Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di Fabrizio (del 22/06/2010 @ 09:39:35, in Italia, visitato 1524 volte)

COMUNICATO STAMPA
Lo SCI Italia - Gruppo Regionale Sardegna- , in collaborazione col comitato studentesco Forgotten e la provincia di Cagliari
presentano:

THE FORGOTTEN AMONG THE FORGOTTEN
Iniziative e dibattiti sula memoria della persecuzione nazi-fascista e sulla situazione attuale di Rom e Sinti

venerdì 25 e sabato 26 giugno 2010
Cagliari, Sala Cosseddu, presso la Casa dello Studente in Via Trentino

Il 25 e 26 giugno 2010 lo SCI Italia (Gruppo Regionale Sardegna), in collaborazione col comitato studentesco Forgotten e la provincia di Cagliari, organizza a Cagliari il primo evento della seconda edizione del progetto Forgotten, che tratterà le tematiche della discriminazione dei Rom e dei Sinti e la memoria della persecuzione nazi-fascista, con dibattiti, conferenze e proiezioni di video.

Programma dell'evento:

Venerdì 25 giugno
Dalle 17.00 SCI Italia
Introduzione al progetto The Forgotten among the Forgotten

ore 17.30 prof. Massimo Aresu
I Rom e Sinti in Italia

ore 18.15 Prof. Gianni Loy e prof. Roberto Cherchi
Problematiche giuridiche su Rom e Sinti

ore 19.00 Dibattito

ore 21.30 Proiezione del documentario "A forza di essere vento"

Sabato 26 giugno
Dalle 17.00 SCI Germania; SCI Romania; Roma Onlus; Mundi Romani – Hungary
Le persecuzioni di Rom e Sinti nel periodo nazifascista in Europa

ore 18.00 I volontari internazionali SCI e dott.sa Licia Porcedda
Le persecuzioni di Rom e Sinti nel periodo nazifascista in Sardegna

ore 19.00 SCI Italia e ospiti
Dibattito sulle prospettive di inclusione sociale Dei Rom

ore 22.00 Proiezione del documentario “Le donne vestivano gonne fiorite”

Partners dell'iniziativa:
Romà onlus, Romamedia Foundation, Centrul National de Cultura a Romilor, SCi Germania,SCI Romania

Per informazioni:
www.theforgotten.eu - sardegna@sci-italia.it

Dal 1948 Servizio Civile Internazionale. Onlus
Membro consultivo dell'UNESCO e del Consiglio d'Europa
ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri
Elena Cavassa
e-mail: evs@sci-italia.it
Tel. 06/5580661-644
Gruppo SCI Sardegna
sardegna@sci-italia.it

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Di Fabrizio (del 22/06/2010 @ 09:55:52, in Europa, visitato 4378 volte)

Dei campi profughi in Kosovo avvelenati dal piombo, qui se n'è parlato parecchio, praticamente da quando esiste questo blog. Il mese scorso, mi è stato regalato un libretto in inglese (non disponibile in Italia), con i nomi di tutti quanti hanno colpevolmente contribuito a creare questa situazione. Lo tradurrò in italiano a puntate. Questa è la prima:

Premessa

Nel gennaio 2009, il giornalista della BBC Nick Thorpe [leggi QUI gli altri suoi articoli tradotti in italiano su Mahalla, ndr] visitò con la sua squadra gli ex campi Rom/Askali dell'UNHCR a Mitrovica nord (Kosovo), per riportare sui bambini che là soffrivano di avvelenamento da piombo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità gli aveva già detto che questo era il peggiore avvelenamento da piombo mai verificatosi in Europa e forse nel mondo.

Dopo aver visitato diverse famiglie e filmato i bambini che guardavano la telecamera coi loro occhi bruni senza speranza, si voltò verso di me chiedendomi con disgusto: "Chi è responsabile di questa tragedia? Voglio saperlo!"

Questo libro ti dice, Nick, chi è stato responsabile di questa negligenza mortale e senza senso.

Paul Polansky

(foto tratta da Le nouveau NH) - Fabricka, il quartiere Rom ed Askali a Mitrovica sud, un anno dopo la loro cacciata da parte dei loro vicini albanesi, mentre le truffe francesi osservavano senza agire. Nessuna casa è stata bruciata. Gli Albanesi semplicemente hanno sventrato le case per sottrarne mattoni, infissi, porte e finestre

Una storia personale dei campi di Kouchner

Anche se l'Armata di Liberazione del Kosovo (ALK) e gli estremisti di etnia albanese iniziarono questa tragedia senza senso durante l'estate 1999, poterono farlo semplicemente perché le truppe NATO francesi permisero che questa pulizia etnica avesse luogo. Non successe in una sola notte. Ci vollero tre mesi perché tutte le famiglie rom e Askali (circa 8.000 persone; la più grande comunità zingara in Kosovo) abbandonassero le loro case.

Un mese dopo l'inizio, sentii della diaspora dei Rom di Mitrovica che cercavano rifugio nel campo UNHCR dove lavoravo come consulente ONU per i loro problemi "zingari". Presi una macchina in prestito e guidai verso la scena. Fu uno strappo al cuore vedere genitori terrorizzati che portavano bambini in pianto,  trascinare valigie e tutto ciò che potevano portarsi dietro: una pentola, un materasso, una radio. Quando arrivai, molti Zingari stavano supplicando i soldati francesi armati di tutto punto di salvarli. Li raggiunsi, chiedendo ai soldati francesi di intervenire. Un ufficiale francese mi disse rudemente che le truppe NATO non erano una forza di polizia. Poi venni trattenuto e portato al quartiere generale dell'esercito francese in un albergo del centro città. Mi sequestrarono le foto e mi dissero che non avevo il permesso di ritornare nel settore francese del Kosovo.

Una settimana dopo ritornai, usando un permesso stampa con un nome differente. Trovai circa 800 Zingari di Mitrovica rifugiati in una scuola serba sul lato opposto del fiume Ibar. Non avevano cibo, né sapone. I bagni erano straripati. Ancora nessuna agenzia di aiuto li aveva scoperti; o, secondo qualcuno, li ignoravano. Tramite Oxfam di Pristina portammo acqua da bere e prodotti igienici, e poi riferii della loro situazione all'UNMIK. Qualche giorno dopo l'UNHCR portò agli Zingari dei pacchi alimentari.

A metà settembre i Serbi rivolevano l'edificio per l'anno scolastico. Così le truppe francesi e la polizia ONU spostarono gli Zingari in tende su di un'area tossica abbandonata vicino al villaggio di Zitkovac.

Stavolta protestai direttamente col Rappresentante Speciale del Segretario Generale (RSSG), dr. Bernard Kouchner. David Reily, capo dell'UNHCR, venne con me. Depositi di scorie tossiche circondavano il campo zingaro. Potevi odorare gli elementi tossici. Quando soffiava il vento, la polvere di piombo copriva tutto e rendeva difficile respirare. Il dr. Kouchner, un famoso attivista umanitario francese, mi assicurò che gli Zingari sarebbero rimasto su quel sito solo per 45 giorni. Poi sarebbero stati riportati alle loro case e protetti dalle truppe francesi o portati come rifugiati in un altro paese. Disse di essere un dottore. Comprendeva il pericolo di minaccia alle vite nel vivere su o accanto a depositi di scorie tossiche. Disse: "Come dottore, e come amministratore capo del Kosovo, sarei miserabile se questa minaccia alla salute dei bambini e di donne incinte continuasse per un solo giorno ancora." Dichiarò anche che la situazione era un crimine.

A novembre tornai negli Stati Uniti per scrivere delle mie esperienze in Kosovo. Quando tornai la primavera successiva per visitare gli insediamenti delle minoranze in Kosovo e riportare delle loro condizioni alla Società per i Popoli Minacciati (GFBV), visitai questi Zingari di Mitrovica. Non erano tornati alle loro case o in un paese terzo. Ora erano alloggiati in baracche temporanee, tutte su terreno contaminato.

Ero anche scioccato di scoprire che il mio amico David Reily, 50 anni, era morto a gennaio nel suo appartamento a Pristina per un attacco di cuore. Il suo sostituto, un Neozelandese di nome Mac Namara, si rifiutò di ricevermi e di discutere la difficile situazione di questi 800 Rom/Askali nei campi UNHCR contaminati dal piombo. Tuttavia, fui incoraggiato perché il dr. Kouchner aveva ordinato alla propria squadra medica ONU di prendere campioni sanguigni dai bambini zingari che vivevano sui depositi tossici, per vedere se le loro vite fossero in pericolo.

Ritornai negli USA prima che i risultati fossero resi noti. Ma quando ritornai in Kosovo la primavera seguente (2001) e trovai che gli Zingari vivevano ancora in questi tre campi, amministrati dall'Agenzia svizzera di Soccorso ACT e dal loro partner di sviluppo: Norwegian Church Aid, immaginai che la squadra medica di Kouchner avesse trovato il sito sicuro.

Anche se io e Kouchner nel 2000 ci scambiammo della corrispondenza sulla situazione degli altri Rom e Askali, della loro mancanza di libertà di movimento in altre parti del Kosovo e sulla mancanza di aiuti umanitari, non vidi più Kouchner.

Ora, vivendo a tempo pieno in Kosovo, mi tenevo in contatto regolare con gli Zingari dei campi posti su terreni tossici. Quando nel 2002 ACT e NCA smisero di consegnare cibo e prodotti igienici, iniziai a fornire agli Zingari quel poco aiuto che riuscivo a trovare. Assunsi anche due sorelle romanì (Tina e Dija) per insegnare migliori misure igieniche alle donne del campo e ai bambini, anche se era difficile mantenere puliti i bambini dalla polvere che si alzava dai cumuli di scorie, visto che passavano all'aperto la maggior parte del tempo.

Non compresi che c'era qualcosa di tragicamente sbagliato nel campo, finché le due sorelle romanì non mi dissero che le donne del campo lamentavano un alto numero di aborti e che molti dei bambini stavano sempre male (vomitavano e cadevano in coma). Poi alcuni dei bambini morirono.

La morte che mi chiarì le idee su cosa stava succedendo nei campi fu quella di Jenita Mehmeti, di quattro anni. Frequentava l'asilo del campo, quando la sua maestra si accorse che Jenita stava perdendo la memoria e aveva difficoltà a camminare. Fu portate nell'ospedale locale a Mitrovica e da lì trasferita d'urgenza in ambulanza in un ospedale meglio equipaggiato a Kraguevac (Serbia). Jenita rimase lì per tre mesi prima di morire. La causa della morte fu diagnosticata in "herpes", un'infezione non fatale a meno di malfunzionamenti del sistema immunitario. Come per l'Aids, l'avvelenamento da piombo distrugge il sistema immunitario specialmente nei bambini di età inferiore ai sei anni.

Subito dopo la morte di Jenita nel 2004,  una squadra medica ONU guidata dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fece l'esame del sangue a molti bambini in tutti tre i campi, per vedere se avevano avvelenamento da piombo, dato che i loro sintomi lo indicavano. I risultati scioccarono tutti. I livelli di piombo in molti bambini erano più alti di quanto le apparecchiature mediche potessero misurare. A novembre un rapporto OMS indicò che alcuni dei livelli di piombo nei bambini di quei campi erano i più alti mai registrati nella letteratura medica.

Fine prima puntata

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Di Fabrizio (del 23/06/2010 @ 09:35:10, in Kumpanija, visitato 1516 volte)

Da Roma_Francais

Nelle regioni del Draguignan e del Fréjus, i viaggianti hanno perduto tutto (vedi QUI ndr)... Le carovane che sono le loro abitazioni, furgoni, vetture e tutti i beni (vestiti, pentole, attrezzi...). Dovete sapere le carovane non possono essere assicurate come abitazioni... Dunque questa gente non ha più dimora e non sarà indennizzata, o lo sarà pochissimo... Manca tutto... Non sono in carico ai comuni sinistrati perché non vi sono domiciliati... Sono reinviati al loro comune dove sono registrati, comuni non sinistrati e che non hanno sovvenzioni per aiutarli!

Faccio quindi appello a chi possa inviare a:

Madame RODEMET Claire
Chemin des Pétugues, 83340
Le Cannet des Maures

[...] Una rigorosa contabilità verrà aggiornata tramite facebook giorno per giorno e vi terrò al corrente di quanto riceveremo e di quanto faremo...

Mi appello al vostro buon cuore... Molte persone sono all'aperto con vecchi, bambini e malati senza più niente oltre che già fortemente discriminati... La situazione è grave... Sulla nostra regione continuano le tempeste... Ogni aiuto è il benvenuto... Un grosso grazie in anticipo a quanti forniranno in qualche maniera un aiuto provvidenziale.

Esméralda Romanez
Vice présidente de la fondation kale, manouches, romany, sinté women
Présidente des associations Samudaripen et A.M.I.D.T
Mas de l’Ange Gardien
148, Chemin des Pétugues
83340 – Le Cannet des Maures
Téléphone 06 67215333

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Di Fabrizio (del 23/06/2010 @ 09:40:35, in media, visitato 2030 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir: Ciao ti invio questa mia riflessione, un pò lunghetta a dire il vero sui recenti fatti avvenuti al campo di Coltano e su come il Tirreno (cronaca di Pisa) ne da notizia. Ciao,
Ago

Certe notizie sono una mazzata all'integrazione che tanti predicano a piè sospinto e vantano di esserne i promotori, ma in realtà gli interessa ben poco, visto che poi la smontano a loro piacimento quando c'è il coinvolgimento di qualche Rom in furti, sgomberi, scippi..con l'intento preciso di screditare o di puntare il dito contro la comunità Rom, rea di non volersi integrare, di non abbassare a sufficienza la testa agli ordini del "benefattore" di turno.

Il come vengono date le notizie sui Rom coinvolti in qualcosa di illegale, a volte è più rivoltante della notizia stessa, spesso la regola è quella di "drogare la notizia" con lo scopo di salvare ciò che resta del Progetto, o di nascondere alcuni pezzi, di mascherare le scelte fatte (tanto chi si ricorda degli impegni assunti due, cinque, otto anni fa?). Ora ciò che conta è convincere la cittadinanza che avere un sindaco che sa fare anche lo sceriffo è una sicurezza in più per la città, insomma è più rassicurante e soprattutto più sbrigativo!

Non entro in merito al furto-rapina commesso dai due Rom, o alla dinamica del fatto: è un fatto condannabile nella forma e nella sostanza, ma spetta alla sola Giustizia sentenziare e decidere in merito. Chiunque commetta un reato, prima o poi dovrà rispondere delle sue azioni davanti la Legge. Ma penso che valga la pena ricordare a tutti, e in primis al nostro sindaco che la responsabilità di un atto criminoso commesso da una persona, chiunque egli sia, di qualsiasi nazionalità, spetta solo alla Giustizia decidere la pena, e che questa è sempre individuale e non comunitaria o famigliare.

Aspetto non certo secondario, anzi sembra diventato di moda soprattutto a Pisa, solo quando sono coinvolti dei Rom in una lite, descriverla come faida, con il chiaro intento di condizionare l'opinione pubblica e il verdetto finale del Giudice per poi, cosa tipicamente Pisana estendere subito la pena, ma solo quando si tratta di Rom, all'intero nucleo famigliare; inutile aspettare la sentenza di un Giudice, è tempo perso.. i Rom che avevano avuto una casa, buttati fuori compresi i loro figli, colpevoli di aver "tradito" quell'integrazione fredda, studiata a tavolino da esperti, sempre pronti a cambiare le carte in tavolo quando è necessario e conveniente, a stabilirne le condizioni e limiti, a lanciare facili proclami: "Basta campi, bisogna superare la logica dei campi e integrare i Rom nelle case", ma poi sono gli stessi che li buttano fuori dalle case e rimandandoli nei campi! Tanto chi noterà queste contraddizioni, ciò che conta è preservare il Progetto, continuare a presentarlo come modello, anche se ormai solo pochi ossequiosi interessati lo credono tale!

Se invece, il Giudice decidesse di non seguire le "sentenze" già emesse pubblicamente dal sindaco? Anche il Giudice entrerebbe nella lista di coloro che minacciano la sicurezza della città?

Accetterebbe il sindaco di fare un passo indietro e di riconoscere pubblicamente il proprio sbaglio?

Tutti parlano di integrazione, facile farlo quando si fiuta l'affare economico, ma quando la crisi economica si fa sentire ecco che lo si smonta a pezzi. Rimane un progetto sbiadito, ritoccato di volta in volta a piacimento dagli esperti del bilancio, completamente trasformato rispetto gli inizi, ma sempre riscritto da persone totalmente lontane ed estranee ai Rom, senza alcun dialogo con i diretti interessati, altra nobile vittima del Progetto Città Sottili il dialogo! In nome del Progetto i diritti vengono accantonati e spesso anche negati, la collaborazione è un eufemismo per dire servilismo, e dividere al suo interno la comunità Rom, mentre la vita di intere famiglie Rom, fatta di storie, di attese e che vivono da decenni qui a Pisa, diventano un ostacolo da cancellare alla prima occasione "buona"..e l'occasione buona si presenta quando uno di loro sbaglia, poi poco importa individuare di chi la colpa, le responsabilità oggettive..l'importante è affrettarsi a condannare in fretta e furia anche l'intera famiglia, proclamando solennemente la loro esclusione dal Progetto: basta aver pazienza che prima o poi qualche altro ancora cadrà nella rete. Ma è fondamentale mostrare subito all'opinione pubblica che con i Rom l'Amministrazione sa essere ferrea e intransigente, perché quello che conta è non perdere la fiducia degli elettori! Ogni metodo è buono pur di raggiungere l'obiettivo, sopratutto far uso costante della bugia pur di nascondere la realtà agli elettori.

L'articolo pubblicato sul Tirreno del 17 Giugno a firma di Candida Virgone è un illuminante esempio, offre delle "perle rare di questo tipo di deformazione della realtà", ma che sa ripetersi con ostinazione anche solo dopo pochi giorni di fronte alla "travolgente" notizia dell'assoluzione di un gruppo di Rom coinvolti nella lite, assoluzione che sembra smontare la tesi del sindaco e del Tirreno che per anni hanno cavalcato ideologicamente la notizia della "faida" tra i Rom, ma alla giornalista sopra citata non trema la penna fra le dita, ostinatamente continua a scrivere di "faida" trascrivendo nomi e cognomi dei Rom assolti come se volesse accusarli ancora di qualcosa... e fingendo di non conoscere le conseguenze della sentenza preferendo nascondere la testa sotto la sabbia, anche per non mostrare pubblicamente il rossore della sua vergogna.

"Vivevano a Coltano nonostante non fossero inseriti in nessun programma di accoglienza comunale, tantomeno in Città Sottili, che prevede l'assegnazione delle villette ai nomadi che hanno scelto l'integrazione".

Le famiglie dei due Rom arrestati sono da almeno 13 anni che aspettano –vivendo a Coltano – le promesse fatte dagli amministratori che di volta in volta si sono susseguiti..il fatto poi di non essere inseriti ufficialmente nel programma di accoglienza Città Sottili è uno dei non pochi "misteri", difficili da decifrare che aleggiano attorno a Città Sottili e non è certo dovuto ai precedenti dei due arrestati, come si vuol far credere. Qui la colpa è di chi volutamente li ha esclusi fin dal principio. In effetti il Progetto Città Sottili da anni priva e nega i diritti a tanti Rom (es. quello della residenza), in nome del Progetto stesso, scavalcando disposizioni nazionali: una sorta di "federalismo" comunale. E' facile, soprattutto comodo "strappare" e gettare nel cestino vite di intere famiglie come fossero carta straccia, perché un Rom "rompe il patto" (mai ufficializzato e tanto meno discusso e partecipato con i Rom stessi o altri soggetti), è un esercizio abituale e meschino di tanta politica, ma che purtroppo mina la credibilità della democrazia..

Poi a proposito dell' integrazione bisognerebbe osservarla-ascoltarla come risuona dentro il e dal campo di Coltano, oggi è una parola che spesso arriva stonata perché cantata con la voce di chi in tutti questi anni ha mostrato disprezzo, false promesse, raggiri..dopo ben 8 anni di promesse, sacrifici, attese la maggioranza dei Rom è costretta ancora a vivere in queste condizioni, rassegnati a fingere di credere alle promesse di operatori sempre meno credibili!

"I due, senza casa e senza permesso di soggiorno, erano noti ai servizi sociali ed esclusi da qualsiasi forma di integrazione proprio per i tanti precedenti, soprattutto per rapina. Nonostante ciò stazionavano da tempo immemore al campo di Coltano, ospiti dei nomadi."

"Stazionavano da tempo immemore..ospiti dei nomadi": qui si tocca l'apice della .. fumosità verbale, come dire le cose ma nascondendo la verità di fatto, ma ciò che importa è veicolare il messaggio di pregiudizio verso i Rom. Praticamente è come dire che tutte le famiglie Rom del campo autorizzato di Coltano (che solo il sind. Filippeschi considera abusivo), "stazionano", anche se ci abitano lì fin dagli inizi, da più di 10 anni, come le due famiglie in questione, anche se muniti di carta d'identità e residenza in via Dell'Idrovora rilasciata dal Comune di Pisa, ma poco importa, quando un Rom commette un reato, uno qualsiasi si dirà prontamente che quel Rom "stazionava presso un campo abusivo", da tempo immemore, tanto chi andrà poi a verificare?

Ospiti dei nomadi, altra perla! Ma è lo stesso comune che li tieni lì in attesa, che da anni chiede pazienza, collaborazione, sacrifici in vista di una sistemazione definitiva e soprattutto migliore, le stesse famiglie seguite dagli operatori sociali che "vivisezionano" la loro vita..lo stesso comune che da anni vieta ai Rom di ospitare qualche parente dentro il campo (altro abuso), ecco che all'improvviso i due arrestati si trasformano in ospiti dei Rom: ma ciò che importa è nascondere la verità e iniettare nell'opinione pubblica l'idea che i Rom vivono nascondendosi, sono inaffidabili e approfittatori della bontà altrui..

"I due sono stati arrestati all'alba, al campo nomadi di Coltano, dove vivevano su una roulotte".

Qui abilmente si lancia il sospetto che chi vive in roulotte è già di per sé un soggetto incline alla delinquenza! Roulotte-baracca uguale a probabile delinquente, facile equazione un po' velenosa, come non darla in pasto? Allora aggiungete anche il sottoscritto nell'elenco dei possibili sospettati: p. Agostino che da almeno 15 anni ci vivo in roulotte, e non mi pento assolutamente, quindi sono anche recidivo! Preciso anche che i due arrestati per furto vivevano in roulotte e in baracche dignitose..e la colpa di vivere in baracche, non è scontata che debba essere del tutto la loro: ma cos'altro potevano fare di fronte a tante promesse non ancora mantenute, sempre rinviate da parte del comune?

Lì a pochi metri di distanza il villaggio ultimato da almeno 6 mesi, bello e splendente, ma chiuso, inaccessibile, vuoto... l'erbaccia alta ormai, fa da padrona, già copre le finestre... un silenzio che grida le sue non poche contraddizioni, ma anche il timore di nuove esclusioni... in nome dell'integrazione.

p. Agostino Rota Martir - 18 Giugno 2010 – Campo nomadi di Coltano (PI)

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Di Fabrizio (del 23/06/2010 @ 14:54:42, in Italia, visitato 1637 volte)

Segnalazione di Franco Marchi da L'Arena (versione cartacea)
«Noi ospitali, loro delinquono»
Il gruppo leghista in consiglio regionale chiede l'abolizione della legge veneta sugli stanziamenti a favore di rom e sinti. Il Pd: «Tosi e Maroni hanno stanziato 1,4 milioni per due campi nomadi: il Carroccio è un'armata Brancaleone»
22/06/2010

Venezia. Il gruppo della Lega Nord in consiglio regionale ha presentato un progetto di legge composto di un unico articolo che chiede l’abrogazione della legge veneta che dispone interventi «a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti». La norma che i consiglieri leghisti intendono abrogare risale al 1989 e prevede l’allargamento anche ai nomadi di etnia Sinti degli interventi di tutela previsti da una legge del 1984 che si occupava solo dei Rom. La legge in vigore prevede finanziamenti agli enti locali (Comuni anche consorziati e Comunità montane) da destinare, soprattutto, all’allestimento di campi sosta attrezzati per i nomadi, all’inserimento scolastico dei loro bambini e l’inserimento lavorativo degli adulti. «In nome di una malintesa "cultura dell’accoglienza"», sostiene il primo firmatario, il capogruppo Federico Caner, «per anni sono stati erogati ingenti finanziamenti a questi gruppi Rom e Sinti producendo danni enormi, dal punto di vista sociale, alla comunità nazionale e alle genti venete in particolare». «La gente veneta è ospitale», aggiunge, «ma questa sua predisposizione non va confusa con incapacità di autotutelarsi dalla presenza di insediamenti di genti e popoli che per le loro peculiarità e i loro costumi, in verità assai discutibili, rappresentano una costante fonte di disagio e di turbamento sociale anche in considerazione delle numerosissime violazioni della legge penale e dei problemi di ordine pubblico che seguono costantemente la presenza di questi insediamenti nel territorio».

Il consigliere regionale del Partito democratico Claudio Sinigaglia commenta la presentazione del progetto leghista per abrogare l’attuale norma regionale per tutelare la cultura Rom e Sinti osservando che esso sconfessa quanto deciso a Verona dal sindaco leghista Tosi che, assieme al ministro degli Interni leghista Maroni, ha stanziato 1,4 milioni di euro per riqualificare ben due campi nomadi. «Mi sembra», afferma Sinigaglia, «che nella Lega domini l’anarchia e l’assenza di una strategia comune con cui affrontare le questioni legate all’integrazione sociale: roba da armata Brancaleone. Il dato di fatto», conclude l’esponente del Pd, «è che con questa proposta Caner segue le orme del suo governo che vuole azzerare ogni finanziamento ai Comuni impoverendoli irrimediabilmente, alla faccia del federalismo. Col risultato,in questo caso, che le amministrazioni locali non potranno fare più nulla ad esempio sul fronte dell’integrazione scolastica, e che per i veneti i problemi di convivenza, invece che sparire, diventeranno sempre più giganteschi».

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Di Fabrizio (del 24/06/2010 @ 09:05:18, in Italia, visitato 1970 volte)

L'Europa invisibile
Il lavoro di MEDU negli insediamenti spontanei dei Rom rumeni a Firenze e Sesto Fiorentino

Lunedì 28 giugno 2010
Biblioteca delle Oblate - via dell'Oriuolo 2, Firenze

ore 16.00
- Apertura dei lavori - Paolo Sarti
- Salute e accesso ai servizi - Andrea Bassetti
- Riflessioni antropologiche -Umberto Pellecchia
- Conclusioni - Marco Zanchetta

ore 17.00 - Tavola rotonda
Fuori dall'invisibilità: ruoli e responsabilità
moderatore: Domenico Guarino
Salvatore Allocca, Sabrina Tosi Cambini, Daniela Carboni, Antonella Coniglio, Laura Grazzini, Maurizio Grezzi, Demir Mustafa

ore 18.30 - Dibattito con il pubblico e conclusioni

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Di Fabrizio (del 24/06/2010 @ 09:46:47, in media, visitato 1842 volte)

Buongiorno a tutti,
è con piacere che vi invitiamo a visitare il sito web del progetto "Sinto-nìzzati!", realizzato interamente con un gruppo di adolescenti sinti di Pavia:

www.sociability.it/sinto-nizzati

Il progetto, promosso nel 2009-10 da alcune associazioni locali, tra cui l'Associazione Italiana Sinti di Pavia e il CEM-Centro Educazione ai Media, ha previsto la realizzazione di un format radiofonico e di contenuti video, con la partecipazione di una decina di giovani sinti che vivono stabilmente a Pavia e che frequentano le scuole medie e la formazione professionale.

I ragazzi e le ragazze si sono avvicinati al mondo della radio e di internet, creando le puntate della trasmissione "Sinto-nìzzati" e realizzando i contenuti del sito web, con l'intenzione di far conoscere il mondo e la cultura di cui sono portatori, così come di rinsaldare i ponti relazionali che si stanno costruendo con la più ampia società locale.

A settembre le attività realizzate saranno presentate pubblicamente in un evento che sarà organizzato a Pavia e di cui sarà data comunicazione nelle prossime settimane.

Ci auguriamo di ricevere da tutti voi un commento o anche una critica costruttiva al nostro progetto, permettendoci di chiedervi, se possibile, di far conoscere questa iniziativa tramite i vostri canali di comunicazione a chi riteniate possa essere interessato

Grazie e un cordiale saluto

Andrea Membretti
(responsabile del progetto)
PhD Sociology
Prof. a c. Università di Pavia
www.sociability.it

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Di Franco Bonalumi (del 25/06/2010 @ 09:09:46, in Europa, visitato 1572 volte)

Da Roma_und_Sinti

Distretto rurale di Rotenburg
A causa delle sue "scandalose espulsioni", il Consiglio per i Rifugiati della Bassa Sassonia ha aspramente criticato il distretto di Rotenburg e la Bassa Sassonia. Il caso di due famiglie, rimpatriate Mercoledì 17 Marzo in maniera forzosa da Rotenburg in Kosovo, mostrerebbe che quando si tratta di rifugiati provenienti dal Kosovo le autorità non hanno nessuna pietà, nemmeno per le persone anziane o gravemente malate.

"La famiglia S. (i genitori e tre bambini) è stata rimpatriata nonostante due dei suoi membri fossero gravemente malati", spiega Bastian Wrede del Consiglio per i Rifugiati. "La signora S. soffre di una psicosi cronica e necessita regolarmente di medicinali e di continui trattamenti medici specialistici. Il figlio di sedici anni soffre di diabete di tipo 1 e necessita di dosi di insulina più volte al giorno. A causa di un ritardo nell'apprendimento, non è in grado di provvedere da solo al dosaggio delle sue medicine; e poiché nemmeno sua madre si trova in condizione di farlo, il ragazzo dipende dall'aiuto del padre. Un dosaggio sbagliato o la mancata somministrazione dell'insulina possono avere pericolose conseguenze nel lungo periodo, persino mortali. Come verranno assicurate, in Kosovo, l'assistenza medica ed i medicinali per la signora S. e per suo figlio, non risulta sin'ora chiaro.

A quanto riporta il Consiglio per i Rifugiati, anche i nonni della famiglia S. sarebbero stati prelevati da Rotenburg e portati all'aeroporto di Düsseldorf. Nonostante entrambi siano malati di diabete e dipendano da trattamenti farmacologici e cure specialistiche, li si voleva spedire anch'essi in Kosovo. Il loro rimpatrio è stato solo sospeso, poiché la nonna, che a causa del diabete è quasi cieca, è collassata in aeroporto e si è dovuto procedere col suo trasferimento in ospedale.

"La famiglia S appartiene alla minoranza rom degli Ashkali, che in Kosovo è sottoposta a massiccia discriminazione. Molti appartenenti a tale minoranza vivono segregati in insediamenti dove regna la povertà, e non ricevono alcuna assistenza sociale o medica", ha dichiarato Bastian Wrede.
Il secondo caso è quello della famiglia R. di Zeven. Il padre, psichicamente malato e a rischio suicidio, ha dovuto essere trasportato in ambulanza a Dusseldorf, dall'aeroporto in un ospedale. La famiglia è stata così separata, con la signora R. ed i tre bambini che da soli sono stati espulsi verso il Kosovo.

"I rimpatri spietati di Rom ed Ashkali, nei quali le autorità includono senza alcun riguardo i malati e gli anziani e non si fermano neppure di fronte alla prospettiva di separare una famiglia, portano distintamente la firma del Ministero degli Interni della Bassa Sassonia", è la constatazione del Consiglio per i rifugiati. L'organizzazione ha esortato il governo dello stato federato e le autorità competenti in materia d'immigrazione a cessare i rimpatri in Kosovo di persone gravemente malate o appartenenti ad una minoranza etnica, e di curarsi della salvaguardia delle famiglie.

Anche Hans-Peter Daub, sovrintendente della diocesi di Rotenburg della Chiesa Evangelico - luterana, appare colpito dalla "enorme durezza" con la quale l'autorità civile esegue i rimpatri. Il consigliere per i rifugiati, Eckhard Lang dell'opera diaconale, ad esempio conosce ed offre sostegno da molto tempo alla famiglia S., la quale vive a Rotenburg da più di venti anni ed i cui figli sono nati in Germania. Già l'anno passato la diocesi si era interessata al loro destino ed aveva partecipato ad una raccolta firme indetta dal Consiglio per i rifugiati. L'iniziativa aveva lo scopo di assicurare la permanenza dei rifugiati Rom kosovari in Germania, al fine di dare loro prospettiva di vita (vedi www.rotenburger-rundschau.de). "Il fatto che l'amministrazione non mostri quasi alcun riguardo per le condizioni di salute delle persone coinvolte, ci sembra un punto particolarmente problematico" lamenta Daub, secondo il quale la situazione in Kosovo per i rifugiati rimpatriati sarebbe tanto disastrosa ora quanto lo era prima.

Bastian Wrede ha annunciato che il Consiglio per i Rifugiati effettuerà un'indagine sulle modalità di svolgimento dei rimpatri e sui successivi sviluppi delle situazioni riguardanti le due famiglie coinvolte. Una verifica della legalità dei procedimenti sarà svolta in collaborazione con gli avvocati delle famiglie stesse.

Con un'espulsione collettiva, il 17 Marzo sono state rimpatriate in Kosovo 53 persone: tra queste, anche 30 appartenenti alle minoranze etniche Rom e Ashkali.

© Rotenburger Rundschau GmbH & Co. KG

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Di Fabrizio (del 25/06/2010 @ 09:42:48, in Regole, visitato 1884 volte)

Da questo articolo di Federico Casabella su il Giornale, sembra che qualcuno non l'abbia presa bene : - D

Il contributo per il «trasloco» forzato, frutto dei lavori per la Gronda di ponente toccherà anche ai nomadi più immobili del mondo. Infatti i 108 sinti residenti nel campo di Bolzaneto (circa 40 famiglie), essendo cittadini italiani residenti a Genova, otterranno l’indennizzo da 40mila euro che spetta a tutti gli abitanti delle aree che saranno interessate dai cantieri del futuro passo autostradale. Fondi che verranno messi a disposizione direttamente dalla società Autostrade come prevede la legge: conseguenza del fatto che i cantieri interesseranno anche la zona del campo nato alla fine del 1987 sulla sponda del Polcevera e sul quale, da qualche (...)

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Di Fabrizio (del 26/06/2010 @ 09:07:08, in Italia, visitato 2481 volte)

Mi scrive Stefania Cammarata: Ricevo da Luigi Pecora, pastore battista a Moncalieri (TO) e, su sua gentile concessione, pubblico e diffondo.

Carissime e carissimi,

tutti voi siete stati messi a conoscenza della storia di una famiglia rom, che dallo scorso autunno frequenta la nostra chiesa di Moncalieri. Erano arrivati nel nostro territorio da pochi mesi, per stanziarsi sulle rive del Po.

Come comunità cristiana, ci siamo adoperati per dar loro un sostegno di natura pratica in ordine alle necessità quotidiane, e nel frattempo mi sono attivato presso i servizi sociali per offrire loro una nuova collocazione che fosse dignitosa ed umanitaria. Tutto l'impegno profuso e la sensibilizzazione, avvenuta anche attraverso organi di stampa, non ha sortito l'interesse di nessuna autorità preposta. Ciò che abbiamo raccolto in questi giorni, è un ordine di sgombero, che verrà eseguito lunedi' 28 giugno, alle 6:30 del mattino, con tanto di ruspe, Vigili Urbani e Carabinieri. Il tutto per 4 famiglie, e tra queste il nostro nucleo, la famiglia Garcia. Essa è composta da 4 bambini di un'età compresa fra i 5 e gli 11 anni, la loro nonna, la loro mamma di 33 anni, ed uno zio con disabilità psichica. Non posso concepire che i servizi sociali e l'assessore preposto non si siamo preoccupati di pensare ad una collocazione di questa sfortunata e vulnerabile famiglia, a seguito dello sgombero. Per evitare che queste fragili persone, lunedì notte dormano sotto le stelle (o sotto le nubi, dipende dal tempo), la Chiesa Evangelica Battista di Moncalieri, accoglierà temporaneamente tale nucleo, per motivi umanitari sui quali non si può transigere.

Nell'augurio che questa storia possa avere una lieta conclusione, vi saluto cordialmente.
past. Luigi Pecora - Moncalieri.

AGGIORNAMENTO:
Grazie Fabrizio per l'interessamento. Mi permetto di aggiornarti con le ultime notizie che mi ha mandato Luigi Pecora.
Buona giornata,
Stefania


Carissimi amici/e,
oggi è stata una giornata intensa per contatti, telefonate e richieste. La bella notizia è che una parrocchia di Moncalieri ha regalato una roulotte alla nostra famigliola assistita. Abbiamo già le chiavi e nei prossimi giorni la sposteremo da Torino a Moncalieri. Il prossimo "step", sarà quello di studiare il luogo in cui collocare la roulotte con la famiglia dentro, fino a quando non sarà possibile per loro (stiamo lavorando in tal senso), l' entrare in un campo sosta regolare.
In tal modo, evitiamo di ospitarli nella nostra chiesa, cosa che avremmo fatto senza "se" e senza "ma", fino a quando oggi non abbiamo potuto visitare la roulotte nella zona di corso Orbassano a Torino.
Un caro saluto a tutti voi, ed in particolare a coloro che hanno espresso il loro interessamento e solidarietà, nei confronti di tale nucleo rom, il quale ha solo voglia di poter essere messo nelle condizioni di vivere una vita normale.
past. Luigi Pecora.

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