Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/04/2009 @ 09:18:45, in musica e parole, visitato 1573 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Il primo musical Rom Sloveno!
Spettacolo musicale-teatrale per segnare l'occasione del Giorno Mondiale dei Rom

Mercoledì 8 aprile 2009, alle 20.30, presso la Sala Linhart di Cankarjev dom, Lubiana

"Mela di Vetro" è un musical in lingua romanì e slovena sul destino del popolo rom, le loro incertezze e libertà, gioie ed aspirazioni ad una vita migliore. Al centro della storia c'è l'amore nato all'unione di due mondi - romanì e sloveno. La ragazza arriva da una rispettabile famiglia slovena ed il ragazzo è figlio di rom immigrati. Nonostante le attitudini liberali, i genitori della ragazza non approvano questo amore; ed anche i genitori del ragazzo rimangono rigidamente fedeli alla loro tradizione.

La tragica storia, riflettendo pregiudizi comuni e spostando stereotipi, è accompagnata da un ricca musica vocale e strumentale sotto la guida di Imer Traja Brizani. Il cast degli attori e cantanti è incoronato dal soprano Nataša Tasić e  da una della più grandi cantanti croata, Zdenka Kovačiček.

Idea e musica: Imer Traja Brizani
Ospiti speciali: Zdenka Kovačiček (Croazia), Nataša Tasić (Serbia), Jackie Marshall (Australia), Amal (Slovenia), Lasanthi Manaranjanie Kalinga Dona (Sri Lanka)
Musica: Imer Traja Brizani & Amal
Cantanti: Imer Traja Brizani, Jackie Marshall, Edita Garčević Koželj, Miha Vanič, Jovica Vučković, Alberto Haliti, Roberto Haliti, Igor Trajković, Severdžan Nuhi
Cast: Violeta Tomič, Jernej Kuntner, Nina Ivanič, Sebastjan Starič, Ana Hribar, Mojca Rakipov Nursel, Jan Bučar
Diretto da: Violeta Tomič
Scenario: Ljatif Demir
Traduzione: Miha Vanič
Fotografia digitale: Ivan Kmoh

www.cd-cc.si

www.brizani.si

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Di Fabrizio (del 04/04/2009 @ 09:09:56, in Regole, visitato 1511 volte)

Da Slovak_Roma

COMUNICATO STAMPA - Centro per i Diritti Umani e Civili

Il proprietario di un pub si scusa per discriminazione

Košice, Slovacchia - Il 24 marzo 2009 si è concluso con un accordo amichevole il caso di una discriminazione di origine etnica portata davanti al Tribunale Distrettuale di Košice.

L'incidente capitò nel dicembre 2005 quando Jan Polak visitò il pub "Gasthof Zuka" a Medzev (piccola città nella Slovacchia orientale) con i suoi amici. Una volta entrati il cameriere rifiutò di servirli. Disse che per un ordine del proprietario non si servivano i Rom. In seguito alla discriminazione, [Jan Polak] decise, in cooperazione con l'OnG di Kosice Centro per i Diritti Umani e Civili, di rivolgersi alla corte civile appellandosi alla Legge Antidiscriminazione [...].

"Le scuse del proprietario del pub per trattamento discriminatorio è per me una grande soddisfazione. Credo che questa situazione discriminatoria non succederà più. Ho accolto questo accordo come una buona volontà di compiere il mio sogno di una coesistenza tollerante di Rom e non-Rom nella mia città. Credo sinceramente che chiunque nella nostra città, indipendentemente dal colore della pelle, dovrebbe sforzarsi per questo ed io ho iniziato..." ha dichiarato Jan Polak.

L'accordo amichevole con scuse esclude il risarcimento pecuniario. Jan Polak [...] per mostrare che lo scopo della sua richiesta non era di ottenere una compensazione finanziaria, aveva [già] deciso di donare in beneficenza il denaro che avesse ottenuto.

For more information on the case please contact:

Stefan Ivanco
Equal Opportunities Program
Porada pre občianske a ľudské práva
(Center for Civil and Human Rights)
Krivá 23, Slovakia.
Tel./fax: +421 55 68 06 180
E-mail: poradna@poradna-prava.sk

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Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 09:59:02, in musica e parole, visitato 1479 volte)

Da uni-service.it

Prefazione di Moni Ovadia

* Antun Blazevic (Tonizingaro)

"Caro fratello mio,
Ti scrivo questa lettera con le mie mani e tu sicuramente sarai sorpreso perché quando sono andato via da casa, non sapevo quasi né leggere né scrivere, ma, ringraziando la scolarizzazione che qui funziona a meraviglia, sono riuscito a frequentare corsi serali di lingua italiana e adesso eccomi qui che scrivo e leggo pure in italiano, è bellissimo
...
Adesso i miei figli Alessandra e Gianfranco vanno a quella grande “Università” che è gratis e di tutto questo devo ringraziare gli insegnanti che si sono occupati di loro anno per anno...
Gli altri miei cinque figli vanno in diverse scuole: Daniela, Umberto e Mario vanno alle superiori, Silvio invece sta alle medie.
L'ultimo, Roberto, luce dei miei occhi, va alle elementari e tutti gli insegnanti sono molto contenti di lui. Sicuramente sarai sorpreso perché ho dato tutti nomi italiani ai miei figli. C'è una spiegazione molto facile. Qui in Italia tutti gli italiani danno ai loro figli i nomi dei santi protettori. Siccome io sono qui da tanti anni ho deciso di dare ai miei figli i nomi delle persone che proteggono i nostri diritti qui in Italia."


Tristezza ironica, gioia di vivere, speranza: sono i fili conduttori che accompagneranno il lettore in questo viaggio.
Racconti e poesie si alternano con vivace ritmicità e sono lì a testimoniare la quotidianità di questo popolo, i Rom ("per gli italiani zingari"), con la speranza di sconfiggere l’ignoranza e l’in­tolleranza.

aprile 2009 - pagine 72, 10.50 EUR

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Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 09:17:01, in Italia, visitato 1572 volte)

Da reterom

A tutti i cittadini

"Vieni, entra…"
5 Aprile 2009 - h 15,00
Porte aperte al Casilino 900

per una giornata di condivisione tra i residenti del campo e gli abitanti dei vicini quartieri.

Forse non tutti siete a conoscenza che la storia del campo Casilino 900 inizia negli anni 60, quando le popolazioni rom hanno preso il posto degli immigrati italiani che occupavano questo lembo di terra, all’angolo tra la via Casilina e la Palmiro Togliatti. Avendo ottenuto gli alloggi popolari, appunto, gli italiani lasciarono lo spazio alla comunità nomade che si insediò nel campo, attraversando non poche difficoltà fino ai nostri giorni.

Il Casilino 900 non è attrezzato con moduli abitativi prefabbricati, come altri campi, ma realizzato in autocostruzione e senza un sistema di infrastrutture: strade non asfaltate, nessuna rete fognaria, nessuna rete idrica (una sola fontanella), wc chimici, generatori a benzina e stufe a legna. Viviamo in più abitazioni di diversa fattura, in baracche (alcune fatiscenti) e in roulottes.

Negli ultimi anni sono stati fatti considerevoli passi avanti, come la crescita del tasso di scolarizzazione dei bambini e dei minori del campo che è salito all’80 % nell’anno scolastico 2008/2009, dal 40% che era nel 2003, grazie a una mediazione e ad un intervento che ha coinvolto, oltre che i portavoce delle 4 etnie del campo, anche i giovani e le famiglie del Casilino 900.
Abbiamo ottenuto uno spazio domenicale per l’avvio di un “Mercatino Rom”, che consente una piccola entrata a circa 60/70 famiglie per garantire la sopravvivenza quotidiana. Numerose sono le associazioni, i movimenti ed anche i singoli cittadini che in vari modi ci offrono il loro sostegno e il loro aiuto, riuscendo a cogliere e valorizzare, nonostante tutto, quella parte di noi rom che vuole riscattarsi, integrarsi e che cerca di vivere con onestà nella grande metropoli romana.

Sono presenti nel campo tanti volontari che promuovono iniziative a vari livelli: attività ricreative, di sostegno scolastico, e anche di formazione sanitaria per prevenire le malattie. Inoltre c’è un progetto per la creazione di una “cooperativa” dove le donne rom potranno essere impiegate in lavori di sartoria, gli anziani nell’artigianato tradizionale, i giovani aiutati per l’inserimento nel mondo del lavoro e i capifamiglia inseriti nelle società di giardinaggio e nello smaltimento di rifiuti ingombranti.

Il campo, in molte occasioni, si è dimostrato disponibile al dialogo con le autorità pubbliche, con i comitati di quartiere, anche attraverso tavole rotonde per un serio confronto sulle problematiche che man mano si presentavano. Nei mesi scorsi è stato firmato, in Campidoglio, un accordo tra i rappresentanti del campo e il Sindaco di Roma. In questo accordo, storico per il popolo rom, il Comune di Roma, in attesa del trasferimento in una nuova area attrezzata, si è impegnato al ripristino nel campo dell’acqua e della luce: i residenti del campo hanno organizzato un “comitato di sicurezza” al fine di far rispettare le regole e allontanare chi delinque; in collaborazione con l’AMA i residenti hanno lavorato per lo smaltimento della grande quantità di rifiuti che si era accumulata nel tempo.

Proprio per significare la disponibilità da parte nostra al dialogo, rivolgiamo alla cittadinanza le scuse e il rammarico per i fatti che possono aver accresciuto la diffidenza, favorito la chiusura verso la cultura rom e contribuito a creare quello stereotipo per cui: “rom uguale delinquenza”. Rammarico che nasce proprio dalla certezza che la nostra cultura, la nostra storia ha molto più da offrire di quanto comunemente si è a conoscenza. Noi con voi condanniamo con forza ogni evento illegale, contro la dignità umana, cosa che non è propria della nostra cultura, così come della vostra.

In questi ultimi mesi si sono verificati numerosi avvenimenti che hanno visto coinvolti sia gli abitanti del campo che quelli del quartiere. Non sono certo mancati momenti di tensione e duro confronto.

Il 5 aprile 2009 vuole essere una data importante e significativa di crescita, dialogo, apertura, attraverso la condivisone di momenti, proprio qui nel campo!

Apriamo le porte per mostrarvi che c’è una parte buona del Casilino 900 che pochi conoscono, che troppe volte è invisibile: fatta di uomini, donne e bambini rom che cercano di sopravvivere tra mille difficoltà e che vogliono integrarsi, dialogare, lavorare e contribuire alla società nella quale si trovano; sono gli stessi rom che allontanano i malfattori e i delinquenti all’interno del campo.
Sarà una gioia per noi, comunità rom del Casilino 900, condividere con voi le iniziative, i traguardi, le ansie e i progetti, le nostre tradizioni e culture; vedere con voi a che punto del cammino ci troviamo, individuare insieme i punti in comune, elaborare con voi un’idea di dialogo capace di far crescere entrambi, capace di aprire davvero le porte, per arrivare insieme a capire che siamo davvero tutti… FIGLI DI UNO STESSO PADRE!

Vi aspettiamo il 5 Aprile, domenica delle palme, alle ore 15, sul piazzale davanti al campo, per una celebrazione con la benedizione degli ulivi a cui seguirà un dibattito-tavola rotonda su alcuni temi importanti della nostra vita. Pianteremo un albero di ulivo simbolo di vita e di pace. Concluderemo con feste e danze proprie della nostra cultura.

Gli abitanti del Casilino 900.

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Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 09:07:23, in Italia, visitato 1533 volte)

Sugli organi di stampa gira la notizia che questa volta lo sgombero del campo ROM di via Bacula di lunedì 30 marzo (vedi QUI ndr) è stato effettuato offrendo a tutti delle alternative abitative.

Questo era quello che il Tavolo Rom, composto da tutte le realtà associative che si occupano di Rom e Sinti a Milano si auspicava, tanto è vero che nelle ultime settimane, con diverse modalità, si era chiesto a Comune e Prefetto di non procedere allo sgombero se non dopo aver trovato delle alternative umanamente accettabili

Quello che è successo invece è il solito sgombero senza soluzioni.

Sì, perché va detto che le soluzioni offerte dal Comune, che le famiglie hanno rifiutato, erano le soluzioni solite, quelle che prevedono lo smembramento delle famiglie, tanto è vero che le quattro famiglie a cui è stata proposta una soluzione diversa, che tenesse insieme le famiglie e non separasse donne, uomini e bambini, l’ hanno accettata.

Quello che ci chiediamo è: perché solo quattro famiglie e non tutte?

Come si è potuto accettare che le altre famiglie fossero condannate a girare per la città sotto la pioggia, senza riparo e senza cibo? Con quale criterio i “meritevoli” sono stati accolti, e gli altri cacciati?

L’aggravante dello sgombero di via Bacula è proprio l’inganno,

Era stato detto che le soluzioni c’erano per tutti, e cosi non è stato.

Il risultato è che ancora una volta non si è affrontato il problema della situazione disastrosa in cui vivono i Rom nella città di Milano, accampati in campi di fortuna, senza un vero alloggio, senza acqua, senza servizi.

Dopo lo sgombero di Bacula ci sono solo ancora più famiglie con bambini piccoli in giro per la città, sotto la pioggia e senza prospettiva se non quella di finire in un altro luogo abusivo, da cui verranno di nuovo sgomberati, anche perché le elezioni si avvicinano, e bisogna dimostrare fermezza contro i deboli.

Il Tavolo Rom non si stancherà di ribadire che questa politica è fallimentare, umilia i diritti delle persone, metti donne, uomini e bambini in situazioni inacettabili, e continuerà ad agire con tutti gli strumenti possibili, sia politici che del diritto, affinché anche a Milano venga ristabilito il diritto di tutti a condizioni di vita dignitose.

Tavolo Rom Milano

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Di Fabrizio (del 03/04/2009 @ 08:50:59, in lavoro, visitato 1616 volte)

Da Roma_Francais

Le Courrier des Balkans Minoranze ed impiego in Bosnia "Il 99% dei Rrom sono disoccupati" Dalla nostra corrispondente a Sarajevo. In linea: venerdì 27 marzo 2009

Come permettere ai Rom di trovare il loro posto nella società bosniaca? Con l'istruzione ed il lavoro, rispondono in coro Sanela Bešić e Ramiz Sejdić, due responsabili di OnG rrom a Sarajevo. Ebbene, secondo le statistiche ufficiali, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina sono alla disoccupazione dalla fine della guerra e della transizione liberale. E riguardo alla situazione economica e dell'incompetenza dei loro rappresentanti politici, i Rrom rischiano di subire per ancora molto tempo le discriminazioni e l'esclusione.
Par Vanessa Pfeiffer

©RIC, Sarajevo

Da qualche mese, si può leggere sui manifesti che ricoprono le strade di Sarajevo "Anche noi, vogliamo una vita degna di un essere umano" [1]. Questa campagna di sensibilizzazione, iniziata dal Centro d'informazione rrom (RIC) di Sarajevo, sostenuta dall'organizzazione umanitaria World Vision e dalla Commissione Europea, si inscrive nel quadro della promozione del Piano d'azione per i Rrom nei settori dell'impiego, dell'alloggio e della sanità (pubblicato a gennaio 2009). L'adozione di quest'ultimo da parte del Consiglio dei Ministri il 3 luglio 2008, ha permesso alla Bosnia Erzegovina di diventare l'11° membro del Decennio per l'Integrazione dei Rrom (2005-2015) [2].

Le OnG rrom si attivano al fine di applicare le misure concrete prese nei mesi scorsi a livello nazionale. Per esempio, questo Piano d'azione prevede che le imprese bosniache che assumessero dei Rrom beneficerebbero di alcuni vantaggi, tra cui un aiuto finanziario dallo Stato.

Così, una delle priorità di questo Piano d'azione è, senza sorpresa, l'accesso all'impiego. Questa misura condiziona molto evidentemente l'accesso ala sanità e l'ottenimento di alloggi decenti e mira a far uscire questa popolazione da una situazione di estrema precarietà, essendo oggi i Rrom la minoranza nazionale più numerosa e più povera del paese. Il tasso di disoccupazione è certamente molto elevato in Bosnia Erzegovina (circa il 47% della popolazione ed il Cantone di Sarajevo conta 71.000 persone alla ricerca di un impiego), ma la minoranza rrom è particolarmente toccata da questo fenomeno. In effetti, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina è alla disoccupazione (sapendo che il paese conta tra i 76.000 ed i 100.000 Rrom secondo le stime delle OnG locali) e tra quanti di loro hanno un lavoro, solamente il 2-3% lavorano nel settore pubblico. Nel Cantone di Sarajevo, solo l'1% dei Rrom hanno un impiego per una comunità che non cessa di crescere e che conta attualmente tra le 8.000 e le 10.000 persone [3]. Per (soprav)vivere, una gran parte della comunità rrom recupera e rivende materiale di ogni sorta di materiale (ferro, alluminio, ecc.) destinato al riciclaggio. D' altronde, il Piano d'azione preconizza lo sviluppo nel settore ambientale, favorendo il loro accesso ai Rrom.

Le Courrier de la Bosnie-Herzégovine ha  incontrato nel febbraio 2009 due dei membri del Consiglio dei Rrom di Bosnia Erzegovina [Vijeće Roma BiH]. Sanela Bešić è coordinatrice del Consiglio dei Rrom e del Centro d'informazione rrom (RIC) di Sarajevo. E' pure rappresentante dei Rrom di Bosnia Erzegovina al Forum europeo dei Rrom e membro del Comitato per i Rrom del Consiglio dei Ministri. Ramiz Sejdić è, quanto a lui, presidente dell'associazione "Prosperità dei Rrom" di Sarajevo e mediatore nell'ambito del programma "Pristup" (Accesso) che fornisce aiuto in materia di orientamento e impiego. Tutti e due ci hanno confidato le difficoltà con le quali si sono confrontati nella loro lotta quotidiana per l'integrazione dei Rrom nella società bosniaca. Un'integrazione che passa soprattutto per il loro inserimento nel mercato del lavoro.

Malgrado le difficoltà, sono determinati a proseguire nei loro sforzi per costruire l'avvenire dei Rrom di Bosnia Erzegovina, anche se l'appello al rispetto dei diritti delle minoranze lanciato dalle istituzioni europee ed internazionali, come da alcune OnG rrom e non rrom, non sembra essere realmente inteso dalle autorità bosniache. Queste affermano di avere questioni più importanti da affrontare, in vista della situazione economica, politica e sociale della Bosnia.

"In Bosnia Erzegovina, i tre popoli principale [bosniaco, croato e serbo] lottano per il potere. Non abbiamo posto in questo dibattito, siamo la loro ultima preoccupazione", dichiara Sanela Bešić. "Tutti parlano della crisi economica ma per noi, è crisi da più di dieci anni...", aggiunge. Ricorda come la guerra sia stata una vera rottura per i Rrom,  nel senso che la maggioranza di loro non hanno più ritrovato l'impiego che avevano nelle officine prima del conflitto.

In più, Sanela Bešić evoca casi in cui i Rrom hanno salari tre volte inferiori ai non-Rrom per esercitare la stessa professione. Inoltre, i giovani rrom diplomati fanno fatica a trovare un impiego qualificato. Ciò malgrado, le OnG intendono continuare a sostenere l'istruzione. Una vera scommessa sul futuro.

Per esempio, attraverso il programma "Pristup", Ramiz Sejdić permette ai Rrom che lo desiderano di proseguire negli studi da dove li avevano interrotti, grazie ad un accordo stabilito con diverse scuole primarie e secondarie del cantone di Sarajevo. Inoltre questo programma, sostenuto dall'ambasciata di Spagna e lanciato nel 2007 dall'AECID (Agenzia Spagnola per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo), favorisce l'accesso al lavoro dei Rrom nel Cantone di Sarajevo aiutandoli a effettuare tutti i passi necessari per la ricerca di un lavoro. Ugualmente assicura di seguire i candidati per studiare la loro integrazione nel mercato del lavoro. L'agenzia conta quattro impiegati, di cui due Rrom, ed ha aperto le porte tre mesi fa nel centro di Sarajevo.

Questa esperienza è unica in Bosnia Erzegovina ed i risultati ottenuti in Spagna (dove si trovano 70 agenzie di questo tipo) e negli altri paesi dei Balcani - in particolare in Romania - incoraggiano ad estendere questo programma al Cantone di Tuzla, una delle regioni del paese che conta più Rrom.

Ramiz Sejdić insiste sulla buona accoglienza che è riservata a quanti vogliono beneficiare di questi programmi. Alcuni hanno bisogno di essere ascoltati e rassicurati in interviste che durano dai 30 ai 45 minuti. "Quando vanno ad iscriversi come richiedenti lavoro, li si iscrive in due minuti, poi non li si ricorda mai più", precisa. Quanto all'agenzia, contatta regolarmente i suoi candidati per proporre loro offerte d'impiego, soprattutto nel settore delle pulizie o della vendita. L'agenzia conta oggi 95 tirocinanti e 5 di loro sono riusciti a trovare un lavoro nel Cantone di Sarajevo. Sono manutentori e giardinieri (parchi, fiumi).

Tuttavia, molti Rrom non credono più in questo tipo di programma e Ramiz Sejdić spiega che la maggior parte del suo lavoro, in quanto mediatore, è di riconquistare la loro fiducia.

Questa diffidenza s'esprime ugualmente riguardo ai leader politici rrom. Molti di loro dimenticano la loro comunità una volta arrivati a posti importanti. Questa mancanza di fiducia nelle elite politiche è un serio freno ad una mobilitazione politica più importante delle comunità rrom. La figura di leader è totalmente svuotata di credibilità.

Sanela Bešić e Ramiz Sejdić concordano nel dire che i Rrom che si sono iscritti ad un partito politico o un sindacato bosniaco non difendono più laloro comunità, ma unicamente il loro proprio interesse e quello della loro organizzazione. Secondo loro, solo la creazione di un partito politico o di un sindacato rrom in Bosnia Erzegovina sarebbe suscettibile di risolvere questo problema di  rappresentazione, permettendo alla comunità rrom ed ai suoi leader di pesare nel paesaggio politico bosniaco. Per restare fedeli al detto "niente per noi senza di noi" [4].

[1] I mi želimo život dostojan čovjeka

[2] Il Primo Ministro di Bosnia Erzegovina, Nikola Spiric, ha firmato la Dichiarazione del Decennio il 4 settembre 2008, nel corso della 14^ riunione dei membri del Decennio dei Rrom a Belgrado.

[3] Tutte queste cifre sono approssimative, dato che è molto difficile recensire il numero esatto dei Rrom, soprattutto a causa delle migrazioni economiche.

[4] "Ništa za nas bez nas"

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Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 09:24:19, in casa, visitato 1434 volte)

Da British_Roma

Secondo un nuovo rapporto della Commissione per i Diritti Umani e l'Eguaglianza, basterebbe un miglio quadrato di terra in tutta l'Inghilterra per fornire a tutte le famiglie Zingare e Viaggianti di un numero sufficiente di siti. Investire in misura adeguata genererebbe reddito per i consigli, migliorerebbe le relazioni tra comunità e fornirebbe una sistemazione decente. Lo studio mostra che siti autorizzati e ben condotti potrebbero esistere in armonia nelle comunità, aggiungendo che i comuni stanno spendendo ogni anno 18 milioni di sterline dei contribuenti, per sgomberare Zingare e Viaggianti da siti non autorizzati.

Read more on http://www.themovechannel.com/news/f53541cd-2667/

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Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 09:16:27, in lavoro, visitato 1632 volte)

Da Coopofficina

Riciclare il ferro è un'attività che si fa da tempo immemorabile: era un lavoro non nobile ma che aveva una sua dignità. Al tempo del fascismo "dare ferro alla patria" era diventato addirittura un dovere patriottico. Oggi, ci sembra di essere più ricchi di allora, ma riciclare il ferro è pur sempre un attività che rigenera delle preziose materie prime che altrimenti dovremmo importare dall'estero. Ed è materiale che altrimenti finirebbe in discarica o disperso ai bordi delle strade. Chi potrebbe mai dir male del recupero del ferro?

E invece, in Italia, ci ritroviamo con delle leggi che possono essere interpretate in modo da rendere illegale il recupero del ferro o di qualsiasi altro materiale. Non solo, ma abbiamo anche qualcuno che si è messo di buona volontà a interpretarle in questo modo e anche ad applicarle distruggendo un'attività che stava dando lavoro a decine di famiglie e facendo un'opera utile a tutti.

La storia comincia qualche anno fa, in Toscana dove, con il supporto delle istituzioni e della magistratura, sono nate tre cooperative sociali gestite principalmente dai Rom locali per il recupero del ferro di scarto. Era un lavoro duro e pesante, che però rendeva anche discretamente e permetteva ai membri delle cooperative di vivere in modo dignitoso.

Negli ultimi mesi, tuttavia, queste cooperative sono state soggette a una serie di ispezioni da parte dalla polizia del corpo forestale. Gli agenti si sono presentati all'improvviso, mitra in mano, requisendo i documenti e controllando tutto. Ma, nonostante le irruzioni spettacolari, non è stato possibile trovare niente di illegale o estraneo alle attività delle cooperative. Niente droga, niente refurtiva, niente del genere. La documentazione di rito era tutta a posto, con tutti i fogli e i moduli del caso: i "Fir" formulari di identificazione rifiuti, regolarmente compilati in quattro copie per ogni carico riciclato.

Poteva finire così? Assolutamente no! E, infatti, una delle norme fondamentali della burocrazia è che qualsiasi cosa fai, anche se ti ha detto di farla un funzionario, puoi sempre trovare un funzionario uguale e contrario al quale non va bene. Se questa norma si aggiunge all'altra che dice che comunque vada, devi sempre pagare, allora la burocrazia si trasforma in una trappola mortale dove qualsiasi cosa fai sei fregato.

Qui, i funzionari che hanno esaminato la documentazione delle cooperative hanno deciso di interpretare in senso restrittivo e letterale la norma detta della "tracciabilità dei rifiuti" che vuole che se ne debba sapere la strada percorsa fin dall'origine. La norma è sensata in termini generali ma, ovviamente, se la si applicasse alla lettera, non sarebbe possibile riciclare niente. Ogni tappo e ogni bottiglia avviate al riciclo dovrebbero essere accompagnate da un modulo fir in quattro copie con il nome, cognome, indirizzo e codice fiscale della persona che le ha buttate nel cassonetto.

Questo vale anche per il ferro raccolto dalle cooperative, che era ferro trovato agli angoli delle strade o recuperato presso cantieri e cose del genere. Nei moduli fir, come "origine del rifiuto" c'era la cooperativa. Questa è un'interpretazione valida della legge e, comunque, l'unica possibile se uno vuole riciclare quello che altrimenti resterebbe abbandonato in giro.

Ma chi ha inventato questa guerra contro il recupero del ferro ha trovato il modo di usare la norma per distruggere le cooperative. Stabilito che l'origine dichiarata dei carichi di ferro non era quella giusta, ne consegnue che ogni modulo era irregolare. Siccome la norma prevede una multa da 1000 euro in su per ogni irregolarità, il risultato finale è stato un totale di 19 milioni di euro di multa fatte alle tre cooperative (questo è un totale provvisorio, le multe continuano ad arrivare). Ovviamente, le cooperative non possono che chiudere in queste condizioni; fra le altre cose si sono visti anche sequestrati i furgoncini che usavano per lavorare.

Così, il risultato è che decine di famiglie hanno perso il lavoro, le cooperative hanno chiuso e riciclare il ferro è diventato un'attività illegale in Toscana. Adesso, i Rom che gestivano le cooperative non potranno fare altro che tornare a lavori saltuari e al nero - se non illegali - e ad essere un peso per la comunità. Un altro risultato è stato di fermare un'attività che poteva essere un esempio su come gestire quelle cose che chiamiamo "rifiuti" ma che non lo sono, ma sono invece materie seconde di cui abbiamo disperatamente bisogno per mandare avanti il "sistema Italia".

Non so cosa pensate voi di questo disastro. A me ricorda cose come il "cupio dissolvi" di cui parlava Paolo di Tarso, oppure l' "istinto di morte" di cui parlava Sigmund Freud. O forse la leggenda dei lemming che corrono come pazzi per buttarsi giù tutti insieme dal precipizio. Oppure, quelle belve in gabbia che finiscono per impazzire e per automutilarsi.

Per ogni volta in questo paese che qualcuno riesce a mettere su qualcosa di buono, viene sempre fuori qualcun altro che lo distrugge facendo del male anche a se stesso e a tutti quanti. Questa è l'essenza di questa guerra contro il recupero delle risorse: comunque vada, siamo tutti sconfitti. ( Ugo Bardi)

L'articolo di Repubblica sulla faccenda del 15 marzo 2009
LE COOPERATIVE sociali specializzate nella raccolta di rottami metallici sono in ginocchio. Nel giro di sei mesi il Corpo Forestale dello Stato ha elevato verbali di contravvenzione per quasi 19 milioni di euro nei confrontidelle cooperative La Bussola di Pistoia, I Ferraioli di Prato e L’Olmatello di Firenze e dei soci raccoglitori di ferraglie, per lo più rom e slavi. La loro colpa: aver trasportato «rifiuti speciali non pericolosi con formulari di identificazione rifiuto (Fir) recanti dati inesatti». Per molti dei soci, avviati al lavoro dalla magistratura e da enti che si occupano del recupero sociale di ex detenuti, è a rischio il percorso di riabilitazione.

Spiega l’avvocato Luca Mirco, che li assiste nei ricorsi alla Amministrazione Provinciale: «Questo sistema di cooperative è nato con il favore della politica. Č un lavoro utile all’ambiente e contribuisce alla sicurezza sociale, perché allontana dalla illegalità soggetti svantaggiati. Ai soci vengono dati in comodato gratuito furgoncini sui quali caricano ferraglie raccolte nei cassonetti dei rifiuti o fra gli scarti dei cantieri edili, per portarle ai centri di raccolta autorizzati, come Toscana Rifiuti. Qui i rottami vengono pesati e i raccoglitori incassano subito il corrispettivo, che per l’80% va a loro e per il 20% alla cooperativa. In questo modo riescono a mantenere le famiglie».
Dopo i controlli del Corpo Forestale, però, molti di loro hanno ricevuto verbali di contravvenzioni per cifre spaventose. E i furgoncini sono stati sequestrati. «Si era creato un circolo virtuoso — sottolinea l’avvocato Mirco — era un modo per riabilitare molti soggetti. Ora però sono spaventati a morte».

La Forestale ha applicato le norme in materia ambientale, che prescrivono la tracciabilità dei rifiuti. I Fir (formulari di identificazione rifiuti) devono riportare nome e indirizzo del produttore e del detentore. Nei formulari controllati dalla Forestale, alla voce produttore o detentore risulta indicata la cooperativa di appartenenza dei raccoglitori. Ma nessuna delle tre coop produce o ha in deposito rifiuti. Di qui le contestazioni. Per ogni Fir inesatto la legge prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 1600 a 9300 euro. Poiché, secondo le accuse, tutti i Fir sono inesatti, le sanzioni hanno raggiunto cifre stratosferiche.

«Ma come si fa a indicare la provenienza di un cassonetto o una discarica?», obietta l’avvocato. Una via di uscita per non distruggere il lavoro dei ferraioli potrebbe esserci. La legge sui rifiuti esenta gli ambulanti dalla compilazione dei formulari. Ma chi rilascia la licenza di ambulante? La Camera di Commercio dice che deve farlo il Comune. Il Comune dice che con la legge Bersani la licenza non c’è più. E allora? Č stato chiesto un parere all’Albo nazionale gestori ambientali. Ma nessuno ha risposto.

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Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 09:07:24, in scuola, visitato 2087 volte)

Segnalazione di Tom Welschen

LeLuminarie.it 30 Marzo 2009

Direzione Didattica “Alcide De Gasperi“
P.zza Papa Giovanni Paolo II, 24 – 90146 – Palermo - Tel 091 513992 – Fax 091 6702949
E-mail: paee013002@istruzione.it - elemdegasperi@libero.it

Questa mattina la zona compresa tra il campo Rom, Stadio e Piazza G. Paolo II (ex P.zza A. De Gasperi), è stata tappezzata da manifesti razzisti,firmati da Forza Nuova e da altre sigle, nei confronti dei Rom del campo nomadi della Favorita e degli immigrati in genere.
Il contenuto offende la nostra sensibilità di persone, cittadini ed educatori.
Di fronte a questa esplosione di manifesta intolleranza non possiamo rimanere a guardare in silenzio.
La nostra scuola, che accoglie da 15 anni i bambini Rom e di nazionalità non italiana, intende dare una risposta di accoglienza, serenità, umanità al tentativo di diffondere paura, terrore e conseguente avversione nei confronti della comunità Rom e di tutti gli immigrati.

VENERDI’ 3 APRILE ALLE ORE 18 INCONTRIAMOCI TUTTI NELLO SPAZIO VERDE ATTREZZATO DI VIALE DEL FANTE, TRA LO STADIO DELLE PALME E IL CAMPO ROM, PER UN SIT-IN DI PROTESTA CONTRO QUESTO TENTATIVO DI DISUMANIZZAZIONE DELLA SOCIETA’ E PER LA DIFESA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO.
VI INVITIAMO A DIVULGARE L’INIZIATIVA E A PARTECIPARE NUMEROSI, COINVOLGENDO SCUOLE, STUDENTI, FAMIGLIE, CITTADINI

(In allegato uno dei manifesti di Forza Nuova)

M.Giovanna Granata (Dirigente Scolastico) e i Docenti

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Di Fabrizio (del 02/04/2009 @ 08:53:29, in Italia, visitato 1501 volte)

Da Roma_Italia

QUI il testo originale in inglese ed un minivideo in italiano. QUI invece l'appello di Amnesty International di due settimane fa

31 marzo 2009 - I Rom che vivevano sotto il cavalcavia Bacula nel nord di Milano [...] martedì sono stati sgomberati a forza dalle autorità locali. Secondo la stampa locale, 70 dei circa 150 Rom che vivevano lì sono stati dispersi senza una sistemazione alternativa.

Alcune famiglie sono già state rialloggiate in strutture private. Una famiglia ha accettato riparo temporaneo nel dormitorio cittadino.

Non risulta ci sia stata una consultazione con la comunità sullo sgombero proposto, ne tentativi consistenti di identificare con loro una qualsiasi alternativa fattibile allo sgombero. Appare che le autorità non hanno preparato nessun piano per un'adeguata sistemazione alternativa o discusso di questo con gli interessati.

La pratica del comune nelle precedenti occasioni è stata di offrire alcune forme di rifugio a breve termine (settimane o pochi mesi), e soltanto alle donne e ai bambini piccoli, nei dormitori cittadini per senza tetto. In alcuni casi, in questa occasione, sembra che non sia stata fatta nemmeno questa offerta.

Prima di essere sgomberata, la comunità viveva in tende e baracche sotto il cavalcavia Bacula, senza acqua corrente, fognature o elettricità. Senza sistemazione alternativa, le famiglie si sposteranno in un altro campo improvvisato o rischiano di essere completamente senza riparo.

La maggior parte dei Rom che vivevano nel campo di Bacula hanno alle spalle almeno uno sgombero forzato. Circa 110 di loro si ritiene siano stati sgomberati a forza, nell'aprile 2008, da un altro campo non autorizzato della città, in via Bovisasca.

Di questi 110, almeno 100 sono stati probabilmente sgomberati a forza, nell'ottobre 2007, dallo stesso campo di Bacula dove vivevano ora. Diversi dei precedenti sgomberi forzati hanno comportato la distruzione di proprietà, incluse baracche, vestiti, materassi ed in qualche caso, medicine e documenti.

© Amnesty International

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