiribonucleico), effettuato a spese degli interessati.»;
c) al comma 3, la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b) di un reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale aumentato della metà dell’importo dell’assegno sociale per ogni familiare da ricongiungere. Per il ricongiungimento di due o più figli di età inferiore agli anni quattordici ovvero per il ricongiungimento di due o più familiari dei titolari dello status di protezione sussidiaria è richiesto, in ogni caso, un reddito non inferiore al doppio dell’importo annuo dell’assegno sociale. Ai fini della determinazione del reddito si tiene conto anche del reddito annuo complessivo dei familiari conviventi con il richiedente.»;
d) al comma 3, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente:
«b-bis) di una assicurazione sanitaria o di altro titolo idoneo, a garantire la copertura di tutti i rischi nel territorio nazionale a favore dell’ascendente ultrasessantacinquenne ovvero della sua iscrizione al Servizio sanitario nazionale, previo pagamento di un contributo il cui importo è da determinarsi con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro il 30 ottobre 2008 e da aggiornarsi con cadenza biennale, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano»;
e) al comma 8 le parole: «novanta giorni» sono sostituite dalle seguenti: «centottanta giorni».

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Di Fabrizio (del 29/10/2008 @ 17:14:56, in conflitti, visitato 2805 volte)

Da Mundo_Gitano

MADRID: Gli Zingari hanno lasciato un villaggio spagnolo dopo che la folla aveva assaltato con lanci di pietre le loro case, in seguito ad una collutazione tra giovani, ha comunicato ieri un'associazione gitana.

Un gruppo della comunità di circa 90 zingari è ritornato ieri alle loro case a Castellar, con la polizia che proteggeva la lor presenza, ha detto Juan Luis Munoz, presidente di Romani Chungalo, locale gruppo per i diritti degli zingari.

Ha detto Munoz che poco dopo la collutazione di sabato notte, gli abitanti del paese hanno tirato pietre alle case ed alle macchine degli zingari del paese, che ospita 3.800 persone per lo più impegnate nella produzione olearia della provincia di Jaen nella Spagna meridionale.

"Hanno colpito molte famiglie. Le hanno anche minacciate. E' razzismo," ha detto.

Un portavoce della Guardia Civil ha confermato che pietre sono state tirate contro le case, ed il giornale El Pais scrive che i locali a dozzine hanno attaccato diverse case di zingari.

Dice sempre il portavoce che domenica, circa 300 persone si sono riunite nel villaggio per protestare contro la criminalità, da loro imputata agli zingari.

Il sindaco di Castellar non ha risposto alle richieste di ieri mattina di spiegare cos'era accaduto.

I locali accusano la comunità zingara di comportamenti minacciosi, furti ed altri piccoli crimini, ha detto una  negoziante del paese, che ha richiesto l'anonimato.

"L'ultima goccia sono stati questi ragazzi che sabato ne colpivano altri, i genitori sono intervenuti e tutto si è riscaldato. E' il culmine di tante cose. La gente è al colmo," ha detto per telefono alla Reuters, aggiungendo di non aver notizia che le famiglie zingare stessero lasciando il paese.

[...]

Reuters

La notizia viene riportata anche da il Giornale

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Di Fabrizio (del 29/10/2008 @ 08:41:58, in Europa, visitato 2167 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Le vittime dei traffici umani sono per lo più donne e bambini sotto i 9 anni di età. La Croazia sta diventando un paese di destinazione per la gente sfruttata.

Negli ultimi sei anni, ci sono stati 74 casi registrati di traffico di persone, principalmente donne, è stato riportato oggi durante la celebrazione del Giorno Europeo Contro il Traffico di Esseri Umani.

Jadranka Kosor, vice-presidente del Governo Croato, ha detto di fronte al comitato nazionale per la soppressione del traffico di umani, che il Gabinetto sta lavorando su questi problemi da sei anni.

Oltre ai piani d'azione ed al programma nazionale, Kosor ha sottolineato che il governo ha sviluppato alcune misure importanti nella legge criminale per proteggere le vittime di traffici umani.

"Durante l'anno corrente, secondo le statistiche, ci sono state cinque vittime nella nostra regione. Il governo sta tentando con le sue misure di fermare una delle più grandi malvagità" ha detto Kosor. Ha aggiunto che è stato creato un nuovo programma nazionale nel tentativo di sopprimere questo problema.

Croazia - un paese di destinazione per la gente sfruttata

Ruzica Mandicha detto di fronte alla rete di OnG PETRA che la Croazia è l'ultimo paese della regione che ha iniziato a fronteggiare il problema dei traffici umani. Mandic ha spiegato che la Croazia per un certo periodo non è stata strettamente un paese di transito, ma è un paese di destinazione in cui la gente viene sfruttata.

Quando è stato chiesto se PETRA è soddisfatta del lavoro della polizia e delle altre autorità che dovrebbero sopprimere il problema, Mandic ha risposto che non sono soddisfatti della loro efficienza.

Le vittime hanno meno di nove anni

"PETRA è qui come correttivo delle istituzioni statali. Spesso le vittime dei traffici, la maggior parte donne,  sono conosciute per essere definite come vittime della prostituzione. Vogliamo chiarire la differenza tra prostituzione e traffico di persone, e fermare le punizioni di donne prostitute che non cadono volontariamente in quel girone" ha spiegato Mandic. Secondo le statistiche, le vittime più frequenti hanno tra i 17 ed i 24 anni, ma il traffico di bambini sta diventando sempre più popolare.

"Sono soprattutto i bambini Rom, e l'età si sta abbassando, cosicché adesso abbiamo vittime di traffici tra i sette e i nove anni" ha detto Mandic.

PETRA ha istituito una linea telefonica dedicata dal 2002 (0800-77-99) dove si può riferire di ogni attività sospetta, e dove le vittime possono cercare aiuto.

"Ogni anni riceviamo circa 4.000 chiamate, di cui il 20% sono informazioni utili. Sono soprattutto le famiglie delle ragazze disperse a chiamare, e poi i dati vengono inviati al Ministero degli Interni" ha spiegato Mandic.

Published: October 18, 2008 16:33h

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Di Fabrizio (del 28/10/2008 @ 10:17:48, in Kumpanija, visitato 2352 volte)

Nei giorni tra il 23 ed il 27 ottobre, si è tenuto a Zagabria il VII Congresso Mondiale dei Rom, al cui termine, è stato eletto Segretario Generale il giurista e giornalista Bajram Haliti. Ecco alcune note tratte da Roma_Daily_News:

(immagine suggeritami da Elisabetta Vivaldi, da Banjara Times)

[...] Bajram Haliti è nato nel 1955 a Gnjilane in Kosovo. E' uno dei più apprezzati studiosi sulla posizione dei Rom in Europa e nel mondo. Ha partecipato a molti incontri internazionali sui Rom, [...] ed è un nome preminente nell'area degli esperti della comunicazione pubblica. Nel 1985 ha fatto ingresso nel giornalismo, passando tutti i livelli di sviluppo - dal praticantato sino a direttore in capo dei programmi romanì. Si è manifestato con grande successo sia nel giornalismo scritto che parlato, e come pubblicista.

Haliti ha numerosi studi, articoli, commenti e documentari. Sia come giurista che come letterato e saggista, attraverso i suoi lavori scritti, ha parlato di un mondo in cui saranno sorpassati l'odio e l'ineguaglianza, citando esempi da tempi antichi e meno. E' autore del documentario "Auschwitz, mai più", una approfondita genesi sul genocidio dei Rom.

Il libro di Bajram Haliti "I Rom prima del muro della morte di Auschwitz" vinse il primo premio alla XII manifestazione letteraria "Amico Rom", che si tiene ogni anno nella città di Lanciano (CH). A questo concorso erano stati presentati 600 opere letterarie romanì, giudicate da 14 critici eminenti.

Ha passato la gran parte della sua vita professionale e lasciato un segno profondo nei programmi radio e TV, seguendone lo sviluppo sia con la sua creatività personale come pure con la qualificazione esperta di diverse generazioni di associati romanì. E' stato segretario provinciale per l'informazione sul Kosovo e capo gabinetto nel Governo della Repubblica di Serbia.

Ora è direttore in capo della rivista d'informazione in lingua serba e romanì "Ahimsa - Non-violenza", presidente dell'agenzia informativa dei Rom di Serbia, giurista, membro dell'Associazione dei letterati di Kosovo e Metohija, membro dell'Associazione dei letterati della Repubblica di Serbia.

L'8 aprile 2002, Giorno Mondiale dei Rom, Haliti ottenne la targa "Slobodan Berberski" per la letteratura ed il giornalismo, istituita quell'anno dalla Repubblica Federale di Jugoslavia, ottenne il premio "Pace e tolleranza" per il suo contributo alla lotta per la pace, la tolleranza e la comprensione tra i popoli e le nazioni, "per meriti e contributi speciali nel miglioramento della vita culturale ed educativa dei Rom, come pure per i successi nello sviluppo della cultura Rom nella Repubblica di Serbia, per l'aiuto spassionato e la cooperazione nello sviluppo ed il lavoro dell'Associazione", ha ottenuto la Targa per la creatività straordinaria della parola scritta e la promozione della cultura del Consiglio Nazionale della minoranza Romanì e lode per la collaborazione del Consiglio Nazionale della minoranza Romanì.

Parla e scrive fluentemente serbo, inglese, russo ed albanese [...]

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Di Fabrizio (del 28/10/2008 @ 09:23:12, in Italia, visitato 2865 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte (speriamo in bene, sin dai tempi di Roberto Costa, quando scrivo di Opera Nomadi diventano tutti nervosi...)

Da Tarantolati Sud Magazine

L’Opera Nomadi nazionale nasce nel 1966 per la tutela dei diritti civili e la salva-guardia della cultura dei Rom/Sinti, da una evoluzione dell’Opera Nomadi di Bolzano nata nel 1963. Riconosciuta "Ente Morale" con Decreto Presidenziale nel 1970 l’Opera Nomadi è presente su tutto il territorio nazionale con 30 sezioni o gruppi collaboratori da Bolzano alla Sicilia con oltre 500 soci. L’Ente è un’organizzazione democratica che ha il fine di salvaguardare e valorizzare con ogni possibile forma d’intervento, diretto o indiretto, il patrimonio sociale e culturale delle popolazioni rom, sinte e camminanti, comunemente – e spesso dispregiativamente - denominate zingare, nomadi e viaggianti, nonché di fornire concreti strumenti di sostegno a favore delle stesse popolazioni. L’Ente per il perseguimento dei suoi scopi sociali assume come metodo la partecipazione diretta dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti a tutti i livelli. L’Ente è aconfessionale, apartitico e non ha fini di lucro: è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale.

I Rom, Sinti e Camminanti in Italia sono oltre 170.000, vale a dire la percentuale più bassa – rispetto al complesso della popolazione gagì – dell’intera Europa. I gruppi più numerosi sono i Rom Rumeni, i Sinti Giostrai ed ex-Giostrai di antico insediamento, i Rom dalla Jugoslavia, i Rom Centro-meridionali di antico insediamento.

> "In primo luogo occorre un "PATTO DI RICONCILIAZIONE NAZIONALE"
con la minoranza più discriminata d’Europa che preveda degli ammortizzatori sociali per facilitarne l’integrazione. E quindi il riconoscimento dei Rom/Sinti come minoranza etnica e linguistica (come i 30.000 Ladini, o i 1000 "Catalani" di Sardegna, per esempio). Da qui occorre creare un ‘Tavolo di lavoro Interministeriale con il Governo italiano per il popolo dei Rom/Sinti’ che istituisca un Ufficio Governativo che si avvalga indispensabilmente di mediatori Rom/Sinti, che valuti, coordini, orienti le politiche ed i finanziamenti pubblici, per conoscere le esigenze verso l’integrazione sociale e la completa autonomia dei Rom/Sinti. Rispetto al resto d’Europa abbiamo pochissimi veri mediatori culturali Rom e Sinti riconosciuti anche dalle loro comunità.

> In secondo luogo la questione LAVORO.
Occorre attuare un censimento qualitativo delle presenze, delle esigenze, e delle politiche attuabili nei diversi territori. Un rapporto che deve precisare anche quali mestieri svolgono o che intendano intraprendere i Rom/Sinti, ed in quale habitat si trovano o intendano vivere. Nelle maggiori città, al minimo in tutti i Capoluoghi di Provincia, va attivato uno sportello di avviamento al lavoro per Rom e Sinti, in quanto la difesa dei vecchi mestieri da rilanciare realisticamente sul mercato e soprattutto l’avviamento al lavoro (in primis : favorire la legalizzazione del commercio ambulante, legalizzare ovunque il nuovo mestiere di raccolta differenziata dei rifiuti ingombranti, legalizzare tutti i musicisti di strada) costituiscono la strada maestra per prevenire la sempre più dilagante devianza nelle Comunità dei Rom/Sinti e Camminanti in Italia.

> In terzo luogo SCUOLA ed ISTRUZIONE ADULTI
bisogna attuare il Protocollo sulla Scolarizzazione, firmato il 26 giugno 2005 a Roma tra Ministero dell’Istruzione e Opera Nomadi (in via di rinnovo), per favorire l’inserimento scolastico dei bambini come momento . Occorre investire sui bambini perché sono gli uomini e le donne (i Rom/Sinti e le Romnià/Rumrià) di quella generazione che dovrà farsi parte dirigente del proprio popolo senza scorciatoie demagogiche o buonismi. La rappresentanza politico-sociale autonoma dei Rom/Sinti resta l’obiettivo di fondo dell’Opera Nomadi.

> In quarto luogo la questione HABITAT.
Noi chiediamo che i grandi concentramenti di Rom e Sinti vengano superati, sostituendoli con l’assegnazione di case o con le microaree residenziali (anche auto-costruite) a seconda delle specifiche esigenze dei Rom/Sinti. Soltanto in Italia esistono "campi-nomadi". La nostra politica rifiuta i dannosissimi "campi nomadi" che si trasformano in sacche di emarginazione, in veri e propri centri di separazione sociale, spesso produttori di devianza e criminalità. Occorre quindi attuare una politica della casa (per le Comunità dei Rom/Sinti che la desiderano) che deve tenere conto di una redistribuzione sul territorio e soggetta ad un patto sociale (i Rom/Sinti con le Istituzioni) che preveda regole precise per i Rom/Sinti ed una parallela politica di avviamento al lavoro prioritaria rispetto a qualsiasi altro contenuto".

Queste questioni costituiscono tutte un percorso parallelo, per un intervento efficace, per favorire l’integrazione sociale di questi gruppi e per imparare a conoscere e conoscersi.

I ns. indirizzi: Opera Nomadi Nazionale - via di Porta Labicana n° 59 – 00185 Roma tel. 06/44704749 fax. 06/49388168
Posta elettronica: operanomadinazionale@virgilio.it
i ns. siti: www.romlavoro.it

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Di Fabrizio (del 28/10/2008 @ 08:35:38, in media, visitato 1909 volte)

Da Romanian_Roma

20/10/2008 - Secondo un comunicato stampa, questo mese inizierà una campagna di informazione pubblica sulla vita dei Rom in Romania, con lo scopo di ridurre i preconcetti su questa comunità, sotto il nome di "Conosci i Rom prima di giudicarli".

La campagna è organizzata assieme al Dipartimento per le Relazioni Interetniche e l'Agenzia Nazionale per i Rom - Governo di Romania.

La campagna di informazione consiste nella produzione di cinque cortometraggi che saranno presentati e discussi da personalità pubbliche Rom e no in programmi TV sui canali nazionali.

La campagna include anche la produzione e la messa in onda di spot radio/TV che riporteranno lo slogan della campagna - "Conosci i Rom prima di giudicarli" all'attenzione pubblica. Gli spot diventeranno l'introduzione ai programmi dove verranno presentati e discussi i cortometraggi.

La campagna intende far crescere la consapevolezza nel pubblico generale (specialmente i giovani) e tra le autorità pubbliche locali riguardo alla storia, la specificità locale, come pure sui vari problemi affrontati dalla minoranza Rom in Romania.

DIVERS – www.divers.ro

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