Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/11/2010 @ 09:52:21, in Italia, visitato 1821 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

E' dura, ma non ci si può arrendere, perché è fondamentale per tutti, non solo per i Rom ma per tutti noi, riuscire a tenere alta la guardia, anche se sappiamo di essere in pochi a lottare contro una "macchina del fango" collaudata e che continua a vomitarlo sopratutto sui rom, con l'intento di manipolare e condizionare l'opinione pubblica, ma non solo questa...  e falsare deliberatamente la realtà dei fatti.

Ieri mattina (16 Novembre) sull'autobus di linea Livorno-Pisa una mamma rom di Coltano, viene aggredita verbalmente dai passeggeri presenti, la sua colpa è di essere Rom e del campo Rom di Coltano, ormai visto dall'opinione pubblica pisana come luogo infamante e di degrado culturale e umano.

Qualche settimana fa anche in un Centro Caritas vicino ad Ardenza (LI) che distribuisce abiti, si ripete più o meno la stessa scena, con un'altra donna Rom di Coltano.

Non vengono nemmeno risparmiati i bambini Rom a scuola, visti e indicati a dito dai loro compagni come gente pericolosa... bambini che tornano a casa piangendo e con la tristezza sui loro volti.

Trovare un idraulico disposto a fare dei lavori all'interno del Villaggio, è un'impresa non certo facile: prevale il timore, la paura di finire chissà come... oppure il rifiuto come principio.

Penso che la redazione di Il Tirreno di Pisa potrà gioiosamente brindare, per aver raggiunto lo scopo prefissato, e finalmente premiare la loro giornalista di punta, C. V. per essere riuscita a creare il clima giusto, di rivolta nei confronti della comunità Rom di Coltano. Ognuno fa le sue scelte: meglio avere una città feroce verso i Rom che sondare, confrontare per cercare di capire la verità dei fatti, come farebbe un serio cronista. Scelte redazionali: tutto in nome "dell'integrazione" ovviamente, "siamo una testata aperta, democratica e tollerante", che sa utilizzare, quando è necessario anche la giusta dose di persecuzione, pur di delegittimare il popolo Rom. Recentemente, alcuni studiosi e ricercatori non hanno esitato di usare il termine "genocidio", in nome della sicurezza portata avanti oggi, anche all'interno dei Tribunali minorili in Italia in materia Rom: "Dalla tutela al genocidio?" (ed. CISU, 2010)

Anche i servizi sociali del comune di Pisa sembrano allinearsi ed adattarsi perfettamente a questa campagna a senso unico. E' preoccupante il silenzio di quei operatori che conoscono a sufficienza la realtà dei fatti, e l'infondatezza delle gravi accuse. Hanno avuto modo di vedere la "bambina sposa", forse anche di parlarci insieme, di vederla serena e libera di muoversi all'interno del campo. Con gli stessi indagati, ancora in carcere hanno lavorato insieme, mangiato insieme, gli hanno aperto le porte di casa loro, hanno anche raccontato le loro difficoltà, a volte hanno pure litigato insieme. Sono quegli stessi operatori che non tanto tempo fa, di fronte ai tagli previsti dal comune riguardante il settore sociale, non hanno esitato a manifestare e protestare per far valere l'importanza di lavorare per "l'integrazione dei Rom", per non perdere il cammino fatto finora a fianco dei Rom di Coltano... allora manifestavano per non perdere un lavoro o una occupazione, che può essere sacrosanto! Perché ora non sanno (o non vogliono) esprimere un loro parere su questa vicenda? Il loro silenzio grida forte e lo si sente eccome tra le dimore dei Rom! Perché si dovrebbe riconoscere la loro professionalità solo quando il posto di lavoro è minacciato da possibili tagli?

Questa vicenda rivela anche la totale mancanza di autonomia da parte di tanti soggetti attivi nel sociale e pone degli interrogativi molto seri anche sulle finalità dichiarate di tanti Progetti Rom: migliorare la condizione sociale, culturale ed economica di rom!?

Al fango i rom, in genere sono abituati, quello dei campi e del nuovo villaggio... dobbiamo tutti temere invece il fango del pregiudizio, dell'intolleranza e del razzismo che sta montando senza alcun argine, che decima senza pietà delle intere famiglie Rom, e che non sa dare spazio al punto di vista diverso dal nostro, fino a negare il diritto di voce e la loro presunzione di innocenza. Quando la verità dei fatti sarà accertata sapremo riconoscere il fango nauseabondo che forse sta anche dentro di noi o abbiamo imparato troppo rapidamente a conviverci comodamente?

Campo Rom – Coltano 17 novembre 2010

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Di Fabrizio (del 20/11/2010 @ 09:28:42, in musica e parole, visitato 2000 volte)

sabato 27 novembre alle 17.30
SALA CONFERENZE, BIBLIOTECA LAZZERINIANA PRATO

Introduce: Andrea Valzania per Spazio Pubblico
Intervengono:

LUCA BRAVI autore del libro "Tra inclusione ed esclusione. Una storia sociale dell’educazione dei rom e dei sinti in Italia" edito da Unicopli

PINO PETRUZZELLI scrittore e attore

saranno disponibili copie del libro

un ringraziamento particolare a CARLO TRAINA, per averci regalato la fotografia per l'invito. Grazie.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 20/11/2010 @ 09:37:37, in scuola, visitato 2277 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta

Buongiorno,
Sono una mamma milanese, abito al quartiere Feltre, ho tre figli, una libera professione che mi impegna molto, un marito, una casa; la mia vita insomma, come tante altre donne milanesi, sempre un po' trafelata e con l'impressione di aver poco tempo per tutto.

Sabato 20 novembre, insieme ad altre mamme e maestre del mio quartiere, festeggerò in maniera speciale questa data, da tutti conosciuta come la giornata dei diritti dei bambini, perché è l'inizio della storia che qui racconto.
 
ANTEFATTO
Tutto nasce due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e propria favela cresciuta ed autorganizzatasi in un ex centrale Enel abbandonata, nella nostra zona. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i bambini in età scolare che a scuola non vanno.

Vista la stabilità del campo la Comunità di Sant'Egidio, che da anni segue la comunità rom, prende l'iniziativa ed iscrive una decina di bambini nelle tre scuole della zona: le scuole primarie Toti, Morante e Munari.

Per i bambini è la prima volta nelle scuole dei "gagè", sconosciuti e temuti. Per le famiglie italiane del quartiere è il primo incontro con i bimbi rom e con le loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute.

Questa semplice esperienza da subito sovverte i pregiudizi. Ci aspettiamo bambini particolarmente problematici, arrivano invece bambini preoccupati e timorosi ma che in breve tempo vengono a scuola con contentezza. I bambini rom hanno nomi, storie, sorrisi e dopo qualche mese si sentono parte dell'esperienza scolastica legandosi alle classi e alle maestre.

In seconda con mia figlia arrivano due gemelline, Cristina e Florina. Il primo giorno di scuola piangono spaventate. Viene inviato un bambino romeno a dir loro che non devono aver paura, la scuola è un bel posto.

Alla recita di Natale di quel primo anno scolastico le vedo felici ed emozionate sul palco che richiamano l'attenzione dei loro genitori mentre cantano.

L'anno scolastico si conclude, i bambini sono ben inseriti. I genitori rom arrivano a prendere le pagelle a scuola eleganti e rispettosi. Sono contenti di poter mandare a scuola i loro figli.

Molti di loro non sanno né scrivere né leggere e si sentono ciechi, come ci raccontano.

L'anno scolastico successivo inizia con molti altri bambini rom che vengono a scuola: nelle tre scuole ce ne sono una trentina. Sono arrivati fratellini e cugini. La scuola è un bel posto.

LO SGOMBERO DEL 19 NOVEMBRE SCORSO
Ma nel novembre scorso arriva lo sgombero della favela dove ormai vivono quasi trecento persone. E' pieno inverno, manca un mese a Natale e sono le giornate in cui in Comune si celebra con gran enfasi la dichiarazione dei diritti dell'infanzia. Lo sgombero viene effettuato senza nessun ragionamento né percorso previsto a tutela dell'esperienza scolastica dei minori del campo.

Quel mattino sono in studio, so dello sgombero. Apro le pagine on line dei quotidiani milanesi ed iniziano a scorrere sotto i miei occhi le foto. Vedo Cristina e Florina, gli occhi coperti dalla striscetta nera, piangenti accanto alla loro mamma, con gli zainetti di scuola in spalla.

In quel momento mi rendo conto che quei bambini non potranno più venire a scuola.

Per un mese settanta bambini, alcuni piccolissimi, e le loro famiglie vivono dormendo per strada, ovunque, qui in zona, senza neanche più il tetto di una baracchina sulla testa. Molti spariscono per mesi. A scuola non viene più nessuno di loro per settimane.

Un gruppo di genitori italiani e di maestre rimangono sconvolti davanti ad una così plateale violenza. Questi bambini sono naturalmente bambini come i nostri, ma di fatto non possono più venire a scuola perché poveri e figli di senza tetto.

Molte famiglie vengono ospitate nei giorni più freddi dai compagni di classe italiani e dalle maestre. Le associazioni umanitarie fanno appelli ad una moratoria degli sgomberi per soccorrere le famiglie più provate. Le istituzioni cittadine tacciono o addirittura rispondono sprezzanti.

NASCE IL VINO R.O.M.
Nei mesi successivi abbiamo lavorato per ricucire il più possibile di questa esperienza frantumata e per sostenere le famiglie dei bambini che a fatica e con tenacia sono tornati a frequentare le nostre scuole nonostante una vera e propria persecuzione li cacciasse ogni poche settimane da un rifugio ad un altro. Sempre le stesse famiglie, sempre gli stessi angoli abbandonati di città dove si nascondevano. Sgomberi costosissimi senza nessun risultato. Cosa si sperava di ottenere, che sparissero? Per sottrarre queste famiglie alla indicibile povertà in cui vivono bisogna tendere loro una mano per trarli dal fango. Non continuare a spezzare i legami che possono aiutarli ad iniziare un percorso di integrazione.

Con l'appoggio del Gas Feltre, un gruppo di acquisto di zona, e di Intergas, genitori e maestre hanno ideato un' iniziativa di raccolta fondi per sostenere con borse di studio e lavoro le famiglie di questi bambini: la vendita del vino R.O.M. (Rosso di Origine Migrante) messo a disposizione da un viticoltore toscano la cui cooperativa aveva in comune con i rom una storia di sgomberi.

Il vino R.O.M. ha incontrato tantissima solidarietà e le sottoscrizioni hanno consentito di approntare le prime borse lavoro e borse di studio. La Comunità di Sant'Egidio ci ha seguito in ogni passaggio e ci ha supportato con la sua esperienza nell'intraprendere percorsi di integrazione e di autonomia per le persone rom che vivono senza tetto in Italia.
 
BORSE LAVORO, BORSE DI STUDIO, INSERIMENTI ABITATIVI ED AMICIZIE
Durante l'anno che si conclude domani, con le nostre poche forze di semplici cittadini, il nostro poco tempo, ed i pochi soldi raccolti abbiamo coinvolto circa dieci famiglie rom di bimbi che vengono nelle nostre scuole in percorsi di reinserimento lavorativo (tre papà ed una mamma), ripresa di percorsi scolastici (tre fratelli adolescenti frequentano "scuole bottega" dove imparano un lavoro), uscita dal campo di quattro famiglie che sono riuscite ad andare a vivere in casa. E poi le merende fuori da scuola, le feste di compleanno insieme, l'affetto ed il sostegno nei momenti più duri, che lo scorso inverno sono stati tantissimi. Quanto freddo nelle tende sotto la neve o cercando vestiti asciutti nel campo allagato per mandare i bambini a scuola.
 
CONCLUSIONE
Sono una mamma milanese come tante altre, che un anno fa, insieme ad un manipolo di genitori e maestre di buona volontà, nell'affanno delle nostre vite quotidiane,  si è detta intimamente "io no" davanti all'espulsione di bambini poveri da scuola, l'unica possibilità per loro di un futuro diverso.

Mi guardo indietro e quasi incredula vedo quanta strada abbiamo fatto tutti insieme quest'anno.

Credo che un giorno gli amministratori cittadini saranno chiamati a rispondere dell'aver scientemente e deliberatamente tanto distrutto (con centinaia di migliaia di euro dei cittadini spesi inutilmente negli sgomberi) quando, con pochi soldi e la sola volontà di farlo, si è potuto e si può costruire tanto nella direzione della giustizia e di un migliore futuro per tutti.

Bianca Zirulia

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Di Fabrizio (del 21/11/2010 @ 09:23:25, in Kumpanija, visitato 1713 volte)

Inviato da Patrizia Ciuferri 18 Novembre, 2010

"… in classe è venuto il mediatore culturale, Graziano e ci ha spiegato le diverse usanze tra Roma e italiani. Io sono sinto e le mie usanze sono ancora diverse, perché sono mezze zingare. Questo argomento mi è piaciuto perché per una volta hanno parlato di una cosa che mi riguarda e per questo mi sono sentito importante…" Daniele (ragazzo sinto)

E' con queste parole, testimonianza di un ragazzo di etnia sinti, che si apre il sito dell'associazione di promozione sociale, Romà Onlus, nata nel 2008 (www.romaonlus.it).

La mission di Romà Onlus che riunisce soci rom (in maggioranza) e non rom, è quella di promuovere gli aspetti positivi della cultura rom e la capacità dei Rom di interagire con la collettività attraverso la riscoperta e la valorizzazione della storia e delle loro tradizioni., nonché la loro partecipazione attiva e propositiva alla vita sociale.

Attraverso la conservazione della memoria e della storia dei rom, lo scopo dell'associazione è sostenere il processo di integrazione dei Rom per mezzo di progetti e attività volte a promuovere l' all'accrescimento spirituale, politico, sociale della comunità Rom e Sinti nei vari ambiti dell'istruzione, della consapevolezza culturale, della mediazione sociale e culturale, del sostegno all'impiego.

Impegnata nel sostegno all'istruzione e nel tutoraggio finalizzato all'accesso all'istruzione superiore e alla creazione di luoghi di aggregazione per adolescenti di origine rom, Romà Onlus è anche volta alla promozione e allo sviluppo di attività no-profit come fattore di coesione sociale, impegno civico, emancipazione delle donne rom, diffusione dei valori di pace e cittadinanza attiva, contrasto alla discriminazione e all'esclusione sociale.

Lo staff di Romà Onlus si avvale di un nutrito gruppo di professionisti tra cui mediatori linguistici e interculturali, registi e progettisti specializzati nel reinserimento sociale di giovani in difficoltà e nella realizzazione di corsi di formazione.

Tra i molteplici servizi messi a disposizione dell'associazione, laboratori che spaziano dall'intercultura alla gastronomia, passando per l'arte, il cinema digitale e la lavorazione del rame. Attraverso le molteplici professionalità presenti nello staff di cui si avvale l'associazione, Romà Onlus ha elaborato una serie di attività volte a incentivare l'integrazione e il dialogo reciproco tra bambini e ragazzi rom e non, attività estive per bambini e ragazzi, interventi di mediazione culturale nelle scuole, formazione per insegnanti, tutoraggio e accompagnamento all'istruzione superiore.

Allo scopo di favorire la partecipazione e la cittadinanza attiva dei rom, è nata Rete Rom, che promuove a livello locale il coordinamento Rom a Roma, essendo anche fondatrice della Federazione Romanì e, a livello internazionale, membri di Ternype, fondata nel gennaio 2010 da diverse organizzazioni Rom giovanili provenienti da Albania, Bulgaria, Germania, Ungheria, Italia, Slovacchia, Spagna e Polonia.

Nell'ambito di un progetto per un Istituto di cultura Rom, un angolo dedicato all'approfondimento della cultura rom, chiamato Romanipé, una sezione web dedicato alle pillole di approfondimento sulla cultura, la storia e la lingua del popolo rom.

Romà Onlus, in collaborazione con Stalker – Osservatorio Nomade ha inoltre ideato e realizzato Romano Hapé, il catering di cucina romanes che nasce con l'idea di raccontare la diversità culturale attraverso il cibo e la gastronomia e di creare un momento di condivisione in cui le donne rom e le giovani partecipanti possano scambiarsi pratiche e saperi.
Visto l'enorme successo, tale progetto si è proposto e si propone come catering per occasioni pubbliche e private. Ha visto coinvolti gli studenti dello IED – Istituto Europeo di Design, che hanno messo a disposizione le loro conoscenze per pensare, insieme alle giovani donne rom, un piano di presentazione e comunicazione attraverso blog, volantini e al packaging dei piatti preparati.
Da allora il Romano Hapè ha preso parte a numerose iniziative pubbliche quali il Primo Congresso Nazionale della Federazione Rom e Sinti, l'edizione 2009 del Festival Internazionale di Fotografia di Roma.

Contatti:

Romà Onlus
Via Altavilla Irpina, 34/36
00177 Roma
Tel 0664829795
Fax 0664829795
info@romaonlus.it

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Di Fabrizio (del 21/11/2010 @ 09:56:37, in Italia, visitato 1832 volte)

Famiglia Cristiana.it 19/11/2010 di Stefano Pasta

Ennesimo sgombero a Segrate. Per Cristina, la bimba nomade di dieci anni di cui una maestra ha parlato a "Vieni via con me", è lo sgombero numero diciassette.
 
Un momento dello sgombero del 18 novembre, a Segrate.

La mattina del 18 novembre, sotto una pioggia battente e implacabile, polizia e carabinieri hanno sgomberato gli 80 rom rumeni che abitavano in via Fermi, a Segrate, ricco comune alla periferia est di Milano. Qui, seguiti dalla Comunità di Sant’Egidio, 14 bambini andavano regolarmente a scuola, 15 uomini lavoravano con contratto regolare nell’edilizia e 4 adolescenti, dopo anni di dispersione scolastica, avevano intrapreso un percorso di avviamento professionale. Marius, a 17 anni, è passato dall’elemosina a un corso di idraulica e a un tirocinio per riparare le tubature di molte case milanesi. Ora l’ennesimo sgombero mette a rischio questi passi concreti verso l’integrazione.

Il 18 novembre non è solo la data dello sgombero di via Fermi: è anche il diciassettesimo sgombero subito da Cristina, 10 anni, in un solo anno. Quando nel settembre 2008 abitava al campo di via Rubattino, Cristina ha iniziato a frequentare la quarta elementare. Nell’ultimo anno, a causa degli sgomberi, ha perso molti giorni dell’anno scolastico e ha dovuto cambiare tre scuole. La sua famiglia è molto povera; per questo, e non certo per scelta, ha una baracchina al posto della casa. Quando uno sgombero rade al suolo anche quella, rimangono i cavalcavia o un telo di plastica fissato su dei legni. Ha provato a vivere anche sottoterra, sgomberata anche da lì. Cosa perde Cristina ad ogni sgombero? Giocattoli? No, non ne possiede. Vestiti? Ben pochi. Perde invece un riparo dal freddo e dalla pioggia, la bombola e il fornello che le consentono di mangiare qualcosa di caldo.

Ma perde anche le sue radici: il luogo dove tornare e che riconosce come "casa", gli amici rom, che si disperderanno, gli amici italiani, da ritrovare ogni giorno a scuola, le maestre che l'aspettano per accompagnarla a scuola, quella scuola che le consentirà un giorno di essere una cittadina al pari degli altri, di essere rispettata, di comprendere e difendersi. La maestra Flaviana Robbiati aveva letto l’elenco degli sgomberi subiti da Cristina durante la trasmissione Vieni via con me di Fazio e Saviano. Dice: “Don Lorenzo Milani sostiene che chi conosce mille parole è più libero di chi ne conosce cento. É forse per questo che oggi si sgombera Cristina? Per impedirle di essere domani libera e con una dignità riconosciuta e rivendicata? Intanto, ancora oggi, si è svegliata con i lampeggianti blu della polizia.”

I diciassette sgomberi subiti da Cristina in un anno danno un volto al caso zingari, all’emergenza nomadi. Il rifiuto degli zingari è diffuso negli ambienti più diversi, criminalizza un piccolo popolo sostanzialmente indifeso. In nome della preoccupazione per la sicurezza dei cittadini, lo zingaro diventa spesso la personificazione del male. Ma il caso zingari ci pone di fronte a una domanda decisiva, quella del modo in cui vogliamo vivere. Avere un nemico facilmente identificabile può perfino essere rassicurante, ma dobbiamo sapere che spesso ha il volto di Cristina.

Le famiglie di via Fermi sono una parte dei rom che da un anno, con costi enormi, sono alternativamente respinte dall’area di via Rubattino (Milano) e da Segrate. Si sceglie ripetutamente lo strumento dello sgombero, effettuato in assenza di reali proposte alternative, sgomberando per sgomberare, per poi lasciare rioccupare la medesima zona e ricorrere successivamente, con clamore mediatico, a un ulteriore allontanamento. Quando illusoriamente si parla dei luoghi sgomberati come “restituiti alla città” o “liberati”, si dimentica spesso che i rom sono uomini, donne, anziani, bambini, soprattutto bambini.

Elenco degli sgomberi subiti da Cristina, 10 anni, Rom

  1. 19 novembre 2009: sgomberata del campo di via Rubattino
  2. 20 novembre 2009: sgomberata da un edificio abbandonato a Segrate
  3. 21 novembre 2009: sgomberata da un capannone fatiscente sotto la tangenziale di Rubattino
  4. 2 febbraio 2010: sgomberata da via Siccoli
  5. 4 febbraio: sgomberata da Quarto Oggiaro, torna a Segrate in un capannone
  6. 24 febbraio: sgomberata da via Carlo Reale
  7. 25 febbraio: sgomberata da via Bovisasca
  8. 10 marzo: sgomberata dall'area di via Durando.
  9. 6 aprile: sgomberata da Segrate.
  10. 7 settembre 2010: sgomberata dell'area ex Innocenti di via Rubattino. È la stessa area da cui era stata sgomberata dieci mesi prima.
  11. 8 settembre 2010: sgomberata da via delle Regioni a Redecesio (Segrate).
  12. 9 settembre 2010: dorme per strada in zona Lambrate, ma al mattino è allontanata.
  13. 10 settembre 2010: allontanata dal ponte della tangenziale di Rubattino.
  14. 21 ottobre 2010: sgomberata del campo di via Umbria a Redecesio (Segrate).
  15. 22 ottobre 2010: allontanata da un parcheggio nelle vicinanze dell’ospedale Sacco.
  16. 23 ottobre 2010 – 27 ottobre 2010: Cristina e la sua famiglia dormono in vari punti della città (Bovisa, Lambrate, …) e sono allontanati tutti i giorni.
  17. 18 novembre 2010: sgomberata da via Fermi a Segrate.
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Di Fabrizio (del 22/11/2010 @ 09:05:34, in musica e parole, visitato 2054 volte)

Segnalazione di Stefano Nutini

da Liberazione 18 novembre - Roberta Ronconi

Che il popolo zigano (rom e sinti, in particolare) sia stato vittima dell'Olocausto nazista nella Seconda guerra mondiale è cosa relativamente nota. Ma, al contrario di quanto avvenuto per lo sterminio degli ebrei e persino degli omosessuali (pensiamo al magnifico Bent) non ha avuto grande rappresentazione cinematografica. Strano che a cogliere il testimone sia un regista (ma prima ancora, musicista. Ci tiene a sottolinearlo) come Tony Gatlif, conosciuto nel mondo della settima arte come "il principe degli zigani", francese di origini algerine, premi Cesar per la musica dei suoi Gadjo dilo e Demone flamenco, migliore regia a Cannes nel 2004 per il bellissimo Exils. In questi giorni è a Roma, ospite del Medfilm, Festival del cinema mediterraneo, dove porta in concorso il suo Freedom, canto di libertà sulla deportazione zigana nella Francia di Vichy.

Come mai ci ha messo tanto tempo a fare un film sull'Olocausto zigano, popolo che da sempre è protagonista del suo cinema? Eppure era un tema rimasto scoperto...
Da quando ho iniziato a fare cinema ho pensato di realizzare un film sulla persecuzione nazista del popolo gitano. Ma sono un cineasta libero, moderno, mi piace lasciare libera la camera e non amo per nulla le sofisticazioni né tantomeno le ricostruzioni. L'Olocausto richiedeva per forza di cose una ricostruzione e questo mi ha frenato a lungo. Se non ci fosse stata l'urgenza di parlarne, probabilmente non lo avrei fatto nemmeno ora.

E l'urgenza le è venuta dalle scelte di espulsione di Sarkozy ?
Ho iniziato a pensare a questo film tre anni fa, quando nulla in Francia era ancora successo, ma si sentiva che i tempi erano maturi, e che si sarebbe arrivati a scelte estreme. Volevo fare un film che parlasse di un passato capace di fare da forte eco nel presente.

Vuol dire che c'è un parallelo tra la Francia di Vichy e quella di oggi?
Assolutamente no. Voglio però dire che oggi in Francia si respira un'aria da anni Trenta, cioè di quegli anni che vengono prima dello scoppio della guerra, quando si gettano le basi per quello che sarebbe successo.

La Francia, come l'Italia, ha al momento le politiche tra le più dure in Europa verso le minoranze etniche. Ci sono dei motivi specifici che legano i due paesi in questa intolleranza?
Bisogna dire che prima dell'inasprimento di questa estate, la Francia è stata in realtà molto tollerante con il popolo gitano. Ci sono situazioni ben peggiori in Romania, ma anche in Slovacchia o in Ungheria. E gli inasprimenti non dipendono mai dai popoli, ma dai governi che li guidano. Quando la politica ha bisogno di capri espiatori, i gitani funzionano sempre.

Ad essere sinceri, rispetto al popolo zigano, francesi e italiani danno spesso il "meglio" della loro intolleranza...
Per quanto riguarda la Francia, che conosco meglio dell'Italia, a favore della politica di espulsione di Sarkozy è il 55% della popolazione, contro il 45% più tollerante. Una percentuale che va benissimo, è normale che sia così.

Perché normale? Anzi, mi permetta di chiedere, cosa è che rende così difficile "il vicinato" con il popolo zigano?
Prima di tutto bisogna sottolineare che il popolo dei gitani è europeo al cento per cento. Sono in questo continente da sempre, dal tempo degli ottomani, da quando le province dovevano ancora formarsi. C'è un problema di convivenza, di vicinato diciamo, è vero. Ma il problema non sta nel popolo gitano, estremamente tollerante verso gli altri. Piuttosto nel popolo dei sedentari, nel popolo gadjo. E' questo che andrebbe psicanalizzato per cercare le ragioni di tanto odio.

Un'eccezione in Europa è rappresentata dalla Grecia, dove rom e sinti vivono senza grandi difficoltà.
la Grecia è una terra frastagliata, fatta di migliaia di isole, e non ha una struttura industriale forte. Insomma, è una terra con meno regole dove i gitani si muovo liberamente, lavorando a stagione da isola a isola e fornendo un servizio itinerante molto apprezzato dai greci.

In "Freedom" racconta la storia di un piccolo gruppo di zingari arrestati e internati durante il loro viaggio per i villaggi francesi dove un tempo andavano tranquillamente a vendemmiare. Sceglie di non mostrare lo sterminio direttamente, ma in modo laterale, attraverso le conseguenze quotidiane della repressione.
L'Olocausto è un tema complesso da trattare e, appunto, io non amo un cinema statico, di ricostruzione. Anche se qui ho dovuto comunque ricostruire ambienti, costumi, oggetti, abitudini. Però ho cercato di manenere al massimo il mio spazio di libertà, per me e per la camera.

La musica di solito ha una parte preponderante nel suo lavoro, qui l'ha lasciata più al servizio delle immagini e del racconto.
Perché quest'ultimo, il racconto appunto, era più importante e voleva il suo spazio. Ho dovuto quindi creare una musica che semplicemente sottolineasse gli eventi. Mentre di solito la uso proprio come forma primaria di racconto delle emozioni. Ma anche in questo film c'è un momento in cui si capisce cos'è la musica per il popolo zigano. Quando trasformano la canzoncina fascista Marechal nous voilà in una allegra ballata. Senza intenti denigratori, solo perché per loro la musica è viva ed è capace di trasformare la realtà.


A proposito: ricordo ai milanesi e dintorni, che stasera alle 21 si proietterà SWING di Toni Gatlif, al circolo Arci Martiri di Turro in via Rovetta 14. Ingresso libero con tessera ARCI

Un assaggio

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Di Fabrizio (del 22/11/2010 @ 09:57:27, in musica e parole, visitato 1593 volte)

Quindici-Molfetta.it La presentazione dell’iniziativa, contro i pregiudizi e le discriminazioni dei rom lanciata dal Consiglio d’Europa, il 26 novembre alle 10.30 al foyer del teatro Kursaal Santalucia di Bari

BARI – La Puglia abbraccia la campagna "Dosta", contro i pregiudizi e le discriminazioni dei rom lanciata dal Consiglio d’Europa, che sarà presentata il 26 novembre alle 10.30 al foyer del teatro Kursaal Santalucia di Bari.
La kermesse è promossa dagli assessorati al Mediterraneo e alla Cittadinanza Sociale della Regione Puglia, dal Consiglio d’Europa e il Ministero delle Pari Opportunità (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar).
Il progetto europeo di favorire una maggiore e corretta conoscenza della realtà dei rom attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei media e la promozione dell’incontro tra le comunità locali e i rom è l’obiettivo della campagna "Dosta". "Dosta" infatti significa "Basta" in romanes ed è stato scelto come slogan della campagna, sostenuta dalla commissione Europea, che farà tappa a Bari dopo l’adesione della Puglia con la delibera di Giunta del 3 novembre scorso.
Testimonial l’attrice francese Fanny Ardant, che ha anche realizzato un breve documentario sui rom.
Interverranno rappresentanti regionali Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo, Nicola Fratoianni, assessore alla Cittadinanza Sociale, Michael Guet, responsabile della campagna Dosta, Hanry Scicluna, coordinatore attività Rom del Consiglio d’Europa, Giovanni Trovato, responsabile campagna Dosta-Italia-Unar, Pietro Vulpiani, campagna Dosta-Italia-Unar, Dijana Pavlovic, vice presidente federazione Rom e Sinti Insieme.
A concludere la giornata, la "Festa Rom" con due spettacoli, in collaborazione con Puglia Sounds: "Le Danze di Billy e Dijana" e " Taraf da Metropulitana –Ballate Romanes dalla Metro di Roma" (Kursaal Santalucia – ore 21.00).

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Di Fabrizio (del 23/11/2010 @ 09:07:04, in Kumpanija, visitato 1771 volte)

Ventidue interventi di recupero che hanno consentito, tra l'altro, di salvare circa 42,5 quintali di pesce, smaltiti quintali di rifiuti ingombranti, taglio di alberi pericolanti, sfalcio di arbusti e recupero di alcuni tratti delle sponde. Sono gli interventi di pulizia e riqualificazione dei Navigli effettuati in circa due settimane dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi che annuncia il termine, oggi, dell'asciutta dei canali milanesi. "Il preoccupante degrado ambientale dovuto a consistenti quantità di rifiuti presenti nell'alveo del Naviglio, il pericolo esondazione causato dalla barriera dei rifiuti, l'impossibilità di utilizzare le barche fresanti per eliminare le alghe nel corso della stagione irrigua, lo smottamento di alcuni tratti della sponda destra - ha spiegato Alessandro Folli, presidente del Consorzio - sono alcuni dei motivi che ci hanno spinto ad intervenire sul tratto del Naviglio Martesana tra il nodo Lambro e via Melchiorre Gioia a Milano". Inoltre, "si sono create le condizioni ideali - sottolinea Folli - per un sodalizio tra il Consorzio, Legambiente locale e gli abitanti del campo rom di via Idro con l'obiettivo di valorizzare il tratto milanese del naviglio che pur perdendo la sua vocazione irrigua mantiene un forte valore paesaggistico. Un'azione comune perché i cittadini abbiano più a cuore il rispetto e la salvaguardia di questo pezzo importante della storia milanese" (grassetto mio, leggere QUI ndr). "Stesso discorso per la Darsena e i tratti adiacenti dei Navigli Grande e Pavese. Non è più accettabile che questi canali siano sommersi da rifiuti e da una inciviltà imperante - sottolinea il Consorzio -. Ad esempio, sono stati recuperati quintali di rifiuti rappresentati soprattutto da bottiglie di vetro. Un controsenso: i Navigli vissuti come eccellenza della vita serale e notturna milanese e nello stesso tempo, dagli stessi fruitori, villeggiati e sfregiati con la mancanza di rispetto per l'ambiente e per il corso d'acqua stesso". Anche per la Darsena, il Consorzio in accordo con il Comune di Milano ha provveduto alla sua pulizia con l'impegno di una squadra di 4 operai e con mezzi appositi per il sollevamento e trasporto dei rifiuti. "A breve chiederemo un incontro con il sindaco Moratti - ha concluso Folli - per pianificare i prossimi interventi di manutenzione, già in occasione dell'asciutta della primavera 2011. Soprattutto per avviare un'azione sinergica tra tutti gli enti interessati perché con Expo 2015 tornino agli antichi splendori tutti i tratti dei nostri cinque Navigli".(Omnimilano.it)

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Di Fabrizio (del 23/11/2010 @ 09:36:15, in musica e parole, visitato 2862 volte)

Dal 30 novembre al 5 dicembre - Tieffe Teatro Menotti – Via Ciro Menotti, 11 – Milano
Produzione Cantieri Teatrali Koreja e Centar Za Kulturu di Smederevo (Serbia) con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese


BRAT (FRATELLO)
Cantieri per un’opera rom


Regia e adattamento di Salvatore Tramacere
Con Miljan Guberinic, Ajnur Ibraimi, Damir Kriziv, Sead Kurtisi, Vukosava Lazic, Marija Miladinovic, Marija Mladenovic, Ana Pasti, Darko Petrovic, Igor Petrovic, Maria Rosaria Ponzetta, Ferdi Ramadani, Ajnur Redzepi, Emran Sabani, Senad Sulejmani, Marko Stojanovic, Danijel Todorovic, Andjelka Vulic

Collaborazione alla regia: Fabrizio Saccomanno
Collaborazione all’allestimento: Mariarosaria Ponzetta
Cura del movimento: Silvia Traversi
Musiche di: Admir Shkurtaj
Eseguite dal vivo da: Giorgio Distante, Redi Hasa, Admir Shkurtaj
Luci e suoni: Mario Daniele, Angelo Piccinni
Organizzazione: Marija Anicic, Alessandra Bisconti, Dragoljub Martic, Laura Scorrano
Cura del progetto: Franco Ungaro

"Popolo mite e nomade che non rivendica sovranità, territorio, zecca, divise, timbri, bolli e confini, ma semplicemente il diritto di continuare a essere quel popolo sottilmente altro e trascendente rispetto a tutti quelli che si contendono territori, bandiere e palazzi; un popolo che, un pò come gli ebrei, fa parte della storia e dell'identità europea proprio perchè a differenza di tutti gli altri hanno imparato ad essere leggeri, compresenti, capaci di passare sopra e sotto i confini, di vivere in mezzo a tutti gli altri, senza perdere se stessi e di conservare la propria identità anche senza costruirci uno stato intorno"

"Non si puo' togliere l'acqua ai pesci e poi stupirsi se i pesci non riescono piu' ad essere agili ed autosufficienti, gentili ed autosufficienti come una volta"

Alex Langer


Quello di Brat è un percorso iniziato tre anni fa, a Smederevo, 70 chilometri da Belgrado, tra una dozzina di giovani rom, altrettanti attori loro coetanei di quella città, e il gruppo teatrale Koreja di Lecce, da sempre interessato a misurarsi con il fascino e i nodi irrisolti, l’ignoto e le diversità dell’est Europa.

Non concede illusioni o facili scorciatoie di “redenzione” lo spettacolo elaborato da Salvatore Tramacere con Fabrizio Saccomanno: una parabola zingara contro i “nuovi olocausti”.

Nasce così uno spettacolo accolto trionfalmente dal pubblico nelle rapide incursioni al NapoliTeatroFestival e al Festival Castel dei Mondi di Andria fino all’approdo nel capoluogo salentino.

Come nell’originale di Gay c’è una malavita organizzata, una polizia corrotta, un affarismo senza scrupoli, un bordello di ragazze scatenate.

Interpreti scatenati, pronti a cambiare di ruolo e di genere, mentre la musica balcanica di Admir Shkurtaj, eseguita dal vivo, li incalza e li dirige verso un apparente happy end.

Incontriamo da tre anni un gruppo di giovani rom e giovani attori che vivono a Smederevo, Settanta chilometri da Belgrado, alcune centinaia da Lecce. Proviamo a fare teatro. Lavoriamo di sera, dopo faticose giornate di lavoro quotidiano, specie per i giovani rom, a raccogliere frutta, vetro e carta. Non vogliamo creare una nuova compagnia professionale né cerchiamo alcuna catarsi sociale. Che fare? Partiamo da un testo. L’Opera del mendicante di John Gay.

Cerchiamo persone e attori in grado di dare senso e verità alle parole molto graffianti dell’Opera. Al tempo del reality quando sempre più sottile si fa il confine tra verità e finzione.

Ladri, ricettatori, donne di malaffare, capi di polizia in combutta per spillare quattrini dove si può: questi sono i nuovi eroi di un mondo alla rovescia.

Una storia rappresentata tante volte in diverse epoche e luoghi.

Undici non attori rom e otto giovani attori serbi, assumono ruoli da commedia dell'arte, facendosi testimoni di una cultura, la propria.

Una cultura che, come i piccoli ladruncoli che loro mettono in scena, è destinata a scomparire.

Ne è scaturita una "presentazione" che, giocando con gli stereotipi di una cultura periferica, mette proprio in discussione il labile confine tra finzione e realtà.

Cantieri Teatrali Koreja

Tieffe Teatro Menotti – Via Ciro Menotti, 11 – Milano
Orari spettacolo: lun. mar. gio. ven. sab ore 21 - mer. ore 19. - dom. ore 17
Orari biglietteria: dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 19 - sabato 16 - 19
Prenotazioni e informazioni: 0236592544 , info@tieffeteatro.it - www.tieffeteatro.it
Prezzi: 22 intero – 15 ridotto (over 60, under 25)
convenzioni: pr@tieffeteatro.it


Giovedì 18 novembre c'è stata la conferenza stampa di presentazione. Ivana Kerecki (che ci fornisce anche le foto) ci riferisce:

Prima della conferenza la RAI ha fatto un'intervista con gli attori rom e il protagonista Danijel Todorovic, che ha detto che questo spettacolo ha rotto un tabù, un muro che molti vedono fra se stessi e i Rom. I ragazzi hanno salutato la TV italiana con un saluto collettivo in lingua romanes.

Per prima ha parlato Livia Pomodoro, soprattutto dell'importanza del "Premio Internazionale Teresa Pomodoro per il Teatro dell'Inclusione" (sempre con prestigiosa giuria internazionale), che poi è stato assegnato la stessa sera al Teatro No'hma, inaugurando la sua stagione. Secondo lei questo premio è anche il segno dell'attenzione a "questo grande problema"…

Salvatore Tramacere, direttore artistico dei Cantieri Teatrali Korejadi Lecce, ha raccontato il lavoro svolto durante i 3 anni con 35 ragazzi di Smederevo, la cittadina a 50 km da Belgrado. Gli è dispiaciuto molto che dopo un lavoro così importante, uno dei ragazzi, Ferdi, non può venire in Italia per partecipare allo spettacolo. Il motivo: il suo datore di lavoro (precario e saltuario: il cosiddetto lavoro a "chiamata", che potrebbe anche non arrivare) ha minacciato di "licenziarlo"…

Alcune sue battute (certe si possono più o meno condividere):

"Il teatro ha senso solo se ha il coraggio, altrimenti si rischia di fare cose molto banali e perdere il senso."
"Mi hanno chiesto perché ho fatto uno spettacolo così. Perché no? Perché non prendere questa responsabilità?"
"I nostri ragazzi hanno tutto, sanno tutto. Con loro, invece, c'è bisogno di fare le cose dall'A alla Z."
"Questi ragazzi hanno conquistato una dignità e possono avere una chance come tutti i ragazzi del mondo."
"Vorremmo fare di più: primo, creare un centro permanente, mettere insieme le diversità, non solo quelle di nazionalità o etnia ma di possibilità di vivere la vita quotidiana. Un centro in più luoghi, per incontrarsi e far progetti vari, non solo spettacoli. Secondo, all'inizio mi vergognavo un po' di dire questa cosa: i ragazzi mi chiedevano ‘quanti soldi prenderemo?'. Il progetto in se stesso è nobile, ma anche loro hanno un diritto di fare questo LAVORO chiedendo di essere pagati. Rinuncio a fare lo spettacolo se non li pagano. Per una ulteriore dignità. Stanno acquisendo una cosa forte. Se ne chiedono un'altra: paghiamoli!"

Franco Ungaro, ha detto che non è stato così facile portare questi ragazzi in Italia. Si è sempre posta la domanda: ci saranno problemi con la polizia? Alla fine è andato tutto liscio. Secondo lui, questo spettacolo è un po' il simbolo di come si può coniugare un'idea dei Rom con quella del cosmopolitismo e mostrare la cultura identitaria di un popolo, di persone, inserita nel contesto di contemporaneità, mentre il lavoro con questi attori è stato anche una denuncia delle loro condizioni di vita.

L'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, ha raccontato un po' di teoria: di come il teatro (che è anche nomade) nasce dalla esperienza e la questione antropologica, lì non c'è il post-montaggio che smonta il contesto antropologico. Ha ripreso anche le parole di Tramacere, ribadendo che l'attore deve sempre essere pagato: "perché se mi pagano, valgo". Ha tentato di rispondere anche alla precedente domanda "perché", con una storia della rosa che nasce senza motivo, cresce senza motivo ecc.

Emilio Russo, direttore artistico del Teatro Tieffe, ha detto che siamo noi che stiamo perdendo la dignità e che praticamente tutte le richieste di aiuto per lo spettacolo (costoso) avevano trovato le porte chiuse, e lo spettacolo costa. Ha parlato anche dei più di 300 sgomberi che hanno subito i Rom che abitano a Milano e ribadito che questo è anche uno spettacolo politico e importante per la città.

È stata chiamata a fare un intervento anche Dijana Pavlovic che, oltre a richiamare ancora l'attenzione sui numerosi e tristi sgomberi di Milano, ha invitato i presenti a considerare che la povertà in Serbia non riguarda soltanto la popolazione rom, e che ci sono delle differenze delle condizioni e possibilità dei Rom in Italia e in Serbia, dove anche una ragazza come lei aveva potuto laurearsi all'Accademia dell'Arte drammatica e dove molti Rom, oltre a fare i lavori semplici elencati dai relatori – pulizie, raccolta del ferro e simili –  svolgono anche funzioni importanti professionali e politiche. Ha detto che è grata a tutti quelli che hanno appoggiato questo progetto, che ha fatto dei ragazzi-attori persone fortunati, invitando le autorità a pensare anche ai Rom di Milano che un'occasione così non l'hanno mai avuta, perché la città ne ha veramente bisogno: non basta dare alle persone soltanto un pezzo di pane, bisogna dare loro anche la dignità e il senso, non bisogna permettere loro solo la mera sopravvivenza, perché hanno diritto anche a una vita vera, di essere considerati. Quindi, bisogna pensare anche a dei progetti per i ragazzi rom di Milano.

Danijel Todorovic, il protagonista dello spettacolo, invitato a dire qualche parola, ha detto che perfino lui aveva un po' di pregiudizi nei confronti dei Rom prima dello spettacolo, ma che sono passati appena si sono conosciuti e avevano cominciato a lavorare insieme. Quindi pensa che in Serbia lo spettacolo è servito per abbattere dei muri e spera che così succederà anche in Italia.

La prima domanda del pubblico riguardava l'assenza della signora Moioli. Hanno spiegato che era in ritardo da qualche altra parte…

Una giornalista ha detto che ultimamente si parla di portare il teatro anche fuori, per strada, quindi chiedeva se era possibile un'esibizione sotto la torre di via Imbonati, cosa che ha subito dato fastidio all'assessore Finazzer, che ha chiesto di "non caricare lo spettacolo che ha già un significato con altri significati". [Più tardi ho spiegato al direttore del teatro serbo e ai ragazzi rom cosa succede alla torre di via Imbonati e si sono dimostrati interessati a passare al presidio portando la loro solidarietà agli immigrati in Italia.]

Qui invece ti scrivo le info e i nomi giusti giusti, degli attori, tradotti liberamente da un jugo-sito:
Si tratta del progetto culturale nato dalla collaborazione del Centro per la Cultura Smederevo (Centar za kulturu Smederevo), del Centro informativo rom "Drom" e del Teatro Koreja di Lecce e il Teatro.
Partecipano anche gli attori del teatro "Patos".

"Opera dei mendicanti" [là si chiama così, come l'originale ispiratore di Ray] è nata e dura fuori dai soliti standard di teatro, offrendo uno sguardo diverso sul teatro stesso. L'anno scorso ha partecipato a BITEF, il più importante festival teatrale serbo. Il regista è Salvatore Tramacere, il suo assistente Milan Guberinić del teatro Patos. Attori: Darko Petrović, Danijel Todorović, Senad Sulejmani, Ajnur Ibraimi, Senat Ramizi, Ferdi Ramadani [che non viene] Džemailj Krujezi, Damir Krujezi, Damir Kriziv, Ajnur Redžepi, Igor Petrović, Goran Galić, Marija Mladenović, Ivan Simić, Dušan Štrbac, Vukosava Lazić, Ana Pašti, Ina Marić, Marija Mladenović, Miljan Guberinić.

Confrontate però con quelli che vengono in Italia, che non sono proprio tutti uguali.

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Di Fabrizio (del 24/11/2010 @ 09:35:25, in lavoro, visitato 1557 volte)

 Link per chi legge da Facebook

La cucina è integrazione. Anche per un campo rom abusivo all'interno di uno dei quartieri più pericolosi d'Italia: Scampia. La sfida è lanciata dall'associazione "Chi rom chi no" con il progetto Kumpanìa, Percorsi Gastronomici Interculturali. Nella baracca del campo rom dove ha sede l'associazione la presentazione del progetto, che in lingua roman indica l'insieme delle famiglie appartenenti allo stesso gruppo, è stata una festa a cui ha partecipato come ospite d'onore anche un simbolo della legalità, il prefetto Andrea De Martino

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