Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/06/2009 @ 09:03:23, in Europa, visitato 1805 volte)

Da Roma_Benelux

NewEurope.eu 14 giugno 2009

Per anni i Rom si sono lamentati di essere i paria d'Europa, disprezzati dai locali che li chiamano stranieri o ladri, e rifiutano di permettere loro di vivere nelle vicinanze. Anche peggio, dicono, sono discriminati, i loro bambini non ricevono la stessa educazione degli altri cittadini europei, e tutti affrontano pregiudizi. Per scoprire come loro percepiscono questo, New Europe è andato nella città belga di Namur, per incontrare una famiglia rom nel Centro di Mediazione per Viaggianti in Vallonia (CMGVW). Lo scopo principale dell'organizzazione, fondata nel 2003, è il supporto sociale e lavorale ai Viaggianti ed ai Rom provenienti dell'Europa Centrale ed Orientale. Nell'organizzazione ci sono mediatori per integrarli nella società fornire loro informazioni accurate.

Tana Tsiora di New Europe, Magdalena Zackova e Alia Papageorgiou hanno condotto le interviste e le ricerche in cooperazione con l'European Roma Information Office (ERIO). E' iniziata in maniera diretta, col mediatore, Islamovski Nebija, che fungeva da intermediario. Ma, verso la fine, la famiglia ha iniziato a parlare tra di loro nella loro lingua ed il discorso ha preso un tono più gridato mentre tentavano di descrivere le loro vite come inizialmente idilliache, in disaccordo con quanto avevano detto prima. La famiglia Jovanovic è composta di sei persone, che vivono nel Centro di Ricevimento, la Croce Rossa del Belgio - madre, padre ed i loro quattro figli: un ragazzo pre-adolescente e tre teenager, due ragazze ed un ragazzo - ha parlato della loro vita, di quando sono partiti dalla Serbia per l'Italia e della loro esistenza nomade prima di stabilirsi in Belgio, dove avevano dei parenti che li avevano preceduti. Il padre, Jusuf, la madre, Slobodanka, ed una delle figlie, Debora, ci hanno raccontato la loro storia.

Jusuf: Siamo stati in Italia per nove anni e mezzo. Poi siamo arrivati a Bruxelles, dove siamo stati otto anni e mezzo. Ed è un anno che siamo qui a Namur.

Avete fate richiesto d'asilo anche in altri paesi? O soltanto in Belgio?

Jusuf: No, era la prima volta. Sì, perché puoi chiedere asilo in un solo paese. Quando arrivammo qui, dovemmo trovare un appartamento e la scuola per i nostri bambini. All'inizio, lavoravo per un sussidio perché eravamo in sei persone. Dovevamo pagare tutto per l'appartamento e anche per le medicine. Prima tutte le medicine che compravamo, non erano rimborsabili. Ora, è ok, lo sono. Abbiamo uno status di asilanti e stiamo aspettando la risposta finale. Stiamo aspettando i documenti per diventare residenti in Belgio. La situazione ora sta migliorando.

E' migliorata solo negli ultimi anni?

Jusuf: No, solo nell'ultimo anno che siamo qui. Prima, per pochi mesi abbiamo vissuto fuori. Nessuno ci ha aiutato. Ma qui, anche i nostri bambini sono stati registrati a scuola dal primo giorno che siamo arrivati.

Slobodanka: Ma per i nostri bambini, è stata davvero dura, quando sono andati a scuola. Erano davvero depressi quando tornavano da scuola, per l'atteggiamento degli altri bambini.

Avete trovato altre famiglie rom quando siete arrivati qui?

Jusuf: No, all'inizio non conoscevamo nessuno. Solo la sorella di mia moglie. Per questo siamo venuti in Belgio.

Slobodanka: Mia sorella mi aveva detto che dovevamo fare parecchi sforzi per ottenere l'asilo in Belgio, ma che potevamo fare richiesta di asilo, come avevano fatto loro.

Debora: Sì, mio padre stava richiedendo un sussidio, perché non dovevamo pagare solo l'affitto e le medicine, ma anche la nostra iscrizione a scuola. Solo l'appartamento erano 800 Euro.

Com'è stata la vostra esperienza in Italia, perché abbiamo sentito di molte discriminazioni per i Rom in Italia?

Debora: Siamo nati in Italia e siamo restate lì sino a nove anni e mezzo d'età. Sì, abbiamo iniziato la scuola in Italia.

Jusuf: Ma in Belgio ci hanno aiutato di più. In Italia non abbiamo avuto niente. Nessun Centro Pubblico di Azione Sociale (CPAS). Però, abbiamo un buon ricordo dell'Italia, perché...

Debora: Perché qui la gente è più razzista che in Italia. Riguardo, specialmente, l'atteggiamento della gente della nostra età.

Jusuf: La principale differenza tra qui e l'Italia, è che in Italia era più difficile economicamente. Ma, parlando della gente italiana, erano gradevoli. Inoltre, ci hanno aiutato a trovare un lavoro.

Quante altre famiglie rom vivono nel Centro?

Jusuf: Cinque, sei famiglie. In totale, ci sono 5.000 persone. Ci sono diverse nazionalità. Ogni nazionalità ha la sua cultura, modi differenti di vivere. Nell'edificio dove viviamo, ci sono Rom del Kosovo e della Serbia. Ma raramente parliamo con loro. Ognuno per sé.

Un giorno vorreste tornare in Serbia?

Jusuf: No... con la mia famiglia vediamo molto razzismo. Prima, quando governava Tito, non era così. Ma, dopo che la Jugoslavia si è separata e sono iniziate le guerre... no.... non eravamo felici. Non voglio tornare. Ma i miei genitori sono ancora lì. Così, tornerei in Serbia, ma solo per visitare i genitori. Per me la Serbia non esiste.

Slobodanka: Là ci sono un sacco di razzisti.

Jusuf: Dopo le sette di sera, in Serbia non puoi uscire. E' vero, abbiamo visto un sacco di razzismo in Serbia, che nemmeno qui o in Italia abbiamo visto.

Qual è l'atteggiamento della gente della vostra età, delle vostre compagne di classe? Avete dei benefici sociali per l'iscrizione scolastica?

Debora: Prima di tutto, siamo arrivati qui l'anno scorso, ad aprile. Questo non ci ha permesso di iniziare la scuola, solo alla fine dell'anno scorso. Così, abbiamo perso un anno, perché per alcuni mesi, giravamo in cerca di dove vivere. La maggior parte delle volte, la scuola era davvero lontana da dove dormivamo. Quando arrivammo qui alla fine di aprile, ci registrarono e venne aperto il nostro documento ed iniziammo alla fine di maggio. In più, quest'anno, a settembre 2008 ho perso un mese e mezzo di scuola. Perché, al compimento dei 18 anni, dobbiamo pagare 1.000 Euro per la nostra registrazione a scuola. Visto che non avevamo uno status legale, dovevamo pagare per la scuola. Così, si può avere una dichiarazione di mancanza di reddito dal CPAS (Centro Pubblico di Azione Sociale), se non hai un reddito. La scuola a Namur non mi è piaciuta. Penso che i bambini siano davvero razzisti. Ti criticano molto. Non era come a Bruxelles. Ok, c'erano tanti stranieri; avevamo fatto l'abitudine a quegli insegnanti. Speravamo che qui a Namur fosse lo stesso. Qui ci sono più belgi e dicono che i Rom devono tornare nel loro paese. Li ho sentiti dire: "Cosa fate qui nel nostro paese, cosa cercate? State cercando amici?"

Dite che non era così a Bruxelles. Qual è la differenza?

Jusuf: Sono più abituati agli stranieri, è vero ma...

Debora: No, non è solo questo. Dicono che dobbiamo comportarci come i Belgi. A Bruxelles, non ci hanno mai giudicati. Ma, qua ci criticano tanto: "Guarda come sono vestiti i Rom," "perché siete venuti in Belgio?" E, soprattutto, non è facile dire qualcosa di simile ai giovani. Nel mio paese, non potrei dirlo agli altri.

Quante lingue parlate?

Debora: Francese, italiano e la nostra lingua, il serbo. Il francese molto bene. E' normale. Siamo stati qui per gli ultimi nove anni e mezzo. E non siamo andati alla scuola pastorale. Perché, quando arrivi in Belgio, ti mettono in una scuola pastorale. Ma per noi non è stato così. Ci hanno mandato direttamente a scuola. E' così che abbiamo imparato il francese.

E la vostra cultura, le vostre tradizioni, la vostra musica? Cercate di mantenerle? Perché, è da tanti anni che avete lasciato la Serbia.

Debora: Certo che manteniamo vive le nostre tradizioni. Non le dimentichiamo, dato che siamo in Europa. C'è chi ha dimenticato le proprie tradizioni, ma noi vogliamo mantenerle.

E della gente qui?

Jusuf: Sinora non ne ho parlato. Sono gentili. Se tu lo sei, lo saranno anche loro.

Come vi sentite da persone libere a persone in cerca d'asilo? Sono due cose completamente differenti per voi? Questa differenza ha cambiato molto la vostra vita?

Slobodanka: Sì, è davvero differente.

Jusuf: Finalmente, abbiamo una vita normale. Dopo otto anni, riusciamo a vivere nel Centro.

 
Di Fabrizio (del 20/06/2009 @ 09:20:13, in Europa, visitato 1725 volte)

Da British_Roma

GetHampshire.co.uk Nei piani dei Viaggianti, eventi per cambiare gli atteggiamenti 12 giugno 2009

Nel 1954 l'Enciclopedia Britannica riguardo a "Zingaro" dichiarava: "L'età mentale dell'adulto medio zingaro è ritenuta essere circa quella di un bambino di 10 anni".

Diceva anche che non avevano "mai compiuto qualcosa di grande importanza nella scrittura, pittura, composizione musicale, scienza od organizzazione sociale" e che erano "litigiosi, rapidi nella rabbia o nelle risa… irragionevoli ma non deliberatamente crudeli".

Ora, 55 anni dopo, l'Enciclopedia Britannica ha cambiato il suo punto di vista ma la comunità viaggiante, molti dei quali vivono ad Ash, hanno preoccupazioni che altri non hanno.

Gli organizzatori del Mese di Storia di Zingari, Rom e Viaggianti - una serie di eventi in GB allo scopo di educare la gente sulla cultura nomade - dicono che ce n'è bisogno perché 300.000 Britannici "continuano a soffrire di livelli estremi di pregiudizio e discriminazione".

Abusi

Nove bambini e giovani su 10 di origine zingara hanno sofferto, secondo indagini, di abusi razzisti.

Sono anche la minoranza etnica con le peggiori prestazioni scolastiche in Bretagna.

Durante il mese della consapevolezza avranno luogo due attività nell'area News & Mail.

Ci sarà una gara di disegno di poster ad Ash e l'evento Travellers' Got Talent ad Hartley Wintney, dove viaggianti del Surrey e dell'Hampshire gareggieranno con musiche e danze tradizionali romanì.

Il Surrey ha la quarta più vasta comunità viaggiante in GB, circa 10.000 persone.

Armonia

Le autorità locali in Bretagna contano il numero di carovane viaggianti nelle loro aree, ma non il numero dei viaggianti.

Ann Wilson è l'organizzatrice del programma nazionale del sud est degli eventi e dirigente dello sviluppo delle comunità viaggianti per il gruppo volontario, Azione Comunitaria del Surrey.

Ha spiegato che l'impeto per l'evento è stata la decisione presa l'anno scorso di includere i viaggianti romanì come etnia nel censimento nazionale 2011.

Il primo mese annuale di storia si è tenuto l'anno scorso.

Ha detto Wilson: "Alla fine, ci hanno riconosciuto. Siamo stati in Inghilterra solo 500 anni."

Spera che il mese di storia possa cambiare l'atteggiamento verso i viaggianti, che non pensa sia cambiato molto.

Ha detto: "Quando andavo a scuola, ho subito diversi abusi verbali. Ci chiamavano pikeys. Non sapevo, e non so tuttora, cosa significasse e cosa avesse a che fare con noi."

I suoi genitori vivevano un'esistenza nomade con le loro famiglie e suo padre nacque nel fondo di un carro.

Stanziati

Nessuno era andato molto lontano a scuola e sua madre imparò da sola a leggere e scrivere ma suo padre non acquisì padronanza di queste abilità.

Quando nacque Ann, che oggi ha 49 anni, i suoi genitori si costruirono una casa a Effingham.

Rispetto ai suoi genitori, lei visse una vita relativamente stanziale e, a differenza di loro, andò alla scuola secondaria - cosa che dice che fosse rara a quel tempo per i Romanì.

Più tardi si trasferì a Salvation Place, una comunità viaggiante a Leatherhead, che ha una delle sole tre chiese viaggianti nel Sud Est.

Il fatto che avesse studiato significava che spesso era chiamata ad aiutare amici che avevano difficoltà con lettere e dichiarazioni dei redditi.

Anche i suoi figli sono andati a scuola ma, come lei, hanno trovato di avere problemi nell'essere accettati.

Wilson dice che sua figlia, che ora ha 26 anni, ha lottato nella scuola secondaria e che la direttrice diceva che era perché era "una ragazza zingara di poca intelligenza".

La signora Wilson ritirò sua figlia e, con l'aiuto dell'appena fondato Forum Viaggianti del Surrey, trovò per lei una scuola per chi aveva esigenze speciali.

Suo figlio di 14 anni, acuto entusiasta del jazz zingaro, sta pensando di partecipare al concorso Travellers' Got Talent e spera di poter suonare anche al festival di jazz zingaro in Francia alla fine di questo mese.

Ha detto Wilson: "Col concorso, ci sono i viaggianti dell'Hampshire contro quelli del Surrey. Chi vuole esibirsi, può fare qualsiasi cosa, ma ci aspettiamo che ci siano molta danza e musica zingara."

Le audizioni per Travellers' Got Talent avranno luogo venerdì 19 giugno, tra le 16.00 e le 20.00 alla Victoria Hall in West Green Road, Hartley Wintney.

Altri eventi nel Mese di Storia di Zingari, Rom e Viaggianti includono un giorno di storia, esposizione di carri, cavalli, musica e dipinti, che si terranno alla Bourne Hall, Ewell, sabato 20 giugno.

Ci sarà pure una gara di disegno di manifesti sulla cultura nomade, che avrà luogo a Primrose Hall, in Ash Hill Road, Ash, domenica 21 giugno.

 
Di Fabrizio (del 20/06/2009 @ 09:48:24, in Europa, visitato 1246 volte)
Corriere del Ticino

MENDRISIO - «Il Consiglio di Stato ha preso atto della libera e legittima scelta del Municipio di Mendrisio di sospendere per ora il permesso di stazionamento sul territorio comunale. A questo proposito, ora che l'Esecutivo della "nuova" Mendrisio è entrato formalmente in funzione da qualche settimana, non si mancherà di prendere contatto con l'Esecutivo locale per chiarire quanto è successo e per studiare assieme le possibili soluzioni. Pur comprendendo le ragioni che hanno indotto il Municipio di Mendrisio a sospendere la messa a disposizione dell'area, il Consiglio di Stato intende chiedere un ripensamento della decisione e più in generale auspicare dai Municipi una maggiore collaborazione per risolvere l'annoso problema della disponibilità di aree per nomadi». È questo il passaggio più significativo della risposta data il 10 giugno dal Governo cantonale all’interrogazione del 9 marzo del deputato leghista Lorenzo Quadri, che chiedeva tra l’altro lumi sugli spari esplosi pochi giorni prima contro veicoli degli zingari accampati ai posteggi della piscina comunale di Mendrisio (vedi QUI ndr).

p.c.

 

Da Roma_Francais

publié le 10 juin 2009 - Nicolas Gourdy / Welcomeurope

Il Consiglio dell'Unione Europea di lunedì 8 giugno si è lungamente dedicato alla questione dell'integrazione dei Rom. Secondo le sue conclusioni, gli Stati membri devono concepire ed attuare le loro iniziative in materia di integrazione dei Rom in stretta concertazione con le collettività regionali e locali, che devono giocare un ruolo centrale nell'applicazione concreta di queste politiche. Questa riunione si iscrive nel più ampio dibattito europeo sulla situazione sociale delle minoranze rom in Europa. In particolare fa seguito alla prima riunione della "piattaforma integrata europea per l'integrazione dei Rom" che si è tenuta a Praga nell'aprile 2009, sotto l'egida della presidenza ceca della UE.

Le conclusioni del Consiglio della UE tengono conto di una situazione socioeconomica dei Rom che tende a non evolversi, bensì a deteriorarsi in questi ultimi anni in un certo numero di Stati membri. Secondo Magda Kósáné Kovács, autrice di una relazione sulla questione consegnata al Parlamento Europeo a gennaio, la situazione dei Rom sul mercato del lavoro rassomiglia ad un circolo vizioso. La disoccupazione colpisce più di qualsiasi altra minoranza e "non possono avere accesso alle sovvenzioni europee sulla ristrutturazione professionale a causa della loro mancanza di qualificazioni di base". La situazione varia tuttavia molto paese ad un altro. Il Consiglio fa parte della necessità di mettere in atto politiche più dinamiche ed efficaci riguardo a queste popolazioni, ma senza precisarne veramente i contorni. Perché secondo il Consiglio, questo ruolo spetta primariamente agli Stati membri, alle regioni ed ai comuni. Il testo ricorda l'importanza per gli Stati membri e le loro collettività di mettere in comune le proprie esperienze riguardo le iniziative a favore dell'integrazione dei Rom per ottenerne le pratiche migliori. Ugualmente incoraggia la creazione e lo sviluppo di reti transfrontaliere che permettano lo scambio delle buone pratiche. Questo tipo di rete esiste già, ad esempio EURoma (rete europea sull'inclusione sociale dei Rom nel quadro dei fondi strutturali). Altro punto importante, gli Stati membri e le collettività sono invitati a sfruttare pienamente gli strumenti finanziari comunitari (FSE, Feder, Feader) nella messa in opera di progetti rivolti all'integrazione di queste popolazioni.

Dall'entrata nell'Unione Europea di Romania e Bulgaria nel 2007, i Rom sono diventati la più importante "minoranza etnica" della UE. E' difficile stabilire il loro numero preciso, che si stima tra i 10 e i 12 milioni di persone. In Francia, il caso di quanti si chiamano comunemente la "Gens du voyage" è in particolare disciplinata dalla legge Besson II che stipula che tutti i comuni con più di 5.000 abitanti debbano avere un terreno d'accoglienza. La nuova onda d'immigrazione di Rom provenienti dalla Slovacchia, dall'Ungheria, dalla Bulgaria e dalla Romania ha cambiato la distribuzione e porta a chiedersi numerose precisazioni quanto alle politiche da realizzare per integrare queste popolazioni. Per il momento, quelli in provenienza dalla Bulgaria e da Romania, benché cittadini dell'UE, sono sottoposti ad una misura transitoria che accorda loro lo stesso status degli stranieri di un paese terzo, con l'obbligo eventuale di lasciare il territorio francese. Questa misura dovrebbe tuttavia finire nel 2012, data nella quale tutti i cittadini bulgari e rumeni usufruiranno della cittadinanza europea piena ed intera.

 
Di Fabrizio (del 22/06/2009 @ 09:26:32, in Europa, visitato 1467 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Fonte: Agence France-Presse (AFP) 16 giugno 2009

BELGRADO: [...] Annunciando la Giornata Mondiale del Rifugiato per il 20 giugno, [martedì scorso l'OnG] Gruppo 484 ha detto che la Serbia sta attualmente ospitando 97.000 rifugiati delle guerre in Bosnia Erzegovina e Croazia dei primi anni '90.

Ci sono poi i 200.000 dispersi interni (IDPs) fuggiti dal distacco della provincia serba del Kosovo, quando esplose il conflitto alla fine degli anni '90, riporta l'agenzia Beta citando il gruppo. Tra loro la maggioranza sono Serbi, ma sono anche inclusi Rom ed altre minoranze non-Albanesi dal Kosovo.

L'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) stima che circa 280.000 di etnia serba fuggirono dalla Croazia durante la guerra per l'indipendenza del 1991-1995. Sinora circa 130.000 vi hanno fatto ritorno.

Risolvere il destino dei rifugiati è una delle condizioni chiave a cui la Croazia dovrà adempiere, per sperare di diventare il 28° membro dell'Unione Europea nel 2011.

D'altra parte, molti rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia si sono stabiliti permanentemente in Serbia.

Quelli del Kosovo sono considerati dispersi dato che la Serbia e le Nazioni Unite non riconoscono l'indipendenza del Kosovo, dichiarata dalla leadership della sua etnia albanese nel febbraio 2008.

L'agenzia per i rifugiati ONU ha posto la Serbia nella lista dei cinque paesi che si confrontano con ricorrenti crisi dei rifugiati, ha detto Danijela Popovic-Roko dell'UNHCR a Belgrado.

Popovic-Roko ha descritto come "delicato" il destino dei circa 20.000, prevalentemente Serbi, che sono rimasti in Kosovo ma sono stati espulsi dalle loro case a seguito delle violenze interetniche nel marzo 2004.

Funzionari serbi hanno detto l'anno scorso che circa 6.000 persone rifugiate e disperse vivono ancora nei cosiddetti centri collettivi, con praticamente nessuna speranza di far ritorno alle proprie case.

Copyright (c) 2009 Agence France Presse

 
Di Fabrizio (del 22/06/2009 @ 09:28:46, in Europa, visitato 1299 volte)

Da Romanian_Roma

Divers.ro

15/06/2009 - Il rapporto annuale di Amnesty International mostra che la Romania continua ad avere problemi nel campo del rispetto dei diritti umani e del combattere la discriminazione contro le minoranze.

Le conclusioni del rapporto Amnesty International per l'anno 2008, pubblicate giovedì 28 maggio, sono che la Romania non ha chiarito a sufficienza il suo ruolo nelle controverse attività della CIA, le forze dell'ordine sono accusate di maltrattamenti ed uso eccessivo della forza, mentre persiste la discriminazione verso le minoranze - Rom ed omosessuali. Il rapporto si riferisce anche al rapporto di giustizia della Commissione Europea del luglio 2008, che richiedeva alle autorità rumene di migliorare il sistema della giustizia e [la situazione] della corruzione, specialmente a livello delle autorità locali.

Il rapporto di Amnesty International menziona che "la discriminazione contro i Rom continua ad essere estesa ed intensa," mentre continuano ad esistere lamentele riguardo il cattivo trattamento e l'uso eccessivo della forza da parte delle autorità. I Rom non beneficiano di pari accesso all'istruzione, casa, sanità e lavoro.

La discriminazione verso i Rom da parte dei funzionari pubblici, come pure della società nel suo insieme, rimane estesa e profondamente radicata. Le autorità rumene non hanno preso misure per combattere la discriminazione e porre fine alla violenza contro i Rom.

L'espressione "Zingari ripugnanti" usata dal presidente Traian Basescu per riferirsi ad un giornalista è considerata da Amnesty International come esempio che illustra la discriminazione rom in Romania. Il rapporto menziona che la Corte di Giustizia ha giudicato l'espressione "Zingari ripugnanti" come discriminatoria, ma non l'ha sanzionata, perché usata in una discussione privata.

Ci sono rapporti continui sul cattivo trattamento e sull'uso di forza eccessiva della polizia. E molte delle vittime sono Rom. Nonostante tutto questo il Governo rumeno non è riuscito a modificare la legislazione per quanto riguarda l'uso delle armi del fuoco secondo gli standard internazionali.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:15:18, in Europa, visitato 1690 volte)

Da Roma_Daily_News

15/06/2009 - By Paul Ciocoiu for Southeast European Times in Bucharest

I Rom fronteggiano i più alti livelli di discriminazione fra i gruppi etnici esaminati in Europa secondo la Ricerca su Minoranze UE e Discriminazioni (EU-MIDIS) dell'anno scorso.

EU-MIDIS ha raccolto dati dalle minoranze etniche e dagli immigrati selezionati che vivono nei 27 stati membri UE nello sforzo di chiarire le discriminazioni.

Il rapporto, che ha esaminato circa 23.500 persone, si è focalizzato sulla minoranza rom, come pure sugli immigrati del Nord Africa, Africa Subsahariana, Turchia, ex Jugoslavia, Europa Centrale ed Orientale e Russia.

Secondo la ricerca (vedi QUI ndr), i Rom hanno segnalato di essere più discriminati in Ungheria (62%) e nella Repubblica Ceca (64%), e dall'altro lato della medaglia, meno discriminati in Romania (25%) e Bulgaria (26%).

Lo studio si è focalizzato sui Rom in sette paesi UE: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

In dieci paesi, la maggioranza inoltre è stata votata per la giustapposizione.

Le domande della ricerca riguardavano nove categorie: ricerca d'impiego, sul lavoro, ricerca di casa in affitto o in acquisto, trattare col personale ele istituzioni mediche, istituzioni di assistenza sociale, istituzioni dell'istruzione, nei posti pubblici, accesso ai negozi, aprire un conto o chiedere un prestito in banca.

Di media, i Rom hanno detto di essere stati discriminati in almeno una categoria l'anno scorso.

I Rom rumeni hanno anche detto di essere maggiormente discriminati quando trattano coi privati (14%) ed i servizi medici (11%).In Bulgaria, il 15% riporta di essere discriminato nella ricerca di un impiego, e l'11% cercando di ottenere servizi medici.

I livelli più bassi di discriminazione in Romania e Bulgaria sono dovuti all'isolamento dei Rom dalla società maggioritaria. Il tasso di disoccupazione Rom in Bulgaria è del 33%. Le testimonianze di discriminazione sono presuntamente basse perché i Rom non sono a conoscenza dei loro diritti legali.

Secondo il censimento rumeno del 2002,  nel paese vivono più di 500.000 Rom, la seconda minoranza etnica dopo gli Ungheresi.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:43:08, in Europa, visitato 1597 volte)

Da Roma_Francais (dove si prova ancora a discutere, anche se ancora i Rom non sono coinvolti. Mi rimane il dubbio che alla fine siano le associazioni a partecipare alla solita mangiatoia)

par YOUENN MARTIN

VILLENEUVE D ASCQ L'installazione provvisoria dei Rom a lato della Rue Verte e del cammino dei Vieux-Arbres non è senza conseguenza sull'ambiente della zona. Una riunione pubblica è stata organizzata venerdì sera.

È come un gruppo di auto-aiuto. Sono un po' più di una decina su delle sedie disposte in cerchio e ciascuno si presenta a turno svuotando il sacco. Ed al finale, quest'abitante riassume bene il sentimento maggioritario: "Non arrivo a prendere una posizione." Gli abitanti dei cammini del cammino dei Vieux-Arbres o del Verger sono divisi tra la compassione che ispirano loro le 25 famiglie rom installate in condizioni precarie sotto la loro finestra e il sentimento egoista non di volerle più sopportare più a lungo. L'ambiente che si deteriora, l'aggressività che si realizzerebbe da una parte e dall'altra. "Bambini gettano pietre sulle donne mentre mendicano" testimonia un abitante.

Certamente, c'è anche quest'uomo che non è "venuto là a parlare delle condizioni di vita dei Rom". "Le autorità si occupano di loro ma non ci si occupano più di noi. Ciò che mi interessa, è il costo dei Rom sulla città." Ciò significa che le spiegazioni di Gérard Minet, responsabile dipartimentale della Lega dei Diritti dell'Uomo, sull'erranza dei Rom "perseguiti da milizie dell'ex Iugoslavia" quindi cacciati dalla Romania dopo la caduta di Ceausescu, è il meno delle sloro preoccupazioni. Finirà per partire, esausto.

Gli altri restano, sempre più perplessi. “I Rom andranno sempre ad installarsi nelle zone popolari perché sanno che là che troveranno solidarietà" riassume Gérard Minet. Ma la solidarietà ha i suoi limiti. In circuito ritornano le stesse domande: chi è responsabile? Cosa fanno il sindaco, la comunità urbana, lo Stato, l'Europa?

Nessuna soluzione miracolosa

Malik Ifri eletto municipale e comunitario, finisce per intervenire ed espone nei dettagli la soluzione immaginata a livello metropolitano: i villaggi dell'inserimento (vedi QUI ndr). L'idea: da 500 a 1.000 m ², si installano tre o quattro case mobili per fare vivere, in modo "transitorio" alcune famiglie accompagnate dalle associazioni. Se gli 85 comuni della Lilla metropolitana accolgono ciascuna un villaggio di'inserimento, si regola in parte il problema. "Con le case mobili, si vede un ovvio cambiamento" testimonia Patrick Vigneau, dell'associazione Aréas.

Salvo che tutti i sindaci non hanno così fretta di vedere questi Rom. Halluin, Faches-Thumesnil e Lilla hanno già sistemato un terreno. Roubaix, Tourcoing e Villeneuve d'Ascq fanno atto di candidatura. Sempre gli stessi.

Per quanto riguarda il cammino dei Vieux-Arbres, oltre a tutte queste considerazioni, pare che ci sia urgenza. Secondo Nadine Lefebvre, consulente di zona all'iniziativa della riunione, i caravan sono installati appena sopra uno spazio cavo. “Come evitare un dramma presto? Crollerà." Tocca rivolgersi al prefetto. Nadine Lefebvre gli aveva inviato un invito per venerdì sera.

 
Di Fabrizio (del 24/06/2009 @ 08:57:37, in Europa, visitato 1438 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org 14 giugno 2009

BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema destra.

L'accodo col partito Jobbik (vedi QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese, che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.

La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia riguardo questi recenti sviluppi.

Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta 3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato con la polizia.

L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma politico.

Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.

Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz, godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.

 
Di Fabrizio (del 25/06/2009 @ 09:41:23, in Europa, visitato 1615 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

18 giugno 2009 Reuters AlertNet non è responsabile del contenuto di siti esterni Scritto da: Save the Children By Phoebe Greenwood

Appena fuori dalla capitale del Montenegro, Podgorica, accanto alla discarica comunale, c'è il campo per rifugiati di Konik. Baracche disordinate coperte di latta e tende ONU rinchiuse da recinzione, ospita oltre 2.000 rifugiati rom che hanno vissuto qui per dieci anni da quando fuggirono dalla violenza in Kosovo. E' il più grande campo per rifugiati nei Balcani. Centinaia di bambini vivono qui in condizioni inumane senza abbastanza acqua o cibo, e quasi nessuno fuori dal Montenegro ne ha mai sentito parlare.

Le condizioni a Konik sono terribili. Il fuoco è una regolare minaccia, spesso fatale. Tre settimane fa, una fiammata causata da un collegamento difettoso ha distrutto 18 baracche di legno e lasciato 124 persone senza un tetto. Queste famiglie vivono ora nelle tende dell'agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) o si sono trasferite a vivere nelle baracche già sovraffollate dei parenti. Stavolta, per fortuna, nessuna vita è andata persa.

Il campo ha una fornitura irregolare di acqua ed elettricità. In estate, quando le temperature regolarmente superano i 40° Celsius, semplicemente non c'è abbastanza acqua in circolo. Alla vicina discarica, i rifiuti vengono bruciati tutti i giorni, Di conseguenza, sono comuni i malanni polmonari.

I rifugiati in Montenegro non possono lavorare e non hanno documenti, così la maggioranza nel campo sopravvive cercando il cibo nei contenitori della spazzatura a Podgorica.

"Mio marito è morto qui otto anni fa, credo per la paura e la tristezza," dice la cinquantaseienne Mehria.

"Vedete la casa dove vivo - sta cadendo a pezzi. Ogni volta che piove, l'acqua scende dal soffitto ed impregna tutto. Io e i miei bambini per mangiare cerchiamo nella spazzatura. E' una crisi, nessuno ci aiuta."

Pochi bambini vanno a scuola. Alla scuola primaria di Konik, 270 dei 1.300 alunni sono Rom. Save the Children, che dal 2002 ha lavorato in progetti educativi per integrare i bambini rom, dice che tenerli a scuola rimane il maggior problema. In pochi completano il ciclo primario.

"I bambini rom sono tra i più marginalizzati in questa parte del mondo," dice Jasminka Milovanovic, manager per la comunicazione e la consulenza di Save the Children.

"L'alto tasso di abbandono è uno dei più grandi problemi per varie ragioni - mancanza di risorse materiali, mancanza di motivazione e bisogno di fare soldi. Questi bambini vivono in cattive condizioni e non sono accettati a scuola dai compagni o dagli insegnanti per la cattiva igiene."

I Rom sono una minoranza etnica sparsa attraverso l'Europa Centrale ed Orientale con una vasta comunità negli stati balcanici. Si stimano 3,7 milioni di Rom che vivano nell'Europa del Sud Est. In tutta la regione, soffrono di alti tassi di disoccupazione, mancanza di istruzione, povertà e discriminazione.

La comunità rom di Konik è composta di rifugiati dal Kosovo. La maggior parte ha lasciato la loro terra e le case durante il conflitto negli anni '90, quando i Kosovari albanesi li cacciarono, ritenendoli alleati dei persecutori serbi.

Lo studente Sebajdih Krasnici, 15 anni, dice che i bambini rom soffrono per i soprannomi ed il bullismo a scuola. "A scuola non ci rispettano. Ci chiamano "pelle nera" e "zingari". Sono solo maleducati. Recentemente, una ragazza a scuola mi ha chiesto di prestarle la mia matita. Le ho detto che non potevo perché avevo solo quella. E' diventata matta e ha iniziato a chiamarmi zingaro e con ogni sorta di brutte parole. Mi sono sentito malissimo. Dovrebbero rispettare me, i miei fratelli e la mia famiglia."

Per molti genitori del campo, la salute dei loro figli più che la loro istruzione è la preoccupazione maggiore. "I bambini hanno sempre fame e non hanno scarpe o vestiti. Come possono concentrarsi nello studio?" chiede Vesib Berisa, 37 anni, padre di cinque figli e che ha vissuto per dieci anni a Konik.

"Siamo in uno stato critico. E' troppo. Nessuno ci aiuta più, non il governo, l'ONU, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Nessuno viene a vedere come stiamo e come viviamo. Perché dobbiamo vivere così? Vogliamo vivere come gli altri."

 

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