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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/07/2012 @ 09:24:11, in conflitti, visitato 1651 volte)

Roma buzz monitor Bomba al quartier generale di Euroroma. Ferito attivista

Lunedì (scorso, ndr.) protesta a Londra.

Un attivista si trova in ospedale gravemente ferito, dopo lo scoppio di una bomba venerdì (29 giugno) al quartier generale del partito Euroroma, a Sandanski, l'unica città bulgara ad eleggere un consiglio comunale composto solo da Rom.

Quando Malin Iliev (59 anni) è andato a rimuovere un pacco sospetto lasciato davanti al palazzo alle 6 del mattino, l'ordigno è esploso strappandogli il braccio. Ricoverato nell'ospedale locale, è poi stato trasferito in terapia intensiva a Sofia.

La maggior parte delle finestre degli uffici di Euroroma, che si trova nei pressi della piazza del mercato, sono andate distrutte per la violenza dell'esplosione. Secondo l'agenzia di stampa Novinite anche altri edifici hanno subito danni.

La polizia sta esaminando i resti per determinare il tipo e la quantità di esplosivi usati. Al momento di questo articolo non sono stati ancora effettuati arresti (lunedì 2 luglio, arrestato un ventiduenne, QUI, in bulgaro. Aveva preso parte anche agli incidenti di Katounitsa dell'anno scorso, ndr.). 

"Iliev era uno dei nostri candidati alle elezioni locali," dice Toni Angelov, responsabile della sezione locale di Euroroma. "Riteniamo che si tratti di un attacco a sfondo politico e razziale."

Ma Tsvetan Tsvetanov, ministro degli interni, sosteneva già dal giorno dell'esplosione che la politica non c'entrava, parlando di "atto puramente criminale", sicuro che entro una settimana il commissario di polizia Georgi Kostov avrebbe catturato i responsabili.

L'ex parlamentare Tsvetelin Kanchev, presidente di Euroroma, rilasciato dalla prigione per indulto all'inizio dell'anno, critico con l'amministrazione afferma di temere che la soppressione dell'attività politica romanì continui a tempo indefinito.

Da Londra, Toma Nikolaev, direttore dell'agenzia Defacto, dice che il dipartimento di stato USA ritiene la marginalizzazione dei 700.000 Rom bulgari come la questione dei diritti umani più urgente nel paese. Aggiunge che sono diffuse la corruzione nel governo e nella magistratura, oltre che ai maltrattamenti dei carcerati.

"Parlo per esperienza personale," dice Nikolaev. "I miei uffici sono stai distrutti, sono stato picchiato per strada e una bomba è stata piazzata sul mio balcone. Ecco perché sono fuggito e ho chiesto asilo."

Nikolaev sta affrontando un procedimento di estradizione da Londra su richiesta dei procuratori bulgari. Dicono che dovrebbe scontare ulteriori cinque settimane dell'anno di carcere a cui era stato condannato per piccoli reati di ordine pubblico. Lunedì 2 luglio l'udienza al Westminster Magistrates Court.

Si terrà una protesta davanti al tribunale, contro la sua estradizione e contro l'attentato in Bulgaria.

Nikolaev, presidente di Roma London BG, sta conducendo una campagna contro quello che definisce il regime del primo ministro Boykov Borisov. La segregazione scolastica è ancora comune, con molti bambini che vivono ancora nelle baraccopoli senza aver mai ricevuto nessuna istruzione.

Inoltre, afferma che sotto Tsvetanov la polizia stia conducendo un vero regno di terrore contro gli attivisti rom. Molti sono in carcere, inclusi i suoi colleghi di Kupate (Assieme), un gruppo politico di quattro organizzazioni romanì che ha presentato candidati alle elezioni generali.

Inizialmente, dopo la caduta del comunismo, i Rom vennero spinti a votare per i partiti tradizionali. Se non si votava come indicato, si potevano perdere il lavoro, la pensione o l'appartamento, dice Nikolaev. C'era molta compravendita di voti, cosa che era un handicap per l'attività politica romanì.

Euroroma venne registrata nel 1998 e l'anno seguente i Rom a Silven fondarono Futuro, guidato da Rusi Golemanov. Seguirono Bulgaria Libera ed una ventina di altri gruppi, che portarono ai primi successi nelle elezioni locali.

Bulgaria Libera vinse tre elezioni comunali, ottenendo 60 seggi nei consigli municipali. Nel 2001, vennero eletti due Rom al Parlamento, ma tramite le liste dei partiti tradizionali. Tittavie, dopo le elezioni del 2005, un solo parlamentare rom entrò nel Sobranie. (parola che in molte lingue slave indica il Parlamento; per kla Bulgaria il termine esatto è Assemblea Nazionale, ndr.)

Due anni dopo, grazie anche ad una campagna per l'iscrizione nei registri elettorali condotta da Amalipe e altri, una colaizione tra Euroroma, Drom e PLAM ottenne un centinaio di seggi.

Molti altri Rom sono stati eletti come candidati dei partiti tradizionali. A Sandanski, anche se la comunità rom locale è relativamente piccola, Euroroma ha ottenuto una chiara maggioranza in consiglio comunale, creando un precedente nella storia politica della Bulgaria.

Ma questo successo, in una città che ha preso il nome dal rivoluzionario Yane Sandanski - accusato di aver ucciso numerosi avversari, per ora sembra per ora il segno culminante dei progressi politici romanì. Dozzine di Rom sono stati uccisi dalla polizia e da teppisti neofascisti, molti feriti durante spedizioni paramilitari e pogrom. Nell'attuale clima di repressione pochi osano parlare, mentre la maggioranza è inchiodata al suolo da un tasso di disoccupazione del 70% e dalla spirale di povertà.

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Di Fabrizio (del 03/07/2012 @ 09:14:01, in sport, visitato 1483 volte)

(immagine da borjapindado.deviantart.com)

Domenica scorsa, ero a spasso senza molta voglia di tornare in quella fornace che è casa mia, a sentire urlare i vicini mentre seguivano la finale degli Europei di calcio. Telefono agli amici in via Idro: anche se il calcio non mi interessa, una cosa è passare la serata in una casa di ringhiera, senza televisore e facendo altro, con il disturbo del tifo dei vicini. Altra far finta di guardare la partita, ma godendosi la buona compagnia.

Così chiamo per accordarmi su quante birre - patatine - sigarette devo portare per contribuire alla serata.  Niente, mi rispondono, il televisore non c'è più, ma tu passa lo stesso. Ripensandoci, c'è stato un lutto il mese scorso, probabilmente è per questo che non guardano la televisione.

Arrivo, ed invece tutte le famiglie si sono organizzate, con tavolate all'aperto e un televisore in bella vista. Qualcuno sembra persino funzionare. Del lutto non ne parla più nessuno e prima che inizi la partita, ci sono le solite discussioni che mi ricordano dove sono: qualcuno ha paura di essere sgomberato, qualcuno mi chiede cosa vuol fare il comune, ecc. Al solito, e li rimprovero, nessuno si pone il problema di cosa vuol fare lui.

Finisco in una piazzola. In attesa della partita i bambini guardano i cartoni animati, la madre cucina per tutti un piatto freddo e il padre innaffia prato e cemento.

    Parentesi: una vita fa, ci si allenava insieme quando dentro il campo s'era formata una squadra di pallone. Lui attaccante e io difensore, puntualmente mi stordiva con i suoi dribbling. Non riuscendo a fermarlo con le buone, spesso ci provavo con qualche tackle assassino, ricevendo in cambio sonori calcioni, perché lui non era la persona più indicata da trattare a scarpate.

Ora che tutti e due abbiamo 20 anni e parecchi dolori di più, guardare assieme la partita è una scusa per scherzare su cosa è successo in tutto questo tempo.

Fatalisti come sempre, già dal primo minuto di gioco i Rom dicono che gli avversari son troppo forti, e che la partita è destinata a finir male. Da parte mia, per rincarare la dose, tifo Spagna, più che altro perché Del Bosque visto in TV sembra il mio ritratto sputato, anche se lui ha la cravatta.

    Parentesi: una ragazza torna al campo dopo essere stata via un paio di giorni. Sua sorellina (8 anni, una bambina allegra e solare come poche) scoppia in lacrime dalla commozione, la abbraccia e non mollerà la presa per tutta la partita. Persino suo padre, attaccato allo schermo e con nessuna voglia di essere disturbato, si alza per provare a consolarla.

La partita sembra andare avanti a senso unico. Dall'altra parte del campo arrivano in continuazione urla di gioia e suoni di trombette. Birra... liquida la cosa il mio amico. Però mi ricordo che qualcuno di quel settore mi raccontava con nostalgia di essere stato in Spagna, e di essersi trovato bene. Forse è per quello.

Tutto finisce come sapete. Inaspettatamente, qualche macchina parte verso la città, con i clacson e le bandierone italiane spiegate. Visto il risultato, la scena è abbastanza surreale. Ci penso un po': probabilmente anche a loro della partita non interessava niente, quello che non han mandato giù è che non si potesse far festa come da tradizione (di via Idro).

    Parentesi: mi racconta un'amica un episodio di tanti anni fa, quando lì c'erano soltanto prati e roulotte. Alcuni di loro si erano procurati un televisore per vedere una partita, come domenica scorsa. Ad  un certo punto il tifo aveva cominciato a crescere, al punto tale che gli altri, quelli che erano già andati a dormire, erano scappati dalle loro roulotte a piedi nudi ed in mutande, perché svegliati dal casino avevano pensato che nel campo fosse arrivata la polizia.

Ormai sul tardi sono tornato su via Padova. Davanti ad un tabaccaio cinese ancora aperto, alcuni sudamericani festeggiano la vittoria della Spagna. Credo sarebbe inutile dire loro cosa hanno fatto gli spagnoli dalle loro parti... probabilmente è solo un modo per rimarcare la loro identità. Mi immagino la possibile rissa che potrebbe nascere, se incrociassero le macchine con la bandiera italiana partite da via Idro. E mi immagino come potrebbero commentare radiocronisti ed ascoltatori di RADIO PADANIA, che tutta sera hanno fatto un tifo sfegatato per la Spagna.

Con questi pensieri, a mezzanotte mi concedo l'ultima granita (via Padova è anche questo) e torno a casa.

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Di Fabrizio (del 02/07/2012 @ 09:02:21, in Italia, visitato 1457 volte)

Foto da La Repubblica, potete anche leggere questo articolo da Il Giorno

Neanche a farlo apposta, seguendo distrattamente le cronache degli Europei di calcio, ripensavo a quando ero bambino io, e a Milano di questa stagione per noi c'erano solo interminabili partite a pallone e... gli oratori.

Poi, per una vita ho tentato di allontanarmene, ma certe cose rimangono dentro, sottopelle. Così, uno dei miei primi pensieri è stato un "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no..." (Matteo 5,33-34.37) riemerso da qualche anfratto della memoria. Probabilmente avevano ragione i pretozzi che me l'hanno inculcato allora, non perché io sia ancora cristiano, ma perché si suppone cristiano chi ha scritto quel cartello.

Ho scoperto che tutto il discorso della Montagna, da cui proviene la frase, andrebbe riletto con attenzione (sì, anche dagli atei). Ma, da quel peccatore e vizioso che sono, non mi sogno nemmeno di insegnare ad altri il mestiere, a meno che non mi paghino due o tre birre. Però, vorrei fare un ragionamento, se quella frase significa, nell'interpretazione volgare che ne è seguita: "PARLA CHIARO, PARLA COME MANGI", chi è che compie i furti e devo allontanare dalla casa di dio (e anche su questo ci sarebbe da discutere)? Lo zingaro o il ladro?

Ecco, io avrei scritto, ma è un'opinione personale - non prendetevela, "A CAUSA DI RIPETUTI FURTI I LADRI NON POSSONO ENTRARE".

Che poi ripeto, anche su questo se ne può parlare, ma in fondo i preti sono uomini come tutti, non pretendo di parlare con dei filosofi o dei teologi.

E poi, dal punto di vista pratico, devo ancora conoscere un ladro che non entra a rubare perché glielo vieta un cartello (o un comandamento, o una legge, ma qua si parlerebbe di ladri più grossi, che possono entrare negli oratori).

Rimane un ultimo particolare: l'eterna discussione se GLI ZINGARI esistano o no, visto che in Italia so che sono presenti Rom, Sinti, oltre ad uno sparuto numero di Gitani e Caminanti. Se qualche famigliola rom o sinta, volesse fare un giro a Milano, proprio all'oratorio di san Silvestro: fatevi il giretto... lasciate tutto come trovate! ; - ) e fotografate questa piccola gita.

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USA
Di Fabrizio (del 01/07/2012 @ 09:20:35, in Kumpanija, visitato 3446 volte)

Da Roma_Daily_News

The New York Times LA ZINGARA IN ME By CRISTIANA GRIGORE (Una versione di questo speciale è apparsa sulla versione cartacea di The International Herald Tribune il 22 giugno 2012)

L'autrice alle elementari

Sono Rom, ma per molti anni ho negato le mie origini per paura di essere chiamata zingara. Sono cresciuta in Romania, dove un significato di tigan - tzigane, Zigeuner, cigány, cigan, "zingaro" nelle altre lingue europee - è "una persona coinvolta in attività dannose o illegali". Il nome deriva da una parola greca medioevale che significa "intoccabile", con i suoi derivati - come "gypped" o "gypsy cab" - riferiti al rubare ed imbrogliare.

I miei nonni ed i miei genitori erano perfettamente coscienti degli stereotipi negativi sugli zingari ladri e mendicanti senza radici, e si presero la briga di proteggermi. Da bambina, mia madre mi vestiva con colori tenui e mi teneva i capelli corti, così che non sembrassi una zingara. Mio padre mi ammoniva di non rubare mai e di accompagnarmi sempre con persone intelligenti. Posso capire perché mio nonno, un fabbro, fosse così orgoglioso di comprare un "angolo del villaggio"  per costruirvi la casa dei suoi figli. Mia nonna era una guaritrice - non per i poteri magici, ma in quanto volontaria che accompagnava la gente dai migliori medici della capitale.

L'autrice con i suoi genitori ad un anno

Tuttavia, questi sforzi non bastavano a fermare i genitori delle mie compagne dal rimproverare la maestra perché dava a me, una zingara, i voti più alti. Cosa che confermava l'opinione di mio nonno, che "se fosse stato un funzionario del ministero", sarebbe intervenuto, dato che non c'era "niente come un insegnante, un prete o un avvocato zingaro". Anche lui voleva essere come "gli altri", ma nel contempo era consapevole dei limiti invisibili che tenevano separati gli zingari.

Sono cresciuta credendo che fosse meglio non essere una zingara, ed ancora non potevo appartenere pienamente alla società "normale". Ho imparato che non dovevo essere la migliore a scuola. Come uno struzzo, ho seppellito la mia testa - nei libri. Ho passato ore a leggere e sognare di scoprire un'altra parola. Malamente volevo vivere una vita diversa, ed aspettavo il momento giusto per "evadere".

I miei sogni infantili iniziarono a diventare realtà nel 2006, durante un viaggio negli Stati Uniti - il mio primo viaggio all'estero. A 22 anni, mi si apriva un nuovo mondo, pieno di libertà, avventura, romanticismo e bellezza. Immediatamente mi collegai con gente di tutto il mondo, sentendomi una di loro. Partecipando a matrimoni e ricevimenti, indossai abiti da sera alla moda. Ho allungato il collo sui grattacieli di New York. esplorato i musei di Washington e visitato il mio primo campus universitario americano. Ho sentito la brezza salata dell'Atlantico e respirato l'aria di montagna degli Appalachi.  Misentivo come Alice nel paese delle meraviglie (o Gypsy in Wanderland). Un amico musicista, Nelson Emokpae, ha scritto una canzone per me - il ritornello era: "Principessa, chi sei?"

Rimasi per tre mesi. Poco prima di tornare in Romania, ci fu un incidente che riguardò del denaro che si era perso. Anche se nessuno mi aveva accusata, la paura di essere sospettata di furto mi mise sulla difensiva ed in un ottovolante emozionale. Non mi aspettavo questo incidente, ed in un momento di distrazione si scatenò l'immagine repressa di zingari ladri e mendicanti che a lungo avevo tenuto nell'armadio.

Vedere me stessa rispecchiata in questa immagine vergognosa mi terrorizzò. Ero confusa e senti il bisogno di spiegare la mia reazione. Feci il mio coming out. Non riuscivo a smettere di piangere, quando dissi per la prima volta: "Sono un zingara" - e questo al mio amico Harley Flack, cugino della cantante Roberta Flack. Come uomo di colore, conosceva bene l'impatto degli stereotipi negativi. Per molti anni mi ero tenuta lontana dagli "zingari", e ciò mi aveva lasciato senza contezza di chi fossi. Ma il suo incoraggiamento, assieme alle tante esperienze positive avute negli Stati Uniti, mi diede la forza per far uscire la mia identità.

Capii così che "zingara" non connota solamente accattonaggio e mancanza di radici, ma anche fantasia, musica di violini che strazia l'animo e libertà. A Nashville, dove andavo al college, o a New York, che ho visitato spesso, la gente non conosce molto sugli zingari e di solito non ne ha mai incontrato uno. Spesso pensano che io abbia uno stile di vita cool e spensierato come Esmeralda nel Gobbo di Notre Dame. E' un'immagine romantica degli zingari - popolo misterioso che vaga per il mondo nelle carovane e vive in un caos pittoresco. I bambini corrono scalzi nella sporcizia, le ragazze indossano vesti colorate ed hanno lunghi capelli fluenti e le anziane predicono il futuro. La storia degli zingari è scritta nelle canzoni e la penna è l'arco del violino. E' un'immagine resa popolare nei film, come La regina degli zingari di Emil Loteanu - di epoca sovietica, i cui eroi sono liberi come il vento: Zobar è un audace e coraggioso ladro di cavalli; Rada, il suo amore, incanta gli uomini con i suoi occhi scuri e la danza tempestosa. Mi fece sentire interessante ed esotica.

Ma l'altra immagine, quella da cui i miei genitori tentavano di proteggermi, è lì vicino. Nel Tempo dei Gitani di Emir Kusturica (1988), il sordido mondo sotterraneo dei ladri zingari appesantiva il mio cuore. Il giovane Perhan, il protagonista, sogna una casa ed una vita onesta, ma è intrappolato in attività criminali, un eterno emarginato zingaro.

L'autrice vestita da primavera, assieme alla madre

Circa 700 anni fa, quando i Rom arrivarono per la prima volta in Europa, gli abitanti del posto pensarono, dato il colore scuro della pelle, che venissero dall'Egitto - da cui l'inglese "Gypsies". In realtà provenivano originariamente dall'India settentrionale, e si autodefinivano "Rom".

La cultura esotica e la resistenza all'assimilazione di questi popoli erranti hanno portato ad una diffusa discriminazione e persecuzione, contribuendo all'ampia dispersione dei Rom in tutta Europa. Furono fatti schiavi nei principati di Valacchia e Moldavia (l'attuale Romania) dal XIV al XIX secolo, e forzatamente assimilati sotto i comunisti. In tutto quel tempo, i Rom cercarono di proteggere i loro costumi e tradizioni con lo  spostamento, rafforzando la loro immagine di nomadi. Le discriminazioni e le pressioni per assimilarli continuano tutt'oggi: lo scorso dicembre una ragazza italiana affermò di essere stata violentata dagli zingari, poi ritrattò, ma questo portò una folla ad incendiare il campo rom a Torino; l'anno prima, il presidente Nicolas Sarkozy ordinò l'espulsione dei Rom presenti illegalmente in Francia.

Le stime sul loro numero sono molto variabili, da  8 a 12 milioni, in parte perché non sempre i Rom registrano la loro etnia. Secoli di vita in terre differenti li ha portati ad una diversità di lingue e religioni, anche all'interno delle stesse specifiche regioni, e solo una minoranza parla soltanto romanés. I gruppi più numerosi in Europa si trovano in Romania, Ungheria, ex Jugoslavia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovacchia; ci sono anche consistenti presenze in Francia, Italia, Spagna, Russia e Stati Uniti.

In famiglia non si parlava romanés o si seguiva uno stile di vita nomadico. Tuttavia, mio nonno era un fabbro, occupazione comune tra i Rom. La pelle chiara di mia madre mi permise di nascondere le mie radici, ma mio padre, la cui pelle scura attirava subito l'attenzione, veniva evitato attorno alla scuola.

Hanno lavorato duro per la mia istruzione - mia madre raccoglieva rifiuti e puliva le scale, e mio padre era un saldatore - e ciò mi permise di frequentare l'università negli Stati Uniti, a Vanderbilt, dove sono adesso.

Oggi, la maggior parte dei Rom sono stanziali, ma non hanno ancora trovato il loro posto nel mondo. La maggioranza di loro non trova lavoro, alloggi decenti o assistenza medica adeguata. Secondo un rapporto del 2011 di Unicef, molti bambini rom non frequentano la scuola, soltanto un quinto di loro in Europa va alle elementari. E molti di questi sono vittime di bullismo e non sognano di diventare professionisti o di guadagnare abbastanza.

Molti continuano a girare. Alcuni, perché diventare stabili significherebbe perdere la loro fonte di sostentamento, altri  perché non hanno un posto dove andare. Sono i più poveri ed i più stigmatizzati in Europa, non hanno altra scelta se non rimanere ai margini. Quali fossero i vantaggi di insediarsi permanentemente, sono sopraffatti dai bisogni immediati.

Adesso so che è per questo che ho negato così a lungo la mia identità etnica. Come molti altri Rom stanziali, non volevo né adattarmi né combattere gli stereotipi. E da quando tre anni fa ho dichiarato la mia identità, non so dire quanti parenti ed amici, tanto negli Stati Uniti che in Romania, mi hanno detto che non sono "quel tipo di zingara", o che avrei dovuto "superare" le mie esplorazioni etniche perché avrebbero limitato i miei ulteriori sviluppi.

Eppure, molte di quelle stesse persone vedono lo zingaro come nella canzone di Gershwin: "Tu e soltanto tu tiri fuori lo zingaro in me", e così mi sento orgogliosa e3 grido "Sono una zingara autentica! La mia vita è piena e meravigliosa come lo zingaro che immaginate!" Oggi, se qualcuno tentasse di insultarmi chiamandomi zingara, riderei e lo prenderei come un complimento.

Credo fermamente che elimineremo lo stigma non sopprimendo lo zingaro in noi, ma spiegando la bellezza, il romanticismo e la libertà zingare nell'antica nazione rom, permettendoci di mantenere la nostra straordinaria cultura ed il nostro posto nel mondo. Siamo l'archetipo del "popolo senza frontiere" multinazionale: multiculturali per definizione, possiamo contribuire alla costruzione dell'identità nel XXI secolo.

L'orgoglio di essere rom libera la zingara in me. Si esprime attraverso l'intera gamma delle emozioni. Mi da forza e coraggio: non vedo limiti a sviluppare il mio potenziale ed agire ai livelli più alti. Mi fa rifiutare convenzioni assurde. Apro porte raccontando storie, e lascio che il fascino e la creatività siano parte della mia vita. Faccio danza classica, ma in qualsiasi momento mi unirò ad un ballo zingaro. I miei capelli sono lunghi ed a volte indosso colori vivaci, stanno bene con la mia pelle scura.

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Di Fabrizio (del 30/06/2012 @ 09:20:09, in lavoro, visitato 1606 volte)

Segnalazione di Stojanovic Vojislav

PuntoCuneo Giovedì 28 giugno 2012 14:33 - Protesta in via Roma per chiedere il permesso da ambulanti per raccogliere il ferro vecchio

La protesta da via Roma al Municipio

Hanno sfilato in via Roma fino a raggiungere il Comune. A protestare sono i rom-sinti che chiedono una licenza per la raccolta del ferro, finora negata. "Non siamo cittadini di serie B - scrivono i rom - e come italiani rivendichiamo il nostro diritto di uguaglianza e libertà, ma soprattutto di vivere nella legalità. Seppur richiesta ci vediamo ancora negata la possibilità di avere una normale licenza di ambulante per esercitare l’attività di raccolta del ferro vecchio, attività che coniuga finalità ambientali con quelle dell’impresa. Purtroppo il diniego di tale riconoscimento, che è normale per ogni altro cittadino, ci viene opposto non per mancanza dei requisiti morali e professionali ma soltanto perché siamo rom-sinti (ma sempre cittadini dello Stato Italiano) e questo ci frustra moltissimo. Chiediamo all’amministrazione di Cuneo soltanto di riconoscere la nostra attività e rilasciarci una licenza di ambulante che ci permetta di esercitare legittimamente l’attività".

scritto da Roberto Bernard

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Di Fabrizio (del 29/06/2012 @ 09:22:01, in Italia, visitato 1605 volte)

Ricordavo, la segnalazione precedente, che in Mahalla si amano la favole. E se fosse un incubo?

Per anni, il Giornale è stato la mia scuola di cabaret; ma ripetere come un disco rotto lo stesso repertorio è la fine destinata anche agli attori più validi.
La situazione descritta è sempre quella, invariabile.

Occorre coraggio, occorre tirare fuori i coglioni. Ecco la mia soluzione:

Una campagna mediatica di destra-sinistra, dal Giornale a Repubblica; un patto di ferro tra comune e costruttori, per rilanciare l'occupazione; poi verranno RASI AL SUOLO tutti i campi, comunali ed irregolari; verranno abbattuti tutti gli alberi in città (e per prudenza anche i cespugli); ogni prato - giardino - spazio verde andrà eliminato, al suo posto nuove costruzioni; tolti anche gli scivoli, le altalene, le panchine; demoliti anche tutti i campetti di calcio non a pagamento; i bambini verranno parcheggiati davanti alle televisioni di qualche megastore. Abolire per decreto cani, gatti, zecche, pulci e piccioni. Se restasse uno spazio non edificato, piazzarci cubi di cemento di 1,5 m. di lato. Telecamere e dissuasori ogni 50 m.
A questo punto, negli aeroporti, stazioni e caselli autostradali in entrata, porre un grande cartello con scritto MAILAND MACHT FREI.
Ultima cosa: far pagare il biglietto agli zingari che vogliano vedere la vita sicura che vogliamo condurre. Con i proventi realizzare un documentario su MILANO COM'ERA BELLA.

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Di Fabrizio (del 29/06/2012 @ 09:13:35, in Kumpanija, visitato 2139 volte)

In Mahalla, lo ripetiamo spesso, amiamo le favole. Grazie a Giancarlo Ranaldi che ha scovato questa di un paio di anni fa. Ormai è tempo di viaggi e vacanze, ci sembra un buon modo per augurare, anche a voi, LACIO DROM

 La Repubblica

Una breve favola sull'incontro tra due culture. Ecco "Inima de Spoitor - Cuore di zingaro", cortometraggio scritto e interpretato da quindici ragazzi Rom rumeni, di età compresa tra i dieci e i sedici anni, che vivono all'ombra del Vesuvio. Diretto da Francesca Amitrano, il lavoro è stato presentato dal cast tecnico e artistico nella sala Pignatiello di Palazzo San Giacomo. Protagonisti della storia sono Petre e Alexandra, due adolescenti che si conoscono e si dichiarano nel corso di una festa. Con l'aiuto degli amici, i giovani iniziano a frequentarsi e a scoprire i luoghi caratteristici di Napoli. Sullo sfondo, la scuola, il "lavoro" ai semafori e il rischio di devianza. Non mancano gli imprevisti, ma la favola si conclude con un lieto fine. Scritto in italiano ma girato interamente in lingua romanì, il minifilm è il frutto di un laboratorio condotto per sei mesi dagli operatori dell'associazione "La Maieutica", presieduta dallo psicanalista Antonio De Filippo, ed è stato prodotto dal ministero del Lavoro e dall'assessorato comunale alle Politiche sociali. I giovani interpreti, tutti scolarizzati, abitano con le loro famiglie nell'ex scuola media Grazia Deledda di Pianura, un modello d'integrazione e inclusione sociale della comunità Rom rumena con il territorio partenopeo. (alessandro vaccaro)

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Di Fabrizio (del 28/06/2012 @ 09:56:07, in media, visitato 1602 volte)

Da Polska_Roma

Thenews.pl 20.06.2012 Ripresa la leggendaria poetessa rom per lo schermo d'argento - PR dla Zagranicy - Nick Hodge

Sono in corso le riprese di un videoracconto su Papusza, leggendaria poetessa zingara del secondo dopoguerra, respinta dalla sua comunità dopo aver raccolto le lodi dell'elite letteraria polacca.

Il veterano regista Krzysztof Krauze, che descrive il progetto come "una storia epica", ha nel cast del film alcuni attori rom dilettanti.

"Sono attori fantastici", ha detto alla radio polacca.

"Sono molto cordiali, pieni di vita e di mentalità aperta," dice entusiasta.

Aggiunge: "In questo film abbiamo cercato di trattare gli zingari come una nazione, e non solo come una fonte di colorato folclore."

Il racconto si sposta dalla nascita della poetessa nel 1910, sino alla morte di suo marito nel 1970.

Rivela Krauze: "Mostreremo i pogrom, la guerra, la stanzializzazione forzata e le minacce della polizia."

E poi: "Una simile storia sugli zingari non è mai stata raccontata prima."

Papusza (Bronislawa Wajs-Papusza) venne scoperta dallo scrittore Jerzy Ficowski, che visse tra i Rom dopo la II guerra mondiale.

Come ufficiale veterano dell'esercito clandestino polacco nella II guerra mondiale, Ficowski era a rischio di arresto da parte delle autorità comuniste, e tra il 1948 ed il 1950 viaggiò con i Rom.

Ficowski nel film viene interpretato dall'attore polacco Antoni Pawlicki, mentre il celebre poeta Julian Tuwim, che aiutò a far conoscere Papusza, da Andrzej Walden.

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Di Fabrizio (del 28/06/2012 @ 09:08:21, in Italia, visitato 1707 volte)

Segnalazione di Elvis Asti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Replica

Gentile Direttore,

voglio esprimere, da cittadina e da operatrice sociale, il mio dissenso, la tristezza e la rabbia per le forme e i modi del comunicato congiunto dei segretari provinciali del sindacato dei vigili del fuoco di Asti, (pubblicato oggi, 18 giugno, nelle pagine del Piemonte de La Stampa) sulle condizioni del campo nomadi : se è certamente condivisibile che tutti i lavoratori, in particolar modo chi svolge una funzione così preziosa come quella svolta dal corpo dei vigili del fuoco, siano messi nelle condizioni di fare bene il proprio lavoro, con tutte le precauzioni dovute alla loro sicurezza e incolumità, ancora più imprescindibile deve essere il rispetto per la dignità di ogni essere umano.

Fare riferimento esplicito a “mancanza di igiene, maleducazione, violenza, intimidazione” come fossero tratti specifici di un gruppo sociale (se non etnico!) e non come naturali conseguenze di una degradante condizione socio-abitativa, rischia di rafforzare la stigmatizzazione e il pregiudizio, già purtroppo assai diffusi.

E, con tutto il rispetto, il problema principale dei campi nomadi, quello per il quale bisognerebbe davvero dibattere pubblicamente e chiedere ad alta voce misure urgenti, non è la sicurezza dei vigili o di altri operatori che occasionalmente vi operano, semmai la condizione al limite dell'umanità in cui gli stessi abitanti dei campi sono costretti a (soprav)vivere; l'immondizia, le pozze maleodoranti, i ratti e gli escrementi, citati dal comunicato, non sono solo odiose difficoltà da gestire durante un intervento esterno: sono il desolante scenario quotidiano di persone, di donne, di uomini, di anziani, di donne incinte, di bambini, di ragazzini,di neonati, di malati.

E' questa l'indecenza.

Questo è intollerabile.

Sperando che il Suo giornale possa dar voce anche ad un diverso punto di vista, nell'ambito di una dialettica democratica e costruttiva, La ringrazio e la saluto cordialmente

Elisa Stillitano

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Di Fabrizio (del 27/06/2012 @ 09:12:51, in scuola, visitato 1652 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

Comunicato Stampa. Fondazione Anna Ruggiu onlus
Cagliari 24 giugno 2012


Ormai da 10 anni la Fondazione Anna Ruggiu, promuove l'elevazione culturale delle popolazioni rom presenti in Sardegna mediante l'attribuzione di borse di studio ai giovani Rom più meritevoli per rendimento scolastico, con particolare attenzione a quanti riescono ad arrivare alle scuole superiori.

L‘iniziativa muove dalla convinzione che la formazione e la cultura possano costituire un prezioso strumento di comprensione interculturale, di dialogo e di una interazione tra individui e culture rispettosa delle peculiarità di ogni cultura.

L'esperienza di questi anni dimostra che è possibile superare gli stereotipi ed i tabù che rendono difficile la convivenza tra due culture ad iniziare dai banchi della scuola.

Quando l'iniziativa della Fondazione si incontra con la disponibilità di amministratori comunali attenti, di insegnanti capaci, di assistenti sociali disponibili, è stato ed è possibile raggiungere risultati positivi.

La scelta della sede per la cerimonia di consegna delle borse di studio per il presente anno è caduta sul Comune di Monserrato, anche a testimonianza di una ormai lunga esperienza di iniziative volte a favorire l'inclusione dei rom presenti nel territorio comunale raggiungendo livelli di eccellenza nella scolarizzazione.

Tra i premiati di quest'anno, tre studenti delle scuole superiori di tre diversi campi del sud Sardegna ed una giovane rom che frequenta la Scuola media di Sinnai (vedi foto, ndr.).

La manifestazione, realizzata in collaborazione con l'Unicef di Cagliari, che parteciperà all'iniziativa con la presidente provinciale Rossella Onnis, si svolgerà presso il quartiere rom di Monserrato, nel piazzale della pace dove, proprio nei giorni scorsi, per volere dell'Amministrazione comunale, è stato inaugurato un monumento a ricordo dei rom vittime dello sterminio nazista (vedi QUI, ndr.).

Gli insegnanti dei rom premiati illustreranno il curriculum dei rispettivi allievi.

La manifestazione avrà inizio alle ore 19, nel piazzale della pace, nel quartiere rom di Monserrato, giovedì 28 giugno

Il presidente: Gianni Loy

Fondazione Anna Ruggiu Viale Sant'Ignazio n. 38. 09123 - Cagliari. Tel. 3207232122.
Gloy46@tiscali.it

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