Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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-

\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 19/03/2011 @ 19:53:21, in Italia, visitato 1565 volte)

L'associazione Sucar Drom invita le associazioni, le formazioni politiche, le organizzazioni sindacali e i semplici cittadini all'incontro che si terrà martedì 22 marzo 2011, alle ore 19.00, presso l'area residenziale per sinti italiani, in viale Learco Guerra n.23.
Durante l'incontro sarà illustrato la bozza di nuovo regolamento per l'area e il documento dell'associazione Sucar Drom (...).
L'associazione Sucar Drom, insieme alla Federazione Rom e Sinti Insieme, proporrà durante l'incontro la possibilità di organizzare insieme una manifestazione per venerdì 25 marzo (segue bozza volantino).
Un saluto, Yuri Del Bar e Carlo Berini

Vi preghiamo di diffondere

Per contatti e adesioni 3388736013

Associazione Sucar Drom
via Tazzoli n. 14, 46100 Mantova, Italia
telefono +39 0376 360 643, fax +39 0376 318 839


Giunta Sodano 2010 - 2015

Prima cacciarono i poveri che chiedevano l'elemosina
e io sono rimasto in silenzio
perché mi davano fastidio

Poi strapparono le bandiere dalle finestre delle case
e io sono rimasto in silenzio
perché turbavano il decoro pubblico

Poi cacciarono i suonatori di strada
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi piace la musica

Poi vietarono a tutti di sedersi sui gradini
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi ero mai seduto sui gradini

Poi tolsero i fondi al Festival Letteratura
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi é mai piaciuto leggere

Poi scrissero un regolamento per cacciare i sinti
e io sono rimasto in silenzio
perché mi hanno detto fin da piccolo che sono ladri

Finché un giorno sono venuti a prendere te
e non c’era piu' rimasto nessuno per protestare


NON RIMANERE IN SILENZIO
VIENI ANCHE TU A DIRE
DOSTA! BASTA

Venerdi 25 marzo, ore 16.00 punto di ritrovo in viale Learco Guerra n. 23

 
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 14:53:07, in Italia, visitato 2009 volte)

Su richiesta e segnalazione del lettore Fiorenzo, ad integrazione di quanto pubblicato QUI (e relativi commenti), ecco un altro articolo tratto da Redattore Sociale:

Il commento di don Mapelli: "Un'azione di cui si assumano la responsabilità il comune, il prefetto o chi si vuole. Ma non noi. Sgomberi come questo sono del tutto inutili, innalzano solo la tensione"

MILANO - "Quello che è successo oggi non ci vede d'accordo: è un'azione per la quale non siamo stati interpellati". Questo il commento di don Massimo Mapelli, responsabile del progetto sociale della Casa della carità all'interno del campo nomadi comunale di via Triboniano, allo sgombero di tre famiglie avvenuto in mattinata (vedi lancio precedente).
"Queste famiglie stavano pian piano costruendo percorsi di uscita positiva che iniziavano a concretizzarsi -continua il sacerdote-. Perciò sgomberi come questo sono del tutto inutili: innalzano la tensione e non servono ad affrontare il problema dal punto di vista sociale."

Per quanto riguarda l'accusa di offerta di denaro in cambio dell'abbandono del campo, sollevata dal romeno Costantin Ventila anche a carico della Casa della carità, don Mapelli replica: "Come agli altri abitanti del campo, abbiamo chiesto anche a lui, che lavora regolarmente, di iniziare un percorso di uscita dal campo e di inserimento sociale: molti altri hanno trovato una casa sul mercato con il sostegno del Piano Maroni e poteva farlo anche lui. Detto questo, non siamo stati sicuramente noi a ordinare l'azione di oggi nei suoi confronti. Un'azione di cui si assumano la responsabilità il Comune, il Prefetto o chi si vuole. Ma non noi"

 
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:39:27, in Italia, visitato 1616 volte)

Venerdì 25 marzo dalle ore 15,00 alle ore 19,00
presso la sede dell’associazione chi rom e… chi no, “Scola Jungla” in Via Cupa Perillo (campo rom) Scampia-Napoli

è gradita la conferma all’incontro

"L'associazione chi rom e...chi no, in collaborazione con Osservazione, centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti, organizza una tavola rotonda per presentare e discutere i risultati della ricerca sul sistema di interventi che puntano a difendere i minori rom e sinti in Campania. La ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto "La protezione dei minori Rom in Bulgari, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Romania e Slovacchia, condotta, dall' European Right Centre in collaborazione con Osservazione.
Il progetto è finanziato dalla commissione Europea nel quadro del programma "Diritti Fondamentali e Cittadinanza"

Presentazione della ricerca
Francesca Saudino e Daria Storia OsservAzione
Barbara Pierro e Emma Ferulano chi rom e… chi no

Sono previsti gli interventi di:
Dott. Assante e Dott. Avallone Giudici del Tribunale per i Minori di Napoli,
Dott.ssa Molinaro Presidente Ordine Assistenti Sociali Campania,
i rappresentanti delle istituzioni, delle strutture residenziali e dei CPA, le scuole, le associazioni del terzo settore, gli assistenti sociali e le famiglie dei territori interessati dalla presenza di comunità rom.

Evento accreditato dall’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della Regione Campania, riconosciuti due crediti

Per info ed eventuali indicazioni contattare:
348.8842827 – 338.8525697 – email: chirom.e.chino@gmail.com

come raggiungerci: GoogleMaps

www.chiromechino.blogspot.com
www.osservazione.org

Destina il tuo 5 per mille all'ass. chi rom e...chi no onlus
CF 95081280638

L'appuntamento su Facebook

 
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:45:04, in Italia, visitato 1468 volte)

Questo post, scritto a marzo 2005, ha bisogno di qualche aggiornamento. Per iniziare (i lettori l'avranno capito, ormai): la Mahalla con l'arrivo della primavera passa in modalità elettorale, perché ogni anno c'è una qualche votazione. Secondo: purtroppo la fiera di cui si scrive non esiste più da tempo, ha vinto l'ennesima speculazione immobiliare e tutto il quartiere dove sorgeva è cambiato, anche i piccoli negozietti che c'erano hanno chiuso o lo stanno facendo. Terzo: rimane invece valido il discorso di base (leggete anche i commenti) su come potrebbero essere le nostre città, differentemente gestite - senza dover parlare di razzismo, ma finalmente di luoghi e persone (l'identità si crea così e non a slogan!). Ultimo: permettete un ricordo strettamente personale, quando ci andavo ed i miei figli erano piccoli, il loro stupore a vedere il vecchio zingaro del campo che conosceva tutti e a tutti li presentava. Scrivete, commentate, mi rendo conto che avrei tantissimo altre cose da raccontarvi.

i signori lettori mi scuseranno se parlerò di politica e non del signor B.

Sfido chiunque non sia lombardo a parlare bene di Milano. So già cosa ne salta fuori: è una città grigia, è la tana della Lega, è pure la capitale politica del Berluska. Lo so, ci sono nato e ci vivo, e mi pare inutile ricordare che Milano ne ha per tutti i gusti: c'è la Lega e il Leonkavallo; qui hanno mosso i primi passi tanto il Berluska che quel Cofferati che sino a qualche tempo fa sembrava l'unico politico di sinistra capace di fare qualcosa di nuovo, qui c'è la città triste e qui lavorò Leonardo progettando soluzioni urbanistiche che sarebbero ancora oggi all'avanguardia…

Bisogna essere milanesi per conoscere gli spazi a misura d'uomo di questa città. Ad esempio, sino a una decina di anni fa, frequentavo a Monza, il giovedì mattina, la fiera del bestiame. Raggiungibile facilmente dalla tangenziale est e non lontana dalla stazione ferroviaria. Immaginate, in mezzo alla città, un grande recinto con tettoie metalliche, dove trovare cavalli, asini, pecore, capre, mucche, galline. Dove si potevano acquistare calessi, birocci e selle (di tipo inglese o americano). Con il mercatino nelle strade adiacenti, per chi cercasse coltelli, anfibi, giubbe militari, frustini, sottosella. Un residuato di campagna dove era bello andarci con i figli, che abituati alla città e alla televisione giravano con la bocca aperta (ma lo sappiamo che si divertono anche i genitori).
L'avevo scoperto (naturalmente) grazie ai Rom di Milano, eredi di una tradizione di allevatori di cavalli. Era la classica fiera dove potevi incrociare l'allevatore che parlava in bresciano, il nobile che aveva la sua scuderia, e il Rom. Miscuglio di lingue e dialetti, ma i nomadi (rigorosamente maschi) ne facevano parte e ne erano fieri, perché non solo lavoravano, ma erano consci della loro arte. I loro ragazzi cominciavano a frequentarlo attorno ai dieci anni. Lì vicino, una piccola trattoria di quelle di una volta, dove concludere gli affari con vino e salamella.

Quel posto, l'ho conosciuto che era già in declino. Si sa, il progresso. Vorrei invitarvi ad andarci prima che sia troppo tardi e sparisca o si snaturi del tutto: è in via Mentana angolo Procaccini, a Monza.
Ora, capitemi bene, la mia non è nostalgia ma curiosità. Il progresso avanza anche fuori Italia, ma perché da noi queste "distrazioni" dal panorama urbano sono destinate a perdersi e in Francia ogni schifosa cantina di campagna diventa un museo? Perché negli Stati Uniti, in Inghilterra, Germania (per non parlare della Scandinavia) tengono alla loro storia e la valorizzano, mentre da noi la difesa delle tradizioni è sinonimo di movimenti razzisti? Non sarebbe più interessante (anche economicamente, intendo) una grande città che oltre alle fiere "istituzionali", coltivasse il turismo anche per i suoi abitanti?

C'è una risposta logica: il declino di certe attività, tra cui l'allevamento e il commercio di cavalli.
Qualche riga fa, accennavo a quello che vedo quando sono fuori Italia. Anche voi amereste viaggiare, se foste nati come me tra la Pirelli, la Falck e la Marelli. Di quelle fabbriche, oggi non c'è rimasto niente. Al loro posto, altrettanto squallido, il nuovo polo universitario della Bicocca che, anche se firmato Renzo Piano, è solo una gettata di cemento con vari parallelepipedi. E Tronchetti Provera graziato dal Comune, che si ritrova tra le mani un capitale immobiliare favoloso. Oppure, capannoni industriali in disuso, a perdita d'occhio.
Capannoni che finché restano in disuso, saranno il rifugio di Ucraini, Moldavi, Rumeni e Rom arrivati qua con mezzi di fortuna. Per carità, non ce l'ho con loro! In 10 anni, quei capannoni ne han visto di tutte le razze, ma mentre si protesta perché dei poveri cercano un rifugio, nessuno trova niente da dire a chi li lascia lì inutilizzati.
Non occorre grande fantasia per capire che chi si rifugia lì non troverà un domani diverso, se non si è capaci di risolvere i problemi di chi è Rom, ma abita in questa città da 40 anni ed è alle prese con un'altrettanto grave crisi politica ed occupazionale epocale.
In quei fabbricati si lavorava il ferro e attorno c'era campagna. Non occorrerebbe neanche tanto spazio o tanta spesa, per riadattarne qualcuno a terreno di allevamento o piccola officina tradizionale, perché no, con scuola annessa. Con una convenzione regionale, riqualificando l'occupazione tradizionale di un popolo in crisi. E cominciando, nel contempo, ad operare positivamente contro l'abusivismo, degli occupanti e dei proprietari.

Eppure, scorro TUTTI i programmi elettorali, e quelle cose che ho così chiare in testa sembrano UTOPIA. Ma chi, se non gli amministratori pubblici, dovrebbe interessarsene?
…ma, se non si trattasse di Rom, ma di confrontare gli appetiti immobiliari in Italia e le prassi che all'estero funzionano da 30 anni, mi capireste?

 
Di Fabrizio (del 24/03/2011 @ 09:20:11, in Italia, visitato 1620 volte)


 
Il piccolo aveva 13 mesi. Si è spento dopo tre giorni di agonia. La procura chiede l'autopsia di TIZIANA COZZI


NAPOLI - I primi malesseri sabato sera, nel piccolo container del campo rom di Giugliano, periferia Nord di Napoli. Nel fine settimana due inutili corse verso altrettanti ospedali che lo rimandano a casa. La morte ieri, durante l'ultima, disperata richiesta di aiuto nel terzo ospedale. Omar, un anno e un mese, si spegne tra le braccia del papà dopo tre giorni di agonia e di via crucis da una struttura sanitaria all'altra. Nessuna diagnosi. Sarà l'autopsia sul suo corpicino a dire la verità su quanto accaduto, sull'eventuale omissione di soccorso. L'esame avverrà appena saranno identificati i presunti responsabili e notificati gli avvisi di garanzia. La polizia del commissariato di Giugliano ha già inviato gli atti alla Procura della Repubblica e la piccola salma è stata trasferita a Napoli. "Siamo rom, quindi possiamo morire così. Mio figlio stava malissimo, era evidente. Eppure ci hanno liquidato così, sono bastate due parole: "Sta benissimo, tornate a casa". E invece stava per morire". Quanto accaduto è tutto nel breve, drammatico racconto del padre di Omar, Seido, che ora, nel campo Rom di Giugliano (in attesa di sgombero) si dispera e chiede di capire perché il bimbo è morto. È lui, con la moglie Draghiza, a ricostruire i fatti.

L'incubo comincia sabato sera. "Omar stava malissimo, con dolori di pancia e fitte allo stomaco", ricorda tra le lacrime mamma Draghiza. Domenica, dal campo Rom, la corsa verso Aversa. Dove i medici visitano il piccolo. "Sta bene", dicono. Dunque Omar torna nel container. Lunedì la situazione si aggrava. Il bambino non apre gli occhi, vomita, suda. Ha la diarrea. Seconda corsa, questa volta verso l'ospedale di Pozzuoli. Ma la scena si ripete. E anche se Draghiza chiede ai medici di fare una lavanda gastrica, i medici hanno già fatto la diagnosi: "È una banale influenza. Basta tenerlo al caldo e domani starà meglio". Non servono le preghiere e le lacrime della mamma che implora i medici di fare qualcosa. Devono lasciare il pronto soccorso.

Così la famiglia rom torna ancora una volta al campo, ma è l'inizio di una notte di paura. Il bimbo non si muove più. E martedì comincia la terza - e inutile - corsa verso un altro ospedale, il San Giuliano di Giugliano. Ma purtroppo Omar non verrà visto vivo dai medici. Muore durante il tragitto, viene trasferito direttamente all'obitorio dove, in breve, si affollano parenti e amici per protestare contro i medici. Intanto parte il fax dall'ospedale per la Procura e il magistrato di turno dispone il sequestro della piccola salma e l'autopsia. Cosa ha ucciso Omar? Una malattia seria non diagnosticata? Oppure una banale influenza non curata? "Siamo stati trattati così perché siamo rom - accusa Seido - quando siamo arrivati in ospedale ci hanno trattato con sufficienza. Non hanno valutato bene la situazione. È colpa loro se il nostro bambino ora non è più con noi. Adesso voglio giustizia. Voglio che chi ha sbagliato paghi".

 
Di Fabrizio (del 25/03/2011 @ 09:12:49, in Italia, visitato 1649 volte)

Anche quest’anno le mamme e le maestre di Rubattino, insieme ai GAS di Milano, sono presenti a “Fà la cosa giusta!” con il vino R.O.M.

La vendita delle bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah serve a sostenere le famiglie rom che da tre anni mandano i bambini nelle scuole elementari di Lambrate/Feltre, nonostante le decine di sgomberi decisi dal Comune. Il progetto prevede borse di studio per gli adolescenti e l’inserimento lavorativo dei genitori presso le cascine dell’hinterland milanese.

Il vino R.O.M, presentato per la prima volta a “Fà La Cosa Giusta!” nel Marzo 2010, ha riscontrato l’interesse e la sensibilità di centinaia di visitatori, tanto che il ricavato delle vendite ha permesso di finanziare 4 borse di studio per i ragazzi e 3 borse lavoro per gli adulti.

Le famiglie rom sostenute sono state 6.

Quattro vivono in una casa e hanno lasciato le baracche dei campi irregolari.

Per Garofita, Sandu, Marco, Ovidiu, Geanina .... la vita è cambiata.

Le bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah sono vendute al prezzo di 8 € l’una
(4 € per il produttore e 4 € per finanziare i progetti)
nello stand di InterGAS Milano presso “Fa’ la cosa Giusta!”
stand PP21 pad. 4 da venerdì 25 marzo alle ore 18,30 a domenica 27 marzo.

L’appuntamento per la presentazione del Vino R.O.M. è per venerdì 25 marzo alle ore 18,30 con Scarperò(m), la performance del fotografo e artista Ico Gasparri accompagnato dal violino di un musicista rom e da un saxofonista. La performance avrà come oggetto le fotografie delle scarpe abbandonate in seguito agli sgomberi e alla distruzione dei campi nell’area milanese.

Il vino R.O.M, prodotto nel 2007 dalla Cooperativa Eughenia nel rispetto della terra e di chi la lavora comprende una partita con poche migliaia di bottiglie. Il progetto è sostenuto dal Naga e dalla Comunità di Sant’Egidio.
www.gasmilano.org
www.fuorimercato.eu

Milano 22 marzo 2011

 
Di Fabrizio (del 25/03/2011 @ 09:28:56, in Italia, visitato 1389 volte)

La Nuova Sardegna Ieri, giornata contro le discriminazioni, le bambine partecipavano a una marcia con i compagni di scuola. La titolare: "Dopo essere stata derubata dagli zingari non li voglio nel mio locale" di Andrea Massidda

Il bar dove è stata negata la merenda alle Rom

ALGHERO. Le hanno cacciate via da un bar del centro dove erano entrate per comprare una brioche. «Qui voi zingari non siete graditi, lo sapete benissimo», ha detto laconica la titolare del locale. E pensare che le due sorelline rom, alunne di una scuola media cittadina, stavano soltanto cercando ristoro dopo la lunga marcia «contro ogni forma di discriminazione razziale» organizzata dal secondo circolo didattico. Una vera beffa che le due bambine non dimenticheranno. Così come la loro insegnante, scoppiata in lacrime davanti a tutti per l'umiliazione.

La giornata di ieri era iniziata nel migliore dei modi. Perché anche un bel sole primaverile sembrava voler celebrare la data del 22 marzo, ricorrenza internazionale dedicata all'accoglienza di chi arriva da Paesi lontani e al rispetto delle altre culture. Una festa che gli studenti di Alghero avevano preparato da tempo con dibattiti e lavori in classe, anche attraverso la lettura della Costituzione italiana. Una festa culminata con un grande corteo di studenti degli istituti di ogni ordine e grado, che partito da piazza della Mercede ha attraversato tutto il centro storico per poi sfociare nel cortile della scuola Maria Immacolata, dove si è tenuto un piccolo concerto. Nessuno, insomma, poteva minimamente immaginare che una manifestazione così sentita e importante, specie di questi tempi, sarebbe potuta essere rovinata da un episodio di ordinario razzismo. E invece è proprio quanto è accaduto.

Le due bambine rom, come molti loro compagni, a metà mattina, pur sotto l'attenta sorveglianza dei docenti, si sono staccate dal corteo per invadere allegramente i bar o i negozi di alimentari e fare merenda. Ma appena varcata la soglia della «Casa del caffè», accanto ai giardini pubblici, sono state aggredite verbalmente. È la stessa titolare, Anna Cuccuru, che quasi con candore dice la sua verità. Senza scordarsi l'immancabile premessa di chi è quantomeno intollerante: «Io non sono razzista».

Poi racconta: «È vero, appena ho visto entrare nel bar le due ragazzine rom ho subito detto loro che non erano le benvenute. Non m'interessa se non è corretto o addirittura contro la legge, io e i miei soci abbiamo ottime ragioni». Eccole, le buone ragioni: «Da quando lavoro qua - continua - ho sempre trattato gli zingari come gli altri clienti, anzi meglio: spesso e volentieri offrivo loro le colazioni, altre volte conservavo i vestiti usati per rEgalarglieli. Ma un giorno mi sono sentita tradita da due donne rom che hanno allungato le mani sulla cassa e sono fuggite con 150 euro. Da quel momento ho cambiato atteggiamento: io nomadi qua dentro non ne voglio più vedere».

Francesco Sanna, il dirigente scolastico che ha organizzato la marcia contro le discriminazioni razziali, viene a conoscenza dei fatti solo in tarda mattinata, quando l'insegnante delle due bambine si presenta in presidenza ancora sconvolta. E prima di commentare l'episodio dice di voler parlare con il padre delle sorelline, sia per tutelarle sia per valutare il da farsi. Anche il papà prende tempo e fa sapere che intende ascoltare con attenzione quanto gli racconteranno le figlie.

Si scopre così - seppure questo sia soltanto un dettaglio - che le piccole sono sì di etnia rom, ma che la loro famiglia è perfettamente integrata, vive in una comunissima abitazione e che il loro papà ha un normale lavoro a Sassari. Non solo: «Le alunne - racconta il preside - dopo un'iniziale diffidenza di alcuni compagni si sono fatte valere anche nel profitto e ora sono rispettate e ben volute da tutta la classe». Ulteriori sviluppi si conoscerenno oggi. Ma non è esclusa una denuncia.

 
Di Sucar Drom (del 28/03/2011 @ 09:50:41, in Italia, visitato 1861 volte)

La Provincia di Mantova, Assessorato alle Politiche Sociali e Sanitarie, e l’Associazione Sucar Drom propongono un corso sul tema della diversità culturale rom e sinta e sulle modalità migliore per dialogare con i cittadini di questa minoranza presente da secoli sul nostro territorio.

Il percorso formativo è rivolto ad operatori sociali, responsabili di servizi, insegnanti, dirigenti e volontari di associazioni.

Il corso, sviluppato all’interno del progetto transnazionale “+RESPECT” finanziato dalla Commissione europea (www.morespect.eu), vuole informare e formare i funzionari pubblici e gli operatori del privato sociale allo scopo di fornire strumenti e metodologie per predisporre o implementare politiche partecipative nei propri territori.

Il corso si articolerà in 5 incontri di 3 ore ciascuno, svolti con modalità laboratoriale e con partecipazione attiva dei partecipanti, chiamati a presentare i loro dubbi, perplessità e difficoltà riscontrare nella loro esperienza lavorativa.

Il percorso formativo tratterà i seguenti temi:
- La normativa sulle discriminazioni e il razzismo
- Gli schemi cognitivi e processi di categorizzazione - I conflitti e le loro risoluzioni
- L’identità culturale rom e sinta: storia, politica, cultura.
- La mediazione culturale e partecipazione attiva: metodologie e progettualità partecipata.

Il corso si terrà nei lunedì 4 – 11 – 18 aprile - 2 - 9 maggio 2011 dalle ore 15 alle ore 18 presso la Sala Riunioni del Palazzo del Plenipotenziario della Provincia – P.za Sordello n.43 – MN.

La partecipazione è gratuita e al termine sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per gli assistenti sociali è stato richiesto l'accreditamento all'ordine.

Per l’iscrizione occorre compilare la scheda di adesione e farla pervenire entro il 24 marzo 2011 all’ufficio Politiche Sociali della Provincia tramite e-mail: pol.soc@provincia.mantova.it o fax 0376 204328

Per informazioni: Provincia 0376-204204 / 204201; Sucar Drom 339.6189870 e-mail matteo.bassoli@gmail.com

 
Di Fabrizio (del 29/03/2011 @ 09:47:26, in Italia, visitato 1785 volte)

Segnalazione di Stojanovic Vojislav

Uno sgombero forzato non è mai la soluzione a un problema: è esso stesso un problema. Lo sgombero disperde e disgrega le famiglie, lo sgombero costa: in termini economici – perché si devono mobilitare uomini e mezzi – e soprattutto in termini umani e sociali.
Rifiutiamo la politica degli sgomberi ciechi – tanto amata e tanto strumentalizzata (specie in campagna elettorale e in questi giorni) da alcune forze politiche – siamo per una soluzione condivisa e partecipata al problema abitativo dei Rom. Di qui la proposta di un tavolo per risolvere la questione abitativa in maniera non emergenziale e non semplicemente "spostando il problema" in qualche altra area della città

L’ovvia ed elementare pratica igienica di bruciare le immondizie per tenere lontani i topi o di accendere fuochi per riscaldarsi è vista da taluni come elementi di ulteriore degrado. I fumi: certamente da condannare ma è altrettanto criminale chi per aggirare la spesa sui rifiuti speciali consente ciò.
A questo si aggiunge lo sciacallaggio di molti che utilizzano da anni impunemente la zona come discarica abusiva e che seguitano tuttora a rovesciare rifiuti, amianto e macerie nell’area Scordovillo – rifiuti che vengono poi ovviamente ingenerosamente addebitati alla comunità Rom.
Per noi, abituati a vivere in solide abitazioni, meglio se di proprietà, con reddito certo, è facile sentenziare su come e dove dovrebbero vivere gli altri, i diversi, "quelli che non sono come noi". E per accentuare la distanza fra noi e loro li etichettiamo come zingari, rom, extracomunitari.
Una volta etichettati, diventano altro da noi (dove altro significa inferiore): ne consegue che possiamo pensare noi cosa è meglio per loro.
"La strumentalizzazione della popolazione rom e la generalizzazione dei fatti negativi hanno raggiunto livelli inaccettabili di pregiudizi e di discriminazione razziale, il reato è personale, mai di etnia, La cancellazione (come qualche politico grida) di un programma politico d’integrazione culturale con la minoranza rom è un vantaggio per l’illegalità".
E per dirla come F. Ciattoni (coordinatore regionale dei giovani Udc - Abruzzo):
"Se usciamo dai luoghi comuni, radicati nei secoli, che mossi dall’istinto ci portano a puntare il dito contro il diverso, possiamo compiere il lungimirante passo di riconoscere la diversità come qualcosa che arricchisce la comunità e il nostro territorio. Vanno risolte le problematiche di degrado ed emarginazione che spingono alla devianza: vanno rafforzati gli sforzi per la scolarizzazione dei bambini, vanno offerte possibilità concrete di inserimento degli adulti nel tessuto sociale ed economico".
Esistono alternative possibili. La principale resta, naturalmente, quella di mettere in campo politiche e fondi per garantire a tutti il diritto all'abitare.
Tali politiche dovranno superare gli attuali "campi nomadi" – luoghi di segregazione e di limitazione delle libertà fondamentali – e in generale tutte le forme di marginalità abitativa.
Ma anche quando queste politiche non siano immediatamente praticabili, si possono cercare e trovare soluzioni provvisorie, concordate con i diretti interessati, che non producano emarginazione. Si tratta soprattutto di non inseguire il senso di allarme, spesso diffuso da irresponsabili, e di individuare percorsi concreti e partecipati di governo del fenomeno.
Chiediamo che si apra, finalmente, un tavolo di discussione che coinvolga le associazioni, ma soprattutto la comunità interessata, impegnandoci a lavorare insieme, tutti, per ottenere questi obiettivi.
Vogliamo lavorare anzitutto perché si apra un dialogo con l’amministrazione con gli enti locali e con enti preposti alla politica della casa: perché per noi il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise sono uno strumento imprescindibile per ottenere risultati concreti; e perché riteniamo che in larga parte il problema debba essere affrontato a livello politico, con decisioni e con lo stanziamento di risorse idonee ad affrontare il problema.
Ai partiti, ai consiglieri e alle consigliere Comunali, agli uomini e alle donne impegnate nelle istituzioni o nelle forze politiche, chiediamo di adoperarsi nelle rispettive sedi affinché questi obiettivi possano diventare politiche concrete.

 
Di Fabrizio (del 01/04/2011 @ 09:35:48, in Italia, visitato 1821 volte)



venerdì 8 aprile · 16.00 - 19.00
Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma

Venerdì 8 aprile 2011 si celebra la Giornata Internazionale dei Rom. Per l'occasione l'Associazione 21 luglio è lieta di invitarvi alla Tavola Rotonda dal titolo "Dove abitano i diritti umani? I rom e il diritto a un alloggio adeguato", organizzato insieme ad Amnesty International, che si terrà a partire dalle ore 16.00 presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana (Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma).

Interverranno:
- Jezerca Tigani, Segretariato Internazionale di Amnesty International;
- Carlo Stasolla, Associazione 21 luglio;
- Marco Brazzoduro, docente di Politica Sociale presso l'Università La Sapienza di Roma;
- Roberto De Angelis, docente di Sociologia Urbana presso l’Università La Sapienza;
- Francesco Careri, ricercatore di Architettura presso l'Università di Roma "Roma Tre";
- lldiko Orsos, esperta in Pedagogia Sociale dell'Associazione 21 luglio.


A conclusione della Tavola Rotonda, sarà proiettato il film-documentario "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen", il documentario italiano più premiato nel 2010, in cui la giovane regista Laura Halilovic, racconta, attraverso l'occhio suggestivo della telecamera, i momenti cruciali del passaggio dalla sua vita in un campo rom a quella in una casa in un quartiere popolare della periferia di Torino.

Vi aspettiamo numerosi per confrontarci insieme sulla questione del diritto a un alloggio adeguato per il popolo romanì e per combattere quel pregiudizio diffuso secondo cui i rom vorrebbero vivere nei campi e non in case "normali".

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