Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di Sucar Drom (del 27/03/2010 @ 09:20:29, in blog, visitato 2197 volte)

Merano (BZ), inaugurazione della mostra "Porrajmos, altre tracce sul sentiero per Auschwitz"
L'associazione Sinti nel Mondo e l'associazione Nevo Drom invitano all'inaugurazione e presentazione della mostra fotografica/documentaria "Porrajmos, altre tracce sul sentiero per Auschwitz". L'evento si terrà  lunedì 1 marzo 2010, alle ore 10.00, presso lo School Village di Merano "Liceo Carducci", in via Karl Wolf. Durante la presentazione ci sarà una breve interpretazione del compless...

Ciao Anna
Con molta tristezza annunciamo la scomparsa della dott.ssa Anna Ricci, storica figura dell'Opera Nomadi di Milano e Nazionale che per tanti anni ha difeso le comunità  rom e sinte d...

Sciopero!
Stranieri non tanto dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà . http://www.primomarzo2010.it/...

Acerra (NA), i beni confiscati alla camorra vanno ai Rom e agli immigrati
Sta facendo discutere l'iniziativa del comune di Acerra, nel Napoletano, di destinare due immobili confiscati alla camorra ai Rom e agli immigrati presenti sul territorio. Si tratta di due fabbricati di 350 metri quadri, con i quali l'amministrazione comunale cerca di dare un...

Milano, le ruspe abbattono le baracche ma non abbattono la solidarietà 
Andavano a scuola con i loro figli. Ma hanno rischiato di abbandonarla dopo gli sgomberi. Siamo entrati nelle case di mamme e maestre che li hanno ospitati e adottati...

Elezioni regionali: in Lombardia manda una rom al Pirellone
Nata in Serbia nel 1976, laureatasi all'Accademia di Belgrado, E' venuta in Italia, a Milano, nel 1999. Attrice di teatro, è stata interprete anche in fiction televisive e film...

Yuri Del Bar: una cultura di pace e di gioia, io ci credo!
Io sono stato il primo Cittadino italiano, appartenente alla minoranza storica linguistica dei Sinti lombardi, eletto in un Consiglio Comunale in Italia. Il valore della mia elezione cinque anni fa ha avuto una ricaduta non solo su Mantova ma su tutto il territorio nazio...

Elezioni: promuovi Dijana Pavlovic in Provincia di Milano
Stampa, condividi con tutti, promuovi la candidatura di Dijana Pavolovic in Provincia di Milano per le elezioni regionali in Lombardia. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per mandare una rom al Pirellone...

Elezioni: promuovi Yuri Del Bar in Comune a Mantova
Stampa, condividi con tutti, promuovi la candidatura di Yuri Del Bar per le elezioni comunali a Mantova. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per mandare un Sinto in Consiglio Comunale...

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Di Fabrizio (del 27/03/2010 @ 09:43:53, in Europa, visitato 2429 volte)

Da British_Roma



19/03/2010 - Abbracciare vecchie e nuove culture aiuterà l'Irlanda del Nord a prosperare nel futuro, ha detto ieri agli studenti dell'Università dell'Ulster l'Alto Commissario Canadese.

Il dottor Jim Wright era intervenuto come lettore della "Esperienza del Canada sul Multiculturalismo" all'Istituto di Ricerche Politiche e Sociali dell'Ulster (SPRI) nel campus di Jordanstown.

"L'Irlanda del Nord sta cambiando e per il meglio. Ma mentre stanno sparendo i vecchi problemi, possono emergere nuove sfide," ha detto il dottor Wright.

"L'anno corso tutti noi abbiamo letto sul trattamento di una piccola comunità Rom a Belfast (vedi QUI ndr). C'è la preoccupazione che in alcune parti dell'Irlanda del Nord quel razzismo possa diventare il nuovo settarismo. In un certo modo bisognava aspettarselo. L'Irlanda del Nord è un paese con una storia recente e senza collegamento con i nuovi immigrati - le Difficoltà hanno avuto il sopravvento. Ma mentre l'Irlanda del Nord abbracciava la pace e cercava la prosperità, diventava più attraente per gente di tutto il mondo che volevano farne la loro casa. Mentre la gente dell'Irlanda del Nord ha preso una chiara posizione contro il razzismo, possono esserci alcuni che si sentono incerti sui nuovi arrivati. Creare una società coesiva, tollerante e multiculturale non avviene in una notte, ma credo che l'esperienza canadese possa offrire all'Irlanda del Nord alcuni punti di comprensione utili. Almeno cinque-sei milioni della nostra popolazione sono nati fuori dal Canada ed ogni anno accogliamo oltre 250.000 nuovi immigrati. Siamo sotto ogni punto di vista una nazione di immigrati. Ma il Canada non pretende di essere perfetto. Siamo aperti a riconoscere le nostre continue sfide ed abbiamo imparato molte lezioni, alcune difficili, lungo la nostra strada. E siamo lieti ci condividere queste lezioni con gli altri. In questo villaggio globale in cui viviamo oggi, c'è un movimento crescente di gente attorno al mondo. Cercano opportunità di crescita per loro e le loro famiglie. Ed i paesi e le società che sono aperte alle nuove idee e talenti, avranno l'opportunità di prosperare ed essere competitivi."

Come laureato onorario dell'Università dell'Ulster, Jim Wright, la cui famiglia è originaria di Warrenpoint, ha dal 1980 uno stretto interesse con l'Irlanda del Nord. Per molti anni ha lavorato col Programma Marie Wilson Voyage of Hope attraverso il ruolo del Canada nel Fondo Internazionale per l'Irlanda.

La dottoressa Susan Hodgett, Direttrice degli Studi Canadesi presso l'Istituto di Ricerche Politiche e Sociali, ha detto:

"La democrazia multiculturale del Canada è uno dei principali argomenti di studio di diversi ricercatori dell'università. Il dottor Wright ha parlato delle tante sfide che il Canada ha dovuto affrontare negli anni. Se il Canada accoglie circa 250.000 nuovi immigrati ogni anno, siamo curiosi di conoscere come hanno gestito questo successo."

Il professore Bob Osborne, direttore dello SPRI, ha aggiunto:

"Come le istituzioni incaricate in Irlanda del Nord prendano uno sguardo più fermo su come si possano abbattere le barriere tra le due comunità etno-religiose ed assieme assicurare che i recenti immigrati divengano qui pienamente integrati nella società, diventerà una questione importante. Guardando a come le altre società hanno affrontato questioni simili, dovrebbe permettere ai chi elabora le politiche di avere un vasto contesto in cui sviluppare le loro idee e opzioni politiche. Lo SPRI è lieto di giocare il ruolo di facilitatore nello scambio di idee tra politici ed accademici."

For further information, please contact:
Press Office, Department of Communication and Development
Tel: 028 9036 6178
Email: pressoffice@ulster.ac.uk

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Di Fabrizio (del 28/03/2010 @ 09:01:56, in Europa, visitato 2240 volte)

Segnalazione di Gabriel Segura

LaOpinionDeMurcia.es

Il caso di Isabel Heredia è poco comune. Questa gitana di 28 anni da qualche mese è segretaria all'immigrazione nell'esecutivo municipale del PSOE di Murcia, e lei stessa riconosce che "non è abituale incontrare gitani in politica e tantomeno donne". Senza dubbio, ha la politica nel sangue, dato che suo padre è stato militante socialista per tutta la vita e "la mia famiglia è sempre stata molto vicina al partito, per cui ho sempre prestato attenzione a questo mondo".

Riguardo al Giorno contro il Razzismo, celebrato ieri, Heredia afferma che resta ancora molto da fare e "ora con la crisi stanno crescendo le attitudini xenofobe, perché la gente non ha lavoro e cerca qualcun altro a cui dar la colpa della sua situazione". Riguardo ai gitani, [...] assicura che "anche se siamo in Spagna da oltre seicento anni, continuiamo ad essere degli sconosciuti", tanto da sottolineare che "la discriminazione viene sempre dal disconoscimento, dal non sapere chi sono i nostri vicini".

Isabel Heredia dice di non aver mai avuto problemi per la sua etnia, né dentro né fuori dalla politica, e qualifica come "gratificante" l'appoggio ottenuto tanto dai suoi amici come dalla famiglia e dai compagni di partito. Inoltre, sottolinea che "il governo sta impegnandosi per la conoscenza della cultura gitana, per questo ha creato l'Istituto di Cultura Gitana ed il Consiglio Statale del Popolo Gitano, misure molto positive".

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Di Fabrizio (del 28/03/2010 @ 09:45:30, in Italia, visitato 2580 volte)

Ricevo da Nazzareno Guarnieri

li, 26 marzo 2010 - Se in pochi mesi nella Regione Abruzzo si sono verificate tre gravissimi episodi di violenza, con la morte di due persone ed una terza persona in pericolo di vita, per responsabilità di giovani rom,   la politica abruzzese, di centro – di destra – di  sinistra, ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità istituzionali e programmare POLITICHE CULTURALI E SOCIALI DI INTEGRAZIONE CON LA MINORANZA ROM. 

A nulla sono valse le nostre denunce preventive e le proposte operative dei mesi scorsi, perchè quando si tratta di Rom i pregiudizi e gli stereotipi della politica verso la minoranza rom prevalgono sul rispetto di norme e principi, di diritti/doveri fondamentali, e molti si dilettano “ad accendere il fuoco” con dichiarazioni contraddistinte dalla fierezza dell'ignoranza e dall'arroganza del potere.      

L'integrazione culturale CON LA MINORANZA ETNICA ROM non si verifica per opera dello Sprito Santo, ma si costruisce con specifiche attività sociali e culturali di integrazione, che la politica HA IL DOVERE di attivare.

La scelta della politica abruzzese di una strumentale indifferenza verso la problematica rom riserva il disagio sulla quotidianità di tutti i cittadini, tale che la responsabilità morale di queste violenze è da attribuire alla politica.

Il rifiuto ad attivare strategie di interazione culturale per la minoranza rom è una illegittimità e la politica, come tutti e prima di tutti, HA IL DOVERE DI RISPETTARE le norme ed i principi.

La nostra organizzazione RomSinti@ Politica, la Cooperativa Pralipè e la Federazione romanì, organizzazione nazionale rappresentativa della popolazione rom e sinta, sollecitano gli enti locali e le istituzioni Abruzzesi ad attivare con estrema urgenza adeguati processi di integrazione culturale delle persone rom presenti sul territorio Abruzzese. 

Guarnieri Franco – Associazione RomSinti@ Politica

Guarnieri Nazzareno – Presidente Federazione romanì

Giulia Prestia – Cooperativa Pralipè

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Di Fabrizio (del 29/03/2010 @ 09:14:45, in Italia, visitato 2194 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Finalmente pubblicate le Linee guida di accesso ai campi ROM della Croce Rossa Italiana, che hanno colmato un vuoto formativo ed informativo importante. [...]

Vaticano, Caritas, Rom, volontari della CRI, gruppo Everyone hanno tutti partecipato alla stesura di questo prezioso documento che va oltre la semplice stesura di molteplici informative, ma rappresenta nel suo insieme e nella sua essenza piu' profonda il primo vero tentativo di condividere a livello europeo un "modus operandi" corretto che permetterà a molte persone di avvicinarsi al popolo ROM per aiutarlo davvero.

[...]

Disponibile nell'area DOCUMENTI

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Di Fabrizio (del 29/03/2010 @ 09:23:06, in casa, visitato 2620 volte)

Da Roma_Daily_News

23 marzo 2010 - SEVİM SONGÜN - ISTANBUL - Hürriyet Daily News

Molti Rom che sono stati spostati negli appartamenti del quartiere di Taşoluk forniti dall'Amministrazione dell'Edilizia di Massa (TOKİ), sono ritornati nel loro quartiere originario e nei dintorni di Sulukule per ragioni culturali e socio-economiche. Molti dicono che le spese per i [nuovi] appartamenti sono oltre le loro capacità ed anche che lì la vita non è sostenibile, perché preferiscono case col cortile da condividere con parenti e vicini

I Rom vivono una vita nomade dopo le demolizioni a Sulukule

Secondo gli osservatori e le OnG, i membri della comunità rom di Istanbul continuano a vivere come nomadi dopo la demolizione delle loro case, nonostante i nuovi appartamenti offerti dal governo.

Dopo che le case dei Rom che vivevano nel quartiere Sulukule del distretto di Fatih a Istanbul sono state distrutte, durante un progetto di trasformazione urbana guidato dal comune di Fatih negli ultimi tre anni, agli affittuari è stato permesso di spostarsi in appartamenti costruiti dall'Amministrazione dell'Edilizia di Massa, o TOKİ, nel quartiere di Taşoluk, sempre a Istanbul nel distretto di Gaziosmanpaşa.

L'iniziativa fa parte degli sforzi del governo per migliorare gli standard di vita dei Rom in Turchia, ma i membri della comunità rom di Sulukule dicono di soffrire ancora per i risultati delle demolizioni.

Spostarli non ha risolto i problemi

Spostare alcuni Rom a Taşoluk non ha fornito una soluzione, dato che molti di loro hanno fatto ritorno a Sulukule soltanto qualche mese dopo, avendo venduto i loro appartamenti.

"Abbiamo potuto rimanere lì [a Taşoluk] solo quattro mesi. Non era adatta per noi," dice Faruk Say, un Rom ritornato a Sulukule. Dopo che la casa di Sulukule che aveva in affitto con sua moglie e due bambini era stata demolita, Say aveva scelto di spostarsi negli appartamenti TOKİ a Taşoluk. Dice che vivere a Taşoluk era socio-economicamente difficile per loro.

"Lì per noi non c'era vita. Dopo le nove le strade sono buie. E' un quartiere solitario," dice Say. "Le spese mensili del nostro appartamento erano superiori a quel che potevamo permetterci."

"Dovremmo guadagnare 1.000 lire turche al mese per vivere negli appartamenti a Taşoluk. Ci sono molte altre spese oltre all'affitto, per esempio il gas, l'elettricità e le spese dell'appartamento," dice Say.

Quasi la metà è tornata

I Rom vivono e lavorano a Sulukule sia come musicisti che come venditori, conducendo una vita a basso reddito ed anche i loro affitti sono bassi. Pero il comune ribatte che ai Rom sono state fornite buone opportunità a Taşoluk. "Erano tutti in affitto, ma avevano anche la possibilità di acquistare l'appartamento, pagando 250 lire al mese," dice Mustafa Çiftçi, coordinatore di progetto per il comune di Fatih.

Dopo 15 anni di pagamenti mensili, avrebbero potuto essere proprietari dell'appartamento, dice Çiftçi, aggiungendo che tutti hanno ricevuto dal comune 100 lire come supporto. Però, Çiftçi deve concordare che quasi la metà dei 127 Rom mandati a Taşoluk hanno venduto o affittato l'appartamento e sono tornati a Sulukule o nei quartieri circostanti.

Però secondo Hacer Foggo, della Piattaforma Sulukule, le cifre sono inferiori. Dice che solo sei o sette famiglie sono rimaste a Taşoluk. "La maggior parte ha venduto la sua casa a partire da 5.000 lire e sono tornati nel loro vecchio quartiere. Ma ora si spostano come nomadi da una casa all'altra, perché non possono pagare l'affitto," dice.

Foggo, che lavora presso l'Associazione Zero Discriminazione, ha raccontato a Daily News che dovrebbero essere fatte ricerche a Sulukule per studiare i bisogni dei locali, prima di far partire il progetto di trasformazione urbana. "Dovrebbero essere esaminate le ragioni per cui i bambini non frequentavano la scuola o i disabili non lasciavano le loro case, e prodotti progetti sociali per migliorare la loro vita," ha detto.

Sevcan Küçükatasayar, 20 anni, ex affittuario a Taşoluk ritornato a Sulukule, dice che non potevano vivere in un appartamento. "Avevamo l'abitudine di vivere in una grande casa col giardino. Tutti i nostri parenti erano nello stesso quartiere. Ma a Taşoluk, mio padre ha aperto una casa da te, ed ha fatto bancarotta perché nessuno ci andava," dice.

Nel contempo, alcuni Rom dicono di essere felici a Taşoluk. "Quanti hanno un lavoro stabile possono viverci," dice Şahin Kumralgil, che vive a Taşolukma passa il tempo a Sulukule.

Secondo Şükrü Pündük, capo dell'Associazione Rom di Sulukule, molti dei Rom tornati a Sulukule sono  anche stanchi di parlare alla stampa ed hanno perso la speranza di un futuro migliore.

Rimozione di una sentenza discriminatoria

Il deputato di Bursa Ali Koyuncu, del partito di governo Giustizia e Sviluppo (AKP) ha anche preparato una proposta che chiede la rimozione di una sentenza con connotazioni discriminatorie, riporta l'agenzia Anatolia news. La sentenza recita: "Il Ministro degli Interni è responsabile della deportazione di zingari e nomadi stranieri."

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Di Fabrizio (del 30/03/2010 @ 08:59:27, in Regole, visitato 2340 volte)

In questi giorni si sono in corso nei vari campi rom della capitale i foto segnalamenti degli abitanti.

I foto segnalamenti coinvolgono anche cittadini italiani, cittadini comunitari e cittadini provvisti di validi titoli per il soggiorno. Per tanto, essendo svolto in assenza di ogni reale esigenza di accertamento dell’identità delle persone coinvolte, il fotosegnalemento da lei disposto si presenta come un provvedimento discriminatorio e su base razziale in palese violazione dei più fondamentali diritti della persona.

Per altro, il foto segnalamento si svolge nella cornice di un Regolamento da lei stilato in qualità di Commissario Straordinario, contenente la stessa impostazione discriminatoria come è stato denunciato da diverse autorità non ultima l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu.

Le chiediamo di voler rimuovere le disposizioni che impongono il foto segnalamento e di ripristinare il pieno rispetto dei diritti all’interno dei campi rom.

PRIMI FIRMATARI

Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI Roma
Giovanni Alfonsi Funzione Pubblica CGIL Roma Ovest
Elena Carulli delegata FP-CGIL
Luigi Nieri Assessore Bilancio Regione Lazio
Massimino Celoni SPI CGIL Roma Ovest
Saverio Nigro avvocato
Laura Liberto avvocata
Gabriella Telesca Avvocata
Eugenio Cicerchia
Giuseppe PANUCCIO
Serena Melandri
Patrizia Bonelli

Per aderire scrivere alla mail: inforoma@arci.it
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI di Roma tel 3356984279-0641734712 www.arciroma.it

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Di Sucar Drom (del 30/03/2010 @ 09:02:29, in Italia, visitato 2429 volte)

La proposta di un corso di educazione alla cittadinanza nasce in un particolare momento storico dove le persone vivono con difficoltà, contraddizioni e resistenze la convivenza civile con gli altri.
Le conquiste raggiunte sul piano della legalità e dei principi costituzionali sembrano ormai appartenere ad un passato, lontano non solo per collocazione temporale, ma anche per percezione valoriale. Non si guarda più alla condizione di cittadino e cittadina come esito di un percorso "faticosamente" intrapreso dalla società per l'affermazione della democrazia anche nel nostro Paese, ma più come dato scontato, acquisito, definito. Il percorso verso l'affermazione di una convivenza all'insegna della democrazia e della civiltà non può mai ritenersi concluso, richiede a tutti noi di essere costantemente alimentato, riappropriato e rilanciato perché il principio di cittadinanza non si limiti ad una parola, spesso scritta ed usata nel linguaggio corrente ma dal significato volubile e non collettivamente costruito e condiviso. Altresì occorre assumere con responsabilità le "fatiche" che la convivenza civile e democratica ci presenta oggi. Appare quindi necessario interrogarsi sul valore e sul significato delle parole che usiamo, parole che ancor prima di essere pronunciate vanno ascoltate e comprese, partendo da noi stessi. Ed è dalle parole che possiamo trovare la forza per generare possibilità di cambiamento. Se ciò non accade corriamo il rischio di "brutalizzare" le esistenze di tutti, oltre che cercare facili capri espiatori nei gruppi minoritari così come nei singoli che vivono condizioni di grave marginalità sociale.

Gli obiettivi del corso sono: fornire un livello di conoscenze e competenze necessarie per svolgere il ruolo di cittadini attivi nella società, rafforzare il senso di appartenenza alla società civile, promuovere nei cittadini una comprensione dei fenomeni di discriminazione e tutela delle minoranze culturali, contribuire a mantenere vivo un interesse alle tematiche riguardanti l'educazione alla cittadinanza. Il corso propone una metodologia attiva e partecipativa che si articolerà con brevi introduzioni sull'argomento e successivo sviluppo in lavori di gruppo ed esercitazioni. Coordinatori dei gruppi: Roberto Cobelli (insegnante e supervisore presso Università Cattolica di Brescia), Cleopatra Giazzoli (educatore e formatore presso Istituto Centrale di formazione, Dipart. Giustizia Minorile di Castiglione delle Stiviere), Milena Perani (insegnante e supervisore presso Università Cattolica di Brescia). Il corso è rivolto ai cittadini nei loro diversi ruoli sociali e professionali: educatori, insegnanti, animatori, studenti, pensionati. La presenza di diverse fasce di età favorirà l'eventuale confronto intergenerazionale fra i partecipanti. Le iscrizioni si ricevono entro il 6 aprile nei seguenti modi: consegnando la scheda di iscrizione presso la Scuola dell'Infanzia, la Scuola Primaria, la Scuola Secondaria di primo grado e la Parrocchia di Guidizzolo, inviando una mail a: roberto.cobelli@unicatt.it , telefonando a: 0376.819324; 347.5895061. Ai partecipanti che avranno seguito tutti gli incontri verrà rilasciato un attestato di frequenza valido come credito formativo da parte del Centro di Educazione degli Adulti di Castel Goffredo. Propongono il corso le associazioni di Guidizzolo: Altrimondi e Pico de Jaca , Centro di Educazione Degli Adulti di Castel Goffredo, Istituto Centrale di Formazione di Castiglione delle Stiviere, Istituto di Cultura Sinta di Mantova.

Programma

1 incontro: sabato 10 aprile 2010 ore 16-19
"Io e l'altro, il cittadino e lo straniero a partire da noi"
con don Paolo Gibelli, Giordano Cavallari, Caritas Diocesana, Mantova

2 incontro: sabato 17 aprile 2010 ore 16-19
"La cittadinanza: tra problemi, contraddizioni e possibilità di cambiamento"
con Elena Righetti, Istituto Paulo Freire, Milano

3 incontro: sabato 24 aprile 2010 ore 16-19
"Pratiche di cittadinanza nella scuola e nella società civile"
con Michele Gagliardo, settore formazione Gruppo Abele e Libera, Torino

4 incontro: sabato 8 maggio ore 16-19
"Pringiarasmi. Conosciamoci"
con Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta, Mantova

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Di Fabrizio (del 31/03/2010 @ 09:22:28, in musica e parole, visitato 2197 volte)

Martedì 6 aprile 2010 dalle 18.30 alle 22.00 circa
Tempio Valdese Piazza Cavour, 32 - Roma

In occasione della GIORNATA MONDIALE DEI ROM (8 Aprile), il Circolo Gianni Rodari, Arci Solidarietà, Associazione Thèm Romanò, Cooperativa Ermes, Fabulafilm e la rivista Confronti (DIALOG-ARTI) presentano il 6 Aprile, in anteprima assoluta, l’opera etnosinfonica di Santino Spinelli dedicata alla memoria della persecuzione nazifascista dei Rom e Sinti italiani. Il concerto sarà accompagnato dalla proiezione del film documentario "Tzigari. Una Storia Rom", (regia di Paolo Santoni, produzione Fabulafilm), il primo documentario italiano dedicato alle vicende delle persecuzioni dei Rom e Sinti italiani durante la seconda guerra mondiale.

L’evento, che rientra all’interno del Progetto "La memoria della persecuzione dei Rom e Sinti italiani" sostenuto dalla Comunità Europea all’interno del Programma sulla cittadinanza attiva, avverrà sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

L'evento su Facebook

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Di Fabrizio (del 31/03/2010 @ 09:40:21, in musica e parole, visitato 3318 volte)

@ltroMolise.it 2010-03-29 02:09:39 (Altre notizie su Paul Polansky e su Lety, ndr)

di LAURA CAROSELLA - Paul Polansky, poeta e romanziere americano di origini cecoslovacche, ha tenuto un recital di poesia presso il Teatro Italo Argentino di Agnone il giorno 26 marzo, durante il quale ha illustrato la sua esperienza di poeta e giornalista a contatto con le popolazioni Rom della Repubblica Ceca e del Kosovo.

Dallo sterminio durante la seconda guerra mondiale, all’avvelenamento da piombo nei campi Rom del Kosovo che ancora causa morti, Polansky fa denunce serissime e attraverso le sue poesie narra le storie di chi non ha voce.

Cos’è che ha suscitato in lei un interesse così profondo verso le popolazioni Rom ed in particolare verso i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale? Stava cercando di risalire alle sue origini cecoslovacche eppure ha provato interesse per qualcosa di completamente diverso. Vuole raccontarci come è andata?

"Sì, stavo cercando le mie origini negli archivi della Cecoslovacchia nel 1991 e reperii un numero notevole di documenti che gli archivi raccoglievano sui campi di concentramento Rom presenti a Lety durante la Seconda Guerra Mondiale. Il direttore dell’archivio disse che nessuno avrebbe potuto consultarli per 15 anni, quindi cominciai a pressare il Governo e tramite alcune amicizie influenti sono riuscito ad avere accesso agli archivi.
Non esisteva un inventario e c’erano numerosi scatoloni pieni di documenti, così per ogni scatola e per ogni documento feci un inventario accurato e trovai moltissime informazioni attraverso le quali capii che si trattava di un campo di sterminio gestito dai cechi e non dai tedeschi. Trovai molte foto ed in particolare quella di una giovane ragazza che un Natale cercò di fuggire dal campo, dopodiché non c’erano altre informazioni su di lei così presunsi fosse stata uccisa come molti altri che cercarono di fuggire.
Attraverso delle ricerche su tutti i nomi delle persone che trovai trascritti su quei documenti (tra i quali c’erano anche 95 guardie), venni a sapere che non c’erano persone ancora in vita e pensai subito che fosse molto strano, impossibile oserei dire.
Conobbi poi uno zingaro che era stato un conducente di Taxi a New York per 8 anni e che parlava inglese molto bene , inoltre era parecchio conosciuto nella comunità Rom, così lo "assunsi" per cercare informazioni su eventuali sopravvissuti.
Girammo tutta la Cecoslovacchia chiedendo ai Rom se qualcuno conoscesse sopravvissuti della seconda guerra mondiale che provenissero da Lety: ne trovai più di un centinaio e ovviamente avevano delle storie terribili da raccontarmi, ancora peggiori di quelle raccontate dai sopravvissuti di Auschwitz. Non avevano mai narrato queste storie prima di allora, neppure ai loro figli, perché i Rom hanno un loro "codice del silenzio" e queste storie per loro costituivano quasi un marchio di disonore, ma io mi trovai nel momento giusto al posto giusto, poiché i sopravvissuti erano tutti molto anziani e capirono di non voler portare quel segreto nella tomba , volevano che la gente sapesse cosa avevano subito. Così cominciai a raccogliere tutte le loro storie. Non vollero però che io li filmassi, fotografassi o che registrassi le loro parole, avevano paura che subito dopo io sarei andato dalla polizia a denunciarli per farli riportare a Lety; erano passati tutti quegli anni eppure avevano ancora paura di essere rinchiusi nuovamente in un campo di concentramento e questa è un’ulteriore prova di che esperienza terribile fosse stata.
Trovai anche delle guardie sopravvissute e pressai il Governo ceco affinché processasse uno di loro, perché avevo le prove che egli avesse ucciso tantissime persone con le sue mani, soprattutto bambini. Diedi vita ad un caso che all’epoca ebbe molta risonanza a livello mediatico in Cecoslovacchia, ma questa guardia era ormai troppo anziana per essere processata, anche se tentò di uccidermi quando io stesso andai a trovarlo! Quando conobbi la figlia e le raccontai ciò che sapevo su suo padre mi disse che avevo appena distrutto tutti i suoi sogni, mi disse "hai distrutto la mia vita e quella dei miei figli." Ecco qual è la parte peggiore del fare un lavoro come il mio".

Ieri, durante l’incontro presso il Teatro Italo Argentino, lei ha detto di aver vissuto per oltre 15 anni insieme alle popolazioni Rom come antropologo e studioso. Questa esperienza che impatto ha avuto sulla sua vita?

"Ho vissuto per 5 anni con gli zingari della Repubblica Ceca e per ben 11 anni con quelli del Kosovo come antropologo per l’appunto, raccogliendo le loro storie, imparando le loro abitudini e i loro costumi, assimilando le loro leggende e miti e tentando di trovare una differenza tra loro e me, per poi capire sempre di più che non ce ne fosse nessuna. Poi, attraverso le storie che mi raccontavano ho capito che le loro radici si trovavano in India, così sono andato in India e ho scattato molte foto, quando sono tornato e ho mostrato loro le foto scattate lì non credevano che io ci fossi stato davvero, uno di loro mi disse "Sei sicuro di essere stato in India? Conosco la donna in questa foto ed abita proprio nel villaggio qui accanto!" Non hanno mai creduto al fatto che fossi stato in India eppure lì avevo trovato i loro "cugini"!
A parte questo, vivere con loro non significa solo "studiare" i loro usi e costumi, ma soffrire con loro, subire gli stessi attacchi e gli stessi pregiudizi che la gente ha nei loro confronti, per esempio la NBC si rifiuta di parlare con me perché mi considera uno zingaro a tutti gli effetti, sono uno di loro! Girava addirittura la voce che io facessi parte di un esercito di zingari e molti, anche miei cari amici, erano curiosi di vederlo, questo mio grande "esercito", quando invece si trattava solo di due sorelle Rom che erano le mie interpreti. Eppure la NBC aveva messo in giro questo "rumor": "Paul Polansky arruolato in un esercito gitano". Io sto semplicemente cercando di salvare tanti bambini e tante persone che vivono nei campi contaminati dal piombo e la cosa peggiore di questa esperienza è il constatare che nessuno vuole salvarli, questo è il problema".

A proposito di questo, alla fine del video documentario "Gipsy Blood" che ieri lei ha proiettato in sala, c’è una forte denuncia nei confronti dell’ONU per quanto riguarda il problema dell’inquinamento da piombo nei campi Rom in Kosovo. Perché tanta indifferenza da parte di una associazione che è nata per difendere i diritti umani?

"C’è un atteggiamento innato di razzismo nei confronti degli zingari tra i componenti dell’ONU e non solo in Kosovo, inoltre l’ONU cambia il suo staff ogni 6 mesi in Kosovo, per cui io in 11 anni ho assistito a ben 22 cambiamenti di staff e tutte le persone che ho visto subentrare odiavano e odiano gli zingari. Prima la stessa cosa accadeva per le persone di colore, ora invece abbiamo persone di colore al governo, nelle istituzioni, insomma ricoprono posizioni di grande rilievo e quasi più nessuno è intollerante nei loro confronti, più che altro hanno capito che non si può essere razzisti nei loro confronti, mentre gli zingari non sono conosciuti, non sono integrati con la società, non hanno incarichi di nessun genere, sono considerati dei nomadi e questo alimenta il pregiudizio e l’intolleranza e l’intolleranza, a sua volta , è alimentata dall’ignoranza".

E’ quindi l’ignoranza il motivo per cui, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, continua a sussistere un atteggiamento xenofobo nei confronti delle popolazioni Rom?

"Sì, diciamo che per conoscere le persone bisogna viverci insieme. Sia in Spagna, che nella Repubblica Ceca, che nel Kosovo ho avuto modo di conoscere persone che avevano dei Rom come vicini di casa ed ognuna di queste persone mi ha detto "lo zingaro che abita accanto a me è un persona per bene, non ho nessun problema nei suoi confronti e mi fido di lui, ma è lo zingaro che abita dall’altra parte della città quello di cui non mi posso fidare. " Ecco vede, se li si conosce, si vive insieme a loro, non ci sono problemi, se non li si conosci e non si sa nulla di loro è lì che comincia l’intolleranza e la fobia".

Rispetto ad altri poeti di cui ho avuto modo di leggere i componimenti, ho notato che le sue poesie rifuggono da qualsiasi artificio stilistico ed adottano un linguaggio diretto e concreto riportando i fatti per come sono avvenuti, oserei dire con uno stile quasi giornalistico. Si tratta di una scelta ben precisa o del suo stile innato di scrittura?

"Quando ho cominciato la mia carriera giornalistica alle scuole superiori, la mia insegnante diceva sempre che utilizzavo troppe parole , che ero molto prolisso e che purtroppo il mio stile naturale di scrittura era quello. Il fatto è che vivendo con i Rom e ascoltando le loro storie, devo utilizzare le loro semplici parole per raccontarle a mia volta, devo essere necessariamente diretto ed utilizzo il loro stile perché voglio mostrare a tutti chi essi siano davvero. Questo è il modo in cui loro parlano, non usano molte parole per descrivere le azioni , le loro storie di vita perché non hanno ovviamente il senso della letteratura, ma solo quello della storia, quella che si narra di padre in figlio di generazione in generazione. Ogni zingaro ha un’innata capacità narrativa usando il proprio diretto, semplice ed essenziale modo di raccontare che ti colpisce, arriva dritto alle ossa. Questo è il motivo per cui io adotto il loro stile e ormai l’ho fatto mio, infatti lo utilizzo per qualsiasi cosa io scriva".

Oggi ha trascorso una giornata ricca di appuntamenti qui a Agnone, cito la visita alle scuole superiori, alla struttura che un tempo fu adibita a campo di concentramento e poi alla Fonderia delle Campane Marinelli. Che idea si è fatto di Agnone e della sua storia?

"Mi sono davvero innamorato di Agnone, sono sincero! E’ una cittadina favolosa ed ho particolarmente apprezzato il suo centro storico: tutti i palazzi, i portoni, le botteghe; amo molto questo genere di cose. Le persone sono molto gentili per quello che ho potuto constatare e sono rimasto molto stupito dagli studenti delle scuole superiori con cui questa mattina ho avuto un incontro perché ho fatto molti convegni presso le università e questi ragazzi avevano molte più domande da pormi rispetto agli studenti universitari, erano totalmente coinvolti ed interessati alle mie parole, alle mie esperienze, a ciò che raccontavo loro. Nonostante si trattasse di un argomento piuttosto difficile e drammatico, avevo l’attenzione di ogni singolo studente. Ne sono rimasto impressionato e mi sono entrati davvero nel cuore. I ragazzi dell’Istituto Alberghiero, inoltre, mi hanno addirittura preparato, insieme ai loro insegnanti, un ottimo pranzo che non dimenticherò di certo! Vorrei davvero tornare in futuro, tornare a vedere la Fonderia (Marinelli n.d.r) che oggi mi ha fatto uno splendido dono e magari, perché no, scrivere anche un libro di poesie su questa bellissima città e sulla sua storia."

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