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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:21:24, in  Europa, visitato 2840 volte)
		  
	 
    
		
      Ricevo da Paul Polansky 
Comunicato stampa, 1 settembre 2010 
Il principe Karel VII von Schwarzenberg, ministro degli esteri della 
Repubblica Ceca, e il dr. Bernard Kouchner, ministro degli esteri francesi, 
hanno recentemente denunciato la deportazione dei Rom dalla Francia. 
Deportazione decisa dal presidente francese Nicolas Sarkozy alla fine di luglio. 
Circa 8.300 Rom di nazionalità rumena e bulgara sono stati espulsi dalla Francia 
dall'inizio dell'anno. Quasi 10.000 sono stati espulsi nel 2009. 
Schwarzenberg si è opposto alla deportazione dei Rom dalla Francia dicendo 
che la decisione è stata presa su basi razziali ed è contraria allo spirito e 
alle norme dell'Unione Europea. 
Kouchner ha detto di aver considerato le dimissioni, riguardo la politica del 
presidente Sarkozy di deportare i Rom. Non si è dimesso. 
Agli occhi dei Rom e dei Sinti cechi e dell'esperienza dei Rom del Kosovo, 
entrambe i personaggi rappresentano l'ipocrisia ai massimi livelli. 
Durante la II guerra mondiale il padre di Schwarzenberg, principe Karel VI, 
usò zingari ed ebrei come schiavi per i lavori forzati nelle sue tenute in 
Boemia meridionale, prima che i Tedeschi la passassero sotto loro 
amministrazione. 
Nel 1999 come capo dell'ONU in Kosovo, Kouchner piazzò circa 200 famiglie di 
rifugiati rom in campi posti su terreni altamente contaminati promettendo loro, 
alla baronessa Nicholson e a me stesso che sarebbero rimasti lì solo per 45 
giorni. Disse che essendo lui dottore, conosceva il pericolo dell'avvelenamento 
da metalli pesanti e che se questi Rom non avessero potuto tornare alle loro 
case, li avrebbe portati all'estero. Undici anni più tardi, dopo 89 morti (molte 
attribuite ad una combinazione di malnutrizione e avvelenamento da piombo), 140 
famiglie sono ancora in questi campi. 
Dopo la II guerra mondiale, dal 1945 al 1948, il principe Karel VI continuò 
ad adoperare forza lavoro schiavizzata nelle tenute che gli erano state 
restituite. Stavolta, gli schiavi erano cittadini tedeschi della Cecoslovacchia, 
che si suppone vi fossero stati deportati nel 1945. Comunque, Schwarzenberg li 
mantenne in stato di detenzione in una villa confiscata ad un Ebreo, adiacente 
alla sua proprietà, prima che i comunisti lo obbligassero a fuggire nel 1948. 
Nel 2000,la squadra medica ONU di Kouchner raccolse campioni sanguigni di 
molti Kosovari nella città di Mitrovica, dopo che a diverse truppe NATO fu 
rilevato avvelenamento da piombo. I livelli più alti di piombo (i più alti nella 
letteratura medica) furono trovati tra i bambini rom nei campi ONU dove Kouchner 
li aveva piazzati, accanto alle locali miniere di piombo. La squadra medica ONU 
di Kouchner in un rapporto scritto inviatogli, raccomandava l'immediata 
evacuazione dei campi e cure mediche. Kouchner rifiutò. 
Negli anni '90 il principe Karel VII von Schwarzenberg, col presidente Havel, 
ricevette in restituzione molte delle terre e dei castelli di suo padre, e le 
proprietà praghesi che erano state confiscate nel 1948 dall'allora governo 
comunista. Il ritorno di queste terre rese Schwarzenberg l'uomo più ricco della 
Cecoslovacchia. Secondo la legge ceca le proprietà non avrebbero dovuto 
ritornargli, perché durante e dopo la II guerra mondiale gli Schwarzenberg 
usarono forza lavoro schiavizzata in queste proprietà. 
Nel 1999 Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere), di cui Kouchner 
era cofondatore, ricevette il Premio Nobel per la Pace. TIME magazine scrisse 
che Kouchner era "Un uomo di fuoco, un guerriero di pace, che aveva inventato il 
dovere di ingerenza internazionale." Kouchner più tardi approvò "nel nome dei 
diritti umani" l'invasione e l'occupazione USA dell'Iraq. 
Nella Repubblica Ceca un allevamento di maiali si trova ora sulle fondamenta 
del campo di sterminio per Rom e Sinti di Lety. Karel VI Schwarzenberg usava i 
Rom di questo campo per lavorare nelle sue foreste e cave di pietra. Oggi questo 
sito di olocausto è dissacrato da 20.000 maiali che defecano vicino alle fosse 
comuni dei bambini annegati dalle guardie ceche nel laghetto degli Schwarzenberg 
accanto al campo. 
Oggi negli ex campi ONU a Mitrovica ogni bambino concepito nasce con danni 
irreversibili al cervello, a causa degli alti livelli di piombo nel sangue 
materno. L'anno scorso venne chiesto al dr. Kouchner di intervenire per salvare 
queste famiglie che lui aveva abbandonato nel 1999. Non lo fece. 
Dal 1984 al 1991 Schwarzenberg presiedette la Federazione Internazionale di 
Helsinki per i Diritti Umani. Mai si è scusato con i Rom e Sinti cechi (neanche 
con gli Ebrei cechi) perché la casata degli Schwarzenberg li aveva usati come 
schiavi durante la II guerra mondiale. 
Anche se attualmente è ministro degli esteri in Francia, Kouchner non ha mai 
inviato nessuno dall'ambasciata francese a Pristina per aiutare i bambini 
sofferenti di malnutrizione ed avvelenamento dai piombo nei campi rom da lui 
stabiliti nel 1999 e che promise di chiudere in 45 giorni. 
Questi Maestri dell'Ipocrisia parlano soltanto per ottenere i loro nomi nelle 
notizie di testa. Non sono i leader mondiali che pretendono di essere. Stanno 
ignorando principi morali e legali e danneggiando la credibilità delle leggi 
internazionali. 
Schwarzenberg e Kouchner usano i Rom in maniera paternalistica per 
evidenziare la loro reputazione nei diritti umani. Speriamo che il pubblico, i 
Rom specialmente, comprendano quanto siano falsi questi "leader morali e 
politici". 
 
Paul Polansky 
Head of Mission 
Kosovo Roma Refugee Foundation 
 
"SAVE LEAD-POISONED CHILDREN OF KOSOVO" 
Please Sign This Petition  
http://www.thepetitionsite.com/5/Save-Children-Dying-From-Lead-Poisoning  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 01/09/2010 @ 09:47:23, in  Regole, visitato 2233 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Roma_Daily_News 
Roma Buzz 
Aggregator 
Cari colleghi, 
Vorrei attirare la vostra attenzione sulla violazione dei diritti umani della 
comunità rom nella regione di Smolensk, Federazione Russa. 
Ieri, 26 agosto 2010, ho ricevuto una denuncia dai Rom per un recente raid 
poliziesco effettuato a Smolensk. Come riportato dalle vittime, la polizia è 
entrata nelle loro case nella giornata di ieri e voleva fotografare e prendere 
le impronte a tutti i membri della famiglia. Questa famiglia non ha precedenti 
penali, lo stesso uno dei poliziotti ha dichiarato: "Noi facciamo quello che ci 
è stato assegnato. Questa è la decisione del Generale. Ha detto che dovevamo 
prendere le impronte e le foto di TUTTI i Rom nella regione di Smolensk." 
Oggi, 27 agosto 2010,la polizia si è presentata ai mercati di Smolensk e lì 
ha svolto i propri raid illegali. Hanno preso foto e impronte digitali sul 
posto. E' ovvia la violazione dei diritti umani. 
Ho paura che questi raid polizieschi ed azioni illegali possano avvenire 
nuovamente nel quadro dell'operazione di polizia chiamata "Tabor". DOBBIAMO 
FERMARE QUESTE PRATICHE! 
C'è bisogno urgente di prendere misure per far terminare le operazioni 
abusive della polizia contro i Rom. 
Con la presente lettera chiedo a tutte le più importanti organizzazioni dei 
diritti umani, OnG, esperti, avvocati ed attivisti rom di farsi carico di questo 
caso e portarlo all'attenzione della Comunità Internazionale e di aiutare a 
risolvere la questione il prima possibile. 
Grazie 
Tatiana Timchenkova 
Roma Activist 
Russian Federation 
romani_chai@yahoo.com  
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 01/09/2010 @ 09:21:31, in  Italia, visitato 1692 volte)
		  
	 
    
		
      Non si sa se ridere o piangere a leggere
questo articolo del Corriere... 
A parte una sensazione di straniamento per le telecamere di ultima 
generazione, sistemi "urla e sparo" (la prossima novità sarà Terminator?), 
continuo a pensare che 20 telecamere al costo totale di quasi 500.000 euro, 
da sistemare nei campi sosta che chiuderanno a settembre (e chi ci sta 
dentro dove va? lo chiediamo in tanti da un anno), sono una COLOSSALE PRESA IN 
GIRO di tutti i cittadini 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 31/08/2010 @ 09:57:20, in  blog, visitato 2644 volte)
		  
	 
    
		
      Premessa: Filippo Facci mi piace per come scrive, 
meno come persona (anche se devo ammettere di non conoscerlo personalmente); 
forte con i deboli e debole con i forti, sempre pronto a cambiare idea a secondo 
del vento che tira, è l'esempio classico del tipo di "intellettuali" (di destra 
e sinistra) che ci siamo sempre trovati in Italia. Comunque, conosce bene i suoi 
lettori, e quanto segue ne è un esempio 
il Post (in una risposta ai commenti, Facci chiarisce che l'intervento è 
stato pubblicato su Libero) 
28 AGOSTO 2010 
Il punto di partenza è questo: che cosa uscirebbe da un sondaggio sui 
pregiudizi degli italiani sugli zingari? Ma non solo degli italiani. Azzardo una 
risposta. Uscirebbe che una percentuale quasi totale, da destra a sinistra, 
dall'alto in basso, pensa che si tratti di un popolo di ladri, di rapitori e se 
va bene di accattoni. Credo che si debba prenderne atto: nei loro confronti 
sopravvive l'unica forma di razzismo puro presente oggi in Italia, mentre tutto 
il resto è xenofobia. Esistono rom onestissimi, accampamenti stanziali che non 
hanno mai creato problemi: ma non gliene frega niente a nessuno, probabilmente 
neanche a me. Non c'è futuro per i rom, intesi come nomadi, come zingari, come 
volete: non c'è da nessuna parte. Dati alla mano, i rom corrispondono a un 
problema sociale e purtroppo criminale: è difficile fingere che buona parte di 
loro non tenda a compiere reati con regolarità, a non integrarsi nella comunità 
che li circonda, a non scegliere uno stile di vita alternativo per sé e 
soprattutto per i figli. L'allargamento della Ue e le nuove ondate migratorie 
non sono una causa, ma una conferma. Per via della loro astrazione e separatezza 
– espressione che ad alcuni ricorderà qualcosa – i rom sono perlopiù disinseriti 
da qualsiasi circuito culturale che non sia quello compassionevole o amante 
delle sottoculture: basti che l'Olocausto nazista dei rom resta l'unico, con 
quello ebraico, che i nazisti delegarono a motivazioni esclusivamente razziali. 
Ma pochi amano ricordarlo. I rom furono sterminati in quanto razza inferiore 
destinata non alla sudditanza, come altre, ma alla morte e basta. Furono 
imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici e 
infine gasati. Ad Auschwitz sopravvissero solo quattro zingari maschi, e il 
celebre dottor Mengele amava iniettare la malaria ai piccoli rom. L'Olocausto 
ebraico prende il nome di Shoah, quello degli zingari si chiama Porrajmos, che 
significa Distruzione. Ma questa è considerata, appunto, sottocultura, roba da 
preti, roba che adesso non c'entra niente. Può essere. Io, del resto, non sto 
facendo del pietismo: sto solo cercando di elencare dei fatti con sovrumana 
freddezza. Ed è un fatto, pure, che la maggior parte dei rom dipende dalla 
beneficenza statale e che i loro livelli di scolarità sono inesistenti, spesso 
vivono in caseggiati senza né acqua né elettricità, i loro mestieri tradizionali 
sono scomparsi, campano spesso di furti ed elemosina e in parte di economia 
marginale, tipo raccolta di ferro vecchio e cartoni, vendita per strada di 
fazzoletti e di fiori. Qualcuno fa ancora il giostraio, trascina piccoli circhi, 
le famiglie Togni e Orfei sono di origine sinti. La gente comunque non li 
sopporta, e anche i più tolleranti – a parole – girano al largo, se li 
incrociano, stringono i figli contro di sé e con essi i cordoni della borsa. E 
io non sono migliore di altri. Resta il fatto che non esiste un altro popolo per 
il quale siano state organizzate delle ronde mirate, per il quale sia stato 
appiccato il fuoco alle tendopoli. Non importa la differenza tra un romeno, un 
rumeno, un rom, un rom romeno, un rom non romeno, un rom polacco, uno zingaro, 
un sinti, un gitano, un semplice nomade. E' un razzismo che non fa 
discriminazioni. 
Potete contestualizzarlo, spiegarlo, ma si chiama razzismo: credo l'unico – 
vero – che ci è rimasto. Da noi si tende a gridare al razzismo per ogni 
sciocchezza, a confondere con questo termine ogni intolleranza, distinguo, 
pregiudizio o anche solo giudizio. Ed è insopportabile. Ma ciò non toglie che 
questo sia razzismo e basta. E non è che i giornali, tutti i giornali, non ne 
tengano conto nell'inseguire gli umori popolari. Nel maggio 2008 tutti i 
maggiori quotidiani scrissero che al quartiere Ponticelli di Napoli avevano 
tentato di rapire una bambina: non era vero, ma per ritorsione – di un fatto 
falso – una ventina di giustizieri aggredirono un romeno che non c'entrava 
nulla, e pestarono e accoltellarono un operaio che aveva un lavoro regolare e 
che non viveva neppure in un campo nomadi. Poi, a Catania, due rom si fecero 
quattro mesi di galera per un altro rapimento farlocco: assolti, ma sui giornali 
neppure una riga. Ricordo che rilevai la cosa sulla prima pagina del Giornale e 
debbo dire che raramente, in lettere o mail di commento, mi era capitato di 
rilevare tanta freddezza o aggressività da parte dei lettori. Ricordo pure che 
menzionai che La Fondazione Migrantes (centro studi della Cei) aveva 
commissionato una ricerca all'università di Verona circa i tentati rapimenti 
addebitati ai rom dal 1986 al 2007, e che l'esito spiegava questo: «Non esiste 
alcun caso in cui viene commesso un rapimento, nessun esito corrisponde a una 
sottrazione dell'infante effettivamente avvenuta». La freddezza che ne ricavai 
fu anche maggiore. 
Ora non mi aspetto niente di meglio, eppure io, ripeto, non sto difendendo i 
rom: a meno che il semplice parlarne in termini crudi, e cercar di chiamare le 
cose col loro nome, non sia reputata una difesa d'ufficio. Quindi non mi si 
dicano, ora, cose tipo «prenditeli a casa tua», o più spesso «se li prendano in 
Vaticano» – come ho letto in molti commenti sul web. Io non li voglio a casa 
mia, il Vaticano non so. Ma almeno si dica la verità, dopodiché ricominciamo a 
discuterne. Si può scegliere se abbinarvi un aggettivo (per esempio: 
giustificato, indotto, cercato, inevitabile, giusto) ma razzismo rimane. Anche 
il mio. 
 
  
Prima di salutarvi, una citazione da un paragrafo di un 
articolo che
parlava di sport: 
[..] La tessera "ad personam" introdotta dal Viminale non piace ai fronti più 
irriducibili delle tifoserie italiane. "Ci vogliono schedare come gli 
zingari? – afferma un tifoso dell’Atalanta dopo gli incidenti dell’altro 
giorno a Bergamo in occasione della festa di Sant’Alessandro, "e noi facciamo 
casino". 
con due rapide osservazioni: perché il primo paragone che 
viene in mente al tifoso è quello degli zingari? E' più impattante il casino che 
fanno i suoi amici, o quello degli zingari? Ci sarebbero molte altre cose da 
estrapolare da quella semplice frase. Le lascio a voi. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 31/08/2010 @ 09:27:37, in  Europa, visitato 3672 volte)
		  
	 
    
		
      by Paul Polansky 
[continua] 
Saša Rašić 
  
(foto da
medijacentar.info) 
IL PREMIO OFFUSCAMENTO: mette in discussione le intenzioni, l'apertura e 
la trasparenza di un ministro del governo kosovaro riguardo al salvare gli 
zingari dei campi di Mitrovica sotto la sua giurisdizione. 
Saša Rašić, Ministro per le Comunità ed i Ritorni nel Governo del 
Kosovo, è nato il 18-07-1973, nel povero villaggio serbo di campagna di Dobrotin, 
comune di Lipljan. Prima di diventare ministro del governo kosovaro, questo 
Serbo è stato vice ministro agli Affari Interni. Prima ancora ha lavorato come 
avvocato, interprete della KFOR britannica a Lipljan, ed assistente e 
coordinatore della polizia UNMIK a Lipljan e Priština. 
Uno dei suoi compiti dopo essere diventato Ministro per le Comunità ed i 
Ritorni era di supervisionare ed evacuare i campi zingari che si trovano su 
terreni contaminati, la cui gestione è stata passata nel 2008 dall'UNHCR al 
governo del Kosovo. Nonostante i ripetuti rapporti dei media mondiali (BBC, 
International Herald Tribune, Washington Times, Aljazeera, Bild Zeitung, ZDF, 
ARTE TV, The Sun, ecc.) che richiamavano l'attenzione su questi "campi di 
morte", né Rašić né nessun membro del suo ufficio hanno mai visitato i campi. A 
tutt'oggi, il Ministro Rašić non ha ancora rivelato un piano per evacuare 
medicalmente i campi, come richiesto dall'OMS (Organizzazione Mondiale della 
Sanità) e da innumerevoli altre OnG. 
Da quando è diventato membro del gabinetto del Primo Ministro Thachi, Rašić 
ha rifiutato di incontrare i giornalisti stranieri che volevano discutere il 
tema dei campi contaminati dal piombo, o la costruzione dei 60 appartamenti per 
IDP (Persone Disperse Internamente), nel villaggio di Laplje Selo dove gli 
zingari dei campi fuori dalla città di Mitrovica (che non hanno mai vissuto nel 
quartiere Fabricka a Mitrovica sud) potrebbero essere trasferiti. Nonostante 
fosse programmato come uno sviluppo multietnico dal ministero di Rašić, i 60 
appartamenti sono stati assegnati soltanto a Serbi, che non hanno sofferto una 
situazione di minaccia alla vita come gli zingari sui terreni contaminati. 
Sebbene in loco ci siano forti sospetti che chi ha costruito i 60 
appartamenti ha costruito nel contempo sull'altro lato della strada un palazzo 
per il Ministro Rašić, anche se la stupenda casa in effetti esiste (l'ho 
fotografata), non credo ci sia una prova scritta che provi questo gossip. Sono 
sicuro che il governo del Kosovo ha già investigato su questi rumori locali 
senza sostanza e li abbia trovati infondati. Nondimeno, sarebbe conveniente che 
il Ministro Rašić ed il governo kosovaro fossero più trasparenti con i 
giornalisti e con il pubblico e, naturalmente, per salvare i Rom/Askali assieme 
ai vicini serbi del Ministro Rašić. 
sasa.rasic@ks-gov.net  
 
Ambasciata Svizzera a Pristina 
Agenzia Svizzera per lo Sviluppo e la Cooperazione (SDC) 
Società per i Popoli Minacciati (GFBV - sezione Svizzera) 
  
(immagine da
img.webmd.com) 
PREMIO "NON FATE NESSUN RUMORE": disonora i summenzionati partner che 
rifiutarono di "fare rumore" a favore dei bambini zingari che soffrivano di 
livelli di piombo mortali negli ex campi ONU ora gestiti dal governo del Kosovo. 
Poco dopo la morte di Jenita Mehmeti, quattro anni, per avvelenamento da piombo 
nel campo ONU di Zitkovavc, mi precipitai nell'ufficio SDC di Pristina e li 
supplicai di aiutarmi. Per due anni SDC aveva generosamente finanziato le mie 
classi per insegnare l'inglese ai Rom nelle enclavi serbe vicino a Pristina, ed 
anche nei quartieri Gabeli/Egizi a Peja e Gjakova. SDC aveva anche finanziato i 
miei piccoli progetti lavorativi per gli zingari di tutto il Kosovo. 
La morte di Jenita non era stata causata soltanto dal terreno contaminato dove 
l'ONU aveva piazzato la sua famiglia, ma anche dal fatto che suo padre riciclava 
batterie d'auto nella loro baracca ONU. L'attività era stata approvata dai 
gestori del campo. I Serbi che gli portavano le batterie avevano una licenza 
rilasciata dall'ufficio ONU di Zitkovac. ACT (Agenzia Svizzera di 
Soccorso) e NCA (Norwegian Church Agency) che assieme amministravano il campo 
ONU ammettevano che le batterie per auto, consegnate di solito a mezzogiorno in 
un camioncino aperto, venissero scaricate dai bambini zingari che non avevano 
altro da fare. L'atteggiamento di NCA era che gli zingari trovassero un lavoro 
(di qualsiasi tipo) invece di essere parassiti, dipendenti dagli aiuti 
umanitari. 
La mia richiesta all'SDC era di farmi finanziare piccoli progetti lavorativi per 
i campi Rom/Askali, così che non dovessero smaltire le batterie delle macchine. 
Sfortunatamente, l'SDC aveva appena cambiato il proprio capo missione. Ero 
sicuro che il capo precedente avrebbe istantaneamente approvato il mio progetto 
che salvava delle vite, ma il nuovo, una donna svizzera di nome Barbara Burri, 
rifiutò. 
Non ne fui sorpreso. Per diversi anni come vice capo missione, aveva rifiutato 
di assumere personale delle minoranze, solo Albanesi. Il capo precedente dell'SDC 
a Pristina era imbarazzato per questo atteggiamento, ma fece con me un accordo. 
Fintanto che non mi lamentavo del rifiuto dell'SDC di assumere minoranze, 
avrebbe finanziato i miei progetti zingari. Ma il nuovo capo missione non la 
pensava così. Ero andato troppo oltre nel tentare di coinvolgere la Svizzera. L'SDC 
intendeva ancora aiutare gli zingari onesti che vivevano nelle enclavi. Ma non 
gli zingari che morivano nei campi ONU. Sarebbe stato troppo politico per la 
loro "mentalità svizzera neutrale". Dopo tutto, dove aveva l'UNHCR (gli 
amministratori dei campi della morte) il proprio quartier generale? A Ginevra, 
Svizzera. 
Con l'Ambasciata Svizzera non andò meglio. Anche loro si rifiutavano di assumere 
dalle minoranze, solo Albanesi. Quando feci appello all'ambasciatore in carica 
per aiutare questi bambini che morivano di avvelenamento da piombo, mi disse di 
cercare dei fondi altrove. Farsi coinvolgere in un progetto che avrebbe potuto 
imbarazzare l'ONU o gli Albanesi, non era nelle corde della Svizzera. 
Il mio terzo tentativo di cercare aiuto dalla Svizzera avvenne cinque anni più 
tardi, quando contattai la Società per i Popoli Minacciati, a Berna. Sin 
dall'estate 1999 l'organizzazione madre in Germania era stata attiva nel 
denunciare l'avvelenamento da piombo nei campi e a chiederne l'evacuazione 
assieme all'OMS ed altre OnG. Infatti, la GFBV tedesca aiutò mandando una TV 
della Germania (ZDF) e la Bild Zeitung nei campi per dare più risonanza 
possibile sulla sofferenza di quei bambini. All'inizio GFBV (Svizzera) mostrò 
appoggio per un'azione diretta, proponendo persino di tenere assieme a noi una 
manifestazione presso il quartier generale UNHCR a Ginevra. Ma dopo una visita 
in Kosovo e dopo discussioni con l'Ambasciata Svizzera a Pristina (che disse 
loro di non creare rumori attorno ai campi), GFBV (Svizzera) non solo rifiutò di 
appoggiare la nostra campagna ma convinse anche GFBV in Germania ad unirsi a 
loro nel non dare più risalto alla questione dei campi. 
Adottando la medesima mentalità della II guerra mondiale, la neutralità rimane 
il modus operandi della Svizzera. E proprio come agli Ebrei venne impedito di 
entrare in Svizzera durante la guerra, così pure ai nostri bambini Rom/Askali 
veniva proibito adesso di entrare nei cuori e nelle menti dell'Ambasciata 
Svizzera e dell'ufficio SDC a Pristina. 
Ancora, non ne fui sorpreso. Assumendo solo Albanesi per lavorare nei loro 
uffici; essendo uno dei primi paesi a riconoscere il Kosovo come uno stato 
indipendente; perché ora gli Svizzeri avrebbero voluto "salvare gli zingari" e 
mettere in imbarazzo il governo del Kosovo? Probabilmente gli Svizzeri avevano 
paura che salvare dei "gypos" nei "campi della morte" ora gestiti dagli Albanesi 
poteva causare uno sciopero del loro staff albanese. 
  
(immagine da pcr.ps/partners) 
Fine undicesima puntata 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 30/08/2010 @ 18:56:14, in  Italia, visitato 2229 volte)
		  
	 
    
		
      Sì, con moderazione...   Dopo
quello che avevo scritto sulla convocazione di una manifestazione a Roma il 
4 settembre, qualcuno ha partorito un testo più articolato (non ci voleva 
tanto). Lo trovate qui sotto e al
link ufficiale c'è anche l'elenco di tutte le adesioni. Da parte mia 
sotterro l'ascia di guerra e ci troviamo comunque (chi vuole e chi può) a 
Parigi. 
Il COORDINAMENTO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONE 
 
Mobilita Rom e Sinti e tutti gli amici Sabato 4 settembre 2010 per una 
manifestazione civile in Piazza Farnese a Roma, di fronte all'Ambasciata 
Francese a partire dalle 14,30 per dire: 
 
- STOP A RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE CONTRO I ROM E SINTI! 
- STOP AI CAMPI NOMADI! 
- BASTA USARE ROM E SINTI COME CAPRI ESPIATORI E CARNE DA MACELLO PER FINI 
POLITICI 
- STOP ALLE NUOVE FORME DI DEPORTAZIONE!! 
 
Il Ministro Maroni con un intervento al Corriere della Sera ha ufficialmente 
aperto la campagna elettorale che verterà ancora una volta sul problema della 
sicurezza e i predestinati ad essere usati come carne da macello e agnelli 
sacrificali saranno i Rom e Sinti. 
 
Il Corriere della Sera ha intervistato il Ministro senza dare alcuna possibilità 
ai Rom e Sinti di replicare. 
 
I soliti articoli a senso unico!! 
 
La comunicazione in Italia è pura propaganda e non informazione. Quando si 
tratta di Rom e Sinti non c'è mai contraddittorio!! 
 
Ciò che sta accadendo in Francia ai Rom ci indigna come uomini prima che come 
cittadini italiani, europei e cittadini del mondo. Basta deportazioni!! 
 
I Rom e Sinti hanno pagato un prezzo altissimo durante la Seconda guerra 
Mondiale: i 500 mila Rom e Sinti massacrati dai nazifascisti senza che questo 
evento si sia impresso nella memoria collettiva!! 
 
I media asserviti al potere mettono in evidenza solo gli effetti devastanti 
della discriminazione senza rilevare le cause che li determinano di cui sono 
responsabili le stesse decisioni del governo. 
 
Sarkozy e Maroni mostrano i muscoli contro bambini, donne e vecchi che non 
possono difendersi in nessun modo!! 
 
Ai Rom e Sinti solo la cronaca, mentre gli eventi culturali sono oscurati! 
 
La società civile deve essere informata e deve reagire! 
 
L'integrazione passa attraverso i Fondi Europei e non dalle tasche degli 
italiani come invece si fa credere! 
 
Ecco alcune miei suggerimenti in 10 punti per migliorare la situazione dei Rom in Italia  
 
1) La sicurezza e la legalità vanno garantite a tutti. Rom e Sinti compresi. 
Lanciare molotov è reato e nessuno è stato perseguito per averlo fatto. Nessuna 
voce autorevole ha condannato realmente l'episodio. Solo all'estero si sono resi 
conto della gravità della situazione dei Rom e Sinti in Italia 
 
2) Ristabilire la legalità riguardo la palese violazione dei più elementari 
diritti umani nei confronti delle diverse comunità romanès in Italia, costrette 
a vivere in condizioni disumane e fortemente discriminate in netto contrasto con 
la Costituzione Italiana, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo 
e con le normative europee ed internazionali. 
 
3) Smantellare i campi nomadi che sono pattumiere sociali degradanti e 
frustranti, centri di segregazione razziale permanente ed emblema della 
discriminazione. I Rom e Sinti non sono nomadi per cultura. La mobilità è sempre 
coatta e mai una scelta. Chi vive oggi nei campi nomadi ieri aveva le case in 
Romania o nella ex-Jugoslavia. Il 70% della popolazione romanì in Italia ha 
cittadinanza italiana e vive nelle case (l'arrivo risale al XV secolo) 
 
4) Facilitare l'accesso alle case popolari con pari opportunità o sviluppare 
insediamenti urbanistici non ghettizzanti facilitando anche l'utilizzo dei 
servizi pubblici. Favorire il più possibile l'accesso alla scolarizzazione, al 
lavoro e all'assistenza sanitaria alle famiglie di Rom e Sinti più disagiate. 
 
5) Promuovere l'integrazione anche attraverso i Fondi Europei con programmi 
specifici riguardanti la popolazione Romanì per evitare la facile 
strumentalizzazione di far credere che l'integrazione dei Rom e Sinti in Italia 
passa attraverso le tasche degli italiani. 
 
6) Arrestare il processo di demonizzazione e di criminalizzazione di un intero 
popolo. Sono i singoli che hanno un nome e cognome a sbagliare e che devono 
essere puniti e non l'etnia di appartenenza. 
 
7) Promuovere la conoscenza della storia, della cultura, dell'arte e della 
lingua dei Rom e Sinti per combattere gli stereotipi negativi e favorire 
l'integrazione. Attualmente si dà in 99% di spazio mediatico alla cronaca e l'1% 
di spazio agli eventi culturali che pur si organizzano sull'intero territorio 
nazionale (Festivals, concerti, mostre, esposizioni, convegni, rassegne 
cinematografiche, concorsi letterari, etc). E'chiaro che questa disparità non 
può avere effetti positivi. 
 
8) Prendere atto del palese fallimento dell'assistenzialismo delle associazioni 
di volontariato che si sono arrogate il diritto di rappresentare il popolo Rom. 
Si sperperano annualmente centinaia di migliaia di Euro per progetti di scarso o 
nessun valore per i Rom e Sinti. 
 
9) Creare una consulta in Italia di intellettuali Rom e Sinti che abbiano una 
esperienza internazionale sulle problematiche concernenti la realtà delle 
comunità romanès che possa favorire la mediazione nella risoluzione dei problemi 
sociali e politici. 
 
10) Favorire il più possibile il processo di integrazione a coloro i quali 
dimostrano una chiara volontà di partecipazione sociale evitando di porre sullo 
stesso piano chi merita e chi delinque. I modelli positivi devono essere 
esaltati per essere una valida attrattiva per combattere l'esclusione sociale e 
l'emarginazione culturale. 
 
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			Di  Fabrizio (del 30/08/2010 @ 09:15:59, in  Italia, visitato 2534 volte)
		  
	 
    
		
      
  (clicca sull'immagine per andare alla pagina dell'intervista) 
Wednesday 25 August 2010 - A Napoli le istituzioni hanno annunciato un piano 
da 24 milioni di euro per l'accoglienza di duemila rom presenti sul territorio. 
L'obiettivo è quello di costruire campi in grado di accogliere la 
popolazione in modo adeguato e di abbattere le baraccopoli che occupano 
attualmente. Ma le associazioni sono scettiche. Per la costruzione dei nuovi 
insediamenti ancora non si è mosso niente, affermano, le costruzioni dovevano 
essere pronte in primavera, ma dei soldi stanziati ancora non c'è traccia. 
Analizziamo la questione con Barbara Pierro, responsabile 
dell'associazione "chi rom e...chi 
no" , intervistata dalla nostra Monica Mastroianni. 
     
	
	  
	
    
		
      Da
Roma_Benelux 
 
Le Point.fr La vita di Bukurije e Lumturije, due giovani sorelle rom, è diventata un 
incubo da quando sono state costrette a lasciare la Germania, dove hanno passato 
tutta la loro vita, per installarsi in Kosovo, paese dei loro genitori, che non 
avevano mai visitato. 
Pristina, 18/08/2010 - De Ismet HAJDARI (AFP) 
"Mi sento come se fossi in prigione. Non esco dal cortile di casa", racconta 
Bukurije Berisha, 13 anni, in perfetto tedesco, mostrando le alte mura che 
circondano la sua casa in rovine. 
 
"Ho sempre la speranza di svegliarmi e rendermi conto che non era altro che un 
brutto sogno" aggiunge. 
 
Nel suo rapporto pubblicato a luglio, l’UNICEF indica che quasi la metà dei Rom 
che saranno espulsi dalla Germania al Kosovo, in virtù di un accordo firmato tra 
i due paesi, sono bambini la maggioranza dei quali nati e cresciuti in Germania. 
 
"I bambini sono i più colpiti da questi rientri forzati. (…) In Kosovo devono 
fare fronte a una realtà totalmente nuova. Si sentono persi ed esclusi", ha 
affermato il commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio Europeo, Thomas 
Hammarberg, nella prefazione di questo rapporto. 
 
Il Signor Hammarberg ha invitato martedì i paesi dell’Europa occidentale, a 
cessare di rimandare con la forza, i Rom in Kosovo. 
 
Le sorelle Berisha sono arrivate a dicembre in Kosovo, con i loro genitori e 
altri cinque fratelli e sorelle. La famiglia si è rifugiata nella stradina 
stretta di un bidonville rom, nella periferia di Pec (ovest). Una casa lasciata 
da diciassette anni ha bruciato durante il conflitto in Kosovo (1998-1999) e il 
nuovo focolare, sprovvisto di acqua corrente, è stato prestato loro da un 
cugino. 
 
Le due ragazzine sono nate in Germania dove i loro genitori hanno chiesto asilo 
nel 1993, fuggendo dalla repressione delle forze serbe di Slobodan Milosevic nel 
Kosovo. Non parlano albanese, lingua principale del Kosovo, e conoscono a 
malapena la lingua rom. 
 
"Mi sento tedesca", assicura Lumuturije Berisha, 14 anni, gli occhi pieni di 
lacrime. 
 
La famiglia Berisha fa parte di un gruppo di circa diecimila Rom che sono dovuti 
ritornare dalla Germania al Kosovo, ex provincia serba la quale ha proclamato la 
sua indipendenza nel 2008 malgrado una feroce opposizione di Belgrado. 
 
Benché Pristina si sia messa d’accordo con Berlino per accogliere questi 
rifugiati rom, il ministro kosovaro degli affari sociali, Nenad Ristia, ha 
ammesso di recente che questo paese non possedeva risorse per accettarli tutti e 
per gestire la loro integrazione. 
 
Quasi la metà dei due milioni di abitanti del Kosovo, paese più povero d’Europa, 
sono disoccupati o sono poveri, secondo i numeri ufficiali. 
 
Esperti mettono in guardia contro l’incapacità delle autorità locali, di 
garantire i diritti dell’uomo fondamentali ai suoi cittadini, tali che l’accesso 
a un alloggio adeguato, alle cure mediche e all’educazione. 
 
Florim Mulolli, padre di una ragazza gravemente ammalata, la famiglia del quale 
è stata ugualmente obbligata di ritornare in Kosovo, deplorano l’attitudine 
delle autorità tedesche, accusandoli di non fare eccezioni. 
 
Sua figlia Selina soffre di una malattia congenita provocando apnee nel sonno. 
La sua respirazione deve essere controllata tramite un’attrezzatura molto 
costosa, la quale avverte i genitori, quando lei smette di respirare. 
 
"Quest’apparecchio funziona con l’aiuto di diodi da sostituire, i quali sono 
molto costosi per noi e impossibili da pagare, i quali inoltre, non si trovano 
qui" si lamenta il Sig. Mulolli. 
 
"La Germania ha condannato Selina a morte, ma non la lasceremo morire. Quando i 
diodi saranno consumati, io e mia moglie guarderemo Selina a turno" dice questo 
padre con amarezza, stringendo la figlia tra le sue braccia. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 29/08/2010 @ 09:11:38, in  Italia, visitato 2468 volte)
		  
	 
    
		
      
Gad Lerner, il blog del bastardo giovedì, 26 agosto 2010 Rassegna Stampa 
 
  Questo articolo è uscito sul Diario di "Repubblica". 
Il vicesindaco Riccardo De Corato, eterno secondo della politica milanese, 
contabilizza gli sgomberi di campi rom effettuati negli ultimi quattro anni con 
la meticolosità del cow-boy che incide una tacca dopo l'altra sulla pistola: 301 
prestazioni da buttafuori, a suo dire. 
Col risultato che ormai in città è divenuto vorticoso il viavai di questo 
materiale umano considerato scadente, così poco riciclabile da meritarsi un 
curriculum da veterani: gli ex del campo di San Dionigi provenienti dallo 
sgombero di via capo Rizzuto espulsi dal cavalcavia Bacula e parcheggiati in via 
Idro fino alla tacca prossima ventura di De Corato. Una massa di "ex", sempre 
gli stessi, non fosse per la natalità elevata che rifornisce continuamente la 
tragedia di altri bambini sballottati qui e là, dunque sottratti per via 
poliziesca alla frequenza scolastica. 
I rom a Milano svolgono una funzione importante. Peccato che ce ne siano 
troppo pochi. Quando sperava ancora che l'imitazione del gergo leghista gli 
avrebbe conservato la presidenza della Provincia, Filippo Penati (Pd) si esibì 
in un gioco di parole davvero raffinato: "Altro che ripartire i rom fra i 
diversi comuni dell'hinterland, come chiede il governo Prodi. I rom se ne devono 
ripartire tutti quanti!". Cosa c'è di meglio, per un politico in difficoltà, che 
mettersi dalla parte del popolo, irridendo gli scrupoli dei soliti privilegiati? 
E' così che ai rom milanesi è toccata la sorte poco evangelica di venir 
moltiplicati, proprio come i pani e i pesci sul lago di Tiberiade. Il succitato 
Penati giunse a contare 20 mila nomadi –ventimila!- disseminati pericolosamente 
tra le vie della metropoli. Una cifra insopportabile per la povera Milano. Non 
si ricordano ulteriori precisazioni del leader democratico allorché il 
censimento dei campi rom, promosso nel 2008 dal nuovo ministro cattivista 
Maroni, rivelò che bisognava togliere un zero: i rom che minacciano la pacifica 
Milano risultavano essere poco più di duemila. Troppo pochi, appunto, e infatti 
la politica bisognosa non ha smesso di moltiplicarli neppure dopo il censimento. 
E' dei giorni scorsi un'intervista di Letizia Moratti, bisognosissima di 
ricandidatura a sindaco, nella quale si legge questa mirabolante affermazione: i 
rom a Milano sarebbero stati ancora diecimila (bum!) nel 2008, dopo di che 
–forse per merito delle 301 tacche di De Corato?- il loro numero si sarebbe 
drasticamente ridotto. Un esodo di sette-ottomila "scarti umani", più tenaci da 
debellare che non gli stessi topi, come graziosamente dichiara il leghista 
Matteo Salvini, aspirante vicesindaco, realizzato dunque in un biennio, alla 
chetichella? Chi ha visto le carovane dei partenti, con i materassi sulle spalle 
e i bambini per mano? Dove sono andati, con quali mezzi di trasporto s'è 
conclusa la "derattizzazione"? E come mai, dall'alto dei suoi 301 sgomberi, il 
cow-boy De Corato può citare solo 32 casi di rom stranieri rimpatriati per 
motivi di sicurezza dal 2007, più altri 143 segnalati (pro forma) alla 
prefettura per cessazione dei diritti di soggiorno? 
E' buffo a dirsi, ma a Milano sono certamente più numerosi i nomadi romeni 
allontanati dai campi e rimpatriati senza clamore da parte del volontariato 
sociale –magari con qualche centinaio di euro d'incoraggiamento in tasca- per 
tutelare i faticosi processi d'integrazione di chi vi risiede. Ora però c'è 
un'altra faccenda che i cacciatori cittadini dei rom vivono con imbarazzo. A 
furia di promettere la chiusura degli insediamenti abusivi, tra uno sgombero e 
l'altro toccherebbe loro impiegare nei campi autorizzati e/o in fornitura di 
alloggi popolari una parte almeno dei milioni di euro già da tempo messi a 
disposizione della Prefettura. Col risultato di mandare in bestia i leghisti più 
accesi, che si sentono traditi non solo da Maroni ma perfino da Salvini. Nel 
quartiere di via Padova, per protesta contro il campo autorizzato di via Idro, 
hanno da poco stracciato la tessera del Carroccio una decina di militanti. 
Contro i rom, trovi sempre qualcuno disposto a essere più cattivo di te. Peccato 
siano così pochi. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 29/08/2010 @ 09:07:24, in  Italia, visitato 3137 volte)
		  
	 
    
		
      Segnalazione di Valter Halilovic 
La Stampa 26/08/2010 EMANUELA MINUCCI - TORINO 
  L'area del campo rom in Lungo Stura Lazio 
"I nomadi aiuteranno nella raccolta rifiuti in Lungo Stura Lazio" 
 
Chiamparino non sarà Sarkozy, ma intanto ieri in Comune si è decisa una radicale 
operazione-pulizia di lungo Stura Lazio. Un modo - attraverso il coinvolgimento 
della stessa popolazione Rom - per riportare la zona a standard più che 
decorosi, ma soprattutto per capire dove stanno i fragili e dove i soggetti più 
pericolosi. Un modo per separare il grano dal loglio e, in capo ad un mese, 
mettere a segno un'operazione mirata di polizia, tesa a colpire esclusivamente 
chi delinque. Tutta l'operazione, che si concluderà entro la fine di ottobre 
costerà al Comune fra i 50 e i 60 mila euro.  
 
Al vertice in municipio hanno partecipato oltre all'assessore alla Polizia 
municipale Domenico Mangone e quello all'Ambiente Roberto Tricarico i vertici di 
Amiat e i presidenti delle circoscrizioni 5 e 6 Paola Bragantini e Vittorio 
Agliano. Una riunione durata oltre due ore al termine della quale Tricarico ha 
chiarito, fase per fase, come si realizzerà l'articolato intervento di bonifica 
ambientale. "Sono già in corso le operazioni di derattizzazione e sanificazione 
dell'area - ha detto -, la prima fase dei lavori terminerà il 15 settembre per 
poi dar corso successivamente alla pulizia sollecitata da più parti in queste 
settimane".  
 
E ha aggiunto: "Per realizzare questa pulizia interverranno più squadre di 
giovani per un totale di venti persone, tutte appartenenti all'associazione 
“Terra del fuoco” individuata dalla Prefettura come soggetto attuatore di questo 
complesso intervento, ma soprattutto gli stessi Rom, che verranno coinvolti 
nelle operazioni di selezione dei rifiuti". "Le persone Rom che parteciperanno 
alla pulizia - spiega Michele Curto presidente dell'associazione “Terra del 
Fuoco” - dimostrando di volersi integrare riceveranno una tessera di 
riconoscimento che costituisce il primo passaggio per separare chi è 
intenzionato a far parte di una comunità e chi invece tende a vivere di 
espedienti a danno della collettività".  
 
Tornando ai rifiuti, è interessante scoprire che verranno suddivisi in modo tale 
che quando passerà a ritirarli l'Amiat avranno già la loro precisa destinazione. 
Non dimentichiamo, infatti, che sul posto giacciono carcasse di automobili, 
televisori abbandonati e altri grandi rifiuti di ogni genere.  
 
"Il 26 settembre - ha poi concluso Tricarico - entrerà in scena Legambiente che 
ha scelto questa zona per lanciare la tappa del 2010 di “Puliamo il mondo” che 
affiancherà “Terra del fuoco” e Rom". Sempre in quella data arriveranno sul 
posto, muniti di guanti, pale e carriole anche i giovani di "Libera", 
l'associazione di don Luigi Ciotti.  
 
"Non facciamo la guerra ai Rom anche a Torino". A chiederlo è la capogruppo di 
Sel Monica Cerutti. "L'Unione Europea - spiega - ha richiamato la Francia e 
l'Italia perché attuino correttamente le regole europee sull'immigrazione. Prima 
si era già pronunciata con preoccupazione la Cei e lo stesso Papa, invitando a 
saper accogliere le legittime diversità umane. Ora il Comune si sta attrezzando 
sull'annosa situazione di Lungo Stura con un piano articolato su tre fronti: 
assistenza, igiene e legalità. Una comunità civile non può più tollerare che 
persone possano vivere in condizioni così precarie dal punto di vista igienico e 
contemporaneamente bisogna tenere conto dell'insofferenza dei residenti. 
Tuttavia, siamo preoccupati che il piano del Comune possa essere percepito come 
in linea con le dichiarazioni di Maroni e che si faccia prevalere il problema 
sicurezza rispetto a quello umanitario".  
 
E conclude: "Da Chiamparino, come presidente dell'Anci, ci aspetteremmo una 
presa di posizione che ponga al Governo il problema delle risorse per 
l'accoglienza, da coniugare con il rispetto delle regole, invece di rincorrere 
la questione sul fronte della mera sicurezza". 
     
	
	  
	
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