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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 15/02/2007 @ 09:20:27, in Europa, visitato 2009 volte)

Una ricerca sul campo, a Cluj Napoca, Transilvania. Serena Scarabello racconta in questo suo lavoro la comunità rom dei Gabor. I nomi, la memoria, i rapporti tra uomo e donna. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Serena Scarabello

Gli Zingari in Romania costituiscono circa il 2,46% (dati relativi al censimento della popolazione del 2002) della popolazione e sono organizzati in varie comunità, ciascuna con un proprio nome che normalmente fa riferimento all’attività lavorativa tradizionale: gli Zingari “aurari” lavoravano l’oro, i “rudari” erano artigiani del legno, gli “ursari” allevatori di orsi, i “caldarari” costruttori di contenitori di rame, i “laudari” musicisti.

Attualmente non esiste più una reale corrispondenza tra il lavoro praticato e il nome della comunità, poiché le recenti trasformazioni della società romena hanno indotto la maggior parte degli zingari ad abbandonare le attività tradizionali per adeguarsi al nuovo contesto economico.

In particolare le politiche attuate in epoca comunista hanno profondamente modificato la situazione economica e sociale della popolazione zingara: il regime infatti non riconobbe mai gli zingari come una minoranza culturale e tentò di assimilarli alla popolazione romena, attraverso l’obbligo al lavoro salariato nelle fabbriche o nelle cooperative statali, l’obbligo alla scolarizzazione e alla residenza fissa....
 
Di Fabrizio (del 16/02/2007 @ 09:14:35, in Europa, visitato 1934 volte)

Da Kosovo_Roma

Strasburgo, 15 febbraio 2007: Dopo le rinnovate violenze nel Kosovo, che sono culminate in due morti, il presidente del Forum Europeo dei Rom e Viaggianti, Rudko Kawczynski, ha ammonito i Rom a non percorrere la provincia. A quanti sono rimasti ha raccomandato di prepararsi ad un'eventuale evacuazione e richiesto alla presenza internazionale di sicurezza ad adempire al suo compito e garantire la sicurezza dei Rom.

"Dopo circa otto anni dalla fine della guerra, la comunità internazionale ha fallito nel ricostruire un Kosovo multietnico" ha detto Kawczynski, aggiungendo che a seguito della proposta dell'inviato ONU Martti Ahtisaari per una condizionata indipendenza del Kosovo e degli ultimi eventi nel fine settimana, ci si aspettano ulteriori violenze.

Il presidente del Forum Europeo dei Rom e Viaggianti ha ricordato che 150.000 Rom sono stati etnicamente allontanati dai nazionalisti albanesi dalla fine della guerra e che la pulizia etnica sia avvenuta con il chiaro intento di ottenere un Kosovo indipendente e multietnico. Ha annunciato l'organizzazione di una conferenza internazionale sulla sicurezza sulla persecuzione dei Rom in Kosovo.

Il Kosovo accoglieva circa 200.000 Rom che qui avevano vissuto per quasi 600 anni. Molti sono stati vittime della pulizia etnica dell'estate 1999, quando la comunità internazionale osservò quanto avveniva senza intervenire.

Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti è un corpo di interesse internazionale che riunisce le principali organizzazioni Rom internazionali ed oltre 1.500 membri di organizzazioni dei paesi membri del Consiglio d'Europa. Nel dicembre 2004 ha siglato un accordo col Consiglio d'Europa che fornisce relazioni speciali tra le due organizzazioni.

European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg

Tel.: 00 33 3 90 21 43 31
Email: ertf@coe.int

 
Di Fabrizio (del 25/02/2007 @ 10:27:30, in Europa, visitato 2535 volte)

Segnalato da Tommaso Vitale

Da Euregion.net - Saturday 24 February 2007

In Slovenia dilaga la rivolta razzista anti-rom. Scenari inquietanti per un Paese che nella prima metà del 2008 presiderà l'UE. Per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, in novembre scorso ha avuto luogo una marcia, che partendo da Lubiana, ha toccato anche Trieste e Monfalcone.

La famiglia Strojan
La lunga marcia dei cancellati si è svolta in novembre, cominciando da Lubiana. E' passata per Trieste, dove 48 vittime della cancellazione che non si vogliono arrendere o rassegnare di fronte all'indifferenza del governo e del parlamento di Lubiana che continuano a glissare sul problema, sono state accolte in Consiglio regionale dall'assessore alla cultura e alle politiche della pace Roberto Antonaz e da alcuni consiglieri di diversi partiti della sinistra (Rifondazione, PdCI, DS e Verdi).

Poi è stata la volta di Monfalcone, dove ad esprimere la propria solidarietà ai cancellati della Slovenia (ma anche a qualche cancellato italiano che si è unito alla carovana, come il giovane rom nato a Roma da genitori ex-jugoslavi Zvonko Đurđević) sono stati gli operai della Fincantieri, quelli del sindacato FIOM, con alle spalle una lunga tradizione di lotte operaie e di solidarietà interetnica.

Ad applaudire il gruppo accompagnato nel loro viaggio verso Bruxelles dagli attivisti sloveni e italiani di "Karavla mir" e "Dostje" c'erano pure alcuni lavoratori del Bangladesh e del Pakistan, alcuni dei tanti che nella Monfalcone progressista e cosmopolita hanno ottenuto un diritto di domicilio esemplare rispetto ad altre realtà industrializzate. Da Monfalcone a Parigi, al parlamento francese insieme ai "sans papier" e poi a Bruxelles dal commissario Franco Frattini, accompagnati da due deputati della sinistra europea, Giusto Catania e Roberto Musacchio che avvertono: la Slovenia risolva questo problema prima di prendere in mano le redini dell'UE. Viaggio imbarazzante per il governo sloveno, che sulla marcia europea dei diseredati ex-jugoslavi preferisce per ora mordersi la lingua. Solo due i messaggi pervenuti dal mondo politico ai cancellati in procinto di partire; quello solidale del deputato socialdemocratico Aurelio Juri, e quello critico e stigmatizzante dell'eurodeputato del Partito democratico sloveno Miha Brejc.

Molti cancellati, nonostante due delibere a loro favore della corte costituzionale slovena, continuano a rimanere tali, a non godere cioé di quegli elementari diritti di cittadinanza o di residenza che furono cancellati amministrativamente in una notte del 1992 e più tardi solo parzialmente riconosciuti a coloro che risucirono a mettere insieme tutta la documentazione richiesta, perlopiù andata in fiamme lì dove infuriava la guerra.

La rivolta razzista

Ma il problema dei cancellati è solo uno dei problemi che la Slovenia dovrà o dovrebbe risolvere prima di assumere la presidenza dell'Unione Europea nella prima metà del 2008. L'altro inquietante scenario che sembra purtroppo dilagare ed essere sfuggito di mano allo stesso governo Janša, che fin'ora lo ha ispirato e sostenuto tramite i propri commissari politici, è la rivolta anti-rom in tutta la Slovenia.

Ad Ambrus c'è stato sabato scorso il primo caso di violenza, con in prima fila la testa insanguinata di un contestatario locale che assieme ad altre centinaia di compaesani bloccava le strade impedendo alla polizia l'accesso all'insediamento rom della famiglia Strojan. La polizia ha caricato ed ha colpito la testa di un locale militante del partito di governo. Negli scontri sono stati leggermente feriti anche altri paesani.

Il giorno dopo ne ha fatto le spese il direttore della polizia di Lubiana, mentre Janša ed il ministro degli Interni Mate hanno chiesto scusa alla popolazione di Ambrus, dove quasi tutti votano tradizionalmente per il loro partito.

I disordini erano cominciati in seguito alla notizia che la famiglia rom, ospitata nel centro di permanenza per stranieri di Postumia (25 persone di cui 21 tra donne, bambini ed un'anziana) per sfuggire al linciaggio della folla di Ambrus, si era decisa a tornare a casa propria dopo che le tante promesse del governo di trovare una sistemazione alternativa erano finite in una sommossa nazionale;da Ambrus a Mala huda, da Grosuplje a Ig, da Kocevje a Ribnica e Lubiana. Barricate, blocchi stradali persino con la partecipazione dei locali vigili del fuoco e dei loro mezzi antincendio, uomini minacciosi armati di pali e seghe a motore, pronti ad affrontare anche le unità speciali di polizia, gli skin head e le "viole", gli ultras del Maribor, pronti ad aiutare gli insorti, e una polizia tollerante e intimidita con l'eccezione dei disordini ad Ambrus di sabato, finiti con una testa rotta e le dimissioni immediate del direttore di polizia.

Immagini da klu klux klan ma con dimensioni di massa da far rabbrividire anche il regista cinematografico più azzardato. Ogni ipotesi di insediamento dei rom, in qualsiasi parte del paese, persino a Lubiana, porta in strada le cosiddette "vaške straže" la cui simbologia politica rievoca direttamente il collaborazionismo filonazista nella seconda guerra mondiale.

Una revansce in chiave attuale e xenofoba, su cui - salvo rare eccezioni - il mondo politico tace o balbetta, mentre la chiesa cattolica e un buona fetta dell'intellighenzia glissano pavidamente. A fare le spese della furia popolare anti-rom è stato pure il nuovo sindaco di Lubiana Zoran Janković che ha tentato di offrire una sistemazione alla famiglia Strojan nel proprio comune. E' stato fischiato e contestato aspramente dalla folla della comunità locale interessata ed ha fatto, vistosamente preoccupato, un realistico dietro front.

Martedì per il solo sospetto (infondato) che nei veicoli della polizia dell'accademia di Gotenica presso Kočevje ci potesse essere uno Strojan è insorta la cittadina di Ribnica; al post odi blocco le »straže« hanno fermato persino i poliziotti e li hanno perquisiti, umiliando nuovamente lo stato di diritto. Cinquanta intellettuali di area liberal-progressista hanno richiesto intanto, in un appello a favore dei diritti dei Rom, le dimissioni del ministro degli interni Dragutin Mate cui addebitano la responsabilità diretta del caos razzista nel paese.

Gli Strojan intanto aspettano nel CPT di Postumia, il governo mantiene un atteggiamento ambiguo, esibendo la propria impotenza ed umanitaria benevolenza ma senza perdere occasione di puntare l'indice su presunte divisioni in seno alla stessa famiglia e sulla "poca affidabilità" di questa al momento di trovare un accordo.

La stessa sindrome dell'antisemitismo

Cosa sta succedendo nella Slovenia del 2006, nel paese che tra meno di due anni dovrebbe presiedere l'Unione Europea? E' forse in preda alla sindrome di angoscia collettiva che sembra pervadere una buona fetta dei paesi dell'est europeo e che ricorda quella dell'antisemitismo nella Germania di Weimar? Dalla Polonia all'Ungheria, alla Slovenia. Com'è possibile che un paese con il reddito più alto tra quelli dei nuovi membri UE e noto per la sua tradizionale moderazione e per una proverbiale (apparente) stabilità politica, diventi ora poligono di lotte razziali e di un crescente culto del linciaggio e delle "vaške straže"?.

La risposta va probabilmente cercata nella dilagante insicurezza, nel disagio che accompagna la gente in una fase di transizione particolarmente incerta, dove diventa tangibile e dolente ma anche redatto a tavolino, in nome delle leggi del libero mercato, il ridimensionamento dello stato sociale, dell'assistenza pubblica, di quella pensionistica, dei pari diritti alla scuola ed alla sanità.

E poi è in arrivo l' Euro e con lui la grande paura dei rincari e dell' ulteriore perdita del potere d'acquisto. E poi Schengen e la libera circolazione all'interno dell' area, e l'arrivo della Romania e della Bulgaria e di tanti immigrati più giovani e più fertili.

Insomma la percezione è quella di un sommovimento tettonico epocale che sta angosciando il piccolo individuo, sempre più insicuro e che cerca nella propria rassicurante comunità tradizionale un rifugio, da difendere ad ogni costo, anche con le seghe a motore.

La classe politica al potere è impegnata ormai da alcuni anni a spiegare alla gente che l'assistenzialismo sociale va ridotto al minimo, cominciando dai settori più "parassitari". E l'idea del "parassita sociale", responsabile del malessere generalizzato, s'insinua nell' immaginario collettivo della gente che cerca e trova il capro espiatorio nei più deboli.

Emira è bosniaca e lavora alla TV pubblica come donna delle pulizie con un contratto precario; entra nello studio tutta imbronciata e borbotta: "Maledetti Zingari, loro non lavorano e incassano l'assistenza sociale. Ed io qui a sgobbare! Maledetti!".
Fonte: www.osservatoriobalcani.org

 
Di Fabrizio (del 06/03/2007 @ 10:26:31, in Europa, visitato 1679 volte)

Da Roma_Daily_News

Posted by: BMJ on 03-01-2007.

La  salute dei Nomadi e Viaggianti è significativamente peggiore di altri gruppi vulnerabili, rivela una ricerca del Journal of Epidemiology and Community Health.

Non è noto quanti Nomadi e Viaggianti ci siano in Gran Bretagna, ma le stime indicano una cifra di circa 300.000

I ricercatori hanno valutato la salute di circa 300 Nomadi e Viaggianti di origine UK ed irlandese, in cinque località (Sheffield, Leicester, Norfolk, Londra e Bristol).

Usando adeguate misure, sono state fatte comparazioni con la salute di chi vive nelle comunità rurali, o in aree di deprivazione, o comunità di minoranze etniche, e tutte tendono ad avere una salute peggiore della media.

I risultati mostrano che Nomadi e Viaggianti hanno significativamente malattie a lungo termine, problemi o disabilità che interferiscono con la vita quotidiana o che limitano le loro capacità di lavoro.

[...] Hanno problema nel mantenere la loro salute, però resistono maggiormente degli altri gruppi al dolore e al disagio, all'ansia e alla depressione.

I tassi di diabete e cancro non sono più alti. Ma gli autori puntualizzano che questi disagi possono essere più "silenti" e che i sintomi associati potrebbero non essere riconosciuti.

Nomadi e Viaggianti hanno inoltre tassi significativi di dolori toracici, problemi respiratori ed artriti. Sono inoltre riportati alti tassi di morte prematura tra i bambini.

Le politiche per affrontare le ineguaglianze sanitarie chiaramente non incrociano i bisogni di Nomadi e Viaggianti, concludono gli autori.

Un allegato, che ha osservato credenze ed esperienze di Nomadi e Viaggianti, trova che i problemi sanitari sono intesi come "normali" e come qualcosa da sopportare in silenzio.

 
Di Fabrizio (del 09/03/2007 @ 09:45:34, in Europa, visitato 1414 volte)

Da British_Roma

(from The Times March 06, 2007: People by Hugo Rifkind)

Grandi novità per i razzisti. Il Consiglio Distrettuale del West Sussex sta cercando un "coordinatore per incidenti razziali". Il candidato di successo sarà, informa la ricerca, "responsabile per il coordinamento degli incidenti razziali attraverso il West Sussex" E' bello vedere come queste cose alla fine siano per essere appropriatamente organizzate.

 
Di Fabrizio (del 10/03/2007 @ 10:27:07, in Europa, visitato 1485 volte)


E' uscito l'aggiornamento di febbraio 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.

 
Di Fabrizio (del 11/03/2007 @ 09:49:37, in Europa, visitato 1425 volte)

Livia Jaroka, Romni ungherese eletta al Parlamento Europeo nel gruppo del Partito Popolare, ha una propria pagina web, abbastanza simile ad un blog. In lingua ungherese ed inglese, lo trovate QUI

 
Di Fabrizio (del 16/03/2007 @ 09:53:44, in Europa, visitato 1835 volte)

Da Roma_Rights

Il leader dell'organizzazione pubblica "Diaspora Zigana Bielorussa" Ludvig Buryansky (46 anni) e sua moglie sono stati brutalmente uccisi a Zlobin (regione di Gomel) nella notte tra l'8 e il 9 marzo. I criminali hanno pure tentato di uccidere i figli di Ludvig, ma i bambini si sono salvati fuggendo dalla finestra.

E' un fatto doloroso che dev'essere portato a conoscenza e punito. Piangiamo questa morte assieme ai parenti.

Oleg Kozlovsky

The Head of the public association "Belarusian Gypsy diaspora"
The Head of the International Union of the Baltic States and the CIS
V. Horuzshey street,31a, office 412
Minsk, Belarus.

belarus_roma @ yahoo.com

 
Di Fabrizio (del 17/03/2007 @ 10:16:38, in Europa, visitato 1569 volte)

da Altrenotizie

Venerdì, 16 Marzo 2007 - 00:05 -
di Elena Ferrara

E’ uscita dalla Yugoslavia ed è entrata a fare parte a pieno titolo nell'Unione Europea nel maggio del 2004; è nella Nato nell’ambito di un allargamento dell’alleanza atlantica che ha inglobato alcuni dei paesi un tempo considerati nemici. Punta, quindi, ad essere una nazione “europea” a tutti gli effetti. Ma ora si scopre che la Slovenia – collocata ai nostri confini – è anche un paese xenofobo e razzista. E una denuncia in merito - forte ed appassionata – giunge da Amnesty International che si rivolge direttamente all’Unione Europea per evidenziare la situazione che si è andata creando in Slovenia attorno alla minoranza Rom.

L’Unione – sottolinea Amnesty - ''non può continuare a ignorare la difficile situazione in cui si trovano migliaia di cittadini'' che vivono in un ''limbo giuridico o aspettano un indennizzo dalle autorità slovene'' perché private dei propri ''diritti più fondamentali''.
Amnesty International rinnova così il suo appello a Bruxelles contro le discriminazioni cui sono sottoposti i Rom ed altre minoranze. Esattamente 15 anni fa, solo qualche mese dopo la dichiarazione di indipendenza, ricorda l'organizzazione umanitaria, le autorità slovene ''presero la decisione straordinaria che da allora è stata condannata dalle più alte corti del Paese, dall'Onu e dal Consiglio d'Europa: la rimozione di oltre 18.000 persone, soprattutto di origine Rom, dal registro dei residenti permanenti''.

Esistono ''casi drammatici di persone alle quali è stata negata l'assistenza medica anche se erano nel pieno di una cura - si legge nella nota – e di bambini ai quali non è stato permesso di iscriversi a scuola per molti anni e di famiglie ridotte alla povertà dopo aver perso il lavoro e la casa''. Dal 1992 a oggi, le Corti slovene hanno ''corretto parzialmente'' la situazione, spiega la nota, ma ''circa 5.000 persone continuano a vivere in un limbo giuridico, senza diritti, e coloro che sono stati reinseriti (nel registro) non hanno ricevuto alcun indennizzo''. Quindi, conclude Amnesty, ''c'è ancora molto da fare e l'Ue non può permettersi di ignorare questo problema''.

Parlano i fatti che sono anche denunciati dalle organizzazioni umanitarie di Lubiana. Si apprende così che le autorità centrali, ad esempio, hanno facilitato lo sgombero forzato dell'insediamento Rom nel villaggio di Ambrus, dopo i disordini che erano stati organizzati e scatenati da persone non-Rom. E’ vero comunque che la polizia è intervenuta per proteggere i Rom, ma lo ha fatto con grave ritardo. C’è stata una manovra “politica” per ritardare le azioni e facilitare così gli scontri e le aggressioni. E successivamente altri Rom con i loro bambini nel comune di Ivancna Gorica, sono stati evacuati nel centro di rifugio di Postojna/Postumia. Un fatto è certo: con la tacita complicità del governo ''l'insurrezione'' xenofoba anti-Rom dilaga in Slovenia. E la situazione non accenna a migliorare. Presenti nel territorio sin dal XIV secolo i Rom e i Sinti sloveni sono tra gli 8 e i 10 mila anche se il censimento del 2002 ne registrò solo 3246. Ben diverse sono infatti le statistiche dei centri di assistenza sociale.

Tra i Rom il tasso di disoccupazione è elevatissimo, le loro attività economiche tradizionali sono state spazzate via dall'industrializzazione e dal mercato e in assenza di programmi specifici, che in teoria potrebbero attingere anche da fondi europei, il profilo economico-sociale di questa comunità ne pronostica un futuro incerto. E la situazione non è migliorata pur se dal 1991, grazie ad uno specifico articolo nella Costituzione, alla comunità Rom è riconosciuto lo status di minoranza etnica i cui diritti particolari vanno definiti e realizzati per legge. Intanto sono 22 le attuali associazioni Rom; i più organizzati e socialmente integrati sono quelli del Prekmurje (è una delle otto provincie storiche del Paese) in cui vive pure la comunità nazionale ungherese e dove la convivenza interetnica è tradizionalmente di casa. Ma per i Rom la vita, anche qui, è difficile. I problemi maggiori sono quelli del rapporto con le autorità amministrative di Murska Sabota, Bendava, Dobrovnik, Turnisce, Beltinci e Crensovci. E così risulta che a 14 anni dall'indipendenza e dal riconoscimento costituzionale dei Rom, la loro comunità rimane, nonostante tutto, la più umiliata.

La conflittualità generata dalla precarietà sociale dei Rom ed il razzismo strisciante della maggioranza, specie nella Dolenjska, rimangono due pericolose mine vaganti che l'attuale governo di Lubiana sembra affrontare con disattenzione; attento sì a non apparire come potere xenofobo, ma sensibile anche alle intolleranze della propria base elettorale. E in questo contesto non va dimenticata l’estrema cautela che caratterizza i governanti di Lubiana preoccupati delle reazioni dei circoli nazionalisti interni.

 
Di Fabrizio (del 24/03/2007 @ 10:22:30, in Europa, visitato 1708 volte)

Da British_Roma

Artisti visuali Rom e Sinti cercasi. Stiamo discutendo una cooperazione con un gruppo rom dalla Russia che lavora con artisti rom "underground" per esplorare la cultura rom ed il suo contributo all'identità ed alla cultura europea.

I nostri amici rom dalla Russia guardano all'arte rom moderna e non si fossilizzano sulle forme tradizionali dell'espressione visuale entro le comunità rom. Fotografia, scultura, pittura, disegno al computer - sono tutte benvenute.

Quindi se siete interessati, fatemelo sapere quanto prima!

Jeanette Buirski - European Dialogue

 

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