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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/02/2008 @ 09:08:25, in Regole, visitato 2805 volte)

Da European Jewish Congress

Il Parlamento ungherese ha votato una legge contro le affermazioni razziste.

Secondo la nuova legge votata lunedì scorso, l'uso di discorsi razzisti è punibile con sino a due anni di prigione.

"Offendere qualcuno pubblicamente con espressioni riferite al suo gruppo etnico, sociale o nazionale in Ungheria è definito come atto punibile," dice un rapporto sulla nuova legge.

La proposta, preparata e spinta dal Partito Socialista al governo, è disegnata per punire non solo i discorsi e le espressioni di odio, ma anche l'uso del saluto nazista. L'ultimo elemento sembra apparentemente diretto contro il nuovo gruppo razzista e fascista, la Magyar Garda.

La legge a lungo attesa, passata all'unanimità in Parlamento, è stata rifiutata tre volte dalla Corte Costituzionale, che ritiene la libertà di parola più importante del fermare le affermazioni razziste.

Il presidente ungherese Laszlo Solyom ha appoggiato l'opinione della Corte Costituzionale, affermando che non c'è bisogno di una nuova legge, dato che il vecchio codice legale può affrontare i crimini legati al razzismo.

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Di Fabrizio (del 26/02/2008 @ 08:10:08, in Italia, visitato 2866 volte)

Ricevo e porto a conoscenza:

PER LA CANDIDATURA DI DIJANA PAVLOVIC ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE

Noi sosteniamo la Sinistra l’Arcobaleno e l’idea di un nuovo soggetto politico unitario di sinistra che raccolga le istanze di giustizia e uguaglianza della società italiana.

In questa società crescono le differenze tra chi è povero e chi è ricco, tra chi ha tanti privilegi e chi è senza i diritti elementari come il lavoro, la casa. In questa società crescono le insofferenze verso le persone che vengono da altri Paesi spinte dalla necessità di sopravvivere e crescono il pregiudizio e l’odio contro chi è considerato troppo diverso per cultura, religione e tradizioni. Questo pregiudizio e questo odio sono fomentati da una campagna che fa della sicurezza garantita da leggi speciali il proprio tornaconto politico dimenticando che solo la sicurezza economica e sociale, la tolleranza e il rispetto tra i diversi possono garantire pace e serenità a una comunità.

Questo pregiudizio e questo odio colpiscono in modo particolare il popolo Rom, una minoranza che conta in Italia 180.000 persone, metà delle quali cittadini italiani, ma cittadini privati dei diritti fondamentali della cittadinanza, cosa che non favorisce la loro partecipazione alla cosa pubblica.

Noi pensiamo che le prossime elezioni politiche italiane devono rafforzare la presenza in Parlamento della parte politica che combatte contro le ingiustizie sociali, le discriminazioni, il pregiudizio e il razzismo e crediamo che sia importante che chi opera concretamente con questo impegno nella nostra società debba rappresentare direttamente queste istanze.

La Sinistra l’Arcobaleno per noi rappresenta entrambe queste esigenze: rafforzare la difesa dei diritti e il rifiuto delle discriminazioni economiche e sociali e rendere possibile la partecipazione diretta di chi questa battaglia la persegue concretamente sul territorio, nella società.

Per questo noi proponiamo alla Sinistra l’Arcobaleno di accogliere nelle proprie liste Dijana Pavlovic, rom serba, cittadina italiana, impegnata, nella sua attività di attrice e in quella civile quotidiana, nella battaglia contro tutte le forme di pregiudizio e di razzismo, in particolare quelle che colpiscono il suo popolo, l’anello più debole della catena sociale contro il quale si sfogano le ansie, le insicurezze di una società sofferente di ingiustizia, precarietà e diritti negati.

Breve curriculum di Dijana Pavlovic
Nata in Serbia l’11.11.1976, laureata presso la Facoltà di Arti drammatiche di Belgrado, è cittadina italiana dal 1999.

Candidata alle elezioni comunali di Milano del 2006 nella lista Uniti con Dario Fo per Milano, dopo i fatti di Opera, nel gennaio 2007 è tra i promotori della Rete Nopattodilegalità che raccoglie associazioni, comitati, esponenti della società civile contro il Patto di legalità e socialità del Comune di Milano che sottopone a un doppio regime legale i cittadini Rom. Con questa rete organizza per il 2007 iniziative – come la grande partecipazione dei Rom al corteo del XXV Aprile – e sostegno alle condizioni di precarietà dei Rom (a Milano circa 40 sgomberi in un anno).

Nell’ottobre 2007 con lo sciopero della fame contro il Comune di Milano favorisce la costituzione di un tavolo - che raccoglie le associazioni e il sindacato milanesi – che elabora una piattaforma di intervento sulla questione Rom.

Contribuisce a costituire il Comitato Rom e Sinti insieme, prima forma di autoorganizzazione dei Rom. Per nome di questo Comitato interviene alla Conferenza europea sulla popolazione rom organizzata dai ministeri degli Interni e della Solidarietà sociale, il 22, 23 gennaio 2008 e alla audizione del Comitato dell’ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale, a Ginevra il 20 e il 21 febbraio 2008.

Sul piano artistico e culturale – con una carriera in Italia di attrice di teatro, cinema e tv – nel 2006 è coautrice e protagonista di Porrajmos, azione scenica con testi e musiche sullo stermino dei Rom; coautrice e protagonista di Rom Cabaret, spettacolo costruito con testi della poesia popolare, canzoni e racconti della cultura rom che rappresenta in diverse realtà; promuove e anima la Settimana Rom nell’ottobre 2007 a Milano; in occasione della giornata della memoria, febbraio 2008, organizza con la casa della cultura di Milano una iniziativa con testimonianze dello sterminio di ebrei e “zingari”, infine è attiva in tutte le occasioni di dibattito sul territorio nazionale sul tema della discriminazione e della questione Rom.

*** per aderire all'appello ***

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Di Fabrizio (del 26/02/2008 @ 09:20:01, in lavoro, visitato 2961 volte)

Da Slovak_Roma

Il prodotto nazionale lordo della Slovacchia è cresciuto del 14% nell'ultimo quadrimestre del 2007, ma pure la disoccupazione sta crescendo per la prima volta.. "E' un fenomeno interessante. Finalmente gli investitori hanno preso il toro per le corna, ma stanno cercando impiegati invano," scrive Lubos Palata, sulla debolezza dell'economia e della società slovacca. "La vasta maggioranza di un quarto di milione di persone che non trovano lavoro sono Rom. Per i Rom slovacchi che "mancano di formazione e qualificazione" non c'è lavoro, anche se tutte le compagnie multinazionali stabilissero un ramo in Slovacchia. E' tempo per questo paese, con la sua nuova salute, di migliorare la situazione della propria minoranza rom. Almeno un decimo di quello che è speso per le nuove autostrade sia dedicato a loro."

Lidove noviny

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Di Fabrizio (del 27/02/2008 @ 08:53:02, in sport, visitato 2650 volte)

AGI News On

I ROS DEI CARABINIERI: "ESTREMISTI DI DESTRA DELLA ROMA E DELLA LAZIO"

"E' un gruppo riconducibile agli ambienti dell'estremismo di destra e delle tifoserie calcistiche ultras della capitale sia della Roma sia della Lazio". Cosi' il colonnello Mario Parente vicecomandante dei Ros definisce, in un'intervista al Gr, i destinatari dei provvedimenti restrittivi decisi dalla procura di Roma nei confronti di venti neofascisti tifosi ultra della Roma e della Lazio. "L'attivita' - prosegue Parente - e' stata avviata nel giugno dello scorso anno a seguito di una violenta aggressione di alcuni spettatori di un concerto tenuto nel parco di Villa Ada. Le indagini si sono basate su prolungate attivita' tecniche e hanno consentito di documentare pressoche' in tempo reale la pianificazione di spedizioni punitive in campi nomadi e nei confronti di cittadini romeni come forma di ritorsione dell'omicidio di Giovanna Reggiani". "Era un gruppo stabilmente organizzato dedito al compimento di azioni violente con finalita' - ha concluso Parente - sicuramente eversive e anti-istituzionali". (AGI) - Roma, 26 febbraio -

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Di Fabrizio (del 28/02/2008 @ 09:21:44, in Europa, visitato 2584 volte)

Gli aborigeni australiani hanno recentemente ricevuto le scuse del governo di Canberra per le discriminazioni del passato. Una vicenda che ricorda quella degli Jenisch, il popolo nomade della Svizzera.

Originari soprattutto dall'Europa dell'Est, gli Jenisch sono stati riconosciuti quale minoranza nazionale dopo il periodo buio del secolo scorso. Il passaporto elvetico non garantisce però loro pieni diritti.

La comunità aborigena ha dovuto attendere il momento per oltre 50 anni. Il 13 febbraio, il premier australiano si è presentato in parlamento scusandosi per «le leggi e le politiche dei passati governi, che hanno inflitto profondo dolore e sofferenze» alla popolazione indigena.

Kevin Rudd ha chiesto scusa alle famiglie coinvolte nella vicenda della generazione rubata ("Stolen generation"), in riferimento alle decine di migliaia di bambini di sangue misto che sono stati sottratti ai genitori per essere cresciuti in istituti statali o affidati a famiglie bianche.

Una pagina triste della storia australiana, quella della prima metà del XX secolo, che ricorda - con le dovute proporzioni - la vicenda degli zingari in Svizzera. Anche loro discriminati in quanto minoranza. Anche loro vittime di un "furto generazionale". E anche loro riabilitati dalle scuse delle autorità.

Sradicare il nomadismo
Le vicissitudini dei nomadi della Svizzera (soprattutto Jenisch, ma anche Sinti e Rom) hanno inizio già nell'Ottocento. Considerati un problema sociale e di polizia, sono oggetto di persecuzioni ed espulsioni.

Il loro girovagare senza meta non piace alle autorità, che attorno al 1850 decidono di naturalizzarli assieme ai cosiddetti senza patria nei cantoni dove soggiornano: un lavoro regolare e un domicilio fisso dovrebbero rappresentare la soluzione al problema del vagabondaggio.

Non sarà così e qualche decennio più tardi la Confederazione è tra i primi stati a introdurre limitazioni della libertà di spostamento degli zingari a livello legislativo. Decisa a combattere ogni forma di marginalità, non rinuncia nemmeno a ricorrere a misure coercitive per sottomettere i cittadini che non riflettono gli ideali di ordine dell'epoca.

Offre così il suo sostegno all'opera di assistenza "Bambini della strada". Un programma nato sotto buoni auspici (integrare i piccoli girovaghi in famiglie svizzere "normali" e garantire un'adeguata scolarizzazione), i cui sviluppi saranno tuttavia disastrosi.

Bambini rubati
A partire dal 1926, l'opera istituita dalla fondazione Pro Juventute inizia a togliere sistematicamente i figli Jenisch ai loro genitori, cancellando perlopiù ogni traccia della loro identità e origine.

«L'intenzione originaria di sistemare i bambini in famiglie d'accoglienza non è stata realizzata», rileva uno speciale studio sui nomadi svizzeri del Fondo nazionale (PNR 51) pubblicato nel 2007. «Solo poco più del 50% è stato affidato ad una famiglia».

Molti bambini si ritrovano in cliniche psichiatriche o in prigione, dove nel nome della lotta al nomadismo subiscono maltrattamenti e abusi. Lo scandalo viene alla luce nel 1973 grazie ad un settimanale svizzero tedesco (Der schweizerische Beobachter): Pro Juventute è costretta a sospendere l'opera.

Ci vorranno 15 anni prima che le autorità federali facciano il mea culpa. Nel 1987, attraverso le parole dell'allora presidente Alphons Egli, la Confederazione porge le sue scuse riconoscendo la propria responsabilità morale e politica.

Aprire gli archivi
Gli autori del programma di ricerca PNR 51 "Integrazione ed esclusione" confermano che i casi accertati di bambini sottratti ai genitori sono 586. I cantoni più interessati sono i Grigioni, il Ticino, San Gallo e Svitto.

I dati non sono tuttavia completi e le stime parlano di circa 2'000 bambini. Oltre a Pro Juventute (che ha aperto i suoi archivi), furono infatti attivi anche altri enti assistenziali, come l'associazione cattolica Seraphisches Liebeswerk, la quale ha negato ai ricercatori l'acceso agli incartamenti.

Invano finora l'appello dell'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, che ha invitato il Parlamento a «prendere la stessa decisione adottata per far luce sui conti bancari degli ebrei durante la Seconda guerre mondiale, ovvero imporre la salvaguardia e l'apertura dei documenti rilevanti per gli Jenisch».

Stessi doveri, diversi diritti
Nell'attesa di una totale chiarezza, i circa 35mila Jenisch della Svizzera continuano a lottare per il proprio diritto di esistere in quanto minoranza nazionale.

«Il maggior problema è rappresentato dalle aree di soggiorno e di transito», dice a swissinfo Daniel Huber, vicepresidente dell'Organizzazione mantello degli Jenisch in Svizzera. «Bisognerebbe metterne a disposizione di più, ad esempio in cantoni di frontiera come il Ticino e Basilea, attrezzandole con le infrastrutture adeguate».

Paradossalmente, nell'era della globalizzazione e della libera circolazione delle persone, la vita da nomade si è fatta più complicata. «Sulle strade c'è sempre più gente e le zone di sosta continuano a diminuire», osserva Huber.

Con la riforma Esercito XXI, il Dipartimento della difesa metterà in vendita diversi terreni. Spazi che secondo Huber potrebbero venir trasformati per accogliere i girovaghi.

Fino ad allora, gli Jenisch continueranno a coltivare un certo senso di frustrazione. «Siamo qui fin dalla nascita della Confederazione nel 1291, siamo naturalizzati e paghiamo le imposte . Ma se non abbiamo la possibilità di praticare il nomadismo, come facciamo a mantenere viva la nostra cultura?», s'interroga Huber.

«Abbiamo gli stessi doveri di tutti gli svizzeri, ma non i medesimi diritti», conclude.

swissinfo, Luigi Jorio

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Di Sucar Drom (del 29/02/2008 @ 08:42:23, in blog, visitato 2463 volte)

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