Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in Italia, visitato 1444 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

NOTA PER LA STAMPA
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga fatta chiarezza

Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo: Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato "allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta.

Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo, i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni.

I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la famiglia.

La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia, percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla presenza di giornalisti e associazioni di volontariato.

Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca, sorvegliata a vista dalla polizia.

Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni.

Per maggiori informazioni
Segreteria di direzione - NAGA
02 58 10 25 99
389 51 55 818
naga@naga.it
www.naga.it

 
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in Italia, visitato 1727 volte)

Ricevo da Sara Graziani

COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO


Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.

Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma, le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo le proprie tradizioni, la propria cultura.

Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.

Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le comunità zingare.

L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona, per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.

Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e personalità del sociale un tema quanto mai attuale.

Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

Relatori:
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza"
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale

Partecipano:
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di Roma
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma

PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI

Sono stati invitati:
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.

 
Di Fabrizio (del 26/06/2008 @ 19:41:02, in Italia, visitato 1629 volte)

Ricevo da Veniero Granacci

Oggetto: Comunicato in merito al disegno di legge sulla schedatura dei Rom e Sinti

Roma, 26.06.2008 - L'A.n.e.d. (Associazione nazionale ex deportati) di Roma esprime la più sentita riprovazione per il disegno di legge, che prevede la schedatura dei Rom e Sinti presenti sul territorio italiano, tramite la rilevazione delle impronte digitali come in uso per i criminali. Il provvedimento è particolarmente odioso e inaccettabile, perché rivolto anche ai bambini e a tutti i minori che, finora, anche se privi di documenti, hanno potuto frequentare la scuola pubblica del nostro paese. Il progetto di schedatura è, oltretutto, in totale contrasto con la Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall'O.N.U. e ratificata dallo Stato italiano.

Tale provvedimento richiama procedure di schedatura razzista utilizzate dai regimi nazifascisti durante il secolo scorso, per costruire archivi che miravano alla individuazione, emarginazione, concentrazione e conseguente deportazione di ogni minoranza e diversità.

Nel caso che questo provvedimento venisse approvato, l'intero Consiglio direttivo dell'Aned di Roma , chiede di essere schedato insieme ai Rom.

Aldo Pavia (Presidente)
Vera Michelin- Salomon (Vicepresidente)
Maurizio Ascoli
Stefano Batori
Sara Contardi
Grazia Di Veroli
Pupa Garribba
Eugenio Iafrate
Erminia Licitri
Rosa Melodia Scicchitano
Mirella Stanzione
Piero Terracina
Antonella Tiburzi
Claudia Zaccai

 
Di Fabrizio (del 27/06/2008 @ 09:26:02, in Italia, visitato 2148 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Proposta del Ministro Maroni su impronte digitali per i bambini rom,
Dichiarazione del Presidente UNICEF Italia Vincenzo Spadafora

Roma 26 giugno 2008 - "L'UNICEF Italia esprime stupore e grave preoccupazione per la proposta del Ministro degli Interni Roberto Maroni di avviare un censimento dei bambini presenti nei campi rom, mediante impronte digitali.

Verrebbe da proporgli, per rispettare il diritto all'uguaglianza di tutti i bambini, di schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani…

Ci auguriamo che si tratti di una proposta provocatoria destinata a non avere seguito.

I bambini rom non sono diversi dagli altri bambini (tra l'altro molti di loro sono cittadini italiani a tutti gli effetti), ma soprattutto i bambini non possono e non devono essere trattati come gli adulti. Sono mesi ormai che l'attenzione delle istituzioni, nonché dell'opinione pubblica e dei mass media italiani si concentra sulle comunità rom presenti nel nostro territorio. Un'attenzione che, come UNICEF Italia, chiediamo non si trasformi in principi di discriminazione verso popolazioni e soprattutto bambini in condizioni di evidente vulnerabilità.

Auspichiamo che il Governo italiano affronti le tematiche relative alla sicurezza senza trascurare i diritti dei bambini, tra cui quelli di essere tutelati e non essere discriminati, come ricorda la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, ratificata dall'Italia con legge n° 176 del 27 maggio 1991".

Per maggiori informazioni contattare: Ufficio stampa UNICEF Italia, tel. 06-47809233-234 e 335/333077; e-mail: press@unicef.it ; sito-web www.unicef.it

 
Di Fabrizio (del 28/06/2008 @ 22:09:52, in Italia, visitato 2692 volte)

di Dijana Pavlovic

[Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 giugno 2008 col titolo "Schedatura etnica. L'impronta del razzismo".
Dijana Pavlovic e' nata nel 1976 in Serbia, vi ha vissuto e studiato fino al '99, laureandosi a Belgrado; dal 1999 vive e lavora a Milano; e' attrice drammatica, docente, mediatrice culturale]

Egregio signor Maroni, ministro dell'Interno,

Lei annuncia che verranno "censiti" i bambini rom, ma ci rassicura non sara' una "schedatura etnica", solo un semplice "censimento che riguardera' tutti i nomadi che vivono in Italia, minori compresi".

Che io sappia, quando si fa un censimento questo riguarda tutti i cittadini dello Stato, lo si fa secondo certe modalita' uguali per tutti e con finalita' chiare a tutti. Ma Lei per censimento intende forse entrare in un campo con 70 poliziotti, carabinieri, vigili urbani in assetto antisommossa e un furgone della polizia scientifica per rilevare le impronte digitali alle cinque di mattina della famiglia Bezzecchi, 35 cittadini italiani, senza precedenti penali?

Questo e' ben altra cosa. Si chiama schedatura etnica e lo sappiamo bene perche' l'abbiamo gia' vissuto nel passato. E dunque e' in atto una schedatura su base etnica che vuol dire che si sta creando un archivio parallelo. A cosa servira' l'archivio Rom? Nel passato, l'archivio che aveva creato l'"Ufficio di polizia per zingari" di Monaco, che aveva schedato ed arrestato piu' di 30.000 Rom tra il '35 e il '38, e' passato all'Rkpa di Berlino, cioe' alla Centrale di polizia criminale del Reich, sotto il controllo diretto di Himmler, il quale l'8 dicembre '38 ha emanato il Zigeunererlass, decreto fondamentale nella storia dello sterminio zingaro, perche' ha stabilito che, "in base all'esperienza e alle ricerche biologico-razziali, la questione zingara andava considerata una questione di razza".

Ma, se possibile, mi inquieta di piu' il Suo annuncio che i primi a essere schedati saranno i minori e se sorpresi a elemosinare saranno sottratti ai loro genitori. Un vero e proprio atto di violenza e discriminazione che nessuna questione di sicurezza puo' giustificare, tanto piu' se si considera che dei 152.000 rom presenti in Italia, secondo lo stesso Ministero degli Interni, la meta' ha meno di 16 anni. Senza tener conto che in Italia sotto i 14 anni non si e' punibili e che in questo modo si criminalizza un intero popolo, senza distinzione. Come accade con gli adulti, cosi' anche le migliaia di bambini Rom che vanno a scuola, che cercano faticosamente di aprirsi una strada verso un futuro "normale", per Lei sono pericolosissimi criminali da schedare e da tenere d'occhio.

Non e' anticostituzionale, illegale e contro la Convenzione dell'Onu sui diritti dei fanciulli?

Ma a Lei dovrebbe importare della legge e del diritto, oppure e' solo importante solleticare il ventre del Suo popolo? Prendersela con dei bambini, anche se rubano o chiedono l'elemosina e' molto piu' facile che avere a che fare con la piu' potente organizzazione criminale, la 'ndrangheta, che e' padrona del territorio negli ordinati vialetti della sua Varese, come in tutta la Lombardia e il nord Italia. Secondo i dati della commissione antimafia e dell'Eurispes questi bravi adulti hanno un fatturato annuo di 36 miliardi di euro (altro che finanziarie di Tremonti), tra traffico di droga, appalti, traffico d'armi e altri sciocchezze certo molto meno gravi dei furtarelli di qualche ragazzino. Ma questo avveniva anche pochi anni fa: cosa c'era di piu' facile di prendersela con ebrei e zingari? Nessuno di loro reagiva e l'ordine era garantito.

Certo, Lei quando ci annuncia queste cose, sorridendo serafico dai salotti tv parlando di sicurezza, forse non pensa ai forni crematori che invece molti Suoi simpatici seguaci in camicia verde invocano impunemente nelle ronde e negli agguati agli "zingari", ma forse a nuove forme di campi di concentramento si'. Mi fa venire i brividi la Sua rassicurazione che questo serve a garantire ai bambini rom "condizioni dignitose" in piena attuazione dei patti di sicurezza di alcune citta'. In questi ghetti moderni uomini, donne e bambini di etnia rom, che siano cittadini italiani, comunitari o no, verranno sottoposti alla segregazione di un regime speciale che viola qualunque norma di diritto, di umanita' e perfino di buon senso e nega un futuro dignitoso ai nostri bambini.

 
Di Fabrizio (del 29/06/2008 @ 07:09:46, in Italia, visitato 1993 volte)

Da Altrenotizie.org

Venerdì, 27 Giugno 2008 - 13:30 - di Rosa Ana De Santis

L’ultimo impeto giustizialista del ministro Maroni questa volta – forse - ha superato ogni pudore e ogni minima parvenza di buon senso. Va bene il coro sulla sicurezza, siamo abituati alla ingiusta e generalizzata condanna dell’immigrazione, ma ai bambini non eravamo ancora arrivati. Cosi lascia interdetti che mentre alla Camera dei Deputati la maggioranza propone – raccogliendo adesioni trasversali - una variazione del codice penale che introduce il reato di pedofilia culturale e, in primis, il termine stesso di pedofilia finora non presente nel codice, proprio perché all’infanzia si riconosce uno status speciale di attenzione e tutela, ci si dimentichi del tutto di questa specialità dei bambini quando si opera su altri fronti. Quelli di casa nostra. Si rischia di cadere nella tentazione di leggere oltre i fatti e di pensare che questa libertà di azione il Ministro possa prendersela senza nemmeno scomodare troppe giustificazioni, perché quei bambini sono rom o sinti. Non sarà per colpa dell’odore della povertà, dei panni sporchi, delle baracche in cui quei bambini vivono la loro piccola vita? Intanto però Maroni supera il suo camerata Borghezio, che per gli immigrati proponeva le impronte della pianta dei piedi. Sale il livello, insomma..

Certo è che quando qualcuno di loro è morto bruciato per colpa del freddo, di una candela dimenticata o di una bombola esplosa, allora la solidarietà “made in italy” impreziosita di lacrime e di edulcoranti etichette per quelle povere creature o per quegli angeli disgraziati, aveva l’assenso e il cordoglio di tutti. Una volta morti essere buoni non costa alla fine troppa fatica, allora sì che sono solo bambini. Anche se nomadi, da morti non danno troppo fastidio. Spesso i più sfruttati, i più venduti, i più abbandonati. I più in balìa di ogni forma di aggressione e violenza, fuori dai campi in cui vivono e dentro. Senza istruzione, costretti all’elemosina, vessati e puniti per ogni mancato incasso.

Proprio a loro chiediamo svergognati il prezzo della nostra sicurezza, cadendo nel vizio tutto nostrano delle formule facili. Saranno le impronte dei bambini a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza? Passa sui bambini la strada del nostro vivere più sicuri? Il principio è sempre lo stesso: partiamo dai più deboli. Riscuote facilmente clamore sui media, il governo forte e autoritario impressiona cosi la psicologia della massa. Perché la massa queste cose le premia, si sa.

Quando la società si allarma sull’onda di una percezione della violenza e dell’insicurezza che supera la trama reale degli eventi, la rimozione dei più elementari principi della nostra cultura lascia il passo alla cecità assoluta: il pericolo è dietro l’angolo. Cosi come gli stranieri diventano tutti i potenziali killer delle stragi di casa nostra e l’immigrazione si trasforma nel trasporto sicuro e contagiante di malattie e droga, allo stesso modo - a quanto pare - i bambini possono essere trattati ancor peggio degli adulti o, semplicemente, come gli adulti.

Il Presidente del Comitato Italiano UNICEF Vincenzo Spadafora non ha celato tutto il suo stupore e la sua contrarierà al provvedimento, auspicando che possa trattarsi di una trovata tutta provocatoria dell’ultim’ora che sfida senza riguardo i princìpi affermati nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Ancora più grave perché è soltanto cronaca di ieri vedere la polizia fuori dai campi nomadi, in un clima generalizzato – e a tratti ingovernabile - di intolleranza e di pesante discriminazione. Sono favorevoli, non c’è da stupirsi, il sindaco di Milano Moratti, Alemanno ha dato il suo assenso e il capo di gabinetto del ministro per le Pari opportunità, Simonetta Matone, ex giudice minorile, vede in quanti sono contrari un puro pregiudizio ideologico.

Sulle formule linguistiche poi possiamo anche intrattenerci a lungo: il Ministro parla di campi nomadi e non rom, perché sa bene che all’interno ci sono cittadini italiani come tutti gli altri; dichiara che farà un censimento e non una schedatura etnica e che quest’operazione salvaguarderà i bambini, nomadi o rom non si sa bene, dall’accattonaggio e da altre forme di sfruttamento di cui sono vittime. Sfugge quale sia il nesso causale cosi determinante che porta dalla schedature dei bambini, operazione riservata solitamente ai trasgressori e non alle vittime, all’obiettivo di proteggerli e di condurli a una vita che veda difesi i loro diritti fondamentali. Perché non farlo con tutti i bambini, se questa è la nobile dignità del fine? Iniziamo a mandare i poliziotti nei quartieri impenetrabili delle nostre città a collezionare le impronte dei figli della mala? Manderemo le volanti a combattere l’abbandono scolastico?

Sfugge il nesso soprattutto perché, ancor prima di approntare misure che nel tempo possano giustificare scelte politiche di questo tipo attraverso i numeri delle statistiche di un eventuale censimento come questo, esiste una questione tutta morale che un’operazione di questo tipo non può non sollevare. Le assonanze con il passato, con le foto di 50 anni fa, con i versi di Brecht sotto le urla delle pulizie etniche, fanno ancora tremare. Si parte sempre con gli zingari e, se nessuno vuole cadere nel paventare alcuni ricorsi storici, non si può però non rilevare la costante per cui si parte sempre da loro.

Tutta la storia insegna quanto i gitani siano sempre stati catalizzatori dell’odio collettivo nei momenti di maggiore tensione sociale, quanto accanimento la società civile abbia sempre riservato al loro sistema di pensiero e di cultura. Capri espiatori comodi e pronti all’uso, soprattutto perché terribilmente indifesi, accettabili solo quando danzano il flamenco raffigurando in scenografie ricche di colori e di fascino tutte le loro perseguitate tradizioni. Se a farlo è uno come Cortès l’applauso del pubblico è garantito. Purchè rimanga spettacolo.

A lanciare il monito che la convivenza pacifica e il miglioramento di alcune condizioni di profondo disagio sociale con il popolo dei nomadi, anzi con i popoli nomadi non passino attraverso l’approccio poliziesco e persecutorio, lo dicono le tante associazioni che da tempo, attraverso diversi canali che vanno dall’inserimento al lavoro, alla cultura, alla promozione di attività di inserimento e di istruzione per i più piccoli, dimostrano come la strada dell’incontro di culture sia faticosa, ma percorribile su un terreno che non è certo quello annunciato dal nostro governo.

Non sarà per perdere tempo che il Garante dei Minori del Lazio, solo per fare un esempio, insieme a “Save The Children” invitino a non cadere nella trappola della paura instillata, istituiscano un centro d’ascolto, lavorino per valorizzare un metodo di incontro e dialogo che trasformi le strutture di accoglienza da semplici centri logistici in luoghi dove la dimensione relazionale e la cultura pedagogica aiutino i più giovani, gli siano di supporto e di conforto. Sarà proprio questo forse a impedire che le loro dimore diventino baracche, che la loro vita abbia a cuore un sistema di regole che minime nella loro neutralità, senza essere imbevute della nostra cultura, non li tengano ai margini, non li segnino come diversi, estranei e - per dirla con i termini di Emanuela Moroli e del suo libro sul tema del pregiudizio - perché non sia più, come sempre è stato Zingaro chi sei? Nel dubbio ti odio.

Viene in mente il caso della bambina rom che, qualche anno fa nella metropolitana di Roma, colta in pieno tentativo di rapina, venne malmenata. Le furono fratturati entrambe i polsi. Grave e ancora più grave che il coro dei commenti avesse di che difendere il buon cittadino vittima del borseggio, che proprio non avrebbe potuto fare diversamente data l’inefficacia della nostra polizia e della nostra giustizia. La bambina aveva allora 7 anni, ma i figli degli zingari sono zingari e basta. Se fosse stata figlia di un impiegato del catasto le sue fratture sarebbero costate un processo agli eroi codardi.

Allora pare proprio che il futuro sarà quello di schedare i bambini rom per difenderli dai loro genitori sfruttatori e per inserirli come schedati, anzi “censiti”, nella nostra società civile. Sembra che quasi potrà essere giustificata la punizione corporale contro un bambino rom borseggiatore e le donne porteranno i braccialetti segnaletici anti aggressione; e - perché no? - potremo inventare una foto segnaletica per i poveri, dato che la povertà è una malattia contagiosa e di grande problematicità sociale. Poi una "D" tessuta sugli abiti per i drogati, ancora più grande se saranno stranieri e clandestini. E’ un aggravante, è noto. Potremo rinunciare a segnalare la diversità delle razze, sarebbe contento il nostro Ministro: il colore della pelle quando è nero come Africa o nocciola come Medio Oriente basta da solo, senza schedature e segnalazioni, a scatenare violenza, fino a rappresentare ancora oggi, in pieno orgoglio di civiltà, il 43% delle forme di bullismo dei nostri bravi, bravissimi ragazzi.

Nessuno vuole stendere un velo buono a tutti i costi su tutti, ma nessuno può con il pretesto della sicurezza e della tutela, abdicare a ogni forma lungimirante di strategia politica e ignorare che in questo modo, in questi termini, non abbiamo dubbi che sarà un censimento, come sottolinea il nostro Ministro. Il censimento di Erode.

 
Di Fabrizio (del 29/06/2008 @ 09:28:50, in Italia, visitato 2437 volte)

Ricevo da Roberto Malini

VENDIAMO OPERE DI PICASSO A PREZZI STRACCIATI PER AIUTARE IL FRATELLO ROM VICTOR LACATUS, PAPA' DI UNA BAMBINA ASSASSINATA DAI RAZZISTI NEL ROGO DI LIVORNO

Victor Lacatus, papà di Lenuca Carolea, la bimba assassinata dal gruppo razzista GAPE a Livorno, dopo aver subito ogni genere di abuso, violenza e azione persecutoria da parte della città di Livorno (fra cui una condanna a 18 mesi di carcere per "abbandono di minore"), si trova in una condizione di povertà estrema, senza un rifugio in cui riparare, senza alcuna possibilità di provvedere alle esigenze della moglie e del papà anziano. Ha un'altra figlia piccola in Romania, presso parenti, a cui vorrebbe inviare un po' di denaro, per consentire loro di sopravvivere. Ha tentato di trasferirsi a Pisa, dove i servizi sociali e le autorità politiche, contattati dal Gruppo EveryOne, non solo hanno ignorato l'allarme disperato riguardante la sua situazione di emarginazione e discriminazione razziale, ma l'hanno cacciato via in malo modo. Livorno, che fu un tempo città dell'accoglienza, ha attuato autentici pogrom istituzionali nei confronti dei Rom romeni che avevano cercato rifugio e asilo. Dopo aver ridotto in condizioni penose i Rom locali, costringendo uomini, donne e bambini a fuggire in Romania - verso la fame e l'esclusione sociale - o a riparare in luoghi inospitali, fra immondizia, topi e parassiti, il sindaco di Livorno ha dichiarato, con un gelido, larghissimo sorriso trionfale: "Ho eliminato il problema dello sfruttamento dei minori nell'accattonaggio". "Ora quei bambini," avrebbe dovuto aggiungere, "che sopravvivevano a stento tendendo la mano ai più umani fra i livornesi, vivono nell'indigenza più totale, affamati e affetti da ogni genere di infezione e malattia. Muoiono oppure sono stati strappati dalle braccia delle mamme legittime, per alimentare il business delle comunità per minori con problemi di famiglia. Muoiono, ma non chiedono più la carità, come gli zingarelli di Auschwitz. Non meriteremmo un premio per il nostro spirito umanitario, noi e i nostri predecessori tedeschi?"
Victor a Livorno ha incontrato solo odio, ostilità, inimicizia, violenza, morte.
Stiamo cercando di aiutarlo e bisogna agire subito. I membri del Gruppo EveryOne, che si stanno occupando di numerose famiglie Rom in stato di assoluta emergenza umanitaria, hanno attinto finora a ogni risorsa economica personale, anche vendendo quadri e oggetti preziosi. Tuttavia mettiamo in vendita, per aiutare Victor in questo momento di necessità, augurandoci di trovargli presto un riparo e un lavoro, alcune LITOGRAFIE ORIGINALI DI PABLO PICASSO. Pablo Picasso aveva origini Rom e manteneva un forte legame con il popolo 'nomade'.

Proponiamo qui la prima serie di 4 litografie, ognuna delle quali è accompagnata dal seguente Certificato di Autenticità in inglese:

"Pablo Ruiz Picasso (1881-1973); Medium: stone lithograph; Size: 37 x 28 cm; Edition: first edition, number 228 of 2226; Provenance: from the series '40 Dessins de Picasso en Marge du Buffon', Paris: Berggruen, 1957. References: Bloch 326; Baer 1028/B/a; Goeppert / Cramer 84; Berggruen 272.
Pablo Picasso was born in Malaga, Spain on October 25, 1881. By the age of 15 he was already technically skilled in drawing and painting. Picasso's highly original style continuously evolved throughout his long career, expanding the definition of what art could be. In addition to painting, he would explore sculpture, ceramics and other art forms, and become one of the most influential artists of the 1900s. Paintings from Picasso's blue period (1901-1904) depict forlorn people painted in shades of blue, evoking feelings of sadness and alienation. After his move to Paris in 1904, Picasso's rose period paintings took on a warmer more optimistic mood. In 1907 he and French painter George Braque pioneered cubism. By 1912 Picasso was incorporating newspaper print, postage stamps and other materials into his paintings. This style is called collage. By the late 1920s he turned toward a flat, cubist-related style. During the 1930s his paintings became militant and political. Guernica (1937), a masterpiece from this period depicts the terror of the bombing of the town of Guernica during the Spanish civil war. Following World War II, Picasso's work became less political and more gentle. He spent the remaining years of his life in an exploration various historical styles of art, making several reproductions of the work of earlier artists. Picasso died on April 8, 1973 at his home, Notre-Dame-de-Vie in Mougin, France. He was buried on April 10 at his chateau Vauvenagues, 170 kilometers from Mougin".

COME ACQUISTARE LE LITOGRAFIE? E' SEMPLICE. TELEFONATE A VICTOR LACATUS AL SEGUENTE NUMERO: 327 4489370 (CHIEDERE DI LUI). INVIARGLI TRAMITE WESTERN UNION, QUALE CONTRIBUTO, UN MINIMO DI 150 EURO PER OGNI LITOGRAFIA (LE LITO VALGONO ALMENO 2.000 EURO CAD.). QUINDI COMUNICATE L'AVVENUTO PAGAMENTO E INVIARE I PROPRI DATI PER LA SPEDIZIONE DELL'OPERA ALL'INDIRIZZO E-MAIL info@everyonegroup.com , SPECIFICANDO LA LITOGRAFIA SCELTA.

Grazie mille della vostra partecipazione a questa "asta online della solidarietà".

PER AVERE UN LAVORO, VICTOR DEVE OTTENERE UN DOMICILIO E IL CODICE FISCALE. E' NECESSARIO AIUTARE LA CARITAS CON SUGGERIMENTI LEGALI AFFINCHE' IL NOSTRO AMICO ROM POSSA AVERE QUEI DOCUMENTI INDISPENSABILI: CARITAS , TEL. 0586 884693 (SIMONA TITTI).

E' UTILE, SECONDO NOI, ANCHE SOLLECITARE IL COMUNE DI LIVORNO AFFINCHE' PROVVEDA AD ATTUARE UN PROGRAMMA DI AIUTO E SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA LACATUS, GIA' DISTRUTTA DA UN LUTTO ATROCE (SI PENSI CHE IL COMUNE HA MESSO IN SCENA UNO SPETTACOLO, RECENTEMENTE, PROPRIO SUL ROGO DI LIVORNO, SENZA CHE VICTOR FOSSE NEANCHE AVVERTITO!).

SE QUALCUNO FOSSE IN GRADO DI OFFRIRE ALLOGGIO E LAVORO A VICTOR O CONOSCESSE CHI POSSA FARLO, SAREBBE UN BENE, PERCHE' A LIVORNO LA PERSECUZIONE RAZZIALE CONTRO I ROM E' PARTICOLARMENTE FEROCE.

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Di Fabrizio (del 30/06/2008 @ 12:05:15, in Italia, visitato 2775 volte)
SABATO 5 LUGLIO - DALLE 15:00 ALLE 19:00
in largo Cairoli, a Milano

Siamo donne e uomini, cittadini italiani e cittadini stranieri che hanno deciso di essere in piazza insieme per offrire alla nostra città una occasione di festa, di riflessione e di conoscenza reciproca.

Con tante voci vogliamo rompere il silenzio pesante che da troppo tempo incombe a Milano su episodi drammatici che per decisioni del Governo ricadono su individui e comunità che nelle nostre città hanno radicato le loro speranze di una vita migliore.

Retate sui mezzi pubblici, ronde notturne, espulsione dagli alloggi, campagne contro le moschee, sgomberi violenti, schedature etniche di Rom e Sinti: sono solo alcuni esempi di un crescendo impressionante che vede misure legislative e scelte governative che vogliono l'esercito nelle strade, la reclusione nei Cpt fino a 18 mesi e la criminalizzazione degli irregolari.

Eppure nella nostra città la società multietnica è ormai una realtà: italiani o stranieri, cristiani, musulmani o non credenti, viviamo tutti qui, frequentiamo le stesse scuole, lavoriamo fianco a fianco e facciamo tutti la stessa fatica per tirare a fine mese.

Siamo consapevoli che Milano, come molte altre città, è attraversata da manifestazioni sempre più evidenti di disgregazione sociale che colpiscono soprattutto i quartieri periferici, ma proprio perché viviamo in questa città e ne conosciamo i problemi, siamo convinti che per farvi fronte, legalità e sicurezza non possono essere interpretate solo come controllo e repressione.

La sicurezza va intesa come un sistema di garanzie per difendere i diritti umani: il diritto alla salute, all'educazione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione.

La sfida è mettere in campo politiche urbane, abitative, sociali, culturali in grado di produrre solidarietà, partecipazione e rispetto dei diritti, attraverso percorsi democratici e condivisi.

Ci sono molti amministratori, forze politiche e mezzi di comunicazione che oggi continuano a seminare ostilità e conflitti, indicando negli stranieri e nei poveri il capro espiatorio per tutti i problemi sociali, economici e urbani che determinano la condizione precaria di ognuno di noi, gettando un'ombra inquietante sul presente e sul futuro della nostra comunità.

Una società che imbocca la strada della xenofobia e del razzismo diventerà sempre più insicura e invivibile, perché la sicurezza non può nascere dall'emarginazione, ma dall'accoglienza e dal riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori irrinunciabili:

- i principi di uguaglianza, di rispetto delle diversità e di giustizia sociale, presenti nella Costituzione italiana, devono vivere concretamente nelle politiche e nelle azioni amministrative.
- non si possono imporre regole speciali che violino il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi.

È necessario che si levino mille e mille voci per chiedere:
- abolizione della legge Bossi - Fini perché costringe alla clandestinità
- regolarizzazione di tutti coloro che lavorano e vivono in Italia
- tempi certi e rapidi per il rilascio dei documenti senza tassazione e con trasferimento delle competenze agli enti locali
- introduzione di una legge organica per i richiedenti asilo politico e umanitario
- superamento di forme abitative ghettizzanti e su base etnica (i cosiddetti "campi nomadi"), garanzia di condizioni abitative dignitose e non discriminanti.
- no al pacchetto sicurezza
- no al reato di immigrazione clandestina
- chiusura dei CPT no alla schedatura etnica

per questi motivi vi invitiamo ad essere presenti
SABATO 5 LUGLIO - DALLE 15:00 ALLE 19:00
in largo Cairoli, a Milano

durante il pomeriggio sono previsti interventi e spettacoli
di Djiana Pavlovic, Mohamed Ba, Tommaso Vitale

promuovono: Arci, Camera del lavoro di Milano, Centro delle Culture, ass. Dimensioni diverse, ass. Punto Rosso, SdL Intercategoriale, Mosaico interculturale, ASMP, ass. Arci Todo Cambia, ass. Arci Zagridi, Comitato "Movimento Pais", Federacion ecuatoriana de Asociaciones, Scuole senza permesso, Circolo Arci "Blob", Associazione Antirazzista 3 Febbraio

partecipano inoltre: Partito Umanista; Ernesto Rossi pres. ass. Aven Amentza; Sinistra critica,

adesioni: retemigrantemilano@gmail.com

 
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 08:02:14, in Italia, visitato 2413 volte)

Ricevo da Eleonora Casula

Il 1 di luglio la Giunta regionale approva lo stanziamento di 500mila euro per interventi di inclusione sociale in base alla legge 9 del 9 marzo 88 , nota legge Tiziana, a favore dei rom ospitati in campi comunali, aggiungendo tale somma al mezzo milione di euro che il Consiglio regionale ha inserito nella Finanziaria 2008, finalizzato al risanamento dei campi sosta presenti nella regione, mentre Giampietro Pili, sindaco del comune di Terralba, e, consigliere provinciale eletto nelle file dell’UDS, è riuscito finalmente a far sgombrare e distruggere un paio di baracchine di cittadini Rom, situate in un terreno privato, di proprietà degli stessi, in agro del comune di Terralba.

Dopo una battaglia giornalistica durata certamente più di un anno, il caso è diventato oramai di diffusione nazionale. La scorsa settimana, a tutta pagina, le testate locali e non, pubblicavano interviste al sindaco “minacciato di morte” dai Rom.

L’escalation si è avuta in questi giorni quando, oltre a leggere le più svariate notizie sulla pericolosità degli zingari residenti a Terralba, si è assistito attoniti a dichiarazioni e articoli che solo in un clima di razzismo plateale, come quello che vige ora in Italia, si poteva verificare.

Alle 6 famiglie Rom, oltre che allo sporcare, all’inquinare, al rendere incoltivabili i terreni prospicienti il campo, sarebbe sicuramente imputabile un grave problema di pubblica sicurezza che imperverserebbe su Terralba.

A noi pare assurdo che un primo cittadino possa fare simili affermazioni, come altrettanto troviamo irreale sapere che il signor Pili non si sia minimamente interessato a risolvere il caso in altri modi, un simile trattamento discriminatorio ci ricorda bandi medievali contro i rom.

Se è vero come pare che i cittadini Rom vivessero in situazioni igienico sanitarie al limite, e sia stato ottemperato il decreto di sgombero, ci pare assurdo che il primo cittadino non si sia massimamente operato per dare ai rom una differente soluzione abitativa, come per altro prevedono le leggi vigenti.

E’ chiaro che il signor Pili poco ha fatto, anzi oseremo dire non ha fatto niente altro se non fomentare ed incitare al razzismo, allarmando la popolazione di Terralba e di tutta la provincia.

A pochi chilometri da Terralba, in comune di S.N.Arcidano sorge un altro campo rom, uno dei primi campi sosta sardi, li da sempre le politiche comunali di amministrazioni di centrosinistra e centrodestra hanno dimostrato lungimiranza e volontà di inclusione, infatti il campo rom è operativo e funzionante, anzi annualmente il comune ottiene fondi utilizzabili per creare ulteriori infrastrutture ma soprattutto riesce a portare avanti progetti di inclusione sociale. La comunità Arcidanese deve alla presenza di numerosi minori rom il permanere in loco della scuola materna statale e scuole elementari.

Ci pare impossibile che il signor Pili ed il suo staff non sappiano dell’esistenza della legge Tiziana e degli altri finanziamenti pubblici che risolvono in modo dignitoso una problematica quasi inesistente, dato l’esiguo numero di cittadini rom ( 60 su una popolazione residente di 10mila cittadini italiani), in questa azione di ignoranza amministrativa notiamo una ferma volontà politica: reprimere il diverso.

Infatti noi che quotidianamente leggiamo la stampa non dimentichiamo l’immediata richiesta di Pili al governo nazionale al varo dei nuovissimi decreti sicurezza.

Riteniamo che le politiche agite da Pili siano errate e di chiara matrice xenofoba, infatti invece di portare sconquasso tra la cittadinanza , un buon amministratore dovrebbe tutelare tutti i cittadini, ma soprattutto dovrebbe essere attento alle possibilità di finanziamento che da l’amministrazione regionale. Un’amministrazione comunale ora come ora ha sempre necessità di fondi, soprattutto per le politiche sociali e, a nostro vedere, nessuna occasione migliore poteva essere quella sfruttare i finanziamenti previsti per tutti quei comuni che ospitano i rom. Perché con i fondi previsti per legge oltre che dare una sistemazione dignitosa ai cittadini rom si possono impiantare progetti di inclusione finalizzati alla risoluzione di problematiche conflittuali che potrebbero sorgere ma soprattutto educare al reciproco rispetto delle diversità di tutti i cittadini.

Certamente se il sindaco di Terralba è per noi colpevole di un gravissimo atto di discriminazione, non meno lo è il sindaco di Marrubiu, anch’egli sicuramente poco ospitale e con una scarsissima conoscenza delle norme di tutela dell’etnia Rom.

Si parla di stabili Ersat concessi, dopo una mediazione tra gli assessori regionali competenti ed in particolare con l’interesse dell’ assessore alla Sanità, ma il sindaco non vuole ospitare i Rom perché pare non vi siano disponibilità abitative neanche per i cittadini di Marrubiu, anche qui non si tiene conto delle leggi vigenti ma soprattutto si getta per aria la possibilità di finanziamenti regionali che potrebbero in ogni modo essere utili ad un paese come Marrubiu dove sicuramente l’inclusione sociale non è delle migliori, tanti altri sindaci interpellati hanno “ovviamente” respinto i Rom, in solidarietà con il sindaco di lavoro.

Diversamente accorso ed attento alle tematiche ci è sembrato il Prefetto, dottor Tuveri, che in ogni modo ha lavorato per cercare soluzioni.

E’ per noi grave sia l’atteggiamento e le dichiarazioni di Pili ma soprattutto il suo agire, incurante della presenza di anziani e minori, incitante l’odio razziale e la discriminazione, ricco di teorie confuse su fantomatici odio etnici e guerre tra bande di rom.

Non riusciamo a capire perché il sindaco abbia avuto questo interesse a creare un caso nazionale mentre la Sardegna si è sempre distinta per la grande civiltà nel promulgare leggi a favore dei cittadini migranti e soprattutto delle minoranze Rom.

Ebbene finalmente si è scatenato il caso Terralba, tutti i giornali ne parlano, i Rom di Terralba assurgono ad essere i più temibili d’Italia, i più delinquenti, si leggeva di risse fra serbi e rom, quali serbi e quali rom chiediamo noi, non ci sembra proprio di conoscere cittadini serbi, probabilmente qualcuno che poco conosce le differenze culturali delle etnie rom addita come serbi tutti i rom di religione ortodossa.

Non riusciamo a capacitarci delle motivazioni che hanno spinto il sindaco Pili a creare questo caso, non riusciamo a capacitarci perché poco si sia fatto per integrare questi cittadini.

Si è parlato dell’alto grado di rom con precedenti penali che avessero scelto come dimora Terralba, si parla di tante problemi inesistenti.

Non possiamo però rimanere a guardare, non possiamo continuare a vedere simili atti, uno dei più grandi sgomberi della Sardegna, ma soprattutto non può rimanere impunito un sindaco che allontana del proprio comune minori che comunque fino al compimento del diciottesimo anno di età hanno i medesimi diritti dei minori italiani, incurante di ogni possibile disagio ulteriore di questi giovani cittadini.

Per questi e tanti altri motivi, il nostro partito, alcune associazioni, intendono far intervenire direttamente la Comunità Europea, ma anche e soprattutto denunciare la grave violazione compiuta dal sindaco di Terralba alla Corte di Strasburgo, affinché ad ogni cittadino sia riconosciuta pari dignità ma soprattutto affinché nessun Sindaco abbia l’onere ed il diritto di intraprender e battaglie etniche e xenofobe.

Eleonora Casula
PRC SE della Sardegna
Segreteria regionale
Area Diritti ed immigrazione
Alessandro Vinci
Consigliere provinciale PRC SE Oristano

 

CS90-2008: 02/07/2008

"La proposta avanzata dal ministro degli Interni Maroni è discriminatoria, sproporzionata e ingiustificata e, se messa in pratica, violerebbe gli standard internazionali sui diritti umani che vietano la discriminazione" - ha dichiarato oggi la Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione all'intenzione dichiarata da parte del ministro degli Interni di rilevare le impronte digitali a tutti, bambini inclusi, nell'ambito dei censimenti dei campi rom, sulla base di ordinanze di protezione civile.

Secondo l'organizzazione per i diritti umani, "prevedere misure di controllo nei confronti di una specifica minoranza, o i cui effetti colpirebbero in particolare una minoranza, compresi i suoi componenti più vulnerabili, sarebbe infatti discriminatorio e costituirebbe un'ingiustificata restrizione alla vita privata".

"Inoltre" - sottolinea la Sezione Italiana di Amnesty International - "le dichiarazioni del ministro Maroni contribuiscono a quell'escalation di insicurezza e di paura che abbiamo denunciato più volte e rispetto alla quale ci saremmo aspettati un chiaro e responsabile cambio di rotta da parte del Governo italiano; che invece appare sordo rispetto ai continui richiami delle organizzazioni internazionali - tra cui l'Osce e il Consiglio d'Europa - e cieco innanzi al rischio che il susseguirsi di dichiarazioni di questo tipo rendano più probabili gli attacchi xenofobi".


FINE DEL COMUNICATO Roma, 2 luglio 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

 

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