Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Marian Badeanu è un "milanese" singolare: non è nato in città (e questo a Milano è la norma) e i suoi occhi ridono anche quando è arrabbiato o sommerso dai problemi. Arrivato in queste terre qualche anno fa, si è conquistato il titolo di "mio" concittadino nella bolgia dei campi sosta sgomberati nella periferia e giocando a guardie e ladri coi controllori ATM quando suonava nella metropolitana. Non è soltanto un musicista di talento (tutti lo conoscono col soprannome di "Director"), ma una persona colta, attenta e partecipe. All'inizio del decennio è tra i fondatori del gruppo musicale "Unza" di cui è il primo direttore musicale. UNZA poi cresce, diventa una scuola cittadina di musica ed anche un'associazione di consulenza per immigrati. Questo, negli anni in cui il comune non riesce a risolvere la questione Scala e la storica banda dei Martinitt va chiudendo - sugli immigrati, meglio stendere un pietoso velo... Come nella storia di quasi ogni gruppo musicale, ad un certo punto le strade di UNZA e di Badeanu si dividono. Può capitare di incontarlo per bere un caffè al bar della metropolitana, o di sentirlo su Radio Popolare, in diretta dalla sua Craiova per un servizio sull'emigrazione dalla Romania. Crescono anch gli UNZA: hannno già girato tutta la provincia per feste e concerti, e due estati fa hanno suonato in Grecia ad un festival internazionale, quando incidono un disco con Roberto Durkovic, artista già affermato e amante come loro di metropolitane e musica sincera. Come suggerisce il cognome, anche lui dell'estrema periferia est della mia città. Grazie a Tommaso Vitale leggo di un nuovo film di Claudio Bernieri, dal bel titolo "Zingari in carrozza" (domanda ai redattori: cosa c'entra la foto degli Acquaragia Drom???) Una storia che vede tra i protagonisti, Director, Loredana e Ciprian (i suoi figli) e tutti quei complessini che ancora incontriamo ogni santo giorno. Cito: "Un gruppo di nomadi risolleva le sorti economiche dell'Atm, suonando gratis nei metrò. Il sindaco Gabriele Albertini li premia e destina parte dei profitti per la costruzione di case popolari destinate ai rom. Questa la surreale trama [...] cortometraggio, girato a Milano da Claudio Bernieri. 40 minuti per raccontare una storia metropolitana che sarà presentata sabato prossimo al Festival Massimo Troisi di Pieve Emanuele (Milano)" L'articolo azzarda persino un paragone con "Miracolo a Milano"... Lo spero, sul serio. Ma spero anche che Bernieri sia stato intelligente da non lasciare a Director & groups il semplice ruolo di attori, ma che siano stati anche co-sceneggiatori.
Si parla tanto di crisi del cinema italiano. Secondo me, non è un problema di scarsità di mezzi o di professionalità. La crisi è l'attuale incapacità di scrivere (o di promuovere) storie simili, che possono benissimo fare a meno dei soliti volti noti, per tenere lo spettatore attaccato allo schermo e portando le telecamere tra i veri cittadini di oggi, senza facili "piacionerie". Una Milano come potrebbe raccontarla il cantastorie Franco Trincale (milanesissimo anche lui...vero?) o forse i Godard e i Nanni Moretti ai loro esordi, quando armati di superotto riprendevano le piazze.
Giovedì 16 febbraio 2006 - h.21.00
presso il circolo familiare di viale Monza 140 (MM Turro / Gorla – bus 44) MILANO
L'associazione Naviglio Piccolo ONLUS
in collaborazione con Mahalla
presenta
le storie del film Miracolo alla Scala di Claudio Bernieri
interverranno il regista e i protagonisti
con la partecipazione della Banda del Villaggio Solidale
Cose utili da sapere:
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Ingresso
Normale: Euro 5,00 Soci di Naviglio Piccolo: Euro 3,00 Per chi si associa al momento e per i lettori di Mahalla: gratuita Quota associativa a Naviglio Piccolo: Euro 15,00
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stampare e presentare questo tagliando alla biglietteria. Ingresso gratuito
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Per chi non conosce (ancora) il film:
Marian Badeanu è un "milanese" singolare: non è nato in città (e questo a Milano è la norma) e i suoi occhi ridono anche quando è arrabbiato o sommerso dai problemi. Arrivato in queste terre qualche anno fa, si è conquistato il titolo di "nostro" concittadino nella bolgia dei campi sosta sgomberati nella periferia e giocando a guardie e ladri coi controllori ATM quando suonava nella metropolitana.
Il regista segue le peripezie sue e del gruppo musicale degli UNZA a cercare un lavoro, in giro per la città, durante i concerti. Mentre il comune non riesce a risolvere la questione Scala e la storica banda dei Martinitt va chiudendo (sugli immigrati e sulla casa, meglio stendere un pietoso velo...) questi “concittadini”creano un complesso che rappresenta l'Italia alle manifestazioni all'estero, vogliono fondare una scuola di musica e un'associazione di consulenza per immigrati. Sognano, litigano, si riappacificano, aprono un confronto con le autorità.
Un film su come cambia la città e i suoi abitanti.
Informazioni: naviglio.piccolo@virgilio.it - info@sivola.net
Ricevo e porto a conoscenza: COMUNICATO STAMPA Due puntate a CANALE ITALIA sulla situazione degli zingari rom Anteprima nazionale del film "Zingari in carrozza" interpretato dagli ZINGARI DEL CAMPO NOMADI DI VIA BARZAGHI A MILANO Venerdì 17 alle ore 18 su CANALE ITALIA (canale 53 - 58) verrà trasmessa in assoluta anteprima nazionale una sintesi del film "Zingari in carrozza", il film interpretato dagli zingari di etnia rom del campo nomadi di via Triboniano - via Barzaghi, (film già visto al premio Massimo Troisi di Pieve Emanuele): i musicisti rom interpretano loro stessi mentre suonano sui tram e metro' milanesi. Il film è un remake di Miracolo a Milano di de Sica, dura 50 minuti, è totalmente inedito, ed è stato realizzato dal giornalista e scrittore Claudio Bernieri di Milano. Nel corso della trasmissione, il talk show "Passeggiando per Milano" condotto dal giornalista David Messina, saranno presenti anche numerosi esponenti del mondo giornalistico e politico. Verranno inoltre trasmesse alcune interviste realizzate dagli allievi del corso Multimediale dell'Istituto per la formazimne del Giornalismo Walter Tobagi. Le interviste sono stato condotte per strada tra i milanesi, chiedendo loro se gradiscono (o meno) le musiche dei rom sui mezzi milanesi. Sono in studio il duo tzigano Giorgio (violino) e fisa (Robert) che si esibiscono ogni giorno sul metro' linea gialla. Nella seconda puntata del talk show, venerdì 24 sarà presente l'interprete principale del film, Director Marian Baudeanu, accompagnato dall'autore del documentario, e da altri musicisti della linea del metro e dei tram. Altre informazioni: http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=49http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=60REPEAT: ******* Cercasi con una certa urgenza volontari che mi diano una mano con associazioni, parrocchie, sale di proiezione, scuole, centri sociali, perchè questa storia non vada perduta. A proposito, gli UNZA suonano domenica 12 giugno alla cascina Monlue', insieme ai Musikanti nella serata organizzata per "100 popoli, un mondo". Via Monlue', Milano. Raggiungibile da: MI-tangenziale Est (uscita C.A.M.M.) - tram 27 - bus 39 (fermata Fantoli)
Circolo ARCI Via D'Acqua - viale Bligny 83, PAVIA
sabato 31 marzo, ore 21.00
Reading con Paul Polansky, poeta e attivista americano. Tra i pochi eredi
della stagione della "protesta", ha fatto della strada e delle situazioni di
sofferenza l’oggetto centrale della sua arte poetica.
Nel corso della serata video e dibattito sui campi rom in Italia e in Europa
(con lo stesso Paul Polansky, Giovanni Giovannetti e rappresentanti delle
comunità rom e sinti). Finalino con dj-set folk-gipsy.
Programma della serata:
1) Enzo Giarmoleo e Fabrizio Casavola presentano Paul Polansky;
2) Reading - Paul Polansky con traduzione;
3) Proiezione video e intervento di Paul Polansky sulla situazione dei Rom in Europa;
4) Intervento di Giovanni Giovannetti sulla realtà dei Rom e dei Sinti a Pavia e in
Italia;
5) Reading - Paul Polansky con traduzione;
6) Finale di serata con dj set folk-gipsy-balkan-pop-unza-unza;
7) Saluti
Nel pomeriggio, prima del reading, Paul Polansky è invitato in visita
all'insediamento della comunità sinti pavese.
L'iniziativa è organizzata dalla rivista FAREPOESIA,
associazione LA CONTA e MAHALLA, in collaborazione con le locali
comunità rom e sinte.
Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata "CHI SONO I NUOVI
ITALIANI?", organizzata, in occasione del 150° anniversario
dell'Unità d'Italia, dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Olgiate
Molgora LC, in collaborazione con l'Associazione La Conta, che
ci sarà alle ore 21,00 di sabato 19/03/2011, con ingresso libero e
gratuito, presso la sala Civica di Viale Sommi Picenardi a Olgiate Molgora
(Lecco).
In particolare la serata sarà dedicata alla conoscenza della cultura del popolo
Rom in Italia, attraverso la loro musica, i loro canti e le loro danze, in una
ritrovata unità multiculturale ed inclusiva dei rom che abitano i nostri
territori. Parteciperà alla serata Ernesto Rossi, studioso dei Rom
e Sinti nonché presidente dell'Associazione "Aven Amentza - Unione di Rom e
Sinti" e dell'Associazione "ApertaMente di Buccinasco" che ci
parlerà delle condizioni di vita dei Rom e dei Sinti in Italia e della loro
cultura. Parteciperà altresì La Nuova Untza! un gruppo canoro/musicale
rom di quattro musicisti (fisarmonica, chitarra, violino e clarinetto) più
alcuni ballerini, diretto da Marian Badeanu, "Director" che
animeranno una vera e propria festa Rom con splendidi canti, danze e musiche
tradizionali/popolari Rom. La serata si concluderà con un buffet, offerto a
tutti i presenti.
[...]
La Nuova UNTZA! Gruppo canoro/musicale rom, costituito
normalmente da 4 elementi (una fisarmonica, un violino, una chitarra ed una
tromba o sassofono) ma che nelle feste tradizionali può comprendere fino a circa
10 musicisti/cantori/ballerine/i, condotta da Marian Badeanu, "Director",
violino solista e direttore del complesso, erede dell'associazione musicale "Untza!",
fondata anni fa da musicisti immigrati a Milano, per far conoscere le musiche ed
i canti tradizionali/popolari rom in particolare e più in generale dell'area dei
balcani. Marian Badeanu 'Director' ha ispirato, e partecipato con Loredana
e Ciprian, figli d'arte, al film/documentario "Miracolo alla
Scala" di Claudio Bernieri, originale remake del "Miracolo
a Milano" di De Sica e Zavattini, definito da Ermanno Olmi
"un utile e bel documento".
Vi saremo grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziata di cui
sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che ne possono esservi
interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Domenica 23 Dicembre 2012, ore 21
Coop. Soc. Circolo Familiare di Unita' Proletaria - viale Monza 140- Milano
(salone al primo piano) - Ingresso 5,00 euro
Iniziò tutto dieci e più anni fa. Suonavano nella metropolitana, raccontarono la
loro storia nel film "Miracolo alla Scala", rappresentarono l'Italia ad un
concorso europeo in Grecia. Furono i primi a far conoscere le storie e la musica
dei Rom rumeni a Milano. Poi, come succede spesso, il gruppo si divise: qualcuno
andò a lavorare in campagna, qualcuno tornò in Romania, altri continuarono a
girare tra campi rom sempre più malmessi. Altri cammineranno sul percorso
tracciato da loro.
Ma non puoi fermare la passione che scorre nelle vene di un musicista, la
necessità di mettersi in gioco ancora una volta. Eccoli allora, a presentare
brani del repertorio romanì e del folklore rumeno, e scoprire le tante radici
che legano questo popolo alla nostra cultura dell'800 e del '900. Una serata per
ballare - certo, per riflettere - forse, per conoscersi e stare insieme nella
magica atmosfera del nostro circolo.
Da
Sinti Italiani in viaggio per il Diritto e la Cultura
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL'EVENTO:
22 MAGGIO ALLE ORE 12.00 A PALAZZO MARINO
SALUTI ISTITUZIONALI, PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO SPOT:
MODERA DAVID MESSINA. DIRETTORE GENERALE UNAR CONS. MARCO DE GIORGI - COMUNE DI
MILANO ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E CULTURA DELLA SALUTE PIER FRANCESCO
MAIORINO - ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE SOCIALE, POLIZIA LOCALE,
PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARIATO MARCO GRANELLI - PRESIDENTE PROV.LE ACLI MILANO
PAOLO PETRACCA - DIRETTORE CARITAS AMBROSIANA MONS. ROBERTO D'AVANZO -
INTERVENTI PRESIDENTI ASSOCIAZIONI E FEDERAZIONI ROM E SINTI ITALIANE: DAVIDE
CASADIO E DIJANA PAVLOVIC FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME - VOJKAN STOJANOVIC
FEDERAZIONE ROMANI' - RADAMES GABRIELLI ASSOCIAZIONE NEVO DROM - SANTINO
SPINELLI FEDERARTE ROM - OSPITI D'ECCEZIONE MARCO FERRADINI, MASSIMO PRIVIERO E
IL REGISTA DEL FILM "MIRACOLO ALLA SCALA" CLAUDIO BERNIERI.
23 MAGGIO 2013 MATTINA
CAMPAGNA DOSTA! PRESSO OFFICINE CREATIVE ANSALDO.
- ORE 10.30 - PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO
SPOT. APERTURA ISTITUZIONALE EVENTO MODERA DAVID MESSINA:
DIRETTORE GENERALE UNAR CONS. MARCO DE GIORGI - COMUNE DI MILANO
ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E CULTURA DELLA SALUTE PIER
FRANCESCO MAIORINO - ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE
SOCIALE, POLIZIA LOCALE, PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARIATO MARCO
GRANELLI - PRESIDENTE PROV.LE ACLI MILANO PAOLO PETRACCA -
DIRETTORE CARITAS AMBROSIANA MONS. ROBERTO D'AVANZO - INTERVENTI
PRESIDENTI ASSOCIAZIONI E FEDERAZIONI ROM E SINTI ITALIANE:
DAVIDE CASADIO E DIJANA PAVLOVIC FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
- VOJKAN STOJANOVIC FEDERAZIONE ROMANI' - RADAMES GABRIELLI
ASSOCIAZIONE NEVO DROM - SANTINO SPINELLI FEDERARTE ROM.
- "MIRACOLO ALLA SCALA" CON MUSICHE DEL GRUPPO SINTO "THE
GIPSYES VAGANES" - A SEGUIRE DIBATTITO CON GLI ALUNNI DELLE
SCUOLE E GLI STUDENTI UNIVERSITARI PARTECIPANTI ALLA PRESENZA
DEI SEGUENTI OSPITI PROTAGONISTI DEL FILM: IL REGISTA CLAUDIO
BERNIERI; LA PROTAGONSITA DEL FILM LOREDANA BADEANU; DAVIDE
PARENZO - CONDUTTORE DE "LA ZANZARA" RADIO 24 (da confermare);
ROSSELLA CICERO - DELLA SCUOLA DI DANZA DI FLAMENCO DELLA SCALA
DI MILANO; IL GRUPPO MUSICALE ROM "UNZA".
- ORE 13.30 - CHIUSURA EVENTO
23 MAGGIO POMERIGGIO
CAMPAGNA DOSTA! PRESSO OFFICINE CREATIVE ANSALDO.
- ORE 16.00 - PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO
SPOT; INTERVENTI DI SALUTO DEI RAPPRESENTANTI DELLE ASSOCIAZIONI
E FEDERAZIONI ROM E SINTI, MODERA MARCO LIVIA.
ORE 1630 - APERTURA EVENTO MUSICALE A CURA DEL GRUPPO SINTO "THE
GIPSYES VAGANES"
- ORE 18.00 - SFILATA DI MODA ROM CON MUSICHE ROMANI' A CURA DI JOVICA JOVIC MAESTRO BAL VAL E LETTURE DI POESIE A CURA DI
DIJANA PAVLOVIC.
- ORE ORE 19.00 - APERIROM, APERITIVO A BUFFET CON PRODOTTI
TIPICI DELLE COMUNITA' ROM E SINTI, INTERVENTI MUSICALI A CURA
DI MARCO FERRADINI E MASSIMO PRIVIERO, IL VIOLINISTA EDUARD ION
E JOVICA JOVIC PRESENTAZIONE DEL LIBRO "BUTTATI GIU' ZINGARO" DI
ROGER REPPLINGER CON LA PRESENZA DELL'AUTORE E DEL PUGILE ROM
MICHELE DI ROCCO. IL LIBRO RACCONTA LA STORIA DI JOHANN
TROLLMANN, PUGILE SINTO, CHIAMATO IL PUGILE DANZANTE PER IL SUO
STILE CHE VENNE PRIVATO DAI NAZISTI DEL TITOLO DI CAMPIONE E
UCCISO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO.
- ORE 20.30 - CHIUSURA Campagna Dosta!
Evento organizzato da
e
Concerto di raccolta fondi per un progetto post-terremoto
con INGRESSO A SOTTOSCRIZIONE
Giovedì 7 febbraio, ore 21.30 Enoteca Ligera,
via Padova 133
Tutto a posto?
Ad oltre sei mesi dal terremoto, l'Emilia è dimenticata con ancora tutte
le ferite aperte. Sta succedendo lo stesso agli scampati del terremoto a
L'Aquila.
Abbiamo cercato dei referenti in Emilia, che seguissero un progetto tangibile e
già in corso, per continuare a dimostrare la solidarietà emersa a fine maggio.
L'abbiamo trovato con
Sisma punto
dodici e col loro
progetto di autocostruzione.
Gli
Unza, chi se li ricorda?
Furono i primi a far conoscere le storie e la musica dei Rom rumeni a Milano.
Poi, come succede spesso, il gruppo si divise: qualcuno andò a lavorare in
campagna, qualcuno tornò in Romania, altri continuarono a girare tra campi rom
sempre più malmessi. Altri cammineranno sul percorso tracciato da loro.
Ma non puoi fermare la passione che scorre nelle vene di un musicista, la
necessità di mettersi in gioco ancora una volta.
E... hanno pensato, noi che si è sempre vissuto in tende e roulottes, non
vogliamo essere SPORCHI ZINGARI, anzi, possiamo impegnarci per il paese
che ci ospita da anni: con questo concerto
fortemente voluto: brani del repertorio romanì e del folklore rumeno,
per
scoprire le tante radici che legano popoli e culture. Una serata per ballare - certo, per riflettere - forse, per conoscersi
e stare insieme.
In attesa dell'incontro di stasera con
Paul Polansky, ecco un suo articolo su
Sagarana.net.
La segnalazione è di Alessandra Meloni
Da quasi quindici anni vivo con gli Zingari Rom dell'Europa orientale per
mettere insieme le loro storie orali. Ho vissuto con loro anche in qualità di
poeta, romanziere e attivista per i diritti umani. Ma recentemente la maggior
parte della mia vita è stata impegnata a registrare le loro storie, tradizioni e
costumi.
Ho iniziato a mettere insieme le loro storie quasi per caso dopo aver scoperto
in un archivio ceco, 40 mila documenti su un campo di sterminio per zingari
esistente nel sud della Boemia durante la seconda guerra mondiale. Dal momento
che il campo era stato costruito e gestito da cechi, il governo stava ancora
cercando di occultare ciò che era accaduto lì nel 1942-1943, sostenendo che non
c'erano sopravvissuti. Anche il Presidente Havel in persona disse che non
c'erano sopravvissuti, anche se io scoprii successivamente che in molti gli
avevano scritto per avere il suo aiuto nel rivendicare il diritto ad una
indennità. Quindi queste furono le prime storie orali che raccolsi sui Rom, più
di cento dopo un anno trascorso a cercare e trovar sopravvissuti.
Negli ultimi dieci anni ho vissuto in Kosovo e Serbia, come capo della
delegazione per la Society for Threatened Peoples. In quel periodo ho filmato
più di 200 interviste ai Rom in tutte le repubbliche della ex Yugoslavia. Da
questo progetto di tre anni sono risultati tre volumi (1,553 pagine), il cui
titolo è “ONE BLOOD, ONE FLAME: the oral histories of the Yugoslav Gypsies
before, during and after WWII.”
Di recente, mi sono recato in Bulgaria per intervistare dei vecchi Rom ed
espandere così le mie ricerche nei Balcani. Mi sono concentrato in particolare
sugli insediamenti dei Rom sulle montagne lungo il confine con la Grecia. Fino a
30 anni fa quella era un'area in cui molti zingari viaggiavano ancora con
cavalli ed carri, vivendo in tende, spostandosi di villaggio in villaggio per
vendere i loro prodotti tradizionali, coma cesti, calderoni, cucchiai di legno,
ed ombrelli fissi.
Mi sono anche interessato ai Rom che vivono nelle vicinanze di montagne
innevate, perché molti dei primi insediamenti di zingari in Europa erano di
fronte a cime innevate: dal monte Ararat nella Turchia orientale a Granada nella
Spagna meridionale. Come affermano molti antropologi specializzati in
migrazioni, i pionieri trovano quasi sempre una terra che ricordi il loro paese
d'origine.
La maggior parte delle persone sbaglia pensando che gli zingari siano nomadi. La
maggior parte di loro non è mai stata costantemente in viaggio. La maggior arte
di loro viaggiava nei mesi estivi per vendere gli oggetti che facevano durante
l'inverno a casa. Dalla primavera inoltrata fino all'inizio dell'autunno,
viaggiavano di mercato in mercato per vendere cesti di giunchi, ferri di
cavallo, briglie, setacci e tamburelli. Altri zingari viaggiavano nello stesso
periodo in cerca di lavori stagionali nei campi: piantare, zappare e fare il
raccolto.
Una delle migliori storie che ho messo insieme sui Rom che vivono in abitazioni
fisse è la leggenda del serpente domestico. Per molti anni ho creduto che solo i
rom kosovari credessero in questo mito. Ma nell'ampliare il mio progetto sulle
storie orali dalla ex Yugoslavia all'Albania, alla Grecia e alla Turchia, ho
scoperto che la maggior parte dei Rom crede ancora di avere un serpente che vive
nelle fondamenta delle case e che protegge la famiglia.
Alcuni dicevano che il serpente era tutto nero, altri che aveva la pancia
bianca. Alcuni lo chiamavano il Figlio di Dio, altri il Figlio della Casa.
Alcuni pensavano che ogni notte uscisse e strisciasse su tutte le persone che
dormivano in casa per proteggerle e portar loro fortuna. Molte di queste storie
sul serpente domestico differivano per alcuni dettagli, ma tutte concordavano su
una cosa: se il serpente domestico fosse stato ammazzato, qualcuno della
famiglia sarebbe morto e per molti anni ci sarebbe stata sfortuna.
Tutti gli zingari che ho intervistato sulle montagne in Bulgaria ancora
credevano nel serpente domestico; e ciascuno di loro aveva una storia da
raccontare su qualcuno che era morto perché un membro della sua famiglia aveva
ammazzato il serpente domestico.
Senza dubbio questa leggenda viene dall'antica India, dove, in molte aree,
vedere un serpente è ancora considerato di buon auspicio. I serpenti uccidono i
parassiti; i parassiti portano malattie; le malattie uccidono. Per cui se uccidi
il tuo serpente domestico, qualcuno nella tua famiglia potrebbe morire di
colera. Ma a mio avviso l'aspetto più importante di questa tradizione è che essa
ci rivela che gli zingari vivevano in abitazioni prima della grande diaspora. I
nomadi che per tutto l'anno vivono in tende non hanno un serpente che vive nelle
fondamenta domestiche.
Durante il mio recente viaggio in Bulgaria, è stato eccitante per me scoprire
che le famiglie Bulgare da noi intervistate (o almeno i loro antenati)
utilizzavano ancora gi stessi rimedi fatti in casa per curare le malattie. Il
più comune rimedio fatto in casa dai Rom bulgari consisteva nel mettere un
topolino appena nato in una bottiglia di acqua e poi, dopo diversi giorni,
utilizzare quest'acqua, poche gocce alla volta, per curare il mal d'orecchi,
specialmente nei bambini. I Rom kosovari, d'altro canto, mettono un topolino in
una bottiglia di olio, ma non usano quest'olio finché il topo non si è
completamente decomposto, il che a volte avviene anche dopo un anno. Ma tutte le
nonne hanno giurato sul sole che la medicina del topolino, come cura per il mal
d'orecchi, era migliore di qualunque altro prodotto farmaceutico usato oggi.
A proposito del Sole, esso è sempre stato uno degli argomenti che affronto
quando intervisto gli zingari. Soprattutto sulle montagne della Bulgaria, ogni
volta che parlavo di religione, ottenevo la stessa risposta: “Noi crediamo al
Sole e a Dio.”
Da diversi anni porto avanti l'idea che gli zingari fossero originari di due
aree diverse, prima di unirsi. Un'area, come ho già detto, deve essere stata una
terra vicino ad una qualche cima innevata. L'altra zona deve essere stata dove
veniva adorato il sole.
All'inizio del secolo scorso, sulla rivista della Gypsy Lore Society in Gran
Bretagna, fu pubblicato un articolo di una pagina di un missionario cristiano a
cui era stato chiesto di trovare zingari in quest'area e chiedere loro da dove
provenissero originariamente. Questo missionario, che lavorava nella Turchia
orientale, disse che gli zingari da lui trovati si autodefinivano Dum. Alcuni
dissero di provenire dalla Cina, altri dal piccolo Egitto.
Nessuno aveva mai menzionato la Cina in precedenza come luogo di origine degli
zingari, mentre il piccolo Egitto era già storia conosciuta. Nel 15° secolo,
quando bande di zingari stavano già viaggiando per l'Europa centrale e
occidentale, i loro capi dicevano di provenire dal Piccolo Egitto. Perciò essi
furono chiamati (ed in molte zone vengono tuttora chiamati) Egyptians (egiziani)
o Gypsies (zingari).
Ma dove si trovava il piccolo Egitto? Dalle mie ricerche ho ragione di credere
che si trattasse di Multan, l'antica capitale del Punjab, dove per tre secoli,
all'incirca dal 950 al 1250, gli esiliati egiziani musulmani governarono la
città. Infatti a quei tempi, i gruppi consistenti di esiliati erano soliti
chiamare la loro nuova terra dal nome del loro vecchio paese; di qui Piccolo
Egitto.
Ma Multan a quel tempo aveva anche il più famoso tempio del Sole in India, che
attirava non solo pellegrini da ogni parte del sub-continente, ma anche orde di
accattoni e venditori ambulanti. Nel 985 gli egiziani del luogo (che erano
fondamentalisti islamici rigidi) distrussero il tempio del Sole, scacciando
tutti i mendicanti e i venditori ambulanti e chiunque adorasse il Sole. E questo
avvenne più o meno in contemporanea col periodo in cui, secondo gli studiosi,
gli zingari avrebbero iniziato la loro diaspora dall'India antica.
Il primo scalo dopo aver lasciato l'India fu Kabul, Afghanistan, dove ancora
oggi la maggior parte degli zingari qui stanziati (ed anche in Asia, Armenia e
Georgia) vengono chiamati Moultani.
Oggi la maggior parte dei Rom in Kosovo e sulle montagne della Bulgaria sono
musulmani e giurano sul Corano. Ma tutti ammettono di giurare anche sul Sole di
tanto in tanto, come facevano i loro antenati.
E' risaputo che la maggioranza dei Rom adotta la religione professata nell'area
in cui si stabiliscono. Pertanto, quelli stanziatisi in un paese cattolico di
solito diventano cattolici, mentre quelli stanziatisi in un paese musulmano
giurano fedeltà all'Islam. I primi zingari arrivati nei Balcani diventarono
ortodossi.
Sebbene i Rom non abbiano una storia scritta, molti ancora ricordano le storie
che raccontavano i loro antenati. Un vecchio Rom kosovaro disse che suo nonno
gli aveva detto che quando i Rom lasciarono la terra natia (non sapeva dove
questa fosse), erano buddisti. Avevano viaggiato verso ovest, in cerca di
lavoro. Quando erano arrivati in Armenia, era stato offerto loro un lavoro nei
Balcani, ma prima si sarebbero dovuti convertire al cristianesimo. Dovevano
diventare ortodossi.
Credo che il primo documento in cui vengono menzionati gli zingari nei Balcani
provenga da un monastero sul monte Athos. Guardando tutti quei monasteri
arroccati sui fianchi dei precipizi, si capisce come sia stato necessario
utilizzare parecchia manodopera importata per costruirli. Ma in tutta l'area
balcanica, specialmente in Bulgaria, Macedonia e Serbia, laddove ho trovato un
monastero risalente al periodo tra l'11° e il 14° secolo, ho sempre scoperto che
la comunità più vicina era un insediamento di zingari. A volte restano solo
poche abitazioni, ma altre volte ci trovo una grossa comunità. I vecchi Rom in
una comunità mi dissero che, secondo la loro tradizione orale, i loro antenati
erano stati portati come schiavi per costruire i monasteri del luogo.
Successivamente, dopo l'arrivo dei turchi, i loro antenati si erano convertiti
all'Islam. Alcuni avevano sentito dire che i loro antenati erano cristiani.
Eppure ancora oggi essi giurano sul Sole.
E per quanto riguarda i riferimenti alla Cina? I Rom sicuramente non presentano
le tipiche caratteristiche dei cinesi, sebbene io debba ammettere che in alcune
rare occasioni mi sono imbattuto in dei Rom che avevano gli occhi decisamente a
mandorla e gli zigomi piuttosto alti.
In realtà avevo scordato quel riferimento alla Cina durante una intervista,
nella Turchia orientale, ad un quartiere di zingari che si rifiutavano di
ammettere che erano zingari o Rom. La persona che me li aveva presentati disse
che in Turchia era una infamia essere conosciuti come zingari, perciò queste
persone si autodefinivano “musicisti per i matrimoni”.
Successivamente, dopo che il mio assistente – un Rom kosovaro-ebbe suonato le
percussioni con loro e che si furono convinti che appartenevano allo stesso
popolo, iniziammo a confrontare la loro lingua e quella dei Rom kosovari.
Sebbene le due lingue fossero sostanzialmente diverse, molte parole erano
identiche al punto che entrambi decisero che i rispettivi antenati dovevano aver
parlato la stessa “lingua segreta”. Quindi chiesi loro come si chiamasse questa
loro lingua segreta. Ed essi dissero il Domaaki.
Non ho mai pensato molto al nome con cui chiamavano la loro lingua segreta fin
quando non ho fatto una ricerca su internet. Ragazzi, che sorpresa! Il Domaaki è
la lingua parlata dalla casta bassa di musicisti e fabbri nella valle di Hunza
nel nord del Pakistan (India antica). La valle di Hunza confina con la Cina e da
parecchi punti della valle di Hunza si ha una bella vista sull'Himalaya
innevato. L'area era un tempo una roccaforte della religione buddista.
In Bulgaria, passando in macchina attraverso le montagne da Yakoruda verso
Razlog, c'è una striscia di terra con rigogliosi campi verdi sotto le
torreggianti cime innevate dei monti Pirini. Non lontano si trova Rila, il più
famoso monastero in Bulgaria, costruito originariamente nel 927 e poi
ricostruito nel 1335. A badare al campo ed a raccogliere patate vedemmo le
stesse facce scure che oggi si vedono nelle foto di Hunza e del vicino Kashmir.
Ad ogni modo, fu sempre sulle montagne bulgare che trovai degli zingari che
ancora credevano ai vampiri. Nell'India antica molte caste basse credevano che i
“mulos” (zingari morti) tornassero per importunarli e perseguitarli. Una volta
arrivati nei Balcani, quella superstizione indiana si adattava così bene alle
locali storie di vampiri che oggi esse sono diventate interscambiabili.
Paradossalmente, oggi molti zingari balcanici diranno che non credono nella
chiromanzia o nella magia nera (sebbene molti Rom kosovari lo facciano ancora).
Ma quando si parla di credere ai vampiri, la maggior parte dei Rom adulti
giurano sugli occhi dei loro figli che hanno visto un vampiro. Una donna a
Peshtera, Bulgaria, ci disse che una notte, tornando da un altro villaggio in
cui si era recata per vendere cesti, un uomo iniziò a camminarle accanto. Non la
toccò, ma un momento era un uomo, subito dopo era un cane, poi una mucca. La
donna era sicura che fosse un vampiro: non le aveva fatto nulla, ma lei si era
spaventata molto.
Un'altra Rom, a Septemvri, Bulgaria, ci disse di aver conosciuto un uomo una
volta. Si chiamava Teke Babos ed era un vampiro. Lei lo aveva visto un anno dopo
che era morto. Era molto alto ed indossava scarpe nere ed una giacca nera. Aveva
un frustino in mano. Le unghie erano molto lunghe. Lei lo vedeva solo se era da
sola, e solo da mezzanotte alle 4 del mattino. Anche stavolta, lui non le aveva
fatto nulla. Ma molte storie che ho sentito nel corso degli anni sono piene di
sangue e ferite.
Sebbene molte delle tradizioni originarie dell'India antica siano andate
perdute, ce ne sono ancora abbastanza per identificare le tribù e le caste
d'origine di molti Rom. Oggi la maggior parte della gente crede che i Rom siano
tutti uguali. Ma non lo sono. Se c'è una tradizione generale che gli zingari
hanno mantenuto dall' antica India, è quella relativa all'identità delle tribù e
delle caste. Nei Balcani ci sono più di 50 gruppi diversi di zingari. Sebbene
essi possano avere tradizioni affini e parlare lingue simili, la maggior parte
sa di non essere uguale agli altri e non vi sono matrimoni misti né rapporti.
Secondo il vecchio sistema indiano delle caste, essi si identificano dalla
professione ereditata dai loro antenati. Il nome del gruppo è di solito il nome
indiano della casta tradotto nella lingua locale parlata dove vivono oggi. Ad
esempio, il nome della casta dei Lohar, che erano fabbri provenienti dall'India
antica e che oggi vivono nei Balcani, è stato tradotto in “Kovachi”, che è la
parola slava per “fabbro”. Ad ogni modo, alcuni Rom hanno in realtà continuato a
definire la propria casta con il nome indiano originario, sebbene l'ortografia e
la pronuncia potrebbero essere un po' diversi. Un esempio è costituito dai
Gabeli in Kosovo, il cui nome d'origine indiano per la casta era Khebeli.
Non è solo il vecchio nome della casta ad identificare una certa tribù, ma anche
certe tradizioni. Ad esempio, molti Rom kosovari e bulgari credono che quando
una persona muore si debba raccogliere una grossa pietra da un fiume pulito e
metterla sulla tomba del defunto. Essi credono che questo sia l'unico modo in
cui il defunto può ottenere l'acqua in cielo. Come mi ha detto una vecchia donna
Rom, va bene mendicare sulla terra, ma non in cielo. Sebbene il numero di giorni
in cui la pietra deve stare sulla tomba possa variare da un giorno ad un anno,
la tradizione è identica ed è praticata solo dai Gond nell'India centrale.
Un'alta tradizione che faccio risalire ai Gond è quella di pagare per il latte
materno quando si compra una sposa. La maggior parte dei Rom nei Balcani ancora
pratica la compravendita delle spose (un'usanza proveniente per lo più dal
sud-est dell'India nell'area di Multan!). Ma anziché definirlo un acquisto
diretto come quello di una mucca, essi pretendono di pagare per il latte che la
madre ha dato alla sposa quando era in fasce.
Un'altra tradizione (in realtà un bluff) che sono riuscito a far risalire dai
Balcani ad una casta semi-nomadica nell'attuale Punjab è quella di succhiare via
i vermi bianchi dal naso o dalle orecchie dei bambini per curare il mal
d'orecchi. Sebbene molte anziane donne Rom nei Balcani erano solite andare di
villaggio in villaggio a succhiare i vermi fuori dalle orecchie dei figli di
ignoranti gadjos (non – Rom), molti Rom credono ancora che non sia un raggiro e
pagherebbero per farlo fare quando i loro figli sono malati. Ma è una truffa. La
“dottoressa” zingara in realtà si infila dei vermi bianchi in bocca,
nascondendoli di soliti in una cavità dentale, e poi finge di succhiarli via
dall'orecchio del bambino con una cannuccia. E' un'antica tradizione della tribù
dei Sansis in Punjab ed è tuttora praticata lì.
Sebbene agli zingari che vivono in Europa abbiano svariati nomi, come Rom, Kali,
Sinti, Manoush, ecc. ecc., non è difficile tracciare a ritroso il loro percorso,
villaggio dopo villaggio, fino ad arrivare al paese d'origine. Una volta lo
feci, dalla Repubblica Ceca all'Iran. La maggior parte dei Rom non hanno mai
sentito dire da dove il loro popolo provenisse prima di stanziarsi in Europa, ma
sanno da quale villaggio i loro antenati sono partiti per arrivare a quello in
cui si trovano ora, ed quello si trova sempre in direzione di un ritorno
all'India. Nel tentativo di spostarsi ad ovest, gli zingari hanno sempre
lasciato dietro alcune famiglie. Dalla Repubblica Ceca ho tracciato a ritroso il
percorso di una famiglia fino ad un villaggio nella Slovacchia orientale. In
quel villaggio mi fu detto che i loro antenati provenivano da un villaggio in
Ungheria. In Ungheria, fui mandato ad un villaggio in Croazia, e di lì in Bosnia
e Montenegro. Dal Montenegro fui mandato a trovare dei cugini perduti in
Macedonia, e dalla Macedonia alla Bulgaria; e dalla Bulgaria alla Grecia. In
Grecia fu più difficile trovare qualcuno che avesse memoria di posti reali in
Turchia, ma seguendo la professione della loro casta, fu possibile allacciarsi
allo stesso tipo di zingari in Turchia. Dopo fu facile spostarsi di villaggio in
villaggio fino ad arrivare in Iran. Ma nella Turchia orientale, quando trovai i
“musicisti per matrimoni, fu possibile saltare direttamente indietro alla Valle
di Hunza sul confine cinese.
Sebbene debba ancora intervistare parecchi zingari nei Balcani e nel resto
dell'Europa, sto progettando di recarmi nella valle di Hunza ad ottobre,
portando con me non solo la mia videocamera, ma anche il kit per il test del
DNA. Le tradizioni, e persino la lingua, possono essere adottate. Ma il DNA non
mente. Solo allora sarò in grado di dimostrare alcune delle mie ricerche e di
dar credito alle storie orali degli zingari. E soprattutto, di dimostrare che è
valsa la pena di salvarli.
Paul Polansky, scrittore e storico, è uno dei più importanti poeti statunitensi
“in esilio”, autore di diverse raccolte poetiche e romanzi di forte impegno
civile, dedicandosi negli ultimi anni soprattutto alla drammatica situazione dei
rom residenti nel Kosovo, vittime di avvelenamento per il piombo rimasto nel
sottosuolo dalle guerre precedenti e ignorati anche dalle Nazioni Unite che
dovrebbero protteggere la loro incolumità fisica, soprattutto quella dei
bambini, le vittime più numerose. Questa poesia, “Il mio lavoro”, è un esempio
della produzione poetica fortemente politica e umanitaria di Polansky. Nel 1994
il Comune di Weimar, in Germania, ha concesso a Paul Polansky il prestigioso
Human Rights Award, consegnatogli dal Premio Nobel Günther Grass.
Di Fabrizio (del 09/10/2005 @ 03:55:27 in media, visitato 14060 volte)
Il futuro comincia adesso
(pubblicità sui vagoni della metropolitana)
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In Mahalla amiamo le storie come questa:
- All'inizio, era una telecamera. 2/3 anni fa, un regista filmò sui vagoni della metropolitana alcuni musicisti ambulanti. E fecero conoscenza.
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Il film, alle prese coi soliti problemi di distribuzione, cominciò a vivere di vita propria. Alcuni dei protagonisti vivevano in quei giorni l'ennesimo ingiusto sgombero e riprendevano gli strumenti. Stavolta non suonavano più in metropolitana o alle feste, ma nelle manifestazioni.
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"Un gruppo di nomadi risolleva le sorti economiche dell'Atm, suonando gratis nei metrò. Il sindaco Gabriele Albertini li premia e destina parte dei profitti per la costruzione di case popolari destinate ai rom. Questa la surreale trama [...]
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- La strana favola continuava. Il regista riprese in mano la telecamera, tornando in quel che restava del campo.
- E poi seguendo la piccola protagonista che, come sarebbe piaciuto a Zavattini, aveva finalmente l'opportunità di studiare ballo nel teatro che è nel cuore di tutti i milanesi
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Di flamenco non si parla ancora, per ora si sta applicando sulla sevillana. Passi che i nonni dei nonni dei suoi nonni portarono in Spagna. E suo padre, per adeguarsi, dopo i ritmi balcanici, ha ripreso a studiare musica. Flamenco, stavolta.
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La storia, insomma, s'è allungata a dismisura. E al posto del titolo furbetto, ora si chiama Miracolo alla Scala. Claudio Bernieri. il regista, ci ha lavorato tutta l'estate. Una pellicola di 80 minuti, dai 40 iniziali.
Persiste il problema iniziale: come distribuirla. 80 minuti spaventerebbero qualsiasi spettatore.
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Un misto tra dolcezza e rabbia: quando ad esempio il racconto della rinascita attraverso la musica, si interrompe con la cronaca del novembre di 3/4 anni fa: centinaia di persone tornarono al campo e trovarono solo macerie e bulldozer, resistettero poi settimane sotto la pioggia e le tende, minacciando di darsi fuoco pur di non essere rimpatriate. Come può capirlo chi non era lì, se non rivedendo quelle scene? E come recuperare il tono spensierato del resto del film, per poterlo chiudere con un minimo di speranza? |
Ai più coraggiosi, direi che la storia iniziale è diventata un'antologia degli ultimi 10 anni di questa città.
Una chiave di lettura che era già presente agli inizi, ma i successivi sviluppi hanno man mano accentuato il carattere collettivo della storia, con i vari personaggi (molto milanesi) che spaziano dai passeggeri dell'ATM, ai DJ, ai presentatori televisivi...
Quei personaggi a cui oggi non siamo più abituati, perché sono diventati distanti, e che riscoprono la ruvida generosità di questa città
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Il neorealismo del film non piacerà a chi vorrebbe un film elettorale: scontenterà tanto il Comune che le opposizioni (AN e Rifondazione erano assieme a farsi riprendere nel campo, ma chissà cosa diranno a posteriori di questa commistione e delle promesse elargite). |
Non piacerà neanche a chi si aspetta un film sui Rom che non esistono più, o non esistono qui. Per intenderci, non ha niente dei film di Gatlif o Kusturica, perché l'equivoco sarebbe non capire che invece parla di noi, della nostra società, delle commistioni che ne nascono... e della città che sarà.
Cosa ne sarà di questa antologia?
Ripeto ancora: Cercasi con una certa urgenza volontari che mi diano una mano con associazioni, parrocchie, sale di proiezione, scuole, centri sociali, perché questa storia non vada perduta.
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Si parla tanto di crisi del cinema italiano. Secondo me, non è un problema di scarsità di mezzi o di professionalità. La crisi è l'attuale incapacità di scrivere (o di promuovere) storie simili, che possono benissimo fare a meno dei soliti volti noti, per tenere lo spettatore attaccato allo schermo e portando le telecamere tra i veri cittadini di oggi, senza facili "piacionerie". Una Milano come potrebbe raccontarla il cantastorie Franco Trincale (milanesissimo anche lui...vero?) o forse i Godard e i Nanni Moretti ai loro esordi, quando armati di superotto riprendevano le piazze. |
Forse la durata di 80 minuti, andrà bene per un festival.
Ma Miracolo alla Scala è disponibile anche in una versione più breve per le scuole. Oppure, per chi volesse approfondire in più serate i vari temi, è disponibile un montaggio in 10 puntate. Un'ulteriore possibilità, è di visionarlo a singoli temi:
- La musica
- La scuola di ballo
- Il campo
- Il lavoro
- La scuola
- ...
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E gli Unza che fine hanno fatto?
Vi ricordate come ho iniziato? E' una storia e gli Unza si sono divisi, suonano ancora e forse torneranno assieme. Non si sa. Il film termina con questo interrogativo, andando a ricercare i protagonisti.
Questo è forse l'aspetto Rom di tutta la vicenda. La loro "Compagnia dell'Anello" si è dissolta, senza sapere cosa sarebbe nato nel tempo da quei musici.
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Cliccare sull'immagine: I trailers di Zingari in carrozza Scrivere per informazioni
Di Fabrizio (del 02/12/2005 @ 03:12:06 in media, visitato 2278 volte)
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Gli Unza, gruppo di musicisti rom
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di Zita Dazzi
MILANO - Sarà il primo serial tv dedicato ai romeni che vivono a Milano. Il primo docu-film che ha per protagonisti un gruppo di immigrati ripresi nella loro vita quotidiana alla periferia della grande città. Le prime 11 puntate di “Miracolo alla Scala”, film documentario ispirato al grande capolavoro neorealista “Miracolo a Milano”, sono già state girate e montate.
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La pellicola - prodotta dall’Arci e dal Centro sperimentale “Cesare Zavattini” - è stata presentata in prima serata a Milano con una grande festa-concerto ai caselli daziari di Porta Ticinese. Presenti il regista, sceneggiatore e montatore Claudio Bernieri (che ha già in mente un progetto di 50 puntate in totale) e i protagonisti, un gruppo di musicisti rom.
Per ora il film gira nei cinema e nei circoli privati di Milano, ma l'idea è di proporlo alla tv. E Bernieri è già in contatto con Nessuno Tv, emittente privata milanese, che vuole comprare la prima serie per programmarla quest'inverno. Gli “Unza”, attori nel film, sono oggi, fra i gruppi musicali di strada, i più richiesti in città per feste, spettacoli e concerti, portati persino in passerella dallo stilista Romeo Gigli, durante le sfilate di moda della primavera scorsa. Quella degli Unza è una parabola felice all’interno della vicenda tormentata del grande campo realizzato dal Comune per i nomadi in via Triboniano, periferia nord del capoluogo lombardo. Un campo in pessime condizioni, che accoglie in modo stabile circa 500 dei 2mila zingari sgomberati in fasi successive dalla ex favela di via Barzaghi. Gli sgomberi cominciati tre anni fa per volere della giunta del sindaco Albertini, ancora non hanno permesso all’amministrazione di venire a capo della vicenda. E ogni sei mesi la favela ricresce, alle porte di Milano, rendendo necessario un nuovo intervento della polizia. La telenovela di via Barzaghi, l’estate scorsa, è uscita anche dai confini delle cronache cittadine per approdare sulle pagine nazionali dei quotidiani, quando la Caritas ambrosiana ha dovuto far fronte all’emergenza creata dall’ultima ondata di sgomberi, programmati senza prevedere nemmeno accoglienza per i bambini e per le donne in regola con i documenti di soggiorno. Tutta questa vicenda è sullo sfondo degli 80 minuti di pellicola girati a Musocco, il quartiere milanese dove cresceva la favela, senza effetti speciali e senza camuffare la realtà. In scena Marian Badeanue, alias “Director”, il direttore della banda musicale, e i suoi compagni di avventura. Nel film – come nella vita vera - Director ogni mattina esce dalla sua roulotte per andare in metropolitana a suonare col suo gruppo, e con i figli, Loredana e Ciprian, costretti a una vita molto diversa da quella degli altri bambini milanesi. L’idea è quella di raccontare una grande metropoli italiana vista con gli occhi degli immigrati, sempre in bilico fra integrazione e marginalità sociale. Negli 11 episodi, in tutto 80 minuti di filmato in presa diretta, come in uno spaccato neorealista, si vedono molti aspetti della vita degli stranieri: il lavoro nero, la difficoltà per fare i documenti, l’inserimento scolastico, la precarietà degli alloggi, le discriminazioni, ma anche la fiducia nella vita e nella possibilità di integrarsi. La presenza dei bambini, figli del protagonista, consente a un certo punto al regista di risollevare le sorti di questa fiction dal grigiore della cronaca. L’epilogo infatti ha un tocco magico che lo rende simile a una storia di Cesare Zavattini: i musicisti rom fanno fortuna, la rete del trasporto pubblico, grazie a loro, incrementa i passeggeri, e rende ricco il Comune. Per questo, l’amministrazione arriva a riconoscere i meriti dei musicisti e avvia la costruzione di case popolari per ospitarli in modo più degno di una grande città. Il titolo della prima serie di 11 puntate, “Miracolo alla Scala”, è stato scelto perché la piccola Loredana racconta in un tema ai compagni di classe la sua vita. Loredana sogna di diventare ballerina alla Scala. E anche questa storia è a lieto fine, perché la ragazzina sarà “adottata” artisticamente da una insegnante di ballo dell’ente lirico più famoso del mondo, che le permette di realizzare il suo sogno. “I musicisti e i due bambini – racconta il regista – vengono seguiti passo passo, in metropolitana e nel centro della città. Il film racconta le proteste per avere una casa, la difficoltà per trovare il lavoro, le roulotte, i matrimoni rom, la fatica di chi fa il muratore a cottimo… E si potrebbe andare avanti per 50 puntate, secondo il mio progetto. Sarebbe una bellissima serie tv, un programma a metà strada fra il reportage e la fiction, con un soggetto strano per la televisione: i nuovi poveri e i cittadini del mondo. Lasciando spazio per una rivelazione finale, un sogno. La realizzazione del miracolo per l’appunto”.
(21 novembre 2005 - ore 11.27)
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