Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 02/04/2011 @ 09:08:11, in Europa, visitato 1725 volte)

Osservatorio Balcani e Caucaso Cornel Ban 25 marzo 2011

Romania rurale - Adam Jones, Ph.D./flickr

Negli anni passati, per molti romeni (provenienti soprattutto dalle zone rurali) l'emigrazione ha rappresentato un'occasione di riscatto economico e sociale. Oggi la crisi ha cambiato le prospettive, ma il ritorno in Romania non sembra una strada percorribile, e il futuro appare pieno di incognite

"È davvero dura qui. Lavoriamo di più e siamo pagati di meno... turni di tredici e quattordici ore in lavori di ristrutturazione sono diventati la norma. Mio fratello ed io siamo fortunati a trovare ancora lavoro qua e là a Madrid. Ma penso che quest'estate non potremo permetterci di tornare a casa. È la prima volta in sette anni che non lo facciamo. Abbiamo sempre mantenuto le spese al minimo, abbiamo comprato il cibo più scadente e non abbiamo acquistato un'auto vistosa, anche quando i tempi erano migliori. Abbiamo risparmiato per costruire una casa in Romania e avere dei soldi per i tempi difficili. Ma adesso guadagniamo a malapena per un appartamento sovraffollato, il cibo e duecento euro al mese da spedire alla nostra famiglia in Romania".

Miti logori
Nicu Pop è sempre stato un inguaribile ottimista, ed è evidente che questa triste conversazione non è da lui. I suoi colleghi lo hanno sempre preso in giro per il ottimismo sconfinato. Ma la situazione, oggi, è abbastanza cupa da oscurare le aspettative anche dei più resistenti tra i lavoratori romeni impiegati nel settore edilizio spagnolo ed irlandese, un tempo in forte espansione. E con questi Paesi che scricchiolano sotto l'austerità fiscale e con i loro paesaggi urbani pieni di case vuote di recente costruzione, è chiaro che i posti di lavoro nell'edilizia, la nicchia di mercato di lavoro preferita dai lavoratori immigrati romeni, non torneranno mai più.
"Per anni ho fatto gli straordinari, ed ero disposto a mettere le mani sul fuoco se il datore di lavoro lo avesse chiesto. Ora però tutto sta cadendo a pezzi, e non ho idea di cosa fare. Alcuni dicono che dovremmo andare altrove in Europa, ma i miei unici contatti sono a Dublino. E nemmeno lì c'è lavoro. Forse dovrebbero radunarci tutti e spedirci a casa, così non avremmo più illusioni sul fatto che qui contiamo qualcosa".
I miti sulle ricompense del duro lavoro fisico sono crollati tra i romeni emigrati in questi anni, in gran parte giovani uomini provenienti da zone rurali, la cui unica esperienza lavorativa prima dell'emigrazione era stata la massacrante attività agricola in un villaggio della Transilvania o lunghi spostamenti per lavorare in fabbrica, spesso con turni duri e bassa retribuzione.
Tuttavia, la diminuzione delle opportunità lavorative in Spagna ed Irlanda non ha provocato una massiccia emigrazione di ritorno verso la Romania. Al contrario, secondo le statistiche del governo di Bucarest, quasi mezzo milione di romeni ha presentato domanda e 140.000 hanno ottenuto un contratto di lavoro in Europa occidentale attraverso l'agenzia di collocamento governativa. Mentre Italia e Spagna sono state le destinazioni preferite durante l'ultimo decennio, nel 2010 la maggior parte di coloro che sono partiti hanno fatto ingresso nel mercato britannico e tedesco, con l'agricoltura ad assorbire la maggior parte dell'afflusso.

Niente ritorno a casa
Perché i romeni continuano a partire e perché gli immigrati disoccupati e sottoccupati non hanno fatto ritorno? In primo luogo, la maggioranza degli emigranti sono partiti da regioni rurali, dove si trovavano di fronte alla prospettiva di un'agricoltura di sussistenza, a sussidi di disoccupazione estremamente bassi ed a breve termine, con difficoltà d'accesso ai servizi pubblici e un'estrema scarsità di lavoro salariato. Per quanto possa essere difficile la vita nelle case popolari degli immigrati a Barcellona o Dublino, almeno ci sono i recenti ricordi del successo economico a cui gli immigrati possono attingere per mantenere la propria capacità di resistere durante la crisi.
Oltretutto, in Europa occidentale gli immigrati possono restare a galla durante la crisi grazie ad una combinazione di livelli accettabili di sussidi di disoccupazione e un ottimo accesso all'assistenza sanitaria, elementi questi molto insoddisfacenti in Romania. Inoltre, decine di migliaia di famiglie di immigrati hanno bambini che sono nati nei Paesi di destinazione o sono andati a scuola lì.
Per questi bambini la lingua romena è la lingua che parlano a casa con genitori e fratelli, magari in forma dialettale, piuttosto che la lingua della maggior parte delle loro attività quotidiane. Senza un'esposizione al sistema scolastico romeno, dove è insegnato il romeno standard, è probabile che questi bambini incontrerebbero difficoltà a scuola se fossero "riportati" al sistema d'istruzione romeno.
Al contrario, pur essendo socialmente gratificante, la vita di villaggio in Romania offre poco in termini di speranza. Durante l'ultimo decennio, l'interazione tipica tra lavoratori emigranti e le loro comunità d'origine avvenuta durante le vacanze di agosto e alla fine di dicembre, quando i villaggi ritornano alla vita con gli emigranti che riempiono i pub, lavorano alla costruzione di grandi case e sfoggiano auto semi-nuove.
Ritornare nello stesso posto a metà novembre o all'inizio di febbraio è una cosa diversa. Come dice scherzando Tabara Marin, un camionista licenziato che ha trascorso cinque mesi in disoccupazione in Spagna, "mia moglie ed io vivevamo in un'angusta casa popolare ad Almeria (Spagna), orari di lavoro pazzeschi e così via. Poi entrambi abbiamo perso il lavoro e non trovavamo nulla, non importa quanto cercassimo, e abbiamo anche pensato di superare i tempi duri, approfittando dei sussidi, e di tornare a vivere nel nostro villaggio natio. Dopo un mese, però, mi volevo suicidare...Fango sulle strade, età media sui settant'anni... Il miglior lavoro che puoi trovare è fare il contadino per un delinquente del posto, che paga sei euro al giorno. Quindi abbiamo deciso, ritorneremo in Spagna. Almeno lì possiamo sperare che la crisi passerà e che troveremo un lavoro, mentre qui, anche quando ritorneranno i tempi buoni, i lavori resteranno malpagati, l'ospedale sarà sempre un buco e la scuola continuerà a cadere a pezzi".

Prospettive grigie
Fin dall'inizio della modernizzazione economica della Romania nel XIX secolo, l'industria e i servizi potevano contare su un esercito di manodopera a basso costo, proveniente dai villaggi. Questo è stato il caso soprattutto durante l'esperienza romena di sviluppo economico (neo)stalinista, quando la crescita a rotta di collo nell'industria ha lasciato nelle campagne quasi metà della popolazione.
Durante gli ultimi dieci anni è stato il boom immobiliare dell'Europa meridionale e dell'Irlanda a beneficiare dell'afflusso di quasi due milioni di giovani romeni, la maggior parte dei quali proveniente dai villaggi, ma disposta a lavorare in cambio di salari bassi e munita di almeno dieci anni d'istruzione e di una certa esposizione alle competenze di formazione professionale.
Adesso che la bolla immobiliare è scoppiata e il loro Paese d'origine offre loro ben poco, oltre a salari molto bassi e uno smantellamento sistematico dei diritti dei lavoratori, la più dinamica gioventù rurale della Romania affronta una lunga e scoraggiante traversata verso un'incertezza e precarietà ancora maggiori.
Come dice Nicu Pop con un sorriso sarcastico, "dopo che i lavori e i sussidi di disoccupazione saranno finiti e quando saranno esauriti i nostri risparmi, non avremo altra scelta che tornare a casa, senza illusioni, e lavorare la terra, come i nostri nonni. Non è proprio quello che avevamo in mente in tutti questi anni, ma almeno mangeremo pomodori biologici e carne senza additivi chimici, cosa che nemmeno i ricchi di Madrid possono permettersi".

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Di Fabrizio (del 01/04/2011 @ 14:20:30, in Regole, visitato 1572 volte)


Indispensabile iscriversi alla Lista elettorale aggiunta del Comune di residenza. Tempo fino al 4 aprile.

01 aprile 2011 - Il 15 e il 16 maggio prossimo anche i cittadini comunitari residenti in Italia saranno chiamati alle urne in oltre 1300 Comuni per eleggere il Sindaco ed i consiglieri comunali.

Per godere del diritto di voto è necessario iscriversi ad una Lista elettorale aggiunta presso il Comune di residenza entro il 4 aprile. La procedura è molto semplice: basta recarsi presso l'Ufficio elettorale comunale e riempire il modulo precompilato appositamente realizzato o, laddove l'Ufficio ne fosse sprovvisto, formulare una richiesta su carta semplice in cui vanno indicati i dati personali, la cittadinanza, l'attuale residenza e l'indirizzo nello Stato di origine. Il Comune, fatte le opportune verifiche, iscriverà il richiedente nell'apposita lista aggiunta e gli invierà la tessera elettorale, documento da conservare con cura per esercitare il diritto di voto in occasione di ogni elezione al quale il cittadino comunitario potrà partecipare.

L'iscrizione alle liste aggiunte resta valida fino ad eventuale richiesta di cancellazione da parte dell'interessato, oppure fino a che non intervenga una cancellazione d'ufficio a seguito di trasferimento dell'elettore in un altro Comune di residenza oppure di perdita dei diritto di voto.

I Comuni cercheranno di tutelare il diritto di voto anche dei "ritardatari" ossia coloro che si iscriveranno alla Lista dopo il 4 aprile.

Per i cittadini comunitari che invece intendono candidarsi come consiglieri comunali le date da tenere a mente sono il 15 e il 16 aprile: in questi giorni, all'atto del deposito della lista dei candidati, oltre alla documentazione richiesta per i cittadini italiani va aggiunta una dichiarazione contenente l'indicazione della cittadinanza, dell'attuale residenza e dell'indirizzo nello Stato di origine nonché un attestato in data non inferiore a tre mesi dell'autorità amministrativa competente dello Stato membro di origine, dal quale risulti che l'interessato non è decaduto dal diritto di eleggibilità.

Da tenere bene presente che i cittadini comunitari non possono candidarsi alla carica di Sindaco.

(Maria Rita Porceddu)

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Di Daniele (del 01/04/2011 @ 09:48:19, in Europa, visitato 1911 volte)

Da Slovak_Roma

Includendo tutte le donne. By Jens Wandel

L'8 marzo di quest'anno abbiamo festeggiato i 100 anni dell'avvocatura per la parità dei diritti delle donne. E tuttavia resta ancora molto da fare per realizzare i pieni diritti di parità delle donne. Questo è particolarmente vero per le donne dei gruppi di minoranza.

In tutta Europa, le donne rom sono tra le popolazioni più svantaggiate.

In media, una donna rom in Slovacchia si stima che muoia 17 anni prima di una donna non rom, le ragazze rom hanno il doppio di probabilità di avere figli prima del loro 20° anno di età a dispetto delle ragazze non-rom, e quindi le donne rom hanno meno probabilità di completare la loro formazione. Hanno meno possibilità di imparare a leggere e più probabilità di essere disoccupate rispetto alle donne non rom ed agli uomini rom.

Sostenere l'istruzione per le ragazze e le donne rom è un investimento saggio. Studi sullo sviluppo di tutto il mondo, mostrano che l'investimento nel benessere e nell'educazione delle ragazze e delle donne, ha un impatto positivo non solo sulla loro propria vita, ma anche sulle generazioni future. Fornire le competenze e promuovere l'istruzione delle ragazze, porta a tassi più elevati di occupazione e di reddito, e minore mortalità materna ed infantile.

Lívia Járóka, membro ungherese del parlamento europeo – e una donna rom – ha detto che è stato il rifiuto dei suoi genitori di metterla in una classe separata, uno dei motivi per cui è riuscita nella vita. (http://www.womenlobby.org/spip.php?article1174)

Il "decennio dell'integrazione rom" in corso, è impegnato con successo in numerosi paesi europei ad adottare misure per migliorare la condizione dei rom nei loro paesi. Questa primavera, la commissione europea dovrebbe proporre una nuova – e molto necessaria – strategia per l'inclusione dei rom.

Il prossimo rapporto regionale UNDP per lo sviluppo umano dal titolo Al di là della transizione: Verso le società inclusive focalizzate nell'inclusione sociale. Esso rileva che un terzo della popolazione della regione è esclusa dalla società ed introduce un modo pratico per misurare il livello in cui le persone sono escluse dalla vita economica, dai servizi sociali, dalla reti sociali e dalla partecipazione civica.

Il provvedimento fornisce ai responsabili politici le prove di cui hanno bisogno per rispondere alle esigenze dei cittadini. Esso può essere suddiviso in modo che i responsabili politici possono vedere come l'esclusione appare nel loro paese, dov'è geograficamente ed in quale misura si riferisce all'esclusione economica o di altri fattori spesso trascurati, quali l'accesso alle reti ed hai servizi sociali.

I sostenitore del rapporto per le politiche di inclusione si regolano nel contesto di sviluppo locale, come le esigenze specifiche delle donne rom.

È indispensabile prendere in considerazione le esperienze delle donne rom quando si tratta di strategie politiche che mirano ad affrontare le sfide per le comunità rom.

Fare in modo che i rom siano inclusi nella società è estremamente collegato alle questioni di parità tra i sessi e richiede un dialogo con le donne rom.

Per esempio, una donna rom può esitare prima di riferire di una violenza domestica – può pensare che la violenza domestica discrediti la sua famiglia e rafforzi gli stereotipi negativi.

Le esigenze specifiche delle donne rom devono essere riconosciute ed accolte o le iniziative di integrazione possono portare ad un ulteriore marginalizzazione.

La diversità è un motivo per festeggiare ed è un motivo ingiustificabile per le persone di essere lasciati indietro.

Inclusione non significa assimilazione. Significa parità di accesso alle risorse e alle opportunità, come l'istruzione o l'assistenza sanitaria. Significa avere una voce nella società.

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, siamo con le donne rom e riconosciamo che tutti noi abbiamo bisogno di contribuire a trovare modi efficaci per includere le donne rom nella società.

Jens Wandel è vice direttore dell'ufficio regionale dell'UNDP (United Nations Development Programme ndr.) e direttore del centro regionale di Bratislava UNDP

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Di Fabrizio (del 01/04/2011 @ 09:35:48, in Italia, visitato 1810 volte)



venerdì 8 aprile · 16.00 - 19.00
Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma

Venerdì 8 aprile 2011 si celebra la Giornata Internazionale dei Rom. Per l'occasione l'Associazione 21 luglio è lieta di invitarvi alla Tavola Rotonda dal titolo "Dove abitano i diritti umani? I rom e il diritto a un alloggio adeguato", organizzato insieme ad Amnesty International, che si terrà a partire dalle ore 16.00 presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana (Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma).

Interverranno:
- Jezerca Tigani, Segretariato Internazionale di Amnesty International;
- Carlo Stasolla, Associazione 21 luglio;
- Marco Brazzoduro, docente di Politica Sociale presso l'Università La Sapienza di Roma;
- Roberto De Angelis, docente di Sociologia Urbana presso l’Università La Sapienza;
- Francesco Careri, ricercatore di Architettura presso l'Università di Roma "Roma Tre";
- lldiko Orsos, esperta in Pedagogia Sociale dell'Associazione 21 luglio.


A conclusione della Tavola Rotonda, sarà proiettato il film-documentario "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen", il documentario italiano più premiato nel 2010, in cui la giovane regista Laura Halilovic, racconta, attraverso l'occhio suggestivo della telecamera, i momenti cruciali del passaggio dalla sua vita in un campo rom a quella in una casa in un quartiere popolare della periferia di Torino.

Vi aspettiamo numerosi per confrontarci insieme sulla questione del diritto a un alloggio adeguato per il popolo romanì e per combattere quel pregiudizio diffuso secondo cui i rom vorrebbero vivere nei campi e non in case "normali".

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 31/03/2011 @ 09:40:10, in musica e parole, visitato 2237 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Edizioni Corsare (Perugia - corsare@iol.it - tel:075 584 7055 )
hanno appena pubblicato

"Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?"
di Eva Ciuk
prefazioni di Eva Rizzin e Livio Sossi

un libro, un DVD e molto di più...
un cortometraggio con cartone animato sui rom e ashkali del Kosovo,
le fotografie con cui si auto-presentano i bambini rom e sinti del Friuli Venezia Giulia,
la descrizione dei laboratori che abbiamo proposto nelle scuole nell'ambito del progetto “Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?”,
le domande e gli interrogativi dei bambini sul tema proposto e le risposte che abbiamo dato,
la Convenzione sui diritti dell'infanzia dell'Unicef, TROOL-Tutti i ragazzi ora on line...

…sono i contenuti del percorso di educazione alla multiculturalità e conoscenza dei popoli rom e sinti
proposto in collaborazione con
l'UNICEF di Trieste e
OsservAzione - centro di studi e ricerca contro la discriminazione dei Rom e dei Sinti in Italia (Firenze)

... il materiale contenuto è adatto ai bambini, ai genitori,
ma soprattutto agli insegnanti e agli educatori che si occupano di multiculturalità.

Attraverso itinerari come quello proposto da Chi ha paura di cappuccetto rosso? i bambini entreranno in possesso degli strumenti per interrompere il circolo vizioso del pregiudizio, per guardare all’altro come un risorsa da scoprire e conoscere e scacciare quindi il “lupo cattivo” attraverso l’arma della conoscenza.
Eva Rizzin

Si tratta di un’operazione di attualizzazione: la fiaba perraultiana viene ambientata nel campo degli sfollati interni di Plementina in Kosovo, ai nostri giorni. Così diventa strumento di conoscenza e di lettura della realtà. “Le fiabe – scrive Italo Calvino - sono vere.
Sono (…) una spiegazione generale della vita”. Così racconta la vita.
Livio Sossi

Perché serve un progetto come quello descritto nel volume "Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?"?
Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito ad un drammatico incremento di intolleranza e di odio nei confronti delle comunità rom e sinti. L'ordinarietà del pensiero razzista è stata legittimata soprattutto da un'informazione che non avendo saputo condannare certe dichiarazioni discriminatorie di alcuni personaggi pubblici ha contribuito a diffondere luoghi comuni e pregiudizi su cui si fonda l'intolleranza.
Da queste riflessioni nasce l'idea di offrire ai bambini, ma forse anche agli adulti, una fiaba che li aiuta a riflettere, a conoscere i propri coetanei e a confrontarsi con il mondo e con il diverso, perchè la varietà del mondo è una ricchezza e non una realtà che minaccia il nostro modo di vivere o il nostro "benessere".
Ho chiesto ai bambini rom e ashkali del campo sfollati di Plementine/a in Kosovo di raccontarsi, di far conoscere il loro mondo, le loro fiabe tradizionali, le loro canzoni, filastrocche e giochi ai bambini che vivono nel mio paese. Loro invece mi hanno raccontato la fiaba di Cappuccetto Rosso.
Il cortometraggio è parte del progetto educazione alla multiculturalità dal titolo “Chi ha paura di Cappuccetto Rosso? – Siamo tutti bambini” che verrà proposto e presentato nelle scuole primarie. Si tratta di una forma di comunicazione a misura di bambino che si propone di stimolare l’analisi, la curiosità e l’accettazione della diversità ed il confronto tra contesti, culture e modi di vivere l’infanzia diversi.
Eva Ciuk

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Di Fabrizio (del 31/03/2011 @ 09:10:23, in musica e parole, visitato 2321 volte)


A Milano, il rom serbo Jovica Jovic insegna musica a domicilio. di Michela Dell'Amico

Ore 17, lezione di fisarmonica. Il maestro? Arriva a domicilio, con la sua 'fisa' a bottoni e un grande sorriso. Jovica Jovic è un rom serbo, musicista di fama internazionale, ma sempre appeso al permesso di soggiorno. Salvato dall'espulsione, un anno fa, grazie alla passione per la musica del ministro dell’Interno, Roberto Maroni (e a causa di un'ernia da curare). Insegna nelle case di Milano con il metodo 'a orecchio', quello che lui apprese dal nonno, e porta con sé le sue storia di vita rom.
GLI SGOMBERI. Vita da nomade suo malgrado, fatta di sgomberi come per tutti gli altri: la sua abitazione, nel campo di accoglienza di Rho, è stata abbattuta dalle ruspe. Distrutta anche la piccola chiesa (di cemento e mattoni) che aveva costruito con il figlio, benedetta dal parroco ortodosso come da quello cattolico, ma non dalla politica di Milano. Da circa un anno vive in affitto a Parabiago (a pochi chilometri dalla città), con la sua numerosa famiglia, anche se riuscire a sopravvivere è una scommessa che si ripresenta ogni mese.
APRIRE A UN NOMADE. «Dopo averlo conosciuto» ricorda Cristina Simen, zia di uno degli allievi di Jovica «ho visitato la sua famiglia nel campo e mi si è aperto un mondo». Ma come si apre la porta di casa a un nomade? «Non abbiamo avuto dubbi» risponde decisa nonna Paola «siamo rimasti commossi dall’umanità e dalla semplicità di questo popolo che, in fondo, non ha nulla di diverso da noi».

Il progetto: una scuola per insegnare musica

Jovica insegna a suonare la fisarmonica a domicilio: un progetto di successo

Jovica aspetta di veder realizzato il suo sogno, la promessa del ministro Maroni: una scuola tutta per sé, per insegnare a bambini, anziani e disabili. Intanto, con l’aiuto della sua amica (anche lei allieva) Cristina Simen, gira per le case dei suoi allievi milanesi: perché «chi suona non pensa mai male», garantisce, ma anzi, sviluppa le capacità del cervello.
I MUZIKANTI. «Ognuno di noi ha un nodo nella testa, perché muovere le dita delle due mani nello stesso gesto è facile, ma muoverle ognuna per conto proprio è difficile» spiega Jovica «suonando si scioglie questo nodo, si impara il ritmo e il movimento del corpo, si fa anche ginnastica. Preferisco lavorare con chi non sa nulla di musica, con chi impugna per la prima volta la 'fisa' e magari la impugna al contrario. È infatti troppa la soddisfazione nel vederli poi suonare: quel che serve è solo l'1% di talento e 99% di lavoro». Jovica vive da 40 anni in Italia, suona ai matrimoni di mezza Europa da quando ne aveva 13, e poi insieme alla sua band I Muzikanti, o con artisti come Moni Ovadia, Piero Pelù e Dario Fo. Ha partecipato a eventi simbolo per la città di Milano, suonando per anni al binario 21, nel giorno della memoria della Shoah. Eppure la sua permanenza in Italia resta sempre appesa a un filo.

Una vita da nomade e il desiderio di cittadinanza

Jovica Jovic è un rom serbo: è in Italia per la passione della musica di Roberto Maroni

Nato a Belgrado nel 1952 in una famiglia di musicisti, Jovica ha imparato a suonare ascoltando il nonno, «morto a 106 anni con il violino in mano», ricorda sorridendo. Poi ha vissuto in Austria e in Germania, infine è arrivato in Italia. Nel 1971 nella fabbrica Dallapè di Stradella costruiscono su misura per lui una fisarmonica speciale: un pezzo unico, costato otto mesi di lavoro.
PROBLEMA DOCUMENTI. «Oggi queste fabbriche sono chiuse, nessuno suona e nessuno insegna. È un vero peccato per uno strumento che l’Italia esportava nel mondo», dice con rammarico. Nel 2007, in viaggio per il funerale del padre, Jovica viene bloccato all’aeroporto di Roma e, a causa di un visto non rinnovato, è rinchiuso in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione). Da allora inizia a escogitare soluzioni per restare in regola con i documenti, l’ultima volta concessi da Maroni per motivi di salute: è in lista d’attesa per operare un’ernia e ha seri problemi di cuore. «Vorrei la cittadinanza» spiega «magari per meriti artistici».
I rom? «Seminateci bene», dice Jovica, «perché noi daremo buoni frutti. Ci sono rom che in altri Paesi sono l’orgoglio della nazione, che si integrano e lavorano al meglio. Ma di loro non se ne parla. Si vedono sempre e solo sgomberi, furti, degrado. Chiediamo documenti, in modo da poter affittare una casa o comprare una macchina, avere un’assicurazione. Tutte cose che porterebbero soldi alla società e una vita migliore a noi. I rom sono un libro che resta chiuso: nessuno ci conosce, ma quando succede spesso l’incontro è destinato a durare»
L'ALLIEVA CRISTINA. Come quello avvenuto per caso con Cristina: «Ho preso un volantino per strada» ricorda «perché ero incuriosita dalla possibilità di imparare a suonare la fisarmonica, e così ci siamo conosciuti. Alla fine ho incontrato la sua famiglia, e lui la mia. E l'idea delle lezioni a domicilio, da dove nasce? «È un progetto che stiamo portando avanti insieme. Vorremmo trovare fondi per aprire una scuola di musica per bambini, magari anche stranieri, rom e disagiati. Coinvolgere nello studio bimbi che altrimenti non potrebbero permetterselo e magari salvarli dalla strada».

Il video

Sabato, 26 Marzo 2011

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Di Fabrizio (del 31/03/2011 @ 09:02:47, in musica e parole, visitato 2212 volte)

Napoli Magazine

Sabato 2 aprile 2011, dalle ore 22, al Tinghel Tanghel (Via Telesino 25 – Materdei) gli 'O Rom presentano in anteprima il loro primo lavoro discografico: "Vacanze Romanes". Il titolo, sarcastico è dedicato a tutti coloro i quali ancora credono che i popoli Rom e Sinti vivano nei campi perchè amano fare "campeggio". Il Contributo al concerto è di 5€.

Il disco, prodotto da Carmine D'Aniello e Carlo Licenziato e arrangiato dallo stesso D'Aniello insieme a Carmine Guarracino, contiene diversi brani in lingua romanes e mira, anche a dimostrare come i popoli rom sappiano adeguarsi alle culture, musicali in particolare, dei luoghi in cui trovano. Un pò come accade a Riace per la tarantella dei S.Cosimo e Damiano (protettori dei popoli nomadi).
'O Rom è una gypsy band italo-rumena, nata nel 2008, che propone uno spettacolo brillante e dal ritmo travolgente, un vero e proprio viaggio attraverso le suggestioni della musica Rom, Balcanica e popolare dell’Italia del Sud.
Lo scopo del gruppo è anche quello di avvicinare le persone ai popoli Rom e Sinti, comunemente chiamati “Zingari”, e alla loro cultura, per sfatare quei luoghi comuni che anni di persecuzioni gli hanno cucito addosso.
‘O Rom nasce anche grazie all’esperienza con il gruppo Balkanjia del chitarrista e arrangiatore Carmine Guarracino e si ispira ad artisti del calibro di Adnan Hozic, Saban Bairamovic, Taraf De Haidouks, Mostar Sevdah Reunion, ed anche Manu Chao, Police e Buena Vista Social Club.

'O Rom:
Carmine D'Aniello - voce, chitarra acustica, tammorre
Carmine Guarracino – chitarre
Ilie Pepica – violino
Ion Tita - fisarmonica
Ilie Zbanghiu - contrabbasso
Amedeo Della Rocca – percussioni


http://www.orom.it
http://www.facebook.com/#!/pages/o-Rom/51231308837

L’associazione culturale tInG(h)El TaNg(h)eL opera nel campo delle arti visive e corporee dal 2000. Propone corsi e progetti che possano mirare a favorire attraverso tutte le forme d’arte lo sviluppo della creatività e dell’espressività.

Direzione Artistica Tinghel Tanghel: Tiziana Verdoscia
info&prenotazioni: 328 4753405 – events@tinghel.org - www.tinghel.org

ass. cult. tInG(h)El TaNg(H)eL
via A. Telesino, 25 (materdei) - Napoli

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Segnalazione di Alberto Maria Melis e Maria Gabriella De Luca



Lamezia Terme – 25 marzo 2011 - Il maestro Isabella replica alle affermazioni del procuratore Vitiello. Si sente chiamato in causa per alcune affermazioni del procuratore Vitiello in merito al ruolo della scuola nell'integrazione dei rom nella società ed è per questo che il maestro Fiore Isabella, che ospita nella sua classe due bimbi di etnia rom, ha voluto replicare su queste dichiarazioni: «Ho letto le disposizioni della Procura della Repubblica inerenti al sequestro preventivo del campo rom di Scordovillo – afferma il maestro – e, da uomo di scuola, mi soffermo, sull'affermazione "la scuola che potrebbe rappresentare la via maestra per l'integrazione non fa il suo ingresso nel mondo dei rom e il campo rom, di converso, diventa ancor più la palestra per l'addestramento al crimine delle nuove generazioni". Rispetto a tale categorica valutazione del ruolo della scuola, mi permetto di nutrire qualche perplessità pur non pretendendo coerenza pedagogica da un dispositivo emesso da un giudice che non è né Maria Montessori né don Lorenzo Milani».«Tuttavia l'affermazione è perentoria – continua Isabella – e, in quanto tale, merita una riflessione critica, partendo dall'auspicio che la scuola pubblica, al netto dei tagli governativi che ne riducono drasticamente le risorse, continui ad essere la via maestra per l'integrazione dei rom rompendo il recinto che li segrega e favorendo la loro accoglienza nelle classi, come cittadini destinatari di diritti e non come disturbatori della quiete. Ogni mattina, grazie a quei mediatori sociali che li prelevano all'interno del campo e li portano a scuola, mi onoro di accogliere nella mia classe due piccoli sorridenti concittadini rom che stanno imparando a leggere e a scrivere».- Aggiunge il maestro – «E se si sono aperti al sorriso non è perché, d'incanto, le "rattizzate" baracche si sono trasformate in comode regge e i motocarri dissestati in carrozze dorate, ma perché hanno potuto fruire della sensibilità di quegli educatori che hanno ritenuto che fosse importante tenere la porta dell'aula semiaperta perché superassero qualche claustrofobia o, con la scusa di andare al bagno, godessero, anche per un attimo, dello spazio liberatorio di un accogliente corridoio. Ed oggi, dopo mesi di paziente e graduale esercizio di adattamento dei propri specifici bisogni alle regole dello stare insieme, si può affermare, senza alcuna possibilità di essere smentiti, che il più efficace antidoto all'addestramento al crimine, all'interno di un campo recintato, risiede nell'abbattimento del pregiudizio e nel superamento dell'indifferenza. In questa direzione, c'è ancora tanto da fare a partire dalla consapevolezza che il sequestro del "campo" non esorcizza le palestre di addestramento al crimine se il futuro di questi nostri concittadini rom non si lega in modo indissolubile alla prospettiva di un'educazione che sia ricorrente e permanente, come dimostrano le positive, anche se ancora episodiche, esperienze nella scuola dell'obbligo, nei centri scolastici territoriali e l'incessante opera di mediazione culturale e sociale delle associazioni di volontariato».

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Segnalazione di Tommaso Vitale

GITANISTAN IL NUOVO DISCO DE MASCARIMIRI' Mascarimi.com

Dopo un lungo periodo in cui abbiamo "festeggiato" il decimo anno di attività con la realizzazione del film documentario "Mascarimirì 10 anni la Storia", da sempre impegnati nel riscrivere la tradizione musicale locale, torniamo con "Gitanistan".
Un lavoro -questo- che parte da una ricerca personale (considerando le origini ROM mie e di mio fratello Cosimo) ma anche culturale e artistica, votata a scoprire le famiglie ROM salentine, i loro usi, costumi, linguaggi e modi di vita. Alla base di tutto questo, come collante ed elemento vivo e determinato, c'è la musica, da sempre caratteristica fondante dei fratelli Giagnotti.
Nello specifico, il progetto "Gitanistan" nasce nel Maggio 2009 quando, sotto la spinta dell'amico Antonio De Marco, si dà inizio a una serie di attività di ricerca sul campo per capire come siano cambiati gli usi e i costumi di queste famiglie. Attraverso interviste audio, filmati girati tra fiere e mercati, racconti intimi, si traccia quello che poi diventerà Gitanistan, un film/documentario volto ad indagare l'aspetto storico, antropologico e musicale delle famiglie ROM salentine.

TRACKLIST
Balkanicapizzicata
Bourrée De Lu ‘N Tunucciu
Nilo "Pizzica De Mare"
Farandola De Muro Leccese
A Uce
Rimittana "Pizzica Niura"
Nnu Venia
Gitanistan
La Furtuna
L'ira (Pizzica Pizzica)
Zumpa Chiricu A San Franciscu
Mascarimirì_Scola
Tradizional Pizzica Pizzica
Cecilia
Tammurriata
All'arraa Nene'
Gitanistan Remix Feat Ai Ai Ai

Prodotto da Claudio "Cavallo" Giagnotti e Dilinò

Musiche originali di Claudio "Cavallo" Giagnotti, Alessio Amato
Testi Claudio "Cavallo" Giagnotti , Cosimo Giagnotti

Mascarimiri:
Claudio "Cavallo" Giagnotti: Voce, Tamburreddhu, Percussioni, Fiati, Programmazioni
Cosimo Giagnotti: Voce, Tamburreddhu,
Vito Giannone: Voce, Mandolino Elettrico, Tres Cubano
Alessio Amato: Chitarra Elettrica, Piano, Programmazioni

SUONANO E CANTANO IN GITANISTAN:
Louis Pastorelli, Vincent Calassi, Jérôme Fantino "Nux Vomica" Voci in Farandola de Muro Leccese
Djè Balèti "Gigi De Nissa" Espina (strumento a corde tipico della città di Nizza) in Farandola de Muro Leccese
Manu Théron "Lo Còr De la Plana" Voce in A uce
Arnaud Fromont "D'aquí Dub" Voce e Clarinetto in Bourrée de lu Ntunucciu
Sam Karpienia Voce in Gitanistan
Jagdish Kinnoo "Jagdish et Kreol Konexyon" Voce in Gitanistan e Bourrée de lu Ntunucciu
Giuseppe Turco "Salento Son" Chitarra in Gitanistan
Dario Stefanizzi "Nudo Al Cubo" Clarinetto in Bourrée De lu Ntunucciu
Simone Stefanizzi "Nudo Al Cubo" Tromba in Balkanica Tarantolata
Luigi de Pauli "Crifiu" Chitarra acustica e Bouzouki irlandese in Cecilia
Anna Cinzia Villani "Uce de Fimmina" in Nu Venia
Alessandro Rizzello "Il Prof." in Mascarimiri scola

GITANISTAN | REMIX Feat Ai Ai Ai'
Additional Catalan lyrics by Pep Lladó
Remix by Pep Lladó and Ai Ai Ai
Vox, ‘ventilador' and ‘palmas' by Rafalito Salazar, David Torras and Pep Lladó

Un ringraziamento particolare a:
Pantaleo Colazzo Fisarmonica in Tradizional Pizzica Pizzica e Cecilia

Il termine Gitanistan è stato pensato da Lucio Montinaro

Registrato nei mesi Gennaio – Febbraio 2011
Presso Essenza Studio Spongano – Lecce
Tecnico di ripresa: Fabrizio Giannone, Alessandro Rizzello
Mixato da: Claudio "Cavallo" Giagnotti, Alessio Amato, Fabrizio Giannone
Mastering: Salvatore Giannotta
Progetto Grafico: Progetty Design Studio
Foto: Emanuele Spano

DISTRIBUZIONE ANIMA MUNDI WWW.SUONIDALMONDO.COM

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Di Fabrizio (del 29/03/2011 @ 09:47:26, in Italia, visitato 1769 volte)

Segnalazione di Stojanovic Vojislav

Uno sgombero forzato non è mai la soluzione a un problema: è esso stesso un problema. Lo sgombero disperde e disgrega le famiglie, lo sgombero costa: in termini economici – perché si devono mobilitare uomini e mezzi – e soprattutto in termini umani e sociali.
Rifiutiamo la politica degli sgomberi ciechi – tanto amata e tanto strumentalizzata (specie in campagna elettorale e in questi giorni) da alcune forze politiche – siamo per una soluzione condivisa e partecipata al problema abitativo dei Rom. Di qui la proposta di un tavolo per risolvere la questione abitativa in maniera non emergenziale e non semplicemente "spostando il problema" in qualche altra area della città

L’ovvia ed elementare pratica igienica di bruciare le immondizie per tenere lontani i topi o di accendere fuochi per riscaldarsi è vista da taluni come elementi di ulteriore degrado. I fumi: certamente da condannare ma è altrettanto criminale chi per aggirare la spesa sui rifiuti speciali consente ciò.
A questo si aggiunge lo sciacallaggio di molti che utilizzano da anni impunemente la zona come discarica abusiva e che seguitano tuttora a rovesciare rifiuti, amianto e macerie nell’area Scordovillo – rifiuti che vengono poi ovviamente ingenerosamente addebitati alla comunità Rom.
Per noi, abituati a vivere in solide abitazioni, meglio se di proprietà, con reddito certo, è facile sentenziare su come e dove dovrebbero vivere gli altri, i diversi, "quelli che non sono come noi". E per accentuare la distanza fra noi e loro li etichettiamo come zingari, rom, extracomunitari.
Una volta etichettati, diventano altro da noi (dove altro significa inferiore): ne consegue che possiamo pensare noi cosa è meglio per loro.
"La strumentalizzazione della popolazione rom e la generalizzazione dei fatti negativi hanno raggiunto livelli inaccettabili di pregiudizi e di discriminazione razziale, il reato è personale, mai di etnia, La cancellazione (come qualche politico grida) di un programma politico d’integrazione culturale con la minoranza rom è un vantaggio per l’illegalità".
E per dirla come F. Ciattoni (coordinatore regionale dei giovani Udc - Abruzzo):
"Se usciamo dai luoghi comuni, radicati nei secoli, che mossi dall’istinto ci portano a puntare il dito contro il diverso, possiamo compiere il lungimirante passo di riconoscere la diversità come qualcosa che arricchisce la comunità e il nostro territorio. Vanno risolte le problematiche di degrado ed emarginazione che spingono alla devianza: vanno rafforzati gli sforzi per la scolarizzazione dei bambini, vanno offerte possibilità concrete di inserimento degli adulti nel tessuto sociale ed economico".
Esistono alternative possibili. La principale resta, naturalmente, quella di mettere in campo politiche e fondi per garantire a tutti il diritto all'abitare.
Tali politiche dovranno superare gli attuali "campi nomadi" – luoghi di segregazione e di limitazione delle libertà fondamentali – e in generale tutte le forme di marginalità abitativa.
Ma anche quando queste politiche non siano immediatamente praticabili, si possono cercare e trovare soluzioni provvisorie, concordate con i diretti interessati, che non producano emarginazione. Si tratta soprattutto di non inseguire il senso di allarme, spesso diffuso da irresponsabili, e di individuare percorsi concreti e partecipati di governo del fenomeno.
Chiediamo che si apra, finalmente, un tavolo di discussione che coinvolga le associazioni, ma soprattutto la comunità interessata, impegnandoci a lavorare insieme, tutti, per ottenere questi obiettivi.
Vogliamo lavorare anzitutto perché si apra un dialogo con l’amministrazione con gli enti locali e con enti preposti alla politica della casa: perché per noi il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise sono uno strumento imprescindibile per ottenere risultati concreti; e perché riteniamo che in larga parte il problema debba essere affrontato a livello politico, con decisioni e con lo stanziamento di risorse idonee ad affrontare il problema.
Ai partiti, ai consiglieri e alle consigliere Comunali, agli uomini e alle donne impegnate nelle istituzioni o nelle forze politiche, chiediamo di adoperarsi nelle rispettive sedi affinché questi obiettivi possano diventare politiche concrete.

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