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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 09:38:29, in Regole, visitato 1787 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

10/03/2009 By Bojana Milovanovic per il Southeast European Times a Belgrado [...]

immagine di Nikola Barbutov

Secondo quanto ha detto l'8 marzo Ivica Dacic, Ministro degli Interni, il governo serbo intende passare entro la fine di aprile una legge anti-discriminazione a lungo discussa. Il decreto della legge è una delle condizione per l'ingresso della Serbia nella cosiddetta lista bianca di Schengen, che permetterà ai cittadini serbi di viaggiare senza visto nei paesi membri UE.

Il giornale Blic ha riportato il 10 marzo che, escludendo qualsiasi "cambio sostanziale" al testo, il comitato Per una Serbia Europea era pronto ad appoggiare la legge. Tuttavia, ha anche riportato che il governo non la manderà al Parlamento prima che la Chiesa Ortodossa abbia dibattuto le parti controverse della legge nel suo Sinodo del 10 marzo.

Il governo ha adottato la bozza di legge alla fine del mese scorso, ma i rappresentanti delle "tradizionali" Ortodossa, Romana Cattolica, Islamica, Evangelica e altre fedi hanno obiettato sull'articolo 18, che garantisce libertà di conversione religiosa, e sull'articolo 21, che proibisce la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Il governo ha quindi portato la legge all'esame del Parlamento.

Le OnG hanno definito antidemocratico l'intervento religioso nella legislazione.

"Mi chiedo se dovrò chiedere ad ogni differente chiesa la loro opinione, ogni volta che una legge sta per essere adottata," ha protestato Rasim Ljajic, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ha anche notato che nessuno gli ha notificato di una teleconferenza governativa in cui si è deciso di porre la legge alla considerazione del parlamento.

Secondo il suo ministero, il gruppo che soffre maggiormente la discriminazione in Serbia sono i Rom, con l'ineguaglianza che riguarda anche donne e disabili.

La discriminazione contro i Rom è la più frequente dato che una gran porzione di quella popolazione manca di documenti d'identità. I Rom non possono esercitare il loro diritto all'istruzione e non hanno accesso all'assicurazione sanitaria o agli assegni previdenziali.

La bozza di legge definisce i casi generali e speciali di discriminazione ed immagina la creazione di una rappresentanza per la protezione dell'uguaglianza, i cui membri potranno essere contattati nel caso si sperimentassero discriminazioni. La rappresentanza potrebbe anche inviare un ammonimento o lanciare procedimenti giudiziari contro i presunti colpevoli.

A causa del momento critico economico, la rappresentanza non inizierà i lavori prima dell'inizio del 2010. Sino ad allora, se la legge entrerà in vigore, i membri pubblici potranno lanciare da sé i procedimenti giudiziari.

La legge dovrebbe diffidare dalla discriminazione sulle basi della nazionalità, religione ed età, come pure sulle basi delle differenze sessuali.

Le multe per gli atti di discriminazione, a seconda che il colpevole sia recidivo, varieranno dai 53 ai 1.056 euro. La Serbia è l'unico paese in Europa ancora senza una legge sull'eguaglianza di genere.

 
Di Fabrizio (del 10/03/2009 @ 18:48:53, in Regole, visitato 1820 volte)

Riporta la cooperativa sociale Pralipe di Pescara

Care/i,
il ddl sicurezza prevede una norma, passata quasi inosservata, che impedisce la registrazione alla nascita dei figli di cittadini stranieri irregolari, in palese violazione della Costituzione e della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Le conseguenze di tale modifica normativa sarebbero gravissime: i bambini non registrati alla nascita resterebbero senza identità, completamente invisibili; vi è inoltre il forte rischio che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno e siano dichiarati in stato d'abbandono; per evitare questo, è probabile che molte donne in condizione irregolare decidano di non partorire in ospedale, con serissimi rischi per la salute della madre e del bambino.

Vi inviamo in allegato una lettera che intendiamo inviare (a firma di ASGI e di tutte le altre organizzazioni che vorranno aderire) alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, alla Commissione Infanzia e ai capigruppo.

Preghiamo tutte le organizzazioni che volessero aderire, di inviare l'adesione all'indirizzo info@asgi.it entro martedì sera 10 marzo.
Ci scusiamo con il brevissimo tempo a disposizione, ma l'esame del ddl inizia martedì e dunque i tempi sono strettissimi.

Grazie e a presto,
Elena Rozzi


Alla cortese attenzione
dei membri della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati
Dei membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Dei membri della Commissione parlamentare per l’Infanzia
Dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati

9 marzo 2009

Oggetto: Conseguenze dell’art. 45, comma 1, lett. f) del ddl C. 2180 sul diritto del minore a essere registrato alla nascita

L’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180), introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita1.

L’ufficiale dello stato civile non potrà dunque ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno.

La norma che impedisce la registrazione della nascita si configura come una misura che oggettivamente scoraggia una protezione del minore e della maternità. Una simile norma appare dunque incostituzionale sotto diversi profili. In primo luogo comporta una palese violazione del dovere per la Repubblica di proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo (art. 31, comma 2 Cost.) e sfavorisce il diritto-dovere costituzionale dei genitori di mantenere i figli (art. 30, comma 1 Cost.). In secondo luogo viola il divieto costituzionale di privare della capacità giuridica e del nome una persona per motivi politici (art. 22 Cost.) ed è noto che la dottrina si riferisce alle privazioni per qualsiasi motivo di interesse politico dello Stato.

La norma è altresì incostituzionale per violazione del limite previsto dall'art. 117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali. Essa si pone infatti in palese contrasto con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva con legge 27 maggio 1991, n. 176 che agli articoli 7 e 8 riconosce a ogni minore, senza alcuna discriminazione (dunque indipendentemente dalla nazionalità e dalla regolarità del soggiorno del genitore), il diritto di essere “registrato immediatamente al momento della sua nascita”, il diritto “ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”, nonché il diritto “a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni famigliari”. La disposizione in oggetto violerebbe inoltre l'art. 24, comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato e reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 881, che espressamente prevede che ogni bambino deve essere registrato immediatamente dopo la nascita ed avere un nome.

Le conseguenze di tale modifica normativa sui bambini che nascono in Italia da genitori irregolari sarebbero gravissime.

I minori che non saranno registrati alla nascita, infatti, resteranno privi di qualsiasi documento e totalmente sconosciuti alle istituzioni: bambini invisibili, senza identità, e dunque esposti a ogni violazione di quei diritti fondamentali che ai sensi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza devono essere riconosciuti a ogni minore. Ad esempio, in mancanza di un documento da cui risulti il rapporto di filiazione, molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e diventeranno dunque apolidi di fatto. Per tutta la vita incontreranno ostacoli nel rapportarsi con qualsiasi istituzione, inclusa la scuola. Proprio a causa della loro invisibilità, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della tratta di esseri umani.

In secondo luogo, vi è il forte rischio che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato d’abbandono. Questi bambini, dunque, potranno essere separati dai loro genitori, in violazione del diritto fondamentale di ogni minore a crescere nella propria famiglia (ad eccezione dei casi in cui ciò sia contrario all’interesse del minore), sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dalla legislazione italiana.

E’ probabile, infine, che molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto, decidano di non partorire in ospedale. Anche in considerazione delle condizioni estremamente precarie in cui vivono molti immigrati irregolari, sono evidenti gli elevatissimi rischi che questo comporterebbe per la salute sia del bambino che della madre, con un conseguente aumento delle morti di parto e delle morti alla nascita.

Per evitare queste gravissime violazioni dei diritti dei minori (oltre che dei loro genitori), rivolgiamo un appello ai Parlamentari affinché respingano la disposizione di cui all’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza” (C. 2180).

A.S.G.I.

 
Di Fabrizio (del 10/03/2009 @ 08:46:40, in Regole, visitato 4361 volte)

Elaborato da Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa
Integrato da Cristina Sebastiani, progetto Baobab ARCI Milano

Con 154 voti favorevoli e 114 contrari il 4 febbraio 2009 il Senato della Repubblica ha approvato il “pacchetto sicurezza”, il disegno di legge 733/08.
Ora il disegno di legge tornerà alla Camera [NB la discussione riprenderà martedì prossimo 10 marzo], dopodiché, se approvato, dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale – solo allora sarà legge dello Stato .

Intanto, con decreto legge, il 23 febbraio 2009 viene approvato dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto “pacchetto antistupro”, dl 11/09, che contiene alcune delle misure prima previste dal ddl 733 e che è, dato il carattere emergenziale previsto dall’utilizzo di un decreto legge, immediatamente esecutivo.

Ecco cosa prevede il DL 11/09:
Espulsioni e Trattenimento nei CIE (ex CPT)
L'espulsione disposta dal Prefetto non necessita più di nulla osta da parte della Magistratura;
Il trattenimento in un CIE (ex CPT) viene stabilito da subito per 60gg prorogabili fino a 18 mesi;
Viene introdotta la possibilità di dotare l'espellendo, privo di documenti utili all'identificazione, di un lasciapassare utile a raggiungere il proprio consolato o anche il paese d'origine, aggirando la giurisprudenza attuale che si è assestata su un indirizzo in base al quale non commette reato chi si trattenga sul territorio italiano con un giustificato motivo (tra cui la mancanza di un titolo di viaggio)

Ed ecco cosa prevede il ddl 773/09:
Matrimoni e cittadinanza italiana
La presentazione della richiesta della cittadinanza italiana a seguito di matrimonio con un cittadino italiano potrà avvenire dopo due anni di residenza nel territorio dello Stato o dopo tre anni nel caso in cui il coniuge si trovi all’estero.
L'effettivo acquisto della cittadinanza potrà avvenire dopo ulteriori due anni, a condizione che il matrimonio sia ancora valido e non sia sopravvenuta separazione legale o divorzio;
Tempi dimezzati in presenza di figli nati dalla coppia.
Le precedenti disposizioni prevedevano un termine di sei mesi per la presentazione della richiesta;
Sarà poi necessario il pagamento di una tassa di 200 euro e la pratica presentata dovrà essere completa, non essendo più previste ulteriori integrazioni.
Ulteriore stretta sui matrimoni con una modifica al Codice Civile che prevede l’introduzione dell’obbligo di esibire il permesso di soggiorno: niente più matrimoni quindi neppure tra persone presenti irregolarmente e tra cittadini italiani e cittadini stranieri irregolari;

Iscrizione anagrafica
Sarà richiesta per l’iscrizione o la variazione della residenza anagrafica, la certificazione dell’idoneità alloggiativa.
Se dopo 30 gg il Comune non avrà proceduto a verifica dell'idoneità alloggiativa, l'iscrizione verrà accettata con riserva, potendosi effettuare successiva verifica e revoca dell'iscrizione in qualunque altro momento.
Moltissime abitazioni, anche tra quelle reperibili dietro lauto compenso nel mercato privato, non potranno rispondere a questo criterio: ecco uno dei provvedimenti che andranno ad intaccare i diritti dei cittadini migranti, dei comunitari e degli stessi cittadini italiani;

Esibizione del permesso di soggiorno
Si introduce la necessità di esibire il permesso di soggorno per tutti gli atti di stato civile. Ciò significa che anche il semplice ma sacrosanto diritto di riconoscere un figlio verrà sottoposto al filtro della richiesta del permesso di soggiorno;

Visto d’ingresso per ricongiungimento familiare
Non sarà più possibile richiedere il visto d’ingresso per motivi famigliari, se il nulla osta non verrà rilasciato dalle Prefetture dopo 180 giorni dal perfezionamento della pratica.
Svanisce così anche l’unica possibilità di garanzia del diritto all’unità familiare prevista per far fronte alle lentezze burocratiche;

Rimesse di denaro
I cosiddetti servizi di money transfer avranno l’obbligo di richiedere il permesso di soggiorno e di conservarne copia per dieci anni. Inoltre dovranno comunicare l’avvenuta errogazione del servizio all’autorità competente nel caso riguardi un soggetto sprovvisto di permesso;

Ingresso e soggiorno irregolare
Si introduce il reato di ingresso e soggiorno irregolare ma senza che questo comporti l’immediata incarcerazione. E’ prevista un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro, il pagamento della quale però non estingue il reato che sarà quindi ancora perseguibile e punibile con il carcere a fronte della commissione di ulteriori e differenti reati (aggravante di clandestinità);
anche nel caso di richiedenti asilo e protezione internazionale è previsto il reato di ingresso e soggiorno irregolare, sospeso però fino alla definizione del procedimento della richiesta di asilo;

Permesso Ce di lungo periodo
L’estensione del diritto ad ottenere la carta di soggiorno (oggi chiamato “permesso di soggiorno CE per lungo permanenti) ai familiari dei titolari della stessa potrà avvenire solo se questi sono soggiornanti già da 5 anni e solo dopo il superamento di un test di lingua italiana; questo impedirà a molte famiglie non solo una effettiva stabilità, ma anche l'accesso ad assegni e sussidi famigliari;

Reati ostativi all’ingresso
Dovranno essere prese in considerazione anche le condanne non definitive per reati che lo straniero può aver commesso al proprio paese d'origine; si aggiungono i reati relativi alla tutela del diritto d'autore e alla contraffazione commessi nel proprio paese o in Italia;

Una tassa di 200 euro
Per tutte le pratiche relative al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno;

Valutazione della pericolosità sociale a fronte della tutela dell'unità famigliare
Nel rilascio o rinnovo del permessi di soggiorno per motivi famigliari si introduce la valutazione della pericolosità sociale con conseguente adozione di provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno; tra i reati considerati utili per la valutazione della pericolosità sociale sono introdotti anche il furto e l'utilizzo di documenti contraffatti o alterati;

Esibizione dei documenti
Arresto fino ad un anno e multe fino a 2.000 euro (attualmente sono 413 €) per la mancata esibizione, ad un controllo da parte dell'Autorità di Pubblica Sicurezza del permesso di soggiorno unitamente al passaporto (oggi la richiesta è quella di esibire il solo passaporto o il solo permesso di soggiorno);

Registro per senza fissa dimora
Se da un lato viene cancellata per i senza fissa dimora (ma non solo) la possibilità di iscrizione anagrafica, viene istituito presso il Ministero dell’Interno un registro per la schedatura dei cosiddetti clochard;

Cancellazione anagrafica
E’ prevista dopo sei mesi dalla data di scadenza del permesso di soggiorno;

Permesso di soggiorno a punti
E’ disposta l’istituzione di un accordo di integrazione articolato in crediti da sottoscrivere al momento della richiesta di rilascio del permesso di soggiorno. i criteri e le modalità verranno stabiliti da un apposito regolamento;

Favoreggiamento ingresso irregolare
Vengono inasprite tutte le norme legate al favoreggiamento dell’ingresso irregolare, non vengono invece minimamente toccate le sanzioni per quanto concerne gli sfruttatori. Chi, nello sfruttamento di situazioni di soggiorno irregolare trarrà un ingiusto profitto (chi impiega lavoratori irregolari sottopagati) non vedrà quindi aggravata la sua situazione;

Soppressione del divieto di segnalazione
I medici ed il personale ospedaliero potranno segnalare all’autorità competente, ai fini dell’espulsione, gli stranieri senza permesso di soggiorno, ed in possesso quindi della tessera Stp, che si recheranno presso le strutture ospedaliere.

 
Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:26:59, in Regole, visitato 1447 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Da Futuroinsieme - 10 Gennaio 2009

Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche in Romania, sono venuta a conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro, Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.

Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali che vogliono vivere in Italia.

Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e rappresentanti della comunità polacca, ad una tavola rotonda organizzata ad hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici, rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di comunicazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia: “625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803 francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.
Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici, la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini comunitari aventi diritto di voto (circa un milione). Per parlare di integrazione è importante fare la campagna d’immagine (Romania, piacere di conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione, sia attiva che passiva, nonché la corretta informazione.

La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna comunicativa per informare i comunitari, compresi i rom, che hanno il diritto di votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23 c.m.

Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi. Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono chiedere la tessera elettorale e votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla legge, ma impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore conoscenza dell’altro… ma anche di se stessi. Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di bambini, e poco altro. [...] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”.

Simona C. Farcas

 
Di Fabrizio (del 19/02/2009 @ 08:44:27, in Regole, visitato 1782 volte)

Cronaca

Il commissario cambia le regole
accesso vietato anche ai parenti

Campi rom, tesserino per entrare e alle dieci di sera cancelli chiusi
di GIOVANNA VITALE

ROMA - Doppio cordone di sicurezza 24 ore su 24: dentro e lungo il perimetro del campo nomadi. Obbligo di identificare chiunque entri: sia i residenti, cui verrà rilasciato un tesserino con fotografia e dati anagrafici, sia i visitatori occasionali. Obbligo di annotare tutti gli ingressi su due registri appositi. Divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli. Divieto di ospitare parenti o amici dopo le 22. Divieto di accendere fuochi fuori dalle aree autorizzate. Sono alcune delle norme contenute nel "Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nel Comune di Roma" che verrà presentato tra domani e venerdì.

Un lungo elenco di diritti e doveri, requisiti per la permanenza e l'accesso, permessi e modalità di esercizio con cui, d'ora in avanti, verranno costantemente monitorati e controllati i dieci campi rom della capitale. Un numero ancora in via di definizione, però: come infatti precisato dal sindaco Alemanno, ai sette insediamenti già esistenti sul territorio comunale se ne aggiungeranno presto altri due o tre, da realizzare ex novo in altrettante aree di periferia.

Tutti saranno dotati di un ferreo dispositivo di vigilanza, che potrà essere rafforzato con l'utilizzo di telecamere: le forze dell'ordine pattuglieranno l'esterno, dentro ci sarà un presidio fisso di vigili urbani o, in alternativa, di guardie giurate, che dovranno garantire la sicurezza interna, compilare il registro delle presenze, verificare l'identità dei visitatori e annotare ogni ingresso.

Messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario per l'emergenza nomadi, si tratta del primo "testo unico" dei campi romani. L'obbiettivo è chiaro: disciplinare in modo univoco la gestione e le regole di condotta cui gli zingari devono attenersi se vogliono essere ammessi negli insediamenti autorizzati, che il Campidoglio gestirà insieme a un Comitato consultivo di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti del Comune, Asl, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e un delegato rom. Gli unici dove i nomadi potranno vivere, una volta che la nuova disciplina entrerà in vigore.

Requisiti. Per conquistare la "residenza" nel villaggio, che sarà valida per due anni, bisognerà ricevere l'autorizzazione del Dipartimento alle Politiche sociali, cui spetta il rilascio del permesso e l'assegnazione in uso delle piazzole di sosta per le roulotte, dei prefabbricati e dei servizi. Dopodiché, entro 30 giorni, si verrà iscritti nei registri anagrafici della popolazione residente del Comune di Roma.

Chi però ha subìto una condanna definitiva o un periodo di detenzione superiore a due anni, non si presenti nemmeno: verrà respinto. Quanto al resto, gli extracomunitari dovranno essere in possesso di un regolare permesso di soggiorno o titolo equipollente; gli italiani e i cittadini comunitari di un documento di identità valido. Chi non è in grado di esibire né l'uno né l'altro, dovrà dimostrare la permanenza in Italia da almeno dieci anni.

Tessera di identificazione. Per entrare nei campi sarà obbligatorio farsi identificare. Perciò a tutti gli abitanti, bambini compresi, verrà consegnata una tessera munita di fotografia e corredata dai dati anagrafici.

Doveri. Oltre ad aderire ai percorsi di formazione e integrazione elaborati dal Campidoglio, i residenti nei campi dovranno seguire precise regole di condotta. Fra cui: divieto di ospitare persone non registrate o comunque non autorizzate; divieto di accendere fuochi fuori dalle aree appositamente attrezzate e comunque mai bruciare materiale inquinanti o pericolosi; divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli; garantire l'uscita di parenti o visitatori occasionali entro le 22; pagare le bollette dell'acqua, della corrente e del gas, nonché il canone mensile per l'utilizzo della piazzola di sosta e per i rifiuti; usare solo elettrodomestici a norma.

Revoca dell'autorizzazione.
Pesante la sanzione per chi sgarra: l'espulsione dal campo entro 48 ore dalla revoca. In caso di rifiuto, il sindaco può chiedere l'intervento della forza pubblica. Perderà il diritto a vivere nel villaggio chi viola i doveri e le regole di condotta sopra elencati; abbandona la struttura assegnata all'interno del villaggio per un periodo superiore a tre mesi, salvo non sia stato espressamente consentito; rifiuta più volte l'inserimento lavorativo; viene condannato, con sentenza definitiva, a oltre 2 anni di carcere per reati contro il patrimonio o la persona; tiene comportamenti che creano grave turbamento alla sicura e civile convivenza.

Comitato degli abitanti. Al fine di promuovere corrette relazioni tra chi gestisce il campo e gli zingari, viene indetta l'elezione di un Comitato di rappresentanza degli abitanti: cinque membri che restano in carica un anno ed eleggono al suo interno un presidente.

Presidio socio-educativo. Si occuperà di favorire i percorsi di integrazione e scolarizzazione, nonché l'assistenza socio-economica e culturale dei rom. Resterà aperto però solo in orario d'ufficio.

(17 febbraio 2009)

 
Di Fabrizio (del 18/02/2009 @ 09:20:02, in Regole, visitato 1783 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

12 febbraio 2009

NIŠ - La Lega per il Decennio Rom chiede alle autorità di affrontare il problema delle "persone legalmente invisibili", i cui nomi sono spariti dai registri elettorali.

Per iniziare, è necessario adottare una legge sulle procedure di riconoscimento per la soggettività legale.

"Si stima ci siano circa 10.000 'persone legalmente invisibili', la maggioranza delle quali sono membri della comunità Rom, che è assolutamente ai margini della società," dice il coordinatore della Lega, Osman Balić.

Prolungando il problema della soggettività legale, i Rom sono sempre più spinti nell'isolamento sociale,e così si impedisce loro l'esercizio dei loro diritti e libertà fondamentali, come il diritto alla salute e all'assistenza sociale, all'istruzione e al diritto di voto, spiega Balić.

"E' inaccettabile che la Serbia abbia aderito quattro anni fa al Decennio Rom e non si sia registrato nessun progresso nel risolvere sistematicamente il problema della categoria di persone più a rischio ed esclusa tra la popolazione Rom," dice.

Balić puntualizza che la piena integrazione di queste persone richiede non solo l'adozione di una legge retroattiva sulla registrazione, ma anche cambiamenti sulle leggi che governano la cittadinanza, i documenti personali d'identità, e le regolari procedure di registrazione per i registri elettorali e di residenza.

La Serbia presiede per quest'anno il Decennio Rom, che copre il periodo dal 2005 al 2015.

 
Di Fabrizio (del 17/02/2009 @ 09:46:39, in Regole, visitato 1487 volte)

La scorsa settimana, la denuncia per sei abitanti del campo nomadi di Via Islanda, accusati di essersi allacciati irregolarmente alla rete elettrica. Ora la replica dei Sinti: "hanno fatto un errore, ma il furto è anche da parte dell'Enel e dell'Amministrazione comunale".

| 16 febbraio 2009 | A sostenere questa tesi è Davide Gerardi, italiano di etnia Sinti, coordinatore dell'associazione culturale 'Sucar Mero'. "E' vero che quelle persone hanno fatto un errore - spiega - ma è anche vero che pagano bollette mensili da 240-260 euro per un kwh, quando in ogni casa se ne pagano 70 per tre kwh: il furto è da parte dell'Amministrazione comunale e dell'Enel". Alla richiesta, avanzata nelle scorse settimane, di alzare la fornitura e, contestualmente, abbassare il costo delle bollette, ha argomentato ancora Gerardi, "all'Enel mi hanno risposto che non si può fare senza un'ordinanza comunale". Adesso, di fronte al problema elettricità, i Sinti potrebbero reagire non mandando più i loro figli a scuola in segno di protesta. "Hanno staccato anche la luce dei servizi igienici comuni - conclude Gerardi - chi non li ha nella propria roulotte non può lavarsi, perché il boiler non può funzionare. Non mandiamo i bambini a scuola non vogliamo sentirci dire che non li laviamo".

 
Di Fabrizio (del 15/02/2009 @ 09:41:20, in Regole, visitato 1495 volte)

Da Circolo Pasolini Pavia

di Nicola Cocco - E' importante in questo momento che i medici e tutto il personale sanitario ricordino (e facciano ricordare) che né la cancellazione del divieto di denuncia né il reato di clandestinità sono ancora legge: se, prima dell'eventuale approvazione della Camera, dovessero esserci delle denunce (come purtroppo è già successo), gli autori sono perseguibili da parte della legge, nonché dell'Ordine dei Medici. Può sembrare ovvio, ma è importante nell'ottica di tranquillizzare i cittadini stranieri che, per paura e disinformazione, già da diverse settimane stanno evitando le strutture e i servizi sanitari (un calo di affluenza tra il 20% e il 30%, secondo stime diffuse dalle principali associazioni impegnate sul campo): PeaceReporter racconta cosa sta succedendo in un ambulatorio di Bologna, qui.

 

Da Chiesa Evangelica Zigana in Italia

Maselli: gli emendamenti lesivi della libertà religiosa Roma (NEV), 5 novembre 2008 - Il pastore Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), denuncia l'incostituzionalità di una serie di emendamenti inseriti nel disegno di legge 733, più noto come "Pacchetto sicurezza", in questi giorni in discussione alle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. Tra gli emendamenti ne figura uno in particolare che prevede la possibilità di referendum comunali prima della realizzazione sul territorio di campi nomadi, moschee o altri luoghi di culto relativi a religioni che non hanno ancora raggiunto Intese con lo Stato. "La FCEI ha avuto modo a più riprese di esprimere il proprio disaccordo in riferimento all'impostazione del disegno di legge tutto - ha dichiarato Maselli -. Particolare preoccupazione desta stavolta un emendamento che riflette una situazione già legalizzata nella regione Lombardia, dove non è più sufficiente una semplice segnalazione alla Polizia per aprire un locale di culto, ma occorre che lo stesso permesso edilizio sia stato rilasciato specificatamente 'a scopo di culto'. Con l'approvazione di questo emendamento al 'Pacchetto sicurezza' si limiterebbe ulteriormente la libertà di culto, prevista dalla Costituzione italiana. Grave è anche il fatto che si voglia fare una differenza tra chi ha il Concordato o le Intese, e chi non ce le ha: una norma che sarebbe in pieno contrasto con la giurisprudenza della Corte Costituzionale. L'augurio è che i senatori riuniti nella 1ª e 2ª Commissione respingano questo emendamento, ma anche che le norme regionali in merito vengano abolite", ha concluso Maselli.Il presidente Maselli, lo scorso 28 ottobre ha inoltre firmato, insieme a una serie di Associazioni di settore, una lettera indirizzata ai membri della Commissione Affari Costituzionali del Senato, in cui si richiede il ritiro dell'emendamento relativo al rilascio del permesso di soggiorno ai minori stranieri non accompagnati al compimento della maggiore età. Se approvata, questa norma infatti permetterebbe alle autorità competenti di non rilasciare più un permesso di soggiorno ai minori che, pur affidati o sottoposti a tutela, siano entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni e/o non possano dimostrare di aver partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni.

Pacchetto sicurezza/2. Battisti, metodisti e valdesi uniti contro il ddl 733 Roma (NEV), 5 novembre 2008 - Alcune misure previste dal ddl 733, meglio noto come ”pacchetto sicurezza” attualmente all'esame delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato, non rispettano i diritti umani fondamentali. Lo affermano in una dichiarazione congiunta Anna Maffei, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, e Massimo Aquilante, presidente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Segue il testo della "Dichiarazione delle chiese battiste, metodiste e valdesi".“Il ‘Pacchetto sicurezza’ contiene alcune misure ancora all’esame del Parlamento italiano di politica dell’immigrazione che come cristiani evangelici battisti, metodisti e valdesi riteniamo lesive di fondamentali diritti umani e civili. Chiediamo, pertanto, che Governo e Parlamento non deroghino dai seguenti principi:1. Gli immigrati godono dei diritti affermati nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Anche quelli entrati in Italia senza regolare permesso. Fra questi c’è il diritto alle cure mediche. Respingiamo quindi con fermezza qualsiasi tentativo di limitare per i migranti l’accesso alle cure costringendo le autorità sanitarie a segnalare la presenza di immigrati irregolari negli ospedali. Tale tentativo, qualora venisse approvato dal nostro Parlamento, spingerebbe ad una situazione sanitaria dagli esiti gravissimi, quali ad esempio la ripresa dei parti senza assistenza e degli aborti clandestini o l’aggravamento e la diffusione di patologie anche infettive, con grave rischio sia dei migranti, sia della collettività in generale.2. Gli immigrati hanno diritto, come tutti, all’unità della famiglia. Le molte misure all’esame del Parlamento, nonostante si faccia un gran parlare di famiglia, tendono di fatto a smembrare la famiglia ancora di più nel caso degli immigrati in quanto rendono il ricongiungimento familiare ancora più difficile. Le proposte presentate da alcuni senatori della maggioranza sono disegnate per limitare e quasi impedire il processo di integrazione degli immigrati nel nostro paese. Ci opponiamo a questa logica di arroccamento e di privilegio che rende il nostro paese e il nostro popolo chiuso e inospitale.3. La legislazione in discussione non tiene in considerazione la situazione di ingiustizia e di iniqua distribuzione delle risorse in cui versa il nostro mondo e tende a vedere il migrante senza permesso di soggiorno come un criminale. Come cristiani riteniamo che qualsiasi legge in materia debba ispirarsi al criterio della giustizia e non possa, quindi, non tener conto dei motivi specifici, concreti, che spingono ad emigrare. L’Italia è inadempiente rispetto agli impegni presi nella Dichiarazione del Millennio che stabiliva gli obiettivi per sconfiggere la povertà per il 2015. Per questi principi riteniamo di impegnarci insieme a tutti coloro che, a prescindere dalle motivazioni religiose, ricercano la piena integrazione di tutti e di ciascuno/a. La parola ‘sicurezza’ acquista il suo vero significato quando contribuisce a vincere paure e inimicizie, non a fomentarle.” Per informazioni:Agenzia NEV - Notizie Evangeliche Federazione delle chiese evangeliche in Italia

 
Di Fabrizio (del 09/02/2009 @ 09:44:54, in Regole, visitato 1651 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi

Gentili amiche e amici, vi prego di prendere in seria considerazione il testo allegato. Esso proviene da un’autorità dello Stato e rappresenta la volontà del governo italiano in carica.

Ma vi prego anche di considerarne il contenuto e il significato. E le conseguenze umane e materiali.

Se questo testo venisse applicato così come è scritto, questo significherebbe, per la prima volta in Italia, un formale –e sostanziale- aggravamento delle condizioni dei cosiddetti zingari.

In Lombardia, per quanto concerne l’autorità del commissario straordinario da cui proviene; per altri luoghi, se già non è avvenuto, solo un’anticipazione (Milano, si sa, è, o era, la capitale morale del paese) di quello che potrebbe accadere/accadrà a questa popolazione.

Nei lunghi anni ormai, da che lavoro con loro, quasi quindici, ho visto troppe volte una loro somma d’investimenti di vita –lavoro, percorsi scolastici, ricerca di soluzioni abitative, tentativi di partecipare alla società ‘dominante’- ridotti allo zero da semplici provvedimenti amministrativi, quando non dal solo atteggiamento ostile di chi doveva applicare leggi e regolamenti.

Questa è la tolleranza sottozero.

Finalmente, secondo come si esprimono, insensatamente, le Autorità, anche l’Italia avrà i suoi NOMADI.

Ernesto Rossi

PS: Il regolamento è scaricabile dall'Area approfondimenti e documenti

 
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