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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/06/2010 @ 01:11:03, in blog, visitato 1718 volte)

Ho dato una ripulita (una faticaccia!) al mio magazzino di documenti/dichiarazioni/curriculum e varia umanità.

Ora ha un aspetto molto più spartano, ma almeno ci si naviga senza problemi e forse si può persino trovare quel che si cerca.

Se avete un po' di tempo che vi avanza, dateci una sbirciata, c'è davvero molto materiale, con qualche chicca di antiquariato.

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Ricevo da Roberto Malini

Alessia, la cui testimonianza è stata raccolta dal Gruppo EveryOne, è stata inoltre offesa in quanto persona transessuale.

Mercoledì 2 giugno scorso Alessia Bellucci si recava alle Grotte di Frasassi, a San Vittore, dove svolge la professione di guida turistica alle dipendenze del Consorzio di Frasassi. Nel tragitto in bus navetta che dalla stazione porta all'ingresso della Grotta Grande del Vento, suo luogo di lavoro abituale, un turista italiano si lamenta del fatto che nel parcheggio adiacente alla stazione, adibito alla sosta di caravan e roulottes, stazionino anche alcuni caravan di Rom e Sinti. "Bisogna mandarli via, gli zingari, questo è un posto da turisti!" esordisce, mentre alla sua voce se ne aggiungono altre, cariche di affermazioni razziste ai danni dell'etnia Rom.

"Noi siamo lieti che lei, da turista, stia visitando i nostri luoghi," risponde a quel punto Alessia, "a condizione che ne rispetti gli abitanti. Chi si trova al parcheggio è un abitante al pari di tutti gli altri e noi gradiremmo venga rispettato da chi arriva. Qui a Genga siamo persone civili e le persone civili conoscono una sola razza: la razza umana." A quelle affermazioni i turisti nel bus non replicavano. Appena scesa, tuttavia Alessia, che è una persona transessuale, veniva raggiunta da quattro turisti presenti nel mezzo poco prima: "È un trans, lasciatela perdere" gridano, e ancora: "Comincia male la giornata con un trans!". A quella frase sono seguite ulteriori offese.

"Quanto accaduto ad Alessia rappresenta la chiusura mentale, la volgarità e l'ignoranza che vengono ormai ostentate, nel nostro Paese, degenerando a volte in atti di intolleranza e violenza" affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, che hanno raccolto la testimonianza della ragazza. "Omofobi, transfobici e razzisti si sentono purtroppo al sicuro a causa di una sottocultura pericolosa e dilagante, mentre mancano programmi istituzionali di inclusione e sensibilizzazione sociale sulle diversità razziali e di genere: un dovere cui il Governo e le istituzioni locali dovrebbero adempiere con urgenza e costanza. Il nostro Gruppo ne ha parlato recentemente, con viva preoccupazione, durante un incontro con l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay. Sono necessari" continuano gli attivisti, "piani straordinari che, di concerto con le organizzazioni umanitarie, non solo assistano i più deboli e discriminati, ma soprattutto sensibilizzino coscientemente e in modo corretto tutte le fasce della popolazione, per evitare derive razziste incontrollabili che bollino definitivamente l'Italia come uno dei Paesi più intolleranti d'Europa. Siamo solidali con Alessia e orgogliosi del suo coraggio e della sua determinazione," concludono, "certi che la sua sensibilità rappresenti una rarità da tutelare in ogni sede".

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: +39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 07/06/2010 @ 09:04:53, in casa, visitato 2039 volte)

Da Roma_Daily_News

Greek Helsinki Monitor

25/05/2010 - Per la seconda volta in cinque anni, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha condannato la Grecia per serie, continue ed estese discriminazioni contro i Rom rispetto ai diritti dell'abitare. In un riesame senza precedenti tramite il sistema dei reclami collettivi, all'unanimità il Comitato ha confermato tutte le accuse principali nel merito di una denuncia collettiva presentata in marzo 2008 da Interights assieme al Greek Helsinki Monitor. La denuncia dettaglia la continua mancanza del governo greco nel fornire ai Rom un alloggio adeguato e le relative infrastrutture, come anche il suo coinvolgimento in oltre 20 sgomberi forzati dal 2004. Inoltre mette luce alla sistematica discriminazione provata dai Rom e al fallimento del governo nel fornire adeguate salvaguardie e rimedi per questa comunità vulnerabile. Ci sono circa 300.000 individui di origine rom che vivono in Grecia, ed a causa dell'assenza di alloggi adeguati, molti si trovano in 52 accampamenti improvvisati e pericolosi.

La denuncia segna un punto di svolta nei lavori del Comitato, dato che è la prima volta che viene chiesto di riesaminare una questione esaminata in precedenza. Nel riconsiderarla, il Comitato ha trovato non solo che la Grecia ha fatto progressi insufficienti nell'applicare le raccomandazioni delle decisioni precedenti, ma che ha anche commesso significative nuove violazioni dei suoi obblighi alloggiativi. Come risultato, la situazione per le famiglie rom è peggiorata negli ultimi cinque anni.

Commentando la decisione. Iain Byrne, avvocato di Interights che aveva lavorato al caso, ha detto: "Questa decisione dimostra chiaramente che i governi non possono continuare impunemente a trascurare i loro obblighi economici e verso i diritti sociali. Respingendo le obiezioni del governo greco di riesamine del caso, il Comitato ha mandato un chiaro segnale che alle vittime non dev'essere negato l'accesso alla giustizia. Si spera che, nonostante l'inazione degli ultimi cinque anni, il governo agisca concretamente rispetto alle gravi preoccupazioni del Comitato."

Elaborando una gran quantità di materiale presentato dai reclamanti, assieme ad esperti nazionali, del Consiglio d'Europa e  ONU, il Comitato ha trovato prove significative che i Rom continuano a vivere in alloggi che mancano di infrastrutture e dei minimi standard di abitabilità. Molti insediamenti consistono solo in prefabbricati senza elettricità, acqua corrente o raccolta dei rifiuti.

Il Comitato ha respinto gli argomenti del governo che la legislazione greca fornisca adeguata salvaguardia alla prevenzione della discriminazione, sottolineando che in generale, ma in particolare nel caso dei Rom, non sia sufficiente garantire semplicemente un pari trattamento come protezione contro ogni discriminazione. Invece, l'uguaglianza reale ed efficace richiede che si tenga conto della diversa situazione in cui si trovano i Rom.

Il Comitato ha anche concluso che il governo ha mancato di dimostrare che né la legge né la pratica offrissero una consultazione a chi fosse colpito da sgombero, incluso un ragionevole preavviso o informazioni su una sistemazione alternativa. Riassumendo, "non è stato fatto alcuno serio sforzo per trovare siti o sistemazioni alternative."

Con una constatazione che potrebbe anche aver ricadute sull'accesso alla giustizia per altre comunità marginalizzate, il Comitato ha inoltre ritenuto che i ricorsi legali disponibili non sono sufficientemente accessibili. Con molte famiglie rom che non sono a conoscenza del diritto di contestare un avviso di sgombero, per esempio, il Comitato ha trovato che "le circostanze speciali delle famiglie rom minacciate da sgombero significano che dev'essere disponibile un supporto speciale, che comprenda consulenza mirata sulla disponibilità di assistenza legale ed in merito ai ricorsi." 

Il Comitato ha concluso all'unanimità che ci sono state violazioni (a) dell'articolo 16 della Carta sul fatto che non viene tenuto sufficientemente conto della situazione differente delle famiglie rom, col risultato che un numero significativo di famiglie rom continua a vivere in condizioni al di sotto degli standard minimi e (b) dello stesso articolo 16 per il fatto che le famiglie rom continuano ad essere sgomberate a forza, in violazione della Carta, ed i rimedi legali generalmente disponibili non sono loro sufficientemente accessibili.

Panayote Dimitras, portavoce del Greek Helsinki Monitor, ha detto: "Il governo deve ammettere che il programma alloggiativo per i Rom è fallito; la maggior parte dei prestiti per gli alloggi non aiuta i Rom a spostarsi dagli insediamenti poveri verso case adeguate; mentre invece sono accaduti centinaia di sgomberi forzati. Le autorità appropriate devono investigare su queste accuse e punire chi verrà trovato responsabile. Il governo deve nominare nuove persone per implementare un nuovo piano d'integrazione globale ed efficace, [...]. Questo nuovo approccio richiede che le autorità lavorino direttamente con i Rom e quanti li rappresentano realmente, piuttosto che con -leader- rom assimiliti nominato dallo stato."

Per ulteriori informazioni:

Iain Byrne, Senior Lawyer, ibyrne@interights.org Tel: 020 7843 0483. www.interights.org
Panayote Dimitras, Greek Helsinki Monitor panayote@greekhelsinki.gr - office@greekhelsinki.gr
Tel: (+30) 2103472259
http://cm.greekhelsinki.gr
Address: P.O. Box 60820, GR-15304 Glyka Nera.

Note:

1. Secondo la Carta Sociale Europea, gli Stati membri hanno concordato di tutelare i diritti sociali ed economici di tutti i loro cittadini. Il Comitato è responsabile per l'esame "reclami collettivi" di non conformità con la Carta. Una denuncia collettiva non richiede vittime specifiche da identificare, piuttosto il reclamo è considerato sulla base di modelli di evidenza.

2. Interights, in collaborazione con Greek Helsinki Monitor, ha presentato una denuncia (n. 49/2008) il 31 marzo 2008 al Comitato Europeo dei Diritti Sociali contro la Grecia riguardo serie e diffuse violazioni dei diritti abitativi della comunità Rom e relative garanzie, come da articolo 16 della Carta insieme alla salvaguardia contro non discriminazione nel preambolo.

3. Nella sua decisione sulla prima denuncia collettiva (n. 15/2003) European Roma Rights Center contro la Grecia, datata 8 dicembre 2004, il Comitato concludeva che le azioni e le politiche greche in relazione al diritto alla casa dei rom erano in violazione dell'articolo 16 della Carta: 'Il numero insufficiente di abitazioni di qualità accettabile per soddisfare le esigenze dei Rom stabiliti; il numero insufficiente di punti di sosta per i Rom che hanno scelto di seguire uno stile di vita itinerante o che sono costretti a farlo; Lo sfratto sistemico dei Rom da siti o abitazioni occupate illegalmente da loro."

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:10:22, in Kumpanija, visitato 1800 volte)

Da Roma_Daily_News (altre notizie su Amoun Sleem)

GoJerusalem.com

Un centro comunitario preserva il patrimonio culturale dei circa 1.500 Dom che da centinaia di anni vivono nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Amoun Sleem ricorda quando mendicava con altri giovani per le strade della Città Vecchia, un modo tradizionale con cui guadagnavano un po' di soldi per le loro famiglie. Ma un giorno comprese che la sua vita, e quella della comunità, doveva cambiare, e lanciò una campagna per migliorare la sorte di un gruppo che molti gerusalemiti neanche sapevano esistesse nella città.

"Decisi che questo non era ciò che volevo," dice Sleem (in foto), il cui vero nome, che significa speranza, è legato a quello che lei e gli altri suoi collaboratori stanno tentando di dare ai circa1.500 zingari che vivono a Gerusalemme da oltre 500 anni, come dice lei. Con radici in India, Persia, Turchia e nei Balcani, questo gruppo è noto come la comunità Dom della città, molti dei quali sono musulmani, a differenza dei Rom europei che sono cristiani. Ci sono comunità dom sparse in tutto il Medio Oriente.

Di quanti sono rimasti a Gerusalemme - molti scapparono durante o dopo la Guerra dei Sei Giorni - quasi tutti vivono in un'enclave vicino alla Porta dei Leoni, come la famiglia di Sleem, che ha mantenuto la stessa casa per 200 anni. Mentre in precedenza gli zingari si spostavano da un posto all'altro, oggi hanno adottato uno stile di vita più sedentario, e Sleem dice che "avere una stabilità è meglio del vagare."

Molti componenti della comunità hanno lasciato il linguaggio nativo domari per l'arabo. Ora Sleem ed i suoi collaboratori stanno lavorando per preservare e migliorare la comunità, soprattutto attraverso le donne e i bambini, per superare la povertà e l'analfabetismo, mantenendo vive le tradizioni.

Assieme alle donne, tradizionalmente escluse dalla forza lavoro, Sleem ha fondato nel 1999 a Gerusalemme la Domari Society, ed un Centro Comunitario nel 2005, nel quartiere di Shuafat. Al centro, corsi di cucito ed altre attività, viene venduto artigianato ed altri oggetti. Intanto, Sleem e la sua squadra di lavoro si rivolgono alla loro comunità per migliorare la loro sorte. Programmi pomeridiani forniscono assistenza, sono state ridotte le tasse scolastiche, e quando inizia la scuola vengono distribuiti nuovi zaini e materiale scolastico. "Li incoraggia ad andare a scuola," dice Sleem, "possono sentirsi come tutti gli altri bambini."

Le donne apprendono mestiere attraverso corsi da parrucchiera, ad operare in piccole attività come il catering o la produzione artigianale, ed aiutate a condurre le loro famiglie, di solito estese. Sogna che "anche gli zingari aprano un'attività propria,... magari un ristorante," offrendo piatti come il kishk, uno yogurt che contiene bulgur (grano cotto e spezzato, ndr), ed il loro tea tipico. "In questo momento mi sento come se la mia società stesse tornando lentamente alle sue radici," dice.

Quando oggi vede giovani zingari a mendicare, Sleem ricorda se stessa a quell'età. "Mi si spezza il cuore, ma fornisce anche una sfida per lavorare più duramente... Dobbiamo continuare a provare, e nulla ci fermerà fino a raggiungere i nostri obiettivi e le speranze," dice. "E 'una specie di sogno per me, e non mi arrenderò fino sentirò di avercela fatta".

To arrange a visit to the Gypsy Community Center, call +972-(0)54-206- 6210.

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:26:21, in Italia, visitato 1581 volte)

ArciDallò, piazza Ugo Dallò, Castiglione delle Stiviere (MN)
Venerdì 11 Giugno alle 21.00

cortometraggi “Porrajmos” e “Ugo” (*)
2 cortometraggi sul Porrajmos, lo sterminio dei Sinti e Rom nella seconda guerra mondiale.
Ne parliamo con Carlo Berini (SucarDrom) e esponenti della comunità Sinta

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:50:44, in casa, visitato 1767 volte)

Segnalazione di Flora Afroitaliani-e

Mercoledì 9 Giugno 2010 - ore 18.30-20.30
Planetarietà – Via P. Falconieri 84 (Monteverde)

il Gruppo 105 di Amnesty International e Monteverde Antirazzista
invitano alla tavola rotonda

NON SI SGOMBERANO I DIRITTI UMANI
I diritti abitativi: testimonianze e progetti in difesa di uno dei principali diritti economico-sociali.

La pratica degli sgomberi forzati, una grave violazione dei diritti umani, ha subito di recente un notevole incremento.
In particolare, ma non solo, coinvolge le comunità rom e sinti, che più di altre sono emarginate e discriminate in tutto il continente. In Italia vivono per lo più ai margini della società, in condizioni abitative precarie e degradanti, e non per loro scelta, come vuole la diceria comune.
Il “Piano Nomadi” lanciato nel luglio scorso dal Comune e dal Prefetto di Roma risponde a questa situazione disastrosa con sgomberi forzati di molti insediamenti rom, senza garantire la consultazione completa delle comunità interessate né alloggi alternativi per tutte le persone sgomberate.
Sono palesi violazioni dei diritti umani, a cui bisogna reagire: a tutte le persone che vivono negli insediamenti abitativi precari si debbono assicurare protezione e rispetto dei loro diritti, al pari di tutte le altre persone che vivono nel nostro paese.
Per informare e sensibilizzare sul tema l’opinione pubblica, il Gruppo Italia 105 di Amnesty International e Monteverde Antirazzista organizzano una tavola rotonda sul tema.

Partecipano:
Roberta Zaccagnini – Amnesty International
Guendalina Curi – Popica Onlus
Gianluca Staderini – Popica Onlus
Sofia Sebastianelli – Action
Aldo Pierangelini – Asl Rm E
Catia Mancini – Arci solidarietà
Alberto Barbieri – Medici per i diritti umani
Testimonianze dirette dal Campo autorizzato Cesare Lombroso, dalla Comunità Metropoliz e dal Centro di Accoglienza Forlanini: Umiza Halivovich, Christian Memet, Emran Tarakai

Moderatore: Giulio Coppi – Amnesty International gruppo Italia 105

Al termine dell’incontro: aperitivo con tutti i partecipanti.
Ingresso libero.

Per maggiori informazioni:
Gruppo 105 Amnesty International
gr105@amnesty.it - www.amnestylazio.it
Alessandro Casagrande: 328 640613

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 16:30:24, in media, visitato 1767 volte)

Immagine tratta da ale1980italy.wordpress.com

E' di ieri la notizia del tentato rapimento di un neonato dall'ospedale di Nocera Inferiore. Tentativo per fortuna conclusasi col ritrovamento del bambino, e col solito giro di controllo nei campi nomadi, col solito corollario dei media (immagine).

Perché si sa, anche se tutte le ricerche in tal senso hanno sempre smentito questa voce, che gli zingari rapiscono i bambini, basta leggere i commenti alle pagine dei giornali.

Oggi, un altro caso a Prato, dove addirittura un gruppetto di 3, forse 4 persone, riesce ad allontanarsi indisturbato. Naturalmente per i testimoni erano dei Rom, anche se non si capisce in base a cosa. Intanto i soliti controlli nei vari campi ed i primi riconoscimenti non hanno portato a nessun risultato. Insomma, il tutto mi sembra un caso tipico di isteria collettiva.

Nel frattempo. come scrivevo sopra, si è risolto positivamente il precedente rapimento di Nocera Inferiore. La colpevole è stata colta in flagranza di reato, non era rom e così si è aperta la gara a trovare tutte le ragioni e le giustificazioni possibili che l'abbiano condotta a quel gesto. Un trattamento, umano per carità, che mai verrà riservato a nessun rom.

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Di Fabrizio (del 09/06/2010 @ 09:09:03, in scuola, visitato 1883 volte)

Segnalazione di Ramo Mujkic

 il link per chi legge da Facebook

Tutti Giù Per Terra - 1997 - Walter lavora come obbiettore dell'ufficio immigrazione col compito di "Regolare la scolarizzazione dei Bambini Nomadi". Compito tutt'altro che facile. Anche per l'ignoranza delle maestre delle elementari...

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Di Fabrizio (del 09/06/2010 @ 09:25:27, in musica e parole, visitato 1902 volte)

sabato 12 giugno 2010 alle ore 22.00
Centro Sociale Sos Fornace Via San Martino 20 Rho, Milano
Le melodie raminghe del maestro Jovica Jovic tornano a far ballare la Fornace. Assieme a lui sul palco anche i Gypsy sound System da Ginevra, un progetto musicale che da più di cinque anni seduce un pubblico universale, da New York a Melbourne, con musica folk, popolare, tzigana, meticcia e multiculturale.

 Un video dei Gypsy sound System da Youtube

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 09/06/2010 @ 13:12:40, in Italia, visitato 2224 volte)

Segnalazione di Roberto Malini

Da Il Post

Anche ieri, nel caso del neonato rapito, si è parlato per ore di una presunta e inesistente pista rom
Il pregiudizio razzista contro i rom ha già fatto molti danni, e l'informazione non aiuta a combatterlo

Le cronache di ieri si sono occupate molto del rapimento di un neonato all'ospedale "Umberto Primo" di Nocera Inferiore: una donna si era travestita da infermiera e aveva portato via con una scusa Luca Cioffi, nato appena poche ore prima. Il caso si è concluso bene, fortunatamente, intorno a mezzanotte: i poliziotti hanno fatto irruzione in un appartamento poco distante dall'ospedale, hanno ritrovato Luca Cioffi e hanno arrestato la donna responsabile del suo rapimento. La donna si chiama Annarita Buonocore e fa effettivamente l'infermiera, ma in altro ospedale di Nocera.

A caso chiuso, neonato al sicuro e colpevole non più in grado di nuocere, forse è il caso di ragionare su un'altra cosa che è successa ieri, relativamente al rapimento di Luca Cioffi. Per buona parte del pomeriggio, infatti, diversi giornali hanno raccontato che la pista sulla quale stavano investigando i poliziotti portava a una o due donne di etnia rom.

"Caccia a due donne rom su Fiat Verde", ha scritto l'AGI. "Si cerca una Fiat Punto di colore verde con due donne rom a bordo", ha scritto il Tempo. Diversi altri siti di notizie hanno rilanciato la notizia, e la "caccia a due donne rom" è stata a lungo il titolo degli articoli che raccontavano la vicenda del rapimento. Oggi sappiamo che la responsabile del rapimento è una donna bianca (di nazionalità italiana) e poco dopo il ritrovamento del bambino il questore di Salerno ha detto che "avevamo una traccia precisa e abbiamo seguito una sola pista". Insomma, secondo la polizia la pista delle donne rom non è mai esistita. D'altra parte, la madre del bambino rapito ha detto da subito che l'infermiera parlava italiano molto bene. Resta da capire perché la "pista rom" sia arrivata sui mezzi di informazione e perché ci sia rimasta così a lungo.

L'ANSA non ha battuto alcun comunicato scrivendo dell'esistenza di una pista rom. Questa fa capolino invece in un dispaccio dell'Adnkronos delle 19,22, ma per essere smentita dalla voce di uno degli investigatori: "Dalle testimonianze raccolte, riteniamo che la donna che ha portato via il piccolo Luca fosse italiana e non una rom". E in effetti l'ANSA interviene poco dopo, prima per dare conto delle ricerche infruttuose dei poliziotti nei campi rom della zona (ma la pista c'era o no, allora?) e poi per dare la smentita definitiva, poco prima delle 21.

Qualcuno ha detto che si trattava di donne di etnia rom – controlli, senza esito, sono stati fatti in campi rom – ma in serata un identikit diffuso a tutte le forze dell'ordine e su tutto il territorio nazionale ha fatto chiarezza: si tratta di una donna giovane, di carnagione scura, capelli ondulati e lunghi, corporatura esile, altezza tra 1,70 e 1,75, nazionalità italiana perché ha scambiato parole con la mamma e con la nonna del bambino e ha dimostrato di conoscere bene la lingua.

Salvo poi battere un altro dispaccio intorno alle 22, poche ore prima che Luca Cioffi venisse ritrovato, con questo testo:

(ANSA) – ROMA, 7 GIU – Un traffico di neonati tra la provincia di Napoli e l'Agro Sarnese Nocerino venne scoperto due anni fa dai carabinieri della compagnia di Nocera Inferiore, gli stessi che oggi sono impegnati nelle ricerche del neonato rapito nell'ospedale della città. In quel caso, però, i bambini oggetto del traffico non erano stati precedentemente sequestrati, ma erano gli stessi genitori – dei nomadi rom – a metterli in vendita. I soldi venivano divisi tra la mediatrice, una donna del posto, che venne arrestata, e i genitori dei bambini, quattro romeni e due slavi. Nel corso dell'operazione fu anche recuperata una neonata di 21 giorni che era stata appena consegnata ad una coppia italiana. Le indagini erano partite da una denuncia per truffa presentata da una coppia di coniugi del beneventano. Avevano conosciuto alcuni mesi prima la mediatrice, che si era presentata come una benefattrice e aveva proposto loro un metodo "alternativo" per ottenere un figlio senza attendere le lungaggini della procedura per l'adozione. Alla coppia di Benevento la donna aveva anche rilasciato una ricevuta per 18 mila euro: "Per la consegna di due bambine", era specificato.

Insomma, un caso piuttosto diverso da quello di ieri – quello era un rapimento, questo era invece era un traffico di bambini venduti volontariamente – ma secondo l'ANSA abbastanza simile da essere messo in relazione coi fatti in corso.

Non si tratta affatto di un fenomeno nuovo. C'è il caso di Ponticelli, a seguito del quale una ragazza fu condannata per tentato sequestro. Un caso oggetto di un libro del giornalista del Corriere Marco Imarisio, che lo definì "una montatura": i giornali titolarono "rom tenta di rapire neonata", la ragazza in questione venne quasi linciata, nei giorni successivi diversi campi rom vennero dati alle fiamme, per vendetta. Dopo qualche giorno – nel silenzio quasi assoluto dei giornali, stavolta – in molti espressero dubbi sul fatto che si trattasse davvero di un tentativo di rapimento. In ogni caso, venne fuori che la ragazza non era nemmeno di etnia rom. Qualche anno prima ci fu un altro caso simile a Lecco, qualche tempo dopo accadde la stessa cosa a Catania: arresti per rapimento, grandi allarmi e titoloni sugli zingari che rapiscono i bambini, e poi assoluzioni per mancanza di qualsiasi elemento a carico dell'accusa.

Viviamo in un paese in cui – a causa di una singolare e inquietante commistione di psicosi collettive, razzismo e mitologia medievale – per ogni bambino rapito si trova sempre qualcuno pronto a tirar fuori e avvalorare presunte "piste rom". Un paese in cui una persona di etnia rom che si avvicina a un bambino è già un "tentativo di rapimento": al quale seguono – nel migliore dei casi – degli arresti; nel peggiore, dei linciaggi. Ma è molto peggio di così. Viviamo in un paese in cui dello stesso pregiudizio ignorante sono vittime a volte le stesse forze dell'ordine, o la magistratura: all'epoca del caso di Ponticelli il sostituto procuratore Alessandro Piccirillo disse in aula che "la Romania è entrata a far parte nella comunità europea, pertanto deve integrarsi con la nostra cultura. Il rapimento dei neonati non appartiene alla nostra cultura". Ma è molto peggio di così. Viviamo in un paese in cui – salvo qualche eccezione – l'informazione e il giornalismo non si lasciano scappare un'occasione per mettere nello stesso titolo la parola "rapimento" e quella "rom", anche quando i fatti suggerirebbero maggiore cautela, salvo poi scrivere lunghi articoloni indignati per gli effetti criminali e perversi delle campagne d'odio innescate con la loro complicità.

Mentre scriviamo alcuni giornali sono già saltati sul prossimo caso, stavolta a Prato: l'AGI scrive che "tre rom cercano di rapire un bambino". L'ANSA descrive la dinamica dei fatti e racconta quindi quello che oggi, in Italia, è considerato – dalle persone, dalla stampa, dai carabinieri – un "tentativo di rapimento".

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, sulla base della testimonianza di un vicino di casa della famiglia del piccolo, erano circa le 16 quando un uomo, con i baffi, si sarebbe avvicinato al muretto del terrazzino dove il bambino stava giocando da solo, mentre i genitori erano dentro casa. L'estraneo avrebbe teso le braccia al bimbo che avrebbe reagito immobilizzandosi. A notare tutta la scena il vicino di casa che, preoccupato anche per aver visto due rom nel posteggio condominiale, ha raggiunto l'uomo chiedendogli spiegazioni su cosa stava facendo. Lo sconosciuto, senza dire nulla, si sarebbe allontanato a piedi insieme alle due donne.

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