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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/11/2009 @ 09:41:55, in Europa, visitato 1919 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

IPSNews.net By Vesna Peric Zimonjic

BELGRADO, 28 ottobre (IPS) - I Balcani hanno il primo museo sui Rom, per raccontare la storia di uno dei gruppi etnici meno privilegiati nella regione

"Questo è praticamente il primo museo sulla cultura rom in questa parte d'Europa, volto a cancellare il pregiudizio profondamente radicato che i Rom siano illetterati o non lascino tracce della loro esistenza" ha detto Dragoljub Ackovic, direttore del museo, all'inaugurazione del 21 ottobre.

"L'idea di raccogliere scritti sui Rom e la loro vita risale a 50 anni fa, ma è stata costantemente negata anche se il gruppo arrivò nei Balcani secoli fa."

Non ci sono statistiche precise su quanti Rom vivano nella regione, ed i dati delle nazioni dell'ex Jugoslavia: Bosnia,Croazia o Serbia sono soprattutto stime. Per la Serbia, il numero può variare dai 105.000 del censimento 2002 alle stime di 600.000 delle OnG Rom.

Prima della guerra 1992-95, si riteneva ci fossero in Bosnia oltre 50.000 Rom, ma dato che non vi è stato più alcun censimento dal 1991, il loro numero rimane sconosciuto. Si stima anche che tra i 30.000 e i 40.000 Rom vivano in Croazia, anche se il censimento 2001 indicava soltanto 9.463 membri di questa comunità.

"Quando c'è il censimento i Rom sono esitanti a dichiarare la loro etnia," ha detto Ackovic a IPS. Preferiscono citare la loro provenienza locale, sperando così di mischiarsi con più successo. A parte ciò, molti di loro sono comunque analfabeti e non hanno documenti personali adatti ad essere conteggiati in un censimento."

La Serbia ha iniziato un anno fa a fornire ai Rom documenti personali adeguati e assistenza sociale di base [...]

Annunci sui media elettronici pubblicizzano la registrazione gratuita negli uffici municipali, cosicché i Rom di tutte le età, possano ottenere certificati di nascita e documenti personali, obbligatori per i maggiori di 16 anni. I certificati ed i documenti personali sono la base per entrare nel sistema socio-sanitario.

"Sta procedendo lentamente," ha detto Rajko Djuric a IPS. E' un importante attivista rom ed è l'unico membro di quest'etnia ad esser diventato membro della prestigiosa Accademia Serbia delle Scienze e delle Arti. "Tanti Rom sono analfabeti. Aprendo questo museo vogliamo mostrare che le cose sono differenti e possono cambiare, può essere d'aiuto a cancellare il pregiudizio."

Il piccolo museo di Belgrado si trova al piano terra in un salone di 75 mq che si affaccia su una strada trafficata. Ha aperto con un'esibizione intitolata "Álava e Romengo" (Mondo dei Rom), che presentava oltre 100 documenti, inclusa una copia del più antico testo scritto in lingua rom, pubblicato nel 1537 in Inghilterra, ed una copia del primo libro sui Rom pubblicato in Serbia nel 1803. Il libro intitolato "Zingari" contiene fiabe e racconti tradizionali rom.

Altri 300 libri in lingua rom possono essere letti in forma elettronica, su dieci computer in una delle sale del museo. La lingua rom, ufficialmente "romani chib", consiste in diversi dialetti, come il vlax romanì parlato da si stima 1,5 milioni di persone, seguito dai dialetti balcanici, carpatici e sinti, ognuno parlato da diverse centinaia di migliaia di persone.

Analisi della romani chib hanno mostrato che è strettamente imparentata con le lingue parlate nell'India centrale e settentrionale. Le relazioni linguistiche indicano le origini del popolo rom.

Tra questi c'è un libro di una scrittrice rom scarsamente conosciuta, Gina Ranicic, vissuta a metà del XIX secolo, e copie del giornale "Romano Lil" (Voce dei Rom), stampato a Belgrado dal 1935 sino all'occupazione tedesca nel 1941.

Ci sono anche diverse copie di un singolare dizionario tedesco-serbo-rom compilato dai Rom imprigionati nei campi attorno a Belgrado durante la II guerra mondiale, otto copie della Bibbia tradotta in romanì decenni fa, e diversi libri sulla grammatica della lingua rom.

Un tabellone sul muro illustra le rotte storiche dei Rom arrivati nei Balcani. Il primo fu un gruppo da circo che arrivò in Serbia nel 1322, dalla Grecia. Molti Rom arrivarono con l'occupazione turca dei Balcani alla fine del XIV e nel XV secolo. Vecchie registrazioni turche in Serbia mostrano che nel XVI secolo la maggior parte delle grandi città avevano "mahalas" (quartieri) rom, i cui abitanti erano "fabbri, cantanti e ballerini".

"La storia è una cosa, ma la vita attuale è un'altra," ha detto Dragan Djilas, sindaco di Belgrado, all'apertura del museo. La città di Belgrado, la più grande OnG Rom chiamata "8 aprile" (dal giorno internazionale dei Rom, ed organizzazioni rom internazionali hanno finanziato il museo.

"Non c'è dubbio che il contributo dei Rom alla storia e alla cultura di Belgrado è stato grande," ha detto Djilas (42) a IPS."Ma nei decenni passati le cose sono cambiate, ed oggi si sente spesso qualcuno dire: nessun bambino rom con mio figlio a scuola, cosa inimmaginabile quando sono cresciuto io."

Negli ultimi due decenni, da quando sono iniziate le guerre di disintegrazione dell'ex Jugoslavia, i nazionalismi e gli odi interetnici hanno cambiato anche il punto di vista della gente verso i Rom.

In tutta la ex Jugoslavia, i bambini rom sono mandati in scuole per bambini con ritardi mentali, anche se sono perfettamente sani. La ragione riportata dalle autorità dell'istruzione di solito è che i bambini non parlano abbastanza bene la lingua locale, ed hanno bisogno di tempo per imparare ed adattarsi ai programmi normali.

Uno sguardo della recente ricerca sui Rom al museo fornisce un'immagine cupa, anche se questa decade è stata internazionalmente proclamata come quella dei Rom e del miglioramento delle loro vite.

In Bosnia, uno studio dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE) ha trovato che il 70% della popolazione rom di 50.000, è andato disperso durante il conflitto 1992-95, il 60% dei Rom nella Bosnia attuale è illetterato, il 90% non ha assicurazione sanitaria, il 70% non è capace di vivere senza l'assegno sociale (20 dollari al mese) e l'80% non è scolarizzato.

In Serbia, uno studio simile di "8 aprile" ha trovato che la maggioranza dei Rom vive in 600 "città di cartone" attorno alle grandi città. L'aspettativa di vita per le donne è di 45 anni, 56 per gli uomini. Oltre il 70% sono analfabeti, e soltanto lo 0,4% ha studiato all'università.

"C'è una sola cosa peggiore di essere una donna in Serbia, ed è essere una donna rom," ha detto a IPS Jasna Ilic, del centro donne rom Bibija. "Quasi tutte le donne rom, che si sposano molto presto,  vivono per prendersi cura del gran numero di bambini che hanno. I genitori  non vogliono investire nella loro educazione e così andranno maritate ad un'altra famiglia, e quello che le attende è in molti casi, violenza familiare e cura senza fine degli altri."

Una ricerca dell'Istituto per gli Studi Antropologici in Croazia mostra che un quinto degli uomini rom e il 40% delle donne rom non è mai andata a scuola, e quanti l'hanno fatto, ci sono rimasti soltanto cinque anni invece di otto. Le ragazze in media si sposano a 16-17 anni ed hanno quattro figli. Soltanto un quarto degli uomini ha un impiego - soprattutto lavori temporanei. (END/2009)

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segnalazione di Eugenio Viceconte

ROMA, 30 ottobre 2009 - 19:29 - Di Andrea Billau - Durata: 27' 41"

 il link per chi legge da Facebook è QUI (Dopo 3 settimane i file cessano di essere scaricabili)
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Di Fabrizio (del 02/11/2009 @ 09:35:22, in Italia, visitato 1696 volte)

Ricevo dalla Federazione Romanì

Si è svolta a Roma il 30 Ottobre 2009 la conferenza della Federazione romanì: "La voce del popolo rom. Nuove politiche e strategie verso la rappresentatività".

Ottima la partecipazione alla conferenza e la presenza di Ferdi Berisha, il giovane rom vincitore del realty Grande fratello del 2008, è stata una bella sorpresa.

A tutti in partecipanti alla conferenza è stata consegnata una copia, con stampa in digitale, del libro "Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo, gli uomini si liberano insieme" prodotto dagli aderenti alla federazione e nelle prossime settimane sarà stampato in offset per un’ampia distribuzione.

Il presidente della Federazione romanì ha aperto i lavori della conferenza presentando la strategia della Federazione romani: una partecipazione qualificata dei rom, riconoscere e valorizzare la professionalità rom e sinte; ricercare nuove politiche e strategie finalizzate alla rappresentatività del popolo rom, la rinuncia ad ogni forma di assistenzialismo ed alle fallimentari politiche differenziate del passato che malgrado il loro accertato e riconosciuto disastro continuano ad essere riproposte e realizzate.

I delegati della Federazione, Dimir Mustyafà di Firenze – Sergio Suffer di Brescia – Loris Levak di Venezia – Bruno Morelli di Tivoli – Santino Spinelli di Lanciano - Dimitris Argiropoulos di Bologna – Roberto Ermanni di Firenze – Nihad Smajovic di Napoli – Monica Rossi, Najo Adzovic, Graziano Halilovic e Toni Blazevic di Roma – Elio Salvatore di Isernia - Stojanovic Vojslav di Torino – sono intervenuti presentando denunce e proposte per migliorare la qualità e l’equità della vita di rom e sinti, proposte che dalle prossime settimane saranno oggetto di un confronto interno ed esterno alla federazione per arrivare a definire il proprio programma politico/socio-culturale.

Gli interventi presentati alla conferenza dai delegati della federazione sono riportati nel libro "Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo, gli uomini si liberano insieme", libro che può essere richiesto da tutti agli indirizzi della Federazione romanì

Ai lavori della conferenza è intervenuto Ferdi Berisha (vincitore di grande fratello 8) per portare il saluto ai partecipanti. E’ stato proiettato un video realizzato lo scorso anno al campo nomadi di Ciampino la sera della vittoria di Ferdi.

Il presidente della Federazione Romanì ha consegnato la tessera di aderente alla Federazione a Ferdi Berisha che ha accettato con piacere.

Le conclusioni della conferenza sono state fatte da Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione romanì.

Le conclusioni del presidente Nazzareno Guarnieri
Ringrazio il CESV Lazio e l’ass. Romà Onlus per la collaborazione all’organizzazione di questa conferenza. Oggi ho la certezza che il "progetto federazione" finalmente cresce di giorno in giorno e la buona partecipazione di rom e di amici del popolo rom alla conferenza ne è l’ennesima dimostrazione.

La Federazione Romanì ha deciso di tenere un profilo basso nei mesi scorsi e di non rispondere alle strumentali provocazioni.

Le critiche emerse anche in questa conferenza sono da addebitare al fallimento delle politiche del passato, ma si trattano di critiche senza pregiudizi o personalismi per gli interventi sbagliati del passato che continuano ad essere riproposte e realizzate.

Una critica è anche uno stimolo al cambiamento, ma non si può utilizzare questa critica quale pretesto per ostacolare la crescita di una rappresentatività rom.

Ancora una volta voglio sollecitare le organizzazioni che si occupano di Rom su tutto il territorio nazionale di prendere atto del fallimento di gran parte delle politiche del passato ed attivare un dialogo costruttivo, e ove necessario forme di collaborazione concreta a tutti i livelli, con la Federazione romanì con la partecipazione qualificata di rom, per passare dalla mediazione alla partecipazione attiva e per promuovere una politica per la cultura romanì.

Chi è amico del popolo rom sa bene quando è indispensabile una rappresentatività rom e invito tutte le organizzazioni pro rom "a prendere per mano" la Federazione romani ed accompagnarla verso l’autodeterminazione, verso la rappresentatività rom, percorso che possiamo fare anche insieme con pari dignità e con benefici per tutti, in primis per rom e sinti.

Questo permetterà anche di rendere visibili gli amici ed i nemici del popolo rom.

Sollecito la promozione ed attivazione NUOVE politiche, politiche radicalmente diverse dal passato, politiche che abbiamo un successo concreto e visibile nel migliorare le condizioni di vita di rom e sinti.

Per essere compreso cosa intendo per nuove politiche, faccio un esempio, uno dei tanti possibili esempi di radicale cambiamento di metodo, sull’istruzione dei bambini rom e sinti.

Alcuni decenni fa mi sono permesso di criticare la politica dei campi nomadi e sono stato considerato, sotto l’aspetto umano e professionale, un incompetente, un razzista che discriminava i rom immigrati che arrivavano in Italia.

Oggi tutti vedono e riconoscono il disastro di quella politica abitativa e riconoscono che era giusta la mia critica, accadrà ugualmente oggi?

Una grande maggioranza di bambini rom e sinti frequentano la scuola elementare (e spesso beneficiano anche di un progetto di scolarizzazione), ma non riescono ad acquisire la strumentalità di base utile per poter continuare gli studi.

Questo è una dato di fatto incontestabile, e non è questa la sede giusta per un’analisi dettagliata perché questo accade, ma certamente a questi bambini è negato un diritto fondamentale, cioè il diritto all’istruzione.

Non è questa una discriminazione?

Il diritto all’istruzione è garantito con la opportunità di frequentare UN MODELLO di una scuola pubblica o privata oppure altra soluzione coerente alla realtà ed ai bisogni del bambino come definito nelle Convenzione sui diritti del fanciullo.

La finalità del percorso scolastico è quella di dare anche al bambino rom un processo di insegnamento/apprendimento senza discriminarlo, ma è disonesto chi non riconosce oggi la discriminazione per un generalizzato insuccesso scolastico del bambino rom. Una doppia beffa, oltre ad essere discriminato il bambino rom non ha le corrette opportunità per impossessarsi dell’istruzione, strumento essenziale per non essere escluso nel futuro.

Cosa facciamo proseguiamo con questo modello di frequenza scolastica discriminante che non permette al bambino rom di acquisire l’istruzione? Oppure prendere atto dei fallimenti del passato per maturare, nella istituzione scolastica ed nelle organizzazioni, l’attivazione di percorsi individualizzati e diversificati, capaci di fornire risposte adeguate ai bisogni ed alla realtà per garantire il successo del processo di insegnamento/apprendimento dcel bambino rom e non interromperlo.

Percorsi che devono essere della scuola con la collaborazione di specifiche professionalità rom e non, e delle organizzazioni presenti nel territorio.

Percorsi progettati per fare acquisire "la strumentalità di base" al bambino rom e finalizzati al ritorno in classe per una frequenza attiva e regolare.

Percorsi individualizzati e diversificati: dalla "scuola paterna" all’istruzione a distanza, dall’istruzione in alternanza ai laboratori, dove non sarà il mezzo che farà istruzione, ma sarà il metodo.

Come è accaduto qualche decennio fa con la politica dei campi nomadi anche ora diranno che questa mia proposta discrimina il bambino rom?

Oggi devono dimostrare che la proposta è una discriminazione diversa da quella che già il bambino rom subisce e devono proporre ed attivare altra soluzione che non sia discriminatoria e che contemporaneamente permetta concretamente al bambino rom di acquisire, fin dai primi anni della scuola elementare, la strumentalità di base che gli permetta di continuare gli studi, altrimenti sono solo degli opportunisti, come è accaduto ieri con i campi nomadi.

Ho fatto l’esempio dell’istruzione, potrei fare altri esempi in altre aree sociali, culturali e politici.

Tutti riconoscono il fallimento della politica dei campi nomadi e sostengono il superamento di questa disastrosa politica. La Federazione romanì è convinta che il superamento dei campi nomadi può realizzarsi solo con il rifiuto della gestione dei campi e l’avvio dell’autogestione da parte dei rom.

Concludo dichiarando che nelle prossime settimane avvierò un tentativo di confronto costruttivo con le associazioni pro rom e un confronto sulle relazioni presentate oggi per definire un programma politico della federazione con una condivisione più ampia possibile oltre la Federazione romanì

Per quanto emerso in questa conferenza e per quando deliberato dagli organi sociali posso affermare con certezza che nell’anno 2010 la Federazione romanì attiverà le seguenti iniziative:

1. un calendario nazionale di manifestazione culturali
2. un meeting nazionale delle comunità Rom e Sinte
3. la costituzione di un ente formativo
4. la costituzione di una editoria romanì
5. una ricerca territoriale, storico/culturale anche quale stimolo per il riconoscimento di minoranza linguistica
6. una progettualità sperimentale e di monitoraggio della discriminazione
7. la costituzione di un comitato scientifico della Federazione romanì con la partecipazione di ricercatori del mondo accademico e di professionalità Rom Italiani ed Europei
8. la costituzione di comitati tecnico scientifico per singole aree quale metodo di progettazione e di valutazione

Invito rom e sinti ed amici del nostro popolo a formulare la richiesta di adesione alla Federazione romanì, ringrazio tutti i partecipanti a questa conferenza ed un arrivederci alla prossima iniziativa pubblica della Federazione romanì.

Nazzareno Guarnieri


Eugenio Viceconte mi ha scritto di avere del materiale filmato sull'iniziativa, vi terrò informati quando saranno pubblicati

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Di Fabrizio (del 02/11/2009 @ 08:54:48, in Italia, visitato 1563 volte)

In occasione del convegno milanese di domani: "Rom e Sinti: dalla strategia europea alle politiche sociali", potete scaricare il testo del documento che verrà presentato (file .pdf - 11 pagine)

QUI per il download

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Di Fabrizio (del 01/11/2009 @ 09:35:34, in Europa, visitato 1677 volte)

Da Slovak_Roma (Continuo la traduzione della "saga" di Kristína Magdolenová. Puntata precedente QUI)

The Slovak Spectator 12 ottobre 2009 - by Kristína Magdalenová e Jarmila Vaňová

DENISA Gáborová, assistente comunitaria per l'educazione medica, ha 35 anni e quattro bambini. Si è sposata a 17 [...]; ma dopo la nascita dell'ultimo figlio è tornata a scuola, dove ha studiato e si è poi impiegata come assistente medico.

Come ti sei sposata? Quando hai incontrato tuo marito?

Tra i Rom accade così: una famiglia arriva; chiedono se loro figlio può uscire con me. I miei genitori erano d'accordo e io pure. Per un po' siamo usciti assieme e poi ci siamo sposati.

L'avevi mai visto prima o era la prima volta che vi incontravate?

No, non l'avevo mai visto prima in vita mia. Ma con lui sono felice. Mi ascolta e con lui ho tutto ciò che ho bisogno. E' istruito, lavora ed i nostri bambini sono cresciuti bene.

E dov'era l'amore?

Al principio non c'era, mi piaceva soltanto. Più tardi ho iniziato ad amarlo.

Siete usciti assieme per molto tempo?

Sei mesi. Ero incinta di un mese e lui mi faceva ancora frequentare la scuola. Così sono riuscita a terminarla, perché anche lui era istruito. Non mi ha proibito di terminare gli studi. Lo ammiro per questo. Perché, sai, nella nostra comunità se una Romnì lavora, tra gli altri Rom ci sono dei dubbi. E non solo mio marito non mi ha fermato, ma mi ha supportato. E lo fa tuttora.

Ti sei sposata finendo in una famiglia che aveva valori differenti di quelli di casa vostra. Per te, qual è stata la cosa più difficile?

Per me la parte più difficile era familiarizzare con i Rom dell'insediamento. Non intendo la famiglia di mio marito, perché sono allo stesso livello; hanno completato gli studi. Comunque, erano cresciuti tra i Rom, mentre io sin da piccola sono cresciuta tra i non-Rom. Ho frequentato una scuola non-Rom, e mi ci sono voluti dieci anni per prendere confidenza con la vita nell'insediamento.

Questo significa che tu venivi da un mondo differente e che tu, come donna rom, dovevi prendere confidenza con i Rom?

Sì, nessun non-Rom aveva mai vissuto lì. Chiesi a mia madre: dove sono i non-Rom? Dov'è il negozio? Dov'è la scuola? E lei rispose: non importa, ti abituerai. Camminavi per un kilometro e trovavi il negozio e quando hai bambini, andranno a scuola. Qui c'è una scuola rom, così i miei bambini vanno lì. Così vivo la mia vita e sto crescendo i miei figli come i miei genitori mi hanno cresciuta.

I Rom locali ti hanno ricevuto come una Romnì di tipo differente?

Mi ridevano dietro perché quando nacquero i miei figli gli insegnavo a parlare come i non-Rom, e mi chiedevano cosa credevo di fare agendo come una non-Rom. Ma col tempo si sono abituati a me. Il peggio è stato quando al termine della maternità sono tornata a lavoro. Se la son presa con i miei bambini, li hanno rimproverati che non mi prendevo cura di loro. E mio figlio mi ha detto: "Mamma, sai cosa mi hanno detto? Che non ti prendi cura di me, che vai da qualche altra parte." E' durato per circa due anni, finche i bambini non ci hanno fatto il callo.

Nella comunità rom, la gente pensa che una moglie debba restare a casa, cucinare, badare ai figli e al marito. Ed in una famiglia non-Rom, è l'opposto. Se una donna non-Rom non lavora, è inferiore. Tra i Rom, la donna non può lavorare, solo il marito.

Cosa dicevano di tutto ciò i tuoi suoceri?

Mio suocero era contento che lavorassi, ma mia suocera aveva dei dubbi. Pensava dovessi stare a casa. Non ne era molta felice. Ma ora lo è.

Oggi vivete in una casa vostra e avete quattro bambini. Dove lavori?

Lavoro nell'ufficio regionale per la sanità pubblica, come assistente medica comunitaria.

Come hai trovato questo lavoro?

Nel 2005 c'erano le assunzioni a Kecerovce. Sono andata lì e mi hanno selezionato. Per un anno ho lavorato ad Europlus. Poi per quattro anni non lavorai. Alla fine all'ufficio regionale hanno saputo di noi, che lavoravamo lì. Ci siamo andati e ci hanno preso.

Hai preso parte a qualche tipo di  corso, o anche se non avevi la formazione adatta eri in grado di ottenere questo lavoro?

Avevo lavorato ad Europlus. Ho tre attestati da lì ed un corso di formazione di tre mesi in servizi sanitari.

Come ti sei trovata durante il corso? Quando tu - Rom dell'insediamento - eri tra tanta gente non-Rom ed istruita?

Quando ho sentito delle assunzioni, ho pensato:come dovrò vestirmi? Come dovrò parlare? Ed ho detto: mi vestirò semplicemente. Quando mi chiederanno qualcosa, risponderò loro. Questo mi diede forza: il fatto di essere passata e che c'erano cinque di noi da un villaggio. Ed hanno scelto me.

Tu lavori come assistente sanitaria e vai negli insediamenti rom. Quello che affronti è difficile da trattare?

E' abbastanza difficile. Recentemente siamo stati a Jasov a vaccinare i bambini. Un sacco di bambini non erano vaccinati contro la tubercolosi.

Quando arrivi in un insediamento, parli con i Rom nella loro lingua?

Sì, in romanés. Non mi vergogno della mia lingua nativa.

I Rom ti danno fiducia?

Credono in me, ed è un bene che lì ci sia anche una non-Rom.

Perché?

Quando una donna non-Rom viene con me, il livello di rispetto è più alto. Ed una non-Rom direbbe lo stesso: che è meglio quando una donna rom è con lei.

Tu studi nella stessa scuola di tua figlia...

Frequentiamo l'Accademia Privata Pedagogica e Sociale di Košice. Mia figlia vuole fare la maestra d'asilo. Io sono al secondo anno e lei è al primo. Prima studiava design, ma non le piaceva. E' coordinatrice nel progetto Stop. Frequenta anche dei corsi di formazione e sono contenta che le piacciano.

Le altre ragazze rom cosa dicono di lei?

Dicono che non diventerà una brava ragazza, perché diventerà vecchia e non si sposerà mai. Che non la prenderà nessuno, che va dietro agli uomini... In questo insediamento ha sofferto abbastanza, ma io le dico sempre che basta ignorarle. Una volta che inizierai a lavorare, allora vedranno. Così la appoggio.

A te come sta andando la scuola?

Sto cercando di fare quel che posso. Devo far convivere la casa, la scuola e il lavoro.

Come ti va la vita? Ti sei sposata presto e hai avuto figli. Hai dovuto arrangiare nuovi obblighi e vicini. Così, oggi a che punto sei? Sinora hai ottenuto quel che volevi?

Sono successe alcune cose ed altre no. E' vero che mi sono sposata presto e che sono andata a vivere con mia suocera. Erano cinque ragazzi in casa e lei era l'unica donna. Nell'insediamento c'è un problema con l'acqua. E l'acqua è importante. Noi eravamo quel tipo di Rom capaci di andare a prendere l'acqua, così da potere pulire e lavarci. Mia suocera è severa, ma l'ammiro. Io per età ero la seconda donna. Ci ha insegnato parecchio. Soprattutto: che dovevamo prenderci cura dei nostri mariti.

Pensi che una donna non-Rom abbia una vita più facile di una donna rom?

No, è più dura. Perché deve studiare, lavorare e prendersi cura di tutto.

Ogni donna intervistata sinora ha detto che la vita di una donna rom è più difficile di quella di una non-Rom. Perché tu pensi l'opposto?

Ho detto questo perché quando una donna non-Rom non lavora, è deficiente. Con le donne rom, è all'opposto. Particolarmente negli insediamenti.

Qual è la situazione più bella in cui ti sei trovata che ricordi?

La prima volta che andai a Bidovce non avevo idea di come la gente vivesse là. Parlammo col sindaco perché lì non avevano un pozzo. La prima visita, la gente viveva tra mucchi di rifiuti, ma quando ritornammo la terza volta, ci fu un grande cambiamento. Le case erano pulite, non c'erano più rifiuti.

Poi non ritornammo lì, per forse un sei mesi, ed ancora c'era una discarica a cielo aperto. La gente ha bisogno di qualcuno che la controlli e la educhi.

Lo fanno soltanto se provano vergogna di fronte ad altri Rom?

Sì, anche questo. Solo che devono sentirsela dentro. Non per noi, ma per loro. Continuando finché non capiscono.

Si è mai trovata in una situazione dove i tuoi parenti hanno tenuto in molta considerazione quello che facevi? Erano orgogliosi di te?

Sì. Mio suocero ebbe un incidente. Cadde da alcuni gradini e si ruppe i nervi. Andammo assieme al pronto soccorso. C'era una mia conoscente che lavorava anche all'ufficio di sanità pubblica regionale. Mi disse ciao e mio marito e mio suocero erano orgogliosi che quella gente mi conoscesse, mi salutasse e mi stimasse.

Se tu ora potessi, cosa vorresti cambiare nella tua vita? Cosa avresti fatto in modo differente?

Completare la scuola e andare all'università. Il mio sogno. Sto pensando di scrivere un libro sulla mia vita. Vorrei aiutare i Rom se potessi. Se ne avessi l'opportunità. Così non vorrei ci fossero scuole per soli-Rom. Perché questo crea differenze tra i bambini sin da piccoli.

Ma qui ci sono molte donne come te, che sanno cosa vogliono dalla vita?

Sì. Tre su una comunità di 700 membri.

Pensi  che se le donne rom fossero più attive, cambierebbe qualcosa nella comunità rom?

Sì. E questo è qualcosa che vorrei cambiare.

Se qualcuno ti chiedesse di entrare in politica... cosa diresti?

Lo farei.

A livello regionale o più grande?

Nella grande politica. Non vorrei essere un sindaco, [...] Qui c'è moltissima invidia.

Se le donne rom si avvicinassero alla politica, cosa avrebbero da dire ai nostri rappresentanti politici o membri del Parlamento Europeo?

Negli insediamenti bisogna fare qualcosa riguardo la disoccupazione.

Pensi che dipenda da loro o dai Rom? Cosa di dovrebbe fare?

Beh, come si faceva sotto il totalitarismo. Allora le cose erano migliori per i Rom. Un Rom che non lavorava era punito. Ed ora quando un Rom va a cercare lavoro, non lo prendono. Conosco anche dei Rom che vogliono lavorare e che hanno studiato, e quando la gente li vede, non vogliono impiegarli. Questo dovrebbe cambiare.

Come va, ad esempio, con la modernità della comunità? A casa vivete una vita moderna?

Sì.

Come ti vesti a casa?

Mi piacevano un paio di pantaloni, per esempio, e mia mamma mi comprò il materiale per cucirli. I vestiti li faccio da me. O mia mamma va ad Ostrava a comperarli.

E a casa di tua suocera?

Non potevo indossare niente di corto o di elasticizzato.

E' ancora così?

Sì.

Significa che qui una donna non può esporsi?

No, non può. Nemmeno un costume da bagno è considerato appropriato qui.

E invece le ragazze? Almeno d'estate si scoprono?

Mia figlia lo fa. E' giovane. Esce vestita leggera. Le donne anziane buttano sempre un occhio a come sono vestite le giovani, ma loro non ci badano.

Quindi si mantiene il vestirsi come fatto culturale?

Sì.

Quali tradizioni culturali o tradizioni rom si mantengono nella tua famiglia?

Che una ragazza deve essere onorata se non è sposata.

E la lingua rom?

Parliamo sia lo slovacco che il romanés.

Avete qualche tradizione per Natale?

Io resto a casa, ma altri membri della famiglia vengono in visita. Dico a mio marito: andrà come voglio io. Tutti saranno a casa per la cena della vigilia e nessuno uscirà da casa. Questa è la mia tradizione.

Tuo marito ha mai fatto storie?

All'inizio l'ha fatto. Andava dai suoi genitori e mi lasciava sola a casa. Non mi arrabbiavo mai con lui. Poi ha capito che non era giusto.

Così le donne hanno ottenuto dei diritti nella vostra famiglia?

Siamo donne terribilmente orgogliose. E siamo grandi martiri; possiamo sostenere qualsiasi cosa. Tutti hanno sofferto di qualcosa nella vita. Ma noi siamo anche capaci di dimenticare.

Questo significa che le donne nella tua famiglia soffrono perché corrono dietro agli obiettivi della loro vita?

Sì. Sanno cosa vogliono dalla vita.

Le interviste con le donne rom sono parte di un progetto della Roma Press Agency e saranno pubblicate in un prossimo libro.

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Di Fabrizio (del 31/10/2009 @ 09:54:17, in media, visitato 2489 volte)

Firenze: una madre denuncia un tentativo di rapimento del figlio di tre anni. I carabinieri arrestano due rom nel parcheggio di un supermercato. Nelle pagine locali dei quotidiani non compare l’arte del dubbio né la minima menzione della leggenda dei "rom che rapiscono i bambini".

Siamo costretti, ogni volta, a ricominciare da zero. Due successivi lanci d’agenzia Ansa del 28 ottobre riportano quanto segue:

ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO
(ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Ha negato più volte l’elemosina a due rom nel posteggio di un supermercato, finché uno di loro ha afferrato per un braccio il suo bambino di tre anni seduto nel carrello della spesa: sono queste le circostanze in cui una donna ha temuto il sequestro del figlioletto oggi, all’Ipercoop di Lastra a Signa (Firenze), denunciando il fatto ai carabinieri.
Terrorizzata, la madre ha allontanato con decisione il rom per liberare il bambino e, presa con sé anche l’altra bimba di un anno che al momento era dentro l’auto, è scappata dentro il centro commerciale. Qui ha chiesto aiuto a una guardia giurata, dicendo che le volevano rapire il figlio. L’episodio, molto concitato, è avvenuto verso mezzogiorno.
I due rom hanno 16 e 33 anni e sono stati arrestati dai carabinieri per tentativo di sequestro di persona. Sembra che da tempo avvicinassero i clienti del supermercato per chiedere elemosina e anche oggi hanno fatto lo stesso. I due hanno agito mentre la donna si affaccendava tra l’auto e il carrello per sistemare i bambini. L’hanno circondata, le hanno chiesto insistentemente denaro e la donna glielo ha negato più volte. Poi, ad un certo punto, il rom più giovane avrebbe preso per un braccio il bimbo, forse per tirarlo giù dal seggiolino. Per la madre glielo voleva portare via. (ANSA).

ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (2)
(ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Secondo quanto appreso successivamente, la madre, molto spaventata, è rimasta a lungo dentro il supermercato accanto alla guardia giurata, dicendo che non sarebbe uscita se qualcuno degli addetti non avesse scortato lei e i bambini fino all’auto. La donna temeva tantissimo di incontrare ancora i due Rom.
Intanto, una pattuglia dei carabinieri ha rintracciato i due nel piazzale dell’Ipercoop e li ha fermati per l’identificazione. Successivamente alla denuncia della madre sono scattati gli arresti. La posizione del sedicenne è al vaglio della procura presso il tribunale dei minorenni. Inoltre risulta che il rom di 33 anni era già stato denunciato dai carabinieri per aver disturbato altre volte i clienti del supermercato nel posteggio. (ANSA).

In termini simili riprendono la notizia i giornali locali. Ad esempio, Il Corriere fiorentino la ripete quasi alla lettera, intitolando Rom afferra il braccio del bambino La madre teme il sequestro: arrestato. La Nazione sceglie "Due zingari nel parcheggio volevano rapire mio figlio" e mette la notizia sia nella prima pagina nazionale sia nelle locandine all’esterno delle edicole. Il Nuovo Corriere titola: Rifiuta l’elemosina a due rom nel parcheggio Coop – Afferrano il bimbo di tre anni sul carrello, arrestati. L’Unità mette solo una breve con questo titolo: Rom afferra bimbo – La madre denuncia – "Voleva rapirlo" – Finisce in manette

La Repubblica, edizione di Firenze, non si accontenta, e titola:
La madre nega i soldi cercano di rubare il bimbo
http://firenze.repubblica.it/dettaglio/Nega-elemosina-a-rom-cercano-di-rubarle-il-bimbo/1763325
Il resto dell’articolo dipende in tutto dal testo dell’agenzia, e il titolo rimane del tutto ingiustificato.

Era dal maggio 2008, ai tempi del rogo di Ponticelli, che non leggevamo un titolo così irresponsabile. In quel mese ci furono tre presunti casi di rapimento: oltre a quello campano, uno a Catania e uno a Serradifalco. Tutti tipologicamente affini ai casi smontati nella preziosa ricerca di Sabrina Tosi Cambini "La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), CISU editore, 2008. Da allora, su "La Repubblica" si è parlato del presunto rapimento di bambini da parte di rom, soprattutto negli editoriali del grande storico Adriano Prosperi, volti a denunciare prima il caso di pogrom avvenuto a Ponticelli, e poi il clima crescente di intolleranza, favorito da comportamenti e titoli di questo genere. Eppure non mancavano, secondo gli esperti, i segnali per evitare di cadere in questi comportamenti. Su un sito molto frequentato da giornalisti, uno di loro scriveva in quei giorni:

"Se doveste sequestrare un bimbo per i vostri turpi scopi, andreste a prelevarlo tra la folla di un centro commerciale cercando di sfilarlo alla mamma che fa la spesa? Certo che no.
A maggior ragione se foste veri professionisti del rapimento di bambini come la maligna tradizione popolare considera gli zingari.
Eppure, senza un battito di ciglia, senza il minimo dubbio, nei circuiti dell’informazione è in pieno fermento la notizia di due Rom arrestati a Catania per aver tentato di rapire una bambina dal carrello della spesa.
(…). Un normale esempio di come l’informazione possa reagire a determinati stimoli con riflessi di trionfante emotività e ignoranza. Una sorta di schiavitù (e non certo di rispetto) nei confronti del lettore.
Cosa infatti preferireste sentirvi dire? Che gli zingari rapiscono i bambini o che questa è una volgare credenza popolare senza fondamento? La versione della credenza popolare dura a morire è più faticosa da digerire, esige una qualche riflessione, impone domande critiche e dubbi, è, insomma terribilmente più fastidiosa. Meglio crederci" (Luigi Irdi, Con un buon aspirapolvere conquisterai il Paese, in http://www.ilbarbieredellasera.com , maggio 2008).
E pochi mesi più tardi un giornalista spagnolo così descriveva il clima in cui era maturata la frottola del ratto di Ponticelli: "Angelica V. (…) ha avuto la sfortuna di trovarsi a Napoli quando il governo Berlusconi ha inaugurato al sua politica del pugno di ferro. Il presidente del consiglio aveva appena nominato come Ministro dell’Interno Roberto Maroni, della Lega Nord, il cui obiettivo dichiarato era restituire le strade agli italiani e ristabilire un senso di sicurezza. Maroni aveva le idee chiare e un solo nemico in mente. Non la camorra, la ‘ndrangheta o Cosa nostra. Ma i rom" (Miguel Mora, Reportaje: xenofobia en Italia. Condenada a ser condenada, in «El País», 1 febbraio 2009).

Non è la prima volta che "Repubblica" parla un doppio linguaggio, quello in prima pagina di e per persone intelligenti, e quello, nelle pagine di cronaca soprattutto locale (ma non solo: ci sono gli spazi di Corrado Augias e qualche incursione dello spiritoso Michele Serra), in cui le più improbabili leggende metropolitane vengono riusate come titoli per un lettore, evidentemente ritenuto disponibile a ogni infamia. E anche in altre occasioni la mancanza di professionalità ha avuto la meglio su qualsiasi deontologia. Ricordiamo bene come, nelle prime ore successive al delitto di Novi Ligure, mentre alcuni cronisti meno stupidi esprimevabo cautela, l’inviato de "LA REPUBBLICA" si inventava che " …. altri testimoni avrebbero confermato che si tratta di banditi di origine slava" (M.Preve, La Repubblica , giovedì 22 febbraio 2001).

La cosa divertente è che probabilmente fra qualche mese, confidando nella scarsa memoria dei lettori, il redattore di "Repubblica" ci spiegherà che loro, non ci hanno mai creduto nella storia della zingara rapitrice. L’ha fatto, a proposito della presunta rapitrice di Ponticelli, un giornalista del "Corriere", Marco Imarisio, sostenendo tre cose verosimili e attendibili ma in contrasto con il comportamento dei suoi colleghi della "grande stampa": (a) "da subito gli abitanti del quartiere che conoscono la famiglia della bambina" sostengono che quella del tentato rapimento è "una bugia"; (b) i giornalisti accorsi sul posto si rendono conto che "il ratto non è mai stato tale"; (c) passi per i giornalisti, che "si sa", "esercitano il dubbio", "ma del fatto che nulla torni in questa storia è convinta anche la polizia". Imarisio tace del tutto sul fatto che tante testimonianze e convinzioni sono state accuratamente rimosse nella quasi totalità dei quotidiani di quel 12 maggio 2008 e dei giorni successivi.

Quanto all’esercizio del dubbio, pare che in quell’occasione sia stato azzerato. Cfr. M. Imarisio, I giorni della vergogna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008, p.114. Del resto, Imarisio è lo stesso cronista che, sul delitto di Erba, aveva scritto :"Castagna sa tutto, sa che l’unica spiegazione possibile per quest’oscenità passa dalle compagnie e dai traffici di Azouz e dei suoi fratelli" ( L’ ultimo regalo del padre: difendere l’ uomo di Raffaella, in Corriere della Sera, 13 dicembre 2006.)

Giuseppe Faso

[Fonte: Giornalisti contro il razzismo]

http://www.giornalismi.info/mediarom/

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Di Fabrizio (del 31/10/2009 @ 09:46:59, in Italia, visitato 2492 volte)

Invitiamo tutti a partecipare a questi interessanti incontri con il poeta Paul Polansky, in particolare domenica 1 novembre alle ore 16.00 alla Scola Jungla in Via Cupa Perillo, campo rom, sede della nostra associazione.
Vi aspettiamo

Programma:

Domenica 1 novembre

ore 12.00
Il poeta Polansky incontra la comunità rom di Scampia
Pranzo conviviale al "bar " di Nino in Via Cupa Perillo - Scampia, Napoli

ore 16.00
Incontro pubblico alla Scola Jungla, sede dell'associazione chi rom e...chi no in Via Cupa Perillo
Scampia, Napoli.
Reading di poesie
a seguire proiezioni video che raccontano l'esperienza dell'ass. sul quartiere:
A metà - Dal cemento - Quarto Piano

Degustazione di torte e pasticcini

L'incontro è organizzato dal Comitato con i rom

Lunedì 2 novembre

ore 16,30
Biblioteca Nazionale di Napoli
Sala di lettura sezione Venezuelana
Incontro con Paul Polansky

con l'autore
Mauro Giancaspro
(Direttore Biblioteca Nazionale di Napoli)

Sergio Iagulli
(Direttore Casa della poesia)

Gordon Poole
(Docente di Letteratura americana all'Università L'Orientale di Napoli)

Collaborano:
Lucia Marinelli e Maria Massimo

ore 21,30
Canto Libre
Via S. Giovanni Maggiore Pignatelli, 35
Napoli
Reading di Paul Polansky
con i musicisti.
Massimo Mollo, Ferdinando Gandolfi, Gianluca Mercurio, Andrea Sensale

http://chiromechino.blogspot.com/

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Di Fabrizio (del 30/10/2009 @ 09:11:58, in Europa, visitato 1925 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Il Centro Arte Rom riunisce artisti per promuovere la cultura e l'arte rom. Tutti gli interessati possono spedire il loro CV, segnalare le loro pagine web o mandare cataloghi con le loro opere.

E' un invito a tutti i pittori rom di tutto il mondo e specialmente ai Rom di Europa. Unitevi al nostro progetto e mostrate il lato positivo dei Rom.

Grazie,

Roma Art Center
Mr. Kasum Cana
10000 Zagreb, Avenija.Marina Drzica 4.
Republic of Croatia
Tel/Fax: 00385 1 6008 612
Mob: 00385 91 253 71 54
E-mail: romacana@yahoo.com

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Di Fabrizio (del 30/10/2009 @ 09:09:09, in Italia, visitato 1978 volte)

mercoledì 4 novembre 2009 dalle 17.00 - Aula Magna Facoltà di Scienze Politiche, Viale S. Ignazio 78 CAGLIARI

Organizzatore: Sucania Bottega del Commercio Equo e Solidale

Gianfranco Bottazzi, docente di Sociologia Economica e Silvia Niccolai, docente di Diritto Pubblico presentano il volume curato da Gianni Loy, docente di Diritto del Lavoro e Roberto Cherchi, Ricercatore di Diritto Costituzionale.
La pubblicazione è stata realizzata con la collaborazione di Sucania Onlus e Fondazione Anna Ruggiu.

Nell'ultimo anno è esplosa, in Italia, una vera e propria "questione Rom". Nel passato ha riguardato prevalentemente aspetti socio-culturali, a volte causa di conflitto con le popolazioni indigene che non gradiscono la vicinanza degli insediamenti di Rom e Sinti.
A partire dal 2008, il fenomeno ha assunto particolari caratteri, per l'approvazione di una vera e propria legislazione speciale per questa categoria di persone, spesso cittadini italiani, ai quali, in luogo del diritto comune, si applicano norme del tutto peculiari in materia di residenza e di controlli, con la possibilità di sottoporre anche i minori a forme di identificazione mediante il rilascio di impronte digitali. Diverse amministrazioni, infine, negano ai Rom l'accesso ai servizi e ai benefici previsti per tutti i cittadini.
Il volume traccia un quadro d'insieme del fenomeno, a partire dai presupposti culturali, e approfondisce, sul piano dei diritti, la posizione di Rom e Sinti in riferimento alla Costituizone italiana e alla copiosa normativa comunitaria volta a proteggere questa etnia.
Gli autori sono in prevalenza ricercatori che collaborano con università italiane, alcuni di etnia rom, a dimostrazione che anche in Italia questo popolo incomincia a riflettere sulla propria storia e sulle proprie condizioni di vita.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 29/10/2009 @ 09:19:33, in musica e parole, visitato 1872 volte)

Macska, la Principessa, era apprezzata anche da grandi artisti.

Nella foto, viene abbracciata dal M° George Moldoveanu, violinista di grande qualità, già dirigente d’uno dei più importanti complessi di musica popolare in Romania, l’Ansamblu Maria Tănase.

L’apprezzamento, in occasione del Natale 2004, era stato reciproco.

Anzi, generosamente, la Principessa, vincendo la naturale ritrosia e superando istintivamente d’un balzo ogni cerimoniale (Moldoveanu è nobile solo in quanto violinista), aveva preso l’iniziativa di saltare in braccio al Maestro.

Tra Principi, talvolta, ci s’intende. E, in quel caso, questo avvenne.

Quanto allo strumento, lei sapeva eseguire degli accordi, davanti ai quali lo stesso Moldoveanu, come si vede, era rimasto senza parole.

E senza strumento.


George Moldoveanu, che in patria dirigeva una famosa orchestra, con tournées eccetera, in Italia, dove ora è tornato, suona sul tram, spero raccogliendo più di Bell.

Gli amici si tengono nel cuore al caldo, e così ho pensato che forse sarebbe possibile attraverso Mahalla pubblicare un suo breve curriculum (scaricabile QUI), invitando quanti ne hanno l’occasione o la possibilità a promuoverlo.

n° di tel. 02 48 40 91 14, con segreteria, su cui lasciare un messaggio

Ernesto Rossi

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