| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 23/02/2009 @ 09:38:44, in Europa , visitato 3198 volte)
		 
      Da
Urloweb.com Venerdì 20 Febbraio 2009 13:08 - Più di una volta mi sono chiesto se il 
nomadismo dei rom e dei sinti sia una scelta dettata dalla voglia di viaggiare o 
da un vitale istinto di sopravvivenza. Gli zingari rubano i bambini. Una ricerca dell’Università di Verona ha preso in 
esame l’ultimo ventennio fino al 2007. Ha scartabellato in tutte le procure 
italiane e non ha trovato un solo caso di rom o di sinto condannato per aver 
rubato un bambino.
 Ora invece facciamo un salto indietro nel tempo. Questa storia, riportata nel 
mio libro “Non chiamarmi zingaro” edito da Chiarelettere, me l’ha raccontata 
Mariella Mher la scrittrice jenische (gli zingari svizzeri) che all’età di due 
anni fu “rubata”, per legge, alla propria famiglia. Siamo nel 1912 e in 
Svizzera, per contrastare la mortalità infantile, viene creata una fondazione: 
la Pro Juventute.
 E’ subito riconosciuta di pubblica utilità e beneficia di contributi da parte 
della Confederazione Elvetica.
 Nel 1926 le viene affidato l’alto compito di proteggere i bambini dall’abbandono 
e dal vagabondaggio e così idea il progetto Bambini di strada.
 Il fondatore e direttore, dottor Alfred Siegfried, si fa personalmente carico di 
“sradicare il male del nomadismo” dalla società svizzera. Cardine della sua 
filosofia è la conversione di tutti gli jenisch, gli zingari svizzeri, da nomadi 
a sedentari. Purtroppo gli adulti sono già dati per spacciati mentre sui bambini 
si può ancora agire. Così, attraverso “misure educative sistematiche e 
coerenti”, Siegfried sottrae con la forza, alle rispettive famiglie jenisch, i 
figli. Queste operazioni vengono condotte in collaborazione con le autorità 
cantonali e comunali.
 Il dottore, che definisce gli zingari geneticamente “inferiori, deficienti e 
mentalmente ritardati”, colloca i bambini, anche quelli in fasce, presso 
orfanotrofi, collegi, ospedali psichiatrici o all’interno di famiglie 
affidatarie.
 
 L’operazione ha come obiettivo il riplasmare questo materiale umano 
introducendolo all’interno di una società sedentaria, ordinata e normale. Ogni 
contatto con la precedente famiglia è categoricamente vietato, pena la non 
riuscita del piano rieducativo. “Ogni qualvolta” sottolinea il dottor Siegfried 
“vuoi per nostra bonarietà, vuoi per uno sfortunato e casuale incontro, uno di 
questi bambini, ancora disadattati e instabili, entra in contatto con i propri 
genitori, tutto il nostro lavoro viene vanificato.”
 Anche i cognomi vengono cancellati per impedire possibili e futuri 
ricongiungimenti che potrebbero riportare il fanciullo verso una vita nomade e 
di conseguenza verso il crimine.
 Che il nomadismo jenisch anche in Svizzera sia dovuto alla ricerca della 
sopravvivenza attraverso il piccolo commercio, non viene preso in considerazione 
dal dottor Siegfried che, al contrario, lo considera una devianza genetica.
 Il suo obbiettivo è recuperare questo popolo di asociali e così molte bambine, 
come fu in seguito provato, sono sterilizzate. Per alcuni bambini con ritardo di 
linguaggio si crea un metodo speciale: vengono infilati in una vasca da bagno e 
quindi bloccati dentro con delle assi di legno che gli cingono il collo affinché 
non possano uscire. Questa teoria medica asserisce che i problemi di linguaggio 
del bambino, precedentemente sottratto con la forza alla legittima madre, si 
risolvono immergendo il suo corpo, anche per venti ore, in acqua fredda.
 L’ideologia nazista non è né sconosciuta né avversata dalla Fondazione Pro 
Juventute che, anzi, attraverso il suo direttore, intrattiene strette 
collaborazioni con psichiatri tedeschi e, in modo particolare, col dottor Robert 
Ritter che tanta parte ebbe nella soppressione di 500.000 rom e sinti durante il 
terzo reich.
 
 In poco meno di quarantacinque anni e cioè dal 1926 al 1972, sono rubati alle 
rispettive famiglie circa duemila bambini di cui più di seicento 
dall’Associazione umanitaria Pro Juventute.
 
 Nel 1972 un giornalista svizzero, Hans Caprez, raccoglie alcune testimonianze di 
jenisch vittime del programma della Pro Juventute. E’ una bomba e lo scandalo 
che ne scaturisce va su tutti i giornali. Non passa neanche un anno e la Pro 
Juventute interrompe il progetto Bambini di strada.
 Vengono condotte delle indagini sui responsabili.
 Tuttavia devono passare quindici anni prima che la Pro Juventute chieda 
pubblicamente scusa al popolo jenisch ammettendo le proprie colpe.
 I risultati delle indagini sulle responsabilità della Confederazione arrivarono, 
invece, nel 1998 quando è condannata a risarcire le vittime.
 Quel che resta, oggi, a questi bambini rubati sono: traumi, lesioni, vergogne e 
un risarcimento, riconosciuto dalla Confederazione Elvetica, di circa 10.000 
euro.
 
 Pino Petruzzelli
   
      Da
Roma_Daily_News Carissimi, C'è un nuovo sito web dalla Spagna chiamato Mundo Gitano (www.mundogitano. 
net) dove si forniscono opinioni e informazioni sui Rrom in Spagna e America 
Latina in generale; quanti di voi parlano spagnolo, possono entrare nel sito, 
dare un'opinione e leggere diversi articoli e proposte, c'è anche un progetto 
sul romanes, che forse non è così buono, ma dovete tenere a mente che in Spagna 
la conoscenza di questa lingua non è buona. Sto tentando di aumentare le 
informazioni che ci sono sul sito, ma da solo non basto, così penso che qui 
abbiamo gente che potrebbe collaborare [...] in rromanes o spagnolo, forse 
Kako Ron dal Canada o Yanko Hancock, che parla un po' di spagnolo? Sarebbe grande se altri dessero le loro impressioni e opinioni sugli 
argomenti che appaiono nelle pagine, i Rrom spagnoli sono davvero lontani dal 
movimento Internazionale Romani, a causa del linguaggio (non parlano il rromanes), 
invece, se lo parlassero, potremmo aiutarci. Vi posso assicurare che c'è un 
grande interesse tra i Rrom spagnoli nel recuperare la lingua rromanes. Saluti a tutti, Lolya dall'Argentinajorgebernaljohnson@hotmail.com
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 24/02/2009 @ 09:17:13, in Europa , visitato 1806 volte)
		 
      Da
Roma_ex_Yugoslavia 
Emportal.co.yu 18 febbraio 2009. Fonte: Tanjug Bozidar Djelic, vice Primo Ministro per l'integrazione UE ha detto oggi 
che per la fine di febbraio verrà disegnata una strategia per l'inclusione dei 
Rom e verranno assicurati fondi per il suo sviluppo. Parlando all'apertura del 15° incontro del Tavolo internazionale dei 
Direttori del Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, tenutosi a Belgrado, 
Djelic ha sottolineato l'importanza per la Serbia di predisporre la strategia 
durante la sua presidenza. Djelic, che è anche coordinatore nazionale per il Decennio dell'Inclusione 
Rom, ha detto che l'organizzazione tenterà anche di essere formalmente più 
attiva nel proporre una politica europea verso i Rom. Ha ricordato che le priorità della Serbia durante la propria presidenza 
saranno di risolvere i problemi dei Rom nella casa e nell'istruzione, come pure 
il problema della discriminazione e la questione della loro inclusione nel 
quadro di una politica Rom europea. Ha detto che nei precedenti cinque anni la percentuale dei bambini rom che 
ricevono l'educazione elementare obbligatoria è salita dal 56% al 75%, 
aggiungendo che l'istruzione dovrebbe essere una priorità nell'integrazione 
sociale dei Rom. Ha detto che l'istruzione non può essere la soluzione di ogni problema ma è 
un passo importante per risolvere gli altri problemi che la popolazione rom 
affronta. Ha detto che durante il 2007 metà delle famiglie rom vivevano sotto la linea 
di povertà. Commentando l'incidente di Kraljevo, dove un minorenne rom ha ucciso un serbo 
di 18 anni, seguito su internet da minacce di vendette contro i Rom, Djelic ha 
detto che ogni crimine dev'essere punibile solo per legge, senza riguardo 
all'etnia. Un singolo crimine non può diventare base per rivincite contro un particolare 
gruppo etnico. Il governo serbo condanna le minacce apparse su internet, ha 
detto Djelic, aggiungendo di appoggiare l'azione presa dallo stato, dai corpi 
locali e dalle organizzazioni rom che richiamano alla calma. Svetozar Ciplic, Ministro per le Minoranze ed i Diritti Umani, ha detto che 
l'Europa ha compreso che è impossibile parlare di democrazia e responsabilità 
sociale se non c'è coscienza dei problemi dei Rom. Ciplic ha detto che il Decennio dell'Inclusione Rom partito cinque anni fa e 
ha esplicitamente stabilito che l'integrazione dei Rom è l'obiettivo di tutti i 
paesi firmatari. I Rom sono una risorsa umana, culturale ed intellettuale che gli stati non 
hanno ancora scoperto, ha detto il Ministro, aggiungendo che oggi ogni paese ha 
problemi finanziari, ma la crisi economica globale non deve essere una 
giustificazione per rallentare il lavoro sull'integrazione sociale dei Rom. Il Decennio dell'Inclusione Rom è iniziato nel 2005, su iniziativa dell'Open 
Society Institute e della Banca Mondiale e comprende 10 paesi. Romania, Bulgaria ed Ungheria hanno già presieduto il Decennio Rom e la 
Serbia tiene la presidenza dal 25 giugno 2008. Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica 
Ceca, Slovacchia, Ungheria, Macedonia, 
Montenegro, Romania, Bulgaria e Serbia stanno prendendo parte al Decennio. Durante la presidenza serba, anche la Spagna è diventata membro di questa 
iniziativa regionale. I rappresentanti dei 12 paesi discuteranno su discriminazione nell'istruzione 
e presenteranno i loro piani d'azione nazionali. Iňigo de Palacio Espaňa, Ambasciatore spagnolo in Serbia, firmerà 
una dichiarazione sull'accesso della Spagna al Decennio dell'Inclusione Rom.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 24/02/2009 @ 09:21:30, in Italia , visitato 1543 volte)
		 
      Ricevo da Agostino Rota Martir Un gruppo di famiglie Rom Bosniache che vive fuori Livorno ha dato 
accoglienza al cittadino Rumeno Karol Racz, presunto autore dello stupro della 
minorenne avvenuto a Roma il 14 febbraio scorso. I Rom in questione erano del tutto ignari del grave reato commesso (?) dal 
cittadino Rumeno pochi giorni prima a Roma. Conoscevano Karol, già un anno fa 
questi si era rivolto a loro perché bisognoso di aiuto e aveva trovato in questa 
piccola comunità di Rom il necessario sostegno e la possibilità di svolgere 
qualche piccolo lavoro: raccolta ferro, pulizia del campo. Si era sempre 
mostrato gentile e calmo con tutti i componenti della famiglia Rom, ancora fanno 
fatica a credere alle accuse che gli vengono mosse. Allora viveva con un gruppo 
di suoi connazionali a poca distanza dal campo Rom. Poi aveva lasciato Livorno 
per andare a Roma. Qualche giorno fà Karol si era ripresentato al campo per chiedere agli stessi 
Rom la possibilità di poter dormire e di fermarsi solo qualche giorno il tempo 
per guadagnare qualche soldo per poi ripartire di nuovo. Era notte, faceva 
freddo, giusto appunto c'è anche una roulotte libera, così i Rom accettano di 
ospitarlo il tempo necessario, lo conoscono e si fidano: non immaginano 
lontanamente che Karol è ricercato dalla Polizia per il presunto reato di stupro 
a danno di una minorenne. In quel momento i Rom vedono una persona, un uomo, un povero che chiede un 
aiuto, un'ospitalità.. anche loro ci sono passati, sanno benissimo cosa vuol 
dire essere rifiutati, messi fuori, passare le notti al freddo, sentirsi soli e 
affidarsi alla bontà di qualche "cristiano" capace ancora di compassione. Per 
loro in quel momento l'uomo precede la regola, il calcolo, il dentro e il fuori. 
Si potrà ragionare e disquisire all'infinito senza arrivare a delle certezze 
matematiche, e 
quel dubbio che mina ogni possibile ragionamento: "ma se avessero saputo che lui 
era ricercato, cosa avrebbero fatto?" Cosa avremmo fatto noi di fronte ad un 
conoscente, ad un amico? Ma non è questo il punto, perché in quel momento le 
famiglie Rom non lo potevano certo pensare o immaginare quali fossero le reali 
intenzioni del Rumeno: davanti a loro c'era una richiesta di aiuto, quella di 
Karol conosciuto l'anno prima, e la risposta fu quella di aprire la loro porta 
ed accoglierlo. " Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio..perché io ero forestiero e 
mi avete ospitato nella vostra casa.." (Mt.25, 35 ss.) Quei Rom hanno accolto, non nascosto! Ingenuità o profezia? La nostra società sa ancora accogliere l'altro senza calcolo, senza per forza 
dover programmarlo secondo i nostri progetti o senza rivestirlo dei nostri 
percorsi? E' ancora valida un'accoglienza dell'altro capace di rispettare la sua 
identità, le sue tappe, le sue scelte e senza la pretesa di essere sempre e solo 
noi a dover determinare tutto? Ne siamo ancora capaci? Ti accolgo se accetti di cambiare al ritmo della mia bontà, se dimostri di 
volerti integrare, se sottoscrivi questi patti, altrimenti.." Quando offri un 
pranzo o una 
cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi 
vicini..perché tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un 
banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno 
da ricambiarti." ( Lc 14, 12-14) Bisogna riconoscere che non poche volte comunità di Rom e Sinti accolgono al 
loro interno persone (italiani e non) di passaggio, a volte sono persone feritedentro, emarginate dalla società..lì ritrovano anche quel calore umano che 
altrove gli è precluso, rifiutato, negato o condizionato. E' un'accoglienza 
semplice, 
sopratutto umana e discreta ma spesso capace di ridare coraggio e di aprire 
cammini nuovi a chi attraversa periodi di disagio e difficoltà.
 Regolamento di campi imposto e blindato, quasi copiato nello spirito alle 
leggi razziali d'un tempo che ci illudevamo di aver lasciato alle spalle, 
demolizioni di 
insediamenti abusivi, ordinanze contro mendicanti, lavavetri, censimento dei 
senza fissa dimora, ronde..piano piano accettiamo come normalità interventi 
sempre più duri contro i poveri, gli immigrati e i Rom in particolare; in nome 
della sicurezza trangugiamo ogni sorta di boccone, spesso imbevuto con piccole 
dosi quotidiane di razzismo, fino a non farci sentire il disgusto o la vergogna 
per i nostri silenzi o peggio ancora collaboratori attivi a questi progetti. 
L'accoglienza che questi Rom hanno donato a Karol, nonostante tutto è stato un 
gesto di genuinità, di squisita solidarietà: hanno offerto il loro spazio, hanno 
aperto all'accoglienza la loro mano, a differenza di gran parte della società 
che in questi ultimi tempi vuol far mostra della sua "cattiveria" attraverso il 
suo pugno chiuso. Grazie per questo vostro messaggio umano e cristiano!Don Agostino Rota Martir - Campo nomadi di Coltano (PI) - 21 Febbraio 2009
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 24/02/2009 @ 09:26:11, in Europa , visitato 1605 volte)
		 
      Da
Roma_Daily_News (tutti i link sono in tedesco o inglese) 17 febbraio 2009 – Assieme ai Liberali, la coalizione di Conservatori e 
Socialdemocratici ha definitivamente rigettato, mercoledì scorso, una
mozione 
introdotta dal partito di sinistra "Die Linke", che richiedeva una 
temporanea moratoria sui rimpatri forzati verso il Kosovo. "Die Linke" 
chiedeva anche al Governo Federale di garantire uno status di residenza 
permanente ai membri delle minoranze etniche e di altri gruppi vulnerabili. Il 
partito diceva anche che la Germania aveva una particolare responsabilità verso 
i Rom, risultante dall'Olocausto. In un
articolo sugli uffici del primo ambasciatore tedesco nominato per il Kosovo, 
la rivista internet net.de scrisse che uno dei suoi compiti principali 
sarebbe stato organizzare i ritorni dei rifugiati. Secondo l'ambasciatore, circa 
200.000 abitanti del Kosovo vivono in Germania, la maggior parte con passaporto 
serbo o jugoslavo. Tra questi, 35.000 molti di questi Rom, Askali ed Egizi sono 
soltanto "tollerati". Sono a rischio di deportazione forzata in Kosovo, una 
volta segnato l'accordo di riammissione tra Kosovo e Germania. Romano Them
 Vedere anche:
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 24/02/2009 @ 14:27:03, in Italia , visitato 1475 volte)
		 
      
 Lunedì 23 febbraio 2009 - ORE 17.20 -
Si è tenuto stamattina, in un clima di cordiale collaborazione, l'incontro tra i 
rappresentanti delle Organizzazioni sociali e del lavoro e il Procuratore Capo 
della Repubblica di Foggia Vincenzo Russo. L'iniziativa di cui si sono fatte 
promotrici le ACLI, la Caritas, la Cgil, la Cisl, l'Arci, l'Acsi, l'Opera 
Nomadi, l'Associazione Genoveffa de Troia, l'Ordine dei medici e Solidaunia ha 
avuto come oggetto la situazione del campo Rom di Borgo Arpinova, danneggiato 
dall'incendio del 19 dicembre scorso nel quale trovò la morte il piccolo Geylo. 
Dalle parole del Procuratore Capo si è appreso che l'istruttoria, seguita al 
sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Foggia dopo l'incidente, si 
avvia alla conclusione e a breve, quindi, il Comune di Foggia potrà disporre 
dello spazio per le opere di ricostruzione. La prima maggiore difficoltà 
incontrata dopo l'incidente viene così rimossa, dando alle circa 60 famiglie Rom 
e ai 67 bambini la possibilità di un ritorno alla normalità e ad una vita 
dignitosa. Pochi giorni ancora e il Comune di Foggia, con il quale più volte le 
stesse Organizzazioni avevano promosso iniziative di confronto su quella che è 
divenuta, nel frattempo, una vera e propria emergenza abitativa e sanitaria, 
soprattutto, per le 10 famiglie Rom più gravemente colpite dall'incendio, potrà 
iniziare il lavoro di ricostruzione. L'augurio, che ha trovato conforto nel 
dialogo costante con l'Assessore comunale Paolo De Vito, è che il dissequestro 
dell'area possa, nel più breve tempo possibile, stabilire le migliori condizioni 
di vivibilità del Campo di Borgo Arpinova, anche attraverso la dotazione di 
sistemi di sicurezza adeguati alla situazione. 
 redazione Teleradioerre
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 25/02/2009 @ 09:16:27, in Europa , visitato 1773 volte)
		 
      Da
Hungarian_Roma Budapest, 20 febbraio (MTI) - Orban Kolompar, capo dell'Autorità Nazionale 
Zingara (OCO), ha chiesto alle comunità rom ungheresi di contribuire ad 
un'analisi delle recenti manifestazioni anti-Rom e di addivenire a proposte che 
calmino le tensioni con la società, ha detto venerdì Kolompar a MTI. I sentimenti anti-Rom tenderanno a crescere nei prossimi mesi, in quanto i 
nazionalisti radicali stanno facendo sforzi per aumentare la loro base 
elettorale alimentando questi sentimenti, ha detto Kolompar. Ha aggiunto che Fidesz, il principale partito d'opposizione, sta fornendo 
"tacito appoggio" a queste attività, citando la recente dichiarazione del leader 
di Fidesz, Victor Orban: "Non esiste un crimine zingaro, ma ci sono zingari 
criminali". Kolompar ha detto che OCO non permetterà che la comunità rom sia etichettata 
collettivamente come un gruppo di criminali. "Chiunque usi questa retorica sta 
giocando col fuoco," ha aggiunto. I leaders dei 1.127 governi locali Rom d'Ungheria si incontreranno per una 
conferenza nazionale agli inizi di marzo. L'agenda include anche i temi del 
lavoro, dell'istruzione e della sicurezza pubblica, ha detto Kolompar.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 25/02/2009 @ 09:27:21, in Europa , visitato 2735 volte)
		 
      Da
Roma_Daily_News COMUNICATO STAMPA GREEK HELSINKI MONITOR [Traduzione in inglese di 
GHM dall'articolo originale in greco su
http://www.e-tipos.com/newsitem?id=75693 (da me ritradotto in italiano)] 
  I Rom di Aghia Varvara (municipalità della Grande Atene, con una sostanziale 
presenza di Rom) lo chiamano "esempio della razza". E' cresciuto e ha 
frequentato la scuola locale, completando i suoi studi alla Facoltà di Medicina 
di Atene e la sua specialità medica all'ospedale "Sotiria". Ha aperto il suo 
studio e qualche tempo fa è stato nominato nel ramo regionale dell'IKA (il 
principale Fondo di Sicurezza Sociale greco, che ha anche una clinica 
regionale). Il 42enne specialista dei polmoni Christos Vassileiou si sente 
orgoglioso di aver infranto il "muro" di analfabetismo e di essere diventato un 
modello per la nuova generazione di Zingari. "Per gli standard della mia razza, 
è rivoluzionario lavorare nel campo medico."
 La strada per l'Università e della realizzazione professionale è stata 
tutt'altro che facile. "Se sei uno Zingaro, non puoi aspettarti aiuto da nessuna 
parte. Trovi solo muri e porte chiuse. Attraverso questo percorso devi mantenere 
le orecchie chiuse e rimanere impegnato sulle tue mete. Per molti anni ho cercato, ma invano, di ottenere un lavoro in ospedale. Ho 
portato pazienza ed alla fine sono stato ricompensato. Sono anche stato 
fortunato. Se fossi nato in un'altra città, forse non ce l'avrei fatta". Molti 
Zingari che vivono ad Aghia Varvara, hanno fatto in modo di assicurarsi una vita 
decente. "Sono stati fatti alcuni passi. Diciamo che è una delle aree dove vive 
l'elite degli Zingari. [Puoi trovare] gente istruita, dottori, studenti che 
hanno buoni voti, uomini d'affari. Il modello Aghia Varvara dev'essere 
ampliamente promosso e costituire un esempio per tutti gli insediamenti. Nella 
maggior parte dei quali, i genitori non possono permettersi il latte per i loro 
figli e raccolgono tutto ciò che possono trovare nella spazzatura per poter 
vivere". Nell'accampamento di Aghia Sofia e Dendropotamos in Tessalonica, 
nell'accampamento di Sofades a Karditsa e Nea Smirni a Larissa, la gran 
maggioranza dei Rom vive in baracche senza acqua corrente, fognature ed 
elettricità. A Votanikos (nel centro di Atene) i bambini giocano accanto ai topi 
morti. Nell'area di Psari ad Aspropyrgos, in campi con antichi alberi d'olivo e 
mucchi di rifiuti e di macerie, circa 100 famiglie vivono in tende e baracche di 
legno. Anche ad Aghia Vaarvara d'altra parte, la "città modello", rimangono 
irrisolti bisogni di base nei campi dell'istruzione e dell'assistenza medica. 
Vicino a Vassileiou vivono bambini senza nessun documento, che non parlano greco 
e non sono mai andati a scuola. "Non possono nemmeno andare in ospedale. Non 
hanno assicurazione medica o libretto sanitario. Non hanno nome. Le più grande 
afflizioni sono l'analfabetismo, la disoccupazione e la ghettizzazione nelle 
scuole. A Zefyri (un'altra municipalità vicino alla grande Atene con una 
significativa presenza di Rom), c'è una scuola primaria dove quasi tutti gli 
alunni sono Rom. Nessuno manda i propri bambini a frequentare quella scuola. 
Come possono i giovani integrarsi in una società che li tiene ai margini? Lo 
stesso fenomeno si può osservare in altre aree, come ad esempio in Chalkida o 
Tessalonica." Adesso da alcuni mesi, visita due volte a settimana gli uffici 
dell'Associazione Culturale Zingara Pan-Ellenica ed esamina gratuitamente i Rom 
con problemi respiratori. "Molti di loro iniziano a fumare da quando hanno otto 
anni. Quando sono sulla quarantina, i loro polmoni sono distrutti". Due o tre 
volte all'anno visita gli accampamenti in varie aree del paese e aiuta quelli 
che ne hanno bisogno, esaminandoli o fornendo loro le medicine. "Provo a star 
loro vicino. Dato che lo Stato non se ne cura, la responsabilità ricade su di 
noi che abbiamo scelto di contrastare il fato di quanti appartengono alla nostra 
razza. Abbiamo il dovere di riempire il gap lasciato dallo Stato". "Il terzo mondo è vicino a noi" "A scuola mi hanno insegnato storia greca antica. La Grecia è la mia patria, 
il mio paese. E se sarà il caso, la difenderò. D'altra parte ci sono giovani 
Zingari che non hanno gli stessi sentimenti. Lo Stato deve assegnare priorità 
all'integrazione dei nostri bambini nella società". Le stime riguardo la 
dimensione della comunità Rom in Grecia variano. Greek Helsinki Monitor 
considera che ci siano 350.000 Rom, ma la Confederazione Pan-Ellenica 
dell'Associazione dei Rom Greci (POSER) fa una stima di 714.000. "Non è 
importante quanti siamo ma in che condizioni viviamo". Nel nostro paese ci sono 
approssimativamente 250 comunità di Zingari. In molti accampamenti dove vivono 
"gli abitanti delle tende", il 99% sono positivi all'epatite A, mentre il 50% lo 
è all'epatite B. Il 90% dei Rom che vive in Grecia è analfabeta, il 40% 
disoccupato e l'80% non hanno nessuna assicurazione sociale. "Ci si ricorda di 
noi solo in caso di incidenti che attraggono cattiva pubblicità. E durante le 
elezioni". Ora da alcuni mesi, Vassileiou sta riunendo informazioni riguardo le 
condizioni di vita del suo popolo. "La nostra unica soluzione risiede 
nell'appellarci alle agenzie dell'Unione Europea. Abbiamo compilato documenti 
con i nostri desideri e promesse. Sento sempre la gente che parla dei bambini 
del terzo mondo. Se visitassero Aspropyrgos, lo incontrerebbero. Vivono accanto 
a noi. Tra di noi." GREEK HELSINKI MONITOR (GHM)Address: P.O. Box 60820, GR-15304 Glyka Nera
 Telephone: (+30) 2103472259 Fax: (+30) 2106018760
 e-mail: office@greekhelsinki.gr  
website: 
http://cm.greekhelsinki.gr
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 25/02/2009 @ 09:43:52, in Italia , visitato 2408 volte)
		 
      Ricevo da
Marco Brazzoduro Marian è un rom romeno che da qualche mese vive insieme a sua moglie in uno 
dei cosiddetti “insediamenti abusivi” della Capitale, una baraccopoli di oltre 
70 persone (di cui la metà minori) invasa dai topi. Ogni mattina, Marian si alza 
all’alba e, insieme al cugino, percorre le strade della città a bordo del suo 
Fiat Iveco alla ricerca di ferraglia varia da poter rivendere al peso. Grazie a 
questa attività, può rientrare ogni sera al campo con qualche spicciolo nelle 
mani sudice e rovinate da una giornata di ricerca e fatica. Quei soldi raccolti 
onestamente, senza rubare niente a nessuno, apportando involontariamente un 
servizio di riciclaggio alla città, sono l’unica fonte di reddito per sè e per 
sua moglie, l’unico mezzo per mangiare alla sera. 
 Sabato 14 febbraio, il giorno di San Valentino, alle ore 18.00, poco prima che a 
qualche chilometro di distanza si consumasse una mostruosa violenza contro una 
coppia di ragazzini, Marian e sua moglie vengono fermati a bordo del loro 
camioncino da un’attenta coppia di vigili – un uomo ed una donna di cui non 
pubblicheremo il nome – per un normale controllo.
 
 L’assicurazione è perfettamente in regola, la patente del conducente anche, i 
parametri di sicurezza del mezzo sono ok, non vi sono contraffazioni di sorta, i 
bolli sono tutti pagati. Eppure, il mezzo viene sequestrato.
 
 Marian protesta e si rifiuta di firmare il verbale, ma la municipale consegna 
loro un foglio in cui si legge che il mezzo sarà condotto al deposito di via 
Artena per violazione dell’art. 100 del Codice della Strada.
 
 La nostra Associazione (Popica Onlus), che collabora con i rom dell'insediamento 
di Marian, viene avvertita solo lunedì mattina. L’art. 100 del CdS reca questo 
titolo: “Targhe di immatricolazione degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei 
rimorchi”.
 
 Decidiamo di accompagnare Marian allo sportello della Polizia Municipale del 
Municipio VI per cercare di capire cosa sia successo.
 
 La funzionaria, in modo non proprio accomodante, ci spiega che il problema sta 
proprio nella targa. È contraffatta? No. È illeggibile? No. È vecchia? No. E 
allora qual è il problema? La targa ha perso di rifrangenza.
 
 Ci viene da ridere, ma forse dovremmo piangere. Al comma 5 del suddetto art. 100 
del Codice Stradale, in effetti si dice: “Le targhe indicate ai commi 1, 2, 3, 4 
devono avere caratteristiche rifrangenti”.
 
 Ci scorrono nella mente le immagini fugaci di tutte quelle targhe vecchie e 
scolorite che ogni giorno ci passano davanti nel traffico capitolino: targhe 
scritte sul cartone, targhe completamente ricoperte di fango e adesivi, targhe 
su cui sono stati apposti dei cd rifrangenti sui lati per evitare il flash degli 
autovelox.
 
 La situazione avrebbe una sua comicità, se non fosse tragica.
 
 Non possiamo esimerci dal complimentarci con i funzionari della polizia 
municipale per l’encomiabile lavoro svolto, per l’impeccabile applicazione della 
legge.
 
 Intanto Marian per riavere il mezzo dovrà passare dagli uffici della municipale 
alla motorizzazione più volte, mentre il Fiat Iveco arricchirà le casse del 
deposito. Ci vorranno centinaia di euro per riprendersi il furgoncino.
 
 Come associazione abbiamo immediatamente contattato un avvocato per il ricorso. 
Il legale, nonostante sia da anni impegnato nel settore, si è detto però 
assolutamente nuovo ad un caso del genere.
 
 Ci hanno detto che “la legge è uguale per tutti”: crediamo però che, in questo 
caso, la legge sia stata “più uguale” per questa coppia di rom, che stasera non 
avrà soldi per mangiare perché è stato loro sottratto il lavoro proprio in nome 
della legge e della loro integrazione.
 
 di Gianluca Staderini e Michele Camaioni
 POPICA ONLUS - www.popica.org
 http://www.myspace.com/popicaonlus
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 26/02/2009 @ 09:28:55, in media , visitato 2204 volte)
		 
      Ricevo da Fabrizio Boni Ciao a tutti,vi mando il link ai trailer a un paio di lavori che sto provando a vendere.
 http://www.vimeo.com/user1333204
 Nell'attesa gli faccio prendere un po' d'aria.
 
 Saluti e baci
 
 Fabrizio Boni
 Tel/Fax: +39 0657302088
 Mob: +39 3358168363
 Email: fbrz.boni@gmail.com
 PS: Savorengo Ker è bruciata il 12 dicembre.
QUI la cronaca dal blog Casilino900   |