Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/07/2007 @ 09:20:07, in Italia, visitato 2155 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro, Università Sapienza di Roma il seguente comunicato con preghiera di diffonderlo, grazie Maria Grazia Dicati

L’altro ieri, giovedì 19 luglio, è stato effettuato un nuovo sgombero di un insediamento non autorizzato, quello sotto il ponte della Magliana (1300 persone). Contro le edulcorate e/o trionfalistiche dichiarazioni del sindaco, del presidente del XV Municipio ecc., noi qui sottoscritti vogliamo denunciare il disastro umanitario, l’acuta sofferenza, i disagi che queste travolgenti operazioni di polizia comportano. In una città in cui è stata dichiarata l’emergenza caldo abbiamo visto con i nostri occhi donne incinte arrancare faticosamente cariche delle loro povere masserizie, nugoli di bambini dagli sguardi smarriti, neonati! - non c’è pietà neppure per i neonati a Roma? - gruppetti di sgomberati rassegnati e sgomenti, senz’acqua, senza cibo, senza sapere dove andare. Ma dov’è la coniugazione di sensibilità e legalità sbandierata dal sindaco? Ma il sindaco ha visto? Cosa gli è stato riferito? Di quale illegalità sono colpevoli i neonati, i bimbi di 3, 4, 5 anni? A noi lo sgombero è parso come una nuova vittoria dell’ingloriosa guerra intrapresa contro i poveri, i più deboli, i più emarginati. Esisteva ed esiste un problema di legalità, ne siamo consapevoli, ma la richiesta di legalità deve essere a tutto tondo e non strumento di vessazione degli esclusi. Dov’è la legalità delle istituzioni? Dov’è il rispetto di quei diritti umani elementari che sono il diritto alla dignità, alla sopravvivenza, a un ricovero? L’Italia è già stata condannata dal consiglio d’Europa per la brutalità degli sgomberi, per il mancato rispetto della normativa europea al riguardo. Come cittadini di questa città non ci riconosciamo in questa politica e la denunceremo al Commissario europeo per i diritti umani.

Firmano: Marco Brazzoduro (professore alla Sapienza); Francesco Careri (professore a Roma3); Roberto De Angelis (professore alla Sapienza); Roberto Pignoni (professore alla Sapienza); Anna Pizzo (consigliera PRC regione Lazio); Claudio Graziano (Arci-Roma); Hamadi Zribi (responsabile Immigrazione PRC Roma); Alessia Montuori (associazione SenzaConfine); Casa dei Diritti Sociali – Focus; Daria Pozzi (ATTAC); Stefania Ruggeri (Cooperativa sociale 621); Virginia Valente (Progetto diritti); Stefano Montesi; Andres Barreto; Alfonso Perrotta (Associazione Interculturale Villaggio Globale); Stalker/osservatorio nomade; Gianluca Staderini (Popica Onlus); Alessio Arconzo (G.C. –Factory); Stefano Galieni (Dipartimento Immigrazione Prc Nazionale); Laura Nobile; Imma Tuccillo Castaldo (Karaule Mir); Ghirmai Tewelde (consigliere PRC Municipio XVIII)

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Di Fabrizio (del 23/07/2007 @ 10:10:51, in musica e parole, visitato 2053 volte)

Vincoli Sonori ogni anno riprende il suo itinerario nelle sonorità del mondo musicale klezmer e gypsy. Il Festival è un viaggio che conduce nell'esplorazione delle diverse anime della musica dell'Europa orientale e balcanica, palcoscenico naturale dove si tramandano di padre in figlio i suoni provenienti dalle radici. I profondi legami sviluppati nella tradizione tra musicisti ebrei e zingari è anche un richiamo ad un'Europa dove etnie e religioni si incontrano per dare vita ad espressioni musicali che oltrepassano le differenze. Vincoli Sonori offre una qualità della programmazione che non attira solo gli amanti della world music, ma un pubblico sempre più vasto. Ecco quindi, per appassionati, intenditori e curiosi, una nuova edizione, tutta con concerti gratuiti.

continua

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Di Fabrizio (del 22/07/2007 @ 09:31:43, in media, visitato 1878 volte)

"Chachipe" è un contest fotografico nell'ambito della Decade del Popolo Rom.

Chi vuole (sia fotografo professionista o no) può iscriversi entro il 15 agosto e caricare le sue immagini sul sito in quattro categorie. Il concorso è aperto a tutti, di ogni cittadinanza, residenza e affiliazione etnica, ovviamente è incoraggiata la partecipazione di chi abbia origini Rom.

E' poi possibile esprimere il proprio voto sulle foto già esposte nel sito.

Le foto che riceveranno più apprezzamenti saranno esposte alla Galeria Centralis di Budapest, dal 25 ottobre 2007.

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Di Sucar Drom (del 22/07/2007 @ 09:05:42, in blog, visitato 2041 volte)

Un habitat possibile per Sinti e Rom Italiani In Italia moltissime famiglie Rom e Sinte (in prevalenza: Sinti Piemontesi, Estrekarjia, Lombardi, Veneti, Teich, Gackane, Emiliani e Marchigiani; Rom Harvati, Lovara e Abruzzesi) hanno superato le logiche segreganti, discriminanti e assistenziali proprie dei cosiddetti “campi nomadi”, acquistando dei piccoli appezzamenti terreni agricoli, dove vivono con le proprie abitazioni: le rou...

Unione Europea, le donne rom e sinte sono due volte discriminate La deputata europea Lívia Járóka (PPE/DE, HU) ha presentato la risoluzione sulla situazione delle donne rom e sinte nell'Unione Europea. La Risoluzione, approvata il primo giugno 2006, pone l'accento sulle discriminazioni subite dalle donne sia perchè appartenenti a minoranze non riconosciute sia perchè donne, quindi una discriminazione multipla: per appartenenza e per genere. La relazione approvata dalla Plenaria chiede agli Stati membr...

Sant'Angelo Lomellina (PV), ritrovato il bambino rom scomparso Ritrovato a Milano, Andrea Halilovic, il bambino rom di 10 anni, scomparso da lunedi' sera dalla sua abitazione di Sant'Angelo Lomellina, in provincia di Pavia. A rintracciarlo e' stata la stessa madre del ragazzino...

Milano, la Provincia non accetta lezioni sulla linea dura contro i Rom Fatica a digerire l’accusa che la Provincia «bleffa» sulla sicurezza. Filippo Penati (in foto) reagisce chiamando in causa Letizia Moratti «per una vicenda - dice il presidente dell’amministrazione provinciale - che ha del paradossale». Eppure i documenti «ufficia...

Roma, Alleanza Nazionale attende una legge per segregare tutti i Rom e i Sinti Ha avuto inizio, nella mattinata del 19 luglio, lo sgombero dell'insediamento abusivo, sotto il ponte della Magliana. Un centinaio i Rom Rumeni allontanati, una vera e propria violazione della Carta Sociale Europea. L’intervento ha visto al lavoro oltre una settantina di poliziotti e vigili urbani italiani ma anche una decina di agenti rum...

Genova, il fuoco per cacciare i Rom I vigili del fuoco di Genova hanno dovuto lavorare duramente la notte del 17 luglio scorso per spegnere un incendio scoppiato in una casa, poi risultata abbandonata, a Trensasco, nell'entroterra di Genova. Il rogo è stato segnalato intorno mezzanotte e mezza. Quando i p...

Milano, schedature di massa per i Rom rumeni Secondo "Il Giornale" le Forze dell'Ordine, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani, si stanno preparando per iniziare una schedatura di tutti i Rom rumeni. Secondo la tesi pubblicata alcuni giorni fa si partirà con un corso di formazione, tenuto Giuseppe De Angelis, dirigente dell’ufficio stranieri della Questura di Milano. L'obiettivo è quello di creare una documentazione storica che possa permettere ...

Gogol Bordello, la romanì band fa impazzire il mondo Dopo aver duettato con Madonna in diretta mondiale sul palco della Wembley Arena al Live Earth lo scorso 7 luglio, i Gogol Bordello pubblicano "wonderlust king", il primo singolo estratto dal nuovo album “super taranta!”. Dopo aver recitato accanto a Elijah Wood nel film di Liev Schreiber “Ogni cosa è illuminata”, potremo ancora vedere Eugene Hutz - leader e provocatore dell...

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Di Fabrizio (del 21/07/2007 @ 10:10:48, in Italia, visitato 2116 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati -da Rom Sinti e politica

Le comunità Rom della Capitale, e non solo, NON HANNO MAI avuto la possibilità di poter far conoscere PUBBLICAMENTE le proprie idee, la propria realtà ed i propri bisogni, ma IERI lo hanno fatto a Roma, hanno avuto la possibilità di esprimere pubblicamente, in una conferenza stampa presso l'Università La Sapienza, il proprio disagio.

Per aver osato tanto (!) Rom e Sinti, immediatamente si sono alzate le barriere difensive: prima con un ambiguo comunicato stampa dell'Arci solidarietà del Lazio ed oggi con le dichiarazioni del Sindaco Walter Veltroni.

Mi viene subito da pensare che la PARTECIPAZIONE ATTIVA di Rom e Sinti fa tanta paura e chi sà perchè?

Sindaco Veltroni a margine di una conferenza stampa in campidoglio, risponde ai rappresentanti di alcuni campi nomadi della capitale: "nomadi e forze politiche abbiano più senso di responsabilità. Nessuno trasferisce nessuno in ghetti, su questa materia vedo tanta insopportabile demagogia, di tutti i tipi: noi cerchiamo delle soluzioni, le stiamo realizzando, vorrei che tutti, Rom e forze politiche, avessero più senso di responsabilità. Vorrei che tutti, a cominciare dai Rom, ma anche da quelle forze politiche che vanno in giro in tutta Roma a dire in tutti i quartieri 'arriverà il campo Rom', seminando un po' di panico e razzismo, salvo essere stati magari quelli che qualche anno fa dicevano di portare in determinati quartieri campi Rom, avessero più senso di responsabilità

Caro sindaco dovrebbe provare con la sua famiglia a vivere per una settimana in un campo nomadi e forse solo così lei potrà capire.

Caro Sindaco non siamo "nomadi" ma siamo delle minoranze etniche denominate Rom e Sinte e la preghiamo di chiamarci con il nostro nome, anche se personalmente non mi dispiace essere chiamato " zingaro" e non certamente "nomade".

Nella intervista spiega Veltroni: "un problema molto serio e importante che va affrontato tutelando la sicurezza dei cittadini e garantendo ai nomadi la possibilità di vivere, di farlo nel rispetto delle leggi".

Caro sindaco è ora di finirla con la barzelletta della legalità e della sicurezza, pensata dall'ex sindacalista Sergio Cofferati ed imitata in molte città dell'Italia alla pari di una "moda", o di uno "status simbol" dell'amministratore pubblico.

Caro sindaco ascolti di più Rom e Sinti e molto meno le organizzazioni pro rom, certamente ne trarrà beneficio tutti i cittadini che lei amministra

Caro sindaco la questione rom è si legata ad un problema di sicurezza e di legalità, ma di sicurezza abitativa e di rispetto della legalità nell'applicazione delle norme e dei principi da parte di pubblici amministratori, non sono io a dirlo ma le diverse condanne all'Italia dalle Istituzioni Europee ed internazionali.

Non rovesciate le responsabilità ancora una volta, come è consuetudine fare quando si tratta di Rom e Sinti.

Nazzareno Guarnieri

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Di Fabrizio (del 21/07/2007 @ 09:17:49, in musica e parole, visitato 2328 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Edita da Progetto cultura e Opera Nomadi, contiene 37 liriche composte da 22 poeti rom italiani e stranieri. ''Nei confronti dei nomadi ci sono tanti pregiudizi, ma è un popolo che vanta una tradizione culturale molto profonda''

MILANO - "In questo mondo/ io sono un albero/ e il vento canta/ dentro di me": Bruno Morelli, è un rom abruzzese, poeta e pittore. I suo versetti cantano i ricordi dell'infanzia nei campi nomadi e la natura. E non è l'unico poeta rom: in Europa sono decine. "Versi dal silenzio. La poesia dei Rom", (ed. Progetto cultura, 90 pagine, 12
euro; ndr), le cui stampe sono terminate da pochi giorni, è una piccola antologia della vasta produzione poetica romanì. Contiene 37 liriche composte da 22 poeti rom italiani e stranieri ed è stata curata da Francesca Innocenzi, 27 anni, laureata in lettere moderne e autrice di racconti e poesie. "Ho voluto raccogliere e far conoscere uno spicchio della vasta cultura rom - spiega Francesca Innocenzi -.Nei confronti dei nomadi ci sono tanti pregiudizi e molti ignorano che invece sia un popolo che vanta una tradizione culturale molto profonda".

I poeti rom raccontano spesso nei loro versetti le discriminazioni e le persecuzioni di cui sono vittime. Come Saip Jusuf, rom macedone, che in "Apolide" scrive: "A noi perché rom/ ci han rinchiuso/ solo perché siam neri". "In questi autori è centrale il ricordo e la memoria - sottolinea Francesca Innocenzi -. E spesso affiorano dalle loro parole tinte malinconiche e nostalgiche". Una persecuzione che ha avuto il suo apice durante il nazismo, quando circa 500 mila rom furono uccisi nei campi di sterminio. "Nella produzione poetica romanì -aggiunge la curatrice dell'antologia-, occupano un posto di rilievo anche gli elementi primordiali della natura come il fuoco, la terra, l'acqua e l'aria. La natura la sentono vicina".

La vita dei rom oggi è anche fatta di miseria ed emarginazione, di baracche nei campi abusivi o regolari. "Non so che cosa della cultura romanì rimanga in quelle condizioni di vita -sottolinea Francesca Innocenzi-. Ma è anche per questa ragione che è necessario che poesia, musica, pittura, racconti e tradizioni vengano valorizzate e salvaguardate". I proventi della vendita del libro serviranno per sostenere le attività dell'Opera nomadi di Milano. "Abbiamo collaborato alla stesura di questa antologia -afferma Maurizio Pagani, presidente dell'associazione-, perché oggi la questione rom viene affrontata solo dal punto di vista della sicurezza. Ci si dimentica che si hanno di fronte delle persone con una loro tradizione e cultura, con le quali in passato sono stati realizzati, soprattutto nel Centro e nel sud dell'Italia, buoni progetti di integrazione".

Per acquistare una copia di "Versi dal silenzio"
bisogna rivolgersi all'editore (www.progettocultura.it) oppure
all'Opera Nomadi di Milano (www.operanomadimilano.org). (dp)
© Copyright Redattore Sociale

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Di Fabrizio (del 20/07/2007 @ 10:24:58, in Europa, visitato 1816 volte)

Rifugiati ex Bosniaci e Rom, deportati dall'Europa occidentale, sono ammassati nella regione più remota ed isolata della Serbia
By Zoran Maksimovic in Novi Pazar

Djijan Osmanovic, nove anni, conosce a malapena qualche parola della sua lingua madre rom. Non conosce nemmeno il serbo, la lingua del paese da cui arrivano i suoi genitori e dove ora vive.

Giocando tra le case in rovina nel quartiere di Savci a Novi Pazar, preferisce chiacchierare in tedesco, che ha appreso vivendo all'estero.

Nato da genitori rifugiati in Germania, la famiglia di Djijan si è poi spostata dopo in Danimarca. Ma nel 2004, quando aveva sei anni, la sua famiglia fu deportata indietro a Novi Pazar, la più grande città nella regione più isolata di Serbia, il Sangiaccato musulmano.

Nel quartiere di Savci, dove la sua famiglia vive con altre 37 rimpatriate, molti preferiscono parlare tedesco invece che serbo o romanes.

E' questo certamente il caso dei circa 80 bambini che frequentano la scuola elementare di Savci.

"Ho dovuto imparare il tedesco per parlare con i miei compagni," ci dice il piccolo Djijan in tedesco fluente. "Ora, sto cercando di imparare il serbo a scuola, ma è un grande problema perché non conosco la lingua e qui tutto è differente."

Suo padre, Saban, dice che Djijan e i suoi altri figli non hanno frequentato immediatamente al loro ritorno in Serbia, perché i bambini non conoscevano la lingua.

Nel Sangiaccato, una regione all'incrocio di tre confini di stato: Serbia, Montenegro e Bosnia, sono ritornate circa 50.000 persone dal 2000.

Molti lasciarono questa parte della Serbia negli anni '90 a causa delle guerre, della discriminazione di Belgrado contro le minoranze non-Serbe e del pervasivo sentimento di insicurezza sociale.

La maggior parte è ritornata a Novi Pazar, seguita dalla vicina Sjenica, dove secondo le statistiche un cittadino su quattro è un rimpatriato.

La maggior parte proviene dalla Germania - oltre il 70%. Il resto del grande numero arriva da Olanda, Svezia, Danimarca e Lussemburgo. Il più alto tasso di rimpatri è stato registrato nel 2003 e nel 2004, quando una media di 900/1.000 persone tornavano ogni mese.

Reintegrazione, un'organizzazione locale che agisce con queste persone, dice che un terzo di loro è stato deportato, cioè che non ha fatto ritorno volontariamente.

Kadrija Mehmedovic, presidente di Reintegrazione, ci ha detto che per i bambini l'ignoranza della lingua nazionale non è l'unico ostacolo che hanno i rimpatriati. "In media, queste famiglie sono rimaste all'estero per 12 anni," dice Mehmedovic.

"Almeno l'80% dei bambini di 12 anni o meno, sono nati all'estero, oltre la metà non parla serbo e oltre il 30% non è iscritta a scuola," aggiunge.

Mehmedovic dice che al ritorno in Serbia i rimpatriati affrontano povertà e disoccupazione, e specialmente lamenta il fallimento del governo nel predisporre programmi speciali per aiutare i bambini rimpatriati nel frequentare la scuola.

Le critiche appaiono ben fondate. La Serbia non ha una strategia sui rimpatri e non ha aperto centri per aiutarli. Molti hanno perso i loro documenti personali nel paese da cui arrivano. Un gran numero di cose è cambiato nel frattempo in Serbia.

Safet Osmanovic dice che quando ha fatto ritorno a Savci, ha trovato la sua casa distrutta e invasa dalla boscaglia. Lui e sua moglie sono disoccupati come la maggioranza dei rimpatriati.

"Soltanto il 2% dei rimpatriati ha un lavoro permanente e nessuno ha ritrovato il lavoro che aveva prima di partire," spiega Mehmedovic.

Hajrija Redzovic partì nel 1999 per la Germania, finendo nella città di Wilhelmhaven nel centro per richiedenti asilo.

In Germania, ottenne immediatamente i diritti da rifugiata per l'assistenza sociale e partorì una figlia. Ma sulle basi di un accordo che la Serbia ha firmato con 17 paesi dell'Europa occidentale lo scorso luglio, Redzovic fu deportata in Serbia assieme a suo marito e sua figlia Emma.

"Alle 6 di mattina quattro poliziotti entrarono nel mio appartamento e ci dissero che avevamo un'ora per sgomberare," ricorda. "Il bagaglio non poteva superare i 36 Kg., che è quello che abbiamo caricato sull'aereo. Sono tornata a casa con praticamente niente."

Al ritorno in patria, Redzovic ha affrontato diversi problemi. Non aveva documenti personali e sua figlia non aveva il certificato di nascita e così non è stata ammessa nel registro serbo delle nascite.

Numerosi Rom e Bosniaci al loro ritorno si sono insediati nel Sangiaccato anche se non erano originari della regione, ma del Kosovo. Il Sangiaccato è vicino al Kosovo ed il rimpatrio nello stesso Kosovo è fuori discussione per l'ostilità albanese.

Hamid Pepic è tra loro. Dopo che la sua casa in Kosovo fu distrutta nella guerra del 1999, ottenne asilo per diversi anni nei Paesi Bassi. Ma ora è stato rispedito in Serbia per vivere in Sangiaccato con i suoi sei familiari. Senza alcun legami con quest'area, non ha neanche alcuna fonte di sostentamento.

In base alla Convenzione di Ginevra, quanti dalla ex Yugoslavia lasciarono il paese per i paesi dell'Europa occidentale, dove ottennero lo status di rifugiati, perché erano stati violati i loro diritti umani e di minoranza ed erano chiaramente in pericolo.

Ma dopo vennero create le condizioni perché quei diritti fossero restaurati. La Serbia fu obbligata a riaccettare quei cittadini, in base agli accordi firmati con i 17 paesi occidentali.

Georg Einwaller, dell'ambasciata tedesca di Serbia, dice che sono necessari più lavori bilaterali per aiutare le famiglie di ritorno nel Sangiaccato, che hanno passato anni fuori dalla Serbia e dimenticato la loro lingua e cultura.

"Abbiamo lavorato assieme ai nostri colleghi in Serbia sulla loro reintegrazione e il miglioramento della loro posizione," dice. "Risolvendo il problema dei documenti, possiamo aiutarli nell'esercizio dei loro diritti sociali, sanitari e scolastici."

Ma Kadrija Mehmedovic enfatizza che dietro le istituzioni internazionali, le autorità locali e il settore OnG, è lo stesso governo serbo che necessità di essere assistito.

E' d'accordo Marija Vojinovic, assistente del direttore del Servizio Serbo per i Diritti Umani e delle Minoranze, l'unica organizzazione che agisce con i rimpatriati. Stima che almeno 150.000 possono tornare in Serbia tra quest'anno e il prossimo, la metà di loro Bosniaci del Sangiaccato.

Vojinovic reclama che il Servizio per i Diritti Umani e delle Minoranze ha prodotto una strategia ed un piano d'azione, il problema è che non sono stati implementati.

Hannelore Valier, capo della missione OCSE nel dipartimento democratizzazione in Serbia, dice che il tema dei rifugiati di ritorno non incontra una gran sensibilità. [...]Potrebbe essere "un pericolo per la stabilità della regione", ammonisce.

Zoran Maksimovic is a freelance journalist in Novi Pazar. Balkan Insight is BIRN`s online publication

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Di Sucar Drom (del 20/07/2007 @ 09:02:09, in blog, visitato 1553 volte)

New Sucar Drom Carissimi lettori, siete sul nuovo blog di prova di sucardrom. Fino a qualche giorno fa eravamo su Tiscali ma con il processo di implementazione eseguito la scorsa settimana su quella piattaforma non riusciamo più a garantire il servizio offerto negli ultimi due anni. Come avrete notato...

Per altre vie, donne fra guerre e nazionalismi Labirinto, fra diario, testimonianza e ricerca, registrazione di un percorso personale e collettivo legato alla guerra nei territori jugoslavi. Mosaico di storie, d’incontri, di riflessioni sviluppate con altre donne italiane e jugoslave, attive nell’immaginare e costruire mondi alternativi. Punto di partenza per una riflessione sulle radici delle guerre, sull’ordine patriarcale, sulle antiche culture mediterranee, sulla rinascita degli integralismi, ...

Roma, conferenza stampa dei Rom capitolini Ieri mattina alla Facoltà di Scienze Statistiche della Sapienza di Roma si è tenuta la conferenza stampa del Coordinamento Rom Capitolino che ha denunciato la gravissima situazione vissuta dalle popolazioni sinte e rom. Interventi durissimi di Bruno Morelli e Graziano Halilovic (Comitato Rom e Sinti Insieme)...

Roma, Meo Hamidovic è un leader Giovedì scorso a sucardrom sono arrivate le foto della conferenza stampa, tenuta alla Sapienza dal Coordinamento Rom della Capitale, e devo confessare che mi sono commosso nel vedere la foto di Meo Hamidovic, mentre mostra alla stampa la bottiglia dell’acqua che arriva nelle “case” delle famiglie rom rinchiuse nel campo di CastelRomano.
Mi ero sentito con Graziano Halilovic, avevo letto...

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Di Fabrizio (del 19/07/2007 @ 12:26:52, in Italia, visitato 1773 volte)

Roma, 17 lug (Velino) - “Per noi sembra che non ci debba essere nessuna integrazione, ma solo lager in cui perdere la dignità di esseri umani”. A denunciarlo sono i rappresentanti di alcuni dei principali campi nomadi della Capitale che oggi, nella facoltà di Scienze statistiche della Sapienza, hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare i pericoli insiti nella “deportazione” dei Rom della Capitale in quattro grandi “Villaggi della solidarietà”, fuori dal raccordo anulare, prevista nel Patto per la sicurezza firmato dal sindaco capitolino Walter Veltroni con il ministro dell’interno Giuliano Amato. Uno dopo l’altro i rappresentanti dei campi hanno raccontato il loro percorso, sottolineando le difficilissime condizioni di vita che si sono protratte per decenni. Il 95 per cento dei Rom presenti nella Capitale è stanziale, con particolare riferimento al grande insediamento di Castel Romano, proposto da alcuni come modello, per struttura e dimensioni, dei “Villaggi” previsti nel Patto per la sicurezza. “Non abbiamo acqua potabile, siamo isolati dal mondo – racconta Luigi, uno dei rappresentanti del campo – ci siamo spostati nel 2005 da vicolo Savini, sradicando i nostri bambini dal tessuto sociale nel quale si erano faticosamente inseriti, in quella che doveva essere un’area ‘attrezzata’. Qui però abbiamo trovato 220 container per oltre mille persone, a otto chilometri dal centro abitato più vicino, senza neanche un filo d’ombra e una fermata dell’autobus. Ma soprattutto nel campo non c’è acqua: l’unica che possiamo avere è quella fornita da un pozzo, per due ore al giorno, che non è potabile ed è inquinata”. Una situazione difficile che verrà raccontata e denunciata nel corso di una manifestazione, giovedì 19 luglio dalle 19, organizzata all’interno del campo, al km 20 della via Pontina, in cui l’acqua del pozzo verrà imbottigliata come “Acqua della fonte della solidarietà” e donata alle autorità politiche e istituzionali responsabili. Gli ospiti verranno accolti con cibi tradizionali, cortei musicali itineranti e poesie delle culture Rom.

In tutti gli interventi della mattinata ci sono attacchi alla amministrazione capitolina e al governo per i contenuti, ma anche per il processo decisionale, del Patto per la sicurezza. “Il processo che ha portato a questo documento – spiega Graziano del campo di Ciampino – è passato sopra le nostre teste. Si tratta di un comportamento degno di uno stato autoritario che ha prodotto un risultato dal sapore ancora più autoritario. Ho sentito le istituzioni parlare spesso di solidarietà e integrazione, ma l’intento mi sembra quello di isolare e nascondere il diverso. Di integrazione non c’è traccia. Stiamo lavorando a un progetto comune, con il comitato “Rom e Sinti insieme” nato a marzo, per presentare delle proposte alternative alla questione a livello nazionale. Deve esserci lasciata la libertà di scelta, ci devono permettere di elaborare vie alternative, altrimenti il pericolo che la situazione si faccia difficile è altissimo”.

Decabel, ragazzo rumeno che vive in un insediamento abusivo, racconta: “Io e la mia famiglia, come le altre nella nostra situazione, ci svegliamo la mattina pensando, anche oggi abbiamo un tetto. Si spendono decine di migliaia di euro per demolire i nostri campi, quando potrebbero essere usate per rendere la situazione più vivibile e garantire un futuro diverso ai nostri figli. Invece Veltroni fa venire in Italia i poliziotti rumeni che hanno distrutto le nostre case vent’anni fa in Romania”. Mentre si teneva la conferenza stampa però, quasi in risposta alle proteste dei Rom, in via Maddaloni, nel VI Municipio, le forze dell’ordine portavano a termine lo sgombero di un insediamento abusivo in cui erano presenti circa 50 tra nomadi e rumeni. Ai minori, sottolinea una nota del VI Municipio, è stata data “un’adeguata sistemazione”.

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Di Fabrizio (del 19/07/2007 @ 10:20:25, in Italia, visitato 2991 volte)

LUNEDÌ 23 LUGLIO DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA SCALA
INCONTRO CON I ROM DEI CAMPI DI MILANO

ROM E SICUREZZA: E’ QUESTO IL VERO PROBLEMA DI MILANO?

Un’emergenza si è abbattuta sulla città e la provincia di Milano: l’invasione dei rom. Per rispondere a questa calamità presunta le amministrazioni comunali provvedono a sgomberi senza né capo né coda perché non offrono alternative: uomini, donne e bambini vengono semplicemente abbandonati a se stessi costringendoli a cercare rifugi di fortuna in condizioni sempre più precarie.

La scoperta che la sicurezza è un diritto dei cittadini e che la legge e la polizia devono intervenire per impedire sfruttamento e infrazioni del codice penale è la scoperta dell’acqua calda visto che la legge dovrebbe valere per tutti, rom e non rom. Ma soprattutto nasconde la cattiva coscienza di chi in questi anni ha lasciato crescere l’impunità in tutti i campi – dalle grandi speculazioni immobiliari all’evasione fiscale, alla mancata politica contro traffico e inquinamento -, costruendo le condizioni di una sensazione generale di insicurezza e frustrazione.

Una politica responsabile e degna di un Paese civile non insegue il malcontento e il pregiudizio ma costruisce le condizioni di diritti e doveri uguali per tutti per una convivenza pacifica, sicura e rispettosa delle diverse culture, sconfiggendo gli imprenditori della paura, le forze politiche più reazionarie e razziste, che su questo terreno costruiscono le loro fortune elettorali.

Il problema va affrontato su diversi piani, assumendo l’obiettivo della convivenza tra cittadini che fanno parte della stessa comunità con una visione più generale del complesso problema dell’immigrazione. Ma c’è un piano che va affrontato immediatamente ed è quello che riguarda, in questo momento, le condizioni di vita di queste persone, uomini donne e bambini che cercano, come tutti, un angolo di pace, di serenità e di sicurezza sociale e per i quali si prospetta una vera e propria emergenza umanitaria.

  • Per il superamento della politica dei campi nomadi, che diventano ghetti e come tutti i ghetti possibile fonte di degrado umano e sociale

  • Per una moratoria sugli sgomberi nella città di Milano e in Provincia,

  • Per la costituzione di tavoli di concertazione reale del Comune, della Provincia, della Regione,

  • Per un investimento sistematico sulle comunità per sviluppare professionalità in ambiti "imprenditoriali" e formare figure come i mediatori culturali,

  • Per contrastare il "razzismo istituzionale" e il trattamento discriminatorio nella pubblica amministrazione e nei servizi, vere e proprie violazioni dei diritti umani

LUNEDÌ 23 LUGLIO DALLE 18 ALLE 20 IN PIAZZA SCALA

INCONTRO CON I ROM DEI CAMPI DI MILANO

Con testimonianze di Renato Sarti, Bebo Storti,

messaggi di Dario Fo e Moni Ovadia letti da Dijana Pavlovic,

più musica rom e altro

HANNO ADERITO ALL’APPELLO:
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