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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 28/01/2012 @ 09:49:07, in Europa, visitato 2139 volte)

Da Roma_Benelux

L'IEEI ha tentato, non senza difficoltà, di suscitare un dialogo tra esperti e pubblico del Lussemburgo sulla questione delle politiche europee e dei Rom
Migrazioni ed asilo - Diritti fondamentali, lotta contro le discriminazioni - Giustizia, libertà, sicurezza ed immigrazione

04-10-2011 - L'Institut d'Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg (IEEI) ha organizzato lunedì 3 e martedì 4 ottobre 2011, in cooperazione col professore Jean-Pierre Liégeois, consulente del Consiglio d'Europa, una riunione internazionale su "Le politiche europee ed i Rom - dal fallimento al possibile adeguamento, una valutazione critica di contenuti, logiche e finalità delle politiche messe in campo per i Rom a livello europeo".

L'idea era di partire dal periodo attuale, contrassegnato da un contesto più difficile che mai per i Rom, "ma anche per l'indecisione degli stati e delle organizzazioni internazionali, che porta a politiche incerte e spesso inadeguate," come dice l'IEEI. Inoltre, l'IEEI ha constatato che "i Rom si trovano al cuore delle questioni geopolitiche odierne, sia per il posto che occupano che come minoranza transnazionale," e che ciò "rende il loro esempio paradigmatico" trattandosi di "un buon rilevamento dei funzionamenti e disfunzionamenti istituzionali" in un periodo di grandi cambiamenti.

Una tavola rotonda destinata ad un vasto pubblico ha avuto luogo la sera del 4 ottobre nella Salle Tavenas dell'Università del Lussemburgo, con interventi dei relatori: Thomas Acton, Andras Biro, Claude Cahn, Angéla Kóczé, ed il professor Liégeois nei panni di moderatore. Il grande pubblico era assente, al suo posto, attenti funzionari ed esperti hanno seguito la discussione con interesse.

Thomas Acton, lo storico

Lo storico britannico Thomas Acton ha sostenuto che non si può comprendere i Rom se non cerchiamo di capire la loro storia, particolarmente "ciò che è successo nel XVI secolo". O, come ha poi constatato, la storia dei Rom è stata soprattutto l'opera dei "gagé", cioè dei non-Rom. Il razzismo scientifico e l'antropologia sociale hanno dominato la storiografia fino agli anni '60, al punto che i nazisti tedeschi cheavevano partecipato allo sterminio dei Rom durante la II guerra mondiale, hanno ancora trovato in quegli anni delle riviste scientifiche britanniche per pubblicare i loro articoli sul "gene zigano".

Le cose hanno iniziato a cambiare dagli anni '80, quando si è cominciato a capire con quale movimento migratorio i Rom sono arrivati in Occidente provenendo dall'India, "un approccio non razzista, ma nemmeno antirazzista" secondo Thomas Acton. La sua teoria è che sarebbero venuti tra il VII e l'VIII secolo al seguito delle armate mercenarie verso l'Anatolia, che a quel tempo faceva parte dell'impero bizantino, armate in cui la lingua del comando era il romanes, simile alle lingue dell'India settentrionale.

Per Thomas Acton, i Rom avrebbero subito l'esclusione razziale in Anatolia, ed i primi stereotipi sugli "zigani" sono nati a Costantinopoli. La sconfitta dell'Armenia nel 1375 sotto la spinta dei mamelucchi avrebbe portato a dei genocidi e sarebbe stato il primo fattore della migrazione dei Rom verso Occidente. In Europa, il XVI secolo sarebbe stato fatale per i Rom, a causa della fine della legittimità religiosa degli stati e la formazione degli stati-nazione, che per Thomas Acton "si definiscono tramite il genocidio delle minoranze".

In tutta Europa, i Rom hanno avuto una posizione di sopravvissuti senza parola, di status mal definito, spesso esclusi quando non asserviti. Con l'industrializzazione, arriva il genocidio della II guerra mondiale che ha decimato la popolazione rom in Europa, un genocidio che non è, secondo Thomas Acton, unico dei nazisti tedeschi, ma di tutti gli Europei che in anticipo ne erano stati complici. Infine, il dopoguerra vede "la fine di un quietismo dei Rom", e l'emergere di movimenti antirazzisti in Europa, anche una politica a favore dei Rom inizia a prendere forma.

Claude Cahn, l'avvocato

Claude Cahn ha affrontato la questione di come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo ha trattato i casi legati ai Rom. "Ha iniziato ad occuparsi dei Rom soltanto una decina d'anni fa," afferma. E questo è legato "all'allargamento del Consiglio d'Europa verso l'Europa orientale". Inizialmente, le questioni legate ai problemi che i "viaggianti" delle isole britanniche incontravano con le autorità del Regno Unito "hanno confuso" la CEDU, che secondo Cahn tendeva ad assimilare i casi legati ai Rom a delle "complicazioni sociali".

Ma dal 2004, emerge una nuova giurisprudenza sui temi di proprietà, di espulsione, di maltrattamenti e persino di omicidi nei luoghi di detenzione. Casi simili riguardano il Regno Unito, la Bulgaria, l'Armenia, la Russia, l'Italia ed il Belgio. La discriminazione contro i Rom non emerge che dopo il 2004 nella giurisprudenza della CEDU, all'inizio grazie ad una minoranza di giudici. Come conseguenza, la giurisprudenza ha iniziato a "non progettare più l'immagine di un'Europa senza tensioni",  pensa Cahn. Sono state giudicate la Grecia, la Croazia, la Repubblica Ceca, e la Spagna su una questione non menzionata da Cahn, della pensione di reversibilità non riconosciuta ad una vedova sposata con rito tradizionale gitano. Un altro caso è il processo intentato dalle minoranze ebraiche e rom di Bosnia Erzegovina, perché solo Bosniaci, Croati o Serbi potevano accedere alla presidenza di questo paese multietnico.

Angéla Kóczé, la sociologa

La sociologa Angéla Kóczé ha provocato immediatamente dubbi e sorprese nel pubblico, con la sua affermazione che non ci sono Rom in Lussemburgo, quando dal 2010 migliaia di persone provenienti dalla minoranza rom in Serbia e Montenegro hanno fatto domanda d'asilo in Lussemburgo, mettendo il paese in una difficile situazione.

Per lei, "il movimento eugenetico", è così che lei qualifica il genocidio dei Rom, "della II guerra mondiale ha radici profonde nella società". Attualmente, i Rom soffrono di "discriminazioni intersezionali" - genere, classe sociale, etnia, che si mostrano nell'accesso all'istruzione, all'impiego, all'alloggio ed alla sanità. Le donne sono particolarmente colpite. Ad esempio, in Ungheria, le donne rom hanno un tasso di analfabetismo 8 volte superiore a quello delle donne della società maggioritaria. Devono lasciare la scuola troppo presto a causa dei matrimoni precoci, solo il 3% di loro vanno alle superiori, contro l'84% delle altre ungheresi.

Eppure, pensa Angéla Kóczé, le donne hanno un ruolo cruciale nella famiglia ed un grande potenziale dentro la loro comunità, da quando lo stato socialista è caduto nel 1989. Ciò che le blocca sono i pregiudizi nei loro confronti - indovine e cartomanti, donne fortemente sessualizzate - propri del'"immaginario europeo".

Andras Biro, il giornalista

Andras Biro, in quanto giornalista, ha affrontato con le sue parole la questione "più in maniera informativa che analitica". Secondeo lui i Rom costituiscono un'importante minoranza ad altissima crescita demografica. Il socialismo ha influito tra il 1945 e il 1989 sulla loro vita quotidiana, perché quel regime secondo lui aveva bisogno della loro mano d'opera manuale e "sono stati obbligati ad entrare nel settore produttivo". Quindi hanno trovato impiego il 60% degli uomini e il 40% delle donne. Questo fu "uno choc culturale" per coloro che prima della guerra erano nei "servizi". Andras Biro ha sottolineato il fatto che erano trattati come tutti gli altri cittadini e hanno potuto beneficiare di reddito, servizi sociali ed accesso all'istruzione. "Questa acculturazione alla società maggioritaria è qualcosa di unico nella storia," crede Biro.

Ma con la caduta del socialismo e l'arrivo dell'economia di mercato, "i Rom sono stati licenziati e marginalizzati". Questi li ha spessi resi nostalgici dei tempi del socialismo, che per loro era più sicuro. Non è intervenuto alcun cambiamento positivo, l'esclusione s'è amplificata e secondo lui le cose sono peggiorate ancora col governo di Viktor Orban e la proliferazione delle milizie neonaziste o del partito Jobbik.

A livello europeo, secondo Biro conviene fare una distinzione tra ciò che succede ai Rom ad Est e all'Ovest d'Europa. Nell'Est in nessun caso sono in grado di apparire come attori e cittadini autonomi, con un proprio quadro culturale, causa la mancanza di risorse. Il denaro dei donatori e delle fondazioni è distribuito secondo principi burocratici che favoriscono chi già è in grado di affrontare [la situazione], cioè le OnG ed i leader autonominati che catturano i rari fondi a disposizione.

Esperti che eludono i problemi reali, un pubblico in attesa di risposte

Durante la discussione con un pubblico informato ed interessato - erano presenti dirigenti di diverse amministrazioni competenti in materia d'immigrazione, d'integrazione ed aiuto sociale - che voleva beneficiare dell'esperienza degli intervenuti, sono venuti alla luce i disaccordi tra di loro e la loro difficoltà a comprendere le domande che l'arrivo dei Rom in Lussemburgo poneva alla società lussemburghese.

Claude Cahn non è d'accordo con la tesi di Andras Biro sulla differenza di trattamento tra i Rom dell'Est e dell'Ovest Europa. Secondo lui, in occidente forse è peggio, ed ha fatto allusione agli incidenti in Francia (diritto di voto), in Italia (espulsioni) ed in Germania (Rom del Kosovo in stato di detenzione o appena tollerati), ed ha auspicato "un forte impulso centrale da parte della UE" ed un intervento della società civile.

Thomas Acton è dell'avviso che l'intervento delle autorità pubbliche debba essere guidato dalla società civile.

Andras Biro, più vicino ai fatti, ha spiegato che la migrazione attuale dei Rom "non è caduta dal cielo", ma è dovuta alla crisi, alle minacce subite, alla marginalizzazione e alle bidonville, tutti fatti divenuti quotidiani. Le famiglie lasciano i loro differenti paesi in maniera "non strutturata". Ed ha aggiunto, in base all'esperienza: "Le istituzioni che se ne occupano devono trovare soluzioni. Non ci sono leader, non sono partner nel dialogo, non c'è linguaggio [comune], manca la confidenza. L'unica soluzione è un approccio generoso nel senso umano del termine." Una proposta realistica per un pubblico che non ha potuto contare sull'esperienza per trovare soluzioni ai problemi e3d un approccio equilibrato alla situazione.

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Di Fabrizio (del 29/01/2012 @ 08:58:06, in musica e parole, visitato 2539 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

...I Rom caramizari erano produttori di mattoni, oggi rincorrono la sopravvivenza tra i cassonetti delle nostre città...
Forzatamente apolidi, rincorrono il loro sogno: una casa in Romania. "Tutto quello che trovo nei secchioni lo lavo, lo sistemo e poi lo vendo. In Italia ci andrei solo in vacanza se qui avessi un lavoro" afferma la sedicenne Nicoletta, commerciante da due anni e madre da uno...
Un'etnografia che è il coronamento della fanciullesca curiosità dell'autrice, oltre che della sua carriera universitaria. Partendo insieme ad una famiglia tzigana dal campo nomadi di via della Magliana (Roma), è arrivata a Tintareni, piccolo villaggio rurale della Romania meridionale. Ha vissuto a Judetul Gorj, la via degli zingari, presso casa di Felicia. Molteplici le tematiche che il suo viaggio ha sollevato: le migrazioni, il complesso e transnazionale sistema economico, il matrimonio e tante usanze e tradizioni che tenacemente dimostrano la creatività e la resistenza del locale nel globale.



Mirinda Ashley Karshan.
Nata a Utica (New York) il 5 ottobre 1986, si è laureata nel 2010 in Sociologia (indirizzo antropologico). Da sempre appassionata di cultura tzigana, attualmente studia e lavora a Roma.

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Di Fabrizio (del 30/01/2012 @ 09:09:33, in casa, visitato 1565 volte)

Da Roma_Francais

france3.fr Val-de Marne: una casa per i Rom - Par Christian MEYZE/AFP

La città di Orly ed il dipartimento Val-de-Marne provano a sedentarizzare i Rom

Integrare e sedentarizzare invece di espellere: il dipartimento Val-de-Marne finanzia a Orly case prefabbricate per 17 famiglie rom, su un terreno prestato dalla città.

65 Rom sono stati selezionati tra i 150 abitanti delle bidonville insalubri di Orly e Villeneuve-le-Roi, secondo un criterio di anzianità. Nel contempo le famiglie si sono impegnate a scolarizzare i loro bambini, 34 in tutto, e dovranno mostrare la volontà d'inserirsi rapidamente.  I Rom coinvolti dovranno trovare un lavoro entro 3 anni ed ottenere la loro autonomia.

I padiglioni, cubi in legno di 50 mq, sono stati installati manualmente dalle stesse famiglie rom, chi più e chi meno direttamente coinvolte.

A cantiere terminato, l'associazione che gestisce il progetto, Habitat et Soins, può dedicarsi alla fase "integrazione": ottenimento del titolo di soggiorno e del permesso di lavoro, corsi di francese, formazione professionale per adulti, accompagnamento all'impiego, un'altra sfida!

Ma in una città che conta il 60% di alloggi sociali, c'è chi s'è irritato per il cosiddetto "regalo" fatto ai Rom: 1,4 milioni di euro per la costruzione e 400.000 euro annuali per l'accompagnamento sociale.

La maggior parte dei costi sono a carico del Consiglio Generale, oltre ad una sovvenzione della regione Ile-de-France (PS) ed una richiesta a livello europeo. Un impegno pesante per il dipartimento, che ora si dice aperto alle iniziative della collettività.

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Di Fabrizio (del 30/01/2012 @ 09:21:21, in Kumpanija, visitato 2801 volte)

Non è una bella parola in lingua romanì: significa divoramento, smembramento; e qualcuno preferisce la parola "Samudaripen", genocidio, senza dubbio più oggettiva, ma anche meno carica di significati simbolici.

Se la prima si intende come una specie di stupro collettivo, la seconda credo che sia posteriore ai fatti narrati: insomma le elites intellettuali romanì hanno dovuto adattare-inventare un termine per descrivere qualcosa che i Rom e i Sinti "normali" non erano in grado di concepire, come somma di violenza e di cui neanche comprendevano la ragione.

Non sono in grado di fare statistiche approfondite, ma almeno in Italia quasi ogni famiglia ha avuto un parente internato o ucciso e per molti anni non se ne fece cenno: da una parte per le reticenze e l'ignoranza della storiografia ufficiale, dall'altro per la vergogna (molto privata) con cui le famiglie conservavano quella memoria.

Furono i Sinti tedeschi che verso la metà degli anni '70 iniziarono a far luce su un sistema di annientamento fisico e morale, organizzato in maniera scientifica e massiva.

Però non basta che una notizia sia conosciuta, non basta parlarne (magari per una settimana), perché resti qualcosa anche il resto dell'anno. Ma stavolta non intendo tornare sulle ragioni storico-politiche di un dopoguerra che non passa, visto che è un argomento che qui viene trattato sino alla nausea.

Torno al divoramento e a tutti i simboli connessi. Al vuoto che è rimasto dopo e all'incapacità dei nostri sistemi democratici di costruire una società inclusiva. Un vuoto che da una parte è stato riempito di vergogna e pudore, dall'altra la società maggioritaria (quella degli inclusi) ha imparato a convivere con i propri buchi neri della memoria.

Abbiamo anche noi la nostra vergogna: quella di scoprire il filo che lega la storia di 70 anni fa, con gli sgomberi e i piccoli e grandi razzismi quotidiani. Come in tempo di guerra, c'è chi vede le discriminazioni attuali e preferisce il silenzio, perché nonostante la nostra presunta evoluzione da allora, abbiamo sempre paura di essere additati come irriconoscenti a questo sistema che non ci ha permesso di evolvere, ma al limite di arricchirci. E nel contempo, ci consente di avere un capro espiatorio su cui sfogare i nostri corto circuiti.

Il vuoto, nuovamente, crea e si nutre del DIVERSO. E la paura fa chiudere gli occhi. L'importante è non doverlo ammettere, perché la nostra sicurezza potrebbe collassare come un castello di carte.

Succede allora che la marea di notizie che ci circondano, la scoperta che il Porrajmos è effettivamente avvenuto (nel nostro caso), perde la sua oggettività, e le notizie diventano come pedine di una partita a scacchi. Senza la conoscenza dell'ALTRO, il Porrajmos viene ridotto ad una disputa, dove pari sono chi lo ricorda e chi lo nega.

Non mi sorprende che allora ci sia qualcuno che in questo mercato delle notizie, dove gira di tutto a grande velocità e in centinaia di piazze mediatiche, per [noia, insicurezza, voyerismo ecc.] alzi ancora di più la voce, credendosi dissacratorio ed abbassandosi a fare l'ultra negazionista: il troll della situazione o il Borghezio in brufoli e pantaloni corti.

Anche lui è figlio del divoramento, deve riempire il suo vuoto, inventandosi una propria superiorità. Sognandosi una guerra personale da cui poter uscire vincitore.

Per lui, ho rubato queste considerazioni finali:

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.
Bertold Brecht

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Di Fabrizio (del 31/01/2012 @ 09:05:39, in lavoro, visitato 1548 volte)

Da Bulgarian_Roma

FOCUS Information Agency (Picture: FOCUS News Agency)

Sofia, 23/01/2012 - Il 23% della forza lavoro è di origine rom, secondo i dati della Banca Mondiale. Siamo fortemente convinti che sia economicamente intelligente investire nell'istruzione e inclusione dei Rom, ha detto Philippe le Houérou, vice presidente della Banca Mondiale per Europa ed Asia Centrale, durante una conferenza a Sofia sull'integrazione rom, è quanto riporta FOCUS News Agency.

Si è congratulato con il governo bulgaro per la sua strategia nazionale. L'ha descritta come un segnale di impegno molto forte.

L'ambasciatore danese Kaare Janson ha detto che la questione dell'integrazione rom è importante tanto per la Bulgaria che per l'Europa.

La Bulgari potrebbe essere un esempio con i suoi cambiamenti, ha detto l'ambasciatore, aggiungendo che molti paesi non hanno ancora elaborato strumenti per l'integrazione dei Rom.

Veselina YORDANOVA


Da Bulgarian_Rom

Radio Bulgaria C'è discriminazione nel mercato del lavoro bulgaro? Author: Milka Dimitrova

Sono tutti Bulgari in cerca di un lavoro, con pari opportunità? Una ricerca dell'Open Society Institute risponde alla domanda, in qualità di partner di Eguaglianza come un Passo del Progetto di Progresso. Gli altri partecipanti all'iniziativa sono il ministero del lavoro e delle politiche sociali e la commissione per la protezione contro le discriminazioni.

18/01/2012 - Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1.200 persone in tutto il paese. Sono poi state intervistate altri 400 di altre etnie e 400 portatori di disabilità, dice la direttrice di programma Maria Metodieva. La ricerca si occupa di atteggiamento e opportunità di carriera, in base a 5 criteri: età, disabilità fisiche, etnia, religione e preferenze sessuali.

"Le conclusioni del sondaggio sono le seguenti: l'esistenza di disabilità fisiche è la ragione principale di limitate opportunità di carriera, seguite da età ed etnia. Circa 2/3 dei Rom ed il 28% delle persone con disabilità dicono di essere stati respinti in quanto candidati ad un impiego. I giovani, tra i 18 ed i 23 anni ed i Bulgari, tra i 46 e 60 anni, sono il gruppo più colpito nel mercato del lavoro. Un intervistato su quattro di questo gruppo ha ammesso di aver sperimentato personalmente un'attitudine negativa da parte della società o dei datori di lavoro, proprio a causa dell'età. Ci sono cioè delle differenze sociali nel mercato del lavoro e questo è abbastanza normale."

Ai giovani spesso vengono offerti lavori senza contratto formale, continua Maria Metodieva. Lo conferma circa il 37,5 degli intervistati. Anche chi ha più di 45 anni, o è in procinto di andare in pensione, ha difficoltà nel trovare un lavoro. Oltre il 36% dice che le donne hanno più difficoltà degli uomini nell'ottenere determinate posizioni. Anche l'etnia gioca un ruolo nei negoziati di lavoro. Circa il 60% dei Rom dice di essere stati rifiutati come candidati per un lavoro, a causa della loro etnia. Quanti hanno contratti di lavoro sono soprattutto i bulgari, seguiti dai turchi di Bulgaria, mentre appena il 54% dei Rom può "usufruire" di contratti simili.

Tuttavia, il sondaggio mostra che l'istruzione è il principale discrimine. Migliore è l'istruzione, maggiore il livello di impiego, sicurezza sociale e stipendio.

"La nostra ricerca mostra che il livello d'impiego di chi ha un livello d'istruzione basso o primario, è di appena il 16%. Solo il 23% di chi ha un'istruzione basica ha un impiego. Contemporaneamente lavora quasi il 70% di chi ha una laurea. Quindi, le politiche per la riduzione delle differenze sociali nell'assunzione, dovrebbero essere finalizzate ad un investimento per un'istruzione migliore, sulle base delle esigenze delle imprese e delle compagnie private."

Anche una sessualità non tradizionale influenza il processo della ricerca di un lavoro. Oltre il 40% degli intervistati pensa che un orientamento sessuale non tradizionale sia un ostacolo nella competizione dentro il mercato lavorale, in quanto i datori di lavoro non si fidano di questi candidati. Alla domanda "Quale persona non assumereste mai?" il 32% risponde "un Rom", oltre il 25% non assumerebbe omosessuali, quasi il 18% rifiuterebbe le donne in gravidanza e l'11% non prenderebbe persone con disabilità.

English version: Zhivko Stanchev

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Di Fabrizio (del 31/01/2012 @ 09:32:46, in musica e parole, visitato 3214 volte)

per principianti e di perfezionamento
La nuova sede dei CORSI DI FISARMONICA del maestro Jovica Jovic
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Il metodo di apprendimento è "a orecchio", l'insegnamento consiste in un approccio diretto allo strumento, che non prevede la lettura dello spartito, né il solfeggio: la conoscenza dei bottoni e l'apprendimento delle melodie avvengono gradualmente e direttamente sullo strumento. Questo percorso permette di godere fin dai primi passi del magnifico suono della fisa. Gli elementi armonici e ritmici vengono acquisiti man mano che la pratica avanza, raggiungendo traguardi sempre più ambiziosi e soddisfacenti.

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Di Marylise Veillon (del 01/02/2012 @ 09:11:24, in Europa, visitato 1436 volte)

Da Roma_Francais

Strategia d'inclusione dei rom: la Fnasat denuncia una "mancanza di ambizione"

La Francia ha rimesso alla Commissione a fine dicembre, la sua strategia sull'inclusione dei Rom. Il testo rifiuta un trattamento specifico per una minoranza etnica, e intende ridurre le disuguaglianze nel contesto del "diritto comune". Per la Fnasat, manca di ambizione, in particolare per la realizzazione di aree d'accoglienza per la "gens du voyage"i.

"La tradizione repubblicana francese, che si traduce in un concetto esigente del principio di uguaglianza, non permette di prendere in considerazione misure mirate in modo specifico, nei confronti di un gruppo etnico". E' quello che indica la Francia nel suo progetto di strategia d'inclusione dei rom, consegnato alla commissione a fine dicembre. Un obbligo che scaturisce dal piano presentato dalla commissione in aprile scorso, il quale chiede a ogni stato di presentargli entro fine 2011 una strategia indicando ciò che intende mettere in opera, per ridurre le problematiche relative all'inclusione dei rom. Ad oggi, solo 14 stati su 27 hanno consegnato la propria copia. La maggior parte di questi testi è stata convalidata da Bruxelles. Soltanto le strategie di Francia e Repubblica Ceca restano allo stadio di progetti...

Diritto comune
A livello europeo, il termine "Rom" non si riferisce esclusivamente a un gruppo etnico originario di Romania o Bulgaria, ma include anche la "gens du voyage". In Francia, a contrario, si tiene a considerare lo stile di vita della "gens du voyage", che non è quello dei rom sedentari nei loro paesi d'origine, i quali però, arrivati in Francia, si ritrovano spesso in una situazione di grande precarietà. Da questo, una grande ambiguità nei termini, che la strategia francese fatica a evitare. Si prefigge come obiettivo di permettere a tutte le comunità marginalizzate, che vivono sul suo territorio, e non in modo specifico ai rom o alla "gens du voyage", di accedere alle politiche di "diritto comune". Ma misure specifiche possono tener conto del loro stile di vita. Elenca quindi una lista di azioni generalizzate condotte in Francia, a destinazione di queste comunità marginalizzate, ma messe in atto tramite associazioni o collettività... Qui, i 1.500 microcrediti professionali accordati dall'Adie alla "gens du voyage", là villaggi d'inserimento per le famiglie rom, come quelli costruiti in Seine-Saint-Denis... "Le città di Lilla, Marsiglia e Lione riflettono ugualmente sulla realizzazione di villaggi d'inserimento" indica ancora il documento. Il governo vuole anche rassicurare Bruxelles, più di un anno dopo i rimproveri che gli furono da essa indirizzati, riguardo a una circolare di aprile 2010, la quale menzionava lo smantellamento specifico dei campi nomadi. "La Francia ha adottato da lunga data misure ambiziose, per favorire l'integrazione repubblicana delle persone presenti sul suo territorio, compresi i rom, in particolare in materia di alloggio ed educazione", sottolinea la strategia, pur riconoscendo che ci sono ancora progressi da fare.

Aree di accoglienza
La strategia riprende le quattro priorità fissate da Bruxelles: educazione, alloggi, salute e impiego. La scolarizzazione è la prima delle sue priorità. L'obiettivo della Francia è di giungere a un tasso di abbandono scolastico del 9,5%. In materia di occupazione, la strategia indica che il problema maggiore è l'accesso alle formazioni di lunga durata. La Francia vuole ugualmente incoraggiare nuovi programmi sanitari, sulla vaccinazione o l'alimentazione, le relazioni medico-pazienti... Infine, riguardo agli alloggi, la Francia "conduce dall'inizio degli anni 90 una politica inedita in Europa, la quale mira alla riconoscenza di diritti alla gens du voyage, in materia di alloggio". La messa in opera degli schemi dipartimentali di accoglienza dei viaggiatori, della legge Besson del 2000, dovrebbe, al termine, permettere la realizzazione di 41.589 campi attrezzati, ricorda la strategia.

Ma i principali interessati rimpiangono di non essere stati associati all'elaborazione del testo, ed hanno dubbi sulla sua messa in opera. "Questa strategia manca d'impulso e di ambizione. Rende l'idea di una giustificazione del governo tramite un catalogo di ciò che è spesso fatto dagli altri come associazioni e collettività", critica così Stéphane Leveque, direttore della Federazione Nazionale delle Associazioni Solidali di Azione con gli Zingari e i viaggiatori (Fnasat)

Fondi Feder
Riguardo alla realizzazione delle aree d'accoglienza, le associazioni si lamentano del ritardo preso e della difficoltà nell'ottenere cifre ufficiali (nel 2010, il senatore Pierre Hérisson, autore di un rapporto su questo argomento, indicava che soltanto 24.000 campi attrezzati dei 42.000 previsti, erano stati creati). "Il ritardo generale e la disparità nella costruzione e la messa in funzione di aree d'accoglienza della gens du voyage in Francia, testimoniano di una mancanza certa sia del volontariato che dei rappresentanti dello stato", denunciava un collettivo delle principali associazioni rappresentative (Fnasat, Angvc, Fondation Abbé Pierre, Ligue des Droits de l'Homme, Ufat, Avgif, Uravif) in un comunicato di dicembre scorso. Parigi si ritrova particolarmente sotto tiro, poiché non possiede ancora nessuna area d'accoglienza.

"Bisogna accelerare la creazione delle aeree. La legge ha previsto un potere di sostituzione al prefetto. Non è stato mai attivato", fa notare Stéphane Leveque. In quanto alle nuove possibilità di finanziamento di queste aree con i fondi Feder, il direttore della Fnasat aspetta di vedere: "saranno lasciate al buon volere delle collettività, per ora noi godiamo di poca visibilità." Un censimento realizzato presso alcune regioni, rivela che sette regioni (Basse-Normandie, Lorraine, Rhone-Alpes, Corse, Nord-Pad-de-Calais, Aquitaine, Ile-de-France) hanno già modificato il loro programma operazionale per permettere il finanziamento degli alloggi destinati alle popolazioni marginalizzate. Per compensare il calo di quasi 20% dei crediti dello stato, consacrati alle aree d'accoglienza, nel bilancio 2012.


vedi http://www.fnasat.asso.fr/

vedi http://www.adie.org/

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Di Fabrizio (del 01/02/2012 @ 09:34:13, in Italia, visitato 1465 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

Comune di Venezia

Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha ricevuto in dono dall'associazione Rom Kalderash la bandiera internazionale del popolo Rom che, per la prima volta, sarà esposta all'esterno della casa municipale di Mestre. La cerimonia di consegna si inserisce nell'ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria organizzate in collaborazione fra la Presidenza del Consiglio Comunale di Venezia e le numerose associazioni del territorio. Di seguito, l'intervento del sindaco enunciato in occasione della cerimonia di consegna:

"La Città di Venezia celebra anche quest'anno il Giorno della Memoria perché vivo e quotidiano deve essere il sentimento di rifiuto, di repulsione verso tutte le persecuzioni, contro tutte le ragioni di quell'olocausto che colpì tragicamente anche il popolo Rom.

Questo popolo ha subito una doppia ferita dalla storia: quella del Porrajmos, il tentativo di annientamento compiuto dai regimi nazifascisti nei confronti dell'etnia romanij che causò l'atroce morte di oltre 500 mila persone fra Rom e Sinti nei campi di sterminio, e una seconda ferita: quella del silenzio.

Solo nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz - Birkenau, tra il febbraio 1943 e l'agosto 1944 oltre ventimila persone furono condotte nelle camere a gas. In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars.

Eppure sin dal primo momento il genocidio di Rom e Sinti, la loro persecuzione, fu macchiato dal dubbio e dall'indifferenza; dal silenzio. Lo stesso tribunale di Norimberga liquidò sbrigativamente la questione degli "zingari" non ammettendoli neppure quale parte civile al processo.
Vittime per due volte.
Le vicende del popolo Rom sono una cicatrice nella storia della nostra civiltà, un segno indelebile che va indicato a monito per il futuro.

E' nostro preciso compito e dovere portare il testimone della Memoria alle nuove generazioni, ai nostri figli, a coloro che stanno costruendo con noi il domani, perché cresca in loro, sano e forte, il senso vero ed intimo della nostra umanità.
La Memoria è un valore fondamentale della nostra cultura e della nostra civiltà che deve essere coniugato quotidianamente, perché pregiudizio e discriminazione sono mali ancora troppo diffusi fra noi; mossi dall'ignoranza sono insidie che alimentano paura, sospetto; fratture che purtroppo sopravvivono nei sotterranei della nostra società.

E' con vivo piacere che oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la Città di Venezia per la prima volta espone la bandiera internazionale Rom, segno di rispetto verso un popolo e la sua storia; segno della forte identità che contraddistingue la Città di Venezia: il riconoscimento dell'Altro, della sua cultura, della sua religione. Venezia e i suoi cittadini, hanno sempre vissuto in una amalgama di diverse culture e da questa hanno tratto la loro ricchezza, e così, crediamo, dovrà essere nell'avvenire.

Ringrazio la presidenza del Consiglio Comunale che si è spesa per l'organizzazione di queste giornate e l'associazione Rom Kalderash e il suo presidente Loris Levak che ha fattivamente costruito questo percorso affinché il Giorno della Memoria sia il giorno del presente, per ricordare cosa è stato, e per fare in modo che non accada ancora".

Venezia, 27 gennaio 2012 / Sco

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Di Fabrizio (del 02/02/2012 @ 09:01:33, in musica e parole, visitato 1849 volte)

Poesie sui Rom e Sinti in Italia

"Paul Polansky e Roberto Malini sono ben conosciuti per il loro attivismo a tutela del nostro popolo Rom. In questo commovente volume i nostri cuori e le nostre menti sono toccati dal loro talento poetico ed è giusto che abbiano utilizzato l'arte letteraria per il loro obiettivo, perché è attraverso l'arte che i Rom hanno dato il loro contributo più duraturo al mondo." (Ian Hancock, dalla prefazione a "Il silenzio dei violini")

Il silenzio dei violini. Poems about the Roma and Sinti people in Italy
Polansky Paul
Malini Roberto
Edizioni Il Foglio Letterario
Collana "Orizzonti"
Data Pub.: febbraio 2012
In Catalogo
€ 14,00

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Di Fabrizio (del 02/02/2012 @ 09:26:21, in conflitti, visitato 1561 volte)

Da Czech_Roma

Romea.cz Uzhhorod, Zakarpattia, Ukraine, 25.1.2012 19:25 - František Kostlán, Lukáš Houdek, translated by Gwendolyn Albert

L'uomo nella foto da tempo era malato ed è morto dopo il raid della polizia. Romea.cz non è in grado di confermare se il raid sia stato o meno la causa della sua morte. Photo: Lukáš Houdek

La mattina dell'11 gennaio si è svolto nella città di Uzhhorod un intervento della polizia contro la popolazione rom. Il commando "Berkut" dei reparti speciali di polizia del ministero degli interni, ha fatto irruzione nelle abitazioni rom in due località, Radvanka e Telman, ed in altri siti attorno a Uzhhorod.

Secondo i Rom del posto che hanno assistito al raid, i poliziotti hanno brutalmente malmenato uomini e donne dentro le loro case di fronte ai bambini, gridando insulti razzisti e minacce. La polizia nega che sia avvenuta qualsiasi brutalità durante il raid, descritto come un'azione normale nell'indagine e prevenzione del crimine. Recentemente i media ucraini e l'European Roma Rights Centre (ERRC) hanno discusso l'incidente.

Diversi uomini picchiati sono finiti all'ospedale, alcuni con serie ferite alla testa. La maggior parte non era accusata di alcun crimine, per cui ha potuto tornare a casa. Un uomo da tempo sofferente di tubercolosi non ha resistito al raid. Romea.cz non è in grado di stabilire se l'azione poliziesca sia stata la causa o meno della sua morte.

Un abitante di Uzhhorod che preferisce rimanere anonimo, per paura di rappresaglie della polizia, ha confermato le informazioni riportate dai media nella regione di Zakarpattia, durante un'intervista telefonica con Romea.cz. Secondo questo testimone  si è svolto un raid anche nel quartiere Shachta: "I poliziotti non sono stati così brutali ed i residenti sono riusciti a nascondersi al commando."

Il testimone ha detto di ritenere che lo scopo del raid fosse investigare su un omicidio, ma la polizia non ha arrestato l'autore. "I poliziotti hanno accusato dell'omicidio collettivamente tutti i Rom. Fanno sempre così quando si commettono crimini simili, anche se nessun Rom è necessariamente coinvolto."

Il portale Chas Zakarpattia, in un articolo dal titolo "Berkut attacca insediamento rom a Uzhhorod" (disponibile solo in ucraino) riprende quanto detto da Miroslav Horvát, leader dell'organizzazione giovanile rom Romaňi čercheň, quando afferma che non si trattava della solita indagine. Horvát dice che Berkut ha adoperato i lacrimogeni ed i manganelli contro persone pacifiche e disarmate "senza alcun riguardo per bambini, disabili, anziani, e donne incinte presenti."

Chas Zakarpattia ha messo online un video che include le testimonianze dei residenti dell'insediamento di Telman a proposito della condotta dell'unità speciale. "I poliziotti hanno invaso l'insediamento e picchiato mia madre nella sua casa. Mi hanno picchiato e mi hanno preso per i capelli. Ci hanno detto che avremmo dovuti tutti essere massacrati. Qui uno zingaro non ha nessun diritto," dice una delle residenti nelle riprese.

Un altro testimone intervistato dice: "Erano le 7.20 di mattina, stavo dormendo ed improvvisamente la gente ha iniziato a gridare che c'era la polizia. Hanno invaso casa, mi hanno afferrato ed ordinato di inginocchiarmi a terra. Ho detto che non potevo farlo, a causa di una gamba ferita. Hanno iniziato a gridarmi: -Ti taglieremo l'altra!- Poi mi hanno picchiato sulla schiena e sulla testa." I Rom che hanno reso testimonianza nel video, hanno anche detto che la polizia ha minacciato di compiere perquisizioni domiciliari simili ogni giorno, se qualcuno avesse raccontato ai media cosa stava facendo Berkut.

L'azione di polizia ha coinvolto due autobus del commando Berkut. Il ministero degli interni afferma che l'operazione era di routine, allo scopo di "stabilizzare la situazione, migliorare la prevenzione e lavorare per combattere il crimine, rilevare ed arrestare le persone coinvolte in furti e commercio illegale di armi e droga, identificando elementi criminali," riporta Chas Zakarpattia.

La polizia dice che le loro analisi mostrano che "i furti sono commessi per lo più da persone di nazionalità rom. Nel 2011 ci sono stati 14 furti di recinzioni e chiusini in ghisa, 12 furti di parti di ascensori, tre furti di luci e quattro di parte di forni."

L'informativa della polizia dichiara anche che nel 2011 "25 persone di nazionalità rom" sono state processate a Uzhhorod. "Erano soprattutto processi per furto, 20 rapine e uno per spaccio di stupefacenti." La polizia aggiunge che il raid era "assolutamente legittimo, ordinario, un lavoro investigativo globale. Indagini simili vengono eseguite dalla polizia anche in altre città oltre a Uzhhorod e non sol nella comunità rom," si legge nel rapporto.

Il testimone di Uzhhorod ha detto a Romea.cz che gli abitanti rom hanno paura e che per loro è inconcepibile cercare giustizia presso le istituzioni. Dice "Hanno paura che la polizia li prenda e li picchi."

I residenti rom dicono che le minacce della polizia sono molto frequenti, gli ufficiali arrestano la gente senza motivo e poi la picchiano nelle stazioni di polizia. Quanti sono coinvolti non vedono nessuno nel loro ambiente in grado di fare richiesta di giustizia.

L'European Roma Rights Center ha redatto rapporti sulla situazione in Ucraina negli anni recenti, che confermano queste ripetute minacce della polizia contro i Rom. Secondo questi rapporti e testimonianze raccolte in loco, il problema per i Rom nella regione di Zakarpattia non è dato dai greppi neonazisti o di estrema destra, come accade altrove. La loro paura maggiore è quella della polizia. Un altro problema è che nella regione la società civile è debole, particolarmente, c'è assenza di centri di consulenza sui diritti umani o di organizzazioni in grado di proteggere le minoranze, a cui i Rom possano dare fiducia e rivolgersi.

Dopo il raid della polizia dell'11 gennaio, ERRC ha scritto una lettera al comandante della polizia di Uzhhorod ed al pubblico ministero (vedi QUI). Nella lettera, l'organizzazione chiede alle autorità competenti di investigare con urgenza sul "violento raid della polizia" ad Uzhhorod. Si sottolinea anche che, dato l'alto numero di testimonianze sull'accaduto, è probabile che i poliziotti abbiano violato le regole durante il raid.

Principalmente ERRC protesta contro il fatto che tanto la polizia che il ministero degli interni colleghino i crimini commessi da individui all'intera comunità rom di Uzhhorod. "Ciò solleva serie questioni sull'imparzialità e la legalità dell'azione," afferma ERRC nella sua lettera.

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