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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/09/2008 @ 08:48:27, in Europa, visitato 1907 volte)

Da Roma_Daily_News

Regno Unito / Finlandia / Lituania / Slovacchia

Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne

Estratto dalle osservazioni conclusive del Comitato ONU sulla "Convenzione per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne" (CEDAW) [...] nella sua 41a sessione tenutasi dal 30 giugno al 18 luglio

Rapporto pubblicato venerdì 29 agosto 2008 (tutti i link sono in inglese ndr)

Tutte le informazioni sulla 41a sessione

Regno Unito
. . . . preoccupati che le donne di diverse comunità etniche e di minoranza, incluse le comunità viaggianti, continuano a soffrire di discriminazione multipla, particolarmente nell'accesso all'istruzione, impiego e servizi sanitari. Il Comitato nota che le donne [delle comunità] etniche e minoritarie sono sotto-rappresentate in tutte le aree del mercato lavorale, particolarmente nelle posizioni decisionali, hanno alti tassi di disoccupazione e pagano un notevole gap nella loro paga oraria confrontata a quella maschile. Le donne di differenti comunità etniche e di minoranza sono anche ampliamente sotto-rappresentate nella vita politica e pubblica. Il Comunicato nota che che le donne delle comunità viaggianti sperimentano alti numeri di aborti e feti nati morti, ed hanno il più alto tasso di mortalità infantile tra tutti i gruppi etnici. Si nota anche che le donne delle comunità etniche e minoritarie soffrono di alti tassi di depressione e malattie mentali, mentre le donne di discendenza asiatica hanno i più alti tassi di suicidio e di autolesionismo.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ United_Kingdom. pdf

Finlandia
31. Mentre notiamo che le misure prese dallo Stato per accrescere la consapevolezza delle donne Rom sui loro diritti e la loro integrazione nella società finnica, il Comitato rimane preoccupato perché queste donne continuano ad affrontare forme multiple di discriminazione basata sia sul sesso che sull'origine etnica, inclusi alto tasso di disoccupazione, difficoltà nell'accesso ai servizi e discriminazione all'interno delle loro stesse comunità.

32. Il Comitato richiama lo Stato ad implementare misure efficaci per eliminare la discriminazione contro le donne Rom ed aumentare il  loro godimento dei diritti umani. Incoraggia lo Stato ad essere proattivo nelle sue misure per prevenire la discriminazione contro le donne Rom, sia nelle loro comunità che nella società maggioritaria, a combattere la violenza contro di loro, ed aumentare la loro consapevolezza sulla disponibilità dei servizi sociali e sugli aiuti legali come pure a fare passi per familiarizzarle con i loro diritti di eguaglianza e non-discriminazione. Il Comitato richiede che lo Stato fornisca, nel suo prossimo rapporto, informazioni sulla situazione delle donne dei gruppi etnici di minoranza, incluso l'accesso all'istruzione, impiego e servizi sanitari, e sull'impatto delle misure prese per aumentare questi accessi e sui risultati ottenuti, come pure i progressi di tendenza.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Finland.pdf

Lituania
28. Mentre notiamo varie misure prese dallo Stato, incluso il Programma per l'Integrazione dei Rom nella Società Lituana (2000-2004 and 2008-2010) ed il Programma di Sviluppo Rurale Lituano per il 2007-2013, il Comitato nota con preoccupazione che i gruppi vulnerabili delle donne - per esempio donne rurali, donne con disabilità, donne appartenenti alle minoranze etniche, incluso donne Rom, donne migranti ed anziane - continuano a soffrire di discriminazione nell'istruzione, nell'impiego, nella casa ed altre aree, sulla base del loro genere e sesso, ed in altri campi, essendo così esposte a forme multipli di discriminazione. A questo riguardo, il Comitato nota purtroppo che le informazioni presentate dai rapporti statali non erano sufficientemente specifici riguardo alle donne e non coprivano adeguatamente la situazione di tutti questi gruppi.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Lithuania. pdf

Slovacchia
22. Mentre si riconoscono le misure prese dallo Stato per il Decennio dell'inclusione Rom 2005-2015, il Comitato è preoccupato perché le donne e le ragazze Rom rimangono in situazioni vulnerabili e marginalizzate, specialmente riguardo sanità, istruzione ed impiego.

23. Il Comitato preme perché lo Stato prenda misure efficaci, incluso misure speciali temporanee in accordo con l'articolo 4, paragrafo 1 della Convenzione e Raccomandazioni Generali dei 25 del Comitato, per eliminare le forme multiple di discriminazione contro le donne e le ragazze Rom ed aumentare il rispetto per i loro diritti umani. Richiama anche lo Stato ad accelerare l'ottenimento de facto per le donne Rom dell'eguaglianza, rafforzando il coordinamento tra tutte le agenzie che lavorano sui Rom, sulle tematiche della non discriminazione e dell'eguaglianza di genere, particolarmente nelle aree della salute, istruzione e partecipazione nella vita pubblica. Il Comitato preme perché lo Stato implementi misure mirate per eliminare la discriminazione contro le donne Rom in tutte le aree con un'agenda specifica, che controlli lo sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi dichiarati, inclusi quelli compresi nel Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, e prenda se necessario azioni correttive. Il Comitato preme perché lo Stato prenda misure concrete per cambiare la tradizionale percezione dei Rom da parte della popolazione maggioritaria, incluso programmi mirati alla consapevolezza e alla sensibilizzazione, in particolare in quei settori della società dove queste attitudini sono evidenti. Richiama lo Stato a fornire nel prossimo rapporto periodico una fotografia completa della situazione delle donne e delle ragazze Rom, inclusi i dati disaggregati per sesso riguardo le opportunità ed i successi nell'istruzione, nell'accesso all'impiego ed ai servizi sanitari e la partecipazione alla vita pubblica ed al processo decisionale.

30. Mentre si riconoscono le spiegazioni date dalla delegazione sui presunti casi di sterilizzazioni forzate di donne Rom, e prendendo nota della legislazione sulla sterilizzazione recentemente adottata, il Comitato rimane preoccupato per le informazioni ricevute rispetto alle donne Rom che testimoniano di essere state sterilizzate senza previo ed informato consenso.

Inoltre il Comitato raccomanda che lo Stato prenda tutte le misure necessarie per assicurare che le recriminazioni espresse dalle donne Rom riguardo la sterilizzazione forzata siano debitamente riconosciute e che alle vittime di tali pratiche sia garantita effettiva compensazione.
http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Slovakia. pdf

 
Di Fabrizio (del 04/09/2008 @ 09:14:17, in Europa, visitato 1694 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

The Associated Press - 1 settembre 2008

SARAJEVO, Bosnia-Herzegovina: Un'agenzia internazionale dei diritti umani dice che assisterà la polizia bosniaca nel combattere i crimini motivati razzialmente.

L'Ufficio OCSE per le Istituzioni Democratiche ed i Diritti Umani dice che i poliziotti bosniaci verranno formati nel riconoscere i crimini basati sull'odio e nel collaborare con le comunità che ne sono vittime.

Il vice Ministro Mijo Kresic dice che saranno introdotte punizioni più dure contro i crimini basati su nazionalità, orientamento religioso o politico.

L'ufficio OCSE, riferendosi all'ODIHR, ha detto nel 2006 di essere preoccupato sugli attacchi a persone ritornate dopo il conflitto etnico in Bosnia del 1992-95 e per le minoranze, inclusi i Rom.

L'ufficio ha raggiunto lunedì l'accordo col Ministero della Sicurezza.

 
Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 08:57:39, in Europa, visitato 2151 volte)

Un'intervista (tradotta dall'inglese) che non mi ha convinto del tutto. Mi sembra che emergano ancora i soliti stereotipi, oltre ad parecchie informazioni e considerazioni utili. Mi si dirà che in fondo sono le opinioni di un payo (se non sapete che cos'è leggetevi il post ; - ) ), ma io trovo che quest'intervista possa essere un buon passo iniziale per chi vuole avvicinarsi al mondo dei Rom.

Da Roma_Daily_News

Divers.ro

Ha lavorato direttamente con i Rom di Spagna e Romania. Ne parla in tutta onestà, a volte brutalmente, di un mondo che conosce bene. Con un master in pedagogia, educatore di strada ed ora coordinatore di un centro per bambini abbandonati, Juan Carlos Sanz Miguel presenta una realtà che non sempre è conveniente.

Cosa pensano gli spagnoli dei Rom? La loro opinione differisce da quella sui rumeni?
Prima di tutto, gli spagnoli hanno un'impressione peggiore sui Rom, comparata a quella sui rumeni. In Spagna, abbiamo diversi stereotipi riguardo agli Zingari, e quelli che provengono dalla Romania hanno la peggior reputazione. Per la mia esperienza, gli Zingari spagnoli sono considerati come pigri, ladri, asociali nel senso che non osservano le norme, che non hanno certificati di nascita e i documenti personali che ha ogni persona regolare, che si attaccano rigorosamente alle loro tradizioni e violano i diritti delle donne. Sono disprezzati dagli altri perché non collaborano, perché non si assumono responsabilità. Sono molto chiusi e legano soltanto fra loro. Questo perché c'è un conflitto costante con le autorità. E gli Zingari rumeni hanno la peggior reputazione: sono ladri, i più pigri, più di quelli spagnoli. Come succede in Italia.

I Rom della Spagna e quelli di Romania hanno lo stesso stile di vita?
In molte cose si assomigliano. Vivono in ghetti ai margini delle città e si guadagnano da vivere allo stesso modo: lavorano in contesti che non sono al 100% legali, dove possono far affari tra loro. Commerciano fiori, rottami, macchine usate e molti altri materiali di riporto. E' chiaro che ne i Rom rumeni ne quelli spagnoli accetterebbero un piano di lavoro ben stabilito, di lavorare un certo numero di ore al giorno.

Per loro la cosa più importante è la famiglia, il significato della parola famiglia è molto chiaro, e la loro casa non è così importante. Non importa se non c'è abbastanza spazia per tutta la famiglia (la famiglia estesa). Ho notato che i Rom rumeni non hanno una coesione familiare così forte come quelli spagnoli. Comparato alla Romania, l'abbandono dei bambini è minore in Spagna. Quasi inesistente. D'altra parte, i Rom spagnoli non sono così bravi nel capitolo "scuola", un fatto provato dal basso numero di Rom che frequentano i programmi educativi. Di solito, hanno poche necessità e tentano di evitare il dottore, non avendo documenti personali, ma se succede che hanno bisogno di cure mediche, i giovani Rom spagnoli le richiedono ugualmente, proprio come quelli rumeni. Vogliono essere visitati subito. Non importa se ci sono altre persone in attesa. Devono essere i primi.

Ma le donne, in entrambe i casi, vengono per ultime, dopo i bambini. Non ricevono alcun rispetto. Sono sacrificate al benessere della famiglia.

Il mondo zingaro è molto chiuso, diviso in differenti clan - domatori di orsi, calderai ecc. - che non comunicano tra loro. Sono molto possessivi. Per mostrare agli altri la loro forza, i Rom spagnoli marcano il loro territorio con avvisi come: "Atención! Esta obra la vigila un gitano!" (Attenzione! Questa opera è sorvegliata da un gitano!). E' come una precauzione. Sono assieme a tutta la famiglia, con i membri del gruppo che si difendono l'un l'altro. Se c'è un conflitto, viene risolto secondo la legge Zingara. Per capire gli Zingari, devi essere come uno di loro.

Puoi darci esempi di posti in Spagna con grandi gruppi di Rom?
Gli Zingari si riuniscono in posti chiamati "tierra de nadie" (terra di nessuno). Ci sono aree dove nessun altro potrebbe vivere. Un esempio può essere Cańada Real, 14, 14 km. dal centro di Madrid. E' un posto accanto alla discarica cittadina. Le case sono povere e sporche, e molti dei Rom che vivono lì sono di origine rumena. Ci sono molti posti simili, ma questo è il più grande.

Pensi che i Rom incontrino difficoltà nel loro sforzo di integrarsi nella società?
I Rom soffrono di cattiva percezione e non penso neanche che abbiano la voglia di integrarsi. Danno sempre l'impressione di non aver bisogno di nessun altro eccetto che la loro famiglia. In Romania si parla di Rom e rumeni, mentre in Spagna parliamo di Gitanos e payos (termine peggiorativo che i Rom spagnoli usano per identificare chi non è come loro). Penso che non saranno mai totalmente integrati, ma non è soltanto colpa loro. La società è ugualmente responsabile.

Il mondo accetta la cultura zingara, ma non le persone che l'hanno creata. Una scuola non potrà aiutare un bambino Rom finché non cambierà la maniera di relazionarsi con loro. Conosco la storia di un bambino che la maestra aveva spostato da un'altra collega, ma il bambino rifiutò di andarci perché non voleva stare accanto ad uno zingaro.

Com'è la situazione dei bambini Rom in Spagna? E' permesso loro di andare a scuola?
In Spagna è chiaro: molto spesso, le famiglie Rom non mandano i loro figli a scuola per due ragioni: l'educazione che ricevono è istituzionale e non li riguarda, la scuola è il posto dove loro imparano cose che non hanno a che fare con la cultura e la tradizione zingara; di solito, i Rom piazzano i loro campi alle periferie delle città, lontani dal centro e dal mondo moderno. E allora, un'unità educativa deve accettare i Rom per quello che sono: Rom. Così un bambino, quando va a scuola, va in un posto che è contro di lui.

In Romania, alle famiglie Rom sono stati dati dei soldi per mandare i loro bambini a scuola, ma non penso che questa sia la soluzione. Se qualcuno già li manda, gli altri li isolano perché quando la gente parla degli Zingari, parla di qualcosa di cattivo, di pericoloso. Dobbiamo accettare i Rom come popolo, e non come un gruppo di individui.

"I Rom possono abusare dei loro bambini, ma non li venderanno"
I bambini Rom sono più oggetto di abusi e traffici di persone?
Sì. Imparano in tenera età che devono aiutare la famiglia. La famiglia è qualcosa di sacro di cui tu non parli con nessuno. Non trattengono niente dei soldi che raccolgono dall'elemosinare, lavare i vetri o da altre attività, tutto va al capofamiglia. In Spagna ho incontrato casi dove i ragazzi sotto i 15 anni erano usati per spacciare droga

Sino al 2002, il quartiere La Celsa - chiamato anche El hipermercado de las drogas (l'ipermercato delle droghe) era un posto dove si vendevano un sacco di narcotici. Quando le forze dell'ordine circondarono La Celsa, questi minori erano quelli che portavano fuori la droga. La polizia non potè arrestarli per due ragioni: avevano tutti meno di 16 anni e non c'era un dipartimento specializzato per le infrazioni dei minori.

Ci sono associazioni che appoggiano la popolazione Rom in Spagna?
La più grande associazione che gode di un ampio riconoscimento è la Fundación Secretariado Gitano. Sviluppano molti programmi con e per i Rom, e sono presenti anche in Romania, dato il gran numero di Rom che vive lì.

Quanti lavorano nell'istruzione per i Rom devono lavorarci assieme per molto tempo. Nel primo anno, ti valutano da distante. Non ti permettono di stare troppo vicini. Quando vedono che veramente sei interessato e fai qualcosa di buono con loro, iniziano ad aprirsi. Allora diventi una delle persone più importanti nella loro vita. (Mihaela Dumitrascu – DIVERS – www.divers.ro)

Originario di Santa Cruz de la Salceda (Spagna) con un master in pedagogia, Juan Carlos Sanz Miguel, è stato per otto anni presidente esecutivo della Association Ciudad Joven di Madrid, dove ha lavorato anche come educatore di strada. E' interessato specialmente nella formazione e riabilitazione dei Rom nel quartiere Pozo del Tio Raimundo, che dovrebbero avvicinarsi al centro di cura diurno dell'associazione. E' arrivato in Romania cinque anni fa e ora è vice presidente dell'Associazione dei Fratelli di Marist delle Scuole in Romania (AFMSR) e coordinatore in una delle case del Centro Marcelin Champagnat di Bucarest, che ospita bambini abbandonati, molti dei quali di etnia Rom.

 
Di Fabrizio (del 07/09/2008 @ 14:27:13, in Europa, visitato 1689 volte)

Da Roma_Daily_News

Oggi (6 settembre ndr) ho parlato con Thomas Hammarberg, commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani. Era profondamente preoccupato per la reazione UE alla risposta italiana alla richiesta della Commissione di chiarimenti sulla presa delle impronte ai Rom. Ha detto che questo legittimerà ulteriori discriminazioni e accuse ai Rom di crimini potenziali. Hammarberg si è anche interrogato sul diritto del commissario Jacques Barrots di parlare a nome della commissione in questione.

Irka Cederberg - giornalista

irka.cederberg@telia.com
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817

 
Di Fabrizio (del 08/09/2008 @ 08:43:01, in Europa, visitato 1583 volte)

Un'altra intervista, questa volta di un Rom. Da Roma_Francais

Saimir Mile: "Contro l'immagine del gitano ladro"

L'associazione La voix des Roms, creata nel 2005, ha il proprio blog per parlare della cultura Rom e combattere la "gitanofobia", "perché non siamo inevitabilmente quello che gli altri vedono in noi". Incontro col suo presidente, Saimir Mile. INTERVISTA di Viola Fiore.

 (video in francese)

Quali sono i pregiudizi più importanti di cui soffrono i Rom?
Credo che il pregiudizio più grande sia dire che i Rom sono ripiegati su sé stessi, chiusi nella loro comunità e non interessati ad integrarsi nel paese dove vivono. L'immagine che si alimenta è quella del gitano ladro che vive in un campo sporco, meglio se conduce una Mercedes e ha denti d'oro. E' importante dire che i Rom che vivono in campi rovinati ai margini delle città sono una minoranza. In Francia, per esempio, non rappresentano che l'1% o l'1,5% dei 500.000 Rom che vivono nel paese. Dire che i Rom sono rinchiusi nella loro comunità, è avere di loro un'infima conoscenza.

Quindi chi soni i Rom?
Bella domanda. Ma prima di rispondere, sarebbe bene porre la stessa questione riguardo gli altri popoli europei: chi sono i Francesi? Gli Italiani? Sono identità diverse che si sono fuse nel tempo sino a costituire le nazioni attuali. In origine, i Rom erano abitanti dell'India meridionale, da cui furono cacciati circa 800 anni fa. Da là è nato il popolo rom, diversificato attraverso i luoghi che ha attraversato priam di arrivare, infine, in Europa.

Che dire del sentimento di appartenenza di questo popolo?
Il sentimento identitario è molto forte tra i Rom. Ho un cugino, in Albania, che voleva sposare un'Albanese, ma i suoi genitori, entrambe rom, si sono opposti. Esiste una volontà diffusa di restare "tra Rom", ma non è sempre così. Spesso, le donne incontrano degli ostacoli quando vogliono sposare un "gadjo", qualcuno che non è Rom, e che di solito dopo il matrimonio non si integra nella comunità. Il problema è facile da capire: più si è rifiutati, esclusi dalla società, più si ha la tendenza a ripiegarsi nella propria comunità. E la storia dei Rom è piena di rifiuti.

In Francia, come in tutta Europa, l'integrazione è molto limitata. In altri paesi va meglio?
Prima della guerra, le cose andavano meglio nei Balcani. In Albania, il paese da cui arrivo, c'era molto più mescolanza: gli Albanesi imparavano il romanès (lingua parlata dai Rom e dai Sinti) nei villaggi, cosa inimmaginabile in Francia!

Perché falliscono i progetti d' integrazione?
Perché non c'è una visione globale, serena e chiara di quello su cui si vuole intervenire. La terminologia lo mostra molto bene: in Francia, si parla di "gens du voyage" quando i Rom non sono più nomadi da tempo. Questa definizione mostra che l'individuo rom non esiste, e questo in una Repubblica che rifiuta il comunitarismo. A quello stadio, se le istituzioni persistono a chiamare "nomadi" i Rom, è perché loro vogliono che siano nomadi. Chiarire questa falsa informazione, significa perdere i lavori e le sovvenzioni legate a quello che si chiama "l'etno-businnes rom". Che alcuni chiamano "l'industria Zingara".

Gli specialisti del "problema gitano" sono numerosi: le imprese che gestiscono le "aree di accoglienza" (i campi, spesso creati vicino a discariche o ditte inquinanti, dove vive una parte della popolazione rom), le imprese della sicurezza, le associazioni a cui lo Stato francese ha delegato la gestione dell'amministrazione e dei servizi per i Rom, ecc. Spesso, tutte queste organizzazioni sono molto controproducenti, perché mantengono la popolazione in una situazione di dipendenza totale.

A livello europeo, quali sono le principali politiche per i Rom?
In Europa, domina ancora la concezione dei Rom come popolazione "asociale". Il primo passo da superare, secondo noi, è quello del riconoscimento giuridico dei Rom e della loro cultura. Da qualche anno, grazie allo sviluppo di Internet, abbiamo installato una rete con altre associazioni di Rom di differenti paesi europei. Nel 2001, abbiamo elaborato assieme uno statuto del popolo rom che occorre fare approvare dall'Unione Europea. Ma il cammino per il riconoscimento è ancora lungo.

 
Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 08:54:27, in Europa, visitato 1301 volte)

Stimate amiche e amici:

Sono contenta di dirvi che potete già vedere nelle nostre pagine web l'album di fotografie che abbiamo organizzato il passato mese di agosto a Madrid contro il razzismo che patiscono i nostri fratelli gitani in Italia. http://www.unionromani.org/notis/noti2008-09-03.htm

Ugualmente abbiamo "caricato" quattro video che sono una testimonianza fedele del corso della manifestazione, degli slogan che si sono ripresi in coro e dei discorsi pronunciati davanti all'Ambasciata Italiana di Madrid. http://www.unionromani.org/videos.html#manimadrid

Come sempre, restiamo per tutto a vostra disposizione.

SILVIA RODRÍGUEZ - Departamento de Comunicación de la Unión Romaní

UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)

Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org/index_es

 
Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 09:30:15, in Europa, visitato 1484 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia



Mirko Cvetkovic, Primo Ministro serbo, ha detto che l'orientamento europeo serbo ed i passi sinora presi verso l'ingresso nella UE, sono una buona base per aumentare il suo coinvolgimento nella risoluzione dei problemi dell'integrazione dei Rom nel paese e nella regione.

All'apertura del 14° incontro del Tavolo Esecutivo Internazionale, che prende parte al "Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015", Cvetkovic ha detto che la Legge sui diritti e le libertà delle minoranze nazionali riconosce dal 2002 ai Rom lo status di minoranza nazionale.

Così si è creata una base per il loro accesso ai diritti che hanno le altre minoranze, ha detto il Primo Ministro e aggiunto che d'accordo con la Carta Europea sule Lingue Regionali e delle Minoranze, la Serbia riconosce la lingua rom.

Cvetkovic ha detto che nel cercare di risolvere i loro problemi, lo stato tratta i Rom come un gruppo marginalizzato, ma come una minoranza nazionale.

A presiedere all'incontro Ljuan Koka, Segretario per la Strategia Nazionale Rom del  Ministero per i Diritti Umani e delle Minoranze, ed il relatore Gabor Daroci, che rappresentava l'Istituto di Budapest di Open Society.

L'incontro riguarderà le priorità durante la presidenza serba del Decennio Rom, come la legislazione sulle aree residenziali Rom, la soppressione della discriminazione nell'istruzione, la politica europea sui Rom e l'accesso ai fondi europei, modi possibili di controllare e valutare attività a livello regionale e nazionale.

A seguito dell'incontro Svetozar Ciplic e Nikola Spiric, rispettivamente Ministro Serbo per i Diritti Umani e delle Minoranze - Presidente del Consiglio dei Ministri di Bosnia-Herzegovina, hanno firmato la Dichiarazione sull'accesso della Bosnia-Herzegovina al Decennio dell'Inclusione Rom.

Ciplic ha detto che così si è allargata la famiglia delli stati che vogliono migliorare la posizione dei loro Rom.

Secondo quanto ha detto, la Serbia è onorata di avere un altro partner e stato membro durante quest'anno di presidenza del Decennio Rom.

Spiric ha rimarcato che la Bosnia-Herzegovina intende fornire i più alti standard alle minoranze nazionali come quelle degli Stati europei sviluppati democraticamente.

Ha aggiunto che la Bosnia-Herzegovina farà di tutto per sviluppare il proprio piano d'azione per risolvere il problema della popolazione Rom.

 
Di Fabrizio (del 10/09/2008 @ 09:35:14, in Europa, visitato 1541 volte)

Da Roma_Daily_News

Il 16 settembre 2008, si terrà a Bruxelles il primo "UE Rom Summit" della Commissione Europea, sotto l'alto patrocinio di José Manuel Barroso, Presidente della Commissione e della Presidenza francese del Consiglio d'Europa.

L'evento congiungerà oltre 400 rappresentanti delle istituzioni UE, governi nazionali, parlamentari e la società civile incluso organizzazioni Rom. La conferenza avrà luogo nell'edificio Charlemagne, Rue de la Loi 170 (Room "Alcide de Gasperi" S 3).

Ulteriori informazioni...

 
Di Fabrizio (del 11/09/2008 @ 09:28:56, in Europa, visitato 2274 volte)

Da Roma_Daily_News, molto lungo - da sorbirsi con calma (niente che non sia già stato scritto, ma così vi risparmiate di rileggere un centinaio ; - ) di articoli)

I Rom dei Balcani, un popolo senza stato (Le Monde diplomatique, settembre 2008)

La caduta del comunismo e la rottura dell'ex Yugoslavia hanno lasciato il popolo Rom, da lungo insediato nei Balcani e formando una forte parte dell'identità della regione, con pochi protettori. Molti scappano come rifugiati dalle persecuzioni e dalla disoccupazione, altri rimangono, sotto-privilegiati e minacciati. Di Laurent Geslin

Il giovane ci guida con cautela sulla strada irregolare da Sofia, la capitale bulgara, a Fakulteta, dove vivono oltre la metà dei 30.000 Rom di Sofia. Sarebbe impossibile entrare in quest'area, dove i blocchi di appartamenti socialisti cedono il passo alla vegetazione e all'immondizia, senza una guida, da quando l'area è sotto sorveglianza dopo le violenze dell'autunno scorso. Il guidatore ci dice: "Sto facendo questa deviazione per evitare la polizia. Non ho la patente."

Baptiste Riot, un giovane insegnante francese che insegna fotografia al bambini della Mahala, il distretto Rom, ci aveva spiegato: "Gruppi di estremisti bulgari vengono regolarmente a provocarci, e dopo la morte di un Rom lo scorso settembre gli abitanti si sono dovuti organizzare. L'unico posto dove le due popolazioni si incontrano è il mercato al limite del quartiere Rom. La gente ci va perché i prezzi sono più bassi che nel centro di Sofia."

Ma i commerci non sono abbastanza per fornire di che vivere alla popolazione. I giovani devono lavorare a 15 o 16 anni, non possono permettersi di studiare, così raccolgono la spazzatura dalle strade di Sofia per riciclarla. Ci ha detto una casalinga del posto: "Siamo fortunati, perché lavoro nella scuola, e visto che i miei figli sono abbastanza grandi, lavorano nelle costruzioni con i bulgari." Altri fanno lavori anomali. Secondo Ilona Tomova, dell'Istituto di Sociologia di Sofia, nel 2001 soltanto il 18% della popolazione rom attiva era registrata come impiegata. Le statistiche sono un po' migliorate da allora, ma la situazione rimane seria.

"Affrontano una discriminazione costante nel lavoro, nella scuola e nella sanità. Ogni buon cittadino bulgaro ha pochi amici Rom con cui avere occasionalmente un caffè o un bicchiere, ma lo stesso vede gli Zingari incarnare tutti i vizi del mondo," ha detto Marcel Courthiade, insegnante Romanì all'Istituto nazionale di lingue e civiltà orientali (Inalco) di Parigi.

Nella storia

I primi Zingari vennero dal nord dell'India ed arrivarono in Europa tra il XIV e il XV secolo; nel 1348 un gruppo chiamato Cingarije fu osservato a Prizren nel Kosovo e dal 1385, alcuni testi menzionano famiglie che vivevano in schiavitù in Valacchia e Moldavia. I gruppi vennero sparpagliati nella prima metà del XV secolo, talvolta con la benedizione delle autorità. Nel 1417 l'imperatore tedesco Sigismondo diede una lettera di raccomandazione e protezione a un gruppo di Rom della Boemia (da cui la parola bohemian). Nei Balcani, i Rom si unirono al sistema amministrativo, economico e militare sotto l'impero Ottomano. Alcuni hanno accompagnato le armate ottomane come fabbricanti di armi da fuoco. Altri si stabilirono e lavorarono come artigiani o mezzadri in tutto il territorio, e gradualmente costruirono le Mahala, i quartieri Zingari, in molte città dell'Europa sud-orientale, incluse Prizren e Mitrovica in Kosovo.

In periodi di pace e benessere, gli Zingari erano tollerati per le loro abilità di artigiani ed allevatori, ma ogni deterioramento nella situazione economica o politica significava repressione e persecuzioni. Attraverso i secoli, le espulsioni li obbligavano a migrare. Molti arrivarono in Bulgaria alla fine del XVII secolo, fuggendo dalla guerra tra l'Austria e l'impero Ottomano. Quando la schiavitù fu abolita nei principati rumeni nel 1860, ci fu una nuova diaspora di Rom in Europa. Il genocidio nazista nella II guerra mondiale uccise centinaia di migliaia di Rom, ma il tribunale di Norimberga ignorò la loro tragedia. Non sappiamo in quanti morirono nel campo di concentramento di Staro Sajmiste vicino a Belgrado, e la lista di vittime Zingare nel campo di Jasenovac in Croazia fu elaborata solo nel 2007.

Secondo le stime del Consiglio d'Europa, vivono in Europa tra la Bretagna e la Russia dai sette ai nove milioni di Rom, la più grande minoranza transnazionale. I Rom dei Balcani, spinti da guerre o povertà, si sono stabiliti in gran numero in occidente, raggiungendo gli Zingari locali con cui hanno generalmente pochi contatti.

Negli ultimi 20 anni, le istituzioni internazionali, specialmente l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa, sono diventati coscienti di ciò. Ma nonostante i loro sforzi nel fornire scolarità ai bambini Rom, i Rom continuano a soffrire discriminazioni e sono diventati più poveri. Nel 2005 fu lanciato il Decennio dell'Inclusione Rom sotto gli auspici della Banca Mondiale, del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e della UE, per facilitare l'accesso all'istruzione, al lavoro, alla sanità e alla casa, in nove paesi dell'Europa orientale e balcanica. Ma dopo tre anni del progetto, gli esperti trovano i risultati deludenti. Mentre l'opinione pubblica sta diventando cosciente della natura transnazionale del problema, i singoli stati ritardano le misure per facilitare l'integrazione.

Il dissolvimento dell'ex Yugoslavia

I Rom balcanici furono i primi a soffrire della rottura dell'ex Yugoslavia e della caduta del blocco sovietico nei primi anni '90. I nuovi governi li trascurarono e furono le vittime della transizione economica. Diventati più poveri, divennero l'obiettivo degli emergenti aggressivi movimenti nazionalisti e capro espiatorio delle dispute intra-comunitarie, e le comunità Rom vennero marginalizzate e fatte oggetto di violenze e persino di pogrom.

Secondo Ilona Tomova: "Nel 1989 l'83% della popolazione adulta aveva un impiego ed i Rom avevano il più alto tasso di occupazione in Bulgaria; ma nel 1993 era sceso a solo il 30%. Alcuni Rom non hanno più avuto accesso al mercato lavorale dai primi anni '90. Ed ora abbiamo una seconda generazione senza un lavoro stabile." E' peggio nei ghetti urbani che si erano generati alla fine degli anni '70 e sono cresciuti dopo la caduta del regime comunista.

"Prima, non avresti potuto distinguere lo stile di vita Zingaro," ha detto Antonina Zelyazkova, del Centro Internazionale per gli Studi sulle Minoranze e le Relazioni Interculturali (Imir). "Lavoravano, mandavano i bambini a scuola, avevano accesso al sistema sanitario. La marginalizzazione è iniziata con la transizione. Quanti vivevano nelle piccole cittadine non beneficiarono della redistribuzione della terra e dovettero migrare nelle città più grandi."

Nella città settentrionale di Kumanovo in Macedonia, 5.000 Rom vivono in una baraccopoli in una zona alluvionale tra i fiumi Lipkovska e Kojnasrka. Le loro case sono fatte di mattoni e materiali riciclati. Ci sono pochi negozi, un paio di carretti di angurie, e gruppi di giovani senza via d'uscita. Milan Demirovskim che guida un'OnG chiamata Khan (sole in romanes) che insegna a leggere, dice: "Circa il 95% vive del salario minimo. La loro unica strada è di mettersi in proprio, perché le compagnie assumeranno su basi comunitarie e non c'è mai posto per i Rom."

Nonostante la decentralizzazione iniziata nel 2001, è cambiato poco. Gli accordi di Ohrid firmati il 13 agosto 2001 dopo il conflitto tra le milizie albanesi dell'Armata di Liberazione Nazionale (UCK-M) e l'esercito macedone, garantì diritti sociali e politici a tutte le minoranze. Erduan Iseni, sindaco di Suto Orizari (Sutka),  che ha la maggior percentuale di Rom dell'area di Skopje, è ottimista. "Per i Rom qui è meglio che in molti altri paesi della regione. La Macedonia è uno degli stati più avanzati d'Europa da questo punto di vista." La sua municipalità di 40.000 abitanti sembra abbastanza prospera con le sue colorate officine, i commercianti e i clienti. Ma anche qui i Rom hanno di fronte le solite discriminazioni, pregiudizi ed un muro politico di mattoni. "Abbiamo un budget più piccolo dalla legge di decentralizzazione rispetto agli altri comuni," si lamenta il sindaco. "Non abbiamo abbastanza soldi per riparare le strade e modernizzare le infrastrutture. Si stava meglio sotto Tito."

Anche se la Repubblica di Macedonia ha l'unica costituzione al mondo che include i Rom, questo non si traduce in realtà. "I Rom sono esclusi dalla vita politica," ha confermato Marcel Courthiade. Gli accordi di Ohrid sancivano che le lingue minoritarie devono essere usate nell'amministrazione di ogni comune dove le minoranze sono il 20% della popolazione. Ma questo è servito agli albanesi (che sono il 25% della popolazione in Macedonia) più che alle altre comunità (Rom, Serbi, Torbesh, Aromanians, Turchi, ecc.)

In Kosovo

Restano solo 30.000 Rom dei 120.000 che vivevano in Kosovo prima del 1999. Sono sparsi nell'area serba nel nord del paese ed in alcune enclave nel settore sud albanese del fiume Ibar. La scala delle distruzioni a Mitrovica e Pristina rende evidente la violenza della pulizia etnica. Gli estremisti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) dicono che i Rom lavoravano per l'esercito serbo, per giustificare la loro espulsione dopo i bombardamenti NATO e il ritiro dell'esercito serbo.

Ad Orahovac/Rahovec nel Kosovo del sudovest, tra i tetti delle case è steso del filo spinato e tutto è pronto per bloccare le strade al primo allarme. Una famiglia ha protetto la sua casa sulle colline, nel mezzo della terra di nessuno che segna il confine tra la città albanese ed il ghetto serbo ( ma questo non ha impedito gli estremisti albanesi dal bruciare diverse case nel quartiere serbo durante i disordini del marzo 2004). "Siamo rigettati da entrambe le comunità. Mio figlio ha smesso di andare a scuola per la violenza dei suoi compagni di classe albanesi," ci ha detto un Rom. "Prego ogni giorno che non gli succeda niente e che possa raggiungere suo cugino in Germania." Ma fuggendo da questi attacchi, i Rom del Kosovo finiscono nuovamente nella miseria, come confermeranno le migliaia arrivati nella bidonville di Seine-Saint- Denis vicino a Parigi.

Prizren è un'antica città mercato nel Kosovo meridionale, dove Albanesi, Serbi, Rom Bosniaci e Turchi coabitavano prima della guerra. Oggi circa 6.000 Rom stanno tentando di sopravvivere ad una situazione economica paralizzata. "Prima del 1999 avevamo buone relazioni con le altre comunità," ci ha detto un imprenditore. "Da bambino parlavo in romanes ai miei vicini Bulgari, e serbo e turco con i miei compagni di classe. Ho costruito la casa con le mie mani e tuttora vivo in Kosovo. Questa è la mia terra."

Nella Yugoslavia socialista i Rom (specialmente quelli in Kosovo) beneficiavano di vantaggi sociali e culturali. I primi programmi radio e TV in romanes furono trasmessi a Prizren e Pristina. I Rom svolgevano il servizio militare, erano integrati nel sistema politico ed avevano rappresentanti nel governo della repubblica. Rimane ancora un procuratore pubblico Rom in Kosovo. Si è formato nell'era di Tito e lavora a Prizren. Un giornalista, Kujtim Pacaku, ha paura per il futuro: "Non so cosa porterà l'indipendenza. Tutto quel che vogliamo è vivere in pace. Vogliamo che i nostri bambini lavorino sulla terra dove sono nati. E che i Rom cessino di essere bersaglio di un nazionalismo cieco."

Si diffonde il risentimento

Il movimento ultranazionalista emerso nella regione nei primi anni '90 non ha problemi nel mobilitare il risentimento tra quanti sono stati lasciati indietro nella transizione economica. "Quando molti bulgari sotto la linea di povertà scoprono che la UE ha finanziato speciali programmi di aiuto per gli Zingari, come l'assistenza medica gratuita, quando loro non possono permettersi di comprare le medicine o di riscaldare le loro case in inverno a causa dei costi del carburante, allora sono disposti ad ascoltare un partito estremista come Ataka," ha detto François Frison-Roche, esperto bulgaro e ricercatore presso il CNRS.

Agli occhi dei poveri bulgari i Rom, senza lavoro o risorse più poveri di loro, sono saccheggiatori che rubano l'elettricità attaccandosi illegalmente alla corrente elettrica. I media sono contenti di focalizzarsi sui traffici e sui crimini attribuiti alla comunità Rom. Durante le elezioni residenziali del 2006, la coalizione Ataka ed il suo leader Volen Siderov ottennero quasi un quarto del voto bulgaro. Nel corso della campagna chiesero che gli Zingari fossero "tramutati in sapone". Ora vogliono un "programma di governo per combattere il crimine Zingaro".

L'aggressiva campagna di Ataka sta attraendo molti, convinti che tutti i problemi siano dovuti ai Rom e delusi che i partiti tradizionali non stiano affrontando il problema. In Serbia, qualche intellettuale Rom sta tentando di contenere la crescita dei nazionalisti. "Siamo i più fieri oppositori del Partito Radicale," ha detto Rajko Djuric, presidente dell'Unione Romanì Internazionale, che ricorda che 28 membri della sua famiglia furono uccisi dai cetnici (l'esercito realista yugoslavo) durante la II guerra mondiale.

Il Partito Radicale Serbo (SRS) guidato da Tomislav Nikolic da quando Vojislav Seselj è stato messo sotto processo dal tribunale dell'Aia per crimini contro l'umanità nella guerra croata del 1991-1995, ancora si richiama all'eredità ideologica cetnica. Erano leali al re Pietro II di Yugoslavia, e si opponevano tanto alle forze dell'Asse che ai partigiani di Tito tra il 1941 e il 1945. Furono anche responsabili di massacri di Croati, Musulmani e Rom.

Ardenti difensori della "grande Serbia", i nazionalisti estremisti dell'SRS vogliono unire tutti i Serbi dei Balcani in uno singolo stato e negare i diritti politici e culturali delle minoranze. La loro piattaforma è inaccettabile per lUnione Romanì. "Vogliamo diventare un partito importante nel parlamento serbo, un gruppo di cittadini democratici, aperto a tutte le comunità," ha detto il presidente. "Abbiamo ottenuto un seggio e 18.000 voti nelle elezioni legislative del 22 gennaio 2008, il 33% da votanti non-Rom."

Sembra un risultato deludente. La Serbia ha oltre 200.000 votanti Rom, ma ci sono divisioni nella comunità. "I partiti al potere hanno sempre compratovoti con promesse fraudolente o soltanto con qualche bottiglia di rakija (brandy di prugne)," dice Djuric. Ora Marija Serifovic, la vincitrice del concorso canoro Eurovision 2007, si è esposta molto con l'SRS e guadagnato molti voti Rom, nonostante il razzismo del partito. A Vranje, nel sud, i Rom hanno sempre votato in massa per il Partito Socialista Serbo (SPS) di Slobodan Milosevic.

Uno sconosciuto vicino

In Serbia, nonostante le discriminazioni, i Rom prendono ancora parte alla politica. Sono corteggiati durante le elezioni, usati per ottenere i sussidi europei e stigmatizzati per galvanizzare l'opinione pubblica. Gli Zingari rappresentano la diversità, lo straniero vicino. Quale famigli di Belgrado celebrerebbe la sua slava (il santo patrono di famiglia) senza musicisti Rom? Uno degli eventi nazionali più importanti è il festival annuale di Guca, che mette insieme le migliori orchestre Zingare di Serbia. Li i nazionalisti vendono T-shirt con immagini di Milosevic e del generale Ratko Mladic (leader militare dei Serbi di Bosnia tra il 1992 e il 1995) e ascoltano musica che nessuno potrebbe identificare con certezza come Serbe o Rom.

Come le altre minoranze senza territorio, gli Aromanians o i Torbesh, i Rom dei Balcani sono una parte essenziale nell'identità balcanica, con le sue differenze comunitarie, linguistiche e territoriali. Un Rom di ovi Pazar, nella Serbia meridionale, potrebbe essere un cittadino serbo, sentirsi culturalmente legato alla regione del Sangiaccato (tra la Srbia e il Montenegro) essere musulmano e parlare albanese perché la sua famiglia ha relazioni da lungo tempo con il Kosovo. I Rom di Prizren possono esser musulmani sunniti o appartenere all'ordine sufi Rifai Derviscio.

Diversamente dal modello di stato-nazione alla francese seguito da alcuni paesi nella regioni dopol'impero ottomano, non c'è una singola identità. Le identità fluttuano nelle strutture linguistiche, territoriali, religiose e socio-professionali. Si spostano secondo i vincoli economici. I Rom bulgari erano musulmani sotto gli Ottomani, ma oggi sono per la maggior parte ortodossi. E quanti ancora parlano turco, spesso pretendono di essere Turchi, così da poter emigrare facilmente a Istanbul.

Il dissolvimento della ex Yugoslavia ed i movimenti della popolazione dopo le guerre del 1990 hanno accelerato la semplificazione identitaria e la standardizzazione culturale. La Croazia e il Kosovo non hanno più comunità serbe.

Due gruppi simili ora si dividono la Bosnia-Herzegovina, e gli Ungheresi stanno lasciando la Voivodina in Serbia. I Rom e le altre minoranze, che non hanno un territorio di base d mantenere, saranno capaci di mantenere il loro posto in questi stati balcanici che mutano costantemente? Niente è meno certo, a meno che le organizzazioni Rom acquisiscano forza sufficiente per far sentire la loro voce regionalmente, nazionalmente e internazionalmente.

 
Di Fabrizio (del 12/09/2008 @ 08:58:38, in Europa, visitato 1508 volte)

Da Nordic_Roma

National News 2008-09-07

Il governo svedese intende esaminare se ci sono specifici problemi di salute tra le minoranze in Svezia. Lo riporta oggi la Radio Pubblica Svedese.

In Svezia non è permesso registrare le persone secondo la loro appartenenza etnica.

Questa legge potrebbe avere le sue buone ragioni, ma è difficile per le autorità svedesi sapere se ci sono problemi sanitari o no, specifici per le minoranze in Svezia.

Perciò, il governo ora ha proposto che le cinque minoranze svedesi riconosciute siano mappate così da rilevare se alcuni problemi siano più comuni tra questi gruppi piuttosto che nella popolazione maggioritaria.

Per esempio nella popolazione Rom, è ampliamente riconosciuto che è comune l'abuso di droga.

Le minoranze riconosciute in Svezia sono il popolo Sami, la popolazione svedese-finnica, i cosiddetti Tornedalingar, la popolazione Rom e gli Ebrei.

E' anche un tabù in Svezia mappare i gruppi etnici per ragioni di integrità. Ma la Radio Pubblica si è appellata alle differenti organizzazioni delle minoranze e queste sono state per lo più positive.

Il progetto prima di tutto controllerà quante persone ci sono in ogni gruppo. Poi, inizierà l'inchiesta sanitaria.

Mats Öhlén - mats.ohlen@stockholmnews.com

 

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