| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 24/04/2009 @ 09:08:02, in lavoro , visitato 2306 volte)
		 
      Da
Roma_Italia  Laura Clarke, 15/04/2009
 L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì 
del XIX secolo Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana  952 è come entrare in 
un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo 
ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto 
o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale. 
L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra: 
verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica 
Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura 
ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo. L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma 
est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare 
un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice 
la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata 
artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua 
passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è 
l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?" Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom 
sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle 
più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom 
cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse 
comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente 
abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano 
un vestito e così è nata l'idea della sartoria. "Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a 
cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto 
la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante. 
Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono 
rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono 
per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che 
erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea 
all'iniziativa.  Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti 
ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni 
che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i 
loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le 
anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si 
vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi 
sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire, 
impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.  All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini 
in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute 
couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una 
collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi
QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della 
cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al 
Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato 
garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in 
via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto 
all'integrazione degli stranieri nell'area.  La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti, 
scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto 
con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando 
pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono 
originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo 
cucitrice Gabi 
Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di 
vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai 
1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e 
del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che 
guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano 
alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.  Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle 
pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di 
Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine 
di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti 
fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha 
riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della 
Cesarina, non lontano dal laboratorio.   A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In 
primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove 
introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena 
lanciato un sito web 
per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti 
un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.
 Antica Sartoria Rom
 Via Nomentana 952
 tel. 339/2357366 (Carmen)
 anticasartoriarom@libero.it
 www.anticasartoriarom.it
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 23/04/2009 @ 09:51:52, in scuola , visitato 2086 volte)
		 
      Da
Nordic_Roma 
HELSINGIN SANOMAT By Kristiina Markkanen 
 "Laalo, blaato, dzjelto (rosso, blu, giallo), i bambini rom leggono ad alta 
voce in una stanzetta del centro diurno Viherlaakso di Lahti. Stanno avendo una lezione in kàlo-finnico-romanes, il nome ufficiale della 
lingua della minoranza finnica rom. Le sorelle Teresa e Maritsa Borg stanno 
colorando dei palloni mentre imparano il nome dei colori in romanes. 
 Le ragazze sono state fortunate: l'insegnante Marianne Florin lavora nello 
stesso centro diurno come sovvenzionata, in altre parole come assistente, il cui 
salario arriva parzialmente dal budget del Ministero dell'Impiego e 
dell'Economia. Marianne Florin ha esperienza in questi circoli linguistici, anche se il suo 
livello di competenza del romanes non è molto alto. D'altra parte, una lezione a settimana non è sufficiente per consentire a 
Maritsa e Teresa di parlare fluentemente il romanes. Sfortunatamente, non 
avranno l'opportunità di continuare i loro studi in romanes alla scuola. La situazione a Lahti è tipica. Soltanto pochissimi bambini rom di Finlandia hanno imparato la propria lingua 
madre - dipende dall'anno, circa 150 bambini apprendono il romanes al centro 
diurno o a scuola. Si tratta del 5-10% dei bambini rom di Finlandia. Oggigiorno, non molti 
imparano la lingua a casa. Il Tavolo Nazionale Finnico dell'Istruzione (FNBE) ha provato ad 
incoraggiare l'insegnamento del kàlo-finnico-romanes nelle scuole e nel 2009, i 
crediti dedicati sono stati raddoppiati. Nei fatti, sono stati lanciati in Finlandia alcuni progetti per appoggiare i 
bambini rom ed i loro genitori riguardo la lingua romanes. "Il prossimo autunno introdurremo i gruppi d'immersione nella lingua, i 
cosiddetti nidi linguistici, tanto per adulti che bambini che imparano il 
romanes. Abbiamo anche intenzione di organizzare due campi estivi linguistici", 
dice Leena Nissilä, Consigliera Anziana del FNBE. Ci sono numerose ragioni sulla scarsità di insegnamenti in romanes. I comuni non sono obbligati a fornire questa lingua, né sono interessati 
nell'organizzare questo insegnamento, c'è scarsità di insegnanti qualificati, 
oppure i Rom stessi mancano di comprensione o coraggio per chiedere 
l'insegnamento in romanes ai loro figli. Elämä ja Valo è un'associazione a Lahti dei Rom di Finlandia. Qualche anno fa l'associazione segnalò il fatto che la lingua romanes sarebbe 
stata a rischio di estinzione in Finlandia entro un decennio. Cos'hanno da dire i ricercatori? La lingua romanes cesserà di esistere 
in Finlandia? "Il numero di quanti attualmente usano la lingua nella comunicazione di tutti 
i giorni non può essere molto alto", dice il professore Matti Leiwo 
dell'Università di 
Jyväskylä con un profondo sospiro. Secondo lui la lingua dei Rom finnici è in pericolo, su questo non c'è 
dubbio. Il ricercatore Kimmo Grönfors dell'Università di Helsinki dice che il kàlo-finnico-romanes 
è come minimo in serio pericolo. Non esistono statistiche sull'abilità nella lingua romanes, ma secondo le 
ultime stime, ci sono almeno 10.000 Rom in Finlandia, di cui forse la metà 
conosce la lingua bene o in modo soddisfacente. "Siamo circa il 50% a parlare bene il romanes, ma non i nostri figli", 
dice l'insegnante di romanes Tuula Åkerlund di Romano Missio, un'organizzazione 
di servizio sociale del popolo rom che si prende cura dei bambini. "Semplicemente quando i bambini sono piccoli non capiamo che potremmo 
insegnare loro due lingue", dice Åkerlund con rammarico. Tuula Åkerlund puntualizza anche che la generazione più anziana non vuole che 
la lingua sia insegnata agli estranei. Il linguaggio è stato l'unica ricchezza 
del povero popolo viaggiante. "La generazione che ha provato l'oppressione ed il disprezzo è ancora viva. 
Dal linguaggio ha ottenuto comfort, è per questo che lo vogliono mantenere solo 
nel circolo famigliare", spiega Åkerlund. 
	[...]
 Buongiorno! - Tsihko diives!
 La Finlandia appoggia 
	l'allargamento EU - Fintiko themmesko dzinta EU: sko bohliboske.
 Ti amo! - Me kamlavaa tuut!
 Un Finnico che appartiene alla 
	popolazione maggioritaria - Fintiko komunis
 Un Caucasico, una persona 
	di origine europea - gaajo
 Helsinki (la capitale) - Baro fooros
 Finlandia -
	Finitiko them o Fintiko them
 Università - Apruno skoola
 Night caffè - rassako kaljakiero
 Pace - Freediba
 Numeri: 1 = 
	iek, 2 = dui, 3 = triin, 4 = staar, 5 = pangh, 6 =
	hou, 7 = efta, 8 
= ohta, 9 = enja, 10 = deh
 Nota: L'8 aprile era il Giorno Internazionale dei Rom, per celebrare 
la cultura rom e far crescere la consapevolezza sulle questioni affrontate dal 
popolo rom. L'11 febbraio il Museo Cittadino di Helsinki ha inaugurato una 
mostra internazionale intitolata Attenzione, Zingari! La Storia di un 
Fraintendimento, sul passato e il presente dei Rom d'Europa. La mostra sarà 
aperta sino al 30 agosto da mercoledì a domenica dalle 11 alle 17 - giovedì sino 
alle 19. Entrata libera. Indirizzo: Hakasalmi Villa, 
Mannerheimintie 13 D (accanto al Finlandia Hall).   
		
		
			Di Fabrizio  (del 23/04/2009 @ 09:07:36, in Europa , visitato 2492 volte)
		 
      Da
Czech_Roma 
 19 aprile 2009, 12:49 GMT Praga - Dice la polizia che una bambina rom ed i suoi genitori sono stati 
seriamente feriti, sembra da una bomba molotov lanciata nella loro casa durante 
la notte nel nord est della Repubblica Ceca. Le vittime dicono che qualcuno ha 
lanciato una molotov nella loro casa nella città di Vitkov, dandole fuoco poco 
prima di mezzanotte, ha detto la portavoce della polizia, Sona Stetinska, 
all'agenzia stampa tedesca DPA. Ha aggiunto che la polizia non sarà in grado di confermare la causa 
dell'incendio se non potrà esaminare il luogo, cosa che è complicata dal 
pericolo di crollo dell'edificio. Il Primo Ministro uscente, Mirek Topolanek, ha detto di essere "seriamente 
preoccupato dal sorgente estremismo", chiedendo alle autorità di determinare se 
l'incidente possa essere motivato razzialmente. La polizia ha detto che il motivo del presunto attacco non è immediatamente 
condiviso. "Non possiamo confermare che si trattasse di motivo razziale, ma 
neanche possiamo negarlo," ha detto la portavoce. La bambina di 22 mesi, salvata dalla casa in fiamme dai genitori, trasportata 
in aereo in un ospedale nella capitale regionale Ostrava, è in condizioni 
critiche, hanno detto dal servizio di soccorso. Ha diverse gravi bruciature nell'80% del corpo ed ha inalato i fumi, ha detto 
in una dichiarazione il portavoce Lukas Humpl. Nella dichiarazione si dice che la madre, 27 anni, ha bruciature alle gambe 
ed un braccio, mentre i padre, 33 anni, ha serie bruciature alla schiena e agli 
arti. L'incidente ha avuto luogo in mezzo ad una crescente attività politica 
dell'estrema destra e dei gruppi neonazisti. La stessa sera, estremisti di destra avevano percorso in una marcia 
largamente pubblicizzata la città nord-occidentale di Usti nad Labem, che ospita 
un simil-ghetto della comunità rom, 430 km. ad est di Vitkov. Le città ceche hanno combattuto per proibire le marce estremiste, mentre i 
loro organizzatori sfruttano le leggi che salvaguardano la libertà di assemblea. "E' chiaro che esiste un collegamento tra l'attività politica degli 
estremisti e la violenza diretta verso gli abitanti," ha detto il premier. Ha 
auspicato che la prossima riunione di governo discuta la questione lunedì. Nonostante questa retorica, i gruppi di estrema destra hanno continuato senza 
problemi le loro attività. Recentemente il governo ha fallito nel suo sforzo di 
sciogliere una di queste organizzazioni, il Partito dei Lavoratori. Attacchi a sfondo razziale con bombe molotov, alcuni dei quali mortali, hanno 
recentemente scosso l'Ungheria.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 23/04/2009 @ 01:28:24, in Italia , visitato 3064 volte)
		 
      Da
RomSinti@Politica La "Federazione rom e sinti insieme" promuove oggi, ad un anno dalla sua 
giuridica costituzione, il suo 1° congresso nazionale con il titolo "Rom e 
Sinti, protagonisti del nostro futuro. Sentire, percepire, pensare."
 E’ doveroso ringraziare la presidente del Centro Servizi per il Volontariato del 
Lazio, Francesca Danese, per la comunicazione tra le reti, la preziosa 
collaborazione e la disponibilità per la promozione di questa iniziativa, 
l’UNICEF Italia per l’ospitalità, il presidente l’associazione Romà onlus, 
Graziano Halilovic e Paola Marotti per la gestione dell’accoglienza e segreteria 
organizzativa di questo congresso, gli amici di Radio radicale, le associazioni 
aderenti alla federazione, i graditi ospiti e tutti i partecipanti che saranno 
presenti oggi e domani.
 
 Quello appena trascorso è stato un anno terribile per la popolazione Rom e Sinta, 
ma non è questa la sede per denunciare nei dettagli le diverse forme di 
illegalità, di violenze e di discriminazioni contro la nostra gente.
 
 Questa relazione vuole formulare delle proposte politiche per Rom e Sinti e per 
meglio presentarle non posso evitare di mettere in evidenza scelte e 
comportamenti sbagliati del passato e che ancora oggi determinano un clima di 
odio e di rifiuto contro la popolazione rom e sinta.
 
 Cosa sta accadendo alla politica ed alla società Italiana?
 
 Motivare le reazioni della politica italiana agli atti di violenza degli ultimi 
tempi è il segnale di un profondo vuoto morale di una società che sta perdendo 
le coordinate culturali per convivere con "l’altro".
 
 Il fenomeno dell’immigrazione ha trasformato l’Italia in un paese 
multiculturale, in una democrazia multiculturale, rideterminando il volto 
culturale dell’Italia e la politica è sollecitata a potenziare la sua 
responsabilità di garantire i diritti di tutti, dei cittadini "piccoli e 
grandi", "vecchi e nuovi", diritti essenziali per convivere in una società 
multietnica.
 
 Va riconosciuto alla politica Italiana grandi meriti quando ha operato in 
osmosi con il contesto sociale e culturale, oggi deve seguire lo stesso metodo 
ed uscire dalla condizione di autorefenzialità in cui da anni si è rifugiata.
 
 La politica deve prendere coscienza della necessità di un rapporto vivo con la 
società e non di plasmare i cittadini all’interno di contenitori, deve 
produrre cultura per far emergere un orientamento verso l'auto realizzazione, la 
partecipazione attiva, la consapevole applicazione dei diritti.
 
 Penso che la crisi, di cui tanto si parla negli ultimi mesi, non sia solo una 
crisi economica, ma una crisi culturale che trova le sue radici nella perdita di 
valori fondamentali.
 
 La crisi in atto troverà soluzione se la politica Italiana sarà capace di 
gestire il cambiamento culturale in atto trasformando una "statica" 
democrazia multiculturale in una "dinamica" democrazia interculturale, 
e per realizzare questo passaggio necessario un lavoro culturale che non 
deve interessare solo la ricerca di soluzioni, ma innescare percorsi di reazione 
positivi, che non siano la chiusura e il conflitto.
 
 All’interno di questo contesto politico, sociale e culturale c’è la questione 
Rom e Sinta, con la sua specificità.
 
 La realizzazione di questo evento è l’ennesima dimostrazione che la "Federazione 
Rom e Sinti insieme" non è una nuova associazione che si occupa di Rom e Sinti, 
ma un organismo politico che si propone con chiarezza, onestà e trasparenza di 
definire per Rom e Sinti un ruolo attivo e propositivo, per un dialogo 
diretto con il Governo, le Istituzioni e la società civile, collaborando alla 
programmazione di politiche di interazione con Rom e Sinti, per 
l’affermazione della cultura della legalità, il contrasto agli abusi di potere 
ed a ogni forma di discriminazione, la promozione di una società aperta e 
multiculturale.
 
 Questo 1° congresso nazionale la federazione è stato promosso per coinvolgere 
Rom e Sinti e tutti coloro che direttamente o indirettamente in Italia sono 
impegnati nella questione Rom/Sinta per una riflessione, analisi e confronto sul 
processo di riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di minoranza 
linguistica, per superare le divisioni e le frustrazioni del passato, per 
stimolare processi di formazione alla partecipazione (capacity building).
 
 Questo non significa che la Federazione rom e sinti insieme non abbia la 
necessità di un ampio confronto interno per arricchire la proposta, la 
condivisione e la realizzazione del programma politico e della strategia 
organizzativa, discussione che realizzeremo dopo questo congresso, ma credo sia 
prioritario costruire un radicale cambiamento rispetto al passato, e se vogliamo 
migliorare le condizioni di vita della popolazione Rom e Sinta è necessario 
avviare un confronto ampio ed aperto con la politica, le istituzioni e la 
società civile.
 
 Quello appena trascorso è stato un anno molto difficile per la popolazione rom e 
sinta per scelte e comportamenti sbagliati contraddistinte dalla fierezza 
dell’ignoranza e dall’arroganza.
 
 Scelte sbagliate che hanno riversato i conflitti sulla quotidianità dei 
cittadini e legittimato la sospensione dei diritti di cittadinanza a rom e sinti 
e folclorizzato la cultura Rom/Sinta con pregiudizi e stereotipi.
 
 In questo anno difficile, numerose sono state le manifestazioni di denuncia per 
la violazione di diritti fondamentali a Rom e Sinti, iniziative importanti, ma
sono state più uno specchio che una finestra.
 
 Malgrado l’impiego di energie e di risorse la condizione di Rom e Sinti diventa 
sempre più grave, questo è un dato indiscutibile e attribuire la responsabilità 
alla politica per il modo strutturale e recidivo con cui da troppo tempo 
realizza scelte tassativamente sbagliate per Rom e Sinti, oggi è diventato 
LIMITATO E NON RISOLUTIVO.
 
 La denuncia, sacrosanta, non ha prodotto cambiamenti migliorativi alla 
popolazione rom e sinta.
 
 Non possiamo continuare a piangerci addosso e rifugiarci nel "fatalismo 
persecutorio", oppure continuare ad ignorare, quasi sempre per un interesse 
personale, chi da troppo tempo soffia sul fuoco della nostra divisione per 
evitare a Rom e Sinti di essere protagonisti del nostro futuro, oppure ancora 
accettare passivamente le disastrose politiche "differenziate", assistenziali e 
segreganti, quasi che la normalità fosse estranea per Rom e Sinti, ed attribuire 
responsabilità ad "altri", perché la responsabilità è anche nostra, di Rom e 
Sinti.
 
 Occorre analizzare ed elaborare i diversi livelli di responsabilità e adottare 
strategie in grado di migliorare le nostre condizioni culturali, sociali ed 
economiche, nella consapevolezza che oggi più ieri noi Rom e Sinti SIAMO 
"OSTAGGI" di alcuni OPPORTUNISTI e MASCALZONI senza scrupoli, presenti anche 
nella nostra popolazione.
 
 Un radicale cambiamento di metodo rispetto al passato non è più rinviabile, 
iniziando dalla caduta delle falsificazioni sulla realtà Rom e Sinta che hanno 
avuto la finalità di far emergere SOLO l’aspetto sociale, l’emergenza e la 
negatività, limitando o folclorizzando gli aspetti culturali, ignorando la 
cultura Rom/Sinta ancora totalmente sconosciuta.
 
 Infatti l’opinione pubblica, la politica, la società civile e i media leggono la 
realtà rom e sinta come limitata al campo nomadi, al disagio, alla devianza, 
alla illegalità, allo sfruttamento ed alla violenza, ecc. aspetti marginali e 
minoritari della popolazione rom e sinti, oltretutto estranei ai codici morali e 
culturali di questa minoranza, ma che attraverso un meccanismo 
politico/mediatico vergognoso schiaccia la positività e l’aspetto culturale 
della nostra popolazione.
 
 Aspetti culturali e positività che non trovano spazi per emergere, per essere 
visibili a causa della negazione di prerequisiti essenziali: il 
riconoscimento alla popolazione rom e sinta quale entità culturale del 
territorio, la definizione di un ruolo attivo, propositivo e qualificato a Rom e 
Sinti.
 
 Quanti sono cittadini Italiani appartenenti alla minoranza Rom e Sinta in 
Italia?
 
 Perché la politica italiana nega il riconoscimento di minoranza linguistica a 
decina migliaia di Rom e Sinti Italiani, mentre riconosce minoranza linguistica 
poche centinaia di persone appartenenti ad altra minoranza?
 
 Quanti Rom e Sinti, Italiani ed immigrati, vivono nelle case?
 Quanti Rom e Sinti, Italiani e immigrati, svolgono un regolare lavoro dipendente 
o autonomo?
 Tanti … tantissimi.
 Perché queste persone Rom e Sinte sono ignorate?
 Perché non rivendicano la loro identità Rom o Sinta?
 Il problema è la discriminazione razziale generalizzata contro Rom e Sinti.
 
 Queste persone rom e sinte per svolgere il loro lavoro generalmente sono 
obbligate a rinnegare la propria storia personale e familiare, la propria 
identità culturale, per evitare di essere pregiudizialmente discriminati per 
l’appartenenza etnica ed espulsi dal lavoro.
 
 Per fortuna non è sempre così, ma nella grande maggioranza dei casi è proprio 
così.
 
 Negli ultimi anni le richieste del cambio del cognome di persone Rom inoltrate 
alle Prefetture sono in aumento.
 
 Che dire! …
 
 Questo 1° congresso della Federazione è un’opportunità per elaborare un radicale 
cambiamento di metodo a tutti i livelli con il contributo di tutti per dare 
risposte adeguate alla realtà ed i bisogni sociali e culturali dei Rom e Sinti. 
Spero che da questo congresso emerga un contributo ampio sulla questione Rom e 
Sinta e che vada oltre le seguenti proposte:
 
 - E’ urgente il riconoscimento di minoranza linguistica a Rom Sinti
 - Diffondere e valorizzare la cultura Rom e Sinta
 - Intervenire sulla normativa esistente in materia di discriminazione: 
ratificare integralmente la direttiva Europea 2000/43, rivedere, migliorare e 
rendere applicabile e celere la normativa vigente, indipendenza dal governo e 
poteri sanzionatori.
 - Abbandonare la fallimentare politica dei campi nomadi SUBITO, rifiutando ogni 
forma di gestione, proponendo il superamento con l’autogestione di Rom e Sinti, 
utilizzare le risorse già disponibili per campi nomadi, ed altre nazionali e 
comunitarie, per avviare una politica abitativa pubblica per TUTTI I CITTADINI, 
Rom e Sinti compresi.
 - Abbandonare ogni forma di politica differenziata per Rom e Sinti per 
abbandonare le politiche dell’assistenzialismo culturale.
 - Definizione di un ruolo attivo e propositivo a Rom e Sinti.
 
 In sintesi posso dire che si tratta di passare dalla mediazione alla 
partecipazione attiva per abbandonare le politiche dell’assistenzialismo 
e dell’esclusione e passare all’auto rappresentatività per il riconoscimento dei 
diritti di cittadinanza e di minoranza linguistica, per fare questo è necessario
 
 Questo passaggio è possibile farlo subito perché molto dipende dalla nostra 
volontà, consapevole che si tratta di un passaggio delicato per il rischio di 
strumentalizzare la partecipazione attiva di Rom e Sinti e per evitare questo 
pericolo è necessario definire la partecipazione attiva di Rom e Sinti.
 
 Una partecipazione attiva di Rom e Sinti "come un fine" che investe processi di 
trasformazione culturale e sociale di portata collettiva, "un processo 
sociale di azioni attraverso le quali gli individui, le comunità e le 
organizzazioni guadagnano padronanza sulle loro vite nel contesto di cambiare il 
loro ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita."
 
 Si tratta di definirne le strategie per realizzare la partecipazione attiva di 
Rom e Sinti.
 
 Nazzareno Guarnieri – presidente Federazione rom e sinti insieme
   
		
		
			Di Sucar Drom  (del 22/04/2009 @ 13:17:44, in blog , visitato 1797 volte)
		 
      
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Ginevra, l'Onu deplora Ahmadinejad: "l'opposto della conferenza"Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon ha deplorato il contenuto 
dell'intervento del presidente dell'Iran oggi alla Conferenza dell'On sul 
razzismo. "Il segretario generale - si legge in una nota pubblicata a Ginevra - 
deplora l'uso ...
 
Il calcio razzistaDurante la partita giocata sabato sera tra Juventus e Inter abbiamo assistito a 
vergognosi cori razzisti all’indirizzo del giocatore dell’Inter, Mario Balotelli, 
preso di mira perché nero...
 
Pisa, la Pasqua ortodossa tra gli accampamenti romGiorni fa ho accompagnato p. Ciprian, giovane sacerdote Ortodosso Rumeno di 
Livorno, in quattro accampamenti di Pisa per la Benedizione Pasquale. E' stato 
un momento bello e molto apprezzato dai Rom, sorpresi e meravigliati che un 
lo...
 
Roma, nel "campo nomadi" Ferdi è un eroeIn mezzo al nulla, un bagliore quasi accecante. Una luce illumina il prato di 
Ciampino, ma non sono i fari dell´aeroporto dell´Urbe, bensì il televisore 
acceso nel campo dove vivono i trecento rom della zona di Ciampino. Proprio lì 
ieri sera si sono dati appuntamento i Rom dei campi di Tor Vergata, Casilino 
'900 e dell´Arco di ...
 
La storia di Ferdi e l'alibi collettivoIl modo giusto di fare tv? Rappresentare una realtà «accettabile» Si ha un bel 
dire sul Grande Fratello. Anzi, un brutto dire. Che è l'esito estremo della tv 
volgare. Che è la tv dei guardoni. Che è un quarto d'ora di celebrità a spese di 
ogni pudore. Ma se poi vince Ferdi e il GF rimane l'ultima possibilità ch...
 
Grande Fratello 9, Ferdi commuove e vinceÈ Ferdi il vincitore del Grande Fratello 9. Ventidue anni, di origini rom, con 
una storia difficile alle spalle - arrivato clandestinamente in Italia dal 
Montenegro in gommone e allontanato da piccolo dal padre e abbandonato dalla 
madre - oltre ai 300mila euro del montepremi fina...
 
Adesso se trovi uno zingaro, un rom che ti fruga nei cassetti di casa gli chiedi 
l'autografo?Sapevo che dopo tanto blaterare di sicurezza nei tg e nei giornali, aver dato 
sfogo a tutti i pregiudizi dovuti al razzismo, avere discriminato romeni, sinti, 
zingari, rom tentando anche di dargli fuoco, il popolino della tv opportunamente 
guidato avrebbe avuto un sussulto di dignita'...
 
Ferdi: «Sarebbe bello se la mia partecipazione al "Grande Fratello" riuscisse a 
far superare tanti pregiudizi nei confronti dei rom»«Sarebbe bello se la mia partecipazione al "Grande Fratello" riuscisse a far 
superare tanti pregiudizi nei confronti dei rom» questa è la prima dichiarazione 
di Ferdi Berisa, dopo aver vinto il Grande Fratello 9...
 
Ferdi nel Paese degli OrroriC’era una volta il Paese degli Orrori, un mondo fitto di insidie e orchi 
terrificanti, un mondo senza luci. Ferdi viveva lì, abbandonato da una madre 
snaturata nelle grinfie di un padre sfruttatore e violento. Fin da bambino, 
nonostante ...
 
Potevo vincere il Grande FratelloÈ imbarazzante, può apparire ridicolo. Ma è la pura verità. Come, sono certa, 
dimostrerà la storia che sto per raccontare. Una storia complicata. Ma quel che 
mi imbarazza - e che può apparire ridicolo - si riassume in cinque parole: 
potevo vincere il Grande Fratello. Ma andiamo con ordine. Nel s...
 
Rom e Sinti, si apre oggi il primo congressoSi aprirà fra qualche ora il primo congresso della federazione “Rom e Sinti 
Insieme”. L’associazione Sucar Drom e l’associazione Nevo Drom presenteranno 
domani mattina una mozione/documento dal titolo unità e partecipazione...
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 22/04/2009 @ 09:43:14, in Europa , visitato 1582 volte)
		 
      Da
Roma_Francais 
 Lille Martine Aubry ha confermato ieri agli eletti della comunità, che lo Stato non 
continuerà più col finanziamento per le case mobili. Halluin, Lille e
Faches-Thumesnil dovranno dunque restare le sole tre città dell'area 
metropolitana ad aver accettato di accogliere famiglie di Rom sul loro 
territorio. Precisa la presidente, dopo aver gentilmente rimproverato chi aveva un 
sorriso di sollievo troppo visibile: "Ci sono state reticenze all'inizio, ma le 
cose stanno andando bene. I bambini sono scolarizzati ed i genitori parlano o 
imparano il francese."   
		
		
			Di Fabrizio  (del 22/04/2009 @ 09:03:02, in media , visitato 2000 volte)
		 
      
 Da
milano.blogosfere.it (vedi
QUI ndr). In calce, due video girati la scorsa proiezione milanese del 15 
aprile. Parlare di 
rom senza pregiudizi è un'impresa molto difficile, 
specialmente adesso e specialmente a Milano dove ogni tre per due sgomberano 
campi e continuano a "spostare" il problema senza affrontarlo in maniera 
definitiva. Qualche settimana fa
era stata sgomberata la baraccopoli della Ghisolfa, e
solo due giorni fa quello in viale Cassala e via Giordani.  Due registi milanesi, Tonino Curagi e Anna Gorio, hanno 
provato a raccontare la vita di un campo rom, e più precisamente quello in via 
San Dionigi 93 in un
documentario. "Via San Dionigi 93" è stato prodotto dalla Provincia 
di Milano ed è stato presentato allo Spazio Oberdan. Noi lo abbiamo visto: si tratta di 70 minuti di film tratti da oltre 
50 ore di girato. Le riprese sono durate più di due anni. 
E' uno squarcio di vita quotidiana del campo rom situato vicino all'abbazia di 
Chiaravalle, che è stato colpito più volte da incendi ed è stato distrutto dalle 
ruspe comunali nel 2007. E
che proprio qualche giorno fa è tornato alla ribalta.   
      
Strill.it Martedì 21 Aprile 2009 11:10 
 Jazz alla Fioreria 2009 presenta Giovedì 23 aprile 2009 ore 22.00 presso il 
Fiore di Desna - Reggio Calabria Morarescu & Martini Manouche quartet. Django 
Reinhardt, grandissimo chitarrista e compositore francese attivo negli anni 
’30-’40-’50, è stato il più importante esponente del cosiddetto jazz manouche, 
nato dalla fusione dello swing d’America e sonorità e virtuosismi della musica 
degli zingari "manouche" insediatisi in Francia, Belgio, provenienti dall’Europa 
dell’est. Tra i tanti musicisti contemporanei che perpetuano questo stile, il 
violinista rumeno Rares Morarescu ed il chitarrista Jacopo Martini sono 
considerati due figure di primo piano, noti per la loro tecnica vertiginosa che 
da anni fa infuocare il pubblico presente ai loro concerti. Morarescu nato a Bucarest, città multietnica ricchissima di stimoli artistici 
e musicali, studia violino classico dall'età di 5 anni ma da sempre è 
incuriosito dalla travolgente musica e dal pathos dei tzigani di cui era pieno 
il suo quartiere. A 15 anni è stato assunto dal famoso Taraf "Cununa Carpatzilor" 
di Bucarest con il quale ha girato il mondo per 10 anni. Parallelamente ha 
collaborato con l'orchestra popolare di Stato della Radio Televisione Rumena. 
Innumerevole le collaborazioni con i Manomanouche, Les Manuages, Dario Pinelli, 
Alma Gitane, Manouche Club Sikane, Gero Pitanza e tanti altri musicisti jazz. Jacopo Martini nel 2000 durante un viaggio in Francia s'innamora della musica 
Manouche, apprendendo lo stile direttamente dai chitarristi zingari dell'aria 
nord francese Matcho Winterstein e Angelo Debarre. Ad oggi Jacopo Martini ha 
collaborato con i maggiori esponenti del jazz italiano ed estero quali: 
Gianluigi Trovesi, Erico Rava, Fabrizio Bosso, Lee Konitz, Tony Scott ,Tiziana 
ghiglioni, Antonello Salis. Ha registrazioni e dirette in programmi Radiofonici 
RAI il Terzo Anello, Fahrenheit.
 E' stato ospite in prestigiosi festival, come, il festival internazionale Django 
Reinhardt di Torino, Expo 2004 di Genova, Festival Jazz Di Nancy (Francia) ecc, 
ecc
   
      Da
Roma_Daily_News 
Stuff.co.nz By EVAN HARDING - 14/04/2009  A BOTTIGLIATE: Zingari arrabbiati Helena e Andre Beissel con una 
delle bottiglie lanciate sui loro camion mentre era parcheggiato all'Invercargill's 
Gala St reserve nel fine settimana ROBYN EDIE/The Southland Times
 Zingari esasperati dicono che i giovani di Invercargill continuano ad essere 
i peggiori del paese e lanciano delle bottiglie contro di loro. Circa 60 zingari e le loro famiglie in 30 case mobili erano in città nel fine 
settimana pasquale per l'annuale Fiera Zingara. Viaggiano per paesi e città attraverso il paese per otto mesi all'anno, 
intrattenendo e vendendo i loro articoli. Gli zingari hanno parlato ieri a The Southland Times dicendo che teppisti di 
Invercargill hanno guidato sino al loro campo a lato del Queens Park, gridando, 
lanciando uova e bottiglie verso i loro caravan e suonando i clacson per 
tutte le notti della loro sosta. Sono pure entrati nel campo ed hanno picchiato contro le case mobili [...] 
Dicono gli zingari che è stata anche rubata una bicicletta. Gli abusi ricorrono annualmente per gli zingari che visitano la città, solo 
Palmerston North è paragonabile, mentre Gore ha visto casi simili nel passato, 
dicono. "Questo è il paese peggiore della Nuova Zelanda. Temiamo a venire qui, questo 
è male," dice la chiromante Helena Beissel. Il manager della fiera, Gavin Mackenzie, dice di ritenere che siano circa 
"dai 10 ai 20 dannati idioti... ma tutti gli altri qui ci rispettano." "Se non buttano uova, sono bottiglie di birra. Se si va a Gore, ti lanciano 
addosso conigli morti." Le azioni sono state condannate da chi ieri visitava la Fiera Zingara, con 
Vanessa Sandford che dice che tutti hanno credenze e stili di vita differenti, 
ma che devono comunque essere rispettati. Il proprietario della giostra della fiera, Cam Taylor, dice che i residenti 
di Invercargill sono stati meravigliosi e quando si è zingari qualche abuso c'è 
sempre da aspettarselo. "La realtà è che non siamo tutti idioti drogati." Gli zingari dicono di non aver contattato la polizia. Il sergente maggiore Olaf Jensen, di Invercargill, ha detto che la polizia 
non può arrestare i colpevoli se non le si racconta cosa è successo. Ha aggiunto che contatterà gli zingari e vedrà se la polizia può aiutarli.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 21/04/2009 @ 09:36:59, in Italia , visitato 1902 volte)
		 
      Ricevo da Roberto Malini 
 Momenti drammatici nella mattina del 25 febbraio. Pesaro, 19 aprile 2009. Maria L. di Pesaro scrive al Gruppo EveryOne: "Come 
prima cosa, complimenti per il vostro impegno contro l'intolleranza, che è un 
grande problema qui nelle Marche, come in molte altre regioni d'Italia. Ho letto 
le notizie riguardanti le famiglie romene di etnia Rom che si erano rifugiate in 
città e la terribile mattina del 25 febbraio, quando le forze dell'ordine hanno 
compiuto un'azione che mi fa orrore. Dove serviva accoglienza, è stata usata 
discriminazione. Dove serviva tutelare l'unione delle famiglie, si è cercato di 
dividere. Dove occorreva un supporto sociale e sanitario, è stata usata 
intolleranza. Confesso che ho pianto, quando ho saputo che due bambini sono 
morti, prima ancora di vedere la luce, proprio qui a Pesaro, dove invece io, 
italiana, ho avuto la fortuna di mettere al mondo tre bambini. Com'è ingiusto e 
crudele il razzismo. Mi consola sapere che almeno la Scavolini Spar, che è la 
gloria sportiva della mia città, si è recata a trovare le famiglie Rom con i 
suoi meravigliosi atleti e i suoi sensibili dirigenti. Non credevo che, dopo la 
visita della squadra ai bambini, alle donne e agli uomini rifugiatisi in città, 
le autorità avrebbero avuto il coraggio di mandarli via. Vorrei avere notizie 
sulle famiglie costrette a fuggire da Pesaro: dove vivono, adesso? Stanno bene? 
Possibile che non si possa chiedere al comune almeno un risarcimento per le cose 
orribili che sono accadute?".
 Risponde EveryOne. Grazie delle tue parole. Il Gruppo EveryOne ha cercato con 
tutte le proprie forze di evitare la tragedia che si è verificata a Pesaro. 
Abbiamo incontrato le principali autorità, abbiamo consegnato loro dossier 
riguardanti la condizione delle famiglie Rom rifugiatesi in città e i testi 
delle leggi internazionali che prevedono assistenza e procedure di inclusione, 
in casi come quello presentatosi a Pesaro. Nonostante il muro di intolleranza 
che il sindaco e i suoi assessori ci hanno posto davanti, siamo riusciti 
addirittura a metterli allo stesso tavolo con due rappresentanti della comunità 
Rom. Abbiamo inviato a tutte le personalità politiche di Pesaro e provincia 
lettere chiuse (protocollate dall'apposito ufficio) e lettere aperte. Abbiamo 
contattato ripetutamente prefettura, questura, comando della polizia locale e 
dei carabinieri, difensore civico, procura della repubblica. Ci siamo scontrati 
con le strutture sanitarie locali, affinché i pazienti Rom ricevessero lo stesso 
trattamento degli altri cittadini, intraprendendo vie giudiziali e giungendo a 
una condivisione di ideali umanitari con l'ospedale San Salvatore. L'odio 
razziale, così forte e presente presso le Istituzioni locali, ha reso 
impossibile, però, l'attuazione di un programma di integrazione, nonostante vi 
fossero malati gravi e portatori di handicap, donne incinte e minori, nella 
comunità Rom romena di Pesaro. Si è giunti così, dopo innumerevoli episodi di 
razzismo, brutalità e indifferenza, al drammatico mattino del 25 febbraio, al 
tentativo a parte di 20 agenti di sottrarre i bambini ai genitori, alla fuga 
disperata delle mamme, ai decessi dei due nascituri e alla diaspora della 
comunità. La foto di una giovane donna incinta caduta al suolo, senza che 
nessuno dei 20 agenti si premurasse di assisterla, minacciando - al contrario - 
gli attivisti di essere denunciati per "oltraggio", sintetizza in un'immagine 
terribile quelle ore di persecuzione e orrore, dolore e morte, crudeltà e 
ingiustizia. Noi c'eravamo e non dimenticheremo. Le famiglie che hanno vissuto 
quella violazione totale dei propri diritti fondamentali hanno denunciato alle 
Istituzioni internazionali la tragedia in cui sono passate e noi abbiamo 
testimoniato quanto visto e ascoltato. Ci auguriamo che sia fatta giustizia, 
perché gli eventi che si sono verificati a Pesaro sono un segno chiaro e 
incontrovertibile di una disumanità che sembra provenire dagli anni 
dell'Olocausto e non dalla nostra epoca, in cui l'Unione europea e le Nazioni 
Unite tentano di risalire la china dei Diritti Umani e di preparare per le 
generazioni venture una società multietnica, tollerante e accogliente. Riguardo 
alla Scavolini Spar, purtroppo la società sportiva, dopo aver invitato alcuni 
rappresentanti della comunità Rom locale sugli spalti, non ha tenuto fede 
successivamente alle promesse, nonostante avessimo tentato in diverse occasioni 
di far leva sulla sensibilità mostrata in occasione della cosiddetta "partita 
dell'antirazzismo" e nonostante il Parlamento europeo avesse proposto la società 
per un encomio ufficiale. La verità è che nessun dirigente, nessun atleta si è 
mai recato presso i due edifici dismessi in cui vivevano fra mille privazioni le 
famiglie Rom provenienti dalla Romania. E' triste e doloroso per noi scrivere 
queste parole, perché mantenere in vita un "mito" come quello della Scavolini 
amica del popolo Rom potrebbe servire da esempio per altre realtà, per altre 
società. Ma quando abbiamo deciso di dedicare le nostre vite ai Diritti Umani, 
abbiamo scelto, contemporaneamente, di servire la verità. L'impegno della 
società di pallacanestro si è limitato a quella partita, in cui lo speaker 
annunciò al pubblico la presenza della comunità Rom di Pesaro e a un pugno di 
biglietti per una partita successiva. E' evidente, cara amica, che se gli atleti 
della Scavolini fossero andati a trovare le famiglie Rom e se le foto della loro 
visita fossero apparse sui giornali locali e nazionali, come era nei progetti 
del nostro gruppo, nessuno avrebbe avuto il coraggio di vessare ancora una volta 
quell'umanità già straziata da intolleranza e violenza. Il fatto è che i Rom di 
Pesaro sono stati abbandonati da tutti, a Pesaro, salvo pochi meravigliosi 
esseri umani che li hanno aiutati con impegno, coraggio e compiendo immensi 
sacrifici personali: Mariateresa e Lia su tutti. E' a loro che va l'encomio ed è 
grazie a loro che un terribile dramma umanitario non ha avuto conseguenze ancora 
più funeste. Rispondendo alle tue ultime domande, alcune delle famiglie fuggite 
da Pesaro si trovano ora in Romania. Fra di loro vi sono pazienti oncologici e 
cardiopatici dell'ospedale San Salvatore: hanno perso tutto, anche la 
possibilità di curarsi. Però sono uniti ai loro cari e ai loro bambini. Altre 
famiglie si sono rifugiate in Grecia, dove soffrono emarginazione e povertà, ma 
non la persecuzione patita in Italia. Un'altra coppia con due bambini si trova 
nel nord Italia. Dopo la fuga da Pesaro, la madre ha trascorso alcune notti 
dormendo all'aperto ed essendo una donna molto malata, ha rischiato di perdere 
la vita. Con grande fatica e agendo in condizioni di grave pericolo, abbiamo 
procurato un riparo alla famiglia, che per ora è fuori pericolo. Una famiglia è 
ancora a Pesaro. E' la famiglia in condizioni di salute più gravi. Le autorità 
hanno fermato più volte i suoi componenti, dopo il 25 febbraio. La madre, che 
soffre di un tumore al seno in metastasi, è in cura presso il San Salvatore, ma 
la pressione insopportabile delle autorità ha già indotto la famiglia a lasciare 
la città, verso un futuro che lascia poche speranze. La gran parte delle 
famiglie ha rilasciato testimonianza di quanto patito a Pesaro, chiedendo 
giustizia alle autorità preposte in àmbito internazionale. 
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