Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/07/2009 @ 09:25:53, in Kumpanija, visitato 1533 volte)

Segnalazione di Vielka Araya da Mundogitano.net

Por: Maria de la Luz Ahumada - Santiago - 11/06/2009

Timore, rifiuto e insulti compresi sono quello che giornalmente i gitani ricevono per strada, nessuno può negare che la loro presenza ci fa subito pensare "Ruberanno!" Se è così, e credo che sia accaduto a tutte, me inclusa, abbiamo avuto gravi pregiudizi nei loro confronti.

Il fatto che la gente abbia un pensiero sociale tanto cattivo dei gitani, risale alla storia di questo popolo, da cui discende la situazione attuale di questa comunità, che in molti paesi è immersa nella povertà e, come conseguenza, in gravi problemi di analfabetismo, delinquenza o marginalizzazione sociale.

I gitani sono stati "perseguitati" dal XIV secolo, quando esistevano in Europa gruppi di loro che erano schiavi del re, della chiesa o dei latifondisti e lo furono fino al XIX secolo. Così, i monarchi spagnoli costruirono un'intera legislazione antigitana, da cui derivò un razzismo che si estese con la colonizzazione. In piena epoca di espansione e scoperta del mondo. L'Europa formulò supposizioni scientifiche che affermavano la differenza tra i popoli e, soprattutto, la superiorità degli uni sugli altri. Questa superiorità legittimava lo sfruttamento degli individui considerati inferiori.

Però oggi, in cerca di loro col mio compagno José, ci imbarchiamo verso il loro mondo, il loro spazio e la loro cultura; all'inizio temevamo che ci succedesse qualcosa e gli chiesi che non mi lasciasse sola, che avevo molta paura perché, chiaro, crebbi ascoltando che erano ladri e che lanciavano maledizioni se non gli davi soldi, però mi aspettava una gran sorpresa, per la prima volta uscii dai miei pregiudizi ed ebbi l'opportunità che mi mostrassero la loro vita, i loro sogni, dolori e speranze ed oggi posso testimoniare che sono persone meravigliose, piene di vita ed allegria,  e che malgrado la loro condizione di povertà in cui vivono, i loro testimoni mi insegnarono l'altra faccia della realtà; mi ricordai di un detto che coincideva con quello che stavo sperimentando: "Guarda più in là di quel che vedi", questo feci e così condivisi con loro questa forma di sentire che vivono quotidianamente come i loro balli, la musica e quella gran fratellanza che ci mostrarono riuscirono ad emozionarmi.

Non posso esprimere con le parole quello che i miei occhi vedevano, bambini immersi nel freddo, non posso smettere di chiedermi come potevano sopravviverci, alla pioggia, sino a cose così intime come l'igiene personale e perché fossero stigmatizzate come ladri, se davanti a me vedevo persone accoglienti e rispettose, così simili a noi, che provano ad essere parte di questa società, persone semplici con molto da dare.

La vita...

I Gitani vivono suddivisi in diversi luoghi della regione e tutti vengono da luoghi distinti del Cile, l'ideale per vivere è un posto in cui non faccia freddo, che sia spazioso per collocare le tende, non rimangono mai in un solo luogo, tutto dipende dalla situazione economica, così se un posto non va bene emigrano cercando opportunità e luoghi migliori in cui il clima sia più tiepido.

Vivono della compravendita di veicoli, di artigianato, di lavoro del rame o di lavori di impagliatura. Le notti di freddo le passano vestiti, negano l'esistenza di un patriarca, piuttosto ogni famiglia è indipendente e sono loro stessi che sovrintendono ai figli, i bambini vanno a scuola come tutti, però al momento di partire devono iniziare un'altra volta il processo educativo. Secondo la "Legge Gitana" la donna deve arrivare vergine al matrimonio, e solo alcune cose sono realmente cambiate come la proibizione di accasarsi con una persona che non fosse un gitano.

D'altra parte, ci raccontano sulle necessità elementari di sopravvivenza come la luce pagata assieme e l'acqua che costa 1.500 pesos, che trasportano e utilizzano in bidoni, le necessità basiche le effettuano presso la pompa di benzina più vicina.

Così come esistono le tende, ci sono anche gitani che vivono in case ed hanno una situazione economica migliore, quasi tutti si dicono cristiani e non bevono, fumano solo sigarette.

Il testimonianza...

Lei è Esmeralda, gitana e madre di due figli, e ci ha parlato di quanto è difficile vivere in queste condizioni. "La cosa più difficile del vivere nelle tende è l'umidità, la mancanza di bagni, la scomodità ed il freddo per i bambini, oltre ad essere costantemente discriminati dai vicini e dalle persone che passano fuori e vedono le nostre tende".

Oltre alle durezze della loro condizione di vita, devono inoltre affrontare la discriminazione quotidiana delle persone che li circondano, i mille rifiuti d cui soffrono quotidianamente. Efraín Soto, è un gitano che fa parte di questa comunità e ci dice che "il più difficile di appartenere a questa cultura è la discriminazione nella salute, per le strade da tutti i lati. C'è gente che ci discrimina molto e tra l'altro ci minacciano di bruciare le tende".

"Sappiamo che ci trattano da ladri," segnala Efraín riferendosi allo stigma che si portano addosso. "Nel regno del signore c'è di tutto, come da voi c'è gente buona e meno, nel caso dei gitani è lo stesso e per colpa dei cattivi ci trattano tutti come ladri".

E' di grande importanza l'istruzione e l'appoggio delle autorità, perché queste persone non vivano in condizione di povertà, non dimentichiamo che l'unica cosa che ci differenzia da loro è la cultura, tutto il resto è uguale.

La cosa importante di questa esperienza è almeno di poter verificare [...] che in molte occasioni i nostri pregiudizi possono portarci a pensare in maniera sbagliata sugli altri, in questo caso mi fu chiaro che sono tanto umana quanto loro e che tutti meritiamo un'opportunità per mostrarci come siamo...

Fuente: El Observatodo

 
Di Fabrizio (del 25/07/2009 @ 09:03:33, in Kumpanija, visitato 2139 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

MIGRANTES: CONVEGNO NAZIONALE UNPRES Le Minoranze: dinamica per la società e per la Chiesa

Udine, 27-30 agosto 2009 - PROGRAMMA:

GIOVEDI' 27 AGOSTO

Nel pomeriggio arrivo e sistemazione
19.30 Cena

21.00 Veglia di Accoglienza (Torino)

VENERDI' 28 AGOSTO

09.00 Liturgia (gruppo Toscana)

09.30 Introduzione Convegno

10.00 Rom e Sinti minoranze: la fatica di un riconoscimento
Eva Rizzin

11.00 Intervallo

11.30 “Voi siete nel cuore della Chiesa”
Don Claud Dumas

13.00 Pranzo

16.00 Nell’ex campo di concentramento fascista di Gonars: “Silenzi suoni e parole” con
Eva Rizzin
Demir Mustafa’
Dijana Pavlovic
Kersel

19.30 Cena

21.00 Rom Cabaret: momento teatrale musicale
con Dijana Pavlovic

SABATO 29 AGOSTO

09.00 Liturgia (comunità francescana)

09.30 Saluto e messaggio di Furio Honsel (sindaco di Udine)
“Friuli: crocevia di minoranze”

10.00 Riflessione Biblica:
“Le minoranze” nella Bibbia forza creatrice
Carmine Di Sante

11.00 Intervallo

11.30 Approfondimento

13.00 Pranzo

15.30 Presentazione Libri sulla ricerca: “La zingara rapitrice”

16.30 Confronto di Gruppo:
“rom-gagi il dato e il ricevuto: dinamiche sociali ed ecclesiali”

19.00 Liturgia (S. Egidio)

19.30 Festa insieme con prodotti Regionali

DOMENICA 30 AGOSTO

08.30 Liturgia

09.00 Assemblea: “Tracciare prospettive per un cammino comune”

10.30 Eucarestia di Pentecoste: confermazione di alcuni giovani rom

12.30 Pranzo

INDIRIZZO CONVEGNO:

Seminario Interdiocesano
Via Castellerio, 81/2
33010 Pagnacco (Ud)
Tel. 0432 650265 Fax. 0432 650721
e-mail: info@seminarioudine.it

Per informazioni rivolgersi:
Don Federico Schiavon
cell. 348/2650796
federico.schiavon@bearzi.it

COME RAGGIUNGERCI:

Il Seminario Interdiocesano di Castellerio nasce in una collina dinanzi Pagnacco, paese situato a nord di Udine, a circa 10 minuti di distanza dalla città.

Raggiungerlo è molto semplice:

1. Dalla città di Udine: seguire le indicazioni della S.P. 49 (Osovana) per Pagnacco e Buja. Arrivare al punto 3 delle nostre indicazioni.

2. Dall’autostrada:

A. uscita Udine SUD: proseguire nella tangenziale, proseguendo dritti al semaforo, fino all’uscita Pagnacco-Buja-Osoppo, oltrepassando quelle indicanti lo stadio (sud e nord e centro commerciale Città Fiera);

B. uscita Udine NORD: proseguire a destra verso la tangenziale che porta a Udine, prendere la prima uscita, indicante Pagnacco-Buja-Osoppo. Usciti dalla tangenziale, svoltare a sinistra all’incrocio. Proseguire sempre diritti per circa 400 metri.

3. In prossimità del Seminario, troverete davanti a voi la Chiesa. Svoltate a sinistra, nella strada indicante Seminario Interdiocesano, via Castellerio. Dopo 15 metri svoltare a destra

 
Di Daniele (del 30/08/2009 @ 09:34:10, in Kumpanija, visitato 2161 volte)

 (i lettori di Facebook possono vedere QUI il video in risoluzione originale)

 
Di Fabrizio (del 26/09/2009 @ 09:15:41, in Kumpanija, visitato 1905 volte)

Ricevo da Veniero Granacci

Desideriamo invitarVi a partecipare alla serata "CARLO CUOMO, I ROM, I SINTI E LE POLITICHE POSSIBILI" con la partecipazione di Tommaso Vitale, Ernesto Rossi e Augusto Luisi, organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro e l'Associazione Aven Amentza - Unione di Rom e Sinti di Milano, che ci sarà, con ingresso gratuito con tessera arci, lunedì 28 settembre 2009 alle ore 21,00 al Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta, 14 a Milano.

In particolare durante la serata, Tommaso Vitale, Ernesto Rossi e Augusto Luisi, oltre a ricordare la figura e l'opera di Carlo Cuomo, nell'undicesimo anniversario della sua scomparsa, presenteranno il libro "Politiche Possibili - Abitare le città con i rom ed i sinti" curato di Tommaso Vitale, con scritti di diversi studiosi tra i quali Ernesto Rossi, Maurizio Pagani e tanti altri ancora, e ci parleranno, tra l'altro, dei Rom, dei Sinti e di altri gruppi di zingari, della loro storia e della loro cultura, nonché delle politiche abitative realizzate per loro nelle diverse realtà italiane.

CARLO CUOMO
"…..Nelle assemblee Carlo ci toglieva la pelle -- per i suoi gusti non eravamo mai abbastanza di sinistra, mai abbastanza spregiudicati, ma ci voleva bene. Faceva telefonate in punta dei piedi, per segnalare sulla pagina milanese le iniziative dell'Opera Nomadi o della Filef. Agli zingari e agli immigrati, alle minoranze che calamitano l'odio, l'esclusione, il razzismo, Cuomo aveva dedicato questi ultimi anni. Era invidiabile la sua capacità di tenere insieme le piccole azioni concrete e la voglia di pensare in grande, di mescolare la fontanella per un campo nomadi con la rilettura di Marx. Carlo era un meticcio per nascita, vita e cultura. Era nato 65 anni fa ad Atene da madre greca. A 17 anni è a Parigi, dove si laurea in storia alla Sorbona. A Milano arriva nel '55 un anno dopo entra nel Pci dove affascina tutti e tutte cantando Brassens - e lì resta fino all'uscita dal Pds degli ingraiani con cui dà vita alla Convenzione per l'alternativa. Consigliere comunale e più volte assessore negli anni '60 e '70, conosceva bene e da dentro Milano. L'ha vista cambiare, insieme alla politica, in modi che non gli piacevano: non ha reagito con la rassegnazione o con l'accidia; la politica per lui continuava ad essere indispensabile come l'aria. Era disposto a fare riunioni politiche anche la vigilia di Natale, si teneva libero solo quando arrivavano in anteprima a Milano i film da Venezia. Quest'anno non c'è riuscito, è morto con il desiderio dell'ultimo Kusturica. E di molte altre cose ancora.
di Manuela Cartosio (da Il Manifesto, 10 ottobre 1998)

Il libro “POLITICHE POSSIBILI - ABITARE LE CITTA' CON I ROM E I SINTI" a cura di Tommaso Vitale - Carocci Editore - Milano - 2009
Da secoli sono parte integrante della storia urbana e rurale del nostro Paese. Li chiamiamo con diversi nomi: zingari, nomadi, rom, sinti, caminanti, yenish. Negli ultimi anni la loro presenza è diventata uno dei principali temi di dibattito e mobilitazione nella vita politica, soprattutto a livello locale. I Comuni sono chiamati a realizzare politiche sociali e abitative, e spesso non sanno cosa fare. Tentate dalla demagogia, incalzate dai media, le amministrazioni sovente non conoscono esperienze già attuate in altre città e di cui è stata valutata l’efficacia. Nel volume vengono esaminati aspetti storici, culturali e sociologici dei differenti gruppi zigani e vengono descritte le linee di politica progettate dall’Unione Europea. Sono poi esposte nel dettaglio le politiche sociali, sanitarie, educative, del lavoro e, in particolare, abitative realizzate verso i nomadi in diverse realtà italiane. Dall’insieme emerge come, se programmate e negoziate con i rom e i sinti, politiche locali che affrontano i problemi e le contraddizioni e rispettano i diritti di tutte le parti in gioco sono possibili

Tommaso Vitale, ricercatore di Sociologia, insegna sia Sviluppo locale che Programmazione sociale all’Università degli Studi di Milano Bicocca ed è membro della redazione di Partecipazione e conflitto - Rivista di studi politici e sociali.

Ernesto Rossi, presidente delle Associazioni ApertaMente di Buccinasco e Aven Amentza - Unione di Rom e Sinti d Milano, è da anni studioso di Sinti e Rom a Milano ed ha collaborato per lungo tempo con Carlo Cuomo.

Augusto Luisi, ex consigliere del Comune di Buccinasco fa parte dell'Associazione ApertaMente di detta città.

Vi saremo grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziativa sopra indicata e/o diffondere la stessa tra le persone che possono esservi interessate. Vi ringraziamo in anticipo.

Ciao,
Associazione La Conta

 
Di Sucar Drom (del 25/11/2009 @ 14:35:52, in Kumpanija, visitato 2070 volte)

«La comunità di Casilino 900 chiede alla società civile, ai cittadini, alle associazioni, ai comitati di quartiere di essergli vicino il prossimo venerdì 27 novembre dalle ore 17, mentre si svolgerà la provocatoria manifestazione razzista di Forza Nuova che intende raggiungere il campo esasperando la spinta politica già messa in atto con Casilino 700».

È questo l’appello di Najo Adzovic, portavoce del Casilino 900. «Stiamo lavorando con tutto il nostro impegno perché la baraccopoli di Casilino 900 venga chiusa e affinché venga offerta a quanti ci vivono una reale possibilità di riscatto sociale e di integrazione partecipando fattivamente ai tavoli con l’Amministrazione Comunale e la Prefettura».«Vogliamo che la chiusura del Casilino 900 risulti un passaggio storico verso il superamento dei campi, luoghi di rifiuto e di segregazione sociale e non l’ennesimo sgombero senza alcuna alternativa. Siamo i primi a voler andar via, nessuno ama vivere in baracche tra topi e immondizie, e siamo disposti lavorare sodo per vivere meglio, ma non ce la facciamo più ad essere scacciati e rifiutati, additati come la peste, fa male a noi come a tutta la società di cui ci sentiamo di far parte. I nostri figli sono nati qui, vanno a scuola con i bambini italiani, e si sentono italiani anche loro. Pensiamo a un futuro di integrazione per questi ragazzi attraverso la formazione, il lavoro e una vita fuori dai campi».

 
Di Fabrizio (del 29/11/2009 @ 09:41:29, in Kumpanija, visitato 2807 volte)

Segnalazione di Nadia Marino (Post indicato per una gustosa domenica, anche se più che di cucina rom, si potrebbe parlare di cucina dell'est Europa)

Unicoop Firenze I piatti tipici, le usanze. Chi sono e quanti sono in Italia
Di Giulia Caruso

Frutto variegato di mille culture è la cucina del popolo nomade, risultato di peregrinazioni secolari tra Oriente e Occidente. Ogni etnia romani ha infatti un proprio patrimonio di ricette, mutuato dalle tradizioni culinarie dei paesi attraversati, interpretate alla luce di un'antichissima arte di arrangiarsi.
Il risultato è una cucina povera all'apparenza ma ricca di sapori. I dolma e i sarma, ad esempio, sono i due piatti più popolari, comuni a molte etnie. I dolma sono peperoni ripieni di riso, carne tritata e pomodoro. Per la cottura vengono disposti verticalmente in una pentola chiusa, con dell'acqua sul fondo. I sarma sono involtini di cavolo cappuccio, preparati con lo stesso ripieno.
La pitta è un'altra golosità, diffusa tra i rom di molti paesi d'Europa. Si tratta di una sfoglia di acqua e farina da cui vengono ricavati lunghi cilindri, successivamente riempiti di bietola e ricotta o di carne, patate e cipolle oppure di uova e ricotta, che vengono adagiati in una teglia da forno a mo' di spirale e successivamente cotti in forno.
Il bosanskibonaz è invece uno spezzatino di carne con peperoni, verza, patate, cavolfiore. Interessante l'abitudine di bollire sempre la carne prima di utilizzarla nei soffritti o nelle zuppe. Ragioni igieniche di sicuro, ma anche opportunità dietetiche: molto meglio i grassi vegetali di quelli animali.

La ricorrenza della Natività è occasione per gli zingari di mezza Europa di grande convivialità: si fa il pane in casa e si preparano dolci da consumare tutti insieme. Secondo tradizione è consuetudine cuocere allo spiedo una pecora intera, dopo averla riempita di patate al rosmarino, spennellata di birra durante la cottura, che generalmente avviene su un grande letto di braci ardenti. La pecora così preparata fa parte anche del menu abituale dei banchetti nuziali, altra grande tradizione rom.
Così come è consuetudine diffusa l'uccisione di un agnello in segno di gratitudine e di buon augurio, ad esempio quando un bambino guarisce da una malattia. In quest'occasione, genitori e parenti stretti del piccolo si toccano la fronte con le dita intinte nel sangue dell'animale e distribuiscono a tutti la carne cruda a pezzi, che ognuno provvederà a cuocere e consumare, in segno di ringraziamento per il felice evento. La tradizione è di origine musulmana, ma è diventata pratica comune a molti gruppi.

Un dolce antico, da consumare in occasioni di feste e matrimoni, è l'halvava, simile alla nostra polenta, fatto con farina cotta nell'olio a cui si aggiunge sciroppo di zucchero, frutta secca, pinoli.
Altro dolce abbastanza diffuso è il baklave, formato da una sorta di lasagne di pasta sfoglia con uva passita, noci, pinoli, miele, aromatizzato con rum e cotto in forno.
A tavola ci si siede all'orientale, con tutte le portate servite insieme sulla tavola a cui ogni commensale attinge.
E' pratica diffusa concludere il pasto con grappa prodotta dalla distillazione della frutta, soprattutto delle prugne.

La storia

Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità estremamente eterogenea.

Si suddividono essenzialmente in 5 gruppi: rom, sinti, kalé (gitani della penisola iberica), manouche (francesi) e romanichals (inglesi).
A questi gruppi principali si ricollegano i sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità ma con un'origine unica, l'India del Nord, e una lingua comune, il romanès.

La popolazione romani, in Italia, rappresenta lo 0,16% circa dell'intera popolazione nazionale. Secondo recenti stime sarebbero 130.000, tra sinti e rom con i loro sottogruppi.
I sinti sono soprattutto presenti a nord, mentre nel resto d'Italia, soprattutto al centro e al sud, sono presenti rom di antico insediamento (XV secolo circa) a cui si sono aggiunti gruppi di recente e di recentissima immigrazione, soprattutto dalla ex Jugoslavia e dalla Romania.

Circa il 75% è di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.

 
Di Fabrizio (del 30/11/2009 @ 09:14:04, in Kumpanija, visitato 1996 volte)

Da Roma_Daily_News (leggi anche QUI e QUI)

The Montreal Gazette By Salam Faraj, Agence France-Presse

25 novembre 2009, AL-ZUHOOR, Iraq – Stretta tra una discarica ed il letto prosciugato di un fiume, Al-Zuhoor non ha acqua corrente o elettricità e gli zingari che lì vivono sono ai margini del nuovo, ultra conservatore Iraq.

Nei vicoli puzzolenti delimitati da casupole di mattone, senza porte o vetri alle finestre, gli uomini vagano senza lavoro, una ragazzina gioca dondolandosi ed una donna ritorna da un giorno di elemosine a Diwaniyah, 180 km. a sud di Baghdad.

Da lontano, il fumo dell'immondizia annerisce il cielo e, quando gira il vento, l'odore nauseabondo è dappertutto.

Prima del 2003, sotto il regime baatista di Saddam Hussein, la situazione era migliore. Il pugno di ferro del dittatore non pesava sugli zingari.

Gli uomini erano cantanti o musicisti professionisti e le donne erano invitate ai balli, ai matrimoni e alle feste in Iraq, dove erano migrati dall'India secoli fa.

Con l'ascesa degli islamisti radicali nel 2004, sono stati marginalizzati, attaccati e derubati dall'esercito del Mahdy, una milizia sciita leale a Moqtad al-Sadr, e che vede gli zingari come moralmente ripugnanti.

Oggi, con il paese dilaniato dalla guerra soprattutto gestita dai capi religiosi, una volta regolati dalla società più secolare che esisteva sotto Saddam, la comunità rom si sente vittima di ostracismo.

Anche se sono musulmani, i "Kawliya" - come è conosciuta la comunità in Iraq - sono visti come emarginati.

"Viviamo peggio dei cani," dice Ragnab Hannumi Allawi, che vive nel villaggio; vestita di scuro, circondata da un gruppo di donne e seduta su di un tappeto polveroso.

Ora rifiuta di andare a Diwaniyah, capitale della omonima provincia, a cercare aiuto. "Le autorità dicono -voi non avete diritto a niente- e ci cacciano via. Quando andiamo in città a comprare da mangiare, ce lo rifiutano."

L'unica cosa che queste donne possono fare per mendicare pochi dinari è di coprire interamente la loro faccia per evitare di essere riconosciute.

"Partiamo alle 5.00 di mattina e torniamo verso le 3.00 del pomeriggio, per due anni ci hanno chiuso tutte le porte in faccia e ci hanno lasciato ad agonizzare," dice Lamia Hallub, con la faccia avvilita.

Invece gli uomini ricordano con nostalgia i matrimoni e gli eventi dove suonavano e cantavano la notte per le famiglie ricche.

Prima del 2003 "potevamo lavorare nella musica e nei festival folk," dice Khalid Jassim, con la testa adornata da una kefya bianca e rossa.

"Ma da allora, più niente. Perché? Perché le nostre tradizioni non si accordano con i valori islamici," si lamenta il vecchio.

"Ci dicono che gli artisti non hanno posto in Iraq. L'arte è finita, ma quale paese è senza artisti?" ci dice, con la voce che si fa più animata.

"Datemi un lavoro - militare, polizia, security o operaio."

A causa di attacchi regolari, la polizia ha installato dei controlli all'ingresso del villaggio, ma nonostante ciò molti zingari continuano ad andarsene.

"Nel villaggio, le infrastrutture sono state distrutte, incluse la rete idrica e l'elettricità," spiega Abbas al-Sidi, membro della Commissione per i Diritti Umani della provincia.

"Gli attacchi, la maggior parte di milizie armate, hanno obbligato le famiglie a fuggire verso altre province. Il numero delle famiglie è sceso da 450 a 120. Sono rimaste le più povere."

Il numero dei Rom in Iraq, secondo i capi tribù, è stimato in 60.000. Appaiono flebili le loro speranze di una vita migliore in un paese popolato da 30 milioni di persone.

"L'Islam li considera esseri devianti," dichiara Hafiz Mutashar, dignitario religioso a Diwaniyah.

"Sono coinvolti nella prostituzione, che sotto l'Islam è proibita. E' normale che la nostra comunità li consideri inferiori e insista nell'isolarli."

 
Di Fabrizio (del 23/12/2009 @ 13:46:29, in Kumpanija, visitato 2168 volte)

Due messaggi, il primo da:

ChiAmaMilano.it BUON NATALE…
Ad un mese di distanza dallo sgombero del campo rom di via Rubattino



Buon Natale a chi ama questa città e a chi potrebbe amarla di più. Buon Natale a tutti quelli che si impegnano per renderla migliore e a coloro che dovrebbero impegnarsi un po’ di più.
Buon Natale a coloro che pensano che Milano non sia una somma di spazi privati da difendere attraverso le politiche del panico ma anche a quelli che, magari, con il nuovo anno smetteranno di pensarlo.
Buon Natale soprattutto ai bimbi rom che fino a poco più di un mese fa erano accampati con le proprie famiglie in via Rubattino. Andavano a scuola e, grazie ai tanti sforzi di insegnanti, delle associazioni di volontariato, delle famiglie dei loro compagni italiani, avevano iniziato un percorso di inserimento che stava dando frutti positivi.
Ai primi di novembre, quando si attendeva lo sgombero a giorni, una delle maestre della scuola di via Feltre, Flaviana Robbiati, aveva scritto al Sindaco, al Prefetto e all’Assessore alle politiche sociali e alla famiglia descrivendo come grazie alla “collaborazione tra istituto, volontari della comunità di S. Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati avviati percorsi di integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei bambini”. La maestra chiedeva alle Istituzioni un impegno per evitare la “cessazione della possibilità di frequentare i nostri istituti e evitare di andare in altre scuole, ove tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito”.
Lo sgombero, privo di soluzione organizzative, non avrebbe consentito la prosecuzione delle iniziative di integrazione, quei primi passi necessari che possono spezzare il circolo vizioso che costringe i rom a quella marginalità sempre sul crinale tra condizioni di degrado e violazione della legge.
Alle 7.40 del 19 novembre 2009 Polizia, Carabinieri e Vigili urbani hanno provveduto allo sgombero di circa 300 persone, tra le quali almeno 80 bambini.
Ironia della sorte, mentre si distruggeva la baraccopoli l’Assessore alla politiche sociali, Mariolina Moioli, festeggiava nell’Aula Consiliare di Palazzo Marino la XX Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia.
Incurante della mobilitazione dei volontari, degli insegnanti e dei compagni di scuola dei piccoli rom (questi sono alcuni temi scritti dai compagni italiani dei bimbi sgomberati) il Comune ancora una volta procedeva manu militari senza proporre soluzioni che preservassero un percorso di integrazione che occupandosi dei bambini coinvolgeva le famiglie.
A sgombero avvenuto solo a cinque donne con figli è stata data l’opportunità di andare in una comunità (tre a Monza, due a Milano). Ad altre quaranta donne che hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune è stato detto che potevano essere accolti solo bimbi fino a sette anni; dagli otto in su i figli sarebbero stati allontanati dalla madre e messi in comunità da soli.
Naturalmente, si fa per dire, uomini e donne sono stati separati. 67 adulti maschi hanno fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza freddo. è stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e mettersi in lista di attesa.
Moltissime coppie di genitori non hanno accettato di separarsi e nessuna mamma, anche di quelle che avrebbero acconsentito a separarsi dal marito ha accettato, però, di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Alla fine della giornata: sette madri sono andate in viale Ortles nel dormitorio comunale, quattordici in altre strutture religiose.
Per altre sedici donne che il Comune non prendeva in considerazione si trovano sei posti presso la Parrocchia di S. Elena in zona San Siro, le altre dieci vengono ospitate alla Casa della Carità di Don Colmegna.
La gran parte delle famiglie, tranne le poche tornate in Romania, sono tutt’oggi per strada: i nuclei familiari più consistenti che non si sono voluti separare si sono accampati nelle vicinanze di viale Forlanini, di Segrate, di Corsico e della Bovisa.
Ad un mese di distanza, solo dodici bambini rom continuano a frequentare, con grande fatica a causa della distanza, gli istituti scolastici di via Cima, via Feltre e via Pini.
Buon Natale soprattutto a loro, alle loro famiglie e a tutti quei piccoli rom che da un mese non possono più frequentare le lezioni.

Beniamino Piantieri e Francesca Mineo


Il secondo annuncio viene dal gruppo di Facebook Free Angelika / Angelika Libera (QUI la storia, per chi non la ricordasse)

Chi vuole mandi una cartolina di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a:

Angelica V.
Istituto Penale per i Minorenni di Nisida
Viale Brindisi n. 2
80143 NISIDA (NA)

Nota di Elisabetta Vivaldi: Come giustamente discusso con [...], è consentito mandare cartoline ai minori, tutti i minori (pure quelli Rom). A meno che non ci siano scritti messaggi "specifici" pare di capire, almeno da quanto la persona contattata abbia affermato, che altrimenti spetta al Direttore decidere se recapitarle o no. Io ricordo che è bisogna pure scrivere il proprio indirizzo sulla cartolina altrimenti non viene consegnata ma di questo non ne sono totalmente sicura. Non mi sembra che sul sito del "Carcere" Minorile ci siano spiegazioni...mi sembra strano e ingiusto...C'è qualcuno che vuole aggiungere qualcosa? Politici ed avvocati per favore fatevi avanti!

 
Di Fabrizio (del 05/01/2010 @ 15:03:22, in Kumpanija, visitato 1916 volte)

Da ReteRom

Fikret Salkanovic, il primo Rom giunto al Casilino 900 quaranta anni fa, è morto il 3 gennaio 2010. I funerali si terranno giovedì 7 gennaio al cimitero di Prima Porta.

Ciao Fikret

 
Di Fabrizio (del 18/01/2010 @ 09:24:58, in Kumpanija, visitato 2048 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Milano, 16 gennaio 2009

Cari amici antirazzisti (che siate attivisti, giornalisti, politici o persone che credono nella solidarietà),

fra le tante iniziative curate dagli attivisti EveryOne vi è il sostegno a famiglie Rom e "clandestine" in difficoltà. Nessuno dei membri del nostro gruppo è ricco, eppure ogni mese ciascuno di noi riesce a devolvere i propri risparmi ora a questa, ora all'altra famiglia. Sono grandi sacrifici e personalmente ringrazio tutti i nostri attivisti per quello che fanno, rinunciando alle vacanze, all'auto nuova, a oggetti superflui, a vestiario di marca... e anche a beni necessari. In un momento tragico, uno dei nostri membri ha venduto la casa, per mettere in salvo (provvedendo a rinnovo documenti, spese di viaggio, mezzi  di sostentamento urgente) in Romania, Spagna e Francia molte famiglie Rom sgomberate a Milano, Roma, Pesaro e in altre città. Grazie a questa incredibile generosità di amici che sono onorato di avere, di persone che mettono le esigenze di chi soffre ancora prima delle proprie, sono state salvate decine di vite umane, si sono evitati smembramenti di famiglie, si è alleviato (e si allevia) il dolore e l'emarginazione di chi è costretto dai nostri governanti a vivere e morire ai margini della società.

Questo mese abbiamo avuto una serie di spese impreviste, dopo gli sgomberi di Pesaro, attuati con procedure inumane, sgomberi che hanno originato spaventosi drammi umanitari. Presto vi aggiorneremo sul più importante dei progetti realizzati: qualcosa che lascerà una traccia!

Ora però lanciamo a tutti voi un S.O.S.

La famiglia di Rebecca Covaciu, la giovanissima artista Rom di cui si sono occupati i media di tutto il mondo, ha grosse difficoltà con l'affitto dell'appartamentino in cui vive, a Milano. Rebecca e i suoi fratellini frequentano la scuola dell'obbligo con grande profitto, nonostante la povertà. Papà Stelian e mamma Georgina fanno i miracoli per provvedere alle tante necessità e il sostegno del nostro gruppo non sempre è sufficiente, dati i molteplici interventi e la situazione sempre più grave dei perseguitati.

La discriminazione rende difficile inserire i Covaciu nel mercato del lavoro. Abbiamo procurato a Stelian e al figlio maggiore diversi appuntamenti, ma i potenziali datori di lavoro, quando apprendono che si tratta di Rom, non concedono loro un'occasione. Samuel ha 20 anni ed è un grande lavoratore, disposto a lavori di fatica o anche di fiducia. Ha fatto il lavapiatti, il cameriere, l'uomo di fatica. Sa assistere infermi, anziani e bambini.

Chiunque sia in grado di aiutarlo a trovare un lavoro a Milano, darà una grande mano a questa bella, coraggiosa e sfortunata famiglia. Sono utili anche contributi-affitto (anche minimi), via vaglia postale o Western Union.

Ecco il telefono di Rebecca: 380 7575 313

Grazie a chi darà un contribuito in questa azione di giustizia, diritti umani e umanità.

Roberto Malini

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: + 39 3313585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

 
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