Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:36:51, in conflitti, visitato 2006 volte)

 (il link per chi legge da Facebook) Un appel de La voix des Rroms / Video realisee par GadjeProductions

Testo di Roberto Malini

Domani, 16 maggio, l'associazione La Voix des Rroms celebra per la prima volta in Francia il 66° anniversario dell'insurrezione dei Rom e Sinti ad Auschwitz-Birkenau. Raymond Guèreme, sopravvissuto ai campi e protagonista della Resistenza testimonierà la sua esperienza. La canzone che gli dedicarono le sue sorelle, anche loro internate nei campi, come tutti i Rom catturati dai nazisti, sarà interpretata, con la partecipazione di trenta artisti, durante la celebrazione. [...]

Qui di seguito, il testo scritto da Roberto Malini due anni fa, per ricordare la pagina tragica e gloriosa dei Rom e Sinti chiusi nello Zigeunerlager di Auschwitz e tradotta in francese dal prof. Saimir Mile per "La Voix des Rroms". 

"Per opporre alla discriminazione dei Rom ragioni di civiltà è fondamentale celebrare ogni anno, nelle ricorrenze, la memoria delle vittime Rom dell’Olocausto," ha scritto recentemente l'autore nel corso di un progetto per la Croce Rossa. "Scrissi il brano che segue il 16 maggio 2008, per ricordare una pagina di memoria del Samudaripen e dei suoi martiri, che nello stesso giorno, nel 1944, vergarono con il sangue una pagina indimenticabile di resistenza ed eroismo ad Auschwitz, la «fabbrica della morte».

Siamo tutti Rom

Per opporre alla discriminazione dei Rom ragioni di civiltà è fondamentale celebrare ogni anno, nelle ricorrenze, la memoria delle vittime Rom dell’Olocausto. Scrissi il brano che segue il 16 maggio 2008, per ricordare una pagina di memoria del Samudaripen e dei suoi martiri, che nello stesso giorno, nel 1944, vergarono con il sangue una pagina indimenticabile di resistenza ed eroismo ad Auschwitz, la «fabbrica della morte».

Il 16 maggio 1944 4.000 Rom internati nello zigeunerlager di Auschwitz decisero di opporsi ai loro aguzzini, che secondo programma erano venuti a prelevarli, per condurli nelle camere a gas. Di fronte a un’umanità ridotta in condizioni pietose – formata da nugoli di bambini pelle e ossa, donne e capifamiglia scalzi – si trovava la più potente e organizzata macchina di oppressione morte di tutti i tempi. Non furono solo gli uomini a decidere di non piegare il capo di fronte ai carnefici in divisa; anche le manine ossute dei bimbi e delle donne raccolsero pietre, mattoni, spranghe, rudimentali lame e tutti insieme i Rom di Auschwitz dissero: «No!».

«Non vi daremo i nostri piccoli, perché li facciate uscire dai vostri camini. I vostri medici ne hanno già straziati tanti, sperimentando la loro scienza mostruosa su di loro. Le loro urla salivano fino al cielo, più in alto ancora del fumo denso che usciva dai crematori, più in alto ancora delle nostre preghiere. Non annienterete le nostre famiglie, cui avete già tolto i doni preziosi della libertà e della dignità. Non lasceremo alle vostre mani rapaci, ai vostri cuori tenebrosi, al vostro odio disumano la bellezza delle nostre vite, la santità dell’amore che unisce le nostre famiglie in un popolo povero, ma fiero». Le mamme stringevano al petto i bimbi più piccoli, mentre combattevano; i ragazzini difendevano lo Zigeunerlager finché il sangue non li copriva, rendendoli simili agli spiriti della vendetta delle leggende; braccia scure brandivano armi rudimentali in un impeto instancabile, finché le SS si ritirarono, esterrefatte davanti a quell’eroismo, a quel coraggio sovrumano che affrontava le pallottole e le baionette con la carne nuda. Le SS si ritirarono, portando con sé molti cadaveri tedeschi. Solo il 2 agosto 1944 i nazisti – dopo aver ridotto in fin di vita la popolazione Rom prigioniera della «fabbrica della morte», limitando al minimo il suo sostentamento alimentare – riuscirono a liquidare lo Zigeunerlager. 2.897 eroi Rom furono assassinati in una sola notte nelle camere a gas di Birkenau.

Oggi, 16 maggio 2008, siamo di fronte agli eredi dei carnefici di Hitler. I mandanti del nuovo crimine di massa sono quegli uomini e quelle donne che vediamo ogni giorno sulle pagine dei giornali e in TV, sorridenti, pieni di boria, rifatti dal lifting e dal trucco, con le bocche ghignanti piene di parole che suonano come «legalità», «giustizia», «sicurezza», ma che significano persecuzione, razzismo e morte. Li vediamo ogni giorno e non hanno più colore politico, perché sono uniti e uniformati dall’odio. Non hanno rispetto di niente: non della vita, non dei diritti umani, non delle leggi universali, non della nuova Europa che si oppone ai pregiudizi. Hanno istigato violenze e pogrom in tutta Italia, ingannando le masse con calunnie razziste e incitamenti alla violenza xenofoba. Non li fermeremo, noi che vediamo ancora la luce dei Diritti Umani, noi che adesso siamo tutti Rom, noi che vogliamo essere Rom perché vogliamo essere giusti, non li fermeremo se non decidiamo fin da adesso di ereditare l’orgoglio dei Rom di Auschwitz e non ci prepariamo a schierarci accanto alle famiglie perseguitate, sfidando le autorità che non rappresentano più nulla, le divise che non rappresentano più nulla, le più alte cariche dello Stato che hanno tradito ogni valore, che non hanno il diritto ad esprimersi a nome di un popolo, di una civiltà di un’umanità che – fra tanti orrori – ha creato anche un testo che è un impegno a costruire un futuro migliore per tutti: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. 

Traduzione in francese su "La Voix des Rroms": http://www.blogg.org/blog-44189-offset-105.html

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:45:21, in scuola, visitato 1755 volte)

Segnalazione di Laura Coletta

Cari bambini vi proponiamo un piccolo viaggio tra ricordi del passato e natura, a bordo delle vostre biciclette per guardare il quartiere con altri occhi. Domenica 23 maggio alle ore 15:00 tutti in sella davanti alla scuola elementare di via Russo, andremo a vedere il poco distante monumento di P.zza Piccoli Martiri e poi proseguiremo lontani dal traffico automobilistico, immersi in un raro angolo di natura milanese: percorreremo la ciclabile lungo il Naviglio Martesana fino ad incontrare il fiume Lambro, poco oltre il campo Rom di via Idro, dove abitano (kaj bešé? dove abiti?) alcuni alunni dell'Istituto Comprensivo Russo- Pimentel..

Associazione Elementare Russo
Nata il 2 ottobre 2008 da un gruppo di persone che da oltre un anno volontariamente lavoravano insieme per cercare di far risolvere i molti problemi del complesso scolastico della scuola elementare "Russo-Pimentel" in via Russo 23/27. L’Associazione si propone inoltre di:

-promuovere tutte le iniziative necessarie a promuovere la cultura della solidarietà, dell'impegno civile, della pace, della tutela ambientale e dell'integrazione sociale;

-essere costantemente di stimolo alla scuola nel suo obbiettivo primario di formare uno studente che sia innanzi tutto un cittadino;

-contribuire al miglioramento delle condizioni di vivibilità e fruibilità del territorio. L’Associazione aspira infine a diventare uno dei riferimenti per la vita del quartiere, cooperando con altre associazioni impegnate in progetti per la costruzione di una città a misura di bambino.

Indirizzo web: http://elementarerusso.blogspot.com

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Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.

Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo

INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010

I sottoscritti

Premesso che

- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300 sgomberi forzati in quasi tre;

- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha speso circa 9 milioni di euro;

- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:

o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché

o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei familiari;

Considerato che

- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in materia;

- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;

- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori- gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le persone coinvolte;

- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate, ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;

- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee e italiane, le quali dimostrano che:

o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed

o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.

Tutto ciò premesso,

chiedono

a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano

- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;

- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse provengono

o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati sottratti, o

o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;

- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:

o quanti sono gli operatori privati coinvolti,

o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,

o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel 2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;

- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;

- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto e che continuerà comunque ad offrire;

- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica e ottusa;

- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova, Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese, Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare, non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo insediamento abusivo);

- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es. coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il diritto di proprietà.

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Di Fabrizio (del 18/05/2010 @ 09:09:06, in Europa, visitato 1885 volte)

Da Nordic_Roma

Helsingin Sanomat

Martedì [scorso ndr] l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha lanciato una campagna per portare l'attenzione alle gravi violazioni dei diritti umani, che dicono essere inflitte ai Rom.

In una lettera inviata al Primo Ministro Matti Vanhanen (Centro), Amnesty nota che i Rom sono sempre più bersagli di razzismo ed attacchi razzisti, e che il governo non sta facendo niente per fermarli.

"La mancanza d'azione da parte della UE è scioccante", scrive Amnesty al Primo Ministro.

Recentemente molti mendicanti rom sono arrivati ad Helsinki. Le pattuglie stradali dispiegate dal Deaconess Institute [vedi ndr] stimano che ora ci siano ad Helsinki oltre 200 Rom dalla Romania e dalla Bulgaria.

Marjatta Vesalainen, a capo dell'attività della pattuglie del Deaconess Institute, dice che alcuni Rom stanno evidentemente cercando lavoro, portando referenze di precedenti impieghi.

Circa 30 Rom hanno richiesto asilo in Finlandia. Ai cittadini Ue non può essere garantito l'asilo politico, ma possono ottenere vitto e alloggio mentre vengono vagliate le loro richieste.

In precedenza, i Rom tendevano ad evitare i contatti con gli incaricati, perché il gravare ripetutamente sul welfare statale poteva essere motivo di espulsione.

Il Parlamento dibatterà un'iniziativa proposta dal parlamentare di Helsinki Juha Hakola (Partito della Coalizione Nazionale), che renderebbe l'elemosina un crimine.

Anche Jussi Pajunen, Sindaco di Helsinki, ha chiesto di vietare l'accattonaggio. E' preoccupato della prospettiva di un'accresciuta insicurezza ad Helsinki.

"Chiedere l'elemosina e commettere crimini sono paralleli, e parzialmente un fenomeno complementare", scrive Hakola nella sua iniziativa. Indica anche che con la proibizione dell'accattonaggio sarebbe possibile aumentare significativamente la qualità dello sviluppo urbano.

"Diminuirebbero i furti, ed avrebbero fine gli accampamenti parzialmente illegali".

Anne Holmlund, Ministro degli Interni (Partito della Coalizione Nazionale), ha detto di stare studiando come la legge possa essere cambiata e permettere agli incaricati di reagire all'accattonaggio.

"Questo criminalizzerebbe la povertà. Il problema della povertà europea verrebbe risolto spostandolo fuori dalla vista - come la spazzatura", dice Frank Johansson, direttore esecutivo di Amnesty Finlandia.

Amnesty chiede alle autorità ed alla UE di prendere misure più forti per migliorare la situazione dei diritti umani dei Rom. "I Rom soffrono per serie violazioni dei diritti umani", dice Tiina Valonen, capo della sezione diritti umani di Amnesty Finlandia.

"La UE ha poteri giuridici, economici e politici, che non sta adoperando, anche se il suo ufficio dei diritti fondamentali sta riportando di continuo degli illeciti", dice.

C'è anche il pericolo che che un divieto legale dell'accattonaggio produca effetti opposti a quelli desiderati.

"Questo riporta alla memoria il precedente dibattito sulla prostituzione. Se si spinge la gente ai margini e li si rende dei fuorilegge, allora sono alla mercé degli sfruttatori", annota Puumalainen.

"Prima dobbiamo chiederci qual è il problema dell'elemosinare. E' che la gente non vuole vederlo, o che davvero vuol confrontarsi col crimine possibile, le infezioni da epatite e l'usura che vi si cela dietro?"

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Di Fabrizio (del 19/05/2010 @ 09:16:19, in Kumpanija, visitato 1689 volte)

Da Roma_Daily_News

Unicef.org by Olga Grebennikova

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Mobilitazione sociale della comunità rom nelle zone rurali del Tagikistan

Dopo un ora di viaggio da Dushanbe attraverso campi e giardini ben curati, arriviamo nel centro distrettuale di Gissar. Scendendo nel Centro Immunizzazioni del distretto prendiamo il direttore e il vice capo pediatra e ci avviamo verso quei villaggi dove vivono le persone "più difficili da raggiungere".

Ci stiamo dirigendo verso i villaggi di Sokhtmonchien e Afgonobad. Si trovano a soli pochi km. dal centro distrettuale, e quindi non possono essere chiamati "remoti ed isolati". Ma quando ci arriviamo, ci sentiamo come se fossimo tornati indietro di un secolo.

Qui, dietro graticci e muri di fango, la vita continua come uno o due secoli fa. Naturalmente, ogni casa ha la televisione e le antenne satellitari adornano diversi tetti, ma questi sono gli unici segni del XXI secolo.

Siamo in un insediamento che ospita uno dei più importanti gruppi oggetto della campagna di vaccinazione antipolio - i Rom. Qui sono chiamati anche Lyuli. Questa gente è nomade, e quasi tutte le famiglie sono costantemente in movimento. Nonostante ciò, di solito ci sono un mucchio di bambini nelle famiglie, anche se questo non le ferma dal girare in tutto il paese. Uno dei risultati di questo stile di vita è che alcuni bambini non siano mai stati vaccinati.

Un'altra ragione è che i Rom di solitosi sentono marginalizzati e così preferiscono non mostrarsi nei punti di vaccinazioni ufficiali. E' per questa ragione che il governo tagico, l'OMS e l'UNICEF hanno deciso di raggiungerli a casa loro.

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Vaccinazione domiciliare dei bambini rom

"Abbiamo lavorato qui ogni giorno dall'inizio della campagna," dice Salim Mirkhoev, direttore del Centro Immunizzazioni distrettuale. "La campagna si è svolta in un punto vaccinazione in una scuola del posto, ed alcune famiglie hanno portato con sé i bambini per l'immunizzazione. Ma abbiamo deciso di venire in questi villaggi per una vaccinazione domiciliare, perché ancora ieri nuove persone si sono presentate nel villaggio, come pure il giorno precedente. Abbiamo già immunizzato altri 39 bambini, e sembra che dovremo continuare."

Nasiba ha 24 anni - e tre bambini che sono tutti nel nostro gruppo di interesse. Il più grande ha 5 anni, il secondo 3 ed il terzo è tra le sue braccia - ha solo 8 mesi. "Quando ieri ho deciso di venire," dice avvolta nello scialle la donna, che è analfabeta, "era tardi, e la nostra casa molto lontana. Per questo sono rimasta al centro del villaggio con dei parenti, per fare la vaccinazione. Mi hanno detto che è una malattia molto contagiosa, e non voglio che i miei bambini si ammalino," dice. La giovane non sa leggere, ma le abbiamo dato lo stesso il libretto UNICEF con i richiami per la seconda e la terza vaccinazione.

"Se anche un solo bambino non fosse immunizzato, sarebbe come una bomba per tutti gli altri bambini nel villaggio e nell'area, perché ognuno dovrebbe essere vaccinato senza eccezione. Siamo responsabili per loro," dice Umeda Sadykova, assistente UNICEF per il programma Salute e Nutrizione.

Nel distretto di Gissar ci sono poco più di 38.000 bambini sotto i 6 anni di età, e oltre il 90% di loro è già stato vaccinato. Per lo più la popolazione del Tagikistan è disciplinata, e crede ai dottori ed ai mezzi di informazione.

"Il problema è solo con quelle comunità dove neanche i residenti sanno quante famiglie sono via dal villaggio e quando ritorneranno," dice Salim Mirzoev.

Ilkhom tra poco compirà 5 anni e scoppia in lacrime alla vista degli estranei, ma il dottore gli agita teneramente la testa, calmandolo con le parole e stupito il bimbo ingoia il vaccino, non facendo nemmeno caso al gusto. Era stato sui pascoli con suo padre, dice la madre, ed è tornato soltanto stamattina. E' un bene che siate venuti oggi.

Khidoyat ha 35 anni, ha tre bambini piccoli e sinora nessuno di loro era mai stato vaccinato. "Siamo tornati apposta da Rudaki," dice. "I miei bambini non sanno cosa sono i vaccini."

E' da notare che quasi tutti gli adulti con cui abbiamo parlato volevano sapere delle vaccinazione ed erano ben disposti, nonostante il fatto che comunità simili di solito sono chiuse e maldisposte verso gli estranei.

Ma vedendo, o meglio intuendo, la tiepida apertura da parte nostra, la contraccambiano. Si mettono volentieri in posa di fronte alle macchine fotografiche e chiedono persino di essere ritratti. Ci seguono per il villaggio, sorridendo e cercando di attirare la nostra attenzione.

"Che Dio benedica voi e la vostra iniziativa," dice un'anziana, quando salutiamo una famiglia dopo che il dottore ha immunizzato due bambini che erano a letto dopo la circoncisione. "Siete venuti nelle nostre case per salvare i nostri bambini da questa terribile malattia. Non lo dimenticheremo mai," ci dice, alzando le braccia al cielo.

Quante sorprendenti scoperte si possono fare in un giorno! E' necessario fare un passo indietro dai propri pregiudizi e tentare di capire un altro mondo, un'altra cultura ed altri valori.

In Tagikistan la vaccinazione è in corso...

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Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:17:08, in casa, visitato 1636 volte)

Il Tavolo Rom di Milano vi invita al convegno sul tema
ROM E SINTI: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E PROPOSTE

Il convegno si terrà
Giovedì 27 maggio 2010
presso il Salone Luigi Clerici - ACLI provinciali di Milano, Monza e Brianza - Via della Signora 3, Milano

I lavori verranno aperti alle ore 9 con una
Introduzione a cura del Tavolo Rom.

Proseguiranno con l’illustrazione e la messa a confronto di
Esperienze di inserimento abitativo e lavorativo realizzate in Comuni del Nord Italia

Seguirà il
Dibattito con interventi di esponenti delle amministrazioni comunali di Milano e provincia

I lavori del convegno si chiuderanno alle ore 13.

Il Tavolo rom:
ACLI provinciali di Milano Monza e Brianza, ARCI Milano, Associazione Nocetum onlus, Aven Amentza, Caritas ambrosiana, Casa della Carità, CGIL Milano, Comunità di Sant’Egidio, Federazione Rom e Sinti insieme, Gruppo Abele di Milano, Padri Somaschi di Milano, Upre Roma

Nei prossimi giorni vi sarà inviato un invito con il programma dettagliato e gli interventi previsti e il documento elaborato dal Tavolo rom [scaricabile QUI, file .pdf , 654 KB] in preparazione del convegno.

Vi ringraziamo per l’attenzione.

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Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:35:32, in musica e parole, visitato 2577 volte)

finalmente dopo averlo promesso a lungo, ci siamo!

Giovedì 27 maggio alle ore 21.00

L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla - Rom e Sinti in tutto il mondo, organizzano un incontro con

Paul Polansky

Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano, ingresso gratuito con tessera Arci

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo, antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati dal piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche e film video.

ALLA FINE

"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.

"Anche Dio"

Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del Kosovo in Germania

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Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 20:04:48, in Regole, visitato 2132 volte)

Un lungo comunicato (che riporto qua sotto) mi informava che stasera alle 18.00 in piazza Scala c'era un presidio dei Rom. Ero lì per intervistare qualcuno di loro, ed avere qualche parere dai diretti interessati.

Non ho potuto farlo: in piazza c'erano solo Ventila (vecchia conoscenza dei lettori), che in effetti abita nel campo di Triboniano, qualcuno del comitato antirazzista, una delegazione del  comitato di Rubattino e Roberto Malini  del gruppo EveryOne.

Era successo che ai Rom è stato IMPEDITO CON LA FORZA  di manifestare, perché un cordone di polizia ha impedito loro di uscire dal campo di Triboniano, effettuando una carica che si è conclusa con alcuni Rom contusi.

Una delegazione ha tentato di farsi ricevere in Comune per chiedere la rimozione del blocco di polizia, ma non è stata neanche fatta entrare nel palazzo.

A questo punto da piazza Scala si sono spostati verso il campo di Triboniano, per capire quale fosse la situazione. Io son tornato a casa per darvi almeno queste scarne notizie, che lascio a voi giudicare. Vi farò sapere appena possibile se ci son aggiornamenti.


COMUNICATO STAMPATriboniano, i Rom, le Ong e gli operatori umanitari in presidio davanti a Palazzo Marino

Milano, 19 maggio 2010. Domani, giovedì 20 maggio, a partire dalle 18 si terrà un presidio pacifico davanti a Palazzo Marino, in piazza della Scala. La manifestazione è stata promossa dalla comunità Rom di via Triboniano, per protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie indigenti e contro il progetto dello smantellamento del campo, programmato a partire dal 30 giugno, senza alternative abitative e inclusive sufficienti all'emergenza umanitaria. Organizzazioni per i Diritti Umani e centri antirazzisti sosterranno il presidio. "E' il primo passo per la difesa del nostro diritto all'esistenza e alla dignità," affermano senza esitazioni i rappresentanti delle comunità Rom riunitesi in assemblea domenica scorsa. Il Gruppo EveryOne, che ha scritto una lettera al vicesindaco e alla Casa della Carità, chiedendo l'interruzione degli sfratti e l'avvio di politiche in linea con la Carta dei diritti fondamentali della persona nell'Ue, sarà presente al presidio. "Negli ultimi anni il Comune di Milano ha perso una grande opportunità civile," spiegano i leader dell'organizzazione Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché ha avuto a disposizione tanti milioni di euro, ma ha investito tutto quel denaro in una forsennata caccia all'uomo, attuando sgomberi irresponsabili in estate e in inverno, mettendo sulla strada bambini, donne e malati. Ha murato case abbandonate, acquistato centinaia di telecamere di sorveglianza, distolto la polizia municipale dai suoi compiti utili alla collettività per trasformarla in una milizia etnica. La Commissione europea e l'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani hanno condannato tali procedure, contro cui sono state aperte procedure di infrazione. Ora tocca al Triboniano, un campo che sta per essere sacrificato alla realtà dell'Expo, attorno a cui gravita ogni genere di malapolitica e malaffare". Vi è una certa preoccupazione, da parte delle istituzioni locali, dopo i moti di protesta verificatisi al Triboniano giovedì 13, quando alcuni rappresentanti della comunità di via Triboniano hanno eretto barricate, dato fuoco a copertoni e a un'auto, messo alcune bombole in mezzo alla strada. L'Assemblea di via Triboniano e gli Antirazzisti Milanesi assicurano che il presidio si svolgerà in modo pacifico: "La manifestazione si prefigge esclusivamente lo scopo di consegnare e rendere pubblica alla una proposta di soluzione della vicenda che rappresenta la volontà di tutti gli abitanti del campo. Le famiglie si rendono infatti disponibili a lasciare l'insediamento purché vengano salvaguardati i loro diritti fondamentali: un’abitazione degna e sostenibile per i 100 nuclei familiari; la garanzia di continuità scolastica per tutti i bambini; la fine di ogni gestione esterna degli interessi e dei diritti della comunità". La Croce Rossa Italiana e la Croce Rossa Romena visiteranno il campo nei prossimi giorni con una delegazione, per verificare le condizioni di salute degli insediati, per accertare che le famiglie verranno risistemate in alloggi adeguati e che siano previsti dopo il trasferimento programmi di inclusione, come prevedono gli accordi internazionali. "Al Triboniano rischia di verificarsi una spaventosa tragedia umanitaria," comunica l'ufficio stampa della sezione Diritti Umani del Circolo "Generazione Italia" di Milano, "ed è importate evitarla. Dopo le proteste di giovedì, si è parlato dei Rom come di facinorosi e violenti. Chi conosce la situazione del campo, però, si rende conto che per i 700 esseri umani lì residenti non esistono più diritti né opportunità di vita. Quando un gruppo sociale viene perseguitato, è sancito il suo diritto alla ribellione: lo afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Domani, però, la protesta si svolgerà in modo tranquillo, anche perché è auspicabile da parte delle autorità cittadine iniziare finalmente ad ascoltare i Rom del Triboniano, evitando di delegare le loro scelte e il loro destino ad associazioni che non hanno motivo di rappresentarli".

 
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
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del Gruppo EveryOne

Milano, 20 maggio 2010. Mentre attendevano in piazza della Scala una delegazione di circa 300 Rom dal Triboniano (in un primo momento ce ne erano stati comunicati la metà), i rappresentanti di alcune organizzazioni per i Diritti Umani milanesi venivano raggiunti da una notizia sconcertante: "I Rom sono usciti pacificamente dal campo, senza striscioni né cartelli, senza dar vita ad alcun corteo, ma un poderoso spiegamento di forze di polizia li ha fermati, intimando loro di rientrare nell'insediamento, perché la manifestazione non era autorizzata. I Rom hanno risposto che, come liberi cittadini, avevano diritto a spostarsi liberamente e che eventualmente la polizia avrebbe potuto intervenire, sempre civilmente, perché la libertà di manifestazione è sancita dalla Costituzione, davanti a Palazzo Marino, dove un presidio era stato annunciato per le 18". Intanto alcuni operatori umanitari e difensori dei Diritti Umani chiedevano un incontro urgente con il vicesindaco o l'assessore alla sicurezza, per protestare contro l'operazione poliziesca e assicurarsi che le autorità cittadine evitassero qualsiasi azione aggressiva da parte degli agenti, in attesa che gli attivisti si spostassero presso il campo di via Triboniano. Nessun rappresentante del Comune di Milano accettava di incontrare la delegazione, mentre un portavoce dell'amministrazione comunale comunicava agli attivisti che il vicesindaco e l'assessore si trovavano già presso l'insediamento. Nel frattempo i Rom venivano pressati dalle forze dell'ordine, che con un'azione preordinata li caricavano. Pochi minuti dopo, il seguente comunicato stampa del Gruppo EveryOne riassumeva la catena di eventi presso il Triboniano:

 
Segnalazioni di azioni violente da parte delle forze dell'ordine contro famiglie Rom del Triboniano
"Ci stanno pervenendo in questi minuti numerose segnalazioni, confermate da alcuni fotoreporter di agenzie di stampa e quotidiani nazionali, secondo le quali le forze dell'ordine milanesi avrebbero caricato pesantemente gli abitanti del campo Rom di Triboniano, impedendo con la forza a 300 uomini, donne e bambini dal recarsi pacificamente e non in forma di corteo al presidio convocato oggi alle 18 dalle associazioni umanitarie di fronte a Palazzo Marino". Lo dichiarano Roberto Malini, presente al presidio di fronte al Comune di Milano, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti con lui del Gruppo EveryOne, organizzazione per i Diritti Umani. "In questo momento la Polizia è all'interno del campo. I Rom sono stati caricati da un cordone di agenti mentre tentavano di uscire dal Triboniano e recarsi pacificamente al presidio, poi la Polizia ha impedito l'accesso a noi attivisti e all'interno del campo è iniziata una tremenda caccia all'uomo tuttora in corso" ha raccontato Stefano, attivista che assiste le famiglie del Triboniano, raggiunto al telefono poco fa da Pegoraro.
Ulteriori testimonianze confermavano l'incredibile abuso: "Gli attivisti e i reporter possono vedere con i loro occhi scene da incubo: donne e uomini Rom pesti e sanguinanti, bambini feriti e intossicati dai lacrimogeni, perdita di controllo da parte degli uomini in divisa, che colpiscono alla cieca con i loro manganelli. Una bambina è stata percossa con violenza a un braccio, un giovane Rom zampilla sangue dalla fronte". 
La polizia impediva ai fotografi di fare il  loro dovere e documentare il massacro, ma foto e video girano già in rete. "Ci sentiamo di dire alla luce di quanto sta accadendo," prosegue EveryOne, "che siamo totalmente a fianco dei nuclei familiari Rom di via Triboniano, anche nel caso in cui sia in atto una ribellione alla riferita violenza da parte delle forze dell'ordine. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, infatti, sancisce la ribellione a tutte le forme di violenza e discriminazione quale diritto inviolabile dell'uomo, e come Gruppo sui Diritti Umani, ci dichiariamo pronti a scendere in campo, nella forma nonviolenta che da sempre ci caratterizza, accanto alle famiglie Rom per contrapporre - anche rischiando di ricevere gli stessi abusi - la ragione dei Diritti Umani alla violenza e alla persecuzione che le colpiscono".

 
La cronaca da parte degli Antirazzisti Milanesi (condivisibile al 100% in ogni considerazione)
Ore 16: circa 300 rom si avviano a piedi per prendere il tram 14 e recarsi al presidio indetto per le 18 sotto Palazzo Marino.
L'obiettivo del presidio era semplicemente quello di comunicare alle autorità cittadine la piattaforma rivendicativa degli abitanti (qui allegata). Una proposta di accordo che, se accettata avrebbe significato l'abbandono volontario del campo sotto sgombero. Ma percorsi neanche 200 metri uno sbarramento di Polizia bloccava la strada e con fare arrogante intimava ai rom di tornare indietro perché la manifestazione non era autorizzata (falso! dato che erano stati presi accordi precisi con la DIGOS) e spingendo affinché i rom facessero una delegazione di sette persone per andare ad incontrare l'assessore Mojoli.
I rom rifiutano la proposta e al primo accenno di proseguire vero il capolinea del 14 parte la prima carica. Come al solito le donne in prima fila, come al solito le vittime non possono combattere: una bambina di due anni ne esce con la faccia segnata dal manganello e parecchie caviglie risultano gonfiate dai calci

Ore 17: dopo un lungo e inutile parlamentare, i rom decidono di tornare indietro, agguerriti più che mai e improvvisano barricate in mezzo alla strada. la manifestazione, nei fatti, si concentra in via Triboniano. La richiesta è sempre la stessa: una risposta alle rivendicazioni unitarie di tutti e quattro i campi sotto sgombero. Anche la risposta è sempre la stessa. Decine di cellulari scaricano agenti, che con ampi cordoni in antisommossa bloccano entrambi gli accessi al campo anche a chi ovviamente  stava accedendo dal presidio ormai saltato in centro città

Ore 18,30: Scatta l'ordine di attacco. I cordoni si muovono contro i rom che cominciano ad opporre una forte resistenza. Diverse cariche violente vengono affrontate dagli abitanti del campo. Per ben tre volte l'esercito anti-rom è costretto ad arretrare perché i rom contrattaccano. Ma alla fine numeri e soprattutto violenza armata prevalgono. Lacrimogeni e manganelli costringono i rom all'interno dei campi che continuano a cercare di resistere e contrattaccare.

Da qui in poi non è dato sapere cosa stia davvero accadendo. I solidali che sopraggiungono trovano la strada sbarrata. 
Non resta che lanciare un accorato appello ad accorrere verso Triboniano. La resistenza dei rom ha assunto davvero tratti eroici e se oggi la battaglia antifascista riveste un qualche significato e valore universale questo è il momento di dimostrarlo. Il fascismo, sempre di più, è quello dello stato. La resistenza che sgorga dalle viscere della società, è l'unica vera risposta all'altezza della situazione.
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Di Fabrizio (del 21/05/2010 @ 09:10:26, in musica e parole, visitato 1799 volte)

Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata "MA GAVA PALAN LADI, PALAN BURA OT CROIUTI - IO SEGUIRO' QUESTO MIGRARE, QUESTA CORRENTE DI ALI", con cena con cibi da ricette popolari balcaniche e con I MUZIKANTI DI BALVAL - JOVICA JOVIC E MARTA PISTOCCHI in concerto - musiche tradizionali/popolari balcaniche e non solo, organizzata dall'Associazione La Conta - ONLUS, che ci sarà venerdì 28 maggio 2010 alle ore 20,00 presso la CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza Segesta 4 con ingresso da Via Albertinelli 14 a Milano.

Sarà una serata piacevole e conviviale con MUZIKANTI DI BALVAL con Jovica Jovic - fisarmonica cromatica e Marta Pistocchi - violino in concerto di musiche tradizionali/popolari balcaniche, rom e sinti, festose, gioiose e capaci dare emozioni uniche. Si potranno inoltre apprezzare i cibi da ricette popolari balcaniche, preparati con passione e cura dai nostri cuochi e, se lo si desidera, associarsi all' Associazione La Conta - ONLUS, per contribuire alla realizzazione del progetto associativo di solidarietà sociale e di valorizzazione della cultura popolare. Per la serata è richiesto a ciascuno un contributo all'Associazione di 25,00 euro.

MUZIKANTI DI BALVAL - Jovica Jovic, fisarmonica - Marta Pistocchi, violino

Due musicisti all'apparenza molto diversi tra loro che si incontrano nelle sonorità della musica balcanica: Jovica Jovic è un maestro della fisarmonica cromatica, musicista di lunga carriera e custode della tradizione popolare del suo paese d'origine, la Serbia; Marta Pistocchi violinista italiana appassionata di musica rom, ha raccolto e condivide questa preziosa eredità in un passaggio di saperi che supera i confini geografici e culturali.

I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso, libero, vitale. Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico
(www.myspace.com/imuzikanti)

Per ragioni organizzative vi saremo grati se confermate la vostra presenza alla serata con cena prima possibile ma comunque entro e non oltre mercoledì 26 maggio 2010 all'indirizzo laconta@intrefree.it 

Vi saremo altresì grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziativa di cui sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che ne possono esservi interessate. Vi ringraziamo in anticipo.

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