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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/06/2008 @ 10:37:20, in  casa, visitato 1684 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Libero.it 
Lunedí 23.06.2008 12:41 "Si può essere esemplari anche nel demolire le baracche. 
Forse una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far 
sapere a quelle persone dove sarebbero andate ad abitare qualche giorno 
prima di demolire loro la casa sarebbe stata una normale regola di 
educazione civica".  
La sala principale della Casa dell’Architettura è al buio. Lo schermo 
nero è attraversato dalle parole inviate in una lettera al ex sindaco di 
Roma, Veltroni, in occasione dello sgombero di Campo Boario, un campo 
Rom a Testaccio. Compaiono le prime immagini di "Rome to Roma - diario 
nomade". È un film documentario di Giorgio De Finis sui rom realizzato 
dal Laboratorio di Arte urbana Stalker di Roma, in collaborazione con 
l’Università di Roma Tre e l’Università di Belgrado presentato nella 
capitale alla presenza del Prefetto Carlo Mosca, Don Bruno Nicolini, 
presidente Centro Studi Zingari e una platea piena di studenti. Il 
documentario è la cronaca di un seminario che ha visto oltre 40 studenti 
provenienti da tutto il mondo andare alla scoperta dei campi nomadi 
delle capitali.  
Partito da Roma, il gruppo di studenti ha attraversato 
l’Adriatico alla scoperta dei campi rom della capitale serba Belgrado, e 
poi ancora di Skopje, in Macedonia. Quella di Roma, però, è stata la 
tappa più importante ed una sperimentazione particolare che ha portato 
alla luce una realtà complessa, come spiega lo stesso Prefetto di Roma, 
Carlo Mosca. "Roma è ricca di temi complessi - spiega 
il Prefetto -. È una città dove si vive drammaticamente il tema della 
casa, dove ci sono 6 mila procedimenti per sfratti, 2 mila sfratti 
esecutivi, dove c’è una carenza abitativa che portano a tutta 
una serie di condizioni che creano frattura sociale. Ma Roma è anche una 
città che è coinvolta in un altro tema, quello delle popolazioni senza 
territorio. Questo non è un tema di ordine pubblico e sarebbe molto 
facile ridurlo a tema di sicurezza pubblica: è un tema squisitamente 
sociale".  
Altra questione è quella della battaglia dei numeri dovuta 
alla mancanza di un vero e proprio censimento, segno anche 
questo di non curanza della presenza di questo "popolo leggero". "Sul 
territorio romano  - continua Mosca - qualcuno dice che siano 9 mila, 
qualcuno 15 mila, qualcun altro arriva a stimare queste popolazioni su 
20 mila. Il primo obiettivo è innanzitutto conoscere questa realtà. Ci 
sono zingari che abitano a Roma da 40 anni. È una realtà che merita 
attenzione e conoscenza per sapere chi sono, a quale etnia appartengono, 
che età hanno e quali problemi. Bisogna cominciare ad ascoltare i rom". 
Il progetto di un film, l’interesse da parte del 
Laboratorio Stalker e di alcuni docenti universitari, nasce dai recenti 
eventi che hanno interessato i rom. Sgomberi e allontanamenti sono state 
la miccia di un progetto che da anni aveva investito nella ricerca 
all’interno dei campi rom. "Allontanare i rom dalla città di Roma - 
racconta Lorenzo Romito, tra i fondatori del gruppo Stalker - e 
concentrarli in quelli che sono stati chiamati i villaggi della 
solidarietà, ci ha preoccupati e abbiamo sentito il bisogno di fare quel 
che potevamo. Cercare di fare rete tra le università e confrontarci con 
questo fenomeno insieme agli studenti". L’idea del film e del seminario 
nascono anche da precedenti iniziative del gruppo.  
"Questo percorso è più ampio di quello che si vede nel film, è 
cominciato con un corso universitario durante il quale siamo andati ad 
esplorare le rive del Tevere, per incontrare migliaia di persone che 
abitano e vivono in questi luoghi. Abbiamo proposto un corso che ci 
portasse dentro la realtà dei campi per imparare dai rom". 
Salviati, Casilino 900, Campo Boario e attraversando il mare 
Gazela, Kralijevo, Shutka. Questi i campi rom e le realtà 
attraversate dai giovani osservatori e futuri architetti con lo scopo di 
pensare un modello abitativo nuovo, leggero e che risponda alle esigenze 
di tutti. "Si tratta di comprendere e realizzare quelle pratiche 
abitative e costruttive che sono proprie delle diverse realtà rom - 
Francesco Careri, decente di arte civica presso l’università di Roma Tre 
e fondatore del Laboratorio Stalker -. Provare ad inserirle in un 
disegno che sia ammissibile e comprensibile da tutti. Questo non solo 
per accompagnare i rom nella loro emancipazione abitativa in Italia, ma 
anche per apprendere da loro strategie che possano contribuire a offrire 
soluzioni al più generale problema della casa che le nostre città si 
trovano ad affrontare".  
Tre settimane per portare alla luce una realtà abitativa 
estrema fatta di ripari, nascondigli e vere e proprie 
baraccopoli dove trovano rifugio persone invisibili ad una città 
inaridita e che da anni guarda il fiume come ad un ostacolo da 
attraversare. 
"L’aspetto più grave che pesa sull’integrazione – 
spiega don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari - è 
questo disprezzo tremendo, ma soprattutto la mancanza di 
fiducia. Bisogna entrare nel tempo della responsabilità, è il tempo in 
cui occorre dare fiducia alle comunità. Ci chiedono fiducia, ma la 
fiducia viene sono se diamo loro responsabilità".  
Dai rom, secondo don Bruno Nicolini, possiamo imparare tanto 
sulle diversità e sulla importanza che loro le attribuiscono. I 
rom riportano al centro dell’attenzione i rapporti primari tra le 
persone, rapporti che forse la nostra città contemporanea ha perso di 
vista. La pellicola continua a scorrere. 
"Queste non sono immagini di Roma – scriveva Pier Paolo Pisolini nel 
1966 parlando delle borgate –.  So ben figurarmi gli occhi che sorvolano 
queste immagini senza guardarle. Sono gli occhi di coloro che pensano 
che le borgate non siano non solo un problema loro, ma un problema 
attuale". La sala è illuminata dalle immagini degli sgomberi. Il film 
viene trascinato via dallo schermo con le ruspe e la luce scompare con 
le baracche di Casilino 900, parete dopo parete. Resta il silenzio prima 
dell’applauso, resta ancora una delle domande della voce narrante:
sarebbe possibile sgomberare e trasferire con la partecipazione, 
invece che demolire con le ruspe e sgomberare con la forza?
      
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in  Italia, visitato 1892 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da Sara Graziani 
COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI 
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO 
 
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)  
 
"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per 
cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.  
 
Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base 
etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma, 
le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo 
le proprie tradizioni, la propria cultura.  
 
Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di 
avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.  
 
Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le 
tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in 
Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le 
comunità zingare. 
 
L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta 
una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona, 
per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e 
illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più 
importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una 
panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio. 
 
Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare 
al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella 
comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e 
personalità del sociale un tema quanto mai attuale.  
 
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere 
(Via IV Novembre 119/A) 
 
Relatori: 
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale 
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza" 
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio 
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale 
 
Partecipano: 
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di 
Roma 
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed 
ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma 
 
PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI 
 
Sono stati invitati: 
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,  
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma. 
     
	
	  
	
    
		
      Da
Roma_Daily_News 
 
Indo-Asian News Service 
Giovedì 19 giugno 2008 (Mumbai) -Per secoli sono stati temuti, disprezzati ed 
invidiati. Gli zingari, una minoranza etnica europea, continuano ad affrontare 
una discriminazione che non è molto differente da quella che i Dalit in India 
devono contendersi. 
Una squadra di funzionari ungheresi, nazione che ha un'alta popolazione di 
zingari itineranti, è stata a Mumbay per studiare il lavoro fatto per migliorare 
la vita dei Dalit e portare a casa qualche lezione. 
"Gli Zingari sono stati considerati uno strano popolo quando erano 
nomadi, e questo fu 200 anni fa. L'alienazione continua." dice Timea Borovzsky, 
capo del Direttorato Generale per le Pari Opportunità (DGEO) del Ministero 
Ungherese per l'Istruzione e la Cultura. 
"E' come la discriminazione di casta contro i Dalit in India," dice Borovzsky. 
Borovzsky assieme ad altri due membri del DGEO ha visitato a lungo le 
asciutte alture interne della regione del Vidarbha nel nord est della Maharashtra. 
Durante la loro tranquilla visita, hanno studiato come i Dalit vivono in 
capanne illuminate dei lampi degli uragani e fanno fronte a pregiudizi di casta. 
"Volevamo vedere di persona che tipo di progetti sono stati implementati in 
India per aiutare i Dalit a rialzarsi," dice Gabor Sarkozi, vice direttore 
generale di DGEO. 
"In Europa ci sono 15 milioni di Zingari ed in Ungheria, la popolazione è tra 
i 600.000 e  700.000. Sono la più grande minoranza etnica e la comunità più 
oltraggiata," aggiunge Sarkozi. 
Suri Szilivia, ricercatrice ed interprete di DGEO, dice. "Gli Zingari o Cigan 
come sono chiamati in Ungheria, hanno una connessione millenaria con l'India. Le 
semantiche del loro linguaggio è simile al Sanscrito." 
"Ma oltre a ciò, il riformatore sociale indiano Babasaheb Ambedkar è una 
figura riverita da loro come pure da noi ricercatori in Ungheria," dice Suri. 
"Nei posti pubblici, i membri della maggioranza comunitaria vorrebbero andare 
via piuttosto che essere visti con un Cigan. I Rom sono serviti con riluttanza 
negli hotel e raramente vengono offerti loro lavori rispettabili. Persino il 
tono verso di loro ha una tinta derogatoria." aggiunge Suri. 
Sarkozi puntualizza che in Ungheria, "gli zingari (una parola politicamente 
scorretta) o Rom o Cigan sono costretti a vivere con mitici stereotipi sociali 
come quelli che da voi (India) hanno le cosiddette tribù criminali." 
"Sono scuri di pelle ed hanno i più alti tassi di abbandono scolastico. Sono 
guardati dall'alto in basso e la gente li evita. Vivono in ghetti, anche se 
questi slums non sono così male come quelli che abbiamo visto nei villaggi 
vicino a Nagpur,'' dice Sarkozi. 
Sarkozi dice anche che il governo ungherese negli ultimi anni ha tentato di 
sollevare questa comunità che, attualmente ha i più alti tassi di disoccupazione 
e campa di lavori stagionali nel campo delle costruzioni o di lavori agricoli 
dallo stipendio quotidiano. 
Secondo Borovszky, ''Una delle ragioni per cui abbiamo selezionato l'India è 
stata precisamente per la natura della discriminazione che è tanto simile tra 
loro e i Dalit." 
"Abbiamo trovato diversi progetti estremamente interessanti, innovativi e 
socialmente rilevanti nel portare un cambio a comunità depresse e 
marginalizzate," dice Borovszky. 
Sarkozi ha detto che la discriminazione è diventata più aperta negli ultimi 
20 anni. "Durante il regime comunista non era così. Ma ora stanno emergendo 
strutture parallele di discriminazione. Vogliamo che siano assorbiti nella 
società maggioritaria e siano trattati con equità." 
Quindi cosa dire sull'apartheid per questa comunità nelle istituzioni? 
"Benché non ci siano politiche simili, un progetto simile è stato a suo tempo 
introdotto, ma senza successo. Negli ultimi 20 anni, sono cresciuti diversi 
gruppi come i neonazisti e gli skinhead. Finora non sono diventati violenti, ma 
sono estremamente virulenti riguardo tali politiche," dice Sarkozi. 
Parlando dei progetti che questo gruppo di studio intende introdurre in 
Ungheria, dice Szilivia, "Intendiamo sviluppare il progetto ed inoltre 
introdurre laboratori per gli insegnati, così che possano imparare come entrare 
in empatia con questi popoli marginalizzati." 
"Nel nostro giro, abbiamo trovato associazioni caritative ed OnG che lavorano 
con i Dalit, unendosi empaticamente con forza irreprimibile. E' una cosa che 
vogliamo infondere tra gli insegnanti che lavorano in scuole per gli zingari," 
aggiunge Sarkozi. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in  Italia, visitato 1604 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da Tommaso Vitale 
NOTA PER LA STAMPA 
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga 
fatta chiarezza 
Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una 
notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo:
Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato 
"allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla 
baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la 
moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta. 
Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un 
episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si 
sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del 
padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro 
intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo, 
i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione 
per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a 
quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del 
padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni. 
I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la 
famiglia. 
La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia, 
percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte 
in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla 
presenza di giornalisti e associazioni di volontariato. 
Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato 
fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca, 
sorvegliata a vista dalla polizia. 
Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre 
assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della 
città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi 
avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom 
rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle 
condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni. 
Per maggiori informazioni 
Segreteria di direzione - NAGA 
02 58 10 25 99 
389 51 55 818 
naga@naga.it  
www.naga.it  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 23/06/2008 @ 20:05:06, in  scuola, visitato 2093 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da
Maria Grazia Dicati 
Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini  
 
Egregio Sig. Ministro,  
 
quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale, 
appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e 
responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.  
 
Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di 
violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese 
membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità 
Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte 
cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza 
anche per gli stessi Rom e Sinti. 
 
Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da 
detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia 
fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma , 
individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico 
da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi 
popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi, 
ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato. 
 
Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che, 
ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la 
nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi 
"Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per 
il gruppo cui gli accade di appartenere"  
 
Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da 
moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non 
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora. 
 
Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una 
frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri 
bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile 
scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali, 
esistono bambini di serie A e bambini di serie B.  
 
Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8 
anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e 
che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre, 
 
Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare 
altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere 
istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture, 
compresa quella dei Rom e dei Sinti. 
 
Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro 
che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si 
ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli 
alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese. 
 
Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile 
lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica 
professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto 
potrebbe accadere anche in loro presenza. 
 
Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e 
siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei 
nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese : 
 
"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che 
cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione 
sempre più irrimediabile." 
 
La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il 
grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e 
dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e 
politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive 
in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della 
classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e 
di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in 
contrasto con i diritti dei bambini. 
 
Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena 
e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre 
la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri 
Enti ed altre Istituzioni. 
 
Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese 
sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma 
anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni 
hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore. 
 
Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo 
Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una 
corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli 
insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della 
pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani. 
Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il 
nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come 
tale". 
 
La saluto con gratitudine  
 
Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 23/06/2008 @ 18:11:27, in  scuola, visitato 1675 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da 
Maria Grazia Dicati 
MILANO - Una classe ghetto per bambini rom. O quasi. Succede alla scuola 
dell´infanzia di via Magreglio a Milano. Il prossimo anno scolastico ci saranno 
25 bambini rom, alcuni del vicino campo nomadi di via Triboniano. Di questi, 
tredici finiranno in un´unica classe, con altri quattro bimbi stranieri e otto 
italiani. Da qui la protesta del collegio scolastico: «Se il ruolo della scuola 
è quello di promuovere un pieno e completo processo di integrazione, come può il 
Settore educazione creare classi nelle quali c´è una presenza elevata di bambini 
della stessa etnia e in cui gli stessi, anziché beneficiare di una sana e 
serena integrazione, si vedranno maggiormente emarginati? Non sarebbe più 
rispettoso per i bambini un´equa distribuzione in almeno due scuole?».  
 
Una richiesta arrivata, sotto forma di lettera, all´assessore comunale alle 
Politiche sociali e rilanciata dalla Cgil. «È giusto inserire i bambini rom 
nelle scuole comunali, ma metterne così tanti in un´unica classe diventa una 
forma di ghettizzazione, così non si costruisce l´integrazione», spiega Adriano 
Sgrò, segretario cittadino della Cgil-funzione pubblica. La scuola di via 
Magreglio ha quattro classi - che da settembre diventeranno cinque - e cento 
bambini, tra cui molti figli di stranieri. Ma mai, finora, bambini rom. I 25 in 
arrivo sono stati inseriti dalla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (i 
genitori hanno firmato il "Patto di legalità") che, in realtà, aveva iscritto i 
bambini del Triboniano in cinque scuole della zona, per evitare alte 
concentrazioni, e invece ha scoperto che il Comune ha dirottato la maggior parte 
proprio in via Magreglio. La protesta delle insegnanti non è però una questione 
di razzismo, anzi. «Non è che non vogliamo questi bambini - spiegano - ma è un 
numero troppo alto, considerando che non abbiamo una formazione professionale 
adeguata e mancano mediatori culturali e strutture».  
 
Ora, dopo la lettera inviata all´assessore Moioli e dopo la denuncia della Cgil, 
si aspettano risposte dal Comune. E fanno una riflessione amara: «Ci sentiamo 
ancora una volta abbandonate nella nostra dignità di professioniste e di 
lavoratrici. Dovremo affrontare una sfida come questa, senza nessun tipo di 
aiuto e di sostegno da parte dell´Amministrazione che tanto parla di qualità del 
servizio educativo e poco o nulla investe, riducendo i servizi a baby parcheggi 
e a pura assistenza sociale. Ma il ruolo di noi insegnanti è ben altra cosa».
 
 
23-06-2008 La repubblica LUCA DE VITO ORIANA LISO 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 23/06/2008 @ 09:49:32, in  Italia, visitato 1750 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da
Tommaso Vitale 
  
ROMA (22 giugno) - Chi si aspetta uno stile silenzioso e senza sorprese cambi 
passerella. Non c'è traccia nel Dna di Vivienne Westwood di quella pesante, 
soffocante e sbiadita normalità. Sarà per l'aria rivoluzionaria respirata 
accanto ai Sex Pistols al fianco del marito- manager della band punk britannica, 
o per quell'inconsueta quanto invidiabile voglia di non ripetersi. Fatto sta che
madame Viv non si 
arrende e dopo essersi battuta per i diritti civili aderendo alla campagna 
Liberty creando t-shirt da collezione con lo slogan I am not a terrorist, 
please don't arrest me, a Milano ha portato alla settimana della moda i rom. 
Non solo la loro cultura tradotta in abiti per la collezione uomo 
primavera-estate 2009, ma proprio loro. Sfilano modelli dalla pelle ambrata, 
tatuaggi, sorrisi incastonati in dentature d'oro, catenoni e stampe floreali, 
cachemire indiano, camicie a righe e pantaloni stretti e tirati. Resuscitato il 
tartan westwoodiano di due icone come Cary Grant e Clark Gable, regalato 
all'icona del fashion newyorkese Carrie di
Sex and City l'abito (sfortunato) per convolare a nozze con l'amato Big, 
madame Viv è scesa in strada, ha respirato le atmosfere dei vicoli metropolitani 
senza casa e si è lasciata affascinare dalla cultura dei nomadi. Cosa non 
gradita a tutti. 
continua a leggere 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 23/06/2008 @ 08:47:39, in  Italia, visitato 1891 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da
Maria Grazia Dicati 
La Federazione Rom e Sinti insieme promuove per il giorno 10 Luglio 2008 a 
Roma alle ore 14.00 al Foro Boario del Quartiere Testaccio (a 700 metri 
dalla stazione Piramide della Metro linea B) l’assemblea pubblica:  
 
"Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo 
diretto e ruolo attivo",  
 
INVITA a partecipare Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società 
civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA! 
… alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena 
applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed 
Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone, 
nessuno escluso.  
 
Individuare nelle minoranze Rom e Sinte il nemico da prendere come pretesto e 
colpevolizzare una intera popolazione, accusata di essere pericolosi criminali, 
ci riporta ai tempi di un nostro funesto passato, quando anche Rom e Sinti hanno 
ingiustamente pagato con la perdita di vita umane. 
 
La lettura dei dati dal punto di vista mediatico, individuale o politico, 
incuranti delle conseguenze che le false dichiarazioni e l’agire 
politico/mediatico hanno nella popolazione, sottolinea come la richiesta di 
legalità sia una "maschera" che non collega più la causa all’effetto e che 
genera insicurezza.  
 
L’obiettivo dichiarato sembrerebbe quello di "garantire la sicurezza", ma spesso 
l’effetto concreto è quello di aumentare inutilmente il tasso di percezione 
dell’insicurezza e della paura civile senza risolvere il problema in modo 
responsabile, ma sempre funzionale al proprio tornaconto mediatico, individuale 
o partitico.  
 
Le minoranze Rom e Sinte non hanno mai chiesto privilegi, ma LA NORMALITA’, cioè 
i riconoscimenti democratici di minoranza, alla pari di tutte le altre 
minoranze, ed essere protagonisti pensanti di una sicurezza sociale basata sulla 
risoluzione non violenta dei conflitti e nelle relazioni sociali e culturali 
aperte, responsabili e solidali. 
 
La Federazione Rom e Sinti insieme dice BASTA! … DOSTA!...  
 
Dosta! … illegalità, insicurezza 
 
DOSTA! … al comportamento di quei cittadini, quei politici e quei media 
che ci condannano, NON per responsabilità e colpe individuali, ma per la nostra 
appartenenza etnica, senza conoscerci 
 
DOSTA! … alle dichiarazioni pubbliche false, diffamanti e discriminanti 
di tutti i rom e di tutti i sinti, che fanno da detonatore alle tensioni, 
mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente 
esasperata. 
 
DOSTA! … al clima di odio razziale diffuso dai principali media italiani 
contro le minoranze Rom e Sinte, con mistificazioni e falsità, senza alcun 
diritto di replica alla rappresentatività Rom e Sinta, alla quale hanno sempre 
negato la presenza attiva e concesso spazio mediatico a presunti esperti, 
opportunisti senza scrupoli, che si sono arrogati il diritto di 
autorappresentare Rom e Sinti 
 
DOSTA! … alle soluzioni "differenziate", segreganti e discriminanti, 
senza prospettiva di NORMALITA’, subite passivamente da Rom e Sinti 
 
DOSTA! … all’indifferenza verso i Rom immigrati, costretti a fuggire dal 
loro paese per la guerra, arrivati in Italia da moltissimi anni e ancora oggi 
sprovvisti di documenti e della cittadinanza Italiana, difficile se non 
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora 
 
DOSTA! … ALL’ASSENZA di un dialogo diretto e di un ruolo attivo di Rom e 
Sinti 
 
DOSTA! … al "lavoro sporco" per frammentare e dividere Rom e Sinti.  
 
DOSTA! … manipolazione, autoreferenzialità, assistenzialismo culturale 
 
La "Federazione Rom e Sinti insieme" INVITA ad aderire e a partecipare 
all’assemblea pubblica del 10 luglio 2008 a Roma con un caloroso appello: 
 
a Rom e Sinti per rendere visibile la nostra numerosa presenza, per dare voce 
alle nostre proteste e alle nostre proposte, per farci conoscere direttamente;
 
 
a tutte le persone Rom e Sinte che hanno usufruito di corrette opportunità per 
"farcela", per non essere più costretti a nascondere e rinnegare la propria 
storia familiare e personale per la paura della discriminazione razziale; 
 
agli amici di Rom e Sinti per sostenere il dialogo diretto ed il ruolo attivo di 
Rom e Sinti, per dire BASTA! … alle violenze e alle violazioni; 
 
ai cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per la piena affermazione dei 
diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso; 
 
alle organizzazioni della società civile per manifestare solidarietà alla 
popolazione Rom e Sinta; 
 
alle personalità e gli artisti Italiani ed Europei, per dire con autorevolezza 
"NO alla discriminazione razziale, SI all’applicazione delle norme e dei 
principi Costituzionali, Europee, Internazionali.  
 
Federazione Rom e Sinti insieme 
 
Per adesioni: 
federazioneromsinti@yahoo.it  
Per aggiornamenti sull’assemblea pubblica:
http://comitatoromsinti.blogspot.com  
 
Programma provvisorio: 
1° parte della giornata: assemblea pubblica con interventi diversi 
2° parte della giornata: manifestazione culturale 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in  Italia, visitato 2004 volte)
		  
	 
    
		
      di Roberto Malini 
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che 
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza, 
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani, 
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le 
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro 
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano 
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni, 
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di 
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria 
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è 
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che 
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il 
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone. 
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il 
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato 
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato 
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un 
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta 
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la 
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le 
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in 
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è 
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale 
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni 
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato 
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete 
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che 
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il 
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale 
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE, 
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i 
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato 
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria 
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione 
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con 
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del 
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di 
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo 
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro 
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere 
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui. 
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai, 
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento 
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di 
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di 
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica. 
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20 
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i 
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona, 
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca. 
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi 
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti, 
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta 
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità, 
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai 
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa 
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle 
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le 
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione 
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono 
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della 
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi, 
amici antirazzisti, è solo. 
 
Contatto: 
Gruppo EveryOne 
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527 
www.everyonegroup.com 
:: info@everyonegroup.com  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 22/06/2008 @ 09:40:33, in  Europa, visitato 1508 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Roma_ex_Yugoslavia 
20.06.2008 
Spettabili, 
Signore e Signori, istituzioni, politici, attivisti... 
Il 20 giugno è [stato] il Giorno internazionale del Rifugiato, ma per molti 
anni la popolazione Rom è stata fuori dalle loro case, forzata a migrare e sono 
rifugiati. La nostra reazione è simile a quella degli anni scorsi perché non 
abbiamo visto cambi positivi. In questo giorno è meglio il dolore della 
celebrazione. Questa è una chiamata per una nostra maggiore responsabilità ed 
uno stimolo più effettivo nel risolvere le tematiche dei Rom rifugiati. 
Il Congresso Nazionale Rom (RNC) come Federazione di movimenti Romani dei 
diritti civili ed umani, organizzazione rivolta a combattere il razzismo 
anti-Romani e gli abusi dei diritti umani sui Rom, continua a premere per un 
miglioramento dei diritti dei Rom. RNC come organizzazione internazionale 
con lo scopo di rappresentare e stimolare la partecipazione attiva e 
l'integrazione del popolo Romani sui principi della moderna società europea è 
tuttora preoccupata per i Rom rifugiati dal Kosovo. RNC sta scrivendo per 
esprimere la propria grave preoccupazione sulla situazione irrisolta di molti 
rifugiati della regione balcanica. 
Oggi stiamo testimoniando contro la moderna deportazione dei rifugiati dai 
paesi europei, con vecchi strumenti non democratici. Il maggior esempio non 
umano è la situazione dei Rom rumeni in Italia. A questo aggiungiamo i 
suggerimenti dei politici europei che dicono che ognuno è benvenuto eccetto  
Rom. Se andiamo indietro di diversi anni, 8 anni dopo che la guerra in Kosovo è 
finita, e i Rom sono ancora rifugiati senza nessun visibile meccanismo di 
sviluppo. I Rom non sono stati inclusi nei negoziati per definire il futuro 
status del Kosovo, anche se RNC ha fatto pressione in tutti questi anni per 
migliorare la loro situazione. 
La tragedia dei rifugiati Rom non è stata tenuta in conto seriamente da molti 
soggetti, i rifugiati Rom non sono un "piccolo errore" ed un danno collaterale 
delle guerre dei Balcani, specialmente se sono una minoranza senza stato, questo 
è un momento urgente in cui la UE e gli altri soggetti internazionali devono 
avere un serio approccio verso questa situazione che dura da 8 anni. I Rom 
tuttora hanno di fronte violazioni della dignità e dei diritti umani basici in 
Kosovo, quando volontariamente decidono di farvi ritorno, ma d'altra parte molti 
Rom richiedenti asilo in paesi terzi europei, hanno di fronte gli sgomberi 
forzati e le deportazioni. 
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, RNC chiede nuovamente con 
urgenza il miglioramento dei Rom rifugiati nella regione balcanica e la 
definizione del loro status, tentando di focalizzare l'attenzione verso i Rom 
rifugiati in seguito alla guerra del Kosovo e delle precedenti guerre 
balcaniche. RNC intende fare pressione alle autorità internazionali per 
implementare compiutamente tutti gli standard relativi ai rifugiati. Il 20 
giugno, come Giorno Internazionale del Rifugiato, sembra ora un giorno comune, 
abbiamo misure dichiarative visibili, ma non abbiamo misure visibili ed 
effettive per tutto l'anno, forse soltanto i nomi degli alti rappresentanti sono 
cambiati, ma la tragedia dei rifugiati Rom rimane soggetto di immensa 
preoccupazione per tutti noi. Diritti dei rifugiati senza status legale sono 
soltanto un'illusione. 
In fede, 
 
Devlesa 
 
Asmet Elezovski 
 
Spokesman of Roma National Congress (RNC), ERTF delegate 
 
asmetelezovski@yahoo.com  
     
	
	  
	
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