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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/02/2010 @ 09:16:07, in casa, visitato 1315 volte)

quiBrescia.it

(red.) Sembra destinata a durare la polemica tra il comune di Brescia e quello di Guidizzolo in provincia di Mantova sul trasferimento delle famiglie sinti in un terreno acquistato dalla controllata della Loggia, la Brixia Sviluppo, e destinato proprio alla realizzazione di un campo nomadi (leggi qui).

I residenti del comune mantovano hanno cominciato a scavare una trincea per erigere successivamente una palizzata al confine tra le loro proprietà e quella delle famiglie di nomadi, mentre il sindaco Graziano Pelizzaro ha predisposto un'ordinanza che prevede il divieto di sosta nomadi nel territorio. A ciò si aggiungono le 500 firme raccolte contro questo insediamento.

La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che “non staranno a guardare”, presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che definisce “un tiro mancino” sferrato da un comune, quello bresciano, di centrodestra.

La vicenda approda in Parlamento con un'interrogazione dell'onorevole leghista Gianni Fava nella quale, dopo aver ricostruito la vicenda, si chiede al ministro degli interni se "è a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti ritiene opportuno adottare al fine di evitare che i comuni mantovani non siano costretti a subire passivamente le decisioni operate dall’amministrazione comunale”.

Non sembra comunque che ci possa essere spazio per adire a vie legali, in quanto il terreno è stato regolarmente acquistato e un altro lotto, per un'analoga operazione del comune di Brescia, è stato individuato a Gazzo di Bigarello.

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Di Fabrizio (del 03/02/2010 @ 00:08:53, in Italia, visitato 2393 volte)

Scritto solo ieri. Neanche il tempo di godersi la notizia, e mi arriva questa sconcertante notizia, segnalata dal Gruppo EveryOne

di Annachiara Sacchi - Corriere della Sera

Niente teatro gratuito per la recita sulla Shoah. Il sindaco: inaccettabile parallelo tra i nazisti e il governo

MILANO - Volevano esibirsi al Teatro della Martesana. Si preparavano da mesi, i ragazzini della media Falcone di Cassina De’ Pecchi. Giorno della Memoria, le terze sul palco. Il tema di quest’anno, la storia di Rebecca Covaciu, la quattordicenne «pittrice» (è stata premiata dall’Unicef e le sue opere sono esposte in tutto il mondo) che ha lanciato un appello contro la persecuzione dei rom in Italia ed è stata soprannominata la «Anna Frank dei rom». Mancava solo il patrocinio del Comune. Il sindaco lo ha negato: «Iniziativa non attinente alla ricorrenza». Un recital organizzato, scritto e diretto dai ragazzi. Con il contributo del Comune. Che non è mai arrivato. Con una lettera datata 22 gennaio e indirizzata alla scuola, il sindaco di Cassina De’ Pecchi, il leghista e onorevole Claudio D’Amico, ha risposto così: «Il diniego del patrocinio è ascrivibile ai seguenti motivi: l’estraneità dell’evento proposto con la ricorrenza da celebrare; l’inaccettabilità dell’unica chiave di lettura che propone uno sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal governo del nostro Paese nei confronti della minoranza rom; infine, la scuola dispone della palestra, location più che idonea per realizzare l’evento, oltretutto a costo zero».

Capitolo chiuso. Almeno sembrava. Ma il 25 gennaio il dirigente dell’istituto comprensivo non ha resistito. Con una lettera inviata al sindaco e ai genitori delle classi terze, Sergio Roncarati ha voluto fare alcune precisazioni: «Contesto il fatto che l’evento teatrale sia estraneo al giorno della Memoria perché è riconducibile al nazismo e alla discriminazione delle minoranze etniche presenti nei campi di concentramento. La scuola è un’istituzione, non fa politica. Raccoglie spunti che provengono dalla società per accrescere la sensibilità dei ragazzi e formare una coscienza civica». La replica continua, avanti con le precisazioni del preside. «Sul sito della Conferenza Episcopale Italiana (www.chiesacattolica.it) si trova un chiaro riferimento alla vicenda della ragazza e alla giornata della memoria del 2008. E su questo sito non ho trovato "alcun sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal nostro governo nei confronti della minoranza rom"». E, infine, «la palestra è uno spazio affidato alle manifestazioni sportive e ad eventi connessi. Per questo abbiamo affittato il Piccolo Teatro della Martesana, perché da quando è in ristrutturazione il teatro dell’oratorio, è l’unico spazio idoneo sul territorio di Cassina De’ Pecchi».

Botta e risposta. Che non è servito a riappacificare gli animi e anzi, ha confermato il mancato patrocinio alla manifestazione da parte del Comune a Est di Milano. Lo spettacolo, comunque si farà. Le mamme della scuola media insistono: «Vogliamo tenere i ragazzi fuori dalle polemiche politiche». L’appuntamento è per giovedì mattina e venerdì sera, ovviamente al teatro della Martesana, pagato con il contributo delle famiglie e della scuola. Sul palco, gli studenti. E in platea, Rebecca (che dopo varie peregrinazioni e brutte esperienze ora vive a Milano) «la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una realtà di discriminazione e, contemporaneamente, lo avvicinerà a rivelandogli uno straordinario messaggio di gioia e di speranza».

02 febbraio 2010

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Di Fabrizio (del 02/02/2010 @ 09:43:17, in Europa, visitato 1497 volte)

Da Roma_Francais

Lettera aperta

Nuova espulsione di due Rom rumeni ed OQTF (obbligo a lasciare il territorio ndr) a Saint-Martin d'Hères il 27 gennaio 2010.

Alcune famiglie rumene con bambini hanno trovato rifugio in un edificio abbandonato situato in avenue Gabriel Péri à St. Martin d’Hères (Isère). Tentano di sopravvivere con la speranza di ottenere un lavoro legale, un impiego che garantirebbe loro dei diritti. Queste famiglie sono seguite quotidianamente dall'associazione Roms Action nell'agglomerato di Grenoble.

Nel giugno 2009 un raid illegale della Polizia s'è concluso con l'arresto di un padre di famiglia considerato come "il patriarca" (che non è) e di un dipendente di Roms Action che svolgeva il proprio lavoro. Sono stati rilasciati poco dopo, perché non c'era nessun motivo per trattenerli.

L'11 gennaio 2010 alle 7.00 del mattino, dei gendarmi sono andati al medesimo luogo per arrestare due uomini, che sono stati direttamente inviati al centro di detenzione di Lione e reinviati via aerea in Romania. Nel contempo le forze dell'ordine hanno confiscato i documenti (carta d'identità e passaporto) a 3 adulti e 2 bambini, promettendo loro di ridarli l'indomani. Il 13 gennaio i documenti non erano ancora riapparsi. Roms Action ha accompagnato gli interessati nella ricerca dei loro documenti d'identità: la polizia ha ammesso che la confisca dei documenti d'identità è illegale. Per contro, non hanno accettato un reclamo contro ignoti per furto di documenti. I documenti in questione sono riapparsi solo il 14 gennaio.

Il 21 gennaio alle 6.00 di mattina, i gendarmi hanno visitato ancora una volta l'edificio ed hanno arrestato una donna, che è stata reinviata in Romania con l'aereo.

Il 27 gennaio, di mattino presto, tre camionette della Gendarmerie accompagnate da una macchina della BAC (Brigate Anti Criminalità ndr) e da un'interprete si sono ripresentate allo stesso indirizzo.

Dopo un controllo sommario del luogo (dentro gli armadi e sotto ai letti), i gendarmi hanno arrestato:

  • Una famiglia con tre bambini (15 mesi, 14 anni e 16 anni)
  • Una famiglia con due bambini (6 anni e 11 anni)
  • Un padre di famiglia (i cui due figli vanno a scuola da due anni)

Non è stata fornita nessuna spiegazione riguardo all'ispezione del luogo. Per giustificare gli arresti, la sola spiegazione data è stata "controllo dei documenti alla prefettura".

Alle 8.00 di mattina abbiamo appreso che le famiglie non erano in prefettura, ma alla gendarmerie di Moirans.

Alle 16.30 veniamo a sapere che due dei tre uomini sono stati mandati al centro di detenzione di Lione. Uno dei due era già stato oggetto di un rimpatrio forzato in Romania due settimane fa (l'11 gennaio). Era rientrato in Francia qualche giorno dopo, per raggiungere sua moglie e i suoi bambini che frequentano la scuola.

Abbiamo anche appreso che gli altri 3 adulti ed i 5 bambini sono stati rilasciati, con l'obbligo a lasciare il territorio. Le famiglie che hanno ricevuto un OQTF non erano in Francia che da una settimana - dunque lontane dal termine legale di espulsione, che è di tre mesi di presenza sul territorio. Ricordiamo anche che la Romania fa parte, dal gennaio 2007, dell'Unione Europea.

Perché questo accanimento? Queste famiglie sono tranquille (il vicinato lo può testimoniare), frequentano tra l'altro regolarmente i servizi di Roms Action e provano a cercare soluzioni per costruire la loro vita. I bambini vanno a scuola con la paura che la polizia li venga a cercare o che i genitori vengano arrestati in loro assenza. Come costruire un avvenire in queste condizioni?

Chiediamo che cessino l'accanimento e le pratiche d'intimidazione verso queste persone grandemente sconfortate.

A chi o cosa sono servite le spese generate dalla detenzione, dai giudizi e dai rimpatri in aereo verso la Romania? Se non sono offerte alternative, le persone ritorneranno in Francia qualche giorno dopo. A cosa servono queste nuove espulsioni?

A nome delle persone interessate, di quante lo saranno in seguito, e di quanti tenteranno con ogni mezzo d'arrivare,
L’associazione Roms Action

La Présidente de l'A.M.I.D.T et Samudaripen
Esméralda Romanez

ROMS ACTION
3, rue Gay-Lussac
38 100 Grenoble
09 52 52 87 13
Email romsaction@yahoo.fr

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Segnalazione di Windart

COMUNICATO STAMPA

Cassina de' Pecchi, 1 febbraio 2010

"La storia di Rebecca": a Cassina de' Pecchi (Milano) spettacolo teatrale studentesco per dire no ai pregiudizi razziali

Gli studenti di terza media di Cassina de’ Pecchi (MI) celebrano la Giornata della Memoria con una rappresentazione teatrale dedicata alla storia di Rebecca Covaciu, ragazza Rom, premio UNICEF. La commovente storia di Rebecca Covaciu viene proposta all’attenzione del pubblico in occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria.

A raccontarla saranno le classi della terza media, che in uno sforzo congiunto hanno inteso offrire un contributo concreto e quanto mai adeguato alla circostanza. Rievocare gli orrori della Shoah è per loro e per tutta la scuola un’occasione per ribadire che quegli eventi di un passato ancora così prossimo non debbono ripetersi mai più.

Convinti che il pregiudizio, allora come ora, costituisca una fonte di discriminazioni e di persecuzioni, con questa rappresentazione teatrale gli alunni hanno inteso valorizzare il tema cruciale del rispetto delle minoranze e della diversità. La diversità, denigrata e beffeggiata da chi la percepisce solo come mera estraneità, diviene invece un valore nel momento in cui la si conosce. Lo spunto per fare questa esperienza viene qui offerto dall’incontro con Rebecca (che sarà presente alla prima dello spettacolo) la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una realtà di discriminazione ma al contempo lo avvicinerà al mondo interiore della protagonista rivelandogli uno straordinario messaggio di gioia e di speranza, contro tutte le discriminazioni.
L’iniziativa ha ricevuto l’incoraggiamento della Croce Rossa Italiana offertoci dal dott. Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale per le attività accoglienza e assistenza alle popolazioni Rom.

CASSINA DE’ PECCHI
Piccolo Teatro Martesana

4 febbraio 2010 ore 11.00
5 febbraio 2010 ore 20.30

Per informazioni:
"La storia di Rebecca"
tel. 02 9529155 Carol Morganti
email: carolmorgant@yahoo.it
Scuola Media Giovanni Falcone
Cassina de' Pecchi (Milano)

Per saperne di più su Rebecca Covaciu: http://italiadallestero.info/archives/468 (anche su http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=2274 ndr)

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Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 15:34:56, in Italia, visitato 1848 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi

APERTAMENTE di Buccinasco

Care amiche e amici, soci, insegnanti, concreti, appassionati e affettuosi sostenitori dell’esperienza del Quartiere Terradeo,

(se dico ‘affettuosi’, non si tratta d’una carineria accattivante, ma d’una concreta e oggettiva valutazione sul fatto che ci si mette tutta la competenza e la capacità di cui si dispone, certo. Ma anche l’anima)

questa mattina di sabato 30 gennaio 2010 abbiamo celebrato presso il nostro Quartiere la Giornata della Memoria. Una ricorrenza che ha particolarmente a che vedere e a che fare con i Sinti.

Spesso facilmente dimenticate –a partire dalla legge istitutiva- vittime di quelle violenze che si afferma di voler ricordare.

Presenti e partecipanti circa dieci (ma come si fa a contarli, quando sono così piccoli? erano di più?) bambine e bambini del Terradeo, alcuni speditici dai genitori, una minuteria infantile (a parte una grandona di ben 14 anni) vivace ma attenta, insieme ai consiglieri dell’Associazione Augusto Luisi, dal quale era partita l’ardimentosa proposta, ed Ernesto Rossi. Il tutto nella casetta messa a disposizione da Romina con l’abituale sensibilità (dopo, le pulizie).

Siamo partiti dal grave recente lutto per la morte di Carlo Iussi, uomo gentile, amabile e aperto, e dal fatto che avesse colto lui un’occasione per parlare d’un suo fratello e d’un cugino, partigiani (sapevano tutto, i bambini), chiedendo che il presidente cercasse tracce della loro attività di combattenti: una restituzione di onore, che raramente si compie nei confronti dei non pochi rom e sinti sostenitori e collaboratori, o combattenti della Resistenza.

Da questa considerazione, facilitati dal fatto che alcuni dei giovanissimi partecipanti avevano ricevuto informazioni sulla Giornata dalla televisione (perfino) o dalla scuola, siamo passati a considerare il perché i partigiani avessero combattuto, con quale obiettivo di libertà e di riscossa, contro le violenze fasciste e naziste (i bambini si sono molto divertiti riconoscendo i termini ‘zingari’ ciriklè-uccelli, usato per definire i partigiani, e kastènghere-quelli del manganello, per i fascisti) e cosa ne fosse nato: la Costituzione della nostra Repubblica italiana.

Ne abbiamo ricordato l’articolo 3, che non solo afferma il diritto all’uguaglianza di tutti alla nascita, ma il dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Perché ‘il lavoro’? perché è il fondamento dell’affermazione di sé e delle proprie capacità, che tutti abbiamo, maschi e femmine, e base per il progetto del proprio futuro, individuale e familiare.

Le diversità delle culture e delle lingue (la diversità delle foglie sugli alberi piantati al Terradeo dai loro genitori), come il sinto, prima lingua dei nostri piccoli, sono una ricchezza che bisogna utilizzare: rom e sinti, proprio per la loro particolarità storica, culturale e sociale, sono una felicità per il nostro paese. Lo dimostrano, qui e altrove, i grandi rom e sinti, musicisti, danzatori, calciatori e sportivi, e donne e uomini ad alti livelli di rappresentanza, come il Parlamento europeo.

Insomma, c’è bisogno di voi: studiate.

Tutti felici e contenti –anche noi- e… a pranzo.

Sede legale e operativa: Quartiere Terradeo, via dei Lavoratori, 2 – 20094 Buccinasco MI
Domicilio fiscale: Ernesto Rossi, via Manzoni 15 B – 20090 Trezzano sul Naviglio MI (Italia) tel.+39.(02).48409114
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l’8 marzo 2007, n.1753, serie 3. Codice fiscale 97459790156

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Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 09:02:55, in Italia, visitato 2098 volte)

L'esperienza del Casilino from Il Carattere on Vimeo

Due esperti, un architetto urbanista e un'antropologa sociale, spiegano che cosa è stato il Casilino 900 in questi anni. L'esperienza del più grande campo rom italiano e i tentativi di integrazione, andati falliti.
(Il video rientra nella inchiesta de "Il Carattere" sul Casilino 900)

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Di Fabrizio (del 31/01/2010 @ 09:13:27, in casa, visitato 2683 volte)

Gazzetta di Mantova (leggi anche QUI)

Guidizzolo non vuole un campo per i sinti. Il trasferimento delle famiglie deciso dal comune di Brescia senza avvisare il sindaco. Il prossimo campo a Gazzo di Bigarello.

Il terreno acquistato dal comune di Brescia

Il Comune di Brescia acquista un terreno a Birbesi di Guidizzolo per trasferirvi alcune famiglie di sinti. Il tutto all'insaputa del sindaco. E della popolazione. La quale ha reagito subito: questa mattina i residenti nella zona di Birbesi hanno cominciato a erigere una palizzata al confine tra le loro proprietà e quella delle famiglie sinte. Quasi a voler sottolienare che su quel terreno sorgerà un campo nomadi, non particolarmente gradito.

La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che «non staranno a guardare», presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che definisce «un tiro mancino» sferrato da un Comune, quello bresciano, di centrodestra. Ma problemi legali non dovrebbero esistere: il terreno è stato infatti regolarmente acquistato e nessuno può impedire che alcune famiglie vi si trasferiscano. Anche se di etnia sinta. Un altro terreno per un'analoga operazione del comune di Brescia è stato individuato a Gazzo di Bigarello. La vicenda delle aree vendute ai nomadi sta scatenando nel Mantovano aspre polemiche.



Il Comune di Brescia, tramite la società controllata Brixia Sviluppo, ha acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo su cui trasferire alcune famiglie di nomadi sinti che attualmente occupano il campo di via Orzinuovi che presto verrà smantellato. Della notizia nessuno era al corrente, né il Comune di Guidizzolo, né gli abitanti della zona in cui si insedierà il nuovo campo che - a detta dell'associazione di volontariato Sucar Drom di Mantova che gestisce il progetto - sarà formato solo da 4 famiglie, 16 persone in tutto. Non ne sono convinti però i residenti che, appena appresa la notizia, per tutelarsi hanno già cominciato ad alzare una palizzata per dividere i confini.

(29 gennaio 2010)

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Di Fabrizio (del 30/01/2010 @ 09:10:41, in musica e parole, visitato 2305 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir

 Quattro scatenate chitarre sinte! Link

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Di Fabrizio (del 30/01/2010 @ 09:01:26, in Italia, visitato 2358 volte)

Scrive Ermelinda Coccia

"Sono dei bastardi!" ci dice un Rom uscendo da un vecchio caravan. "Hanno buttato giù la mia baracca e guardate come vivo!"

Ce ne restiamo zitti ad ascoltarlo, mentre continua a domandarci se ciò che sta accadendo sia giusto. Ci racconta di essere solo.

Su un fianco della roulotte è poggiata una lamiera a mo' di tetto. Lì sotto, riparato dalla pioggia, c'è un fornello che scalda un brodo. Fa freddo.

Viene da chiedersi se il Piano Nomadi prevede l'abbattimento delle baracche ancor prima di trasferire la gente che ci vive. Se possa essere considerato "piano" lasciare che un uomo racconti di se, con le lacrime agli occhi.

"Ci fanno pagare l'affitto nei campi attrezzati. E io dove li trovo 200 euro al mese? Io faccio l'elemosina!"

Ancora, viene da domandarsi "perché?" quando una ruspa si ferma davanti ad un furgone, lo fa a pezzi, poi fa inversione per andarsene.

Distruggere un mezzo di trasporto è previsto o è soltanto sinonimo di "potere"?

Come dire: Devo fare piazza pulita, quello che c'è, c'è!

Il Casilino 900, dopo quaranta anni, sta scomparendo. Nel giro di pochi giorni, le baracche colorate diventano legni secchi sotterrati dal fango.

Tanta gente è contenta del trasferimento, ma altrettanto arrabbiata per le modalità che il Comune di Roma sta adoperando per lo sgombero del Campo.

Non si stanno trasferendo dei rottami, delle cose, degli animali. Si stanno trasferendo delle persone da un luogo ad un altro. Da un territorio nel quale tanti sono nati e cresciuti.

Pertanto che sia giusto e doveroso eliminare i campi abusivi, per dare ai Rom una sistemazione più dignitosa, è un concetto che passa in secondo piano, quando i modi per farlo hanno ben poco di dignitoso.

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Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:59:31, in conflitti, visitato 1995 volte)

Da Roma_und_Sinti

23 gennaio 2010 - In occasione dell'inaugurazione del nuovo anno del partito CDU (conservatore), Christian Schwarz-Schilling, che fu ministro delle poste e telecomunicazioni nella coalizione CDU-FDP dell'ex cancelliere Helmut Kohl, ha fortemente criticato il rimpatrio forzato dei Rom verso il Kosovo.

Secondo quanto riferito dai media, Schwarz-Schilling, il cui discorso riguardava il periodo post-bellico, ha richiamato alle proprie responsabilità la comunità internazionale nell'intervenire nelle catastrofi causate dall'uomo. In questo contesto, ha giustificato l'intervento nella ex-Jugoslavia e detto che le condizioni createsi in seguito avevano bisogno di ulteriore assistenza post-bellica.

Riferendosi al passato storico della Germania, Schwarz-Schilling ha detto che il rimpatrio forzato dei Rom in Kosovo è stato un grosso errore. Ha ricordato che i Rom sono stati perseguitati come gli Ebrei sotto il nazionalsocialismo ed ha detto che è stato inappropriato trattarli in questo modo. Ha anche ricordato che molti emigranti dalla Germania avévano trovato una nuova casa all'estero.

Schwarz-Schilling ha ripetutamente criticato le autorità tedesche per la loro scarsa attitudine verso i rifugiati. In un'intervista col programma TV Panorama, Schwarz-Schilling ha detto che una politica consistente nel ricevere tante persone e poi nel ricacciarle nuovamente, difficilmente può essere qualificata come particolarmente umana. Come Alto Rappresentante del Segretario Generale in Bosnia Erzegovina riconosce il diritto dei rifugiati al ritorno nelle loro case, puntualizzando nel contempo che rimangono molti ostacoli nell'esercizio di questo diritto.

Fonti (in tedesco):
,Die Verantwortung der Deutschen, Echo-online, 23 January 2010
Ex-Minister beurteilt die Lage, Main-Spitze, 23 January 2010
Null Toleranz – Unionsländer schieben immer mehr Kinder ab, Panorama, Nr. 658, 25 August 2005

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B.p. 97
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