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\\ Mahalla : VAI : conflitti (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 26/10/2006 @ 09:50:54, in conflitti, visitato 2832 volte)

Ustiben Report - By Grattan Puxon

Una azione di protesta viene richiesta dalla famiglia di Danny Rooney a seguito della sua recente morte in prigione.

La vedova, Ann Rooney, chiede ulteriori investigazioni dopo che un rapporto afferma che Danny, 39 anni, si è impiccato mentre attendeva la sentenza.

Il giudice istruttorio ha aperto un'inchiesta.

"Non crediamo che si sia suicidato" dice la sorella, Mrs Margaret Rooney. "Non era da Danny -non ne aveva ragione."

Danny lascia la moglie Ann e otto figli, l'ultimo di nove mese.

MANIFESTAZIONE

I membri della famiglia chiamano ad una manifestazione all'esterno della prigione di Bullingdon, Bicester, Oxfordshire alle 12.00 am di venerdì 27 ottobre.

"Chiamiamo a protestare tutti i Viaggianti e chi li appoggia," - "E' importante per tutti noi."

L'Irish Travellers Movement 2006 e Gypsy & Traveller Affairs terranno un'udienza pubblica giovedì presso Stow-on-the- Wold Fair per appoggiare la manifestazione.

Nomadi e Viaggianti sono molto agitati per la morte di Danny Rooney," dice Richard Sheridan, presidente di ITM. "Non è la prima volta che in prigione accadono casi simili."

Dice che dopo il recente assalto a Tamworth da parte di un gruppo di vigilantes, dove due Viaggianti furono bruciati, cresce l'atmosfera di sfiducia nella comunità.

CONTACTS:

Margaret McCann 07765384449

Bridie Jones (IRM) 07765174141

Bullingdon Prison
01869353100
Governor: Phil Taylor

 

 
Di Fabrizio (del 18/10/2006 @ 10:17:43, in conflitti, visitato 1646 volte)
...niente da aggiungere
 
Di Fabrizio (del 16/10/2006 @ 10:55:51, in conflitti, visitato 1957 volte)

Una segnalazione da Andrea Zanardo

Forward, la più importante rivista ebraica americana, ha dedicato un articolo allo sterminio dei Rom e alla battaglia dei Rom rumeni per i risarcimenti

L'Olocausto Zingaro
Gli altri Nomadi iniziano a ricordare
Nathaniel Popper | Fri. Oct 13, 2006

Come appartenente ad una delle preminenti famiglie Zingare, Luminita Cioaba avrebbe facilmente dovuto seguire le tracce degli antenati nomadi. Ma non erano le sue.

Quando suo padre - che è conosciuto come Re degli Zingari - stava programmando il suo matrimonio di ragazza, lei era occupata in biblioteca, ad imparare a leggere e scrivere il rumeno: una minaccia al "circolo della vita Romani". Poi, quando le sue coetanee partorivano, Luminita era a Bucarest, cercando una rivista che pubblicasse le sue poesie.

Ora, Luminita sta rompendo con un'altra tradizione, occupandosi del fato del suo popolo durante l'Olocausto. Alcune centinaia di migliaia di Rom furono uccisi dai nazisti e dai loro alleati durante la II Guerra Mondiale, ma contrariamente alle preoccupazioni ebraiche su quel periodo, i leaders Rom dell'Europa dell'Est - dove si stima vivano 5 milioni di Rom - sono rimasti relativamente silenziosi sulle sofferenze del loro popolo durante l'Olocausto.

Nel tentativo di cambiare, Luminita ha impiegato gli ultimi due anni collezionando testimonianze orali dagli anziani che furono deportati nella regione ucraina della Transnistria dal governo rumeno alleato dei nazisti. I frutti del suo lavoro sono stati presentati settimana scorsa ad una conferenza a Sibiu, la città dove vive con suo fratello. Durante la conferenza, a cui hanno presa parte attivisti romanì di tutta Europa, ha distribuito un libro contenente le testimonianze raccolte e presentando il film "Frattura Romani", da lei realizzato sulla tragedia del suo popolo.

"Ho cominciato da sola, e attualmente lo sono ancora o quasi," ha detto durante una pausa della conferenza, intitolata "I Sopravvissuti Rom in Cerca della Verità."

In passato, una manciata di studiosi si era occupato dell'Olocausto Romani, ma quello di Cioba dovrebbe essere la prima [conferenza] organizzata da e per i Rom, ed appare evidente che un altro passo è stato compiuto, vedendo i superstiti alternarsi sul palco ad attivisti e uomini d'affari di origine Rom. Sessantacinque anni dopo l'Olocausto la conferenza ha anche sottolineato che i Rom, in molte aree - popolo eternamente degradato e senza stato - hanno molto difficoltà in queste prime fasi di memorizzazione della tragedia. [...] Una relativa apatia da parte dei governi europei - il governo rumeno non ha mandato alcun rappresentante ufficiale, nonostante fosse stato invitato. Si aggiunga la natura composita della comunità romani, come pure la mancanza di istituzioni culturali romani.

"C'è una sorta di negazionismo da parte dei leaders romani," dice Dana Varga, consulente della presidenza per gli affari rom, lei stessa rom. "I nostri problemi sociali sono così seri ed urgenti, che le questioni storiche non diventeranno mai argomenti di discussione."

Data la relativa mancanza di ricerche, i dati sulla situazione dei Rom durante la II guerra mondiale non sono lontanamente paragonabili col materiale elaborato sull'Olocausto ebraico. Gli storici ritengono che una cifra tra 100.000 e un milione di Rom furono uccisi nell'epoca nazista, con differenti metodi in differenti parti d'Europa.

Il fato dei Rom di Romania è stato illustrato nella conferenza di settimana scorsa da Jean Ancel, un ricercatore israeliano. Ha detto che nell'ottobre 1942 il regime rumeno sequestrò i Rom sedentari -che non vivevano in carovane nomadiche - per deportarli in Transnistria, una regione dell'Ucraina occidentale dove furono deportati anche gli Ebrei. Ancel stima che 26.000 Rom rumeni furono deportati adoperando i loro stessi cavalli e carri, che furon poi sequestrati una volta attraversato il fiume Dniester. Nei due anni successivi i Rom vennero tenuti in fattorie collettive a lavorare forzatamente e morire, similarmente agli Ebrei della regione.

"L'intenzione era di vedere morire entrambe, per purificare la nazione rumena," dice Ancel.

Ancel dice che anche se il numero degli Ebrei uccisi in Transnistria fu molto più alto, in un certo senso la condizione dei Rom era peggiore, perché non avevano alle spalle nessuna organizzazione che curasse i loro interessi. I casi di cannibalismo e di violenza sistematica di cui è venuto a conoscenza attraverso le testimonianze dei sopravvissuti non erano dissimili a quanto incontrato nella sua ricerca sugli Ebrei.

Il contributo di Ancel è di per se stesso testimonianza della mancanza di collegamento con la storia della comunità Rom. Ancel dice che non ha mai incontrato uno storico romani impegnato sull'argomento e che la sua relazione nasce come collaterale al suo lavoro sull'Olocausto Ebreo.

Dice "Sono contento che mi abbiano chiamato qui, ma è un loro dovere [quello di studiarlo]. Sinora c'è stata una rimozione completa di questa tragedia."

La presentazione dell'Olocausto dei Rom ha sollevato anche tensioni e frustrazioni: "Non so niente della mia storia, e adesso devo sentirla da gente estranea -saranno anche professionisti, ma non sono Rom," dice Zoran Dimv, giornalista romani dalla Macedonia. "E' come se non sapessi chi sono. Come posso raccontare la nostra propria storia?"

Per le strade di Turnisor, il quartiere romani di Sibiu, emerge la mancanza della coscienza storica durante le interviste agli abitanti più giovani. Per le sporche strade del quartiere, i giovani bighellonano dicendo che non sanno niente su quello che successe ai Rom durante la II guerra mondiale.

"Solo gli anziani si siedono assieme e parlano del passato," dice Dorin Mihai, diciasettenne durante una pausa di una partita a calcio. Lui non ha mai studiato la storia del suo popolo a scuola.

"Sono giovane, ho da fare," continua. "Non ho il tempo di parlare con i più vecchi."

Poco distante, all'hotel Imperatore Romano, c'è solo una persona sotto i trent'anni sta seguendo la conferenza. Si chiama Florin Priboi, coordinatore del dipartimento giovani del Centro Romani di Bucarest. Ha 20 anni  e dice che la sola ragione per cui è venuto a conoscenza dell'Olocausto dei Rom, è stata perché la sua famiglia scelse di vivere distante dalla cultura Romani, dove le pressioni sociali sono differenti.

"I giovani hanno la responsabilità di sapere, ma hanno altre priorità: il lavoro, sposarsi da giovani, ecc." dice Priboi, studente all'Università di Bucarest. "Io non sono della stessa opinione."

Ci sono segnali che qualcosa inizia a cambiare. Oltre il lavoro di Cioaba, gli ultimi mesi hanno visto un fiorire di iniziative sull'Olocausto Romani. Il mercoledì precedente la conferenza di Sibiu, attivisti Rom tedeschi annunciarono a New York i progetti per costruire un memoriale sull'Olocausto dei Rom entro il prossimo gennaio. Sempre quest'anno, le organizzazioni dei diritti dei Rom in Romania, hanno introdotto una legislazione che spinga all'inclusione dell'Olocausto dei Rom nei programmi scolastici.

Michelle Kelso, che insegna sociologia all'Università del Michigan e che ha girato un film sull'Olocausto dei Rom, dice che quando iniziò dieci anni fa, non incontrò alcun interesse da parte dei leaders romani. "Erano impegnati con troppe altre questioni, come gli abusi della polizia," racconta. Ma, aggiunge, la situazione è cambiata negli ultimi anni e il suo lavoro ha trovato una audience più ricettiva.

Durante la conferenza, è stato chiaro che una ragione di interesse è stata l'ovvia frustrazione per i miliardi di dollari destinati alla riparazione dell'Olocausto ebraico, mentre niente o quasi è andato ai sopravissuti Rom. Un giudice americano ha stimato in $ 60 miliardi destinati all'Olocausto e alle riparazione della II guerra mondiale, solo $ 35 milioni sono andati ai Rom.

Il film girato da Michelle Kelsooffre qualche spiegazione su questa disparità Mentre le famiglie ebree spesso possedevano un inventario delle loro proprietà prima della guerra, pochi Rom avevano una documentazione simile. Anche chi ne era in possesso, raramente sapeva leggere e scrivere, o cavarsela con i complicati moduli per la compensazione.

Una dei Rom superstiti, Rozalia Iacob - 79 anni, racconta che per sette anni ha cercato di ottenere una compensazione dal governo tedesco per i due anni passati in Transnistria, dove vide sua sorella fucilata. Rozalia Iacob in un sacchetto stracciato di plastica gialla porta tutti i documenti spediti e ricevuti dal governo tedesco. Per pagare i documenti inviati, continua, dovette vendere i suoi maiali, ma lo stesso non ottenne risposta. Sembra che la sua richiesta sia stata rigettata perché il cognome indicato negli atti fosse differente da quello da sposata.

"Era tutto in ordine. Avevo le prove materiali che ero stata là - che era successo a me - e mi hanno ignorata," dice Rozalia Iacob, che vive nei dintorni di Sibiu. "Cosa posso farci?"

Nella sessione finale della conferenza, un giornalista ha letto un elenco di risoluzioni da adottare. Tra queste la richiesta di sforzi legali perché i sopravvissuti  ottengano un compenso. Ma la lista è stata dominata da preoccupazioni più terra terra, come individuare il numero preciso degli uccisi e la ricerca di documenti che possano testimoniare il destino dei Rom. Anche per i sopravvissuti come Iacob, c'è incertezza su cosa avvenne precisamente oltre mezzo secolo fa.

"Ho sentito storie sulla difficile vita degli altri Rom in altri paesi - ma in realtànon so niente di loro," dice Iacob. "La gente racconta - ma io non so cosa accadde."

Nathaniel Popper traveled to Romania on a World Affairs Journalism Fellowship administered by the International Center for Journalists. The Fellowship is funded by the Ethics and Excellence in Journalism Foundation.
 

 
Di Fabrizio (del 08/10/2006 @ 10:42:08, in conflitti, visitato 1796 volte)

L'esplosione in una casa abitata da Rom è stata dolosa

Ieri mattina [5 ottobre ndr.] l'esplosione ha danneggiato una casa comprata e restaurata da una famiglia Romdi Krežmarok, nel comune di Křížová Ves. Una famiglia di sette membri stava per entrare nella casa quando è esplosa. E' il secondo caso nell'arco di pochi mesi. L'esplosione è avvenuta nella cantina della casa quando era ancora disabitata. Ignoti hanno sparso combustibile a cui poi è stato dato fuoco; da qui l'esplosione.  I danni ammontano ad almeno 160.000 corone. La polizia sta indagando: "La coesistenza tra Rom e non-Rom è tesa, perché la maggior parte dei Rom che vive qui non è in grado di badare a se stessa. Queste azioni non contribuiscono a rasserenare l'ambiente, aumentano la tensione e la coesistenza diventa ancora più complicata."

Nel villaggio vivono 1755 persone, tra cui 1242 sono di origine Rom.

Fonte: www.rpa.sk

 
Di Fabrizio (del 06/10/2006 @ 13:41:57, in conflitti, visitato 1635 volte)

La ''nostra gente'' di Kosovo e Albania

03.10.2006 Da Kosovo, scrive Tanya Mangalakova

Domenica scorsa un'esplosione ha danneggiato la casa di un membro della comunità Gorana, nel sud del Kosovo. "Un atto criminale per destabilizzare il Kosovo", ha commentato il governo. Ma chi sono i Gorani? Un reportage di Tanya Mangalakova

 
Di Fabrizio (del 24/09/2006 @ 10:03:52, in conflitti, visitato 2314 volte)

BELGRADE, Il Tribunale Serbo sui Crimini di Guerra ha condannato Anton Lekaj, ex combattente dell'Armata di Liberazione del Kosovo, a 13 anni di detenzione.

Nel 1999 Anton Lekaj fu coinvolto in crimini di guerra contro civili kosovari, per torture, rapimenti ed uccisioni

E' la prima sentenza del Tribunale speciale serbo contro un'appartenente all'etnia albanese in Kosovo, riguardo  i fatti successi nel 1998-99.

Iltribunale ha rifiutato la richiesta di Lekaj che il caso fosse trasferito in Kosovo, amministrato dalle Nazioni Unite dalla fine dei conflitti.

Non si registrano reazioni da parte del Kosovo sulla condanna.

 
Di Fabrizio (del 17/09/2006 @ 10:46:04, in conflitti, visitato 1367 volte)
Manifestazione contro gli sgomberi forzati.

La foto viene da Roma (Gypsies) and Friends
 
Di Fabrizio (del 02/09/2006 @ 10:33:57, in conflitti, visitato 1850 volte)

(visto da Singapore - newpaper.asia1.com.sg/®)

ANCORA NESSUNA SPERANZA dopo 7 anni di guerra razziale
Presa in mezzo tra Serbi e Albanesi, la minoranza zingara del Kosovo diventa la nuova vittima in una vecchia guerra
By Ng Tze Yong


August 26, 2006

Il giorno che le bombe smisero di cadere e i mezzi della Nato rombarono in città, la madre di Ibro Suleimani lo vestì per tornare alla scuola.

Con due humvees della Nato di scorta Ibro, Rom di 7 anni, prese il bus scolastico delle Nazioni Unite.

Non gli era mai piaciuto sedersi accanto al finestrino. Spesso era a mira dei sassi che gli Albanesi gettavano contro il bus.

Questo nel 1999, subito dopo l'intervento Nato per concludere la campagna di pulizia etnica dei Serbi contro gli Albanesi. Ci furono almeno 6.000 morti e un 1,4 milione di profughi in cerca di rifugio.

Ibro che sogna spesso di essere una rock star, ama esercitarsi alla sua chitarra.

Durante il conflitto, la minoranza Rom del Kosovo venne presa nel mezzo. Alcuni aiutarono i Serbi come informatori [...]

Dopo la guerra, tornarono i rifugiati Albanesi con l'intento di prendersi la rivincita. I Rom divennero le nuove vittime di una vecchia guerra.

Da allora sono passati sette anni. La fragile pace ha tenuto.

Ma nel quartiere Rom, la "mahalla", ben poco è cambiato.

A differenza di Singapore, non c'è nessuno sforzo per integrare le differenti razze. In breve, nessuna Educazione Nazionale a scuola. I bambini sono diventati giovani adulti, ma rimangono paura e sosetti reciproci.

[...]

Ibro oggi ha 14 anni. Sfoggia un taglio di capelli che vorrebbe renderlo simile a Kurt Cobain, l'ex cantante dei Nirvana. Ogni mattina si affaccia all'uscio e gioca con i suoi amici

Demo Lamici ricorda quando si nascose sotto il letto per fuggire alla violenza albanese.

Gli adulti siedono al margine delle loro case e chiacchierano di fronte a tazze di caffé turco.

Di 200 Rom, solo in 10 lavorano.

Sadete Suleimani, 40 anni e madre di Ibro, dice: "Se il Kosovo diventerà indipendente, noi partiremo. Non si discute".

I ricordi della guerra sono tuttora freschi. Anche i più giovani nella mahalla hanno lo sguardo stanco di chi ne ha viste troppe e troppo presto

Gli Zingari non vogliono essere una minoranza in un Kosovo guidato dagli Albanesi.

Soltanto due anni fa, il Kosovo eruttò di nuovo violenza. Gli Albanesi attaccarono le truppe ONU, frustrati della mancanza di progresso verso la completa indipendenza.

Così le strade si riempirono del fumo dei SUV dell'ONU e il rimbombo degli elicotteri dappertutto, la violenza raggiunse l'ingresso della mahalla.

Ciò che li fermò furono le barricate di casse, pneumatici e pali erette dagli Zingari.

Dice Demo Lamici, 19 anni: "Ero nascosto sotto il letto con mia sorella. Mia madre pregava e piangeva."

La liberazione avvenne in maniera inaspettata. Un gruppetto di Albanesi, che abitavano ai margini della mahalla, sbucarono d'improvviso sulle barricate, per mandare via gli assalitori.

Alla fine della rivolta, 28 persone erano state uccise e più di 600 ferite.

Cinque anni di lavoro di riconciliazione dell'ONU, sembrano scivolate come acqua lungo uno scolo.

[...]

Il senso di pessimismo nella mahalla è profondo. La gente ha iniziato ad impacchettare le sue cose.

Sei mesi fa, Ibro salutò il suo miglior amico, che andava in Svezia. Piangeva, ma ora quando ne parla, accompagna il racconto con una scrollata di spalle. "Forse un giorno tornerà a visitarci" continua. Ma dentro di sé, Ibro sa che non succederà.

Tornare in Kosovo? Cosa c'è qui?

"Anch'io vorrei partire" ammette. "In Serbia o in Svezia. Magari in Germania... dovunque. Qui non c'è niente per me."

Ibro trova serenità nella moschea.

"In moschea, non ci sono Albanesi o Zingari. Siamo tutti fratelli," afferma.

Ma fuori, le distinzioni rimangono.

Nel suo tentativo di trovare corde per la sua chitarra in città, un ragazzo albanese gli grida: "Majup, tornatene a casa!"

"Majup" è un peggiorativo per dire Zingaro.

Questa bambina ha lo sguardo stanco di chi che ha visto troppo troppo presto.

Ibro si scrolla, Ogni volta che entra nel settore albanese le urla e le minacce riprendono.

Con nonchalence, continua sulla sua strada.

Nella sua borsa, tiene un piccolo blocco dove scrive le parole inglesi che non capisce. Sa di aver bisogno dell'inglese, per un biglietto dal Kosovo, e lo sta studiando furiosamente.

La sera, attacca con la chitarra -che ha tre sole corde attaccate con chiodi, provando a rifare i pezzi dei Nirvana.

Ha sogni, ma se non riuscirà a partire al più presto, slitteranno via.

"Un giorno" ci dice colmo di speranza "Sarò una rock star."

Il reporter è stato volontario in Kosovo nel 2003. Il mese scorso vi è ritornato per una visita.

 
Di Fabrizio (del 30/08/2006 @ 20:05:10, in conflitti, visitato 2776 volte)
Skinheads quasi uccidono un giovane Rom di 18 anni, durante un attacco razzista nella città di Tienen

Peter D., un giovane Rom arrivato dalla Slovacchia più di 10 anni fa, con i suoi amici era diretto a casa domenica scorsa, quando il gruppo ha incrociato alcuni skinheads belgi.

Circa 5 di loro hanno attaccato i due Rom più giovani, che hanno tentato di scappare. Peter è stato raggiunto e sottoposto ad un pestaggio, culminato con 4 pugnalate allo stomaco.

Il pronto intervento dei medici gli hanno salvato la vita. Oggi (30/08 ndr) la polizia ha arrestato 3 skinheads, già noti alla giustizia per atti simili nel passato.

Opre Roma ha inviato oggi un proprio comunicato ai mezzi di informazione, per indire una manifestazione contro il razzismo e per la tolleranza, che si terrà sabato 2 settembre con partenza dal municipio.

Wolf Staf Bruggen
Voorzitter-Chairman-Presidentos
Opré Roma ngo
opreromavzw@yahoo.com
Tel : ++32 (0)484.962.264.

Belgische afgevaardigde voor het European Roma and Travellers Forum
Belgian delegate to the European Roma and Travellers Forum
Delegato Belgia Europako Romengo thaj Travelerengo Forumo
 
Di Fabrizio (del 07/08/2006 @ 10:23:56, in conflitti, visitato 1676 volte)

Ricordando i 2.898 Rom periti nelle camere a gas di Auschwitz nella notte tra il 2 e il 3 agosto, l'organizzazione Romani Criss chiede di erigere un monumento alla memoria nella capitale Bucarest ed in Transnistria, dove migliaia di Rom morirono nei campi di concentramento. In una lettera inviata a due ministri - Adrian Iorgulescu e Mihail Hardau - la direttrice di Romani Criss, Margareta Matache, chiede un impegno del governo nel creare un memoriale. Ha ricordato che i nazisti consideravano i Rom e gli Ebrei come razze inferiori, e la loro uccisione l'unica soluzione. I nazisti e i loro alleati uccisero il 90% della popolazione Rom, in Germania, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Jugoslavia e Romania - tra 250.0000 e 500.000 uomini, donne e bambini.

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