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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:09:01, in  Italia, visitato 1746 volte)
		  
	 
    
		
      Segnalazione di Marco Brazzoduro 
  
OPINIONI 
8/2/2011 Caro direttore, 
La Stampa ha dedicato la sua apertura al rogo nel campo nomadi della via Appia, 
a Roma, sottolineandone il carattere tragico e il rilievo politico. Le scrivo 
per sottoporre alla considerazione dei suoi lettori alcune informazioni sulla 
situazione dei rom in Italia che non ho ancora visto riportate sui giornali. 
 
Il sindaco Alemanno si è lamentato, ieri, per gli impedimenti burocratici che 
avrebbero ostacolato una da lui auspicata accelerazione della politica di 
sgomberi attualmente in vigore in almeno cinque regioni d'Italia, una politica 
che faciliti il ricollocamento dei nomadi nelle aree a loro destinate dalle 
municipalità sulla base di piani nomadi formulati dalle municipalità. Ebbene, mi 
pare che il sindaco dimentichi che in Italia vige ufficialmente, dal maggio 
2008, uno «Stato di emergenza in virtù della presenza delle comunità nomadi» che 
conferisce - sulla base di una legislazione di protezione civile concepita per i 
disastri naturali - dei poteri straordinari ed eccezionali ai commissari 
delegati all'emergenza, tra cui i prefetti di Roma e Milano. 
 
Dal maggio 2008 con cadenza annuale lo stato di emergenza in virtù della 
presenza dei nomadi è stato rinnovato puntualmente ed esteso a cinque regioni 
italiane - l'ultima volta nel dicembre scorso protraendo la fine dell’emergenza 
al dicembre 2011. I commissari straordinari hanno goduto, negli anni passati, di 
ampissimi poteri che hanno loro consentito addirittura di censire le popolazioni 
rom presenti nelle loro regioni (cittadini italiani o no), con un'iniziativa del 
tutto dubbia dal punto di vista del diritto alla privacy e alla non 
discriminazione. La stessa emergenza nomadi ha permesso che nella sola città di 
Milano siano stati eseguiti 170 sgomberi nel 2010 e che sia nel capoluogo 
lombardo che a Roma siano stati adottati dei regolamenti comunali eccezionali 
che si applicano ai soli campi nomadi, prevedendo condizioni di soggiorno 
speciali per i loro abitanti, quali la necessità che l’intero nucleo familiare 
sia esente da condanne passate in giudicato anche se scontate; che si debba 
mostrare un tesserino di riconoscimento per accedere alla propria area 
attrezzata; che non si possano invitare conoscenti e che non si possa circolare 
nei campi dopo le 22. Campi spesso sorvegliati da polizia privata. E’ una 
legislazione dubbia e speciale nelle mani dei sindaci delle due principali città 
d'Italia per fronteggiare l'emergenza nomadi. Inoltre esiste una banca dati 
fornita dal «censimento nomadi» che serve a conoscere la sussistenza e la 
collocazione degli accampamenti informali. 
 
Quanto le descrivo qui sopra è tutt’altro che esente da profonde criticità sotto 
il profilo del rispetto della parità di trattamento e dei diritti umani 
fondamentali. Oggi, mi chiedo, quali altri poteri desidera avere il sindaco 
Alemanno per fronteggiare l'emergenza? Persino cospicui fondi statali - più di 
15 milioni di euro per commissario delegato - sono stati messi a disposizione. 
Sia a Milano che a Roma quei finanziamenti sono stati usati per gli sgomberi e 
per il ricollocamento in aree destinate, scelte tra le più inaccessibili e meno 
appetibili delle periferie urbane, aree ampiamente sovraffollate perché a Roma - 
complice un sentimento antirom efficacemente diffuso dalle pubbliche istituzioni 
- nessuno ha voluto vendere al Comune aree da destinare ai «villaggi della 
solidarietà». 
 
Diciamo piuttosto che dal maggio 2008 l'emergenza nomadi è stata un pretesto che 
non ha risolto i problemi creati dall'effettivo afflusso di molte comunità rom 
dall'Est dell'Europa in una situazione già ampiamente degradata da politiche 
locali irresponsabili di segregazione, adottate in oltre venti anni nei Comuni e 
nelle regioni italiane. I poteri di emergenza in uso dal 2008 sono serviti ad 
attuare politiche ampiamente inaccettabili dal punto di vista del diritto 
all'eguaglianza ma altamente popolari data la comune antipatia verso i rom: 
censimenti, sgomberi, rimpatri, spostamento forzoso verso campi sovraffollati e 
dove vige un diritto «speciale». Perché il padre di quei bambini avrebbe dovuto 
portarli a vivere in un campo attrezzato regolato da norme simili? E magari 
ancora più inaccessibile del luogo dove effettivamente si è compiuta la 
tragedia? Pochi giorni fa, qui a New York, l'Italian Academy della Columbia 
University ha dedicato la sua annuale conferenza sulla memoria dell’Olocausto ai 
rom. In Italia non si sa neanche che c'è stato un Olocausto rom, in cui, come 
succede oggi, i rom erano obbligati a vivere in campi speciali, dove vigevano 
leggi speciali e dove le condizioni di vita non erano certo migliori di quelle 
che si potevano creare da soli, nelle baracche certo pericolose e pericolanti, 
ma almeno esenti dal diritto speciale dei sindaci. 
 
COSTANZA HERMANIN Ricercatrice dell’European University Institute Fulbright 
Fellow alla Columbia Law School, New York 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:53:21, in  Italia, visitato 2016 volte)
		  
	 
    
		
      
  
Una società che non sa fermarsi, anche piangere, e pensare cose nuove quando 
quattro bambini muoiono bruciati perché senza la stufetta, alla lunga, 
morirebbero di malattia e di freddo, ha poco futuro. Perché la pietas, 
che contiene commozione, compassione, rende intelligenti e aiuta a costruire 
soluzioni più umane. Non è chiaro se Roma, la gente comune, riuscirà a resistere 
alle banalità volgari di chi invoca misure «drastiche», «se ne tornino a casa 
loro», «se non hanno occupazione e un luogo dove stare vengano espulsi con la 
forza» (il responsabile del Comitato per la sicurezza), e così via. 
Tutte le indagini su intolleranza e razzismo rilevano un sentimento anti-rom 
in cima alla graduatoria, in tutta Europa. E si scatena di più in tempi di 
fragilità sociale, indicando capri espiatori facili, gli "zingari". Un popolo di 
ragazzini (la metà di quelli che sono in Italia sono minori), la metà italiani 
da secoli (dove andrebbero espulsi?), gli altri tutti europei, di cui una parte 
consistente ex-jugoslavi, alla seconda generazione di nati in Italia: ma sono 
anni che la proposta della Comunità di Sant'Egidio di rilasciare un permesso di 
soggiorno di lungo periodo non ha risposta, e vengono lasciati in un limbo 
legale che crea marginalità e, davvero, il contrario della sicurezza. 
Su tutto questo scontiamo, oggi, il precipitato di una predicazione del 
disprezzo e della paura che a Roma – in una delle città più sicure del mondo – 
ha fatto della questione "rom" un perno di campagne elettorali che non sono mai 
finite e che hanno autorizzato i romani a non vergognarsi dei propri istinti un 
po' bassi. Per gli "zingari", vittime dello sterminio razzista mai risarcite e 
di un "anti-gitanismo" per cui non esistono nella società europea e italiana gli 
anticorpi che esistono verso l'antisemitismo, non valgono, anche per gli 
amministratori, quasi mai, quello che vale per la gente comune. Che hanno gli 
stessi desideri e necessità che abbiamo "noi". E finché non si pensa in questo 
modo le soluzioni offerte sono tutte parziali e alla fine inefficaci. 
Per gli zingari non vale normalmente l'idea che la responsabilità anche 
penale è personale. Se uno commette un reato tutto il gruppo può essere 
allontanato perché pericoloso socialmente e anche la "casa", persino in campo 
attrezzato legale e pagato dai contribuenti, può essere abbattuta, assieme 
all'intero campo (è accaduto). Per gli zingari continua la leggenda che «non 
vogliono casa» e il massimo che si pensa è «villaggi attrezzati», finora di 
pessima qualità: se temporanei è un conto, se uno li concepisce come l'approdo 
di una vita è un altro. 
Non è solo la giunta attuale, a Roma, che è in ritardo. Tutte le giunte degli 
ultimi vent'anni, nonostante gli sforzi, similmente hanno fallito l'obiettivo: 
perché mai, simultaneamente, è stata creata la sicurezza abitativa per tutti, 
assieme a un piano di inserimento scolastico accompagnato, per tutti: anche con 
borse di studio, come si è fatto per l'Italia più povera, nel dopoguerra o negli 
anni '70 a Roma, quando sono state eliminate le baracche e i borghetti. 
E da vent'anni e più, a metà anno, in un gioco dell'oca autolesionista, gli 
sgomberi sollecitati dalla popolazione interrompono i percorsi di inserimento 
scolastico e anche il monitoraggio delle forze dell'ordine. C'è da augurarsi che 
con la commozione si avvii un piano vero. Per l'inverno, se non c'è di meglio, 
anche le caserme, cose con un tetto. Ma che sia un piano che accanto ai 13 campi 
da finire di realizzare preveda una transizione e una compensazione anche di 
affitti e edilizia "normale". Che preveda la possibilità di un'alternativa 
quando due gruppi sono troppo disomogenei e non possono vivere insieme. Il 
diavolo sta nei dettagli e questi sono dettagli da tenere in considerazione. 
Come generalizzare il progetto europeo (già attivo con sant'Egidio) di 
scolarizzazione incentivata, con percorsi di inserimento professionale 
accompagnato, in maniera personalizzata. 
Sono in tutto 7000 persone, in gran parte ragazzini. Per Roma si tratta di 
350 persone per circoscrizione. Non è una grande emergenza. L'unica emergenza 
vera è fare rientrare i bassi istinti di tutti. O qualunque soluzione sarà 
difficile.  
Mario Marazziti 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:20:00, in  Italia, visitato 1834 volte)
		  
	 
    
		
      Venerdì 18 febbraio, ore 17.00 
in via Treviso 33 - MILANO* 
  
Storia dei Rom e dei Sinti dall'India alle nostre periferie, secoli di 
emarginazione e persecuzioni contro un popolo "diverso", con particolare 
attenzione allo sterminio operato dai nazisti durante la Seconda Guerra 
Mondiale. 
Interviene Paolo Finzi, della rivista anarchica "A", produttore del doppio 
DVD + libretto "A forza di essere vento. Lo sterminio nazista degli Zingari" 
(una traversa di via Padova) 
autobus 56 oppure MM2 (linea verde) fermata Cimiano 
tel. 02-89.91.9073 / 340-6055.786 
fax 02-40.04.4537 
email martesana.mi@usi-ait.org
 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:40:54, in  Italia, visitato 1809 volte)
		  
	 
    
		
      
Blitz quotidiano 
 
La Lega vuole chiudere l'Unar, l'ufficio per il contrasto alle discriminazioni 
razziali, finanziato dallo Stato con due milioni di euro annuali. L'osservatorio 
anti-razzismo potrebbe essere soppresso grazie a una proposta dei senatori del 
Carroccio al decreto Milleproroghe. Con questa mossa il partito intende fermare 
"questi oscuri burocrati che da sei mesi a questa parte si sono messi a fare 
politica trasformandosi in maestrini dalla penna rossa: qui siete razzisti, 
lì xenofobi, abusano del concetto di discriminazione indiretta e pretendono una 
parificazione totale tra il cittadino autoctono e l'extracomunitario ospite 
temporaneo. Quei due milioni sono soldi buttati, l'ufficio va soppresso", dice 
Sandro Mazzatorta, senatore leghista. 
La Lega Nord, attraverso cinque senatori, con la modifica numero 1.146 (andrà 
ai voti all'inizio di marzo) ha chiesto la soppressione "a decorrere dal 31 
marzo 2011" dell'Unar, nato per volontà dell'Unione europea e accolto dal 
governo Berlusconi solo nel 2005. In un successivo emendamento, già depositato, 
si suggerisce che quei soldi siano destinati "alla Fondazione Teatro Regio di 
Parma per la realizzazione del Festival Verdi". L'Ufficio contro le 
discriminazioni è insediato in tutti i paesi dell'Unione europea e solo in 
Italia e in Finlandia ed è a libro paga del governo (con soldi comunitari, in 
verità). 
La Lega dice che i due milioni annui spesi per finanziare l'Unar sarebbero 
inutili. Ma cosa fa precisamente l'Agenzia anti-razzismo? Questi alcuni 
interventi compiuti negli scorsi anni. L'Unar intervenne sui bonus vacanza 
proposti dal ministro Brambilla chiedendo dati anche in base alla cittadinanza. 
L'ufficio ha anche aperto un contenzioso con il Comune di Trieste: 
"Discriminanti i bonus bebè". Richiamo per un manifesto leghista a Prato che 
raffigurava arabi e zingari in fila davanti agli italiani. 
10 febbraio 2011 | 11:25 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:49:25, in  Italia, visitato 1930 volte)
		  
	 
    
		
      Che gli anarchici non siano teneri con lo Stato, è una cosa 
risaputa. Però, prima che si smetta di parlarne, è interessante seguire la loro 
ricostruzione di cosa è successo, non solo una settimana fa, ma in questi anni
 
Roma, 6 febbraio. Quattro bambini bruciano vivi in una baracca ai margini del 
nulla metropolitano. 
Siamo a Tor Fiscale. Assi, plastica, poche povere cose. Basta una scintilla, un 
braciere acceso per tenere lontano l'inverno, e il fuoco si mangia tutto. 
Il resto è copione già visto. La disperazione dei parenti, l'indignazione del 
sindaco post fascista della capitale, che strilla che servono poteri speciali 
per fare campi sicuri, che si infuria contro la burocrazia. Un alibi traballante 
ma poco importa. In fondo sono solo zingari. 
La mattina dopo arrivano le ruspe e tirano giù tutte la baracche. L'ordine è 
ripristinato.  
Arriva anche la magistratura, che mette sotto inchiesta il padre e le due madri: 
abbandono di minore. La madre di tre dei bambini e nonna del quarto non crede 
all'incidente: il braciere era lontano, le fiamme sono divampate troppo in 
fretta. 
Una vicenda che ne ricorda un'altra di qualche anno fa. 
Quattro bambini rom morirono nell'incendio di una baracca di legno sotto ad un 
cavalcavia, vicino alla raffineria di Stagno, a Livorno, l'11 agosto del 2007. I 
genitori vennero arrestati con l'accusa di abbandono di minore e di incendio 
doloso, nonostante avessero detto di essere stati aggrediti. 
Prosciolti dall'accusa di incendio doloso, patteggiarono e vennero scarcerati 
perché incensurati. Sulla vicenda calò il silenzio nonostante il rogo fosse 
stato rivendicato del GAPE – Gruppo Armato di Pulizia Etnica. 
 
Quando ci sono di mezzo i rom viene sfogliato l'intero florilegio di pregiudizi 
razzisti nei loro confronti. Se i bimbi muoiono è colpa loro, che non ci badano, 
che vanno in giro a rubare, che li fanno vivere in roulotte e baracche. 
Come se qualcuno – davvero – potesse scegliere di vivere di elemosina in una 
baracca senza nulla. 
Esemplari le dichiarazioni razziste di Tiziana Maiolo, di Futuro e libertà, dopo 
il rogo di Tor Fiscale. Per lei i bambini Rom che fanno pipì sui muri sono meno 
educati del suo cagnolino. 
Nel luglio del 2008 una bambina rom, appena sgomberata da una ex fabbrica 
abbandonata in via Pisa a Torino, disse "almeno per un po' ho vissuto in una 
casa vera". Una casa con il gabinetto. E porte, finestre, luce… Dopo lo sgombero 
la riportarono lungo il fiume in una baracca piena di topi. 
 
A Torino, il 14 ottobre del 2008 andò a fuoco un campo rom in via Vistrorio. Tre 
molotov in punti diversi e l'insediamento sulle rive del torrente Stura andò in 
fumo. Ci vivevano 60 persone. 
Non andò peggio perché un ragazzo diede l'allarme. I giornali allusero alla 
possibilità che il campo l'avessero bruciato gli stessi rom, per forzare la mano 
al comune ed ottenere posto nell'area allestita per l'emergenza freddo. Le 
prove? Non era morto nessuno! 
Qualche mese dopo, la magistratura, dopo decine di aggressioni a immigrati e 
tossici, mise gli occhi sul gruppo fascista "Barriera Domina": nei telefonini di 
alcuni di loro trovarono le scansioni dei giornali che parlavano del rogo di via 
Vistrorio. Due righe in cronaca e poi l'oblio. 
Chi ha dato ha dato, chi avuto avuto. 
Sulla vicenda il sito Ojak, oggi purtroppo non più attivo, fece una 
controinchiesta. 
 
Quelli come Alemanno vogliono i campi. Altri vorrebbero cacciare tutti. I più 
chiudono gli occhi e non guardano, magari si commuovono anche un po'. I bambini 
fanno sempre tenerezza. 
 
Il rogo di Tor Fiscale, come già quello di Stagno, ha fatto notizia perché i 
bambini erano quattro, altrimenti sarebbero bastate poche note in cronaca, 
ordinaria amministrazione. 
Un bambino muore di freddo, un altro bruciato, un altro se lo porta via una 
banale influenza. 
Infinito l'elenco dei campi rom andati in fumo. A volte distrutti da bravi 
cittadini, decisi a fare pulizia. Etnica. Altre volte bruciati dalla povertà che 
non concede sicurezza. 
 
Resta il fatto che quei quattro bambini sono stati ammazzati. Resta il fatto che 
ogni giorno, in qualche dove, c'è qualcuno che muore. Muore di povertà. 
La povertà non è un destino. 
I responsabili siedono sui banchi dei governi e nei consigli di amministrazione 
delle aziende. 
Nessuno si creda assolto, perché l'indifferenza è complicità. 
Federazione Anarchica Torinese -FAI 
 
Per approfondimenti
www.noblogs.senzafrontiere.org  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 14/02/2011 @ 09:16:27, in  Europa, visitato 1746 volte)
		  
	 
    
		
      
Virgilio notizie 
Anche presidente Basescu ha detto che non la firmerà mai 
 
Roma, 9 feb. (TMNews) - Rom somiglia troppo a romeno. E così a Bucarest qualcuno 
aveva pensato di cambiare la denominazione ufficiale della minoranza, adottando 
il termine "zingaro". Tuttavia, il Senato oggi, secondo quanto riferisce 
l'agenzia di stampa Mediafax, la proposta di legge è stata bocciata. 
Sono 51 i senatori che hanno votato contro la proposta. Ventisette si sono 
espressi a favore, cinque si sono astenuti. E' stato così ignorato il parere 
delle commissioni per i diritti umani e le pari opportunità che avevano 
approvato la proposta avanzata dal parlamentare liberaldemocratico Silviu 
Prigoana. 
L'Accademia di Romania e parte del governo avevano dato il loro sostegno alla 
legge, affermando che il termine "zingari" è utilizzato nella gran parte dei 
paesi europei. Si erano invece detti contrari il ministero della Cultura, il 
ministero degli Esteri, il Dipartimento per le relazioni interetniche e il 
Consiglio nazionale contro la discriminazione. 
Il presidente romeno Traian Basescu, in un'intervista al Financial Times a 
metà dicembre, aveva detto che non avrebbe mai promulgato la legge, perché 
sarebbe stato un gesto di discriminazione nei confronti della comunità rom. 
La legge deve ancora essere discussa alla Camera dei deputati. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 14/02/2011 @ 09:22:09, in  Italia, visitato 1810 volte)
		  
	 
    
		
      Stavolta si è trattato solo di uno
sputo. 
Poteva finire molto,
ma molto peggio. 
Perché lo scrivo? Perché solo qualche settimana fa abbiamo 
fatto indigestione della parola MEMORIA, ma la memoria è vigliacca: si desta 
quando meno te l'aspetti. Anche se il giorno di san Valentino meriterebbe un 
post diverso 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 14/02/2011 @ 09:33:40, in  Italia, visitato 1820 volte)
		  
	 
    
		
      
  12 feb 2011 
 
Quattro bambini arsi vivi nel sonno, nella baracca di un microcampo abusivo 
nelle campagne della via Appia Nuova a Roma. Lo scorso 6 febbraio, il destino 
non poteva scegliere modo più doloroso per riproporre sull’agenda pubblica la 
"questione rom", la difficile integrazione di una comunità guardata con 
diffidenza e fastidio (come testimoniano alcuni inquietanti commenti apparsi sui 
social network) anche quando a parlare dovrebbero essere solo le lacrime. 
Dijana Pavlovic, attrice serba ma milanese d’adozione, vice-presidente della 
Federazione Rom e Sinti Insieme, in questi anni ha assunto il ruolo di "voce" di 
un popolo (150mila in Italia) nascosto, non riconosciuto se non come spauracchio 
da agitare per raccogliere facile consenso elettorale. Con lei abbiamo 
affrontato le ragioni di questa difficoltà. 
Dijana, qual è l’origine dei pregiudizi verso i rom? 
"Non sono una psicologa ma avverto il peso del cliché, anche romantico, che 
pesa sulla figura dello zingaro. Evoca libertà ma anche mistero, oscurità, 
furto. E’ vero: il popolo tzigano è distante dal rigido inscatolamento tipico 
dell’occidente. I rom hanno sempre vissuto segregati eppure per noi la libertà è 
un atteggiamento mentale, la straordinaria capacità di vivere la vita alla 
giornata. Prendere la fisarmonica e cantare nei momenti più difficili. Non è una 
visione pittoresca ma la realtà profonda. Un’immagine che porto con me degli 
sgomberi a Milano è una fila di persone, amici, tutti con la valigia in mano, 
scortati dalla polizia per abbandonare la loro casa. Tra loro un signore 
anziano, con i baffi, che in preda alla rabbia, alla disperazione, ha preso una 
fisarmonica ed ha iniziato a suonare. Toglieva il respiro. La società è troppo 
legata all’idea del possesso, vali in base a quello che hai nel portafogli. Gli 
zingari, invece, si giudicano tra loro in base a quello che sei. E questo in 
occidente fa molta paura". 
A che punto è la battaglia sulla richiesta dello status di minoranza 
linguistica? 
"Al punto zero. Nel 1999 i rom non sono stati inclusi nella legge che regola 
la materia, eppure la comunità italiana è presente sul territorio dal 1400. E’ 
un problema tecnico: in Italia lo status si riconosce solo ad una comunità 
legata ad un territorio. I rom non lo sono, per la specificità della loro 
cultura. E’ solo una scusa che nasconde una precisa volontà politica: non 
riconoscere i rom, non stabilire un rapporto e quindi non rispettarli". 
Qual è il ruolo della scuola? 
"In Italia siamo indietro, a scuola i bambini rom sono dati per spacciati. 
In altri paesi ci sono rom laureati, qui manca completamente una classe 
dirigente. Nessuno si preoccupa della conservazione della lingua romanes, il 
vero "luogo" della cultura rom. E’ difficile quando vivi nei ghetti, provare ad 
uscirne. Ti racconto un episodio che ho vissuto quando facevo la mediatrice 
culturale nelle scuole: seguivo un ragazzino rom di 11 anni, molto sensibile. 
Ogni mattina era prelevato da uno scuolabus con la scritta "pulmino rom". A 
scuola era scaricato in una classe con la scritta "aula rom". Lui capiva 
perfettamente di essere trattato diversamente. Un giorno la preside, gli dice 
"resisti, che tra un anno per te la scuola è finita". Lui mi guarda e chiede: 
"Perché io non vado alle medie?". Per la preside era scontato che abbandonasse 
gli studi, nonostante fosse capace di continuarli". 
Qual è l’episodio di discriminazione più detestabile che ricordi? 
"I disegni degli scolari napoletani a Ponticelli con le scritte ‘bruciamoli 
tutti’. E l’infamante stereotipo degli zingari rapitori di bambini. E’ l’accusa 
che fa più male, davvero ingiusta. A quella di "ladri" siamo abituati ma 
basterebbe conoscerci solo un po’ per capire che i bambini sono amati e 
rispettati, sono il centro della nostra cultura. Immagina il dolore per quanto 
accaduto a Roma domenica scorsa". 
Sabino Di Chio 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 14/02/2011 @ 14:26:13, in  Italia, visitato 1954 volte)
		  
	 
    
		
      Segnalazione di Stefano Nutini 
venerdì 18 febbraio, ore 17.30 in Via Pietro Calvi, 29 - 20129 Milano 
 
Il comune di Milano butta i soldi nei continui e ripetuti sgomberi dei campi 
Rom. Non risolve niente, anzi peggiora le condizioni di esistenza nella nostra 
città. 
 
Le maestre e le mamme della scuola di via Rubattino, invece, con il loro agire 
hanno trovato risposte di vita quotidiana a problemi di convivenza anche molto 
gravi e ci mostrano una strada per uscire  dall’impotenza. Le invitiamo per 
approfondire la loro esperienza e discutere con loro del significato politico di 
ciò che fanno. Conducono Maria Cristina Mecenero e Alessio Miceli. 
Ad apertura dell’incontro verrà proiettato il video Seminateci Bene. 
 
Attenzione si inizia alle 17.30 
Circolo della rosa 
Circolo cooperativo Sibilla Aleramo - Libreria delle donne 
Via Pietro Calvi, 29 - 20129 Milano 
Tel.0270006265 
info@libreriadelledonne.it -
www.libreriadelledonne.it  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Sucar Drom (del 15/02/2011 @ 09:23:26, in  blog, visitato 1604 volte)
		  
	 
    
		
      
Milano, il Tribunale conferma: il Sindaco Moratti e il Ministro Maroni hanno 
discriminato i rom 
Con ordinanza del 24 gennaio 2010, il collegio giudicante del Tribunale di 
Milano ha respinto il reclamo opposto dal Comune di Milano avverso l'ordinanza 
del giudice civile di Milano dd. 20 dicembre 2010, con la quale era stata 
dichiarata la natura discriminatoria del comportamento a... 
Berlino, il 27 gennaio 2011 al Bundestag la commemorazione del Porrajmos 
Mantova, Articolo 3 ha presentato il Rapporto 2010 
Articolo 3, con il suo Osservatorio compie tre anni, e guadagna un importante 
riconoscimento: entra nella rete dell'Unar, l'Ufficio nazionale 
antidiscriminazioni razziali, che fa capo alla presidenza del 
consiglio-ministero per le Pari opportunità. In q... 
Firenze, al via le demolizioni nei "campi nomadi" del Poderaccio e 
dell’Olmatello 
Sono iniziate questa mattina le operazioni di demolizione di alcune strutture 
dismesse nei "campi nomadi" del Poderaccio e dell’Olmatello. Agli interventi, 
predisposti dalla direzione servizi tecnici, hanno assist... 
Porrajmos, Ue: i Sinti e i Rom sono stati vittime di una persecuzione su base 
etnica 
Il 15 dicembre scorso alcuni parlamentari europei hanno presentato 
un’interrogazione per chiedere il riconoscimento da parte dell'UE del genocidio 
dei rom e dei sinti durante la II Guerra mondiale... 
Roma, ennesima tragedia scuote la Capitale 
Mercoledì lutto cittadino nella Capitale per i quattro fratellini morti 
nell'incendio domenica sera. La procura di Roma ha aperto un fascicolo contro 
ignoti. Alemanno: tendepoli per smantellare le 'baracche della morte... 
Dedicaraia ia ghili u star tine ciave Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia 
U merape ilo dinglan mur vudar, La morte è davanti alla mia porta, tel u cibe, 
striscio sotto il letto, Deval na cher tamarà, Dio non farmi morire... 
Mantova, Korkoro (liberté - freedom) l'ultimo film di Tony Gatlif in prima 
visione 
L'Istituto di Cultura Sinta è lieta di invitare alla proiezione del poetico e 
pluripremiato ultimo film del regista Tony Gatlif: Korkoro (liberté - freedom) 
venerdì 11 febbraio 2011 a Mantova, ore 21.00, Cinema del Carbone in piazza don 
Leoni (di fronte alla Stazione ferroviaria). INGRESSO GRATUI... 
Roma, manifesta il fronte "no piano nomadi" 
Ieri sera diverse organizzazioni e comitati di Roma hanno organizzato una 
manifestazione dal titolo "contro il piano nomadi per il diritto alla casa". La 
manifestazione si è tenuta in Piazza del Campidoglio e ha visto la 
partecipazione di circa... 
Senatore Pietro Mercenaro: interrompere la spirale di ignoranza e pregiudizio 
Il rogo che domenica notte ha ucciso quattro bambini Rom in un campo alla 
periferia di Roma è una tragedia che obbliga ciascuno di noi ad un’assunzione di 
responsabilità... 
Roma, Sucar Drom: sosteniamo Najo Adzovic e il Sindaco Alemanno 
"E' stata una tragedia che pesa dolorosamente su ciascuno di noi e che ci rende 
ancor più convinti della necessità di non lasciare esposte a ogni rischio 
comunità che da accamp... 
     
	
	  
	
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